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Estratto da Il Fisioterapista 4-2014 CLINICAL REASONING & DECISION MAKING Lombalgia subacuta: ragionamento clinico Valentina Toscano, Alessandro Ruggeri Fisioterapisti, Orthopaedic Manipulative Therapists, Ancona “Il ragionamento clinico è quel processo che ha lo scopo di organizzare in maniera significativa un insieme di dati confusi e di situazioni che si verificano in un preciso contesto clinico e conseguentemente di prendere delle decisioni in relazione alla loro interpretazione” (Higgs J. 1996). Questa rubrica, dedicata proprio al ragionamento clinico in ambito riabilitativo dei disordini neuromuscoloscheletrici, si prefigge di guidare il fisioterapista attraverso l’impegnativo processo di valutazione funzionale, punto imprescindibile di partenza per le decisioni che si dovranno prendere successivamente al fine di scegliere le più appropriate strategie riabilitative disponibili e di prendere decisioni in condizioni di minore incertezza riducendo al minimo l’errore e l’inefficacia. In seguito all’esposizione delle conoscenze fondamentali di background, utili per l’organizzazione di un modello contestuale di riferimento, vengono presentati casi clinici con l’intento di promuovere un processo sistematico di analisi e sintesi dei dati rilevanti e di costruzione del progetto terapeutico in base alle informazioni ottenute e alle più recenti evidenze scientifiche. C on il termine lombalgia si definisce un dolore localizzato posteriormente compreso tra l’arcata costale e le pieghe glutee inferiori (figura 1). Da un punto di vista strettamente clinico dunque non rappresenta altro che un sintomo, nella maggior parte dei casi non in relazione a patologie serie sottostanti, sia vertebrali sia non (come tumore, sindrome della cauda equina, infezioni, spondiloartropatie, aneurisma dell’aorta) o a cause specifiche (come ernia del disco sintomatica, stenosi sintomatica, frattura) che vanno comunque indagate in prima analisi per poter escludere le controindicazioni al trattamento e la necessità di una visita spe- Nel prossimo numero ta avere una prevalenza life-time dell’80%, riportano una percentuale di guarigione molto alta e indipendente dal trattamento; questa tendenza andrebbe tuttavia rivalutata in relazione anche all’alto tasso di ricorrenza, con un trend che va nel tempo verso una maggiore frequenza degli episodi e gravità del quadro clinico associato6. L’unico fattore di rischio fortemente correlato allo sviluppo di lombalgia Lombalgia: mappa del 4 – Luglio/Agosto 2014 Figura 1 dolore. Il Fisioterapista Lombalgia cronica cialistica più o meno urgente1-5. In effetti, i dati epidemiologici indicano che nell’80% dei casi non è possibile risalire alla causa primaria del dolore e quindi identificare una lesione strutturale responsabile. D’altro canto però i costi associati alla lombalgia in ambito sociale, lavorativo e sanitario risultano elevatissimi, determinati per il 90% da pazienti che manifestano dolore cronico che – a loro volta – rappresentano 1/10 dei casi, dato che spesso gli episodi acuti sono autolimitanti e comportano soltanto una disabilità transitoria1-5. La risoluzione di un dolore lombare può richiedere da pochi giorni a quattro-sei settimane: quando i sintomi permangono oltre questo limite, si entra nella fase subacuta che rappresenta una finestra di rischio alla cronicizzazione, fino ad arrivare a un esito cronico quando si oltrepassano i tre mesi. Questa suddivisione temporale ha un valore prognostico nella valutazione della possibile persistenza di sintomi e disabilità1-5. Tutte le linee guida prodotte in merito alla lombalgia, che risul- 39 37-71_Guide.indd 39 22/07/14 10:53 Estratto da Il Fisioterapista 4-2014 CLINICAL REASONING & DECISION MAKING Lombalgia subacuta: ragionamento clinico Tabella 1 Lombalgia: treatment-based classification subgroups7 Sottogruppi e relativi criteri Trattamento riabilitativo associato Manipolazione Assenza di sintomi distali al ginocchio Durata dei sintomi <16 gg Intrarotazione di anca >35° Ipomobilità segmentale FABQ-W <19 Manipolazione lombopelvica Esercizi attivi per il recupero del ROM Stabilizzazione Età <40 aa SLR ROM >91° Presenza di movimenti aberranti Prone instability test + (FABQ-W < 19)* non riportato in tutti gli studi Training di stabilizzazione lombopelvica Direzione preferenziale Per l’estensione • sintomi distali al gluteo, sintomi che centralizzano in estensione e periferalizzano in flessione, direzione preferenziale per l’estensione Mobilizzazione verso l’estensione • Esercizi end-range in estensione • Evitare le attività in flessione Per la flessione Mobilizzazione verso la flessione • età >50 aa, direzione preferenziale • Esercizi end-range in flessione per la flessione, imaging+ per stenosi lombare • Deambulazione con alleviatore di peso • Esercizi di rinforzo e stretching per gli arti inferiori Trazione Sintomi distali al gluteo Segni di compressione radicolare Periferalizzazione con movimenti in estensione Positività al crossed SRL Trazione meccanica Esercizi specifici in estensione Il Fisioterapista 4 – Luglio/Agosto 2014 FABQ-W, Fear-Avoidance Beliefs Questionnaire-Work subscale; ROM, range of motion; SLR, straight-leg raise sembra essere una storia remota positiva, ovviamente non modificabile in senso preventivo1-5. Negli ultimi decenni, grazie allo sviluppo del modello biopsicosociale, hanno trovato ampio spazio fenomeni legati ad ambiti comportamentali e psicologici, le cosiddette bandiere gialle, che sembrerebbero fortemente responsabili nella protrazione del dolore; per cui il trattamento riabilitativo dovrebbe prevedere interventi incentrati su questi aspetti spesso in modalità multidisciplinare1-5. Nonostante la fin troppo voluminosa letteratura prodotta in merito alla lombalgia aspecifica, non sono molte le terapie che superano il vaglio critico della ri- cerca clinica e abbiano maggior efficacia della storia naturale; per questo recentemente è nata l’esigenza di differenziare questo gruppo eterogeneo in sottogruppi di pazienti con caratteristiche diagnostiche e prognostiche che li differenzino dalla semplice etichetta di “LBP sufferers” (coloro che soffrono di lombalgia) e che indirizzino il trattamento verso precise strategie al fine di ottimizzare gli outcome. In tal senso sono emerse recentemente diverse proposte tra le quali la più citata e studiata è quella presentata per la prima volta da Delitto nel 1995 denominata “treatment-based classification”. Questa classificazione suddivide i pazienti affetti da lombalgia in quattro categorie, in base a determinati segni e sintomi, abbinandole a precise indicazioni terapeutiche: manipolazione, stabilizzazione, direzione preferenziale e trazione (tabella 1), benché nell’ultimo e penultimo sottogruppo si faccia riferimento a problematiche specifiche che non dovrebbero essere comprese nell’ambito della lombalgia aspecifica1,7-10. Sebbene per ora non ci siano evidenze sufficienti per raccomandarne rigorosamente l’utilizzo nella pratica clinica, questa direzione potrebbe rappresentare la strada futura e raffigurare uno spunto per restringere il campo d’azione e cercare di categorizzare un sintomo privo di causa apparente. 40 37-71_Guide.indd 40 22/07/14 10:53 Estratto da Il Fisioterapista 4-2014 Lombalgia subacuta: ragionamento clinico CLINICAL REASONING & DECISION MAKING CASO CLINICO MP, rappresentante di 43 anni si presenta per un dolore lombare, insorto circa due mesi fa. Anamnesi Ipotesi diagnostiche funzionali Da quanto emerso dall’intervista, si pongono i seguenti quesiti: lombalgia aspecifica/ specifica, pelvic girdle pain (PGP), coxalgia associata. Esame obiettivo segu se segue gue 4 – Luglio/Agosto 2014 Il paziente si spoglia da seduto, evidenziando un lieve deficit nel raggiungere i piedi con le mani. In ortostatismo non si notano asimmetrie particolari né shift sul piano coronale. La deambulazione è normale, in assenza di Trendelenburg. La flessione anteriore del tronco è limitata, con tremori e deviazioni dal piano sagittale e distanza dita-suolo maggiore di venti centimetri: compare dolore nei gradi intermedi che peggiora a fine corsa. Chiedendo di ripetere tale movimento, i sintomi restano stabili. Anche la lateroflessione, soprattutto a destra, evoca il dolore tipico: è possibile invece riscontrare il fenomeno della direzione preferenziale per l’estensione, che appare non provocativa e alleviante nei confronti delle altre mobilizzazioni attive. All’istruzione di camminare su punte e talloni e di effettuare squat in posizione monopodalica, non compare alcuna esitazione né deficit focale di forza. Il drop test è negativo, così come il Fortin Il Fisioterapista Il signor MP non pratica sport, ma cammina almeno mezz’ora al giorno. I precedenti episodi di low back pain hanno avuto inizio cinque-sei anni fa, tutti con carattere autolimitante e risoluzione spontanea in pochi giorni, con frequenza più o meno annuale. Negli ultimi due anni il paziente ha subìto un aumento ponderale (è aumentato di circa otto chilogrammi) dopo aver smesso di fumare. Gli attuali sintomi al rachide sono iniziati in modo subdolo, non traumatico e ingravescente nei primi giorni, dopo i quali si sono stabilizzati fino al momento attuale. La localizzazione del dolore è in sede lombare inferiore, con distribuzione asimmetrica a prevalenza destra, che comprende il solco sacrale omolaterale e senza irradiazioni agli arti inferiori, se non un piccolo fastidio all’inguine destro quando sta molto tempo seduto, con manovra di Valsalva leggermente provocativa a livello lombare. Sottoposto a una scala di valutazione del dolore – la Numeric pain rating scale (NPRS) – ha espresso un valore variabile da 2 a 6/10. È presente rigidità mattutina, che si risolve in meno di mezz’ora; non concomitano altre artralgie e – da recenti esami di laboratorio – gli indici di flogosi (VES e PCR) risultano nella norma. I sintomi sono minimi a riposo e vengono provocati soprattutto da trasferimenti posturali, come alzarsi dalla sedia o uscire dall’automobile, e dalle variazioni di decubito a letto e dalla deambulazione prolungata. Chiedendo in merito alla ripercussione del mal di schiena sul livello di attività e partecipazione, non emergono particolari restrizioni, a parte il fatto che il soggetto è costretto a effettuare un maggior numero di soste quando deve affrontare lunghi viaggi e che, in genere, si deve muovere più lentamente e con attenzione, al fine di limitare il dolore. Per quanto riguarda le ADL, l’unica attività problematica è costituita dall’infilarsi e togliersi i calzini, soprattutto al piede destro. L’uso di farmaci è stato ristretto ai giorni peggiori, su consiglio del medico curante. Non sono mai stati eseguiti esami strumentali; il paziente non riferisce traumi importanti subìti in passato, né comorbidità note. Si è sottoposto a un trattamento manipolativo alcune settimane fa, con peggioramento della sintomatologia, risolto nelle 48 ore. Investigando sulle condotte comportamentali, benché si rilevi un minimo timore del movimento, l’atteggiamento sembra attivo e collaborativo. Indagando in merito alla presenza di altre red flag, si escludono segnali di sospetto di patologia sottostante grave. La preoccupazione del paziente risiede nella possibilità che la sua condizione si possa strutturare, andando incontro a una cronicizzazione e, quindi, a un impoverimento delle capacità fisiche: per questo chiede il nostro aiuto, dichiarandosi anche disposto a seguire eventualmente un programma di esercizi domiciliari a lungo termine, sotto supervisione. 41 37-71_Guide.indd 41 22/07/14 10:53 Estratto da Il Fisioterapista 4-2014 CLINICAL REASONING & DECISION MAKING Lombalgia subacuta: ragionamento clinico Figura 2 Spring test: il fisioterapista applica una forza in direzione posteroanteriore sulle apofisi spinose delle vertebre lombari alla ricerca di un’eventuale dolorabilità. Il Fisioterapista 4 – Luglio/Agosto 2014 finger. Il Kemp’s test non produce sintomi agli arti, ma solo discomfort a livello lombosacrale. Il PIT (prone instability test) dà un risultato non chiaro, in quanto nella seconda parte il dolore si riduce, ma solo da sei a cinque su una scala NPRS di dieci punti. I test di neurotensione non incontrano i classici criteri di positività, ma evocano una sensazione di tensione alla colonna lomba- re, soprattutto l’SRL destro a 60°. Il muscolo estensore lungo dell’alluce mostra una contrazione valida bilateralmente. I riflessi appaiono normali, così come la sensibilità cutanea. I segmenti maggiormente provocabili con le manovre postero-anteriori (figura 2) risultano quelli del tratto inferiore, da L4 a S1. Dal punto di vista funzionale si nota una scarsa capacità di contrarre in isolamento e in modo tonico sia il muscolo trasverso dell’addome sia i muscoli multifidi lombari e un insufficiente controllo delle rotazioni della pelvi nell’ASLR. I test per le articolazioni sacroiliache risultano negativi. A livello toracico non si riscontrano alterazioni della mobilità, né segmenti dolorabili. L’anca destra appare rigida in flessione rispetto a quella controlaterale, con una differenza di 10-15° circa e con lieve dolore inguinale, familiare per il paziente. Il FADIR test è limitato e provocativo, sempre a destra; anche il FABER omolaterale è positivo, se si considera la distanza ginocchio-lettino, di alcuni centimetri maggiore, in assenza di dolore. La forza in flessoestensione e in abduzione-adduzione è simmetrica, mentre appare lievemente deficitaria a destra nelle rotazioni. Profilo prognostico Dalla raccolta dei dati soggettivi e oggettivi, avendo escluso il sospetto di red flag e di interessamento neurologico, si ritiene verosimile la presenza di LBP aspecifico, Figura 3 Mobilizzazione regionale lombosacrale passiva in estensione. segue 42 37-71_Guide.indd 42 22/07/14 10:53 Estratto da Il Fisioterapista 4-2014 Lombalgia subacuta: ragionamento clinico CLINICAL REASONING & DECISION MAKING con CPR (clinical prediction rule) a favore sia del sottogruppo terapeutico directional preference-centralization sia di quello che prevede il training di stabilizzazione lombopelvica. Parallelamente si rileva la presenza di un’anca rigida e lievemente dolorosa, con un iniziale “pattern capsulare”, che secondo diversi Autori può contribuire ai tanti meccanismi che possono sostenere un LBP (hip spine syndrome). Si decide pertanto di proporre un percorso riabilitativo che tenga in considerazione tutti i physical findings emersi nella valutazione, con una fase iniziale piuttosto intensiva, dato che ci si trova in un periodo a rischio crescente di cronicizzazione, il cui evitamento dovrebbe essere l’outcome primario. Il trattamento prevederà alcune sedute di terapia manuale nelle quali si rispetterà ed enfatizzerà la direzione preferenziale per l’estensione lombare, si cercherà di recuperare parte della mobilità dell’anca destra e si insegneranno al paziente alcuni esercizi di automobilizzazione nel rispetto dei sintomi, e di controllo motorio di prima fase, cioè di contrazione dei muscoli stabilizzatori in isolamento e in scarico, che verranno modificati al raggiungimento dei criteri di progressione (figura 3). Parte integrante di tutto il processo sarà la terapia cognitivo-comportamentale, che prevede l’educazione e l’informazione del paziente nei confronti del problema che, pur essendo ‘benigno’, ha un carattere spesso ricorrente e dopo un certo lasso di tempo tende a cronicizzare, alimentato più da false credenze e da atteggiamenti controproducenti che da parametri strutturali o anatomo-patologici. Accanto a suggerimenti di ergonomia ed economia articolare, si consiglia anche di controllare il peso corporeo, eventualmente con l’aiuto di un operatore dedicato. Se dopo alcune settimane di trattamento non saranno raggiunti gli obiettivi parziali soddisfacenti, come una significativa riduzione del dolore e della disabilità, si dovrà prendere in considerazione un trattamento di tipo multidisciplinare, al fine di contrastare un’eventuale cronicizzazione, che come è noto rappresenta sia una minaccia per la qualità della vita del paziente sia un costo sociale in termini di mancato lavoro e spese sanitarie. 10 RACCOMANDAZIONI UTILI PER UNA MIGLIORE PRATICA CLINICA Approccio EBM alla pratica clinica, visione indipendente e critica della professione Selezione di misure di outcome adeguate Inquadramento del paziente secondo i modelli biopsicosociale e ICF Impiego del modello pragmatico di carico/capacità di carico Accrescimento delle capacità di clinical reasoning e decision making, prevalentemente tramite l’utilizzo del modello di ragionamento ipotetico-deduttivo Analisi della letteratura come metodologia per aggiornamento continuo e selezione delle fonti Stesura del profilo prognostico di salute e capacità di relazione interdisciplinare con utilizzo della nomenclatura internazionale Conduzione sistematica dell’indagine anamnestica strutturata e impostazione dell’esame funzionale Valutazione dinamica in itinere per confermare o rivedere le strategie applicate Rule in/out per la presa in carico autonoma BIBLIOGRAFIA pain in primary care. Eur Spine J 2010; 19(12): 2075-94. 4. Low back pain: early management of persistent non-specific low back pain. National Collaborating Centre for Primary Care (UK). London: Royal College of 4 – Luglio/Agosto 2014 of acute nonspecific low back pain in primary care. Eur Spine J 2006; 15 Suppl 2: S169-91. 3. KOES BW, VAN TULDER M, LIN CW, ET AL. An updated overview of clinical guidelines for the management of non-specific low back Il Fisioterapista 1. DELITTO A, GEORGE SZ, VAN DILLEN LR, ET AL. Low back pain. J Orthop Sports Phys Ther 2012; 42(4): A1-57. 2. VAN TULDER M, BECKER A, BEKKERING T, ET AL. Chapter 3. European guidelines for the management 43 37-71_Guide.indd 43 22/07/14 10:53 Estratto da Il Fisioterapista 4-2014 CLINICAL REASONING & DECISION MAKING Lombalgia subacuta: ragionamento clinico General Practitioners (UK); 2009. National Institute for Health and Clinical Excellence: Guidance. 5. NEGRINI S, GIOVANNONI S, MINOZZI S, ET AL. 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