L`avveniristica struttura inserirà Modena tra le grandi mete del turismo

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L`avveniristica struttura inserirà Modena tra le grandi mete del turismo
Eccellenze modenesi | Il museo dedicato al Drake
L’avveniristica struttura inserirà Modena tra le grandi mete del turismo
Un cofano
giallo brillerà
sul mito Ferrari
36 OUTLOOK
Mauro Tedeschini, modenese,
direttore di «Quattroruote» e presidente
della Fondazione Casa natale Enzo Ferrari,
racconta il futuro di un progetto
destinato a cambiare il volto della città
di Arianna De Micheli
rima una cordiale stretta di mano accompagnata da quel sorrisetto allusivo in bilico tra complicità e critica, poi l'inevitabile sentenza negativa
sputata in sei parole da coloro che, sedicenti custodi di
verità, sono convinti, oltre alla lingua, di avere l'occhio
lungo: «Tanto non ce la farete mai». Mauro Tedeschini,
direttore del mensile automobilistico «Quattroruote»
nonché presidente della Fondazione Casa natale Enzo
Ferrari, ormai ha fatto il callo a chi manifesta in modo
P
più o meno palese il proprio pessimismo. «Bisogna
ragionare in grande e uscire dai provincialismi modenesi. Non appena si presenta un intoppo, le persone pronte a criticare sono assai più numerose rispetto a quelle
disposte a dare una mano. A Modena l'entusiasmo viene
stroncato sul nascere dall'imperante scetticismo».
Giornalista navigato con il pensiero proiettato al futuro e i piedi ancorati alla dura realtà quotidiana che
non fa sconti ad alcuno, Tedeschini pare indifferente
alle voci di malaugurio che da sempre battono sullo
stesso tasto (penuria di finanziamenti, gestione troppo
costosa) e che scommettono sull'aborto di un progetto i
cui lavori sono entrati nel vivo da quando, lo scorso aprile, tra giubili di gioia e promesse di tempi brevi, nel cantiere in via Paolo Ferrari 85 è stata posata la prima pietra del Museo Enzo Ferrari. Eppure nonostante la risposta pronta e misurata, la pacatezza dei modi e l'innata eleganza dell'approccio che qualcuno potrebbe scambiare per noncuranza, al presidente della fondazione,
votata a trasformare ciò che a molti pare un miraggio in
fatto concreto, non piace che la sua città diventi patria
Sopra, Mauro
Tedeschini.
Il museo ha preso
le mosse
dall’idea
di restaurare
la casa
dove il Drake
è nato
(nella pagina
a fianco)
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Eccellenze modenesi | Il museo dedicato al Drake
Il progetto | Innovazione a tutto campo
n ristorante-caffetteria, un'area attrezzata
per conferenze con 200 posti, una sala
proiezioni, un centro di documentazione dedicato al motorismo made in Modena il cui punto
di forza è rappresentato dalla collezione Swaters, la più completa al mondo su Enzo Ferrari,
interamente digitalizzata. È quanto serve al Museo Enzo Ferrari per essere completo. «Il cantiere è in piena attività e i lavori procedono speditamente», garantisce Adriana Zini, segretario
generale della Fondazione Casa natale Enzo
Ferrari. «Dando precedenza alle eccellenze locali, e Martini Illuminazione ne è esempio calzante, stiamo cercando imprese disponibili a
diventare nostre partner. Che in cambio ottengono grande visibilità e la possibilità di utilizzare gli spazi del museo per finalità aziendali».
Gli spazi del complesso museale sono ad alto
risparmio energetico e a elevata sostenibilità
ambientale, progettati rispettando principi di
U
architettura bioclimatica e realizzati con materiali e tecnologie all'avanguardia. Un esempio? L'impianto di geotermia con applicazione
di sonde di tipo verticale che alimenterà i sistemi radianti di climatizzazione. I pannelli solari,
invisibili perché sistemati nell'area verde a
ridosso della copertura, forniranno acqua calda,
mentre l'illuminazione delle aree espositive si
nutrirà di pannelli fotovoltaici. Inoltre l'edificio è
stato progettato in modo da consentire la ventilazione notturna estiva in configurazione «free
cooling» per smaltire l'accumulo indesiderato
di energia termica nelle strutture. E se l'ambiente interno potrà godere di una notevole
quantità di luce naturale filtrata dalle feritoie
previste sul tetto, la facciata, inclinata di 12,5
gradi con una geometria che varia da convessa
a concava (in realtà si tratta di due superfici
coniche, di raggio diverso, unite nel loro punto
di tangenza), vanterà pannelli in vetrocamera
Il costo dell’opera è di circa
Il museo avrà
due sedi:
la nuova galleria,
con la copertura
tridimensionale
in alluminio,
in cui saranno
esposte le auto
e la casa
dove il Drake
nacque nel 1898,
nella quale
verrà allestito
un percorso
sulla sua vita
e sulla sua attività
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sostenuti da un
sistema di funi
in acciaio inox
pretensionate.
Infine, la copertura, senza dubbio l'elemento
più caratteristico
Adriana Zini, segretario
del progetto, sagenerale della Fondazione
rà realizzata con
Casa Natale Enzo Ferrari
una struttura in
acciaio e manto
in doghe d'alluminio che creano una superficie
a doppia curvatura perfettamente liscia, priva di
giunti a vista e a tenuta d'acqua: ciascuna doga
sarà curvata secondo la geometria di scomposizione della superficie tridimensionale in strisce bidimensionali, calcolata tramite software e
ottenuta sulla doga mediante apposita calandatrice».
16 milioni di euro
prediletta di detrattori e di chi, cocciuto per principio,
non crede finché non tocca con mano. E questo proprio
nel momento in cui a Modena si offre l'opportunità di
sdoganare e riproporre in una dimensione internazionale quell'eccellenza frutto delle sue stesse viscere.
Per quanto dal lunedì al venerdì cavalchi i ritmi
della frenetica Milano, Mauro Tedeschini rimane infatti modenese sino al midollo. E come tale è pronto a mettersi in gioco e a rischiare la faccia: «Il museo Enzo
Ferrari aprirà i battenti nella primavera del 2011». Un
complesso museale di oltre seimila metri quadrati dove,
riportata alle origini con estrema cura, farà bella
mostra di sé e sarà scrigno alla memoria la casa in cui
Enzo Ferrari nacque nel lontano 1898. E se la casa natale di Ferrari rappresenta un inchino della città al ricordo di colui che, insieme a Luciano Pavarotti, è stato e
rimane il più amato dei suoi figli, la nuova galleria espositiva, forte dell'ormai famoso cofano in alluminio giallo
(anche se in origine doveva essere blu) si appresta a cantare il proprio inno di conquista all'architettura del
futuro. Esempio di tecnologia applicata cui certo Modena è poco avvezza, il cantiere in via Paolo Ferrari ferve di attività e lavora a pieno regime. «Il gruppo di imprese costruttrici sta facendo un ottimo lavoro. In estate verrà posato il cofano giallo che di tutto il complesso
rappresenta l'elemento senza dubbio più scenografico.
Il museo aprirà nel 2011», ribadisce Tedeschini, «e il
primo sarà un anno di transizione. Contiamo che dal
2012 la fondazione riesca a stare in piedi da sola».
La posa della prima pietra in origine era prevista per il
2007: siete in ritardo di un paio di anni.
«Abbiamo dovuto affrontare problemi di non facile e
immediata risoluzione. In primo luogo reperire l'intera
area: essendo infatti di proprietà di più soggetti, l'impresa si è rivelata più ardua del previsto. Una prima
parte appartiene al Comune, un'altra alle Ferrovie dello
Stato, mentre la casa è di proprietà di un privato che
l'ha affittata alla fondazione per i prossimi trent'anni.
Sbrogliare la matassa è stato davvero complicato. Poi,
essendoci avvalsi di un finanziamento pubblico, la gara
In queste immagini realizzate al computer, l’interno e l’esterno della struttura museale
ideata dall’architetto polacco Jan Kaplicky: il suo progetto, dal titolo “Open Hand”,
ha vinto il concorso internazionale indetto dalla fondazione
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Eccellenze modenesi | Il museo dedicato al Drake
L’opinione | Le sinergie con la Galleria Ferrari
l Museo Enzo Ferrari è del tutto complementare alle attività della Galleria Ferrari»: se a
dirlo è proprio colei che del gioiello espositivo
di Maranello è la responsabile non si può che
crederle sulla parola. Mariella Mengozzi, direttrice della struttura museale più frequentata
della provincia e tra le più famose in Italia, non
nutre alcun dubbio: «Il nascente museo rappresenta per la Galleria un'opportunità e non
certo un concorrente. Anzi, dirò di più: credo
che sia un'ulteriore occasione per tutta la
Motorvalley di fare sistema tra le varie strutture. La collaborazione con il territorio è uno dei
valori fondamentali della Ferrari». Detto così
sembra quasi uno slogan, ma la fondatezza
dell'affermazione deriva dal ruolo che il
Cavallino Rampante e Piero Ferrari hanno
voluto assumere nella Fondazione Casa natale
Enzo Ferrari, rispettivamente socio fondatore e
presidente onorario. «La sinergia è naturale»,
ribadisce con convinzione la responsabile al
timone della Galleria. «Il Museo Enzo Ferrari
rappresenta la storia dell'automobilismo spor-
I
tivo modenese e, soprattutto,
racconta la vita e la passione
per le corse di Enzo Ferrari sino
al 1947, anno in cui il primo bolide del Cavallino Rampante (la
125 S) uscì dai cancelli di
Maranello e segnò l'inizio di una
produzione di vetture inimitabili
che ancora oggi fanno sognare
tanti appassionati in tutto il
mondo. Dal 1947 in poi, la storia
di Ferrari si lega indissolubilmente alla sua azienda. Ed è proprio visitando
la Galleria che porta il suo nome che chiunque
lo desideri può rivivere questo percorso, di cui
la 125 S rappresenta un primo passo fondamentale. Grazie alla vicinanza geografica e alla
complementarietà dei temi trattati, sarà dunque possibile mettere in campo iniziative culturali e commerciali a beneficio di entrambe le
strutture».
Ovvero? «Mi riferisco in particolare alle mostre
tematiche e all'emissione di biglietti validi per
d'appalto per forza di cose ha dovuto essere di tipo europeo e ha richiesto tempi piuttosto lunghi. E infine, parliamoci chiaro, reperire 15-16 milioni di euro non è come
bere un bicchiere d'acqua».
Un progetto a rischio di stop per penuria di fondi e perché il piano finanziario, stilato dalla fondazione, prevede
costi gestionali pari a un milione di euro all’anno. In effetti
è una cifra che impressiona.
«Un milione di euro è la cifra relativa al costo di tutti
quegli allestimenti interni in grado di competere con i
grandi musei europei votati alla storia dell'automobile.
Mi riferisco soprattutto alle sale espositive aperte non
molto tempo fa in Germania, ovvero Mercedes, Bmw e
Porsche. Nulla a che vedere con i costi di gestione: la
fondazione si finanzierà grazie agli eventi organizzati e
ai biglietti di ingresso venduti. E poi chi ha detto che
mancano i fondi? Tre milioni di euro provengono dal ministero dei Beni culturali, il resto dal Comune di Modena, dalla Provincia, dalla Regione, nonché dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e dalla Camera di
Commercio. Nessuno ha dato forfait. Inoltre, possiamo
contare su una linea di credito aperta con una banca
locale, anche se al momento non vediamo la necessità di
Mariella Mengozzi,
direttrice
della Galleria Ferrari
di Maranello
entrambi i musei. Vorrei inoltre ricordare che la Galleria
Ferrari è sempre stata aperta
a collaborazioni che hanno
l'evidente pregio di aggiungere valore e contenuti», e nelle parole conclusive
di Mariella Mengozzi emerge con forza la
necessità di un lavoro di squadra tra le varie
strutture votate ai motori e l'esigenza di promuovere l'eccellenza del territorio, accantonando meschine chiusure travestite da campanilismi». «Ne è esempio lampante la mostra
dedicata ai 110 anni dell'automobile italiana
realizzata in sinergia con altri musei dedicati
all'automobilismo, in primis il Museo dell'automobile di Torino».
utilizzarla. Di fatto non sarebbe nulla di grave, ma vorremmo evitare che la Fondazione Casa natale Enzo Ferrari muovesse i primi passi già zavorrata dai debiti».
Oltre 200.000 visitatori annuali: è questa la forza attrattiva che ci si aspetta dal Museo Ferrari. Una stima giustificata dal numero di appassionati di motori che ogni anno si
reca a Maranello o soltanto una grande speranza?
«"Oltre" mi pare eccessivo. Il nostro obiettivo è di raggiungere le 200.000 presenze, il che sarebbe un risultato molto buono. Bisogna essere realisti: gli spazi ci sono,
La Avio 815
è la prima
vettura
costruita
da Enzo Ferrari
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LA PUNTA METTE IN MOTO
L’ENERGIA
Eccellenze modenesi | Il museo dedicato al Drake
La posa della prima pietra del museo è avvenuta
il 20 aprile 2009, alla presenza di Mauro Tedeschini,
di Piero Ferrari, presidente onorario della fondazione,
e delle principali autorità locali. Si tratta di una «pietra»
speciale: un blocco di alluminio lucido in onore
del materiale usato dal Drake per i suoi primi bolidi
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i numeri anche, tutto dipende da quanto la fondazione
riuscirà a realizzare degli scopi che ne hanno mosso l'intenzione. E comunque sì, la stima sul numero dei visitatori si basa sui dati che arrivano dalla Galleria Ferrari
di Maranello».
Facciamo un passo indietro, agli esordi della Fondazione Casa Natale Enzo Ferrari: quando è nata, chi l’ha voluta
e perché?
«La fondazione è nata nel 2003 grazie alla volontà
dell'allora sindaco Giuliano Barbolini. Si era infatti resa
disponibile la casa di Enzo Ferrari e lui ipotizzò di acquisirla per crearvi un museo. Ne parlò con Luca Cordero
di Montezemolo, presidente della Ferrari, che trovò
interessante l'idea di istituire un ente funzionale non
soltanto alla memoria del Drake ma anche alla promozione di tutta la tradizione dell'automobile che qui è cresciuta, legata a tanti nomi famosi, da Stanguellini a De
Tomaso, e strettamente correlata alla storia dell'autodromo».
Che cosa offrirà il Museo Enzo Ferrari al pubblico?
«La casa natale, grazie al recupero, tornerà alle proprie origini. Verranno riaperte le finestre chiuse e per il
visitatore sarà come tornare indietro nel tempo e ritrovarsi alla fine dell'Ottocento: un omaggio alla storia
La «pietra
di fondazione»
alla fine
dei lavori
verrà esposta
al pubblico
all’interno
dell’area
museale
che aprirà
nel 2011
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Eccellenze modenesi | Il museo dedicato al Drake
Alcuni scatti
del cantiere
dove
sta sorgendo
il Museo
Enzo Ferrari
«Dal punto
di vista
architettonico,
il progetto
realizzato
da Kaplicky
ci è apparsa
la proposta
più suggestiva»,
ricorda
Tedeschini,
«perché
maggiormente
in grado
di creare
un ponte ideale
tra passato
e futuro»
personale di Enzo Ferrari. L'edificio ospiterà un museo
che, per merito di una certosina raccolta di oggetti e
grazie a un'avanzata tecnologia digitale, narrerà la storia di un uomo che il coraggio e le capacità professionali hanno reso fin da subito un mito internazionale dell'automobile. La carta vincente della parte nuova saranno invece le mostre a tema, con l'esposizione delle
relative auto. È prevista, inoltre, una sezione dedicata
all'autodromo di Modena e un'ampia sala dove ospitare
conferenze e congressi di interesse nazionale e internazionale. Realizzare un'opera di questo tipo nel luogo che
ha visto nascere colui che viene vissuto dall'immaginario collettivo mondiale come una sorta di eroe contemporaneo non può che essere di stimolo a una grande
partecipazione. Ho sempre pensato al Museo Ferrari
come a uno spazio aperto ai visitatori ma anche alla
città, in primis agli studenti che avranno a disposizione
un centro di documentazione utile soprattutto a chi
intende dedicare la propria tesi di laurea alla storia dell'automobilismo. Mi auguro anche che giovani laureati,
con una buona conoscenza della lingua inglese, possano
vedere nella realizzazione del progetto della fondazione
un'importante opportunità di lavoro».
Nonostante l’offerta sia di ampio respiro e in grado di
soddisfare il neofita dei motori tanto quanto l’appassionato più esigente, l'esposizione di automobili giocherà un
ruolo fondamentale nel successo del «cofano giallo».
Il museo dovrebbe richiamare
circa
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Questo non rischia di porre il Museo del Drake in competizione con la ben più rodata Galleria Ferrari di Maranello?
«Con Maranello lavoreremo in sinergia, non certo
ponendoci come concorrenti. Bisogna mettere in rete
tutti i musei del territorio dedicati ai motori, dalla Galleria Ferrari alla Lamborghini, dal nostro museo alla
Ducati di Borgo Panigale sino al museo di Mantova che
ricorda il grande campione Tazio Nuvolari. La sinergia
paga. E l'aumento dei poli espositivi non potrà che essere un vantaggio per l'economia della città. Oggi infatti il
turismo legato al tema dell'automobilismo è effimero e
provvisorio; aumentando l'offerta è probabile che i visitatori decidano di restare più a lungo, con un indubbio
beneficio di tutto l'indotto modenese».
Antonio Faenza, vicepresidente della Camera di Commercio di Modena, in un articolo apparso sulla stampa locale qualche mese fa, auspicava una vendita di pacchetti in
cui rientrassero tutte le eccellenze del nostro territorio. Lei
che cosa ne pensa?
«Penso che i pacchetti, forti di un'offerta complessiva, possano rappresentare l'incipit di una proposta
turistica che, ad esempio, riesca a coniugare l'amore
per il bel canto e la passione per i motori. D'altra parte
Luciano Pavarotti ed Enzo Ferrari, così amati dai
modenesi, all'estero vengono considerati addirittura
personaggi straordinari, unici. E che il pubblico a cui il
Museo Ferrari si vuole rivolgere sia soprattutto stra-
200.000 visitatori all’anno
niero è innegabile. Ribadisco il concetto: ragionare in grande e smarcarsi dai litigi di
quartiere».
Pio Baldi per il ministero dei Beni culturali,
Giorgio Boni per la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Stefano Casciani di Domus Editoriale, Luca Cordero di Montezemolo,
Piero Ferrari (che della fondazione è presidente onorario), il sindaco Giorgio Pighi, l’architetto Pierluigi Cerri, l’ingegnere Pininfarina e
ovviamente lei: questo il comitato che ha deciso di affidare il progetto del Museo allo studio
Future System di Londra e dunque al genio di
Jan Kaplicky, architetto scomparso lo scorso
anno. Perché questa scelta?
«Dal punto di vista architettonico quello
di Kaplicky ci sembrò il progetto più suggestivo, in grado di creare meglio di altri un
ponte ideale tra passato e futuro. Inoltre era
il più vantaggioso dal punto di vista economico soprattutto perché, prevedendo la realizzazione di un'unica grande costruzione,
permetteva una gestione della manutenzione di fatto più razionale. In una città come
la nostra, completamente digiuna di architettura contemporanea, la realizzazione del
progetto di Kaplicky rappresenta un'occasione importante da non lasciarsi sfuggire.
Alla stessa stregua, la ristrutturazione del
civico 85 di via Paolo Ferrari può rappresentare un passo fondamentale nella riqualificazione di una parte di Modena, la zona
Tempio, spesso protagonista negativa di notizie di cronaca».