sab 11 ore 18 oft [12]

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sab 11 ore 18 oft [12]
Venaria Reale
Reggia - Corte d’Onore
Sabato 11.IX.2010
ore 18
Orchestra Filarmonica
di Torino
Federico Maria Sardelli
direttore
Isabelle van Keulen
violino
Mozart
MITO SettembreMusica
Quarta edizione
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con la creazione e tutela di
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Vallone in Provincia di Milano,
e in Madagascar.
Wolfgang Amadeus Mozart
(1756-1791)
Ouverture da Le nozze di Figaro KV 492
Concerto n. 5 in la maggiore per violino e orchestra KV 219
Allegro aperto
Adagio
Rondò. Tempo di minuetto
Sinfonia n. 40 in sol minore KV 550
Allegro molto
Andante
Minuetto (Allegretto)
Finale (Allegro assai)
Orchestra Filarmonica di Torino
Federico Maria Sardelli, direttore
Isabelle van Keulen, violino
Con il sostegno di
Regione Piemonte
In collaborazione con
Orchestra Filarmonica di Torino
Videoimpaginazione e stampa • la fotocomposizione - Torino
e nozze di Figaro, presentata a Vienna il 1° maggio 1786, segna l’iniL
zio della collaborazione tra Mozart e il librettista Lorenzo Da Ponte,
destinata a proseguire con Don Giovanni e Così fan tutte. L’opera rappresenta il punto di svolta nel teatro di Mozart, che, mantenendo schemi e
forme dello stile italiano, li arricchisce di un’inedita consapevolezza formale, trascendendo i limiti stilistici ed espressivi dell’opera buffa tradizionale. L’Ouverture in re maggiore, in un solo movimento (Presto) con il
flusso irresistibile del ritmo e gli interventi ironici e pungenti dei fiati,
introduce l’ascoltatore alla “folle journée” che Susanna e Figaro si apprestano ad affrontare. È una pagina scritta in forma-sonata, vale a dire la
modalità di costruzione della forma (sviluppatasi nella seconda metà del
Settecento e caratteristica del Classicismo) nella quale la pluralità e l’eterogeneità degli elementi tematici e la discontinuità dello svolgimento del
discorso musicale vengono disciplinati, e resi coerenti, dall’organizzazione di natura retorica e da un gioco di contrasti armonici, in grado di
determinare momenti di tensione e risoluzione di ampio respiro. Lo sviluppo della forma-sonata era stato peraltro profondamente influenzato dall’opera buffa, e non casualmente lo stile sonatistico risultò particolarmente congeniale alle commedie musicali mozartiane.
Che Mozart eccellesse in particolare nel teatro musicale e nel concerto solistico non è casuale: entrambi i generi hanno carattere drammatico, e nel
concerto – come nell’aria d’opera – una singola voce è contrapposta alla
sonorità della massa. D’altra parte i modelli barocchi del concerto per violino – stabiliti da maestri, come Vivaldi, impegnati principalmente come
operisti – erano palesi equivalenti strumentali dell’aria, con lo strumento
solista nel ruolo virtuosistico del cantante. Lo stile classico drammatizza il
concerto, accentuando la contrapposizione tra il solista e la massa dell’orchestra. Mozart, che come nessun altro seppe valorizzare le implicazioni
spettacolari di questo contrasto, eccelse in particolare nel concerto pianistico: nondimeno nel suo catalogo spiccano i cinque concerti per violino scritti tra aprile e dicembre 1775, quando – dopo aver soggiornato a Monaco per
presentare La finta giardiniera – riprese servizio alla corte dell’Arcivescovo
di Salisburgo. Le sue mansioni comportavano anche l’impegno come violinista, ed è probabile che questi concerti fossero destinati al proprio uso. Il
Concerto in la maggiore KV 219, datato 20 dicembre, è il più famoso del
gruppo. Come e più degli altri porta al massimo le possibilità dello strumento, in rapporto agli standard tecnici dell’epoca, ed è il più elaborato e
imponente in particolare per quanto riguarda l’originalità del linguaggio e
la studiata organizzazione formale. Così l’ingresso del solista viene messo in
rilievo con un sorprendente artificio: l’interruzione del flusso ritmico dell’introduzione, tale da presentare il solista in un passaggio dal carattere
improvvisativo e dal tono meditativo, prima di riprendere, con il tema principale, un energico decorso sinfonico che si dipana con ampiezza di respiro
e straordinaria eleganza di scrittura.
Dopo l’ampio movimento centrale, dalla nobile compostezza meditativa,
anche il Rondò conclusivo si concede una bizzarria formale, quando, abbandonando l’andamento di minuetto, attacca inopinatamente un Allegro in la
minore “alla turca”: spiritosa ed efficace concessione all’allora dilagante
gusto per l’esotismo. Nell’opera dei classici viennesi abbondano le pagine
che ripropongono, stilizzandole, sonorità tipiche delle bande militari dei
giannizzeri: ma i ritmi fortemente scanditi qui utilizzati – riprendendo
spunti dell’incompiuto balletto Le gelosie del serraglio – sono in effetti quelli tipici della musica popolare ungherese, che tanto spazio trovano anche
nella musica di Haydn.
Se le vette del genio di Mozart sono da ricercare nell’opera e nel concerto,
il suo contributo all’evoluzione della sinfonia, da forma di intrattenimento
decorativa e disimpegnata a luogo di espressione del pensiero musicale
assoluto, è tuttavia non meno importante di quello di Haydn, al quale si
attribuisce solitamente il titolo di “padre” della sinfonia.
Il pensiero sinfonico di Mozart culmina in tre lavori composti nell’arco
di due soli mesi nell’estate del 1788, destinati forse a un ciclo di concerti per sottoscrizione che, secondo molti studiosi, non sarebbe mai stato
realizzato – il che accrediterebbe l’ipotesi, non priva di un certo fascino
romantico, che Mozart non abbia mai ascoltato i propri capolavori sinfonici. Con le loro caratteristiche complementari sembrano scaturire da un
progetto artistico autonomo, inteso ad esaurire un ventaglio di possibilità
espressive: rimasti in repertorio nell’Ottocento romantico, furono a lungo il principale punto di riferimento per la conoscenza del sinfonismo
mozartiano. La Sinfonia in sol minore KV 550, riprendendo la tonalità e
il pathos esasperato della giovanile Sinfonia KV 183 (emblematica dello
stile Sturm und Drang) contribuì a creare il mito ottocentesco di Mozart
musicista “demoniaco”. Terminata il 25 luglio e più tardi rielaborata per
inserire nell’organico strumentale i clarinetti – da poco apparsi sulla
scena musicale viennese – è articolata in quattro movimenti, secondo la
strutturazione consueta nel tardo Settecento: l’Allegro iniziale si apre
senza introduzione lenta, direttamente su un tema dallo slancio ritmico
carico di tensione. Il carattere di nobile compostezza nel quale si distende l’irriducibile malinconia dell’Andante è sottolineato dall’impegnativa
complessità della forma; particolarmente significativa, poi, è la direzione
tragica cui viene piegato il Minuetto, che ha ormai perso ogni traccia
della consueta leggerezza rococò. Il movimento conclusivo si riallaccia
decisamente al primo, esasperandone il fatalistico pessimismo, riprendendone alcuni elementi tematici a sottolineare l’inusitata concentrazione espressiva e coerenza formale dell’intera sinfonia.
Enrico M. Ferrando
Nata nell’aprile 1992, l’Orchestra Filarmonica di Torino realizza presso
la Sala Grande del Conservatorio di Torino la propria Stagione Sinfonica,
che dall’anno 2005/2006 – con l’avvento alla direzione artistica di Nicola
Campogrande – è concepita in modo che ogni concerto sia un “evento speciale”, sviluppato attorno a uno specifico tema.
L’attività dell’Orchestra Filarmonica di Torino si è svolta in Italia, Francia,
Svizzera, Spagna, Belgio, Estremo Oriente e ha visto la realizzazione di
numerose collaborazioni con prestigiosi direttori.
Le numerose incisioni dell’Orchestra Filarmonica di Torino riguardano
principalmente la musica sinfonica, con alcune incursioni in campo operistico. L’Orchestra ha partecipato a festival internazionali tra i quali la “Festa
dell’Opera” a Bellinzona, il Concorso chitarristico “Pittaluga” di Alessandria, i festival “Giordano e il suo tempo” di Baveno, “Zino Francescatti” di
Marsiglia, “Il Gonfalone” di Roma e il Festival dell’Opéra di Avenches in
Svizzera.
Nel novembre 1995 l’Orchestra ha ottenuto l’alto riconoscimento della
Regione Piemonte per il lavoro svolto, e attraverso la stipula di una specifica convenzione che la sostiene finanziariamente, da quell’anno realizza
concerti in molte città piemontesi.
L’attività dell’Orchestra Filarmonica di Torino è sostenuta dalla Lavazza,
dalla Provincia e dal Comune di Torino, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dalla Compagnia di San Paolo, dalla Fondazione CRT e dalla
Reale Mutua, oltre che da un folto gruppo di piccoli sponsor.
Direttore, musicologo, compositore, flautista, Federico Maria Sardelli
fonda nel 1984 l’orchestra barocca Modo Antiquo, con cui svolge attività
concertistica in tutta Europa in veste di solista e direttore, presente nei maggiori festival di musica antica e ospite delle maggiori sale d’Europa, come il
Concertgebouw di Amsterdam. È direttore ospite di numerose orchestre
sinfoniche, tra cui il Maggio Musicale Fiorentino. Dal 2006 è primo direttore ospite dell’Orchestra Filarmonica di Torino.
Ha al suo attivo più di quaranta incisioni discografiche. La sua ricostruzione e prima incisione dei Concerti Grossi op. 6 di Corelli con strumenti a fiato
ha costituito un evento nel panorama della musica antica. Nel 1997 ha ricevuto a New York la nomination ai Grammy Awards per il suo disco Concerti per molti stromenti di Vivaldi, il massimo riconoscimento per l’attività
discografica; nel 2000 una seconda nomination è giunta a premiare la sua
ricostruzione dei Concerti Grossi di Corelli.
Sardelli è un protagonista della rinascita del teatro musicale vivaldiano dei
nostri tempi: sue sono le prime rappresentazioni, registrazioni ed edizioni
mondiali di numerose opere inedite. Le sue incisioni discografiche sono
sostenute dalla Westdeutscher Rundfunk Köln. Nel 2005, presso il Concertgebouw di Rotterdam, ha diretto la prima mondiale dell’opera Motezuma di
Vivaldi, riscoperta dopo 270 anni. Nel 2006 ha diretto la prima ripresa
mondiale dell’opera L’Atenaide di Vivaldi al Teatro della Pergola di Firenze.
Nel 2007 è stato direttore principale dell’Händel Festspiele di Halle, dove ha
diretto l’Ariodante.
Tra i suoi successi recenti ricordiamo la Juditha Triumphans al Festival di
Santiago de Compostela e al Teatro Olimpico di Roma. Tra gli impegni dell’anno prossimo vi sono le rappresentazioni dell’Ariodante di Händel allo
Händel Festspiele di Halle, al Festival de Beaune e al Festival Viae Stellae di
Santiago de Compostela, mentre a capo dell’Orchestra Filarmonica di Galizia dirigerà un programma beethoveniano.
È membro del comitato scientifico dell’Istituto Italiano Antonio Vivaldi
presso la Fondazione “Giorgio Cini” di Venezia, per il quale ha pubblicato il
volume La musica per flauto di Antonio Vivaldi (Olschki, 2002) che è stato
tradotto in inglese da Michael Talbot (Ashgate, 2007). Sempre per conto dell’Istituto ha creato e dirige la collana di musiche in facsimile Vivaldiana,
edita da SPES. Nel luglio 2007 Peter Ryom lo ha incaricato di continuare la
sua monumentale opera di catalogazione della musica di Antonio Vivaldi e
da quel momento Sardelli è il responsabile del catalogo vivaldiano.
Di origini olandesi, Isabelle van Keulen ha studiato al Conservatorio di
Amsterdam e al Mozarteum di Salisburgo con Sandor Végh: è violinista di
altissimo livello, di forte personalità e di straordinaria vitalità musicale,
senza alcun dubbio fra le più richieste interpreti d’oggi.
Ha suonato con Berliner Philharmoniker, Bayerisches Rundfunk, Gewandhaus
di Lipsia, NHK di Tokyo, London Symphony, NDR Symphonierorchester di
Amburgo, Concertgebouw di Amsterdam, Cincinnati Symphony Orchestra,
con i direttori Roger Norrington, Joseph Swensen, Neeme e Paavo Järvi,
Valery Gergiev, Ilan Volkov.
Nel corso della stagione 2006/2007 si è presentata nella duplice veste di
direttore e solista con i London Mozart Players, con l’Amsterdam Sinfonietta
e l’Orchestra da Camera Norvegese.
Ampio è lo spazio che la musica da camera ha nella vita artistica di Isabelle
van Keulen, che dal 1996 al 2006 è stata fondatrice e direttrice artistica del
Festival di Delft in Olanda; in questo ruolo ha collaborato con Leif Ove Andsnes,
Heinrich Schiff, Gidon Kremer, Ronald Brautigan, pianista con il quale ha
dato vita a un sodalizio artistico ventennale che ha prodotto varie incisioni
e tournée in Spagna, Germania e Olanda.
Isabelle van Keulen ha all’attivo un’ampia discografia: la sua recente incisione del Concerto per violino di Turr con l’Orchestra Sinfonica di Birmingham
ha ricevuto molti consensi. Ha inciso tutte le opere per duo di Stravinsky
con il pianista Olli Mustonen, i concerti di Mendelssohn e le opere di Bruch
per violino e viola.
Se desiderate commentare questo concerto, potete farlo
su blog.mitosettembremusica.it o sul sito www.sistemamusica.it