(Microsoft PowerPoint - L`Alcool e i giovani

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(Microsoft PowerPoint - L`Alcool e i giovani
L’alcool e i giovani
Intervento di
Prof.ssa Silvana Gargiulo
I giovani sono un target di popolazione estremamente
vulnerabile ai rischi legati al consumo di bevande
alcoliche.
Negli ultimi decenni si è assistito infatti ad un aumento
graduale del consumo di alcol da parte di adolescenti e
pre-adolescenti, aumento influenzato anche da
pressioni sociali, mediatiche e pubblicitarie sempre più
considerevoli e incalzanti.
Accanto alle pressioni mediatiche, sollecitate tramite
social network o spot pubblicitari ,(si stima che vengono
investiti circa 65 milioni di euro per la pubblicità di
bevande alcoliche sul web) anche la maggiore
disponibilità di offerta e il cambiamento di modelli di
consumo hanno esposto i giovani all’acquisizione di
comportamenti non salutari.
Negli ultimi anni, infatti, i giovani, ma non solo loro,
hanno adottato un modello di consumo“anglosassone”:
il bere ha perso il significato di ritualità dei pasti per
assumere, invece, un valore comportamentale legato
all’uso dell’alcol in funzione degli effetti che esso è in
grado di esercitare sulle performance personali.
Da un consumo mediterraneo, in cui il vino veniva
consumato ogni giorno durante i pasti, si è passati
dunque a un consumo realizzato prevalentemente fuori
pasto, il cui obiettivo non è il piacere della bevanda
alcolica legata ai sapori del cibo, ma la ricerca dell’effetto
secondario dell’assunzione alcolica, che per i giovani si
esplicita nella percezione di essere maggiormente
disinvolti, loquaci, disinibiti e maggiormente integrati nel
gruppo dei pari.
Ad un livello generale, da un recente rapporto condotto
dall’Istat, si evince che nel 2014 la quota di persone di
14 anni che bevono alcolici, è pari al 66,9%.
Per quanto riguarda gli adolescenti, se nel 2010
consumava alcolici fuori pasto il 15,5% dei 14-17enni,
nel 2014 la quota si assesta intorno al 18,8%, con una
crescita più evidente tra i maschi.
I comportamenti a rischio sono più diffusi tra i giovani di
18-24 anni (il 22,8% dei maschi e l’8,4% delle femmine)
e gli adolescenti di 11-17 anni (il 14,1% dei maschi e
l’8,4% delle femmine).
Accanto a un cambiamento nel consumo dell’alcol ,che
ne vede il consumo maggiormente fuori pasto, è da
evidenziare un fenomeno che sta prendendo sempre
più piede tra i giovani consumatori e che prende il nome
di binge drinking, con tale termine si indica il consumo
di 6 o più bevande alcoliche in un’unica occasione.
La popolazione più a rischio di binge drinking è quella
giovanile che attua questo tipo di comportamento per lo
più durante momenti di socializzazione. Dai dati emerge
infatti che i giovani di 18-24 anni che frequentano
assiduamente le discoteche i comportamenti di consumo
di alcol a rischio sono più diffusi (31,9%) rispetto ai
coetanei che non frequentano la discoteca (7,8%). Stesse
differenze si riscontrano tra frequentatori e non di
spettacoli sportivi e concerti di musica.
Per oltre il 50% dei ragazzi dunque l’incontro con l’alcol
avviene ormai fuori casa, complici sono quelle occasioni
che favoriscono e incoraggiano l’abuso di sostanze
alcoliche come l’happy hour, che letteralmente significa
“ora felice” ed è la fascia oraria in cui alcuni bar e altri
esercizi pubblici applicano sconti sulle bevande
alcoliche, o l’open bar, dove pagando una cifra
forfettaria si ha la possibilità di bere senza limiti.
L’adolescenza,ossia il passaggio dalla fanciullezza
all’età adulta, rappresenta il momento forse più critico
dell’intero percorso di vita e costituisce una transizione
evolutiva di fondamentale importanza: rappresenta un
periodo di passaggio, ma anche di sospensione, in cui i
giovani sono chiamati ad affrontare prove e compiti
evolutivi affinché si possano costituire nuovi equilibri nei
contesti di vita.
Ogni ragazzo, per diventare adulto, deve superare dei
“compiti evolutivi”, delle prove che permettono di
sperimentare la propria indipendenza e di stabilire
relazioni sociali. In particolare i compiti evolutivi
dell’adolescente riguardano:
l’area personale: ossia la creazione di relazioni più
stabili e mature con i coetanei, accettare i cambiamenti
fisici e biologici che l’adolescenza comporta, acquisire
una propria identità;
l’area cognitiva: acquisire la capacità di ragionare in
termini sempre più astratti e ampliare la capacità di
progettare e pensare al proprio futuro;
l’area delle relazioni sociali: riguarda l’emancipazione
dalle figure genitoriali, il raggiungimento di una propria
indipendenza attraverso l’acquisizione della capacità di
decidere, la capacità di costruire relazioni intime, il
rafforzamento del senso di appartenenza al gruppo.
In generale il compito primario per un adolescente è
quello di elaborare e costruire una propria identità
definita e distinta in grado di porsi nei confronti del
mondo in modo autonomo, coerente e responsabile.
Per realizzare quest’importante obiettivo di crescita, gli
adolescenti possono intraprendere diversi percorsi e
hanno quindi differenti possibilità di azione sulla base
anche delle loro caratteristiche personali e delle
opportunità o vincoli offerti dai contesti di vita.
Alcuni di questi percorsi possono configurarsi come
maggiormente a rischio perché espongono i ragazzi a
elevate probabilità di compromettere il loro futuro.
I comportamenti a rischio, come la guida pericolosa o
l’utilizzo di sostanze psicoattive come l’alcol, sono azioni
che vengono messe in atto dagli adolescenti per
raggiungere degli obiettivi e per superare quei compiti di
sviluppo tipici dell’età che stanno attraversando. Ad
esempio il consumo di alcol può rispondere al bisogno
che il ragazzo sente di considerarsi adulto, rafforzando la
propria identità in un momento in cui altri aspetti più
essenziali dell’essere adulti non sono ancora realizzabili.
I ragazzi sono impegnati nell’acquisizione e
affermazione di una propria autonomia, l’adolescente
mette spesso in atto comportamenti che hanno la
funzione di realizzare una autonomia di scelta rispetto
alle norme, i valori, le indicazioni degli adulti, primi fra
tutti i genitori.
Ecco che il consumo di alcol o di altre sostanze può
avere la funzione per l’adolescente di dimostrare a se
stesso e agli altri di possedere la capacità di scegliere e
decidere in maniera autonoma.
Attraverso i comportamenti a rischio, che implicano
spesso la trasgressione il superamento dei limiti,
l’adolescente può trovare un modo per identificarsi e
differenziarsi dagli adulti, soprattutto dai genitori e per
affermare, in forma più marcata, se stessi, la propria
autonomia e la propria indipendenza.
La fase adolescenziale è anche il periodo in cui si
esplorano nuove sensazioni, il giovane si trova a
sperimentare nuovi stati di coscienza e a provare
emozioni mai sperimentate prima, questo riguarda la
sessualità, ma anche l’utilizzo di sostanze psicoattive.
Inoltre l’identità che l’adolescente si affanna a costruire,
non si costruisce nell’isolamento, il ragazzo esprime la
propria individualità attraverso la condivisione di
esperienze, sentimenti ed emozioni, il consumo di alcol
in tal senso consente di ottenere una visibilità, seppur
negativa, agli occhi del gruppo e di fondare il legame
sociale con i coetanei attraverso quello che a livello
culturale, viene configurato come un “rito di legame e di
passaggio”.
Naturalmente ci possono essere molti altri
comportamenti positivi che sono finalizzati al
superamento dei compiti di sviluppo. Ad esempio i
ragazzi possono trovare altre forme per esprimere la
propria crescita ed autonomia, come assumersi nuove
responsabilità, partecipare alla vita sociale, prendere
decisioni sul proprio futuro
Altri modi positivi invece per affermare e sperimentare
se stessi sono l’attività fisica, intellettuale o scolastica,
le sensazioni provocate da un viaggio o una vacanza,
sperimentare tipi di abbigliamento non convenzionale e
anticonformista.
Nonostante il fatto che i comportamenti a rischio e più
nello specifico, l’uso e abuso di alcol, possano
assolvere importanti funzioni di crescita e quindi vadano
contestualizzati al periodo evolutivo in cui si verificano,
questo non autorizza a considerarli necessari e a
sottovalutarli, è importante infatti tenere a mente che
questi comportamenti possono rappresentare ,a lungo
andare, l’anticamera per l’instaurazione di abitudini non
salutari e pericolose per lo sviluppo fisico, psichico e
sociale dell’adolescente.
Nella cultura giovanile sono riscontrabili diversi stili del
bere rapportati ai diversi significati attribuiti dagli
adolescenti al consumo di alcol.
Stile dissetante alimentare: il consumo di bevande alcoliche
è legato al gusto personale e alle abitudini alimentari,
apprese nel contesto familiare .
Stile consumistico – conformista: il bere è influenzato dal tipo
di ambiente frequentato (ad esempio birreria, cocktail-bar),
dalla disponibilità e dal tipo di consumo diffuso, dalle scelte
dei pari e da altri bisogni indotti dal contesto.
Stile conviviale: l’alcol è l’elemento aggregante, che
contribuisce a creare un’atmosfera di convivialità e a
facilitare le relazioni.
Stile cerimoniale – rituale: l’alcol serve a “bagnare la festa”.
Stile omologante: si beve per sentirsi adeguati, per
aumentare la percezione di somiglianza e di appartenenza al
gruppo, per farsi accettare.
Stile affermativo maschile: i ragazzi bevono per sentirsi
o mostrarsi più virili, in rapporto all’alcol che riescono a
reggere, anche in competizione con amici e compagni
del gruppo.
Stile affermativo femminile: le ragazze bevono per
sentirsi o mostrarsi più disinvolte ed emancipate.
Stile trasgressivo: il bere eccessivo ha uno scopo
dimostrativo, ad esempio per dimostrare di essere
diventati grandi, o provocatorio, per trasgredire le regole.
Stile sperimentale: le bevande alcoliche, il loro gusto e i
loro effetti possono essere oggetto di esplorazione, nella
fase adolescenziale; il gusto per la sfida e il desiderio di
emozioni forti può portare a eccessi frequenti, con
comportamenti a rischio quali l’assunzione combinata di
altre sostanze o al giuda di veicoli in stato d’ebbrezza.
Stile protagonistico: l’alcol può essere utilizzato per giocarsi
un ruolo di maggiore protagonismo, per attirare l’attenzione di
persone dell’altro sesso, per affermarsi all’interno del gruppo,
per essere o apparire più sciolti e disinibiti.
Stile anestetizzante: il bere origina dal desiderio di
allontanare da sé la sofferenza dovuta a difficoltà personali,
legate alla fase evolutiva attraversata, ai rapporti con le
persone significative (amici, genitori, ragazzo/a), a situazioni
avvertite come frustranti, gravose a scuola o al lavoro.
Stile anti-vuoto: alcuni ragazzi avvertono la necessità di
trovare strategie di “riempimento” di tempo considerato
vuoto, tempo contrassegnato da vissuti di noia, apatia,
talvolta da sentimenti malinconici e di solitudine.
Molto diffusi sono lo stile protagonistico, sperimentale e
omologante, perché assolvono ad alcune funzioni
accennate sopra, come l’affermazione di se stessi e
della propria autonomia e aiutano ad adeguarsi al
gruppo dei pari migliorando la percezione di
appartenenza.
Tuttavia tutte queste modalità del bere possono
rappresentare possibili situazioni rischiose per un uso
problematico della sostanza alcolica andandosi a
configurare come prima tappa di una lunga “carriera
alcolica”.
E’ importante non dimenticare però che al
consumo/abuso della sostanza alcolica vanno a
concorrere altre variabili che ne condizionano lo
sviluppo, come il contesto familiare, sociale, economico
e le variabili personali psichiche e relazionali che
caratterizzano ogni persona.
Dunque tutti gli stili potrebbero essere potenzialmente
rischiosi, ma è opportuno tenere in considerazione
anche tutti quegli aspetti che intervengono nel
concorrere ad una situazione di uso problematico della
sostanza alcolica.
Sui danni causati dall’alcol sullo sviluppo degli
adolescenti(fino a 16 anni),l’Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS)raccomanda la totale astensione
dall’alcol, tale dato è coadiuvato dai risultati della
ricerca scientifica da cui emerge che chi inizia a bere
prima dei 16 anni ha un rischio quattro volte maggiore
di sviluppare alcoldipendenza in età adulta rispetto a chi
inizia non prima dei 21 anni.
Per questa ragione infatti la Legge Italiana vieta la
somministrazione di alcolici ai minori di anni 16. Inoltre
è da specificare che esistono molteplici differenze tra
maschi e femmine, quest’ultime infatti hanno meno
capacità di metabolizzare l’alcol e sono più vulnerabili
agli affetti tossici dell’etanolo per vari motivi: peso
corporeo inferiore ai maschi, minore quantità di acqua
nell’organismo, organi più piccoli.
A volte i genitori sono gli ultimi ad accorgersi che i figli
adolescenti fanno uso di alcol, e spesso ciò avviene in
modo casuale e li porta alla triste consapevolezza che
il loro figlio/a, che sino ad allora non aveva mai
manifestato, ai loro occhi, spesso disattenti, dei disagi,
probabilmente nasconde un aspetto della propria vita di
cui erano rimasti sino ad allora ignari.
Essi devono porre la giusta attenzione al malessere che
subdolamente si sta facendo strada nella vita dei propri
figli, nei casi più complessi diventa l'inizio di una difficile
percorso dove il conflitto generazionale, la ribellione
adolescenziale e il malessere familiare si vanno a
scontrare con una problematica più complessa, dove
l'assunzione di alcol, spesso accompagnato da altre
sostanze che generano dipendenza, assume per chi ne
fa uso una funzione medica e riparativa per un
malessere più profondo.
Molti ragazzi sono convinti di riuscire a gestire la
sbronza e sottovalutano le conseguenze di questo loro
comportamento, in primis non riconoscendo che la
capacità di tollerare l’alcol per un adolescente è minore
rispetto a un adulto, possono arrivare rapidamente alla
perdita di controllo e alla messa in atto di
comportamenti irresponsabili che li portano a rischiare
la vita come:
mettersi alla guida di motorini, minicar o automobili
camminare in mezzo alla strada senza valutare il
pericolo;
entrare in coma etilico;
assumere contemporaneamente altre sostanze come
ecstasy, cannabis, e cocaina.
Questi comportamenti autolesivi, sono spesso il
sintomo di un malessere più profondo a cui è
necessario dare la giusta attenzione, perché se i
ragazzi cercano nell’alcol la soluzione per il loro
malessere, significa che hanno difficoltà a chiedere
aiuto in modo esplicito.
L’adolescenza è un momento particolare sia per i figli
che per i genitori e il loro è un compito difficile perché
nel marasma della ribellione adolescenziale, devono
essere capaci di coniugare l’aspetto normativo con
quello affettivo.
Per essere dei buoni genitori occorre essere fermi e
chiari nelle regole e efficaci nelle punizioni, attenti e
vigili rispetto a come stanno e ciò che fanno i propri figli
e chi frequentano, amorevoli e accoglienti nel momento
del bisogno.
Poiché non è semplice essere dei buoni genitori, dato
che questo e’ il mestiere più difficile e nessuno lo
insegna, laddove si dovesse presentare una
problematica con figli adolescenti cha abusano di alcol,
la psicoterapia familiare potrebbe essere un buon punto
di partenza per aiutare genitori e figli a ritrovare il giusto
equilibrio e scoprire un modo migliore per stare insieme
Anche la scuola deve porre la propria attenzione al
malessere dei ragazzi monitorando i primi fattori di
rischio quali:
comportamento in classe inappropriato in quanto timido;
o aggressivo;
fallimento scolastico;
scarse abilità sociali;
affiliazioni con pari caratterizzati da comportamenti
devianti;
percezione che in ambito scolastico vi sia approvazione
nei confronti del consumo;
aumentando non solo le conoscenze sul fenomeno,ma
informando i ragazzi sui pericoli al fine di ridurre i fattori
di rischio e promuovere il benessere
Deve inoltre fare prevenzione fornendo alle nuove
generazioni strumenti e opportunità che li aiutino ad
affrontare la complessità del vivere e aiutandoli a non
cadere nel vortice delle dipendenze da queste
sostanze.
La scuola non è solo il posto dove si studia ma è o
dovrebbe essere un luogo d’incontro dove poter
socializzare e riuscire a comunicare in modo sereno con
gli altri,dove condividere i problemi ed imparare ad
affrontarli. E’ anche attraverso la scuola che i ragazzi
possono acquisire un senso di responsabilità e di
consapevolezza delle proprie azioni che li renda capaci
di stare lontani da sbagli che potrebbero costare molto
cari.
Quindi affrontare un percorso di prevenzione significa,
principalmente, partire dalle risorse e dalle
capacità dei nostri adolescenti (ne hanno veramente
tante) e dal riprendere coscienza del nostro
insostituibile ruolo di adulti, capaci di camminare a
fianco dei ragazzi, senza
bisogno di scappare, delegare, sottovalutare o
esercitare un potere autoritario fuori luogo.
Per “prevenire rischi” e per “stare possibilmente
meglio” sia a livello personale che di gruppo,la scuola si
pone come obiettivi generali :
facilitare (giovani / adulti) la scoperta dei fattori di
rischio, fornendo strumenti di lettura, metodi di
approccio e procedure mirate alla riduzione delle
situazioni di pericolo (guida) disagio e di malessere;
promuovere il confronto sul concetto di salute in
rapporto anche con il piacere e il divertimento dei
giovani;
sostenere e interpretare i cambiamenti dei fenomeni
giovanili con particolare attenzione alla sicurezza
stradale;
esplorare le dimensioni dell'educare in relazione alle
problematiche connesse con la condizione
adolescenziale
onde evitare che il disagio "normale" si trasformi in
disagio patologico.
Per concludere è auspicabile che la scuola possa
svolgere al meglio la sua funzione di principale agenzia
educativa promuovendo innovativi strumenti per la
prevenzione dell’uso di alcool .
Grazie per l’attenzione