il discorso delle comete

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il discorso delle comete
STAGIONE 2016/ 2017
IL DISCORSO DELLE
COMETE
di Piergiorgio Odifreddi
Libretto di sala a cura di Annalisa Degradi
Giovedì 2 febbraio 2017
Ore 21.00
di Piergiorgio Odifreddi
con Lamberto Curtoni, Piergiorgio Odifreddi
musica Lamberto Curtoni
produzione IMARTS
PIERGIORGIO ODIFREDDI
Nato a Cuneo nel 1950, dopo la laurea in matematica
all’Università di Torino, si è specializzato negli Stati
Uniti (1978-80) e in Unione Sovietica (1982-83). Dal
1983 al 2007 ha insegnato logica presso l’Università
di Torino, ed è stato visiting professor in diverse
università negli Stati Uniti, Australia, Argentina.
Le sue pubblicazioni accademiche riguardano
soprattutto la teoria della calcolabilità, una branca
della logica matematica che studia le funzioni
calcolabili in modo automatico.
All’attività di ricerca ha affiancato quella di divulgatore, avviata con la
collaborazione
a
diversi
giornali
e
riviste:
La
Rivista
dei
Libri, Sapere, Tuttoscienze e La Stampa, poi la Repubblica, L'espresso e Le
Scienze (per le quali tiene una rubrica dal titolo Il matematico impertinente). La
maggior parte di questa produzione giornalistica è stata finora raccolta in cinque
libri: Il computer di Dio. Pensieri di un matematico impertinente, Milano, Raffaello
Cortina, 2000; La repubblica dei numeri, Milano, Raffaello Cortina, 2002; Il
matematico impertinente, Milano, Longanesi, 2005; La scienza espresso. Note
brevi, semibrevi e minime per una biblioteca scientifica universale, Torino,
Einaudi, 2006; Il matematico impenitente, Milano, Longanesi, 2008. Nel 2011 ha
vinto il premio Galileo per la divulgazione scientifica con il libro Una via di fuga. Il
grande racconto della geometria moderna, Milano, Mondadori, seconda “tappa”
della sua trilogia geometrica (gli altri due volumi sono C’è spazio per tutti e
Abbasso Euclide!, entrambi pubblicati da Mondadori).
Alla personalità scientifica di Galileo ha dedicato il volume Hai vinto, Galileo!
(Mondadori, 2009), a proposito del quale ha dichiarato: «Per evitare di cadere
nello stesso errore dei denigratori di Galileo, di condannare senza conoscere o
conoscere senza capire, ripercorro col lettore la strada che ha portato alla
vittoria dell’eliocentrismo: l’antica formulazione proposta da Aristarco e quella
moderna riproposta da Copernico, la coraggiosa e tragica protodifesa intrapresa
da Giordano Bruno, il sistematico sviluppo compiuto da Keplero e Galileo, le
feroci persecuzioni intentate dal cardinal Bellarmino e da papa Urbano VIII, la
definitiva sistemazione raggiunta da Isaac Newton, la verifica sperimentale
ottenuta col pendolo di Foucault, e la subdola riscrittura della storia di Giovanni
Paolo II e Benedetto XVI. E, soprattutto, cerco di condurre e indurre a leggere o
rileggere le opere di Galileo (il Sidereus Nuncius, le Lettere copernicane,
il Saggiatore, il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo e i Discorsi sopra
due nuove scienze), sottolineando che non si tratta «solo» di scienza. Perché,
come disse Italo Calvino, che se ne intendeva, Galileo è stato «il più grande
scrittore della letteratura italiana d’ogni secolo».
LAMBERTO CURTONI
Nato a Piacenza nel 1987 da una famiglia di musicisti,
dopo il diploma al Conservatorio “G. Verdi” di Torino
e il perfezionamento con il compositore e virtuoso
del violoncello Giovanni Sollima, ha svolto un’attività
concertistica che lo ha visto impegnato come solista
in diverse importanti manifestazioni, tra cui il
Festival “La Milanesiana” di Milano, Umbria Jazz,
Ischia Jazz Festival e Ravello Festival riscuotendo
consensi di pubblico e di critica.
All’attività concertistica affianca quella di
compositore. La sua idea di musica è trasversale, capace di interessare il pubblico
classico e incuriosire i giovani, crede fortemente nelle contaminazioni sempre
supportate da una solida struttura architettonica.
Nella sua musica si trovano influenze popolari, spesso con riferimento al
patrimonio musicale Occitano proprio dei luoghi in cui vive e lavora, contrapposti
a brani dal carattere contemplativo che si traducono in suoni sintetici,
confrontandosi così con il nostro tempo.
Le sue composizioni sono commissionate ed eseguite in tutto il mondo presso
stagioni musicali di rilievo. La sua poliedrica attività di compositore e performer,
oltre alla musica classica, lo porta ad approfondire diversi stili e generi musicali
(musica elettronica, jazz, musica popolare, pop e rock) collaborando con grandi
musicisti quali: Ezio Bosso, Enrico Rava, Franco Battiato. Nel Novembre 2014 ha
debuttato a New York il suo lavoro "Sensorium", per il New York Coreographic
Institute con i danzatori del New York City Ballett e le coreografie di Matteo
Levaggi.
Per il teatro e la danza collabora con importanti registi e coreografi ed è autore di
colonne sonore per il cinema. Nel Maggio 2016 ha debuttato insieme
a Piergiorgio Odifreddi con Il Discorso delle comete, suo lavoro ispirato a Galileo
Galilei.
Per la stagione 2015/16 l’orchestra de “I Pomeriggi Musicali” di Milano gli ha
commissionato un brano ispirato alle Città invisibili di I.Calvino eseguito sotto la
direzione di Diego Fasolis. In collaborazione con il Curve Digital Studio e
l’architetto Marco Palma ha sviluppato un’opera materica desunta dai temi della
sua opera musicale; il lavoro si è sviluppato ulteriormente nella creazione di un
video che permette all’ascoltatore di entrare all’interno della città desunta dai
temi musicali, entrando nella partitura.
Curtoni suona un violoncello Santo Serafino costruito a Venezia nel 1746. Le sue
composizioni sono edite dalla Casa Musicale Sonzogno di Milano.
Hanno detto di lui:
"Lamberto Curtoni, un’autorevolezza compositiva” Egle Santolini (La Stampa 7
Maggio 2016)
“Il violoncello di Curtoni punta in alto” Giuseppina Manin (Corriere della Sera 15
Maggio 2016)
"[...] Lamberto Curtoni, violoncellista e compositore geniale [...]" Marco
Mangiarotti (Il Giorno 26 Aprile 2012)
“Giovane compositore dalla solida formazione, dotato di indubitabile talento e
vivace creatività, Lamberto Curtoni - già padrone della tecnica e sicuro nelle
scelte linguistiche da porre in atto. Il senso della forma - si sa - è un dato
imprescindibile per chiunque desideri dare corpo alle proprie intuizioni creative: e
Curtoni lo possiede senzʼaltro.” Attilio Piovano (Febbraio 2011)
[..] sono stato io stesso a commissionargli un brano per due viole e orchestra
perché ho capito che aveva la personalità artistica in sintonia con la mia. [...] La
sua è musica figlia del proprio tempo ma che non ha paura della melodia, non ha
paura di far cantare gli strumenti solisti. È musica proiettata verso il futuro che
però sa confrontarsi con il passato, anche in modo spiritoso [...]
Yuri Bashmet (intervista a Libertà 18 Marzo 2012)
“[...] dopo la magica esperienza della prima esecuzione di “Vox Celli” [...] e nella
gioia anticipata di un cammino comune [...] Julius Berger ( 19 Luglio 2014)
LO SPETTACOLO
Ha debuttato – in prima “galattica” come l’ha definita Odifreddi – lo scorso
maggio 2016 al Planetario di Milano nell’ambito del Wired Next Fest. Il lavoro
vede la collaborazione di un matematico e di un musicista per un omaggio
all’astronomia e, più in generale, all’uomo, che da sempre ha osservato il cielo
per cercare di comprenderne il funzionamento e la struttura. L’interesse di
Odifreddi per la musica è noto (Penna, pennello e bacchetta, Laterza 2005), così
come è noto che molti musicisti del Novecento furono matematici, da Pierre
Boulez a Philip Glass. Così in questo lavoro si affiancano un’operazione di
divulgazione scientifica e una composizione musicale ispirata al libro Il discorso
delle comete di Mario Guiducci, amico e discepolo di Galileo, scritto in occasione
dell’apparizione
di
tre
comete nell’anno 1618.
Le comete sono conosciute
fin
dall’antichità;
la
comparsa di questi corpi
celesti di aspetto diverso da
quello dei consueti astri, che
percorrono il cielo in
maniera
disordinata,
sporadica, senza rispettare
le regole dei moti dei pianeti, ha dato adito a innumerevoli studi, teorie e
interpretazioni che hanno visto lo scontro fra mondo scientifico e sapere
teologico e filosofico.
Con il suo linguaggio musicale e il suo violoncello, Curtoni cerca di ricreare una
dimensione spaziale, ma anche di immedesimarsi nel contesto storico, provando
a riprodurre le sensazioni provate da chi ebbe la possibilità di osservare le
comete apparse in quell’anno.
Odifreddi e Curtoni, ciascuno con il suo linguaggio, si avventurano in un’indagine
sulla figura di Galileo e sul suo tempo.
Per la scrittura musicale, Curtoni si è ispirato direttamente al testo originale del
libro di Guiducci; «un testo –dice il musicista - che dona luce a quel dibattito che
è rimasto aperto per molti secoli, per tornare, come una cometa, nel punto in cui
è stato generato: la sete di conoscenza e di verità dell’uomo». Odifreddi, dal
canto suo, provvede a contestualizzare il Discorso delle comete nel quadro
culturale e scientifico del suo tempo, in particolare in relazione alle opere di
Galileo, nel momento cruciale dell’affermazione del sistema cosmologico
elaborato da Copernico e dimostrato sperimentalmente dall’osservazione
galileiana al telescopio. Il dialogo tra scienza e musica si svolge serrato: «Ho
pensato al violoncello –conclude Curtoni – come a un astro, a una cometa,
dotato anch’esso di una chioma e di una cosa, e pronto ad evocarne la natura
profonda, a navigare sulla scia della sua orbita fino a frantumarsi e poi a
dissolversi, per trasformarsi attraverso gli infiniti ineffabili intrecci delle sue
armonie».
PER APPROFONDIRE
IL SAGGIATORE
Galileo si inserisce con questo testo (un trattato in forma di epistola in volgare,
pubblicato nel 1623) nella disputa intorno alla natura delle comete. L’opera deve
il titolo alla polemica con il gesuita Orazio Grassi circa l’origine delle comete.
Grassi aveva esposto le sue teorie in un’opera scritta in latino intitolata Libra
astronomica ac philosophica ( “Bilancia astronomica e filosofica”), in cui erano
prese in considerazione e soppesate (di qui il titolo) le varie teorie sulle comete.
Al libro di Grassi, scritto in un latino ampolloso e retorico, ridondante di
sillogismi, Galileo risponde con la sua limpida e
rigorosa prosa in volgare, opponendo alla
grossolana “libra” l’immagine metaforica di
una bilancetta di precisione (il saggiatore,
appunto) usata dagli orafi, in grado di misurare
le argomentazioni con maggior esattezza.
Nonostante le posizioni assunte da Galileo in
merito alla polemica si siano rivelate col tempo
erronee, l’importanza del trattato sta tutta sul
piano metodologico, che viene a costituire il
vero tema focale del trattato: al Saggiatore,
infatti, Galilei affida la definizione essenziale
della nuova scienza e del metodo
sperimentale, esponendo la tesi per cui
l’indagine scientifica non può poggiare
sull’autorità di un libro che non sia quello della
natura, scritto con un alfabeto fatto di caratteri matematici. Si tratta di un
principio fondamentale del pensiero galileiano, che si troverà ancora ribadito
nella sua opera più importante, il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
(1632). Nel Saggiatore, come poi nel Dialogo, il rigore metodologico non si
separa mai da uno spiccato gusto dell’ironia e da una sorprendente vivacità
letteraria.
La metafora più famosa dell’opera di Galileo – che racchiude in sé il nucleo della
nuova filosofia – è quella del libro della Natura scritto in linguaggio matematico:
La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto
dinanzi agli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non
s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è
scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi ed altre figure
geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola;
senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto. (Saggiatore, 6)
MARIO GUIDUCCI (1585-1646)
Nato da una ricca famiglia fiorentina, dopo gli studi presso il collegio dei Gesuiti a
Roma, divenne membro dell’Accademia della Crusca; laureatosi presso lo Studio
pisano nel 1610 (l’anno in cui Galileo pubblicò il Sidereus Nuncius), si stabilì a
Firenze, dove fu allievo di Benedetto Castelli e discepolo di Galileo.
Al nome di Mario Guiducci è legata indissolubilmente la querelle sulle comete
che nel 1623 portò Galileo a scrivere Il Saggiatore (Roma, 1623). Nel 1618,
l'apparizione di tre comete, una delle quali nel segno dello Scorpione, aveva
destato l'interesse del mondo scientifico. Il gesuita Orazio Grassi (c.1590-1654)
del
Collegio
Romano
aveva
scritto
la De tribus cometis anni MDCXVIII disputatio astronomica (
Roma, 1619). Galileo per ragioni di opportunità aveva
deciso di non entrare nella discussione, preferendo
affidare le proprie osservazioni a Mario Guiducci. Questi,
suo discepolo fedele, accolse la proposta e nacque così
il Discorso delle comete (Firenze, 1619). Grassi, celandosi
sotto lo pseudonimo di Lotario Sarsi (anagramma del suo
nome),
pubblicò
la Libra
astronomica
ac philosophica (Perugia, 1619), attaccando direttamente
Galileo. A questo punto le strade di maestro e discepolo si
divisero: Galileo rispose con Il saggiatore (Roma, 1623) e
Guiducci con la Lettera al m.r.p. Tarquino Galluzzi della
Compagnia di Gesù… nella quale si giustifica dalle
imputazioni dategli da Lotario Sarsi... nella Libra astronomica
e filosofica (Firenze, 1620) in cui si difese dall'accusa di essere
un prestanome. Con un'abile apologia, pur ribadendo di
essere portatore del pensiero galileiano, Guiducci rivendicò
per sé il merito di essersene fatto originale interprete, così
come un bravo pittore che riesce a dare colore al disegno tratteggiato da un
grande artista.
Guiducci nel 1621, per chiari meriti, fu associato all'Accademia dei Lincei.
Durante tutta la vita rimase costantemente in corrispondenza con Galileo e fu
per lui non solo discepolo ma anche amico e confidente.
GALILEO: IL PIÙ GRANDE?
In un articolo pubblicato nel 1967 sul «Corriere della sera» Italo Calvino afferma
che Galileo è «il più grande scrittore della letteratura italiana d’ogni secolo»,
suscitando immediate reazioni polemiche; Calvino precisa ulteriormente la sua
posizione in un’intervista su scienza e letteratura, oggi raccolta nei Saggi, a cura
di M. Berenghi, Mondadori, Milano, 1995:
Leopardi nello Zibaldone ammira la prosa di Galileo per la precisione e l’eleganza
congiunte. […] usa il linguaggio non come uno strumento neutro, ma con una
coscienza letteraria, con una continua partecipazione espressiva, immaginativa,
addirittura lirica. Leggendo Galileo mi piace cercare i passi in cui parla della Luna:
è la prima volta che la Luna diventa per gli uomini un oggetto reale, che viene
descritta minutamente come cosa tangibile, eppure appena la Luna compare, nel
linguaggio di Galileo si sente una specie di rarefazione, di levitazione: ci s’innalza
in un’incantata sospensione. Non per niente Galileo ammirò e postillò quel poeta
cosmico e lunare che fu Ariosto. […] Tanto che possiamo segnare una linea
Ariosto-Galileo-Leopardi come una delle più importanti linee di forza della nostra
letteratura.
ASTRONOMIE IMMAGINARIE
All’evolversi dei modelli di rappresentazione del cosmo ha dedicato spazio anche
Umberto Eco in un intervento a un convegno di astronomi nel 2001, ora raccolto
col titolo Astronomie immaginarie nel volume Costruire il nemico e altri scritti
occasionali, Bompiani, Milano, 2011. Vi si ribadisce, per esempio, che il modello
eliocentrico non nasce con Copernico:
Tra IV e III secolo a. C. Aristarco di Samo aveva avanzato un’ipotesi eliocentrica, e
lo ricordava anche Copernico. Plutarco ci racconta che Aristarco fu accusato di
empietà proprio perché aveva posto la Terra in movimento. Plutarco non
approvava questa ipotesi e più tardi Tolomeo la giudicherà “ridicola”. […] Il De
revolutionibus orbium caelestium di Copernico è del 1543. Noi pensiamo che di
colpo il mondo si sia capovolto e parliamo di rivoluzione copernicana. Ma il
Dialogo sopra i due massimi sistemi di Galileo è del 1632 (ottantanove anni dopo)
e sappiamo quali resistenze abbia incontrato. D’altra parte sia quella di
Copernico sia quella di Galileo erano astronomie immaginarie perché si
sbagliavano sulla forma delle orbite planetarie. Ma la più rigorosa delle
astronomie immaginarie è stata quella di Tycho Brahe, grandissimo astronomo e
maestro di Keplero, che aveva elaborato una soluzione terzaforzista: i pianeti
ruotano intorno al Sole, ma il Sole e i pianeti ruotano intorno alla Terra, sempre
immobile al centro dell’universo. […] Cartesio, che propendeva per l’ipotesi
galileiana, ma non ha mai avuto il coraggio di pubblicare le sue opinioni in
proposito, aveva elaborato una teoria abbastanza affascinante, quella dei vortico
o tourbillons (Principia Philosophiae del 1664). Immaginava che i cieli fossero
materia liquida, come un mare che gira tutt’intorno formando come dei gorghi
marini, dei vortici, appunto. Questi vortici trascinano i pianeti nel loro giro, e un
vortice trascina la Terra attorno al Sole. Ma è il vortice che si muove. La Terra sta
immobile nel vortice che la trascina. […]queste spiegazioni mirabolanti servivano
a salvare la capra geocentrica con i cavoli eliocentrici, come pure ipotesi, e quindi
non si metteva in contrasto con la verità riconosciuta dalla Chiesa. […]
Vagando tra mondi costruiti dall’immaginazione, l’astronomia immaginaria dei
nostri antenati ha saputo costruire un’idea rivoluzionaria, quella della pluralità
dei mondi. Essa era già presente negli atomisti antichi, Democrito, Leucippo,
Epicuro e Lucrezio. […] Sia il vuoto che la pluralità dei mondi erano stati
contestati da Aristotele e con Aristotele da grandi scolastici come Tommaso e
Bacone. Ma il sospetto della pluralità dei mondi si presenterà in Ockham,
Buridano, Nicola di Oresme […] e ne parleranno nel XV secolo Nicola Cusano e
nel XVI secolo Giordano Bruno. […] Con l’idea della pluralità dei mondi inizia nel
Seicento la fantascienza moderna, dai viaggi di Cyrano di Bergerac negli imperi
del Sole e della Luna, al The Man in the Moone di Godwin alla Discovery of a
World in the Moone di Wilkins. […] e infine, giocando sull’antica teoria
dell’infinità dei mondi, si sono immaginati universi paralleli, per cui Fredric Brown
nel suo Assurdo universo ci ricorda che può esistere un numero infinito di universi
coesistenti.
Anonimo. Apparizione di una cometa il 4 novembre 1680
incisione italiana all’acquaforte (Parigi, Bibliothèque
Nazionale Archives Hatier)