Né strega né madonna. Solo donna

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Né strega né madonna. Solo donna
DOSSIER DONNA
Né strega né madonna. Solo donna
Né strega né madonna! Solo donna. Così scandiva uno slogan della fine degli anni ’70 quando si parlava di femminismo. La rivendicazione delle donne di allora era quella di essere considerate al di là degli
stereotipi per cui una donna o era “tutta casa, chiesa e famiglia” (madonna) oppure era una sgualdrina
(strega). Una rivendicazione che è stata travolta dagli eventi perché subito dopo la donna è uscita dalla
famiglia, ha studiato, ha imparato un mestiere ed ora arranca come i compagni uomini in un mondo spietato. La lotta per la sopravvivenza, anche alle nostre latitudini, ha soffocato quella per l’ottenimento di
una parità tra i sessi che è ancora lungi da venire.
di Daria Lepori
Il ruolo che la donna ricoprì nelle società del passato
fu secondario e subordinato a quello dell’uomo.
Benché siano esistite società matriarcali, la forma più
diffusa è stata ed è quella patriarcale con l’esercizio
dell’autorità strettamente in mano agli uomini, il passaggio del nome e dei patrimoni agli esponenti di
sesso maschile. C’è chi dice che le cose sono cambiate ed in parte è vero. Sono passati da tanto i tempi in
cui si pensava che la donna non avesse un’anima, che
fosse qualcosa poco di più che un animale. Ne sono
passati solo un po’ meno (meno di quaranta) da
quando anche in Svizzera la donna può esercitare i
propri diritti civici. Eppure alcuni dettagli ci fanno
capire come è ancora diffusa questa mentalità di
supremazia dell’uomo sulla donna. Ecco un esempio.
Nessuna donna si offende quando riceve una lettera
che inizia con la formula “Egregio signor”; che cosa
proverebbero gli uomini al venir appellati con un
“Gentile signora”? In fondo i due “errori” sono
altrettanto oltraggiosi, eppure quando il sesso del
destinatario è sconosciuto i programmi elaborati per
la gestione di indirizzari usano sempre la forma
maschile…
Un tema scottante è quello delle quote: quel meccanismo che prevede di riservare un numero fisso di
donne per organismi di varia natura, dai parlamenti
dei vari livelli della politica, ai consigli di amministrazione, alle commissioni, ai comitati di gruppi e associazioni e così via. Agli oppositori a queste misure
piace dire che è sbagliato scegliere delle candidate
solo perché sono donne, che se le donne sono valide
arrivano ai posti a cui ambiscono, che non ci sono
mai abbastanza donne quando si tratta di fare delle
liste. Non capiscono che per una donna è veramente
più difficile che per un uomo accedere a qualsivoglia
posizione là dove non sono applicate delle quote
(stiamo ancora parlando genericamente di quote e
non di pari rappresentanza!). È dimostrato che una
donna deve essere più brava, più efficiente, meglio
formata e con maggiore esperienza di un uomo per
accedere ad una posizione. La donna, a parità di funzione, è generalmente pagata meno dell’uomo,
soprattutto nelle posizioni medio alte. Senza il diritto
alla pari rappresentanza le donne impiegheranno
ancora troppi anni per essere più presenti in politica,
nelle strutture dello Stato, nel mondo del lavoro. Non
è pensabile riuscire a cancellare in qualche decennio
una forma mentale che influisce sui nostri ruoli da
millenni, ma non vogliamo aspettare millenni affinché questo processo, che è già cominciato, si concluda. Se gli uomini non sono capaci di farsi da parte
spontaneamente, di coinvolgere attivamente le
donne, è bene che si instaurino delle regole precise.
Le donne che vogliono far politica non si trovano
perché, fin dalla base, non è dato loro spazio, meglio,
non sono sollecitate a prendere posizione. Fino a
qundo la cura e l’educazione dei figli saranno accollate solo alla donna, non permettendo agli uomini
che giustamente lo desiderano di farsi carico totalmente o parzialmente di questi compiti, la donna sarà
sempre discriminata ed emarginata dai datori di lavoro. Questo significa anche riformare certi ambiti
(assicurazioni e congedi per genitori e non solo di
maternità) e creare strutture (asili nido, pre e dopo
scuola, mense scolastiche).
C’è un altro tema che mi preme proporre ed è proprio quello in cui l’uomo si differenza in maggior
modo dalla donna: nella capacità di dare la vita.
Come spiegato a pagina 18 l’uomo è già riuscito a
modificare questo momento fisiologico. Ma non gli
basta. In fondo è geloso di questa magnifica capacità
della donna, vorrebbe poterlo fare anche lui. È forse
per questo che la scienza si accanisce su quella che
definisce l’origine della vita, che ha cercato di capirne
i meccanismi, che sta cercando di imitarli. Forse
all’uomo dà fastidio questa dipendenza dalla donna
per la procreazione, forse vorrebbe farne a meno.
Con la clonazione ci è quasi riuscito, riducendo il
corpo della donna ad un “utero in affitto”. Il prossimo passo quale sarà? La gravidanza maschile?
Nel regno animale vi sono esempi di popolazioni
formate da soli individui femminili (per esempio una
specie di libellule su un’isola dell’arcipelago delle
Figi), nessuna fatta di soli individui maschili.!
il dialogo IV e V/05
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