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Io perché certe volte mica ci capisco. Domenica pome-
riggio c’erano in piazza Roma le donne del PD – che pure
qualcuna la conosco, la saluto, che c’entra – raccolte sotto un manifesto non stampato da loro, non a Senigallia,
ma di quelli ufficiali,
che stampano per tutta Italia. Chiedevano
le dimissioni del capo
del governo. Di lui il
manifesto diceva: “un
uomo ingovernabile
che non rispetta le
donne non può governare l’Italia”.
Non nego che mi sia
salito addosso un
senso di fastidio e di
disorientamento. Non
riuscivo a capire il
perché di questa sensazione. Non capivo
nemmeno le parole;
tanto è vero che ho
chiesto un consulto a
un illustre giurista che
di solito mi offre il caffè. “Perché ingovernabile?”
“E’ una delle tante cavolate che si dicono
oggi. Il capo del governo non deve essere governabile: deve
lui governare. Se lo
chiami ingovernabile
gli fai un complimento: vorrebbe dire che non si fa condizionare da nessuno
e che esercita a pieno il mandato che gli hanno conferito gli elettori. Ma non credo che le donne volessero dire
questo”.
Certo che no. Del resto l’accusa più frequente che viene rivolta a Berlusconi - da parte della Marcegaglia, per
esempio - è quella di non governare: se uno è chiamato
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a governare e poi pensa solo agli affari suoi, allora sì che
deve andare via. Mi pare proprio che sia questo il caso.
C’è niente di più bello che sentirsi confermate nelle proprie opinioni da uno che
se ne intende? Il sostegno
del giurista del caffè mi fa
diventare come una delle
Charlie’s Angels. Non solo
il cavaliere non è ingovernabile: purtroppo è governabilissimo: dai suoi
stessi interessi personali,
innanzitutto, una rete di
interessi che non c’entrano con quelli dell’Italia, e
da Putin per quelli della
Russia; dalla mafia attraverso Dell’Utri e lo stalliere di Arcore; dalla Chiesa che gli dà o gli nega
l’appoggio in ragione dei
propri interessi politici e
immobiliari; e infine da
alcune giovani donne che
possono ricattarlo con le
loro dichiarazioni come
sta facendo Ruby o con
le registrazioni come ha
fatto la D’Addario”.
Cos’è poi questa storia
che il Berlusca non rispetta le donne? Non
ditelo a Milagro, l’amica
peruviana che era con
me nel pomeriggio della
manifestazione e che ci
ride pure. “Pensa tu. Un uomo di settantacinque anni che
ti offre champagne dal perlage a edizione stralimitata e
poi ti ricompensa con svariate migliaia di euro sarebbe
uno che non rispetta le donne? Siamo più rispettate noi
che laviamo pavimenti e puliamo sederi in cambio di 8,50
euro all’ora quando ci va bene?”
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Anno 9_numero 02_Febbraio 2011
Direttore responsabile
Letizia Stortini
Redazione
cell. 333.20.91.555 - 335.67.97.693
[email protected]
www.ecomarchenews.com
Editore
InfoMarche s.a.s.
[email protected]
Hanno collaborato a questo numero:
Collaborazione grafica
Elisabetta Galli
Fotografo
Giovanni D’Eboli
TRADIZIONI
Scrivere in dialetto. Sarebbe necessario raggiungere
un accordo per l’adozione di un codice unico.
pag.4
ECONOMIA
I Green jobs battono la crisi. I lavori verdi sono
un’opportunità di occupazione. E’ necessario
sviluppare le eco-industrie.
pag. 5
L’INCONTRO
Intervista a Luca Coppari, Presidente C.A.I.Sezione di
Senigallia.
“Il cittadino a digiuno della materia montagna può
apprendere moltissimo dalle persone come noi...”
pag.6
SENIGALLIA
Da Annozero di Santoro alla Cattedrale della città.
La Chiesa insorge su di una vignetta di Vauro : “Non
è satira!”
pag.7
CULTURA
Storia della principessa Alessandrina Bonaparte,
definita anche come “la solitaria di Senigallia”
pag.10
RUBRICHE:
FRESCHI DI STAMPA
LE EMOZIONI in psicologia
MEDICINA e SALUTE
100% VEGETARIANI
TUTTO CAPELLI
L’ANGOLO LEGALE
Redazione
Sofia Provvedi
Anna Foschi
Leonardo Badioli
Andrea Storoni
Maria Antonia Martines
Duilio Marchetti
E poi ancora...
SPETTACOLI
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Iscrizione al registro del Tribunale di Ancona
al numero 22 del 3 novembre 2003
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e realizzerà è e sarà sempre grazie alla forza del
ricordo del suo cofondatore, Patrizio Casagrande
IN RICORDO DI GIOVANNA
“E’ l’amore, non la ragione,
che è più forte della morte.”
Thomas Mann
A Chicco, un abbraccio forte da tutti noi
2
Segue dalla prima pagina
Prospettiva inattesa all’illustre giurista quando gliela racconto. Ne trova conferma sul giornale, dove legge di donne importanti che trovano nel caso di Ruby “un’immagine
degradata delle donne che non è quella che ci corrisponde”, e che occorre ribaltare “questo teatrino”. Com’è che se
ne accorgono tanto in ritardo? Il giurista garantisce che
non è un teatrino: è un costume diffuso come cortesia nel
mondo degli affari. Con buona pace dell’antidroga e della
signora Merlin, molti sono quelli cui affidiamo le speranze
di una ripresa economica.
Milagro non legge i giornali, ma passa ogni giorno in rassegna le vetrine dei negozi. Ammira un certo paio di occhialoni che ha visto addosso a Ruby e che a lei costerebbero due mesi di pavimenti e sederi. Li guarda, li riguarda,
quasi allunga la mano e poi li compra taroccati da un
marocchino per due ore di lavoro. Vorrebbe una borsa
di Vuitton e si conforta che la sua quasi non si distingue
dall’originale. Colpisce nel suo modo di pensare questo
mettersi comunque sulla stessa scala in cui si trova Ruby,
anche se sul gradino più basso; la totale indifferenza
per il fatto che i rispettivi redditi provengano dal lavoro
domestico o dall’arte della seduzione; e con questo l’assenza assoluta di una presa di distanza sul piano morale
rispetto alle ragazze che hanno nel cellulare il numero del
capo del governo.
Adesso però comincio a capire il perché del fastidio che
provavo alla vista della manifestazione. Queste donne
che protestano in nome del rispetto che si deve a tutte,
riescono nei fatti a rappresentarle meno qualcuna. Non
rappresentano le donne pagate dal caimano perché negano loro ogni soggettività e non rappresentano Milagro
perché non condividono la sua realtà.
In quanto alle donne del caimano, io dico che dove c’è
un uomo che paga le donne, ci sono donne che vendono
quello che hanno: alcune il proprio voto in parlamento;
altre simulazioni d’amore. Se lui è il corruttore, loro sono
le corrotte, non noi le offese. Ognuna ha un nome, un
cognome e la responsabilità di quello che fa. Sedicenni
comprese.
E’ questo che le monachelle (vere o false che siano) del
PD non arrivano a capire. Proponendoci sempre come
fossimo povere vittime prive di volontà, finiscono per
confinarci in una condizione di minorità permanente e
quasi fisiologica, nel bene e nel male. Non tutte le donne sono come Susanna al bagno: ci sono donne che
accettano di farsi guardare dai vecchioni in cambio di
denaro e donne che rifiutano di farlo. L’aspetto morale
riguarda solo loro; quello civile invece deve scontare il
fatto che alcune compravendite sono un pelino illegali, tanto più se qualcuna delle ragazze è minorenne;
tanto più se per caso gira qualche polverina. Chi paga
- il vecchione incontrollabile, nel caso - non offende la
loro volontà di donne: offende le leggi. Se consente
vantaggi politici alle sue protette fino a spingerle addirittura in parlamento, è a tutti cittadini che fa torto, non
solo alla parte femminile del corpo sociale.
In quanto a Milagro, mi piace perché, nonostante sia religiosissima, è mentalmente laica e, come donna, a me
molto più vicina. Non ha l’aspetto ispirato delle quote rosa quando sono in piazza, e le sue quattro parole
non somigliano a quelle dei vescovi quanto le loro. Non
monta steccati morali, perché considera la condizione
femminile con implicita fraternità di genere. Non agita
nessun pathos per mangiare la crescia, e non ruota
attorno alle garanzie che derivano dall’adesione a un
partito o a un altro: nemmeno ci aspira. Lei vive la sua
condizione di donna emigrata che svolge lavori faticosi
e malpagati, e magari ne parla con le amiche: loro invece ne parlano nei convegni e in qualche caso traggono
vantaggio da questo parlare.
Non so cosa pensa Milagro che dovrebbe fare il capo
del governo italiano. Le dico cosa penso io: andare via.
Non però in quanto vecchio maiale: in quanto incapace di governare e nello stesso tempo non disposto a
rispettare le leggi. Ché se fosse per quell’altro fatto là
- suggerisco per chiedere il discorso - anche Ghandi
diventato anziano amava giacersi vicino a qualche giovane donna. Però Ghandi era Ghandi
“Eh già”, mi risponde Milagro emanando un pensiero
sospiroso. “Come da noi la hoja è soltanto una foglia”.
Anna Foschi
IL COMMENTO:
CORRUZIONE ED ONESTA’
La corruzione si affronta con pene certe e rapide. Il fatto
che corruttori e corrotti siano sulla stessa barca impedisce di silurarla e affondarla. Corrotti e corruttori ci sono
sempre stati ma mai tanti come oggi. Ogni giorno uno
scandalo: appalti qua, mazzette là, il tutto condito con
escort, vere e proprie mignotte a pagamento, anche profumato. E tutto questo impunito per la maggior parte di
loro. Il guaio è questo virus sia penetrato tra i politici che
svolgono attività dirigenziali e amministrative. Alla maggior parte dei nostri politici non basta quello che hanno,
vogliono anche quello che hanno gli altri. Qui non basta
la ramazza ci vuole il lanciafiamme, che non faccia vittime, ma metta in fuga, e per sempre, gli approfittatori
di questa sedicente democrazia, degradata a regime, con
tutti i rischi che una simile situazione comporti. Parte dei
nostri politici sono fra i peggiori del continente, ma i più
pagati. Ciò non potrebbe essere diverso, visto come sta
andando questa povera Italia. Quanti italiani vivono con
queste preoccupazioni? Le promesse sono molte e noi
non ne vogliamo altre. Vogliamo che quelle fatte siano
onorate. Siamo alluvionati dalle chiacchiere, dai buffoni che ci permettono la luna nel pozzo, sapendo che il
pozzo non esiste. Chi fa il proprio dovere è considerato
un fesso da chi crede di essere furbo, a sua volta fatto
fesso da un furbo che subirà la stessa sorte. Chi ruba non
vuole essere disturbato, chi specula si tiene al riparo da
sguardi indiscreti. Tutti vogliono farla franca, così il debito pubblico ci opprime, se non stiamo attenti, faremo la
fine dell’Argentina di alcuni anni or sono o della Grecia
di oggi ormai sull’orlo della bancarotta. Certo vedere
l’Italia scendere sempre più in basso con ruberie, scandali, arroganza, ci si sente mortificati per chi crede in una
nazione diversa. Da nord a Sud è tutta una mangiatoia,
dove ognuno affonda le proprie fauci e le proprie mani.
Certo non dobbiamo confondere l’Italia con parte degli Italiani. Il nostro è un Paese meraviglioso, non solo
perché possiede un immenso patrimonio artistico e archeologico. L’Italia è meravigliosa per le sue campagne,
le sue montagne, i suoi mari, le sue pianure, le sue città,
non ancora deturpate dagli stupri di certi piani regolatori. Bisogna essere se stessi ed assolvere bene e fino in
fondo il proprio compito, a dire sempre la verità e mantenere la parola. Bisogna predicare sempre l’onestà. Solo
così l’uomo è uomo e la vita è degna di essere vissuta.
Duilio Marchetti
SENIGALLIA CONTRO LA CORRRUZIONE
Il Comune di Senigallia ha aderito all’appello promosso
dalle associazioni “Avviso Pubblico” e “Libera”, finalizzato a rinnovare l’attenzione sul fenomeno della corruzione
che minaccia la credibilità e il prestigio delle istituzioni,
corrode il senso civico, distorce gravemente l’economia
e sottrae risorse notevoli alle comunità in un momento
di particolare difficoltà per la finanza pubblica. L’adesione è stata approvata nell’ultimo Consiglio comunale del
26 gennaio 2011. Il Consiglio comunale di Senigallia ha
impegnato il Sindaco Maurizio Mangialardi e la Giunta a
stanziare una somma di 50 o 100 euro a sostegno della
campagna di comunicazione realizzata per diffondere
l’appello e ad attivare iniziative e momenti di sensibilizzazione al fine di sostenere la raccolta di sottoscrizioni.
Proprio questo ordine del giorno, oltretutto a pochi
giorni di distanza in cui anche il procuratore di Palermo
Francesco Messineo si è pronunciato sulla corruzione
dicendo che “merita attenzione come la mafia”, è stata
l’occasione di prendere consapevolezza di un cancro a
cui il nostro territorio non può sentirsi immune. Un sondaggio di Eurobarometro del 2009 mostra che il 17 per
cento dei cittadini italiani nel corso del 2008 si sono visti
chiedere o offrire una tangente, contro una media europea del 9 per cento. Anche il peso della corruzione sui
bilanci pubblici, stimato dal Procuratore Generale della
F e b b r a i o
Corte dei Conti nel febbraio 2010 intorno ai 50-60 miliardi di euro l’anno appare sempre più insostenibile a
fronte delle difficoltà della finanza pubblica, cui occorre
aggiungere la rendita incamerata dai corruttori che con
le loro imprese si aggiudicano appalti grazie all’assenza
di competizione e di controlli (stimato da Trasparency
International in circa il 40-50 per cento in media del
valore di opere, servizi e forniture pubbliche) e il costo
sociale che discende dai “segnali” distorti che indirizzano le scelte nel mercato e nella società. Laddove la
corruzione è prassi abituale intacca alla radice il vincolo
di fiducia che lega i cittadini alle istituzioni rappresentative, producendo un costo politico. La corruzione non
scava soltanto voragini nei bilanci pubblici, ma genera
un pericoloso deficit di democrazia. In termini pratici
perché va a falsare la competizione elettorale che della
democrazia è il meccanismo procedurale per eccellenza,
assicurando risorse addizionali e un vantaggio concorrenziale ai corruttori e corrotti, ma anche la violazione
di valori democratici fondamentali quali i principi di trasparenza e uguaglianza.
Si è riconosciuto da parte del Consiglio comunale che
è quanto mai urgente che il Governo e il Parlamento
realizzino un sistema di norme chiare, con strumenti e
sanzioni efficaci in grado di contrastare al meglio il dif-
fondersi della corruzione quali la confisca e l’uso sociale
dei beni sottratti ai corrotti (che ha esteso la confisca
di valori ingiustificati ai reati contro la pubblica amministrazione), l’istituzione di un’autorità anticorruzione
autonoma e indipendente dall’esecutivo, dotata di reali
poteri ispettivi e di controllo, e, altresì, il recepimento
della direttiva europea che prevede l’estensione del
reato di corruzione anche ai rapporti tra privati, indispensabile in un contesto di privatizzazione della gestione di servizi pubblici attraverso la costituzione di
società di diritto privato controllate o partecipate da
istituzioni pubbliche.
Questo dibattito avvenuto nel luogo della democrazia
per eccellenza, come l’aula del Consiglio comunale, per
alcuni è stata un’invasione di competenze essendo a
loro avviso una questione di carattere nazionale più che
legata alla città, ma, a ben vedere, è stato utile ricordare
che la legalità deve essere un valore comune e non attribuibile ai valori di destra o sinistra, e che certo la corruzione può materializzarsi anche nelle terre ritenute di
latte e miele come è emerso da inchieste giudiziarie nel
nostro territorio.
2 0 1 1 _ w w w . e c o m a r c h e n e w s . c o m
Stefano Canti
Lavoro, ducia, rilancio dell’economia
Nonostante questo contesto difcilissimo, il prolo generale della
Regione Marche:
debito regionale contratto
2006
2007
2009
2010
660
714
767
830
2008
2011
Prima
Dopo (2011)
281,4
247,4
LA DISOCCUPAZIONE
Confronto trimestrale
del tasso di disoccupazione
Valori %
173,7
7,3
127,3
115,4
103,4
95,9
94,2
88,0
51
7,6
6,6
Lazio
Piemonte
Liguria
Lombardia
ITALIA
Molise
Campania
Emilia Romagna
5,6
Veneto
57,7
Abruzzo
14,3
Umbria
42,6
11,4
Toscana
Calabria
8,5
Basilicata
Trasferimenti Statali annuali
alla Regione Marche
prima e dopo la manovra
nazionale Legge 122/2010:
-170 milioni
(Valori in milioni di euro)
Regioni a Statuto Ordinario
Variazione tributi pro-capite
Valori assoluti
Confronto 2005-2009
-9,6
221
(Valori in milioni di euro)
893
943
1.071
1.007
2005
LA RIDUZIONE DEI
TRASFERIMENTI STATALI: -80%
PRIMATO MARCHE PER
RIDUZIONE FISCALE PRO-CAPITE
-42,9
“Di fronte alla concertazione sociale ed alla collaborazione istituzionale - dichiara l’Assessore al
Bilancio Pietro Marcolini - che
anche quest’anno si realizza nella
regione, si osserva, nella manovra
nanziaria del Governo, una chiara volontà di annullare di fatto la
capacità gestionale delle risorse,
la possibilità di realizzare interventi e assicurare alla comunità i
servizi da sempre garantiti. È lecito chiedersi, allora, se la scelta
che il Governo ha fatto non sia la
negazione del federalismo, tuttora
obiettivo principale del suo programma tanto da dedicarvi due
Ministeri delineando, nella stretta
inevitabile, uno scopo preciso:
scaricare le proprie responsabilità, esautorare le scelte decisionali
delle Regioni, disunire i territori e
minare la coesione tra Regione,
Enti locali e cittadini.”
RIDOTTO IL DEBITO: -38%
2004
sa, risparmi amministrativi (taglio di enti, cda, auto blu, strutture, retribuzioni, numero dirigenti, ecc.) con recupero pluriennale
di 26 milioni di euro impegnati
per attenuare gli effetti della riduzione dei trasferimenti dello
Stato.
25.000 lavoratori interessati e
500 milioni di nanziamenti
per resistenza e sviluppo
Risorse regionali: con il Bilancio
2011 la Regione mette a disposizione della comunità marchigiana
un ammontare di risorse proprie
Puglia
“Le Marche - dichiara il Presidente della Regione Gian Mario
Spacca - resistono, soprattutto sul
fronte del lavoro, nonostante la
pesantissima crisi internazionale.
L’anno prossimo sarà ancora più
difcile. La Regione ha operato
notevoli risparmi di spesa per
compensare gli effetti della riduzione di circa -80% dei trasferimenti dello Stato,che comunque
restano pesanti. Investiamo su
quattro aree prioritarie: coesione
sociale, lavoro e occupazione, rilancio dell’economia, nuova imprenditorialità nel turismo e nella
cultura. L’impegno del 2011 è di
rafforzare la cattura progettuale
delle risorse libere nel bilancio
dello Stato, dell’UE e degli altri
enti internazionali. Su questa nalità saranno valutati i dirigenti regionali e sarà potenziata l’integrazione tra istituzioni, per evitare
sovrapposizioni. Importante sarà
anche la collaborazione tra pubblico e privato.”
manovra nanziaria regionale
2011 testimonia la qualità e l’efcacia della strategia regionale.
MARCHE
Il 2011 sarà l’anno “orribile” della
nanza pubblica anche nelle Marche: alla Regione mancheranno
circa -170 milioni di euro di trasferimenti statali per i tagli che il Governo nazionale ha deciso con la
legge n.122/2010.
Bilancio Regionale 2011
Bilancio a base zero: realizzati
riqualificazioni di interventi, ristrutturazione di capitoli di spe-
III trimestre 2010
ITALIA
Fonte: Rielaborazione dati della Corte dei Conti (Relazione sulla gestione
finanziaria delle Regioni esercizi 2008-2009) e Adnkronos
di circa 650 milioni di euro, in incremento rispetto all’anno precedente.
III trimestre 2009
MARCHE
Marche 2020: il futuro della
comunità marchigiana
Fonte: Istat, rapporto del 21 dicembre 2010
Manovre anti-crisi: programmati
consistenti investimenti per la protezione del lavoro e lo sviluppo delle piccole imprese con la conferma,
nonostante i tagli nazionali, del pacchetto di interventi anticrisi. Alcuni
dati esemplicativi a rendiconto
delle misure regionali dell’anno
scorso: 15.000 lavoratori coinvolti
nei contributi e contratti di solidarietà e negli altri interventi a difesa
del lavoro e della coesione sociale;
35.000 lavoratori protetti attraverso
il fondo ammortizzatori sociali in
deroga per le piccole imprese; 8.000
PMI coinvolte e 350 milioni di nanziamenti garantiti attraverso il
fondo regionale per l’accesso al credito; completo utilizzo del fondo
per l’azzeramento dell’Irap regionale legato al sostegno dell’occupazione; accordi di programma territoriali e settoriali; semplicazione e
rapidità di pagamento della P.A..
Pressione scale: nelle Marche è
inferiore alla media italiana; dal
2004 le addizionali regionali Irpef
e Irap sono state ridotte di -46%,
da 169 a 92 milioni di euro; oltre i
2/3 dei cittadini marchigiani sono
esentati dall’addizionale Irpef; tra
il 2005 e il 2009 in Italia il valore
medio dei tributi procapite delle
Regioni a Statuto Ordinario è aumentato di +115 euro per cittadino,
mentre le Marche registrano la migliore performance scale con una
diminuzione di -42 euro per cittadino (dati elaborati da Relazioni
Corte dei Conti e Adnkronos).
Debito contratto: è sceso dai 1070
milioni di euro del 2004 ai 660 previsti nel 2011 (-38%), con un trend
in continua discesa, in controtendenza rispetto alle altre Regioni.
Conti sanitari: sono in equilibrio,
con la spesa sanitaria che da tre
anni non registra disavanzi secondo i report del tavolo nazionale di
monitoraggio; le Marche sono per
questo nel gruppo ristretto di Regioni virtuose e modello in Italia
per l’applicazione del federalismo
e dei costi standard. Marche al 1°
posto per “buona sanità”, secondo
gli ultimi dati di confronto tra le
Regioni elaborati dalla Commissione parlamentare. Anche il
CERM certica con molteplici indicatori di prestazione la qualità
elevata del sistema sanitario marchigiano.
Evasione scale: recupero programmato di 22 milioni di euro, che
si aggiungono ai 110 milioni già recuperati nell’ultimo quadriennio.
Cattura di risorse, Casa intelligente, Marche 2020
La Regione è impegnata nella progettualità diretta per la CATTURA DI RISORSE libere nel bilanci statali, europei e internazionali. Tale azione è sempre più
strategica considerando il costante venire meno dei trasferimenti automatici
di Stato e Unione Europea. Esempi recenti di progettualità virtuose realizzate
della Regione Marche: l’accordo di programma per gli interventi a difesa del
territorio e a favore di montagna, coste e strade; il meccanismo di finanziamento BEI per le PMI; il progetto Jade nel VII programma quadro di ricerca e
innovazione dell’UE.
Il Bilancio 2011 definisce il progetto di CASA INTELLIGENTE PER LA LONGEVITÀ ATTIVA: risponde alle esigenze di “security, safety&usability” degli
anziani e si lega al progetto di rete nazionale per la longevità attiva vede la
Regione Marche quale capofila. La finalità è di arrivare entro il 2015 alla casa
intelligente per gli anziani, con ricadute di lavoro, ricerca e investimenti per le
PMI in tutti i settori economici con una modalità innovativa (progetto apollo)
Nel Bilancio 2011 viene anche definita la priorità MARCHE 2020: il progetto
F e b b r a i o
mira alla collaborazione tra istituzioni, fondazioni, centri di ricerca e formazione, università, per realizzare una visione al 2020 della società e dell’economia
regionale; l’obiettivo è offrire alla programmazione a breve medie termine dei
policy-makers un orizzonte strategico delle prospettive delle Marche.
Nel 2011 la manovra di resistenza anti-crisi interesserà oltre 25.000 lavoratori
e attiverà 500 milioni di finanziamenti per la protezione del lavoro, il rilancio
dell’economia, la difesa delle fasce deboli della comunità. Il Bilancio Regionale
2011 ha ricevuto il parere favorevole sia del Consiglio Regionale dell’Economia
e del Lavoro (CREL) che dal Consiglio delle Autonomie Locali (CAL).
Alcuni interventi operativi delle quattro priorità regionali 2011:
COESIONE SOCIALE
Conferma degli stanziamenti regionali 2010 e fondo aggiuntivo a favore degli
Enti locali per compensare i tagli nazionali sui servizi essenziali ai cittadini
delle politiche sociali. Incremento del fondo per la non autosufficienza.
2 0 1 1 _ w w w . e c o m a r c h e n e w s . c o m
LAVORO
Contratti e contributi di solidarietà; incentivi per assunzioni di giovani laureati e
stabilizzazione contratti precari; agevolazioni sanitarie (esenzioni ticket e farmaci)
e sostegno agli studi dei figli di famiglie in difficoltà lavorative; progetti per i precari della scuola; reti territoriali per l’occupazione; blocco canoni Erap; Fondo Sociale Europeo per ammortizzatori sociali in deroga per lavoratori di piccole imprese;
progetto Appennino; prestito d’onore per nuove imprese; welfare to work.
SVILUPPO
Fondo regionale di garanzia per agevolare l’accesso al credito delle PMI; progetto
domotica orientato alla longevità attiva; investimenti per ricerca e innovazione;
fondo di sviluppo della green economy per lavori delle PMI di efficientamento
energetico di scuole e ospedali; finanziamenti BEI agevolati per le PMI.
CULTURA E TURISMO
Iniziative culturali per nuova occupazione; recupero beni immobili per finalità culturali e turistiche; ammodernamento strutture ricettive; promozione territoriale.
3
tradizioni
MA NO’ C’ BASTA D’ SAPÉ E LEGG’ E SCRIV’
S c r i ve r e n e l la lingua lo cal e
Una volta, su un muro rivolto verso l’ingresso della
scuola Puccini, comparve una scritta con la bomboletta
dal testo insolito quanto mirato:“Ma no’ c’ basta d’ sapé e
legg’ e scriv’”. Il dirigente scolastico, Alessandro Celidoni,
delicato poeta e finissimo linguista, intrattenne gli insegnanti per una seduta intera a ragionare sugli scopi dell’educazione primaria e sul modo migliore per raggiungerli. Sembrava soddisfatto di poter ricondurre a scuola
uno scritto francamente dialettale il cui contenuto in
fondo la sfidava. Non che mancassero le occasioni per
avere in mano uno scritto dialettale spontaneo: ormai è
uso frequente che si scrivano messaggi compiaciuti di
una lingua di uso quotidiano - per il matrimonio di qualcuno, per esempio, da parte degli amici. Per chi vi porga
attenzione, sono anche attestazioni di un lodevole impegno nel ridurre una lingua che per secoli è stata soltanto
parlata a un codice fonetico riconoscibile. A prescindere
dai risultati. Il compito, poi, sembra facilitato dallo stato
di disfacimento in cui versa la parlata attuale: alcuni caratteri prettamente fonetici vanno perdendosi, e questo
esenta chi cerca di fissarli da molte complicazioni.
Man mano che il dialetto si va dissolvendo, aumentano
però i tentativi di tenerlo invita. Il desiderio di conservazione induce i cultori della lingua locale a due
atteggiamenti contrapposti: quello di accettarne
l’evoluzione purché qualcosa si salvi, e quello di un
arroccamento puristico alla difesa di una lingua quotidiana supposta quale “vero” dialetto.
Chi scrive in senigalliese è spesso combattuto tra i
due atteggiamenti. Mi diceva la Nanda che oggi non
scriverebbe più “Finalment’ hann capit’”, ma qualcosa come “Dai e dai i c’è bucat’ nt’ la zocca”, o giù di lì:
pentita di avere troppo assecondato la deriva della
lingua madre.
Anche la fonetica ne risente, in un modo o nell’altro.
C’è chi, nella convinzione di rappresentare suoni e
mezzi suoni, carica la rappresentazione grafica di segni diacritici; e chi invece la vuole spoglia di tutto, affidando alla conoscenza del lettore la corretta lettura
della parola. Qualcuno vorrebbe che si segnalassero
suoni lunghi e brevi; altri (come me) che vorrebbero
introdurre come irrinunciabile quella n velare che
costa tanti sforzi agli anconetani quando tentano di
L’ LOGG’
imitarci dicendo (malissimo) ‘l pang e ‘l ving.
Quand’è la fine poi ognuno se la cava come può e fa
come gli pare. Risultato è che hanno faticato non poco
i redattori dell’antologia I poeti dialettali di Senigallia
per ridurre a uno i sistemi di scrittura di ciascuno; tanto
che per farlo hanno dovuto sobbarcarsi alcuni compiti lasciati irrisolti Come scrivere sécch sécch per esempio? O parole impossibili
come chiàpp’m’c’: Andrà bene
*
così? Si capisce quando uno
lo legge?
Un criterio diverso hanno
adottato gli autori di un altro
libretto di poesie dialettali
edito dall’ACLI di San Silvestro, anch’esso in libreria, che
si intitola Dam’c n’arcolta:
hanno lasciato a ciascuno il
proprio modo.
Sta di fatto che leggere uno
scritto in dialetto non è mai
così immediato. Bisogna impararlo, e farci l’abitudine
per evocarlo alla voce e alla mente in modo efficace e
fluente. Anche per questo sarebbe necessario - e non
per qualche propensione cruscaiola che sarebbe impropria – che si raggiungesse l’accordo per l’adozione
di un codice unico di scrittura del nostro dialetto. Semplificherebbe la vita di chi legge e scioglierebbe vari
dubbi di chi scrive.
Ho m.ntuat’ l’ logg’, embè malì
una volta nun * c’ern’, fors’ p.rché
nun* bisugnav.n’, dop’ invec’ si
p.r via d.la fiera che, ogni ann’, ohé,
s’ la v.dev.n’ a cresc’ a lì p.r lì
sotta le man*. E alora hann ditt’ che
nun c’era più bon* gnent’ e che machì
c’ vuleva un* bel lugiat’. E alora, alé,
senza purtalla tant’ al quarantott’,
hann’ mandat’ in Istria barch su barch
a pià la pietra e po’, in quattr’ e quattr’ott,
s’èenn’ messi tant’ d’ lena che, fioj mia,
còm’ fuss.n’ fonghi ènn’ spuntati j arch’!...
Déi ‘n poò n’ ucchiata che galantaria!
Lo vogliamo fare? Io vedo un incontro amichevole e
piuttosto allegro in cui tra una cosa e l’altra ci si mette
d’accordo. Vogliamo provarci? L’Eco sarebbe entusiasta
di rendersi utile.
Leonardo Badioli
Nicola Leoni
* n velare
I poeti dialettali di Senigallia
Presentazione dell’Antologia
La Bottega delle Marche
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4
L’Associazione Culturale “La Fenice”
di Senigallia, continuando, pur tra mille
difficoltà, nelle sue
molteplici iniziative,
ha curato la pubblicazione dell’antologia “I Poeti dialettali
di Senigallia”, facendo seguito alla pubblicazione del testo
teatrale “Milia, Milia
co hai fatt’?” e confermando così particolare attenzione
alla valorizzazione e
salvaguardia del dialetto senigalliese.
La benemerita Associazione “La Fenice” è certamente
nota a livello non solo cittadino, ma nazionale o addirittura internazionale per alcune sue iniziative culturali
e organizzative di grande rilievo che l’hanno contraddistinta negli anni passati, a partire dal 1967, tra cui
l’organizzazione della stagione teatrale del Comune, il
Concorso Pianistico Internazionale “Città di Senigallia”,
il premio annuale di poesia “Spiaggia di Velluto”, iniziativa, quest’ultima, purtroppo sospesa nell’anno appena trascorso non certo per volontà degli organizzatori.
L’attuale pubblicazione, curata da Domenico Pergolesi,
vuole essere una antologia dei più noti poeti dialettali,
a partire dal compianto Nicola Leoni, che può essere
considerato il capostipite dei poeti dialettali contemporanei di Senigallia. Dopo una breve presentazione
del curatore, l’antologia è introdotta da un interessante saggio linguistico della prof.ssa Anna Maria Mancini,
che illustra, a livello filologico, i tratti più significativi
del dialetto senigalliese e da un breve excursus storico di Renata Sellani sulla poesia dialettale.L’antologia
comprende 16 autori, i quali riescono a fornire un quadro abbastanza completo della nostra attuale produ-
F e b b r a i o
zione dialettale.
Naturalmente, come tutte le antologie, ha operato in
base a scelte, dovute soprattutto a ragioni di spazio
e, pertanto non potrà essere esente da critiche e rilievi. Ma ben vengano le critiche se servono a tenere
vivo l’interesse sull’obiettivo che il libro si propone:
far conoscere al grande pubblico alcuni nostri poeti
dialettali, molti dei quali mai pubblicati, ma contemporaneamente suscitare interesse intorno al tema
della tutela del dialetto e della produzione letteraria
in dialetto, alla riscoperta delle nostre radici popolari
e, in fondo, della nostra storia. Non può, pertanto, che
far piacere che molti altri senigalliesi, non compresi
in questa antologia, si dilettano oggi a scrivere versi
in dialetto, soprattutto se giovani. Un ricordo particolare viene riservato anche al compianto Nello Zazzarini, scrittore dialettale egli stesso, che, negli anni che
vanno dal primo dopoguerra agli inizi degli anni ’80
del secolo trascorso, fu operatore culturale particolarmente attivo nella riscoperta e valorizzazione della
cultura e dell’arte marchigiana e senigalliese.
Questi i poeti inseriti nell’antologia: Nicola Leoni, di
cui viene pubblicato un poemetto in 38 sonetti (“la
bella castlana”) intorno a una leggenda popolare di
amore e morte, Edda Baioni, Marinella Bonvini, Antonietta Calcina, Aldo Ceresi, Mafalda Ferri, Rino Girolimetti, Laura Nigro, Franco Patonico, Mafalda Stefanini, Diomede Rocchetti, Enrico Maria Rossi, Gigliola
Sbarbati, Renata Sellani, Carmen Tomassetti, Nello
Zazzarini. Di quasi tutti loro vengono presentati tre
componimenti.
Il libro è presentato al pubblico il giorno Venerdì 4
febbraio, alle ore 17.30, presso l’Auditorium S.Rocco,
con la lettura anche di una composizione di ciascuno
degli autori compresi nell’antologia.
Il libro è disponibile presso le librerie e le edicole di
Senigallia per tutti coloro che ne avessero almeno un
po’ di curiosità.
Giuliano Bonvini
2 0 1 1 _ w w w . e c o m a r c h e n e w s . c o m
economia
I GREEN JOBS BATTONO LA CRISI
I lavori verdi costano troppo. Secondo una Ricerca, con
gli stessi soldi si possono creare più posti di lavoro in
altri settori. Ma i conti sono sbagliati.
Carlo Stagnaro e Luciano Lavecchia dell’Istituto Leoni
hanno divulgato i risultato di uno studio sui Green jobs.
I due sostengono che ogni “posto verde” creato in Italia
assorbe una quantità di risorse (nella forma di sussidi
pubblici) che, se investite in altri settori, potrebbero generare più di sei posti di lavoro.
Tesi non condivisa dal professor Alessandro Sterlacchini, docente di Economia applicata presso l’Università
Politecnica delle Marche (vedi foto). Nel 2009 è stato visiting professor alla Georgetown University di Washington. La sua principale area di ricerca è l’economia dell’innovazione. Siamo andati ad incontrarlo.
“Contesto perché loro contrappongono l’eolico e il fotovoltaico al resto dell’economia. Sappiamo bene che nel
generico settore dell’economia abbiamo di tutto. Il confronto andrebbe fatto esclusivamente con il settore dell’energia. In questo mio lavoro non metto in rapporto le
energie rinnovabili con l’economia in generale, bensì con
la produzione e distribuzione di energia elettrica”.
“L’operazione di Stagnaro e Lavecchia ha molte similarità
con quella di Gabriel Calzada che l’anno scorso ha pubblicato, sullo stesso tema, un lavoro riferito alla Spagna.
Investendo le stesse risorse in altri settori, sosteneva Calzada, la Spagna avrebbe potuto più che raddoppiare i posti
di lavoro. Lo studio di Calzada è stato demolito, pezzo per
pezzo, da una replica dell’ISTAS (Instituto Sindical de Trabajo, Ambiente y Salud).”
“Il lavoro di Stagnaro e Lavecchia, pur adottando la stessa
metodologia scorretta di Calzada, non può essere giudicato alla stessa stregua. Qualche dubbio sul loro studio,
sorge sulla procedura con cui sono stati poi stimati, per
l’anno 2020, l’occupazione e i sussidi cumulati alle energie rinnovabili. L’aspetto maggiormente critico è che Stagnaro e Lavecchia, per verificare se tali sussidi potrebbero
generare maggiori benefici occupazionali se impiegati
diversamente, comparano lo stock di sussidi per occupa-
to con gli stock di capitale per occupato che, nel periodo
2005-2008, sono stati registrati in Italia nell’intera economia e nel settore industriale. Lo stock di sussidi per occupato nei comparti delle energie rinnovabili risulta assai
più alto dell’intensità di capitale che si riscontra, mediamente, in altri settori. Concludono Stagnaro e Lavecchia,
con i soldi pubblici che un posto di lavoro verde richiede
si potrebbero creare molti più posti in altri settori: circa 5
se prendiamo a riferimento l’intera economia e 7 se consideriamo l’industria. Ne conseguirebbe che l’equazione
maggiore tutela dell’ambiente = maggiore occupazione è,
a ben vedere, falsa”
“Il punto da mettere in evidenza è che queste conclusioni
sono del tutto fuorvianti in quanto derivano da una procedura scorretta che Calzada e Stagnaro-Lavecchia adottano con incredibile leggerezza. Nei corsi di base di economia
insegniamo agli studenti che occorre sempre calcolare il
costo opportunità di qualsiasi decisione economica, ma
spieghiamo anche che quelle che vanno confrontate devono essere alternative credibili. Se ho il problema di come
organizzare il trasporto di merci in una zona completamente sprovvista di infrastrutture posso valutare se è più
conveniente una strada o un tratto di ferrovia. Ma non è
che vado a valutare se con le stesse risorse posso produrre calzature o frigoriferi oppure fornire servizi ricreativi o
commerciali.
Allo stesso modo, se ci occupiamo di energia e se l’Italia ha
un determinato fabbisogno da coprire autonomamente,
le alternative che vanno messe a confronto sono le diverse
fonti energetiche che può attivare. Se, quindi, rinunciamo
ad investire nelle energie rinnovabili (cosa, tra l’altro, impossibile visto che il nostro paese, come tutti quelli della
Ue, ha assunto determinati impegni per il 2020) dobbiamo
investire nelle centrali nucleari o in quelle a combustibili
fossili. Se questo è vero (e lo è), la domanda corretta che ci
dobbiamo porre è quanti posti di lavoro guadagneremmo
se invece di incrementare la produzione di energia da fonti
rinnovabili aumentassimo il peso delle fonti non rinnovabili e del nucleare. Per operare questo confronto possiamo
utilizzare l’intensità media di capitale delle diverse fonti.
“UN’OPPORTUNITA’DI LAVORO”
Sviluppare le eco-industrie. Secondo la definizione
proposta da Eurostat e Ocse, le eco-industrie comprendono tutte le attività finalizzate alla produzione
di beni e servizi che misurano, prevengono, limitano,
riducono e correggono i danni ambientali causati all’acqua, all’aria e alla terra, così come i problemi legati
ai rifiuti, all’inquinamento acustico e, più in generale,
all’eco-sistema; esse includono le innovazioni nelle
tecnologie pulite, nei prodotti e servizi che riducono
i rischi ambientali, l’inquinamento e l’uso di risorse
materiali.
“Nel rapporto A Green New Deal for Europe viene stimato, per il 2004, il peso delle eco-industrie sul Pil dei paesi
europei. Esso è pari al 31% per la Germania, seguita dalla
Francia con il 21% mentre la media Ue si attesta sul 14%.
L’Italia risulta al di sotto della media con un peso delle
eco-industrie pari a circa il 9%. Ponendosi il traguardo
minimale di raggiungere la media Ue nei prossimi anni,
i posti di lavoro che potrebbero essere creati in Italia nel
settore della green economy sarebbero circa 140 mila,
vale a dire il 20% dei 700 mila di cui il paese avrebbe bisogno per tornare, nel 2012, a condizioni occupazionali
accettabili.”
“L’impatto quantitativo dell’intervento sarebbe quindi
rilevante. Per verificarne la fattibilità occorre però valutare l’entità della spesa pubblica necessaria alla sua
realizzazione.
A questo fine, possiamo prendere come riferimento la
legge 488/92 (con la quale il ministero dello Sviluppo
F e b b r a i o
Economico sostiene, tramite contributi in conto capitale, gli investimenti delle imprese nelle aree depresse): nel
2007 il costo medio pubblico per ogni nuovo addetto
generato dagli investimenti agevolati da questo strumento ammontava a 40 mila euro.
Possiamo quindi supporre che per ogni posto di lavoro
creato occorrano, attualmente, 50 mila euro di contributi pubblici a fondo perduto. La spesa pubblica complessiva per attivare 70 mila posti di lavoro in un anno
sarebbe pari a 3 miliardi e mezzo di euro. Questa potrebbe essere sostenuta per 2 miliardi dal governo centrale
mentre la parte restante sarebbe a carico delle regioni
italiane che, di fatto, gestirebbero gli interventi. Per far
fronte alla loro quota, le regioni potrebbero, da un lato,
destinare alle eco-industrie una frazione maggiore dei
Fondi Strutturali di cui dispongono per il periodo 20072013 e, dall’altro, mobilitare risorse aggiuntive (in modo
autonomo o partecipando ai progetti comunitari nei
settori dell’energia e dell’ambiente).
Stabilita la rilevanza quantitativa e la fattibilità finanziaria dell’intervento, è opportuno aggiungere qualche
riflessione qualitativa. Coniugare gli obiettivi dell’occupazione e dell’ambiente significa far fronte a due diverse
emergenze, la prima di breve e l’altra di lungo periodo.
Significa, in altre parole, trasformare la crisi attuale in
una opportunità e, quindi, avviare un processo di cambiamento strutturale dell’economia al fine di renderne
sostenibile lo sviluppo futuro. Per un paese come il nostro,
troppo fossilizzato su specializzazioni tradizionali, significa anche diversificare maggiormente le attività produttive. In questo senso, accrescere il peso delle eco-industrie
è anche un obiettivo di politica industriale.
Infine, esso si sposa particolarmente bene con l’esigenza
di far fronte alla crisi occupazionale. Infatti, le eco-industrie comprendono attività ad alta intensità di lavoro che
richiedono diversi livelli di professionalità: non solo qualifiche alte da destinare alle “eco-innovazioni”, ma anche
medie e basse da impiegare, ad esempio, nel recupero e
riciclaggio di materiali o per rendere le abitazioni e gli
impianti industriali meno inquinanti e più efficienti dal
punto di vista dei consumi energetici. Per svolgere queste
mansioni occorrono certamente nuove competenze che
però non sostituiscono ma si cumulano a quelle esistenti. Di conseguenza, le persone che sono state espulse dai
settori dell’industria e dell’edilizia possono essere riqualificate in tempi relativamente brevi e a costi relativamente
contenuti. E questo è un vantaggio non da poco! “
Non avendola a disposizione, l’alternativa può essere
quella di ricorrere a dati riferiti ad un settore che abbia a
che fare con la produzione di energia.
Le tavole statistiche allegate alla pubblicazione Istat da
cui Stagnaro e Lavecchia hanno ottenuto i valori aggregati del capitale per occupato consentono di ottenere dati
disaggregati e, in particolare, per la branca definita “Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua”
(limitatamente agli anni 2005-06). Non è l’ottimo in quanto consideriamo anche settori (gas, acqua) o fasi (distribuzione) diverse dalla produzione di energia elettrica. Nell’ultima riga e nell’ultima colonna della tabella ho riportato,
rispettivamente, il capitale per addetto della branca sopra
menzionata e il confronto con l’intensità di capitale delle
due fonti rinnovabili. Il rapporto tra intensità di capitale
è pari a 0,88 per l’energia solare e 0,66 per quella eolica.
Stock di sussidi
o capitale per
occupato (euro)
Ciò indica che, trasferendo le risorse per le rinnovabili nella branca “Produzione e distribuzione di energia elettrica,
ecc.”, l’occupazione diminuirebbe. Mediamente, la flessione sarebbe pari al 26% dei 130 mila occupati nella branca
suddetta, vale a dire circa 34 mila posti di lavoro. Non pochi, di questi tempi.”
“In conclusione, il mio ragionamento si basa su studi di
economia standard. Anche così, senza tener conto, dunque, di tutte le esternalità (ovviamente per incentivare l’investimento sulle rinnovabili non può esserci al primo posto il tema dell’occupazione, ma la motivazione principale
deve rimanere quella ambientale) io noto un pareggio,
un’opportunità equa dal punto di vista occupazionale. La
domanda da porsi è: garantiscono la stessa occupazione
di altri investimenti? E la risposta è snza dubbio: Si’”
Letizia Stortini
Confronto intera
economia
Confronto
industria
Confronto produzione
e distribuzione
di energia
elettrica,gas e acqua
Energia solare (2020)
900,547
5,5
8,0
0,88
Energia eolica (2020)
684,436
4,2
6,1
0,66
Intera Economia
(2005-08)
163,250
Industria (2005-08)
112,525
Produzione e
distribuzione
1.035,761
energia elettrica,gas
e acqua (2005-06) *
* Per questa branca le unità di lavoro totali sono tratte da Istat, Conti Economici Nazionali (Anni 19972008)
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2 0 1 1 _ w w w . e c o m a r c h e n e w s . c o m
5
l’incontro
“LA MONTAGNA TRASMETTE LIBERTA’ DI PENSIERO”
Luca Coppari del Club Alpino Italiano
trasmettere il messaggio che la montagna è un luogo di
condivisione e integrazione aperto a tutti, non solo ai più
capaci alpinisti.
«Viviamo in mezzo alla finzione e al frastuono e il
recupero di una dimensione acustica della vita passa
attraverso il silenzio.
E la montagna è il grande serbatoio del nostro
silenzio» (Paolo Rumiz)
Abbiamo incontrato il Presidente del C.A.I. “Club Alpino
Italiano” - Sezione di Senigallia, Luca Coppari. Abbiamo
dialogato di montagna, di natura, di ambiente, di tutela
del paesaggio, di valori e principi di rispetto ambientale,
di responsabilità civiche.
Per iniziare, Presidente quali sono i numeri della sezione C.A.I. di Senigallia?
Tengo a sottolineare con orgoglio di appartenenza, che
rappresento la sezione senigalliese del CAI, costituita nel
1993. A 18 anni dalla fondazione, la nostra Associazione
conta stabilmente più di 200 soci. Per una città di mare
sono numeri importanti anche se solo una goccia degli
oltre 315000 soci CAI distribuiti su tutta la nazione ed in
particolare concentrati al nord per ovvie ragioni “ambientali”, visto che storicamente e culturalmente le Alpi sono il
bacino di utenza principale di chi frequenta la montagna
in tutte le sue forme. Per i lettori interessati alle nostre attività, invito a visionare il nostro sito www.caisenigallia.
it e per allargare l’orizzonte, quello nazionale www.cai.it
. La nostra sezione tra le altre cose conta al suo interno i
gruppi organizzati di Escursionismo, Speleologia e Alpinismo Giovanile che con cadenza annuale tengono corsi di
introduzione alle specifiche attività, inoltre sono presenti
soci che praticano individualmente alpinismo, scialpini-
smo, arrampicata e torrentismo.
Parliamo dei progetti passati…
Sono iscritto al CAI dal 2001 e presidente da un anno
quindi posso parlarti con cognizione di causa del recente
passato. Da menzionare sicuramente importanti collaborazioni con le istituzioni, Comune di Senigallia e Regione
Marche, grazie al nostro gruppo speleologico avevamo
iniziato un progetto di rilievo e ispezione delle cavità artificiali cittadine, ed abbiamo pubblicato i risultati sull’antico
acquedotto di San Gaudenzio, mentre con la Regione è
stato fatto un importante studio-censimento con pubblicazione e convegno sulla fauna anfibia dell’ambiente
montano della provincia di Ancona, in svolgimento la realizzazione di un documentario sulle grotte del parco Gola
della Rossa. Inoltre con la Regione sono iniziati da tempo
la revisione dei dati catastali con posizionamento e rilievo
delle grotte marchigiane. Con l’escursionismo ci si sta adoperando per fare un lavoro analogo per il catasto e segnaletica dei sentieri. Da non dimenticare le varie attività con il
nostro futuro, cioè i minori, portate avanti a livello locale e
nazionale dai nostri componenti dell’alpinismo giovanile,
è importantissimo far conoscere i valori che la montagna
trasmette ai ragazzini.
…e per il futuro, su cosa state lavorando?
Portare a termine gli impegni già presi e poi ultimamente siamo impegnati in progetti nel mondo del sociale in
collaborazione con varie associazioni che si occupano di
diversamente abili e persone con difficoltà psichiche portandoli in montagna per semplici escursioni. Ci piace poter
ODONTOIATRIA ESTETICA e
COSMETICA DENTALE
Ne parla il dott. Giovanni Santini esperto in
odontoiatria estetica presso il centro Medico
- Odontoiatrico Cemed di Senigallia
Negli ultimi anni
l’odontoiatria ha
subito l’inesorabile
tendenza del nuovo
millennio nel quale
il concetto di salute
si è evoluto in quello di bellezza e benessere.
Sempre più pazienti
ci chiedono di avere
un sorriso perfetto,
con denti allineati
e dal colore sempre
più bianco.
Oggi l’odontoiatria è in grado di soddisfare queste richieste grazie alla cosmetica dentale, branca dell’odontoiatria che ha avuto enorme sviluppo nell’ultimo decennio.
6
Quali sono le difficoltà che incontrate nel divulgare
l’amore per la montagna e la salvaguardia dell’ambiente montano? Quando ci si trova nel nord Italia ci
si accorge di quanto l’organizzazione sia completamente diversa. Perché?
Le principali difficoltà si riscontrano nel reperire fondi e
spazi per far vivere fisicamente la nostra sede e quindi, di
conseguenza, trasmettere questo grande amore a cui ti
riferisci. Per fortuna siamo un’associazione senza scopo
di lucro e purtroppo di contro non abbiamo molti introiti,
con l’amministrazione comunale che si è sempre dimostrata disponibile ed attenta alle nostre esigenze abbiamo
instaurato un proficuo dialogo che ci ha portato ad avere
la disponibilità di una nuova sede per abbandonare, anche se con un po’ di rimpianto, quella vecchia e fatiscente
che comunque ci garantiva più spazi. Per esempio ci siamo
trovati costretti a smantellare la nostra piccola, ma utilizzata palestra di arrampicata artificiale e stiamo ancora
cercando una degna sistemazione alla nostra biblioteca,
fonte di conoscenza e apprendimento indispensabile per
tutti i nostri soci.
Soffermiamoci sulle responsabilità civiche di ciascun
cittadino. Mi torna in mente una vetrina di Arezzo che
riportava la scritta: “L’ambiente è un problema di tutti
non bisogna dire ma fare. Quindi fai”.
Ed ancora vorrei parlare della tanto chiacchierata
Complanare. Si realizzano strade perché facciamo
dell’auto un utilizzo smodato. Presidente, lei cosa ne
pensa, che compito dovrebbe avere il cittadino?
Non voglio entrare in alcuna polemica politica di qualsivoglia parte o colore, ma dal mio punto di vista penso che
il cittadino a digiuno della materia montagna possa apprendere moltissimo dalle persone che come noi, invece, la
frequentano assiduamente. L’ambiente montano in genere, con tutti i suoi aspetti ti trasmette tutti quei valori che,
secondo me, sono imprescindibili per la crescita sostenibile sul pianeta terra. Mi riferisco al rispetto dell’ambiente in
cui si vive, dal mare ai monti, al rispetto della fauna che vi
si incontra, compreso quello strano e a volte incomprensibile animale che si chiama uomo, il dare e avere energia
La cosmetica dentale racchiude tutte quelle procedure
atte a valorizzare l’estetica di un sorriso unendo i criteri
di estetica ideali ai desideri personali nel rispetto della
dentatura naturale.
Le procedure sono di progressiva complessità fino al
raggiungimento del risultato desiderato: si va dallo
sbiancamento dentale che ormai si è dimostrata essere una procedura efficace a dai tempi sempre più brevi
(30 minuti circa per lo sbiancamento in studio), alla ricostruzione estetica con resine composite in caso di piccoli difetti fino a procedure più complesse che attraverso
l’utilizzo di faccette in ceramica particolarmente sottili
(fino a 0,3mm) ci permettono di modificare completamente l’estetica del sorriso nel massimo rispetto delle
strutture dentali.
Tra le indicazioni principali di questa metodica troviamo:
la chiusura di spazi irregolari
l’allungamento di denti corti
il rimodellamento di dentature inestetiche
Questa procedura definita dagli americani addizional
veeners è una tecnica che utilizza l’incollaggio al dente naturale di manufatti protesici in porcellana costruiti
artisticamente in laboratorio. La produzione di questo
tipo di Faccette attualmente avviene in esclusiva nei
centri “Smile desing Studios” negli Stati Uniti. Una volta
concordato con il paziente l’estetica dentale che desideriamo ottenere e personalizzata attraverso una piccola
protesi provvisoria che ci guida verso un risultato predi-
F e b b r a i o
positiva dai luoghi che si
frequentano, imparare i
propri limiti senza abusarne e soppesare appieno
l’aiuto e la solidarietà che
un tuo compagno di avventure può darti, imparare a
temprare il proprio spirito
con le difficoltà che un ambiente impegnativo può
prospettarti a discapito della più semplice “vita facile”. La montagna trasmette libertà di pensiero e di vita col rispetto del prossimo. L’elenco
positivo può non finire, ovviamente noi “montanari” siamo a volte sottoposti anche a critiche soprattutto quando
capitano incidenti gravi, ma voglio ricordare che tutte le
nostre attività sono svolte in sicurezza e con la massima
responsabilità e professionalità che una struttura come il
CAI porta storicamente con se ed è per questo che l’incidenza - rispetto per esempio agli incidenti stradali - è sicuramente minore.
Entriamo nel dettaglio per parlare del C.A.I., Sezione
di Senigallia…
Spero di aver suscitato la curiosità di qualcuno desideroso
di apprendere qualcosa dalla montagna, l’iscrizione al CAI
garantisce la possibilità di partecipare alla vita sociale sezionale, l’esercizio dei propri diritti di voto alle assemblee,
sconti presso i rifugi CAI e inoltre si riceverà direttamente a
casa una rivista mensile e una bimestrale sul tema. Cosa
da non trascurare, l’essere soci garantisce una copertura
assicurativa e il soccorso per tutte le attività organizzate dalla sezione in montagna. Infine, ma non per ultimo
come importanza, la condivisione con altri soci dell’amore
per la montagna in genere.
Grazie anche all’amministrazione comunale di Senigallia la nostra sezione si è da poco trasferita in uno stabile
- come il precedente sempre nella frazione Vallone – al primo piano del centro sociale in Strada Comunale Vallone
n.17, la segreteria è aperta tutti i giovedì sera dalle 21.30
alle 23.30, per altre informazioni visionate il sito www.caisenigallia.it dove potete trovare anche il nostro programma attività 2011 e scrivete pure all’indirizzo caisenigallia@
interfree.it .
Pietro Motisi
cibile vengono rilevate le impronte delle arcate dentarie
che successivamente verranno spedite negli Stati Uniti.
L’odontoiatra correda le impronte di una prescrizione
protesica e di alcune foto del sorriso del paziente fondamentali per l’ottimale riuscita del lavoro.
A distanza di 20 – 25 giorni la faccette arrivano in ambulatorio e devono ora essere soltanto cementate. In
questa seduta l’odontoiatra si occupa del fissaggio delle
faccette sui denti naturali e della corretta integrazione
dei manufatti con la masticazione e la fonetica.
Grandi sono i vantaggi di questa metodica : massima
conservazione dei denti naturali, assenza di anestesie
durante il trattamento, risultati estetici eccellenti, soltanto poche sedute dal dentista.
Tanto è il successo che la tecnica sta avendo in Italia,
che proprio nel Dicembre scorso si è tenuto a Roma un
importante congresso che riuniva i medici abilitati con i
massimi rappresentanti Italiani ed Americani .
L’odontoiatria si sta evolvendo, al pari di altre branche
della medicina, verso il concetto di mini-invasività ed
in questo le faccette in ceramica di ultima generazione
sono particolarmente efficaci.
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Q U E S T I O N E M O R A L E nella c h iesa : s enigallia si schiera
“Il Vaticano spera in una conversione.”, il Papa: ”Ze a lui
piacciono tanto minorenni può zempre farzi prete!”.
Queste erano le parole della vignetta di Vauro Senesi
nella puntata di Annozero andata in onda il 20 Gen-
naio che hanno indignato tutta l’Italia cattolica e non.
Dopo le accuse delle varie testate ecclesiastiche la
notizia è giunta anche a Senigallia dove il Sacerdote,
Monsignor Giancarlo Cicetti la domenica seguente
presso la Chiesa del Duomo di Senigallia ha anche lui
dedicato una parte dell’omelia alla vignetta di Vauro,
definendola una vignetta di cattivo gusto che va oltre
la satira. Immediati sono arrivati i commenti. Molti, tramite i media locali, si sono schierati apertamente dalla parte del Cardinale, ma nessuno ha difeso la libertà
di satira che da anni, soprattutto nella realtà italiana,
viene bistrattata dal mondo politico e talvolta anche
dal mondo ecclesiastico. Nel suo comunicato pubblicato sui media senigalliesi in cui ringrazia il Sacerdote, Paolo Pizzi scrive: “ciò che mi preme sottolineare è
stata la chiarezza del Sacerdote quando ha ricordato i
tanti Cristiani che muoiono in nome della Fede e vivono illuminati dal Vangelo, meritando un rispetto che
il Vauro ha volutamente e spudoratamente ignorato”.
Queste parole, in qualche modo, cercano di spostare
la vicenda più su un piano emotivo che su un piano
strettamente concreto. Nella vignetta, Vauro indicava
la pedofilia nella Chiesa come un problema irrisolto. In
questa vicenda la Chiesa non è tirata in causa come
nell’accezione di popolo di Dio o unione di fedeli
bensì in discussione è la Chiesa gerarchica e i suoi
vertici. La pedofilia, o perlomeno il suo insabbiamento, è uno dei mali endemici e mai risolti e lo dimostrano i documenti ecclesiastici stessi. Andiamo in
ordine cronologico. Un documento riservato emesso
nel 1962 dal Sant’Uffizio e redatto dal cardinal Alfredo Ottaviani e successivamente approvato da Papa
Giovanni XXIII istruisce i cardinali sulle procedure
da seguire in caso di sollecitatio ad turpia, che sta a
significare l’abuso del potere di carica ecclesiastica
per fare avances sessuali. Il documento prese il nome
di Crimen Sollicitations e venne inviato ai cardinali cattolici di tutto il mondo con l’ordine di tenerlo
ben nascosto ed impone il giuramento di segretezza
sui bambini vittime di tali atti e sui preti coinvolti.
Evadere le diciture di questo documento significava
l’immediata scomunica dalla Chiesa cattolica. L’istruzione del Crimen Sollicitations venne poi in parte
modificato nel 2001 dalla Congregazione per la dottrina della fede con la lettera “De delictis gravioribus”
a firma dell’allora cardinale Joseph Ratzinger che integra la lista dei delitti secondo il diritto canonico per
i quali la Congregazione per la dottrina della fede ha
l’ultima parola rispetto alle chiese locali. Proprio per
questa lettera dell’allora cardinale Ratzinger la Corte
distrettuale della contea di Harris, in Texas, segnò nel
registro degli indagati proprio Joseph Ratzinger con
l’accusa di “ostruzione alla giustizia” a causa degli ordini di segretezza contenute nella lettera. Nel 2005, il
Dipartimento di Stato statunitense concesse al Papa
l’immunità diplomatica in quanto divenuto capo di
uno Stato sovrano. Di fondamentale importanza in
questa vicenda è stato anche il documentario mandato in onda dalla BBC, Sex crimes and the Vatican che
accusava la chiesa di coprire le cariche ecclesiastiche
coinvolti in casi di pedofilia. In Inghilterra, un paese
laico, certi documentari vengono trasmessi. In Italia
succede un tale casino con una vignetta, pensate con
un documentario del genere....
CONTINUA su www.ecomarchenews.com
Dean Hajredini
Tutte le attività nel DIPARTIMENTO DIPENDENZE PATOLOGICHE
Il DDP della ZT4 di Senigallia svolge diversi e articolati
programmi di cura per soggetti affetti da dipendenza
patologica. Alcuni di questi trattamenti sono di carattere
ambulatoriale e nell’STDP vengono effettuati trattamenti ambulatoriali integrati che prevedono presidi di tipo
farmacologico, psicoterapico e sociale. Peraltro, laddove
lo si reputi necessario, in seguito alla valutazione diagnostica, il DDP effettua trattamenti semi-residenziali
(centro diurno) e residenziali (comunità terapeutica). Si
predispongono, inoltre, programmi di cura estesi anche
ai familiari degli utenti, in considerazione che la problematica tossicomanica attraversa la famiglia, il contesto
in cui l’individuo vive e dove ha sviluppato la sua storia
di dipendenza. In questo senso sono stati attivati diversi
dispositivi terapeutici di tipo gruppale che integrano i
trattamenti farmacologici, psicologici, sociali già in atto.
L’attività di tipo gruppale è una tecnica operativa che il
DDP utilizza ritenendo che questo tipo di approccio sia
particolarmente utile per la tipologia di utenza. I gruppi
sono coordinati da uno psicoterapeuta-psicologo e prevedono la presenza di un osservatore, entrambi esperti e
formati nella tecnica gruppale.
Tutte queste attività hanno la finalità di supportare le
persone affette da tossicodipendenza ed i loro familiari
nel gestire e affrontare al meglio tutte le problematiche
che il fenomeno comporta, sia nella sfera individuale e
familiare, che nell’ambito delle relazioni sociali.
Alcune di queste attività sono state finanziate attraverso i fondi di implementazione provenienti dalla Regione
Marche; il gruppo psicoterapeutico per pazienti dell’STDP è un servizio a carattere istituzionale. Si ritiene
utile descrivere ogni singolo gruppo per far comprendere meglio la complessità dell’intera attività svolta.
Il gruppo terapeutico per “pazienti affetti da dipendenza
e poliassuntori di sostanze stupefacenti” si rivolge agli
utenti in carico al servizio, su invio dell’equipe del DDP, è
un gruppo eterogeneo ed aperto. Permette agli stessi di
esprimere e di elaborare le proprie emozioni e i vissuti
al fine di superare la condizione tossicomanica. Questo
gruppo si svolge all’interno dei locali del STDP, ha una
cadenza settimanale, gli incontri avvengono ogni giovedì dalle ore 18.30 alle ore 20.00.
In parallelo è attivo il gruppo terapeutico “familiari” che
è rivolto ai familiari degli utenti e si svolge nei locali del
Centro Diurno dell’IRS Aurora, tutte le settimane, il martedì dalle ore 18.00 alle ore 19.30. Tale gruppo è gestito
congiuntamente da esperti del STDP e della Coop. IRS
L’Aurora.
Il gruppo terapeutico ”dipendenze da cocaina” si rivolge
ad una specifica tipologia di utenti che fa uso prevalen-
te di cocaina; si svolge presso la sede del Centro Kriptos
dell’Ass. Oikos, sito in Senigallia, tutte le settimane, il lunedì dalle ore 18.00 alle ore 19.30. Anche questo gruppo
è gestito d’intesa tra il STDP e l’Ass. Oikos.
Il gruppo “tossicodipendenza e maternità” affronta le
problematiche relative alla genitorialità ed è rivolto ai
soggetti che presentano una condizione di fragilità e disagio di vario tipo, essendo utenti di diversi servizi (consultorio, DDP, pediatria). Si propone di sostenere il percorso genitoriale per le persone che sono già in carico ai
servizi e sono in procinto di diventare genitori o hanno
figli minori. Si svolge nei locali del Consultorio, Aula Rosa,
a cadenza quindicinale, il mercoledì dalle ore 18.30 alle
ore 20.00. Il gruppo terapeutico “ Centro Diurno” è stato
istituito ad integrazione delle attività del Centro Diurno
di Senigallia gestita dalla Cooperativa IRS L’Aurora e si
rivolge agli utenti che frequentano la struttura. Ha una
cadenza quindicinale e si effettua il mercoledì dalle ore
18.00 alle ore 19.30. Il gruppo è presidiato da esperti del
STDP e del Centro Diurno.
Il gruppo “psico-educativo” per familiari si occupa del
supporto e couseling per genitori di adolescenti e giovani adulti, in relazione al consumo di sostanze stupefacenti/alcol. Questo gruppo si svolge una volta al mese in
relazione alla campagna promossa dalla Regione Mar-
che, pubblicizzata con lo slogan “chi ama… chiama “; per
contattare la struttura del DDP è possibile telefonare
al numero verde 800012277, ovvero al numero diretto
071/79092581, pubblicizzato mediante appositi volantini. All’interno delle attività di prevenzione e in collaborazione con gli Istituti Scolastici e con l’Ambito Sociale
si effettuano gruppi di apprendimento e discussione
rivolti ai docenti delle Scuole Medie Inferiori e Superiori,
per discutere ed elaborare l’informazione effettuata da
un esperto del settore su tematiche individuate dagli
stessi docenti, relative alle problematiche giovanili. Sono
dieci incontri che si realizzano nel periodo compreso tra
ottobre e dicembre 2010, hanno una cadenza settimanale e si svolgono presso l’Aula Magna dell’IPSSARCT- A.
Panzini di Senigallia, dalle ore 16.30 alle ore 19.00. L’attività di prevenzione è coordinata dall’Ass. Oikos ed è
effettuata in collaborazione con l’IRS L’Aurora.
Si ritiene che il complesso di tutte le attività sopra indicate possa essere di grande aiuto, nell’assistenza e
nel supporto per tutte le persone che, direttamente o
indirettamente, si trovano a vivere quotidianamente il
fenomeno della tossicodipendenza.
Anna Faretta
20 ANNI DI ATTIVITA’
“A tutto rinuncerei tranne che a questa tazzina di
caffè. Oltre a farvi occupare il tempo vi dà pure
una certa serenità di spirito” (Edoardo De Filippo)
Paolo e collaboratori ringraziano tutti i clienti
per i meravigliosi anni passati insieme.
Venti anni di soddisfazione e gioia vissuti
insieme a tutta la clientela che non ha mai
smesso di dimostrare grande affetto.
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momenti di vero piacere.
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Nascera’ ad Ostra Vetere il primo Centro “Campioni della vita”
Il massimo della tristezza, il massimo della poesia. Lungo questi due estremi si tenta di immaginare la realtà
dell’infanzia abbandonata e cosa si fa per sostenerla.
Picchi e abissi della memoria, intanto. Dall’antica “ruota” dei conventi, i gradini delle chiese, fino ai cassonetti; dalle prime istituzioni della carità religiosa ai bigi
casermoni dell’assistenzialismo statale; e poi le botte
dei maestri, i libretti rossi dei “trovatelli”o “bastardelli”:
così vennero a lungo chiamati i piccoli ospiti. Le loro
nere divise troppo larghe o strette, tozzi di pane induriti. Di fronte a questa materia la pietà è un prezzo che
nessun’anima riuscirà mai a sperperare. Per fortuna ci
sono gli impegni civili come questo e gli orfanotrofi
sono ormai materia morta. Chiusi per legge il 31 dicembre 2006. Bambini infelici, destinati a divenire uomini
ancora
più infelici. Era
spesso l’inevitabile destino
del brefotrofio.
La miseria, la
fame, l’ignoranza, la vergogna, la vita
selvaggia.
Lo slogan di
questo progetto che vedrà
la luce nella
nostra provincia, in località
Ostra Vetere,
recita così: “Da
Orfani dei Vivi
a
Campioni
A destra Maria Antonietta Zamperetti. In
della Vita”.
virtù del suo impegno come assistente
sanitaria si deve la nascita del Centro di
Ostra Vetere.
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Un programma caratterizzato da un impegno concreto a favore della sussistenza e dell’educazione
dell’infanzia abbandonata, ispirato ad alti standard
educativi e socio-culturali. Questo è lo spirito che anima la Fondazione Zamperetti. La Fondazione nasce il
7 maggio 2009 costituita da Aldo e Maria Alessandra
Zamperetti. In realtà l’inizio dell’attività della Fondazione si deve far risalire al 1933, anno in cui Maria
Antonietta Zamperetti, zia di Aldo, inizia ventenne
la sua attività di Assistente sanitaria nella città di Bologna, lavorando in alcune “scuole di formazione”. Le
prime scuole di formazione furono quelle di Roma
nel 1919, di Bologna, Firenze, Milano e Torino nel
1920 e di Napoli nel 1924. Successivamente le scuole
furono prese in carico dalla Croce Rossa Italiana.
Le scuole avevano la finalità di “costruire un corpo di
assistenti sanitarie aventi per compito di ricercare e
curare, fin dai primi sintomi, fra il popolo, le malattie, e di prevenirne la diffusione per mezzo di insegnamenti pratici di profilassi e di igiene”. A questo
compito prevalente si aggiungeva anche quello di
assistenza sociale alle famiglie assistite. L’istituzione
delle scuole per assistenti sanitarie visitatrici venne
autorizzata con il Regio Decreto Legge 15 agosto
1925, come Scuole specializzate di medicina, pubblica igiene ed assistenza sociale per “assistenti sanitarie visitatrici”.
L’attività di Maria Antonietta, estesa a tutta la provincia di Bologna, si concentrò prevalentemente sull’infanzia socialmente svantaggiata alla quale dedicò ,
oltre che assistenza sanitaria, anche assistenza sociale, devolvendo la quasi totalità del proprio emolumento professionale alle famiglie disagiate dei
bambini assistiti. Un grande numero di bambini , per
un periodo di oltre quarant’anni, venne aiutato da
Maria Antonietta a crescere più che dignitosamente, a frequentare scuole dell’obbligo e superiori ed
ad essere inserito poi nelle diverse carriere lavorative.
Oggi, attraverso la costituita Fondazione Zamperetti, attuando diversi progetti, i fondatori Aldo e Maria
Alessandra intendono perpetuare un’attività familiare
oramai storica tesa ad offrire all’infanzia svantaggiata,
una possibilità di riscatto economico e culturale creando per queste categorie disagiate delle condizioni di
vita assimilabili a quelle di bambini nati in famiglie più
“fortunate” a contatto con la cultura, la storia e l’architettura della migliore tradizione italiana.
La mission del progetto Campioni della Vita è di “costituire” un nucleo familiare per i bambini , farli sentire
parte della loro comunità e sostenere il loro sviluppo
fino all’età adulta, indipendentemente dalle reali possibilità di adozione ; sviluppare strutture e programmi
per aiutare le madri naturali a prevenire l’abbandono
dei bambini. Cuore del progetto è quello di dare una
famiglia ai bambini che ne sono privi, da qui la vision
: ogni bambino deve appartenere a una famiglia e
crescere nell’amore, nella cultura, nel rispetto e nella
sicurezza.
Il primo centro “Campioni della vita” sorgerà tra non
molto, promettono gli orgnanizzatori.
La prima struttura avrà sede nel territorio di Ostra Vetere. Le infrastrutture necessarie per il primo Centro
Campioni della Vita, che dovrà essere completamente autosufficiente, occuperanno un’area scelta per
particolari condizioni favorevoli ambientali e climatiche. Nelle vicinanze di Ostra Vetere, sarà edificato il
complesso destinato alle residenze dei fanciulli e dei
collaboratori del Centro ed alle strutture ludico-sportive secondo i più rigorosi schemi di bio-architettura
e dovrà integrarsi ed armonizzarsi con il territorio circostante. Saranno inoltre applicate, per le strutture e
tutti i servizi ad esse correlati , le tecnologie necessarie
al maggior risparmio energetico ed alle minori emissioni di CO2.
Maria Antonia Martines
Racconti di un altro mondo...
LE DONNE DEI RICORDI MIEI
Sullo sfondo delle nostre marine compaiono alcune figure di donne. Le abbiamo evocate un mio amico ed
io da ricordi lontani. Il dott. Luigi Vecchietti, nel primo
dopoguerra, dirigeva a Portocivitanova la Cassa di Risparmio e nelle sere libere amava osservare la vita degli
uomini di mare lungo la spiaggia.
Ci fu un periodo che l’Adriatico dava poco pesce e
questa “magra” costringeva i pescatori a partire anche
quando c’era burrasca.
Così in quei pomeriggi le donne si portavano sulla riva
dove i mariti, presso le barche, attendevano dal cielo
nuvoloso una risposta rassicurante per il “varo”. Il varo
era la spinta in acqua della barca. Ma nell’incertezza del
momento queste donne sentivano il compito di incitare gli uomini alla partenza, come se la responsabilità di
una possibile disgrazia non dovesse gravare sui mariti
soltanto.
Quando il primo pescatore s’era deciso a spingere la
sua barca tra le onde, le mogli degli altri gridavano:
“Vara,vara!” che il tuo amico ha varato” Fallo pe’ fii che
more de fame!”
Il mio amico era preso da questi ricordi e si rammaricava
che io non avessi letto “I Pescatori d’Islanda”, un famoso
romanzo francese che mi avrebbe fatto entrare in quella
atmosfera e capire la fatica della gente di mare.
Donne picene dal temperamento forte, capaci di molto slancio, che trasmettevano fiducia anche al direttore
della banca, quando correvano a chiedere i rinnovi dei
prestiti e il rinvio delle rate.
Altre donne appartengono al patrimonio dei ricordi
miei.
Ida e Mabilia erano due donnette di Numana (abitavano, se ben ricordo, sulla ripida stradina detta “costarella”) che venivano a piedi a vendere il pesce a Camerino,
il mio paese.
Il mattino presto, due o tre giorni la settimana, caricavano le ceste su un carrettino che spingevano per quattro
chilometri di strada polverosa. A piedi scalzi, se il tempo
era buono, e la polvere era come un tappeto.
Quando avevano poco pesce, ne portavano una cesta in
testa, facendo a meno del carrettino; così il ritorno era
più spedito. Anche la bilancia veniva sempre lasciata
nella prima casa del paese.
Arrivate fuori porta, gridavano al pesce e in un paio di
ore vendevano tutto perché c’erano le poste fisse: le
trattorie, il farmacista, qualche benestante con disturbi
di fegato…
Alle dieci, per mangiare, si sedevano nella cantina, immersa nella penombra, senza la presenza chiassosa
degli uomini che ci venivano alla sera. Poi, quasi correndo, a fitti passetti, tornavano al loro paese di mare.
Quand’erano fortunate incontravano il “pollaiolo” che,
nel giro quotidiano in campagna, le caricava sul carretto
per qualche tratto, se il cavallo non era troppo stanco.
Donne piccolette, grintose e gentili ad un tempo con
i clienti del paese. Direi non diverse, per instancabilità,
per temperamento, da quelle donne di Portocivitanova.
Ho pure un’altra donna da rivedere, sebbene contadina,
sullo sfondo del mare.
Col biroccio tirato da buoi veniva a prenderci in paese,
una o due volte all’estate, per portarci a Portonovo.
Viaggio che iniziava all’alba, per evitare le code calde,
e durava due ore in un percorso che vedeva la discesa
fino a S. Germano, la salita della “gradina” fino al Poggio
e poi ancora una accidentata discesa verso la spiaggia
sassosa, in un sentiero che pareva il letto d’un torrente.
Io, che avevo otto, nove anni, mia madre, quattro o cinque sue amiche sedevamo su tavole appoggiate alle
sponde del biroccio. Sotto le tavole le pentole col pranzo, avvolte in ampi fazzoletti.
La contadina che ci portava, quando non camminava
davanti alle bestie, sedeva sul timone e se aveva qualcosa che mi colpiva, era la sua presenza muta, un eterno silenzio…a parte le parole che di quando in quando
gridava ai buoi per meglio guidarli. Non le toccavano gli
allegri discorsi, le risate, i canti delle donne (che forse la
infastidivano)…”Giovanotti che fate l’amore compatite
la povera Bruna…”
Niente confidenza con le donne del paese: un altro
mondo. Operaie alle fisarmoniche di Scandalli o all’industria dei berretti, smaliziate, un po’ sfacciate.
Arrivati alla spiaggia, carro buoi e contadina sparivano,
nascosti in qualche angolo d’ombra, tra canne e pini.
Solo nell’ora più calda mi sembrava di vedere quella
donna di campagna bagnarsi i piedi nell’acqua di mare,
in un punto lontano da noi.
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L’ARTE INCONTRA I BAMBINI
Un viaggio nella creatività con musica, teatro e fotografia!
Siete invitati a partecipare
sabato 26 febbraio dalle 15.30 alle 19.00,
presso la Sala Grande del Centro Sociale
Saline.
Laboratorio di fotografia e teatro,
pièce teatrale, musica e merenda,
per divertirci e stupirci insieme!
Verrà fatto anche un ritratto ai bambini
che lo vorranno.
Questo incontro, organizzato e coordinato da
Silvana Pareschi della Cooperativa sociale
Millennium, con la collaborazione artistica di
Francesca Ferrati, fotografa, e Catia Urbinelli
dell’Associazione Teatrale Il Melograno,
nasce dalla convinzione e dall’idea che situazioni e contesti di socializzazione percettivamente
stimolanti, a partire dall’infanzia, possano concorrere a consolidare le naturali potenzialità
creative presenti in ciascun bambino e ciascuna
bambina!
La Cooperativa Millennium è una società di servizi che eroga
assistenza 24 ore su 24 a persone malate, disabili, anziane .
I SERVIZI
AIUTO PER L’IGENE PERSONALE (BAGNO-DOCCIA) A DOMICILIO
SERVIZI DI ASSISTENZA DOMICILIARE, OSPEDALIERA E PRESSO
CASE DI RIPOSO E CLINICHE DIURNI E NOTTURNI
SERVIZI DI INTEGRAZIONE SOCIALE PER MALATI, DISABILI ED ANZIANI
A DOMICILIO PRESSO OSPEDALI, CLINICHE E CASE DI RIPOSO
SERVIZI DI FISIOTERAPIA, TRATTAMENTI OSTEOPATIA PER LE
PROBLEMATICHE DELLA COLONNA VERTEBRALE (CERVICALGIA-LOMBALGIA)
INTEGRAZIONE DI ALUNNI DISABILI ATTRAVERSO EDUCATORI SPECIALIZZATI
E FORMATI NELLE ATTIVITA’ COMUNI MA ANCHE SPORTIVE CON IL RESTO
DEL GRUPPO RISPETTANDO I DOCUMENTI DI RIFERIMENTO (PDF E PDI)
COME DA LEGGE 104/92
ORGANIZZAZIONE DI EVENTI, ATELIER, FESTE A TEMA E DI COMPLEANNO
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cultura
LA PRINCIPESSA BONAPARTE E IL MASTAI
“irrefutabilmente ultra-liberale”
F. Podesti, Ritratto di Giuseppe Mastai, Museo
Fu nella residenza prospiciente l’Adriatico, il Casino della
Marina, che la Principessa Alessandrina vedova di Luciano Bonaparte, definita anche come “la solitaria di Senigallia”, ospitò di buon grado nell’inverno 1851-1852 un
suo lontano parente, venuto espressamente dalla Francia, Scipion Fougasse, storico e saggista.
La villa (al tempo detta “la Luciana” ed ora “Villa Torlonia”) era situata fuori città sulla strada per Fano ed era
divenuta in pratica la fissa dimora della gentildonna, essendo la residenza campestre di S. Angelo meta di qualche scampagnata o di brevi soggiorni estivi alla ricerca
di refrigerio. All’epoca ella aveva a disposizione anche
il suo palazzo sito presso piazza del Duomo nel quale
Luciano aveva dettato il testamento nel 1832, edificio
che stava per essere venduto, dopo qualche mese, al
Cardinale Lucciardi, Vescovo di
Senigallia, perché ne disponesse
per una pia istituzione.
Di questo soggiorno senigalliese
Fougasse ci ha lasciato testimonianza nel libro “Chez une dame
illustre” (“A casa di una illustre
signora”), edito nel 1866. In altra
occasione (nel mensile “L’Eco”, marzo 2010) abbiamo citato questo
testo, riportando le appassionanti pagine dedicate all’intervento
della Principessa, volto a salvare
dalla condanna a morte Gerolamo Simoncelli mediante una
missiva inviata al Cardinale Antonelli tramite il Generale Gemau,
Comandante a Roma delle truppe
Francesi.
Nei confronti della anziana nobildonna l’atteggiamento di Fougasse e della sua famiglia, che furono
suoi ospiti per diversi giorni, è
quello di grande ammirazione
per il suo indomito carattere e per
l’ancora brillante ingegno, quel
senso di rispetto commisto a venerazione che si prova davanti a
chi rappresenta un pezzo di storia
vivente: la Principessa di Canino,
che era stata moglie di Luciano,
cognata di Napoleone il Grande,
era al presente zia del Presidente
Pio IX, Senigallia della Repubblica Francese, che a
breve sarebbe divenuto Imperatore (Napoleone III).
Lo scrittore e la Principessa Bonaparte durante una passeggiata per le vie di Senigallia incrociano un gentiluomo della città: è un incontro casuale e fugace, risoltosi in
un condiscendente sorriso da parte della dama e il gesto di togliersi reverenzialmente il cappello da parte dei
due signori. Un fatto di pochi secondi, che però rimane
impresso nella memoria dello scrittore anche a distanza
di quindici anni, ricordo indelebile perché il personaggio incontrato era un Mastai. Così riferisce il libro:
“Ricordo ancora che in prossimità delle porte della città
incontrammo sulla strada un signore di gran bello aspetto,
che ci salutò con molto garbo e che era né più né meno il
fratello di Pio IX, la cui famiglia risiede a Senigallia. Questo
personaggio professava allora i principi più liberali […]”.
Del signore incontrato non viene esplicitato il nome,
ma è facile arguire che si trattasse di Giuseppe, il secondogenito dei fratelli del Papa, nato nel 1782. Le notizie
pur frammentarie della sua vita depongono per una
esistenza molto movimentata, per non dire romanzesca. Egli era l’unico, tra i Mastai senigalliesi discendenti
dallo stesso ramo cui apparteneva il Pontefice, ad avere abbracciato la carriera militare. Dopo avere servito
giovanissimo nell’esercito austriaco, da cui si dimise
nel 1800 con il grado di Tenente di Cavalleria, fu nelle
Guardie Reali del Corpo di Etruria, quindi Vice Console
di Senigallia del Re delle due Sicilie. Ufficiale nell’esercito di Gioacchino Murat, prese parte all’eroica resistenza
della piazzaforte di Gaeta nel 1815; da ultimo fu Tenente
nella Gendarmeria Pontificia. Quanto alle magistrature
civili senigalliesi fu Gonfaloniere nel periodo 1856-58 e
quindi in questa veste accolse suo fratello Pio IX durante
la visita che il Pontefice tributò alla sua terra e casa natale nel maggio 1857.
Per tornare all’incontro per strada con la Principessa Bonaparte, il Fougasse a proposito del Conte Giuseppe, che
professava principi “irrefutabilmente ultra liberali” (definizione di A. Mencucci in “La genealogia della famiglia
Mastai-Ferretti”), così continua: “[...] cosa del tutto naturale
nel fratello del [Papa] primo promotore del movimento europeo, di cui non facciamo che intravedere oggi la potenza
e la portata.”.
“Il futuro papa Pio IX aveva dimostrato le sue inclinazioni
liberali durante i moti del 1831 quando, delegato straordinario a Spoleto e Rieti, trattò un accordo fra gli insorti e
le truppe pontificie, impedendo un massacro a Spoleto e
concedendo un lasciapassare ai liberali che avevano deposto le armi. Eletto Papa nel conclave del giugno 1846 […]
le idee liberali del nuovo Papa produssero profondi rinnovamenti nella struttura dello Stato pontificio. Quando nel
1848 scoppiarono moti insurrezionali in tutta Italia, concesse una forma di Costituzione e si spinse fino ad inviare
un corpo di spedizione di regolari pontifici […] contro gli
austriaci, già impegnati dagli insorti lombardi” (da P. Bordini, mondodelbelli.blogspot.com/2010)
Conclude il Fougasse:
“E a questo proposito la Principessa, parlando del Capo
della Chiesa, ci disse un giorno:
“Eppure è Lui ad avere cominciato”.
Riflessioni che le suggerivano allora le rappresaglie reazionarie del 1850, che più tardi diedero luogo ad una circostanza troppo drammatica e troppo personale in cui fu
coinvolta l’illustre vedova, perché non se ne faccia menzione in questi ricordi.”.
È questo il punto nel quale il Fougasse inserisce le pagine riguardanti Girolamo Simoncelli.
Flavio e Gabriela Solazzi
GIORNATA DELLA MEMORIA
Avendo terminato di leggere pochi giorni or sono il libro
I racconti di Kolyma di Valmar Shalamov, in occasione
della ricorrenza appena trascorsa, non ho potuto fare
a meno di richiamare alla mente le tante, troppe similitudini che tale raccolta di racconti ha con un altro ben
noto libro di un autore italiano, si tratta del celeberrimo
Se questo è un uomo di Primo Levi. Cerco di procedere
per gradi, quindi, pur essendo sufficientemente informata sui fatti e sui significati, mi connetto e avvio una ricerca per avere conferme e maggiore chiarezza. Il primo
termine che vado a digitare sul motore di ricerca Google
è Shoah e all’apparire della prima pagina dei siti corrispondenti, inizio ad aprire e leggere le prime notizie che
trovo. Così apprendo in modo più esteso il significato di
questa parola di origine ebraica, che letteralmente indica “distruzione” e che è diventata un termine politicamente corretto per descrivere lo stermino degli ebrei e
si contrappone in modo definitivo alla parola Olocausto,
retoricamente assunta per indicare la sterminazione de-
gli ebrei e di altre minoranze (omosessuali, rom, oppositori politici, portatori di handicap, etc.) da parte
del Terzo Reich, anche fin troppo sfruttata dai massmedia e spogliata del reale significato, precedentemente usata fino alla metà degli anni ’80 e proposta
dal Premio Nobel Elie Wiesel, deportato e sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti. La parola
Olocausto, indicando un sacrificio per propiziarsi la
benevolenza delle divinità bruciando interamente
una vittima, fu contestata dalla Comunità Ebraica,
non essendo stato il genocidio un’azione arbitraria
decisa dal popolo stesso. Quindi Olocausto si riferisce allo sterminio compiuto dai tedeschi di tutte le
minoranze sopra citate (per metonimia, pur essendo
sfruttato in senso più lato per indicare anche altre catastrofi simili), Shoah vuole indicare solo il genocidio
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“Stasera che si fa?” - breve rubrica della Valle del Misa
La rubrica, che con affetto cerca di curare l’astigmatismo della valle del Misa, mettendo a fuoco gli appuntamenti delle settimane a venire, è tornata.
Potrai vedere la vera fisionomia di questa valle senonica. “Panem et circenses” diceva quello, e se c’è il pane
bisogna imparare l’arte del tagliare il prosciutto. Punto
uno: mettere l’arte in una morsa. Punto due: spogliare
l’arte della sua cotenna, mettendola a nudo e praticare
i primi tagli al superfluo. Punto tre: per i tagli, la lama
deve essere sempre tenuta di piatto. In particolare i
tagli all’italiana sono quelli che procedono per tutta la
lunghezza, noti come tagli indiscriminati. Ma prosciutto è sinonimo di maiale e quando un maiale nasce conosce già la sua fine. Il segreto dei tagli sta nell’usare
il coltello come una sega, non serve alcuno sforzo, si
tratta solo di partire. Il resto viene da sè. Per il pane ringraziate Antonio Ferrer e per il prosciutto ringraziate i
decretini ministeriali.
Ostra. A Ostra fa freddo, ma tutto va bene. Partiamo
da sabato 12 febbraio. Alle ore 21e15 il “Laboratorio
teatrale Officina” presenta “Le nozze” che il regista
Fabrizio Bartolucci ha tratto da Brecht. Il giorno dopo
il teatro è ancora aperto perchè lo occupa “La compagnia Ferruccio Filippazzi” con “Vita da gatti” alle 17.
Sabato 19, non fatemelo ripetere, alle 21e15 il monologo “Novecento” di Baricco interpretato dalla “Vitelloni
Band”. E torna Antonio Lucarini il 5 Marzo con “Nera
la luna”.
(SEGUE dal numero precedente.
La prima parte è anche su:www.ecomarchenews.com).
L’intervista a Luciano Olivetti, attuale allenatore dell’Acli
San Silvestro.
con i capelli che cominciano a diventare bianchi, se non proprio a cadere... ecco, io vorrei
invece rivalutarli questi giovani e ricordarsi un
po’ di più come eravamo noi, perché mi ci metto anche io, a loro età e cosa combinavamo! Vi
racconto un episodio: 1° di campionato, dico
ai miei ragazzi che si farà un aperitivo al Circolo di San Silvestro, che è diventata un’usanza quest’anno, ma che prima io andavo alla
messa, e se qualcuno voleva poteva farmi
compagnia. Quando sono arrivato in chiesa li
ho trovati tutti. Significa poco, niente oppure
tantissimo: non erano certo diavoli prima e
non sono santi ora, ma sono solo dei ventenni
o poco più che vanno apprezzati e rivalutati e
non giudicati approssimativamente con frasi
fatte e luoghi comuni.
Corinaldo. Avanspettacolo fondamentalista di Cristina
Pezzoli al Goldoni, dal titolo “Sorelle d’Italia”.
26 Febbraio ore 21e15. La stagione amatoriale ci offre
invece: “C’era una volta ...Morricone” il 12 febbraio,
“Taxi a due piazze”, il 27 febbraio alle 17 e “Single” il 12
Marzo. Non mi dimentico di certo di segnalare al 53%
della popolazione mondiale che l’8 marzo al Goldoni va
in scena “Divini veleni”.
Senigallia. Da segnalare lo slittamento del concerto di
Raphael Gualazzi al 27 Febbraio sempre alla Rotonda,
sempre alle 17. Spostato anche il concerto, per voce
e piano solo, di Morgan. Parlando di certezze, ricordo
“Tango” di Roberto Herrera il 10 Febbraio alle 21 alla
Fenice. Alla Rotonda invece si seguiranno a ruota tre
concerti, il 20 Febbraio alle 17, con Javier Girotto, il 3
Marzo alle 21, il marchigiano Lorenzo Di Bella e il 13 alle
17 il compositore premio Oscar Luis Bacalov.
“Carne macinata per l’universo: gli eroi ci hanno rubato”, conferenza spettacolo con lo scrittore Maurizio
Maggiani all’Auditorium S.Rocco il 25 febbraio alle 21.
Continua quindi la serie di incontri e spettacoli sul risorgimento.
Fratelli d’Italia le celebrazioni proseguono. L’evasione
fiscale compie 150 anni.
Andrea Storoni
AC L I S A N S I LV E S T R O : s q ua d r a g i o va n e
Una fortuna l’aver trovato così tanta disponibilità, in
campo e fuori, da parte dei tuoi ragazzi.
Mi ripeto: ho visto passare e crescere tre diverse generazioni di San Silvestro, e devo dire che dal punto di vista caratteriale, questa mi sembra migliore delle altre. Sarà che
rispetto a 15 anni fa c’è un atteggiamento diverso dal punto disciplinare nel torneo aziendale, ma ho notato che la
differenza rispetto a prima si vede, eccome se si vede! Devo
dire che quando mi avevano riproposto di tornare per allenare questo gruppo di “pischelli” non ero molto entusiasta. Non per colpa loro, ma perché semplicemente non ne
avevo voglia: quando devi fare una cosa giusto per farla,
allora è la volta buona che ti viene male, sicuro.
Giusta considerazione. Tornando alla stagione agonistica, bassi e poi alti, bel gioco, ma soprattutto una partita da menzionare per mille motivi: il
derby contro l’Amatori Marzocca.
Splendida atmosfera e bella partita: è finita con la loro vittoria per 3 a 2, e ci sta, vista la differenza di valori tecnici
tra le due squadre, ma in quanto a grinta e combattività su
ogni pallone la sfida è finita in parità. Volevamo giocarla
allo stadio di Marzocca, ma la pioggia caduta nei giorni
prima ha trasformato il campo in un vero e proprio lago,
Quindi tutti soddisfatti?
costringendoci a traslocare a Borgo Catena. E’ andata
Si, anche se mi piacerebbe parlare di alcune questioni che come andata, ma mi posso rammaricare solo del risultato,
mi stanno a cuore: sento in giro, anche dalle nostre parti, perché per il resto è stata una piacevole giornata di sport,
molte critiche sui giovani in generale, da parte di qualcuno ma di quello vero: sana rivalità, i miei che danno tutto ciò
Ed invece hai accettato. Pentito o contento?
Stracontento!!! Un inizio difficile, ma facendo un passo
alla volta ci stiamo riprendendo. Il gruppo c’è, ed è questo
l’aspetto più importante e gratificante. Per il Circolo di San
Silvestro invece l’aspetto più importante è poter finalmente avere una squadra che li rappresenti e che li potrebbe
rappresentare ancora per molti anni, vista l’età media
bassissima.
che avevano, più di cento persone che hanno assistito alla
gara e terzo tempo come nel rugby a mangiare e bere tutti
insieme. Non vedo l’ora che arrivi il ritorno, per replicare il
tutto, tranne il risultato, ovviamente.
Oltre a vincere il derby, sappiamo che c’è un desiderio molto più grande che vorresti si avverasse il prima
possibile.
Beh, si… il mio sogno è quello di realizzare un campo di
calcio a San Silvestro, ma la vedo difficile: sai, è solo dal
1990 che se ne parla di questo progetto!
Crepi il lupo e grazie a te, ma se potevo volevo approfittare di questo spazio che mi avete dato così gentilmente per
ringraziare gli sponsor della società, che sono il Ristorante
Freccia Azzurra, il già riportato ACLI, Senauto, Tinteggiatori Baldoni Sandro e Cristiano e Arte Verde di Nico Olivetti e
infine ci tengo particolarmente a citare un giocatore di Senigallia con cui ho affrontato mille battaglie sul terreno di
gioco e vinto insieme con tre maglie diverse: Giorgio Diambra, un mediano con gli attributi e grandi doti tecniche,
sprecato alla Uisp, e soprattutto una persona eccezionale,
fantastica, che ogni allenatore e giocatore vorrebbe avere
nella propria squadra.
Io ti ringrazio per il tempo concessoci e ti faccio i più
sentiti in bocca al lupo per il proseguo della stagione.
Antonello Pace
Calcio Uisp: CHE DERBY!
Che cosa hanno in
comune i campionati della Uisp con la
magistratura italiana,
lo spostamento dei
continenti e Amauri?
Ovvio, la lentezza!!! Il
problema è sempre
quello: quando piove,
non importa quanto o
quando, non si gioca. A
questo punto, è lecito
pensare che i nostri campi, che poi non sono nostri (ed
è questa la causa scatenante di tutto il disastro!), siano
delle aree protette dell’Unesco, al pari delle Dolomiti o
i sassi di Matera! Inutile aprire per l’ennesima volta la
discussione sull’immobilismo e la mala organizzazione
che aleggia nel Comitato di Senigallia, quindi tanto vale
sperare nel meteo e interessarci a quel poco che il torneo
ha offerto fino ad ora. In serie A, a un paio di gare dalla
fine del girone di andata (siamo a febbraio… è semplicemente imbarazzante!), la vetta della classifica è leggermente affollata, e almeno una metà di chi vi alloggia
non era stata invitata ad inizio anno: ci sono i campioni
in carica dell’Acli Casine, c’è il Real Vallone di Ruscetti con
il dente avvelenato, ma ci sono anche le due squadre di
Ripe, Atletico e Passo, che stanno lì, a conquistare punti
e credibilità. In un fazzoletto ben quattro squadre, diversissime tra loro, tranne che per la presenza nelle rispettive file di un uomo-gol, il bomber (ogni squadra ce
l’ha, magari solo come soprannome, ma ce l’ha!), quel
giocatore che quando sei in difficoltà te la butta dentro
al momento giusto e ti fa vincere. Le Casine, oltreché il
solito e collaudato collettivo, può contare su Antonio
Marabese, il Vallone su un attacco stellare supportato
da centrocampisti con il fiuto del gol, l’Atletico Ripe ha in
squadra il pichichi del torneo, Giammarco Biagetti (con
cui ci congratuliamo per gli undici gol fin qui realizzati e
anche , e soprattutto, per la nascita di Tommaso, il suo
primogenito) e il Passo Ripe… ecco, i ragazzi di Giovanni
F e b b r a i o
Bonvini questo mese
meritano un’attenzione particolare, perché
quel che stanno facendo ha dell’incredibile a
mio avviso (ve lo posso
assicurare: ho giocato
con loro l’anno scorso… anche se nessuno
se n’è accorto!): come
i cugini di mister Luca
“Statistica”
Biagetti,
anche gli albiceleste sono partiti a fari spenti ad inizio
torneo e adesso si trovano a lottare per il titolo, dopo
una striscia, ancora aperta, di otto vittorie consecutive!
Il merito di questo exploit va equamente suddiviso tra
l’operato di mister Bonvini, personaggio sanguigno e
a volte un po’ troppo sopra le righe (ha collezionato
più squalifiche lui che tutti i ciclisti professionisti messi
insieme!), una società sempre attenta e presente (soprattutto nei dopo gara… grande ragazzi!!!!) e un bel
gruppo di giocatori, tra cui, e mi riallaccio al discorso
precedentemente fatto, Matteo Fiscaletti, terminale offensivo di grande efficacia (arrivato già a nove
segnature quest’anno) ma anche il portiere Eddy Beciani, i difensori “vecchia scuola” Gabriele Manocchi
e Moreno Paialunga, e poi i piedi buoni di Michele
“Poli” Orianda e la creatività di Giuseppe Pace a centrocampo… insomma, ce n’è per tutti i gusti! Tempo
permettendo, questo sarà un mese decisivo per le
sorti del campionato del Passo Ripe, con una serie di
test-match probanti, a partire dalla gara più sentita e
mai come questa volta decisiva dell’intera stagione: il
derby contro l’Atletico Ripe, di cui parleremo in maniera più approfondita nel numero successivo. Novanta
minuti da vivere e raccontare, dove la posta in palio,
per la prima volta forse nella storia delle due “rivali”,
non sarà solo la supremazia cittadina.
A.P.
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superiore da camera matrimoniale
e bagno entrambi con illuminazione
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Euro 225.000
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SA 445 SENIGALLIA Cesano:
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camere e bagno. Due balconi,
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Euro 220.000 trattabili
2 0 1 1 _ w w w . e c o m a r c h e n e w s . c o m
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appartamento di 65 mq al primo e
ultimo piano in palazzina bifamiliare
di nuova costruzione con ingresso
indipendente. Composto da soggiorno
con angolo cottura, camera matrimoniale
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bagno e terrazzo. Garage al piano terra.
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SA 449 SENIGALLIA zona Ospedale:
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abitabile, due camere matrimoniali,
bagno e giardino privato di 100 mq.
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Euro 240.000
13
rubriche
L E E M O Z I O N I 5°parte
L’IMBARAZZO
L’ANGOLO LEGALE
a cura
a cura
della Dott.ssa
dell’Avv.
Anna FARETTA
Elena DISCEPOLI
Psicologa e
volontaria DDP
MEDIAZIONE e CONCILIAZIONE
L’imbarazzo è un’emozione più facile da descrivere che
da definire, e ciò perché al termine vengono attribuiti
molti significati anche distanti fra loro.
Vi è il significato di “ingombro o peso materiale”,con
riferimento a dimensioni fisiche ingombranti o
sensazioni di disagio dell’organismo, quello “cognitivo”,
relativo al non sapere cosa fare o non fare, e quello
“emotivo”, caratterizzato dal disagio che sorge in
una situazione sociale e che è spesso manifestato
esternamente.
L’imbarazzo differisce dalla vergogna anzitutto perché
ci si imbarazza solo in presenza di altri, mentre la
vergogna si prova anche da soli e per lungo tempo;
in secondo luogo perché l’imbarazzo nasce in genere
per l’infrazione, vera o temuta, di regole sociali anche
non condivise, mentre la vergogna è il segnale della
rottura di regole morali alle quali il soggetto aderisce.
Un’altra distinzione può essere fatta tra imbarazzo
e timidezza e consiste nel fatto che il primo è
un’emozione temporanea, legato agli eventi sociali e
alle persone coinvolte, mentre la seconda è un tratto
stabile del carattere di un individuo, che si ritiene
socialmente inadeguato.
Il nucleo dell’imbarazzo consiste in una perdita della
propria autostima, che a sua volta dipende dalla
perdita della stima pubblica. Inoltre questa emozione
è funzione della situazione specifica nella quale si trova
il soggetto: ad esempio, una persona che si imbarazza
a parlare in pubblico, può essere disinvolta quando
canta in pubblico o viceversa. L’imbarazzo sorge in
dipendenza dei valori e delle regole che intendiamo
rispettare, della percezione che abbiamo di noi stessi,
e di quale aspetto della nostra personalita’ sia per noi
prezioso e quale, invece, trascurabile. Ad esempio a
qualcuno non interessa avere un’immagine di persona
puntuale e precisa e, dunque, non avrà problemi
nel mancare un appuntamento o nel ritardare una
consegna, fino al punto di sentirsi gratificato dal suo
potere di condizionare il lavoro altrui.
Per altri, invece, la stesse situazioni possono essere
vissute come fonte di grave imbarazzo e tali da
rovinare la propria immagine. Ovviamente le situazioni
che creano imbarazzo sono profondamente diverse
a seconda dell’età, del sesso, e dell’occupazione.
Possono provare imbarazzo, per esempio, una
casalinga per una visita inaspettata, sapendo che la
propria casa e’ in disordine, un’adolescente ai primi
inviti ad una festa da ballo, oppure un ragazzo che
incontra per la prima volta i genitori della fidanzata.
L’imbarazzo è inoltre una emozione contagiosa, dato
che non solo l’imbarazzo di qualcuno che ci è vicino
crea in noi ulteriore imbarazzo, ma si puo’ provare
imbarazzo anche al posto di un’altra persona, nel caso
in cui assistiamo a suoi comportamenti che riteniamo
sconvenienti, pur non essendone responsabili ad
esempio, quando un nostro commensale si rovescia
addosso un piatto, oppure quando parliamo con uno
straniero che non conosce bene la nostra lingua.
Ridurre il sistema giudiziario italiano rispetto al carico degli
arretrati e al rischio di accumulare nuovo ritardo.
E’ questa la finalità del nuovo istituto della mediazione civile e commerciale, approvato con il decreto legislativo 4
marzo 2010, n. 28 attuativo della riforma del processo civile.
Si tratta di una novità importante nell’ambito giudiziario: è
l’istituto della mediazione ed è l’attività svolta da un terzo
imparziale e finalizzata ad assistere due o più soggetti - sia
nella ricerca di un accordo amichevole per la composizione
di una controversia - sia nella formulazione di una proposta
per la risoluzione della controversia.
La mediazione è lo strumento per addivenire alla conciliazione. Per arrivare a ciò vi è il supporto degli organismi,
ovvero enti pubblici o privati, abilitati a svolgere il procedimento di mediazione iscritti in un registro istituito con decreto del Ministero della Giustizia. Chiunque può accedere
alla mediazione, purché si pongano questioni inerenti diritti
disponibili come: condominio; diritti reali; divisione; successioni ereditarie; patti di famiglia; locazione; comodato;
affitto di azienda; risarcimento del danno derivante da circolazione di veicoli e natanti; risarcimento del danno derivante
da responsabilità medica; risarcimento del danno derivante
da diffamazione con il mezzo della stampa o altro mezzo di
pubblicità; contratti assicurativi, bancari e finanziari.
E’ sufficiente presentare la domanda di mediazione presso
l’organismo competente, indicando: l’organismo; le parti;
l’oggetto; le ragioni della pretesa. La mediazione si svolge
davanti all’organismo presso il quale è stata presentata la
domanda. Il responsabile dell’organismo designa un mediatore, fissando il primo incontro tra le parti (non oltre 15
giorni dalla domanda).
Viene data comunicazione all’altra parte. Il mediatore cerca
un accordo amichevole, se si raggiunge l’accordo il mediatore redige processo verbale, sottoscritto dalle parti. L’accordo
non contrario all’ordine pubblico a norme imperative viene
omologato con decreto del presidente del Tribunale, nel cui
circondario ha sede l’organismo, con accertamento della regolarità formale. Il verbale omologato è titolo esecutivo per
l’espropriazione forzata, per l’esecuzione in forma specifica
e per l’iscrizione di ipoteca giudiziale. Se non si raggiunge
l’accordo, il mediatore forma processo verbale con indicazione della proposta e delle ragioni del mancato accordo e
inizia il processo civile.
Il provvedimento che definisce il giudizio corrisponde interamente al contenuto delle proposta conciliativa, il giudice:
A) esclude la ripetizione delle spese della parte vincitrice
che ha rifiutato la proposta, relativamente al periodo successivo alla stessa; B) condanna al pagamento delle spese
processuali di controparte; C) condanna al versamento di un
ulteriore somma, di importo corrispondente al contributo
unificato dovuto. Il mediatore è tenuto all’obbligo di riservatezza, rispetto alle dichiarazioni rese ed alle informazioni acquisite. Tali dichiarazioni e informazioni acquisite nel
corso del procedimento non possono essere utilizzate nel
giudizio avente il medesimo oggetto anche parziale iniziato
o riassunto a seguito dell’insuccesso della mediazione.
Il mediatore non può essere tenuto a deporre sulle dichiarazioni delle parti, conosciute nel procedimento di mediazione. Tutti gli atti, documenti e provvedimenti relativi al procedimento mediatorio sono esenti dall’imposta di bollo e da
ogni altra spesa, tassa o diritto di qualsiasi specie e natura.
Il procedimento di mediazione ha una durata di 4 mesi.
Se i lettori hanno qualche domanda da porre all’Avvocato possono scrivere a: [email protected]
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F e b b r a i o
a cura
della dott.ssa
Petronela NITA
Medico Chirurgo
specialista in
dermatologia e
venereologia
VASCULITE DA BROMO
Mi arriva una paziente in studio, lamentando
severa stanchezza e la comparsa di pustole, su
tutto il corpo, erosioni a livello delle mucose, con
aspetto clinico di vasculite.
Le vasculiti hanno molteplici cause come infezioni
virali, batteriche, cause tossiche, ecc.
Dall’anamnesi risultava che la paziente non
assumeva farmaci escluso il bromazepam, da circa
2 anni, senza problemi e non in modo continuativo
e di aver avuto una broncopolmonite curata con
antibiotici, cortisone e sciroppi per la tosse.
Escluse le patologie batteriche, virali ed infettive
in generale, valutando il valore del bromo nel
sangue, questo risultava aumentato.
Eliminando la causa (bromazepam ed i vari
sciroppi contenenti
bromo), seguendo la
terapia per la vasculite (secondo i protocolli) e la
disintossicazione, abbiamo ottenuto la guarigione
delle ferite.
La vasculite è un’infiammazione dei vasi a livello
della cute, mucose ma anche a livello polmonare
(aspetti radiologici che possono mimare la
broncopolmonite) e renale.
Racconto questo caso, per evidenziare
l’importanza dell’anamnesi per arrivare alla causa
di una patologia che spesso dà un quadro clinico
identico, ma generato da cause diverse.
Senza individuare la causa, la terapia si potrebbe
prolungare a lungo, senza benefici e tante volte
con severi effetti collaterali.
Rimane importante individuare la causa tossica ed
eliminarla per favorire la terapia in tempi più brevi
e per impostare una terapia di disintossicazione.
Il bromismo è un’intossicazione da ingestione da
preparati a base di bromo che a livello neurologico
si manifesta con astenia, depressione, disturbi
della personalità.
Il bromo lo possiamo trovare in alcuni medicinali,
nelle piscine, negli agenti per la fotografia, vernici,
antiparassitari (spray per uccidere insetti).
Una concentrazione di bromo intorno a 0.5 mg/l
nell’acqua delle piscine può causare irritazione a
livello delle mucose, congiuntiviti irritative, vulviti,
balanopostiti, ecc. L’uomo può assumere bromo
attraverso la pelle, il cibo, la respirazione; il bromo
organico è neuro tossico e viene impiegato in un
quantitativo di 20gr/20mc di acqua per sterilizzare
l’acqua nelle piscine.
Le sostanze che si formano quando elementi
organici reagiscono con il bromo, potrebbero
esporre al rischio di genotossicità danneggiando
il materiale genetico e così favorendo lo sviluppo
di tumori nella persona con predisposizione
genetica.
Altri rischi nei casi di intossicazione con bromo
organico sono, oltre ai problemi di infiammazione
tossica a livello delle mucose oculari, respiratorie,
ecc., anche dei danni a livello del fegato, polmone,
milza ed altri organi.
JAHVE’, DIO E ALLAH:
FALSE DIVINITA’
101 motivi
per credere
solo nell’uomo
di
Dante Svarca
Edizioni ALBATROS
Come scrive l’astrofisica Margherita Hack che ne ha curato la prefazione: questo libro esamina in dettaglio le
contraddizioni, le superstizioni di cui sono costellate le
religioni, tutte.
Particolarmente, nel libro, vengono esaminate le tre
più diffuse al mondo: ebraismo, cristianesimo e islamismo.
L’uomo è comparso sulla terra due milioni di anni fa e
l’idea di dio è apparsa, per la prima volta, 30.000 anni
fa. “Abbiamo” dio ma i risultati sono sotto gli occhi di
tutti: l’umanità è sempre più lacerata. L’autore del libro,
Dante Svarca – alla sua seconda pubblicazione (dopo
Nika, un saggio sulle origni del cristianesimo) – parla di
un dio assente dalla vita quotidiana della gente, un dio
insensibile al dolore dell’umanità.
“L’assente, il latitante, il misterioso, l’inesistente ha
fallito”. “Se mai ci fosse stato un dio – afferma ancora
l’autore – o qualche altro essere cosciente che avesse
contribuito alla creazione della vita sulla terra, da tempo si sarebbe ritirato dalla sua creatura, mortificato dall’insuccesso”.
Colpisce duro, Svarca, la sua è una forte critica alle
Scritture, cominciando da quelle ebraiche e coraggiosamente e un pò donchisciottescamente impugna un
duro attacco teologico, partendo già dalla Creazione
“Non ha senso perché la creazione non è affatto un disegno intelligente”.
Il titolo del libro “Jahvè, Dio e Allah: false divinità , 101
motivi per credere solo nell’uomo” è esplicito. C’è fin
da subito una presa di posizione netta, decisa. In più di
400 pagine – di fruibile lettura grazie anche alla suddivisione in capitoli – si dice molto. E’ pieno di riferimenti,
citazioni, c’è tanto studio dietro. Una teoria approfondita e argomentata. Perché, soprattutto per il cristianesimo, è la pratica che ci coinvolge tutti, ma la teoria la
conoscono in pochi, anche i più fedeli. Forse se si conoscessero maggiormente certi dogmi, scatterebbero
riflessioni e diverse consapevolezze.
Per Svarca, inoltre, non può esserci alcun accordo tra
fede e ragione così come tra Religione e Scienza “ciò
che realmente serve all’uomo non è la voglia di credere, ma il desiderio di capire”.
“Tra fede e ragione non può esserci alcun accordo perchè interpretano la natura in maniera diametralmente
opposta - afferma Svarca - la fede facendo ricorso alla
metafisica, la ragione alla scienza. Le due visioni della
realtà sono inconciliabili: la fede spiega la natura ricorrendo al sovrannaturale, a ipotesi indimostrabili (i tuoni, i lampi e la pioggia sono manifestazioni del divino),
mentre la ragione lo fa attraverso il sapere scientifico e
l’esperienza (formulazioni di ipotesi e loro verifica empirica)”. E cita Schopenhauer: O si pensa o si crede.
Togliere dal cielo dio non significa rimanere senza ideali. Scorrendo la prefazione del libro, la Hack scrive: c’è
chi si domanda se il credente abbia una sua morale.
Una domanda assurda, come se uno dovesse agire in
modo onesto e responsabile verso il prossimo e verso
se stesso solo per paura della punizione divina. L’ateo
agisce eticamente per rispetto del prossimo e di se
stesso, libero da dogmi.
“Nel cielo bisogna mettere i sogni dell’uomo, i suoi
ideali, la ricerca della giustizia, del benessere per tutti,
l’eliminazione delle malattie e delle menomazioni, la
ricerca di un futuro eterno per l’umanità, di mondo in
mondo, di universo in universo”.
La sola fede che non deve mai venire meno è quella in
noi stessi. Certamente credere è più comodo che dubitare. Sta all’uomo decidere se vuole vivere nella realtà
o nella fantasia.
l.St.
Il libro “Jahvè, Dio e Allah: false divinità” sarà presentato nella Sala del Trono di Palazzo del Duca a Senigallia
sabato 19 febbraio alle ore 17.30. Alla conferenza dell’autore seguirà un dibattito. L’iniziativa è stata organizzata dalla delegazione di Senigallia del Circolo UAAR di
Ancona.
2 0 1 1 _ w w w . e c o m a r c h e n e w s . c o m
r u b r i c h e
a cura
di
NAVI
100% VEGETARIANO
VENERE AMENDOLEA
di
Mirella Violi
Mirella Violi, poetessa e giornalista messinese, con
“Venere Amendolea” ci offre un poemetto d’assoluto
pregio artistico e dal contenuto lirico appagante che
conferma la raggiunta maturità espressiva della sua
autrice. Rivisitati negli ultimi anni i luoghi d’origine
dei genitori, dopo lunghe assenze se si considerano
le annuali frequentazioni estive da ragazza, Mirella
ha notato con profondo e malcelato dolore un decadimento di quell’amato territorio contrassegnato
dall’Aspromonte fino ai lembi delle coste tirreniche
ed ioniche e così ha voluto ridare loro una voce e una
memoria letteraria, quasi per preservarli dall’incuria
incalzante degli amministratori locali e dagli scempi
ambientali perpetrati negli ultimi decenni da chi là
vive, opera, investe o fa semplicemente affari.
A dire il vero, le visioni magiche ed i dolci ricordi di
quei luoghi l’hanno sempre accompagnata e non
l’abbandonano mai da quando s’è trasferita a Roma
per lavoro, sempre consapevole che la sua anima era
rimasta quasi ancorata e smarrita là, tra le macchie e le
onde della fiumara Amendolea, con la spensieratezza
tipica delle adolescenti e con i sogni di un imminente
brillante futuro nella capitale.
La copertina, fortemente suggestiva ed ammaliante,
con la statua di Venere Amendolea al centro in primo
piano e sullo sfondo l’avito palazzo paterno circondato dalla tipica vegetazione aspro montana, attraversata dalla fiumara, evoca il richiamo ancestrale verso
i luoghi dell’anima da cui l’autrice del poemetto è
stata avvinta con un filo indissolubile. Infatti, trapela
subito dai primi versi l’attaccamento forte e profondo alla terra dei propri avi e dei genitori,specialmente
nei confronti di Bova oggi capitale della Bovesìa grecanica, luogo d’origine della famiglia paterna,situato
nella costa ionica fra i tornanti d’Aspromonte. Mirella
ci proietta d’un colpo, con l’eleganza e la levità insite
nella sua scrittura raffinata e nelle precise scelte lessicali e grazie ad un registro per lo più elevato e solenne, in un mondo primordiale, fortunatamente lontano
dal traffico urbano, dalle brutture del territorio in cui
viviamo e dai guasti all’ambiente che civile più non è,
purtroppo, nella nostra società contemporanea.
Pagina dopo pagina, anzi, ci fa naufragare in uno stupendo lembo della nostra penisola, poco distante
dallo Stretto di Messina, da quelle omeriche “Scilla e
Cariddi” ancora memori dell’eroico Ulisse, dove invece
la natura è quasi intatta, incontaminata con la varietà
delle sue specie vegetali, con il fascino e la bellezza dei
siti d’origine grecanica che rimandano, per incanto,
alla suggestione ricorrente dei miti omerici rivissuti
in chiave onirica da Mirella grazie ai ricordi adolescenziali legati alle dolci estati trascorse in quelle remote
plaghe, nei dintorni dell’amato palazzo paterno sulla
fiumara Amendolea.
L’autrice, attraverso le parole ed il linguaggio poetico carico di un intenso magnetismo,dichiara qui in
maniera straordinaria il suo amore per la Calabria e
per la sua cultura millenaria, ricco di un vero vissuto,
trasferendo e comunicando al lettore la suggestione
dei temi trattati nonché l’autenticità delle emozioni
scandagliate durante la sua stesura.
Per quanto riguarda il contenuto, il poemetto “Venere Amendolea”, naturalmente dedicato ai suoi
genitori,secondo me un testo di assoluto spessore artistico-letterario e di alta qualità poetica, si apre con
un’introduzione sul grecanico segreto seguita da alcune note esplicative dell’autrice ed è strutturato in 6
capitoli, l’ultimo dei quali intitolato “Afrodite di miele
e avorio” è un sincero omaggio alla Venere LamianaAmendolea, simbolo ideale delle donne di Calabria,
ancora oggi coraggiose e tenaci fin dai tempi atavici, a testimoniare non solo miti,leggende,racconti di
memorie e storie lontane ma anche a cullare fideisticamente i loro sogni e le speranze in una vita ed
un futuro migliori per sé e per le giovani generazioni.
a cura
di
Maria Paola CELANI
hair Stylist
Maria Stella MARTINES
E s p e r t o i n Tr i co l o g i a
specialiste in Pediatria
Uno spazio tutto dedicato alla cura del capello.
Molte sono le curiosità che raramente vengono
soddisfatte perchè non si sa a chi rivolgersi.
Abbiamo contattato un esperto che con amore e
dedizione svolge la sua professione come un’Arte.
I lettori hanno posto a Gonario le prime domande.
Scrivi anche tu: [email protected]
Da cosa dipende la forfora?
La forfora puo’ dipendere da tanti fattori, anche perchè
ne esistono di tre tipi e sono: pitirisiaca, seborroica,
steatorroica.
Le principali cause sono legate soprattutto
all’alimentazione e allo stile di vita, fino ad arrivare alla
scelta non corretta dei cosmetici.
L’alimentazione incide sulla cute e sui capelli?
Sì, l’alimentazione incide sulla cute e sui capelli perchè,
se mangiamo in maniera non corretta, facciamo
lavorare di piu’ il fegato e tutte le ghiandole sebacee e
sudoripare lavorano in eccesso, portando più acidità al
cuoio capelluto e tutto questo danneggia i capelli.
Per curare la seborrea cosa è opportuno fare?
Per curare la seborrea sarebbe giusto fare un peeling
per detossinare la cute, poi usare un bagno capillare
sebonormalizzante, e la cosa molto importante su cui
insisto è curare bene l’alimentazione.
Una curiosità: perche’ si formano le doppie punte?
Le doppie punte si formano quando il capello perde
i suoi componenti principali, cheratina, sali minerali
ecc ecc, non per questo per toglierle bisogna tagliarli,
sarebbe bene reintegrare i componenti persi, per
ristabilire l’equilibrio naturale.
Quanto vive un capello?
Il capello vive dai 3 ai 5 anni, durante la sua vita, passa
tre fasi: anagen che dura dai 3 ai 5 anni , catagen che
dura un paio di settimane e telon che dura intorno ai
4 mesi
Quanti capelli cadono al giorno? C’e’ un numero
specifico?
La media normale della caduta dei capelli giornaliera
e’ di 100 capelli al giorno, Questo e’ il numero specifico.
Questo varia da persona a persona avendo capelli
diversi uno dall’altro, cambiando la quantita’ e il
periodo.
Come si curano capelli molto danneggiati senza
arrivare a tagliarli?
Per migliorare la qualita’ di un capello molto
danneggiato, bisogna esaminarlo facendo un tricotest,
per poter valutare il tipo di anomalia, e per capire la
causa del danno.
Se e’ danneggiato da trattamenti chimici possiamo
riportarlo in equilibrio facendo una ricostruzione
molecolare, dove al capello ridiamo idratazione e sali
minerali che sono stati portati via con servizi tecnici.
Facendo cosi’ evitiamo di tagliarli, anche perche’ la
forbice e un ottino rimedio per dare linea a un capello,
ma non per rinforzarlo.
Vincenzo Prediletto
F e b b r a i o
delle dott.sse
GONARIO Piccioni
VIVI E VEGETARIANI TUTTO SUI CAPELLI
E’ difficile parlare di vegetarianesimo. La maggior
parte di noi crede che “il vegetariano” sia una sorta di
alieno atterrato sulla terra che cerca di convertire gli
esseri umani ad un’altra alimentazione.
La risposta più comune è quella di sentirsi dire che
tanto ci sono esseri umani che muoiono di fame,
quindi perché preoccuparsi delle sofferenze degli
animali? Oppure che la carne serve all’organismo
o che l’uomo è onnivoro e mangiar carne fa parte
della catena alimentare. Pochi invece sanno che
proprio perché la metà del mondo muore di fame
bisognerebbe smettere di mangiar carne.
La stragrande maggioranza del cibo coltivato in tutto
il mondo va a sfamare gli animali, parliamo di cibo
che potrebbe essere utilizzato per sfamare esseri
umani. Il relatore speciale delle Nazioni Unite per il
diritto all’alimentazione, Jean Ziegler, ha definito “un
crimine contro l’umanità” trasformare cento milioni
di tonnellate di cereali e mais in etanolo, mentre
quasi un miliardo di persone soffre la fame. Queste
quantità sarebbero sufficienti a sfamare un miliardo
e mezzo di persone che vivono in estrema povertà.
A queste si devono ancora sommare 225 milioni
di tonnellate di soia prodotte come mangime per
animali.
Questa motivazione basterebbe da sola. Ma un
vegetariano potrebbe proporvene a centinaia.
A molti di noi non interessa sapere da dove
proviene la carne che mangiamo e soprattutto che
trattamento ha ricevuto. Anche perché forse gli
allevatori “intensivi” si guardano bene dal far sapere
alla gente cosa succede agli animali. Castrati senza
anestesia, sgozzati, marchiati, femmine ingravidate
continuamente, ingozzati di cibo, costretti in spazi
strettissimi a volte senza potersi girare per tutta la
vita, imbottiti di antibiotici perché altrimenti non
resisterebbero ai maltrattamenti, tagliati a pezzetti
a volte ancora vivi, galline ovaiole nello spazio di
un decimetro quadrato con luci accese notte e
giorno ecc... Quanti di noi sarebbero disposti a fare
personalmente un trattamento simile al proprio
animale domestico? O ad un altro animale qualsiasi
solo per ritrovarsi una fetta di prosciutto nel piatto?
Eppure qualcuno lo fa per noi. Quanto siete disposti a
tollerare la sofferenza di questi animali? E soprattutto,
chi ha detto che queste povere inermi vittime sono
state create per noi? Quale Dio permetterebbe simili
atrocità? In natura il leone uccide la gazzella quando
ha fame non quando si vuole divertire.
L’uomo uccide centinaia di animali e la gran parte
di essi finisce buttata nella spazzatura dopo che
non è stata acquistata nei supermercati. E poi chi
ha definito che l’uomo è una specie superiore e con
quale presunzione ci si arroga questo diritto? Gli
unici animali assassini siamo noi, questa è la realtà.
Perché alla cattiveria umana non c’è limite.
Si può, si deve fare una scelta.
Mangiare il meno possibile alimenti di origine
animale, idealmente nessuno, può contribuire alla
soluzione.
Senza considerare che la diete vegetariane ben
calibrate sono adatte a tutti gli individui in tutti
gli stati del ciclo di vita, compresa la gravidanza,
l’allattamento, l’infanzia, l’adolescenza e per gli atleti.
Le diete vegetariane tendono ad avere un apporto
minore di grassi saturi e colesterolo e un apporto
maggiore di fibre, magnesio e potassio, vitamina C
ed E ed inoltre si può abbandonare completamente
l’idea che i vegetariani non raggiungano l’apporto
necessario di proteine, senza considerare che i vegani
e i vegetariani hanno un tasso inferiore di tumori.
Nonostante molti equivoci persistano ancora
sappiamo tutti che gli allevamenti intensivi sono
la cosa più inumana che esista e sappiamo che la
vita, qualunque vita, ha un’importanza profonda.
Atei o più credenti che si possa essere dobbiamo
riconoscerlo.
Nel momento in cui certe brutture entrano a far parte
delle nostre conoscenze non si può più far finta di
nulla.
Sedersi nella tavola globale e avere la coscienza
pulita non è possibile completamente (o forse si)
ma quantomeno si può provare a non contribuire a
sostenerla coi nostri soldi.
a cura
2 0 1 1 _ w w w . e c o m a r c h e n e w s . c o m
FLUIDIFICANTI PER BAMBINI
Nei bambini le vie respiratorie tracheo-bronchiali
hanno un diametro più piccolo rispetto a quelle dell’adulto in quanto in corso di sviluppo e per la loro
caratteristica costituzionale sono più soggette a problematiche di tipo ostruttivo.
E’ importante sapere che fisiologicamente il muco
viene prodotto in quota variabile tra 10 e 100 ml/die
ed esso è composto per il 95% di acqua che può essere libera o associata alla matrice mucosa ed il 5% è
composto da materia solida (proteine, lipidi ed elettroliti). Il muco svolge un importante e fondamentale
ruolo di difesa in quanto intrappola e rimuove germi
patogeni, sostanze inquinanti, allergeni. Questi alterano la capacità di movimento delle ciglia poste sull’estremità cellulare rivolta verso il lume bronchiale,
con azione mucocinetica (battito ciliare per depurare
le vie aeree).
La stasi di muco che si verifica durante per esempio
un attacco virale o batterico favorisce la proliferazione dei germi e la loro patogenicità (capacità di dare
malattia). Dal punto di vista clinico la tosse è l’evento
conseguente volto ad espellere il muco in eccesso
ed a liberare le vie aeree dei germi in esso inglobati:
funge quindi da meccanismo di difesa. Nei bambini
però la tosse può risultare poco efficace in quanto
per l’anatomia delle loro vie respiratorie il ristagno di
muco è maggiore, con conseguente maggiore probabilità di sviluppare un’infezione.
Con queste premesse è opportuno scegliere una terapia adeguata per la tosse nel bambino. In linea di
massima non debbono essere utilizzati i sedativi della
tosse specialmente nei più piccoli, in quanto si viene a
deprimere un importante meccanismo di difesa dell’organismo: agiscono sul sintomo tosse ma non sulla
causa, il muco ristagna e la possibilità di un’infezione
aumenta. I fluidificanti (spesso sono formulazioni orali
in sciroppo o gocce e rettali in supposte) favoriscono
lo scioglimento del muco regolandone la secrezione,
ma nei bambini sotto i 2 anni non debbono essere
utilizzati in quanto l’eccessiva fluidificazione del muco
può ulteriormente ostruire le vie respiratorie peggiorando la situazione clinica del piccolo. Si raccomanda
quindi, per il trattamento della tosse soprattutto nei
più piccoli, di consultare il proprio medico pediatra
che saprà indicare la terapia più idonea.
A TU PER TU...
con la Psicologa
a cura della dott.ssa
Maria Pia AUGUSTI
Piercing e tatuaggi sono sempre più diffusi soprattutto
fra gli adolescenti e poi ci sono protesi varie e interventi
che modificano il corpo per contenere l’invecchiamento
e pratiche che cambiano l’aspetto introducendo elementi estranei. Con il piercing si forano parti del corpo
per inserire oggetti spesso metallici. I tatuaggi invece
perforano la cute con aghi che introducono pigmenti
più o meno indelebili nello stato sottocutaneo per disegnare figure decorative permanenti. Questi sono messaggi che esprimono il bisogno di piacersi, di affermare
la propria autonomia tipica degli adolescenti: “Il corpo
è mio e lo gestisco io”. Si sfida così il dolore, il rischio,
il divieto degli adulti ma ci sono anche altri motivi. La
moda, l’estetica, la socializzazione e l’appartenenza al
proprio gruppo salvaguardando la propria individualità. I piercing e i tatuaggi sono entrambi richiami sessuali. Il fisico può risentirne e ci sono dei rischi: infezioni,
controindicazioni, dolore e l’impossibilità di cancellare
questi messaggi corporei.
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