preparazione al capitolo generale delle suore delle scuole cristiane

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preparazione al capitolo generale delle suore delle scuole cristiane
PREPARAZIONE AL CAPITOLO GENERALE
DELLE SUORE DELLE SCUOLE CRISTIANE DELLA MISERICORDIA
LA PROMOZIONE VOCAZIONALE SECONDO
SANTA MARIA MADDALENA POSTEL
SCHEMA DI SINTESI DI PADRE ANTONIO RUNGI, PASSIONISTA
POSTULANTATO
1.
NON AMA FARE LA CERNITA DELLE POSTUNANTI. ACCETTA
TUTTE INIZIALMENTE.
2.
ERA CONVINTA CHE NON TUTTE QUELLE CHE CHIDEVANO DI
ENTRARE NELL’ISTITUTO POTEVANO RIMANERE. ERA NECESSARIO
UN ACCURATO DISCERNIMENTO PER NON ROVINARE TUTTO IL
GRUPPO.
3.
ERA CONVINTISSIMA CHE LA VOCAZIONE ERA ED E’ UN DONO DI
DIO: “NON VOI AVETE SCELTO ME, MA IO HO SCELTO VOI”.
4.
ERA
UNA
DONNA
PRUDENTE
E
NON
SI
FIDAVA
COMPLETAMENTE DI SE STESSA. CHIEDEVA LUMI A PERSONE
ESPERTE E SAGGE.
5.
NON GUARDAVA ALLA DOTE MATERIALE CHE PORTAVA
L’EVENTUALE SUORA, MA ALLA DOTE SPIRITUALE, SOPRATTUTTO LA
CAPACITA’ DELLA RELIGIOSA DI ASSIMILARSI A CRISTO POVERO ED
UMILIATO. IN COMUNITA’ NON SI DOVEVA MAI PARLARE DELLA DOTE
PIU’ O MENO CONSISTENTE PORTATA IN CONVENTO.
6.
LA PORTA DEL CONVENTA ERA SEMPRE APERTA PER CHI ERA
DOTATA DI VERA ED AUTENTICA VOCAZIONE, SENZA OGGI DIREMMO
CONTO IN BANCA, CARTA DI CREDITO, PROPRIETA’ E BENI
MATERIALI.
7.
NON SI CURAVA DELLA QUANTITA’ MA DELLA QUALITA’ DELLE
SUORE. POCHE E BUONE DICEVA… MA SE ERANO MOLTE E BUONE
ANCORA MEGLIO. CERCAVA IN LORO L’AUTENTICA VOCAZIONE ALLA
VITA CONSACRATA
8.
ACCETTAVA ANCHE LE RAGAZZE E DONNE CON CARENZE E
DIFETTI, PURCHE’ DISPOSTE A CAMBIARE COMPORTAMENTO E AD
EMENDARSI.
9.
NON AMMETTE LIMITI DI ETA’ E CONDIZIONI DI SALUTE. ALLA
BASE DELLA SUA PROMOZIONE VOCAZIONE C’E’ LA STESSA
VOCAZIONE ALLA SANTITA’.
NOVIZIATO
10. AFFIDA LE NOVIZIE AD UNA MAESTRA COMPETENTE E CAPACE
DI PORTARE AVANTI IL PROGRAMMA DI FORMAZIONE.
11. SEGUE PERSONALMENTE LA FORMAZIONE DELLE NOVIZIE CON
UNA CONFERENZA SETTIMANA CHE ASSICURO’ FINO ALLA FINE
DELLA SUA VITA.
12. VERIFICATA LA NON COMPATIBILITA’ CON LA VITA RELIGIOSA
NON ASPETTAVA MOLTO E FACEVA CAPIRE ALLE POSTUMENTI E
ALLE NOVIZIE CHE NON ERA LA LORO STRADA, CONVINTA CHE ERA
MEGLIO AVRNE POCHE E CONVINTE, CHE MOLTE SENZA AUTENTICA
VOCAZIONE.
13. RIGETTAVA FORTEMENTE COLORO CHE ERANO SCRUPOLOSE
IN QUANTO LE SUORE STAVANO A CONTATTO CON IL MONDO E NON
DOVEVANO SCANDALIZZARSI, MA ESSERE LORO DI ESEMPIO AGLI
ALTRI.
14. CHIEDEVA MASSSIMO RISPETTO PER I SACERDOTI MA NON
VOLEVA ASSOLUTAMENTE CHE LE RELIGIOSE SI RIVOLGESSERO AI
SACERDOTI SE NON PER LA CONFESSIONE E NON PER LA DIREZIONE
SPIRITUALE.
TANTOMENO
VOLEVA
CHE
LE
RELIGIOSE
INTRATTENESSERO RELAZIONI CONFIDENZIALI CON I LAICI CHE
PARLASSERO DELLA LORO VITA E DELLA VITA DELLA LORO
COMUNITA’ AL DI FUORI. NEL SERVIZIO PARROCCHIALE DOVEVANO
LIMITARSI ALLE COSE NECESSARIE. DICEVA: “Se il buon Dio mi
esaudisce, quando una suora va al presbiterio per capriccio e senza utilità,
quel pavimento dovrebbe bruciarle i piedi”.
15. ERA SEVERA ED INTRANSIGENTE CON LE SUORE ADULATRICI,
MA AMAVA LE SUORE ADORATRICI CHE TRASCORREVANO LA LORO
VITA NELLA PREGHIERA, NEL SACRIFICIO QUOTIDIANO, NEL
CONFORMARSI SEMPRE PIU’ ALLO SPOSO DIVINO.
PROFESSIONE RELIGIOSA
16. RICONOSCEVA IL VALORE DELLA DIREZIONE SPIRITUALE, DELLA
PREGHIERA, DELL’ISTRUZIONE, DELLA VITA COMUNITARIA, MA
RITENEVA IMPORTANTE PER OGNI RELIGIOSA IL BUON ESEMPIO,
QUELLO CHE FA DI UNA RELIGIOSA PROFESSA UN MOTIVO DI
PROMOZIONE VOCAZIONE DA SOLO. E QUESTO LO RICHIEDEVA
PARTICOLARMENTE IN COLORO CHE SVOLGEVANO IL SERVIZIO
DELL’AUTORITA’.
17. CIRCA L’OSSERVANZA DEI VOTI ERA MOLTO ATTENTA NEL
RISPETTARLI
LEI
MA
ANCHE
NEL
FARLI
RISPETTARE.
SOTTOLINENAVA L’IMPORTANZA E L’ECCELLENZA DEL VOTO DI
OBBEDIENZA, PER LEI UNA VIRTU’ CHE E’ IL FONDAMENTO DELLA
VITA CONSACRATA. GESU’ CROCIFISSO E’ IL MODELLO A CUI
ISPIRARSI NELLA FARE ‘OBBEDIENZA: “Mio cibo è fare la volontà di Colui
che mi ha mandato”, COME DICEVA GESU’.
18. PROPONE UN COSTANTE RICHIAMA ALLA CHIESA E VUOLE UN
SINCERO ATTACCAMENTO AD ESSA, SOPRATTUTTO VIVENDO
QUESTO LEGAME MEDIANTE LA PARTECIPAZIONE ALL’EUCARISTIA,
ALLA MESSA QUOTIDIANA, UNA PARTECIPAZIONE PIENA E CONVINTA
ALLA LITURGIA EUCARISTICA.
19. CIRCA IL VOTO DI POVERTA’ DIMOSTRAVA UN DISTACCO
COMPLETO DALLE COSE E DAL MONDO. DIGIUNAVA TUTTI I GIORNI IN
QUANTO FACEVA UN SOLO PASTO CON MINESTRA, PANE ED ACQUA.
LA SUA STANZA CONDIVISA CON ALTRA SUORA ERA SPOGLIA DI
TUTTO. C’ERA SOLO L’ESSENZIALE PER LA VITA PERSONALE E PER
LE PREGHIERE. ERA POVERA NEL VESTITO, MA ERA UNA DONNA
PULITISSIMA. BELLA LA SUA AFFERMAZIONE: “La pulizia è la ricchezza
dei poveri”.
20. CIRCA IL VOTO DI CASTITA’ FU MOLTO ATTENTA A VIVIVERE IN
PROFONDITA’ LA BELLA VIRTU’ E NON SI FECE MAI DISTRARRE DA
AFFETTI, SENTIMENTI O ALTRO CHE POTESSERO MINIMAMENTE
METTERE IN DISCUSSIONE LA SUA VERGINITA’ FISICA E SPIRITUALE.
LA SUA FU UNA VITA IMMACOLATA SULLE VETTE DELLA PERFEZIONE.
21. CIRCA
LA
VITA
CMUNITARIA
AVEVA
IN
GRANDE
CONSIDERAZIONE LA COMUNIONE VERA TRA TUTTE LE SUORE. OGNI
GIOVEDI’ DETTA LA SUA RIFLESSIONE ALLE SUORE. NON AMA MAI
PARLARE DI SE STESSA, MA SOLO DI GESU’ E DI GESS’ CROCIFISSO.
AMA LA LETTURA E L’APPROFONDIMENTO DELLA SACRA SCRITTURA,
NON SI FIDA DELLE SUE CONVINZIONI PERSONALI, MA CHIEDE LUME
MEDIANTE LA PREGHIERA, LA MEDITAZIONE E LO STUDIO DEI PADRI
DELLA CHIESA, SOPRATTUTTO SAN BERNARDO.
22. LA PRIMA COSA CHE CHIEDEVA A CHI VOLEVA ENTRARE IN
CONVENTO: “Tu ami il Signore con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente,
con tutta te stessa?”. ED AGGIUNGEVA: “Tu ami il prossimo come te
stessa?”. IN POCHE PAROLE METTEVA ALLA BASE DELLA VITA
CONSACRATA LA CARITA’ SENZA LA QUALE NON POSSIBILE FARE UN
CAMMINO VOCAZIONE PERSONALE E PROPORRE AD ALTRI UN
CAMMINO DI CONSACRAZIONE TOTALE E DEFINITIVA A DIO. CHI NON
AMA DIO E IL FRATELLI NON SARA’ MAI UN BUON CRISTIANO E
TANTOMENO UN BUON RELIGIOSO O RELIGIOSA. L’INNO DELLA
CARITA’ DI SAN PAOLO APOSTOLO E’ IL PUNTO DI PARTENZA, MA
ANCHE DI ARRIVO DI OGNI CAMMINO VOCAZIONALE.
SANTA MARIA MADDALENA POSTEL
FONDATRICE DELLE SUORE DELLE SCUOLE CRISTIANE
DELLLA MISERICORDIA
Santa Maria Maddalena Postel, al secolo Julie-Françoise-Cathérine, in
francese Marie-Madeleine (Barfleur, 28 novembre 1756; † Saint-Sauveur-leVicomte, 16 luglio 1846), è stata una religiosa e fondatrice francese, della
congregazione delle Suore delle Scuole Cristiane della Misericordia: nel 1924
è stata proclamata santa da papa Pio XI.
Figlia di Jean Postel e Thérèse Levallois, nacque nel 1756 in Normandia
nella diocesi di Coutances, da pii e facoltosi contadini. La scuola di Barfleur
era insufficiente per le esigenze spirituali e culturali della Postel. Grazie alla
generosità di una benefattrice, poté entrare nell'abbazia reale di Valognes per
terminarvi la sua educazione. Le benedettine avrebbero voluto trattenerla con
loro data la sua pietà e l'ottima riuscita che faceva negli studi, ma la santa
preferì ritornare in famiglia nel 1774 per aprire una scuola con educandato,
per ragazze povere e orfane. Tra il 1789 e il 1799, durante la rivoluzione
francese, la Postel ottenne, in sostituzione del parroco, che aveva giurato la
costituzione civile del clero, il permesso di conservare il Santissimo
Sacramento in un minuscolo oratorio da lei allestito sotto la scala di casa sua,
di comunicarsi con pinzette d'argento, preparare i bambini alla prima
comunione, visitare i malati, confortare i moribondi, portare loro il viatico e
procurare ai sacerdoti rimasti fedeli a Roma, ricercati dalla polizia,
l'occorrente per la Messa che celebravano ora in casa sua, ora nei granai,
con pericolo della vita. Passata la bufera, Julie, terziaria francescana dal
1798, continuò la sua opera di catechista e sostenne i sacerdoti rientrati
dall'esilio. Nel 1804, una sua allieva, Maria Dadure, di otto anni morente, le
manifestò profeticamente il suo avvenire. L'anno successivo la Postel, di
quarantanove anni, già indebolita dal lavoro, dalle veglie e dalle austerità,
disgustata per i dissensi religiosi sorti a Barfleur a causa della
riorganizzazione del culto, si trasferì a Cherbourg. Padre Cabart, cappellano
dell'ospizio, le chiese di quali risorse disponesse per stabilire la
Congregazione che si sentiva ispirata a fondare. Gli ripose: « Sono tutte nella
Provvidenza assecondata dal lavoro e dalla povertà personale». Per colei
che tutti chiamavano la santa signora fu affittata una casa nella quale fece,
nel 1807, con le prime sue quattro compagne, la professione religiosa con il
nome di Maria Maddalena. Nella scuola da lei aperta ben presto duecento
ragazze appresero, con i primi rudimenti delle lettere e della fede, il cucito, il
ricamo, i lavori a maglia. Nel 1811 le Suore della Provvidenza rientrarono a
Cherbourg. Madre Postel, che aveva in orrore la concorrenza e detestava le
rivalità, si trasferì a Octeville-l'Avernelle, dove due sue suore erano istitutrici.
Trovò alloggio in una stalla. Parendogli lo scoraggiamento una forma
d'incredulità, animava così le sue figlie spirituali: «Lavoriamo. Preferirei dieci
soldi guadagnate con le mie mani, che mille avuti per carità. Noi le
toglieremmo ai poveri, che dobbiamo invece aiutare». Dopo sei mesi si stabilì
a Tamerville, dove si limitò a prendere a suo carico dodici orfanelle. Due anni
dopo, il locale in cui erano alloggiate le suore fu posto in vendita dal padrone
e Madre Postel, anziché lamentarsi di fronte alla prova, esclamò: “Ancora di
più, Signore, ancora di più! Vieni, o croce, che io ti abbracci! Il Signore ci
umilia per meglio rialzarci!". Le suore si occuparono di lavori manuali con la
più grande alacrità, ma la loro penuria fu così grande il loro direttore spirituale
padre Cabart, ritenendo la Congregazione abbandonata da Dio, consigliò la
fondatrice di trasferirsi all'ospizio di Cherbourg, e di rimandare in famiglia le
sue figlie o presso altre comunità religiose. Con la più grande energia essa
così parlò loro: « Dite al nostro Padre che non cesseremo di ringraziare il
Signore di essersi servito di lui, per così lungo tempo, per assecondarci in
un'opera che non è ne sua, ne nostra, ma della Provvidenza; che non ho mai
contato su di un braccio di carne, per quanto rispettabile esso possa essere;
che sono talmente sicura che il Signore vuole la realizzazione dei miei
progetti, che ne perseguirò l'esecuzione con il più grande ardore. Le mie
Figlio mi hanno promesso ubbidienza fino alla morte; esse sono tutte
ugualmente care al mio cuore. Colui che me le ha date e che si prende cura
degli uccelli dei campi saprà fornirmi i mezzi per nutrirle; finché avrò vita, non
ne abbandonerò una sola». Nel 1814 Madre Postel affittò per dodici soldi
annui a Tamerville uno stabile coperto di paglia, dove condusse con le sue
suore una vita durissima, costrette com'erano a nutrirsi di patate, di erbe
peste e bollite anziché di carne e pesce. La fondatrice aspettava con la più
ammirabile pazienza l'ora del Signore e al piccolo gregge non si stancava di
ripetere: « Gettiamoci nella volontà di Dio come il pesce nell'acqua. Adoriamo
la volontà divina, e siamo sempre pronte a salire con Gesù sul Calvario e a
morirvi se occorre. Aspettiamo tutto da Dio solo». Dopo due anni di soggiorno
in quella capanna, a Madre Postel fu affidata la scuola primaria e iniziarono a
miglorare le condizioni generali di vita della comunità, ma non smise per
questo i suoi abiti di stoffa comune, contenta dello stretto necessario
guadagnato con il lavoro delle sue mani. Per oltre trent'anni indossò lo stesso
vestito, rammendato, ma senza macchie. Diceva: «La pulizia è la ricchezza
del povero». Nel 1832, acquistò una vecchia abbazia benedettina in rovina a
St-Sauveur-le-Vicomte. Benché sprovvista del denaro necessario per pagare
le spese del contratto, disse a chi l'aveva seguita: «Se saremo fedeli alla
nostra vocazione, tutto sarà riparato». Per trovare i fondi necessari si diede al
cucito, al ricamo, alla lavanderia e persino alla coltivazione dell'orto. Amava
ripetere con san Bernardo: “Il religioso che non lavora non è degno di essere
religioso”. Con l'aiuto del cappellano Lerenard riuscì ad aprire pure un
convitto e una scuola esterna in cui un gran numero di alunno ricevette con
l'istruzione gratuita il nutrimento e il vestito. Nel 1837 Madre Postel adottò le
costituzioni di san Giovanni Battista de la Salle con le sue ventiquattro suore
e novizie dedite all'insegnamento e alla cura dei malati negli ospedali. Dalla
sua gioventù fino alla morte recitò ogni giorno il Breviario romano e il rosario.
Una pratica di tutta la sua vita fu la riparazione. Per oltre trent'anni le sue
religiose passarono successivamente e senza interruzione un giorno intero in
ammenda onorevole, con una corda al collo e uno scapolare sulle spalle.
Madre Postel era la prima ad accorrere in cappella per le pratiche di pietà e
l'ultima ad uscirne. Sovente fu sorpresa inginocchiata per aria con le braccia
in croce. Nessun difetto fu mai trovato in lei. Era tanto grande il disprezzo che
la santa nutriva verso di sé che avrebbe voluto morire sulla cenere. Durante
le sue crisi d'asma, a chi s'inquietava, ella rispondeva: «Sto bene perché sto
come vuole il buon Dio». Morì il 16 luglio del 1846 novantenne. Fino alla
morte conservò un animo giovanile, un corpo pieno di energia, una felice
memoria, un giudizio sicuro, un umore uniforme e una carità senza ombra.
Papa Pio X approvò il primo miracolo attribuito all'intercessione di Maria
Maddalena Postel con il breve del 22 gennaio 1908: la cerimonia di
beatificazione venne celebrata il 17 maggio successivo. È stata canonizzata
da papa Pio XI il 24 maggio del 1925.
LE SUORE DI SANTA MARIA MADDALENA POSTEL
Le Suore di Santa Maria Maddalena Postel sono un istituto religioso
femminile di diritto pontificio: i membri di questa congregazione (dal 1920
divisa in due rami autonomi, uno tedesco e uno francese) usano la sigla
S.M.M.P.
La congregazione, detta in origine delle Suore delle Scuole Cristiane della
Misericordia venne fondata a Cherbourg l'8 settembre 1807 dalla religiosa
francese Maria Maddalena Postel (1756-1846) con l'approvazione di
Claude-Louis Rousseau, vescovo di Coutances: nel 1832 la Postel acquistò
l'antica abbazia benedettina di Saint-Sauveur-le-Vicomte, dove trasferì la
casa madre. L'istituto ricevette il pontificio decreto di lode il 29 agosto 1859 e
le sue costituzioni vennero approvate dalla Santa Sede nel 1901. Nel 1920, a
causa dello scoppio della prima guerra mondiale, le case tedesche della
congregazione si staccarono dalla casa madre dando origine a un ramo
canonicamente autonomo dell'istituto.
Le finalità dell'istituto sono l'istruzione e l'educazione cristiana della gioventù
e la cura dei malati, anche a domicilio.
Le suore del ramo francese sono presenti in Congo, Costa d'Avorio, Francia,
India, Indonesia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito; la sede
generalizia è a Saint-Sauveur-le-Vicomte (Bassa Normandia); nel 2005 le
suore erano 358, in 57 case. Oggi sono molto di meno.
Le suore del ramo tedesco sono presenti in Bolivia, Brasile, Germania,
Romania e Mozambico; la sede generalizia è a Heilbad Heiligenstadt
(Turingia); nel 2005 le suore erano 422, in 69 case. Calo di vocazione anche
tra loro.
Da qui il tema del capitolo generale sulla pastorale vocazionale.
INCONTRO CON LE SUORE DELLA MISERICORDIA
GAETA – SABATO 28 SETTEMBRE 2013 – ORE 16,30
Guarda il cielo e conta le stelle e saprai capire il perché
“Un formicaio ai piedi di un vecchio abete. Milioni di formiche nere corrono
senza sosta, perfettamente organizzate. Sezione trasporto aghi e foglie;
sezione ricerca semi, insetti, larve; sezione allevamento e cura piccoli;
comitato difesa degli assalti… Un giorno la formica n. 100.000 si fermò.
Ansimando s’appoggiò al lungo ago che stava trascinando e alzò lo sguardo.
Si sentiva svenire…,abituata a scansare i fili d’erba, i sassolini, i bruchi, ra i
suoi occhi si smarrivano nell’azzurro immenso del cielo, il cuore le scoppiava
l’emozione guardando il grande tronco, i rami ordinati, il verde brillante. Ad un
certo punto gridò il capo-reparto: “n. 100.000 gli altri sgobbano e tu poltrisci!
T’assegno per punizione un quarto d’ora di lavoro supplementare!”. La sera la
formica n. 100.000 fece il recupero di lavoro. Poi, mentre tutte s’infilavano
nelle tane, restò fuori e scoprì le stelle. Un incanto! Tutta la notte ebbe gli
occhi pieni di luce. Da allora i turni supplementari di punizione aumentavano,
ma lei non si preoccupava. Anzi, diceva a tutti: “Alzate gli occhi. C’è qualcosa
di grande sopra di noi, non possiamo portare solo larve e semi. Non avete
mai guardato nemmeno l’abete!”. Le altre, per tutta risposta, la prendevano in
giro: “Tu guardi e guardi, ma come riempiamo le riserve di cibo? Chi ripara la
casa quando piove?”. La formica n. 100.000 lavorava, s’impegnava, rendeva
bello il suo formicaio. Ma brontolavano lo stesso: “Se guardare il cielo fosse
utile, dovresti essere più brava di noi, invece sei anche tu come noi. Le stelle
non servono a niente”.
Così va spesso avanti anche il formicaio umano, ove nessuno o quasi ha il
coraggio di guardare il cielo e contare le stelle.
APrefazione
Per il prossimo capitolo generale è stato indicato nella pastorale vocazionale
uno dei temi da privilegiare, in ragione della forte carenza di vocazioni nella
nostra Congregazione e soprattutto in Italia ed Europa in generale.
In vista di questo importante avvenimento della Congregazione delle Suore
delle Scuole Cristiane della Misericordia, fondate da Santa Maddalena
Postel, siete chiamate a dare il vostro contributo di idee, proposte, riflessioni
da portare al Capitolo e sulle quali le capitolari dovranno discutere e
deliberare.
Proponiamo la pastorale vocazionale come un obiettivo importante perché
crediamo che il carisma, donato attraverso santa Maddalena Poste alla
Chiesa e al mondo, sia ancora attuale.
L’ideale di Maddalena far conoscere a tutti gli uomini è l’amore di Dio rivelato
nel sacramento dell’Eucaristia, è il cuore del nostro impegno vocazionale.
Egli oggi lo affida a noi, come lo aveva affidato alle sue prime consorelle che
la seguirono nella scelta vocazionale:
La pastorale vocazionale rappresenta una sfida per ciascuno, perché prima di
tutto è questione di riappropriarci della nostra vocazione, per poi saperla
proporre in modo attraente e convincente, donando il cuore pulsante della
nostra vita.
La pastorale vocazionale domanda il coraggio di dialogare con il nostro
mondo, in particolare con quello giovanile; per tanti aspetti diverso dal nostro,
ma con un punto in comune: la sete di gioia, di pienezza, la sete di Dio.
La pastorale vocazionale domanda un’attenzione a tutti i “luoghi” dove le
vocazioni hanno il loro sviluppo: le famiglie, le parrocchie, i gruppi, le
associazioni e i movimenti; domanda un respiro ampio di Chiesa, come
ripetutamente ci rammenta Papa Francesco; domanda di collaborare e di
operare per costruire e far crescere la “casa e scuola di comunione”.
Implichiamoci con rinnovato slancio in questa sfida, concentrandoci su ciò
che può essere fatto. La preghiera e l’offerta della propria vita, con le sue
gioie, i suoi dolori, non è poca cosa, se ci crediamo. Anche tutti coloro che
condividono il carisma di Santa Maddalena Poste dovrebbero essere coinvolti
nella promozione del tipo di vocazione che lei ha sognato.
Non vogliamo sopravvivere ad ogni costo, è la nostra missione che ci
provoca a ravvivare la nostra vita e ad accogliere la sfida della pastorale
vocazionale.
B-
Introduzione
Tutti avvertiamo la fatica di fare programmi e di lavorare in questo settore,
proprio perché siamo di fronte ad una realtà in continuo cambiamento. Gli
stessi giovani sono scoraggiati dalle forme di impegno definitivo, immersi
come sono in una cultura come la nostra, ispirata al relativo e al provvisorio.
Pur essendo consapevoli di queste difficoltà, crediamo ugualmente sia
possibile proporre un cammino, che ogni comunità potrà incarnare nella
propria situazione e adattare alle proprie possibilità.
Ci auguriamo, perciò, di offrire un’occasione di confronto, ma soprattutto un
incentivo a un rinnovato impegno nel campo della pastorale giovanile e
vocazionale.
B.1.La teologia della chiamata
Richiamiamo, molto rapidamente, alcuni di questi principi teologico-pastorali,
tratti dal documento “Nuove vocazioni per una nuova Europa”.
•Il mistero del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo fonda l’esistenza piena
dell’uomo, come chiamata all’amore nel dono di sé e nella santità, come dono
nella Chiesa per il mondo.
•L’esistenza di ciascuno è frutto dell’amore creativo del Padre, del suo
desiderio efficace, della sua parola generativa. L’atto creatore del Padre ha la
dinamica di un appello, di una chiamata alla vita. L’uomo viene alla vita
perché amato, pensato e voluto da una Volontà buona che l’ha preferito alla
non esistenza, che l’ha amato ancora prima che esistesse, che l’ha
conosciuto prima di formarlo nel seno materno, che l’ha consacrato prima che
uscisse alla luce (cfr. Ger 1, 5; Is 49, 1.5; Gal 1,15).
•Riconoscere il Padre significa che noi esistiamo alla maniera sua, avendoci
creati a sua immagine (Sap 2,23). In questo è contenuta la fondamentale,
vocazione dell’uomo: la vocazione alla vita e a una vita subito concepita a
somiglianza di quella divina. Se il Padre è la fonte perenne dell’esistenza e
dell’amore, l’uomo è chiamato, nella misura del suo esistere, a essere come
Lui; e dunque a “dare la vita”, a farsi carico della vita di un altro.
• Se l’uomo è chiamato a essere figlio di Dio, nessuno meglio del Verbo
Incarnato può “parlare” all’uomo di Dio e raffigurare l’immagine riuscita del
Figlio. Per questo il Figlio di Dio, venendo su questa terra, chiama ogni uomo
a seguirLo, a essere come Lui, a condividere la sua vita, la sua parola, la sua
pasqua di morte e risurrezione, addirittura i suoi sentimenti.
• La struttura di ogni vocazione, anzi la sua maturità, sta nel continuare Gesù
nel mondo. Ogni chiamato è segno di Gesù: in qualche modo il suo cuore e le
sue mani continuano ad abbracciare i piccoli, a sanare i malati, a riconciliare i
peccatori e a lasciarsi inchiodare in croce per amore di tutti. L’essere per gli
altri, con il cuore di Cristo, è il volto maturo di ogni vocazione. Per questo è il
Signore Gesù il formatore di coloro che chiama, l’unico che può plasmare in
loro i suoi stessi sentimenti.
• La vita cristiana per essere vissuta in pienezza, nella dimensione del dono e
della missione, ha bisogno di motivazioni forti, e soprattutto di comunione
profonda con il Signore: nell’ascolto, nel dialogo, nella preghiera, nella
interiorizzazione dei sentimenti, nel lasciarsi ogni giorno formare da Lui e nel
desiderio ardente di comunicare al mondo la vita del Padre.
• In tutte le catechesi della comunità cristiana delle origini è palese la
centralità del mistero pasquale: annunciare Cristo morto e risorto. Nel mistero
del pane spezzato e del sangue versato per la vita del mondo la comunità
credente contempla l’epifania suprema dell’amore, la vita donata del Figlio
di Dio.
• Nella celebrazione dell’Eucaristia, “culmine e fonte” della vita cristiana,
viene celebrata la massima rivelazione della missione di Gesù Cristo nel
mondo. Nella comunità che celebra il mistero pasquale ogni cristiano prende
parte ed entra nello stile del dono di Gesù, diventando come Lui pane
spezzato per l’offerta al Padre e per la vita del mondo.
• L’Eucaristia è sorgente di ogni vocazione cristiana: in questo senso diventa
icona di ogni risposta vocazionale; come in Gesù, in ogni vita e in ogni
vocazione, c’è una difficile fedeltà da vivere sino alla misura della croce. Colui
che vi prende parte accoglie l’invito-chiamata di Gesù a “fare memoria” di Lui,
nel sacramento e nella vita, a vivere “ricordando” nella verità e libertà delle
scelte quotidiane il memoriale della croce, a riempire l’esistenza di gratitudine
e di gratuità, a spezzare il proprio corpo e versare il proprio sangue. Come il
Figlio.
• L’Eucaristia genera la testimonianza, prepara la missione: “Andate in pace”.
Si passa dall’incontro con Cristo nel segno del Pane, all’incontro con Cristo
nel segno di ogni uomo. L’impegno del credente non si esaurisce nell’entrare,
ma nell’uscire dal tempio. La risposta alla chiamata incontra la storia della
missione. La fedeltà alla propria vocazione attinge alle sorgenti dell’Eucaristia
e si misura nell’Eucaristia della vita.
B.2. CON CHI INTRAPRENDERE L’ANIMAZIONE VOCAZIONALE?
Vogliamo chiarire un punto fermo di questo progetto: la pastorale vocazionale
non è un problema che riguarda alcuni “addetti ai lavori”. Essa chiama in
causa la testimonianza di vita e il coinvolgimento di tutte le religiose della
vostra Congregazione: giovani, adulte, anziane, addetti al settore e tutti
coloro che hanno responsabilità nell’istituto, le singole comunità e l’intera
famiglia religiosa.
B.2.1.La comunità
La vera guida alla maturazione delle vocazioni è lo Spirito Santo, il quale
però, opera per mezzo di uomini e quindi anche attraverso di noi, riuniti nel
nome del Risorto in comunità pasquali.
È necessario che ogni comunità senta l’urgenza di questo compito senza
dimenticare che è la testimonianza della vita di ognuno la migliore forma di
evangelizzazione delle vocazioni. Per questo ogni comunità è impegnata a
diventare sempre più cosciente di esserne essa stessa evocatrice e
formatrice. Consapevoli che il primo messaggio delle nostre comunità è la
testimonianza della loro vita, ogni comunità diventa pienamente comunità
vocazionale, cioè segno leggibile di radicalità evangelica, di servizio, di
fraternità, di serenità e gioia, se è:
• luogo accogliente per tutti coloro che cercano uno spazio di vita;
• luogo in cui si respira la gioia e la speranza che scaturiscono dalla certezza
della risurrezione di Cristo;
• luogo in cui è possibile “stare a mensa” con i fratelli in modo sereno e
tranquillo, trovare momenti di condivisione delle fatiche per dare e ricevere
sostegno nelle difficoltà;
• spazio aperto alla realtà locale e alla Chiesa universale;
• realtà capace di dialogare con tutti, in particolare con i giovani, scoprendone
il linguaggio e i sentimenti;
• capace di mettersi al servizio di “coloro che bussano alla porta”, senza aver
paura di “perdere tempo”, perché il tempo è di Dio.
Perciò in tali comunità, ogni religiosa, figlia spirituale di Maddalena Postel è
chiamata a:
• mettersi in gioco e vivere la proposta vocazionale in prima persona;
• curare la propria formazione nel confronto costante con la parola di Dio e
con tutti coloro che lo possono aiutare nel cammino;
• pregare ed educare alla preghiera e all’invocazione;
• essere seminatore, accompagnatore, educatore, formatore;
• saper fare discernimento e aiutare altri a discernere;
• indicare la presenza di un Altro;
• essere testimone convincente e credibile;
• essere entusiasta della propria vocazione;
• essere segno della presenza costante di Gesù Eucaristia nelle nostre case,
attraverso la cura delle relazioni con tutti coloro con cui condivide la
quotidianità;
• curare le scelte concrete nella povertà, castità e obbedienza perché siano
rimando a Cristo povero, casto e obbediente;
• diffondere e difendere quei valori che rendono la società migliore: la
giustizia, la solidarietà, la pace, ecc.
Dunque l’animazione vocazionale è responsabilità di tutti, non si può
pretendere che poche persone possano riassumere in sé tutto ciò; proprio
per questo una volta ancora appare chiara la necessità che siano tutte le
comunità ad essere promotrici della pastorale vocazionale, collaborando
attivamente e fiduciosamente.
B.2.2.PERCORSI COMUNITARI
Tre nuclei principali sui cui operare per una saggia azione di promozione
vocazionale, locale e generale: in-vocazione, con-vocazione, pro-vocazione.
B.2.2.1. IN-VOCAZIONE
“Ogni vocazione nasce dall’in-vocazione”
• Preghiera personale
• Preghiera comunitaria
• Far scoprire ai giovani la bellezza dell’Eucaristia
Concretizzazioni
• Preghiera comunitaria vocazionale mensile
• Scuole di preghiera per giovani
• Direzione e accompagnamento spirituale dei giovani
• Sussidi per la preghiera
• Celebrazione dell’Eucaristia
• Adorazioni eucaristiche guidate
B.B.2.2. CON-VOCAZIONE
“Ogni vocazione cresce nella con-vocazione”
• Riscoprire la bellezza del vivere insieme
• Contribuire alla costruzione di “comunità evangeliche”
• Riscoprire la nostra identità carismatica
•Divenire capaci di progettualità
• Essere donne di relazione, cioè esperte in umanità, per essere donne di
vocazione (da chi-amate diventare chi-amanti)
•Vivere una forte esperienza di fraternità, nella stima, nel rispetto, nella
fiducia, dando valore al fratello
Concretizzazioni
•Vivere un’esperienza coerente di vita (integrazione tra fede e vita)
• Condivisione e confronto sulla Parola di Dio
B.2.2.3.PRO-VOCAZIONE
“Ogni vocazione è pro-vocazione”
• Diffondere sempre più responsabilità e coinvolgimento all’interno delle
comunità
• Essere donne inserite nella storia e nel territorio, che conoscono e soffrono i
problemi della gente e se ne fanno carico
•Vivere la carità nella relazione con i fratelli
• Annunciare il Vangelo in modo attraente
Concretizzazioni
• Apertura alle sollecitazioni della realtà esterna e conoscenza di quella
giovanile
• Creazione di spazi di condivisione della fede con i giovani
• Identificazione ed offerta di esperienze di vita comune
• Coinvolgimento nella vita della Famiglia religiosa
•Possibilità di incontro e confronto con dei testimoni di vita
• Cura del Sacramento della Riconciliazione perché sia momento vocazionale
C- ITINERARIO FORMATIVO
Icona biblica dei discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35)
(Leggere il testo integrale del Vangelo e commentarlo)
Atteggiamenti pedagogico-evangelici
La parte pedagogica è colta all’interno del vangelo, sull’esempio di quello
straordinario animatore-educatore vocazionale che è Gesù, e in vista di
un’animazione
vocazionale
scandita
da
precisi
atteggiamenti
pedagogico/evangelici:
accostarsi all’altro, seminare, accompagnare, educare, formare, discernere.
Questi atteggiamenti aprono prospettive importanti a chi lavora nella
pastorale vocazionale: l’animatore è chiamato ad accostarsi all’altro facendo
il primo passo, a seminare il buon seme della vocazione, ad accompagnare
nel cammino che conduce il cuore ad “ardere”, ad educare alla fede e
all’ascolto del Dio che chiama, a formare agli atteggiamenti umani e cristiani
per discernere, infine, la presenza del dono che viene dall’Alto.
Sono dimensioni del mistero della chiamata che da Dio giunge all’uomo
attraverso la mediazione dei fratelli.
1.ACCOSTARSI ALL’ALTRO
1.1.CHI AMA, AMA PER PRIMO
È Gesù che viene a cercarci: così anche noi siamo chiamati a metterci in
cammino con i giovani, rivolgere loro per primi la parola, anche se non
sembrano interessati a noi. Con rispetto, pazienza infinita, tenerezza, perché
il linguaggio dell’amore arriva al cuore anche della persona più chiusa.
1.2.CHI AMA, VA OLTRE LE APPARENZE
I giovani hanno paura di essere giudicati dagli adulti, la loro fragilità li induce
spesso a porsi in modo aggressivo e poco accogliente. L’animatore
vocazionale è chiamato ad ascoltare la loro richiesta, spesso inespressa, di
relazione con qualcuno cui confidare le proprie ansie, le proprie domande di
senso.
1.3.CHI AMA, SA ASCOLTARE IN SILENZIO
Gesù pone una domanda per iniziare il dialogo, ma poi resta in silenzio finché
i due discepoli hanno terminato il racconto e a loro volta lo interrogano.
Anche all’animatore è chiesto di porsi in ascolto per suscitare
silenziosamente la fiducia di chi gli sta di fronte.
2.SEMINARE
2.1.INCONTRO TRA DUE LIBERTÀ – LA SEMINA NELLA LIBERTÀ
All’interno del cammino pedagogico c’è il momento della semina: ciascuno di
noi è terreno in cui Dio sparge il seme della vocazione cristiana, la quale è
incontro tra la libertà imperfetta dell’uomo e quella perfetta di Dio. L’animatore
vocazionale è chiamato a preparare il terreno, creando i presupposti perché
la semina sia feconda.
2.2.IL CORAGGIO DI SEMINARE OVUNQUE
Come Gesù chiama a sé tutti, così l’animatore vocazionale semina
“ovunque”, si rivolge ad ogni persona, annunciando e proponendo il Vangelo
con coraggio e senza pregiudizi.
2.3.LA SEMINA AL TEMPO GIUSTO
Come il seminatore sparge il seme al momento opportuno, così l’animatore
vocazionale rispetta i tempi dell’altro. Egli deve tener presente la situazione
ed i sentimenti che il giovane vive in quel particolare momento, per poter
comprendere quale è il vero bene della persona.
3.ACCOMPAGNARE
3.1.CAMMINARE
L‘itinerario pedagogico/vocazionale è un viaggio verso la maturità della fede,
che conduce a decidere in libertà e responsabilità secondo il progetto
pensato da Dio, viaggio in compagnia dell’animatore vocazionale che prega
per conoscere la strada e la voce di Dio, e diventa capace di indicare la
presenza di un Altro.
3.2.TESTIMONIARE E CONDIVIDERE
Alla sequela di Gesù, l’animatore vocazionale condivide la fatica di chi cerca
la propria vocazione e testimonia la propria scelta e l’essere stato scelto da
Dio; egli è chiamato a diventare testimone convincente e credibile, affinché il
suo messaggio diventi “buona notizia”, coinvolgendo il giovane nella sua
totalità.
3.3.CUSTODIRE
Come Gesù si prende a cuore la storia di ognuno e risveglia il desiderio di
Dio, così l’animatore vocazionale ha il compito di creare dentro di sé lo spazio
per accogliere la storia del giovane, custodirla e ripresentarla trasfigurata
dallo sguardo di fede.
4.EDUCARE
4.1.LA CONOSCENZA DI SÉ
La passione e la morte di Gesù hanno interrotto il cammino di fede dei due di
Emmaus: il Messia “potente in opere e in parole”, speranza di liberazione per
Israele, non ha risposto alle loro aspettative umane. La scelta vocazionale dei
giovani spesso è messa in crisi o resa impossibile perché si ha
un’interpretazione della vita troppo “terrena”. L’animatore vocazionale aiuta il
giovane a conoscersi, a liberarsi dalle paure nei confronti della vocazione per
giungere alla verità e alla costruzione dell’io vero.
4.2.IL MISTERO
L’itinerario vocazionale si muove all’interno di un unico mistero, quello del
rapporto tra Dio e l’uomo. Un autentico cammino porta sempre e comunque a
crescere nella conoscenza dell’amore di Dio e aiuta il giovane a scoprire la
bellezza del mistero della vita, collocando fuori di sé, in Dio, la ricerca del
fondamento dell’esistenza.
4.3.L’INVOCAZIONE
Senza il Signore e la sua Parola è notte nella vita, non c’è senso. L’animatore
prega ed educa alla preghiera di invocazione, di fiducia, di gratitudine, perché
essa diventi luogo di “ascolto del Dio che chiama”, colloquio che fa scoprire la
propria vocazione.
5.FORMARE
5.1.RICONOSCERE GESÙ
Formare è il momento principale dell’itinerario formativo in cui al giovane si
propone un modo di essere per condividere la vita del Figlio ed avere la Sua
“forma”. Nell’episodio di Emmaus Gesù prende il pane, lo benedice, lo
spezza e lo dà loro, un gesto forte che solo lui poteva fare ed è per questo
che viene riconosciuto! In questi quattro verbi è riassunta tutta la sua storia
ed il suo insegnamento, è come il suo ritratto più fedele, ciò che aveva
lasciato ai suoi discepoli perché lo ripetessero in memoria di lui, con il suo
stesso cuore. L’animatore aiuta a comprendere che Cristo in ogni Eucaristia
ripete quei quattro gesti per dire al giovane che lì dentro c’è anche lui, la sua
vocazione, il suo futuro, la sua realizzazione piena. Anche lui riconoscerà
Cristo quando in Lui scoprirà/riconoscerà se stesso.
5.2.LA GRATITUDINE
I due di Emmaus riconoscono il Signore nel gesto eucaristico e il loro cuore si
colma di gioia: dal riconoscimento nasce la ri-conoscenza. L’animatore aiuta
il giovane a riconoscere nella propria vocazione quella pienezza di felicità
cercata da molto tempo e realizzata in modo assolutamente gratuito da Dio.
Dalla scoperta di questo amore senza condizioni scaturisce la risposta grata
che rende pronti a giocare la propria vita.
5.3.LA VERITÀ DELLA VITA
Il significato della vita, come bene ricevuto che diviene bene donato, è nel
segno eucaristico. Ogni animatore è chiamato ad invitare il giovane a fare
dell’Eucaristia il centro di un’esistenza tutta improntata al dono. Per questo lo
aiuta a conoscere più intimamente Gesù e il suo mistero, e a capire che solo
Lui è la Via e che l’Eucaristia costituisce il senso e la verità anche della sua
esistenza.
6.Discernere
6.1.CAPACITÀ DECISIONALE
Il cammino vocazionale è un processo di discernimento che deve condurre il
giovane ad assumersi delle responsabilità, fino alla maturazione di una
decisione definitiva. È proprio la capacità di decidere, infatti, che spesso
viene a mancare nei giovani di oggi. L’animatore vocazionale ha il compito di
prepararli progressivamente ad assumere le responsabilità personali a partire
dalle concrete scelte quotidiane, secondo i valori della gratuità, della
costanza, della sobrietà, dell’onestà, affidando loro compiti adeguati per
valorizzarne le capacità.
6.2.“RITORNO A CASA”
La scelta vocazionale indica novità di vita, ma è anche segno di un recupero
della propria identità, quasi un “ritorno a casa”, alle radici del proprio io.
L’animatore vocazionale aiuta il giovane a prendere coscienza di questa
identità più profonda, e a fondarla sul riconoscimento del dono e sulla
gratitudine che ne scaturisce. La realizzazione piena di se stessi consiste nel
seguire l’unico progetto che può dare felicità, quello di Gesù.
6.3.TESTIMONIANZA E COMUNITÀ
Il giovane che ha vissuto l’incontro con Cristo ha bisogno di “riferire ciò che gli
è accaduto” sia con le parole che con le opere, perciò la testimonianza non
può prescindere dal contesto comunitario. L’animatore vocazionale stimola il
giovane a scoprire e ritrovare quotidianamente la sua chiamata, mettendosi al
servizio della comunità ecclesiale in uno scambio di doni: la testimonianza del
giovane, infatti, fa crescere la fede della Chiesa, la fede e la testimonianza
della Chiesa suscitano e incoraggiano la scelta del giovane.
7.OCCASIONI FONTI DI ESPERIENZA
Importante è offrire opportunità, occasioni per saper scoprire il dono della
vocazione. “Occasioni” che siano opportunità concrete di carità, di servizio
gratuito, in particolare verso i bisognosi, perché dal solo “fare” si giunga alla
comprensione delle motivazioni più profonde ed autentiche dell’agire.
“Occasioni” che si trasformino in esperienze forti capaci di sollecitare a “salti
di qualità” nel proprio cammino spirituale.
Le proposte che intendiamo realizzare possono essere raggruppate secondo
3 livelli diversi:
7.1.• ECCLESIALE
Valorizzare tutte quelle occasioni che la Chiesa ci offre per promuovere una
mentalità vocazionale: ritiri, esercizi spirituali, campi scuola, professioni
religiose, giornate missionarie, per la vita e di preghiera per le vocazioni,
GMG, convegno
7.2.• A LIVELLO GENERALE DELL’ISTITUTO
Creare occasioni capaci di far vivere le caratteristiche peculiari del nostro
carisma (vedi calendario eventi), continuando a sostenere con spirito di
collaborazione e condivisione i progetti già esistenti.
7.3.• LOCALE
Programmare l’attività pastorale con un’attenzione particolare alla dimensione
vocazionale, affinché ogni comunità diventi “grembo delle vocazioni”.
7.3.1.La parrocchia
La vocazione normalmente nasce in seno alla comunità parrocchiale, per
questo la pastorale vocazionale si inserisce nei cammini catechistici, dei
gruppi genitori, delle giovani coppie, di fidanzati, nella formazione dei
ministranti e nelle varie attività educative presso gli oratori e soprattutto
l’insegnamento
7.3.2.Il santuario
Per le comunità presenti nei santuari (vedi Lenola qui in zona), l’animazione
vocazionale consiste soprattutto nella capacità di presentare se stesse come
“testimonianza vivente” concreta e gioiosa di una vita dedicata a Dio e ai
fratelli. Esse si inseriscono nel tessuto della chiesa locale offrendo proposte
che conducano ad accogliere anche scelte di presbiterato, diaconato e vita
religiosa.
7.3.3.I ministeri vari
I ministeri vari svolgono un’azione di animazione e di proposta vocazionale:
- prestando attenzione al linguaggio dei mezzi di comunicazione
- con l’annuncio di una spiritualità eucaristica in sintonia con il nostro tempo
- accompagnando adulti, giovani e famiglie nella crescita spirituale e
nell’ascolto della volontà di Dio
- offrendo la testimonianza del nostro carisma con uno stile di vita semplice e
fraterno
- favorendo l’apertura degli orizzonti e coinvolgendo nella missione ad
gentes.
8.CONCLUSIONE
Il Signore in mille modi mette ancora nel cuore il desiderio di seguirlo; invita
ad alzare lo sguardo, a contemplare il cielo stellato e a credere alla sua
promessa. Vogliamo raccogliere questa sfida e abbandonare le nostre
incertezze per fidarci sempre più di Lui. È Lui solo che suscita le vocazioni,
sta ad ognuno di noi favorire le condizioni perché un giovane possa
rispondere a questa chiamata.
Preghiera per il Capitolo generale
Padre nostro,
che ci hai chiamati a seguire il Figlio tuo,
sulle orme di santa Maria Maddalena,
concedici di convertirci completamente a Te e di conformarci al Figlio tuo
e Signore nostro Gesù Cristo, Vangelo del tuo Amore.
Così convertiti e identificati a Cristo,
infondi in noi il tuo Santo Spirito
per testimoniare al mondo quanto l’hai amato
fino a darTi tutto nel tuo Figlio.
Concedici di credere nel profondo che, per sola tua grazia,
siamo vere figlie tue nel Figlio Gesù e, come Lui,
di chiamarti e sentirti Abba, Padre.
Assisti le nostre sorelle Capitolari a lasciarsi guidare dal tuo Spirito
per animare la Congregazione
ad essere intrepidi nel proclamare il tuo Vangelo
con la testimonianza della vita e della parola,
come Santa Maria Maddalena
Aiutaci attraverso il Capitolo Generale ad interrogarci con coraggio
per uscire dalla mediocrità, dalla stanchezza,
da una ritualità spesso vuota e ripetitiva
e diventare strumenti efficaci del tuo Amore, senza riserve,.
Maria, la Madre che ci donasti al culmine del tuo Amore,
ci sia sempre vicina per orientarci verso Gesù che, con Te, Padre,
in unione con lo Spirito Santo, vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen