118 - Centro Studi Cinematografici

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118 - Centro Studi Cinematografici
Luglio-Agosto 2012
118
ROMANZO DI UNA
STRAGE
Anno XVIII (nuova serie) - Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento postale 70% - DCB - Roma
di Marco Tullio Giordana
ANOTHER EARTH
di Mike Cahill
SCIALLA!
di Francesco Bruni
LA FUGA DI
MARTHA
di Sean Durkin
TUTTI I NOSTRI DESIDERI
di Philippe Lioret
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SOMMARIO
n. 118
Anno XVIII (nuova serie)
n. 118 luglio-agosto 2012
Bimestrale di cultura cinematografica
Edito
dal Centro Studi Cinematografici
00165 ROMA - Via Gregorio VII, 6
tel. (06) 63.82.605
Sito Internet: www.cscinema.org
E-mail: [email protected]
Aut. Tribunale di Roma n. 271/93
Abbonamento annuale:
euro 26,00 (estero $50)
Versamenti sul c.c.p. n. 26862003
intestato a Centro Studi Cinematografici
Spedizione in abb. post.
(comma 20, lettera C,
Legge 23 dicembre 96, N. 662
Filiale di Roma)
Si collabora solo dietro
invito della redazione
Direttore Responsabile: Flavio Vergerio
Direttore Editoriale: Baldo Vallero
Cast e credit a cura di: Simone Emiliani
Segreteria: Cesare Frioni
Redazione:
Marco Lombardi
Alessandro Paesano
Carlo Tagliabue
Giancarlo Zappoli
Hanno collaborato a questo numero:
Veronica Barteri
Elena Bartoni
Luca Caruso
Marianna Dell’Aquila
Simone Emiliani
Jacopo Lo Jucco
Fabrizio Moresco
Francesca Piano
Valerio Sammarco
Tiziana Vox
Stampa: Tipostampa s.r.l.
Via dei Tipografi, n. 6
Sangiustino (PG)
Nella seguente filmografia vengono
considerati tutti i film usciti a Roma e
Milano, ad eccezione delle riedizioni.
Le date tra parentesi si riferiscono alle
“prime” nelle città considerate.
Altra faccia del diavolo (L’) .................................................................
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Anonymous ........................................................................................
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Another Earth ....................................................................................
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Avengers (The) ..................................................................................
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Benvenuti a bordo ..............................................................................
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Che bella giornata ..............................................................................
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Dark Shadows ...................................................................................
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Donna che canta (La) matico / dibattiti ..............................................
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Double (The) ......................................................................................
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Fuga di Martha (La) ............................................................................
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Fughe e approdi .................................................................................
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Giorno in più (Il) .................................................................................
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Good As You – Tutti i colori dell’amore ................................................
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Guerra è dichiarata (La) ....................................................................
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Là Bas – Educazione criminale .........................................................
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Love & Secrets ..................................................................................
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Mangia, prega, ama ...........................................................................
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Molto forte, incredibilmente vicino .....................................................
6
Nauta .................................................................................................
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Niente da dichiarare? ........................................................................
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Paese delle spose infelici (Il) .............................................................
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Pecora nera (La) ................................................................................
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Pescatore di sogni (Il) ........................................................................
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Poliziotto da Happy Hour (Un) – The Guard ......................................
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Quando la notte .................................................................................
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Quella sera dorata .............................................................................
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Roman Polanski: A Film Memoir .......................................................
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Romanzo di una strage .....................................................................
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Scialla! ...............................................................................................
14
SeaFood – Un pesce fuor d’acqua ....................................................
39
Séraphine ..........................................................................................
27
Sister .................................................................................................
38
Street Dance 2 ...................................................................................
19
Super .................................................................................................
33
Take Me Home Tonight ......................................................................
35
Ti stimo fratello ..................................................................................
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Tutti i nostri desideri ...........................................................................
8
Una spia non basta ............................................................................
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Viaggio nell’isola misteriosa ..............................................................
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Indice dell’annata 2011 ...................................................................
23
Film
Tutti i film della stagione
ROMANZO DI UNA STRAGE
Italia, Francia 2011
Regia: Marco Tullio Giordana
Produzione: Riccardo Tozzi, Marco Chimenz, Giovanni Stabilini per Cattleya in collaborazione con Rai Cinema, Babe Films
Prima: (Roma 30-3-2012; Milano 30-3-2012)
Soggetto e Sceneggiatura: Marco Tullio Giordana, Sandro
Petraglia, Stefano Rulli
Direttore della fotografia: Roberto Forza
Montaggio: Francesca Calvelli
Musiche: Franco Piersanti
Scenografia: Giancarlo Basili
Costumi: Francesca Sartori
Effetti: Stefano Marinoni, Paola Trisoglio, Visualogie
Interpreti: Pierfrancesco Favino (Giuseppe Pinelli),Valerio
Mastandrea (Luigi Calabresi), Michela Cescon (Licia Pinelli),
Laura Chiatti (Gemma Calabresi), Fabrizio Gifuni (Aldo Moro),
Luigi Lo Cascio (Giudice Ugo Paolillo), Giorgio Colangeli (Federico Umberto D’Amato), Omero Antonutti (Presidente Giuseppe Saragat), Thomas Trabacchi (Marco Nozza), Giorgio
Tirabassi (Il Professore), Fausto Russo Alesi (Guido Giannettini), Denis Fasolo (Giovanni Ventura), Giorgio Marchesi (Franco Freda), Andreapietro Anselmi (Guido Lorenzon), Sergio Solli
(Questore Marcello Guida), Antonio Pennarella (Brigadiere Vito
Panessa), Stefano Scandaletti (Pietro Valpreda), Giacinto Ferro
(Antonino Allegra), Giulia Lazzarini (Madre di Pinelli), Benedetta Buccellato (Camilla Cederna), Alessio Vitale (Pasquale
968/69. Italia. Il Servizio Segreto Militare (SID) e l’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno hanno costruito una rete di informatori e infiltrati per cercare di controllare tutte le forme di estremismo (da
destra e da sinistra) e di tutti i fermenti di
rivolta, a cominciare da quelli delle contestazioni studentesche.
Nel novembre del 1969, a Milano, du-
1
Valitutti), Bruno Torrisi (Colonnello Carabinieri Pio Alferano),
Francesco Salvi (Cornelio Rolandi), Diego Ribon (Giudice
Giancarlo Stiz), Marco Zannoni (Junio Valerio Borghese), Fabrizio Parenti (Giangiacomo Feltrinelli), Gianni Musy (Confessore di Moro), Gianmaria Martini (Enrico Rovelli), Giovanni
Visentin (Maggiore Genio), Corrado Invernizzi (Giudice Pietro
Calogero), Paolo Bonanni (Tenente Carabinieri Savino Lograno), Claudio Casadio (Brigadiere PS Carlo Mainardi), Giovanni
Federico (Brigadiere PS Pietro Muccilli), Angelo Raffaele Pisani (Vicebrigadiere PS Giuseppe Caracuta), Bob Marchese
(Giudice Carlo Biotti), Davide Paganini (Agente Salvatore Ippolito), Maurizio Tabani (Ingegnere Teonestro Cerri), Edoardo
Natoli (Mario Merlino), Francesco Sciacca (Nino Sottosanti),
Marcello Prayer (Stefano Delle Chiaie), Giovanni Anzaldo (Giovane Anarchico), Angelo Costabile (Carabiniere), Lorenzo
Gioielli (Giudice Procura di Roma),Vittorio Ciorcalo (Aldo Palumbo) Gianluigi Fogacci (Corrado Stajano), Irmo Bogino
(Giampaolo Pansa), Alessandro Bressanello (On. Mariano
Rumor), Roberto Sbaratto (Maresciallo Alvise Munari), Riccardo Maranzana (Avv. Lorenzon), Riccardo Von Hoenning
Cicogna (Guelfo), Miro Landoni (On. Luigi Gui), Lollo Franco
(On. Franco Restivo), Giovanni Capalbo (Gen. Guido Vedovato), Edoardo Rossi (Ruggero Pan), Luca Zingaretti (Medico
Tribunale)
Durata: 129’
Metri: 3540
rante una manifestazione viene ucciso
l’agente Antonio Annarumma, 22 anni. Le
indagini della Questura si indirizzano subito verso la pista anarchica e il giovane
commissario Luigi Calabresi, romano di
nascita, conosce bene il mondo della sinistra extraparlamentare milanese e tiene
buoni rapporti con gli esponenti più responsabili. Tra questi c’è Giuseppe Pinelli, del
circolo anarchico Ponte della Ghisolfa. Il
2
commissario cerca di ottenere il maggior
numero di informazioni pur sapendo che
questi rifiuta ogni forma di violenza.
Il 12 dicembre, alle ore 16.37, alla Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, una
bomba uccide 14 persone (poi diventate 17)
e ne ferisce 88. L’opinione pubblica è scossa
da questo evento e a questo punto, da parte
della Questura, inizia una caccia all’uomo.
Vengono fermati una quarantina di anarchici e pochi fascisti e poi viene arrestato Pietro Valpreda, il cui comportamento l’ha messo spesso in contrasto con Pinelli. I sospetti
ricadono su di lui, anche perché riconosciuto dal tassista Cornelio Rolandi.
Il giorno dopo, celebrati i funerali al
Duomo, in Questura la notte sono rimasti due
anarchici: Giuseppe Pinelli e Pasquale Valitutti. Gli altri sono stati rilasciati. Calabresi
cerca di avere il maggior numero di informazioni da Pinelli, tira in ballo l’editore di
sinistra Giangiacomo Feltrinelli forse il vero
manovratore di tutto. Pinelli, ormai lì da 3
giorni, insonne e digiuno, si rifiuta di collaborare. Improvvisamente, precipita dalla finestra dell’ufficio di Calabresi. Il commissario, in quel momento, non si trovava nella
sua stanza e, quando rientra, non riesce a
ottenere dalle persone che erano presenti (il
tenente dei carabinieri Lograno e i sottoufficiali Panessa, Mainardi, Muccilli e Caracuta) una spiegazione. La prima versione è che
Film
si sia suicidato e Calabresi la sostiene con la
stampa. I giornalisti però non sono affatto
convinti e rintracciano nel commissario un
evidente disagio. L’opinione pubblica si spacca e la moglie di Pinelli, Licia Rognini, cerca la verità. Intanto al Quirinale si incontrano il Presidente Saragat e il Ministero degli
Esteri Aldo Moro che, in base alle informazioni in suo possesso, vede come responsabili della strage i gruppi neonazisti veneti. A
Treviso Guido Lorenzon, insegnante di scuola
media e consigliere comunale democristiano, va dal procuratore Pietro Calogero a cui
comunica che l’amico d’infanzia Giovanni
Ventura, editore che stampa libri e pamphlet
di estrema destra, gli ha confessato di aver
partecipato a qualcosa di grosso. Calogero
convince così Lorenzon a munirsi di un registratore per raccogliere altre confidenze.
Nel frattempo Calabresi querela “Lotta Continua” che l’aveva accusato di aver
defenestrato Pinelli. Il Commissario sembra il vero imputato della sua morte. A Roma
l’indagine di Calogero è stata insabbiata,
ma il giudice istruttore di Treviso Giancarlo Stiz si rimette a lavoro e scopre che le
registrazioni di Lorenzon sono state trascritte con evidenti omissioni. Tra queste, le conversazioni tra Freda, Ventura e altri neonazisti veneti. Stiz, malgrado gli ostacoli, riesce comunque a incriminare Freda e Ventura per la strage di Piazza Fontana e rinvia
gli atti ai giudici milanesi. Calabresi intanto indaga su un traffico d’armi che rivela
contatti tra estremisti veneti e oscure forze
organizzate per contrastare, in caso di guerra, un’eventuale occupazione sovietica. Visto il rapporto che c’è tra eversione e Stato,
ci può essere inclusa pure la strage di Piazza Fontana. Un maggiore del Genio militare gli consiglia di lasciar perdere l’indagine e di farsi trasferire lontano. Il 14 marzo
1972, alla periferia di Segrate, viene trovato il corpo dilaniato di Giangiacomo Feltrinelli. Il 17 maggio dello stesso anno,
Calabresi viene assassinato sotto casa da
un commando di due persone.
’è un doppio strato dentro Romanzo di una strage, proprio a
cominciare dagli attori. Da una
parte una minuziosa ricostruzione a più di
40 anni dalla strage di Piazza Fontana del
12 dicembre del 1969, con un cast di prim’ordine in cui spiccano soprattutto gli ottimi Valerio Mastandrea nei panni di Calabresi e
Pierfrancesco Favino in quelli di Pinelli, mentre per quanto riguarda i caratteristi viene lasciata in un’ombra che rasenta l’assenza
Laura Chiatti nel ruolo della moglie del commissario oppure appare forzata la figura di
Fabrizio Gifuni in quella di Aldo Moro. Le luci
e le oscurità proprie del cinema di Marco
C
Tutti i film della stagione
Tullio Giordana che riattraversa parte di una
Storia d’Italia (dal 1969 al 1972) in un tempo
limitato e non come il ricattatorio romanzo di
una vita di La meglio gioventù, scritto con
Stefano Rulli e Sandro Petraglia che segnano il cinema civile italiano in modo consistente, almeno da Mery per sempre. Non vuole
quasi rischiare per non tradire Romanzo di
una strage. Ma resta spesso imprigionato
nelle sue didascalie, nei salti geografici da
un luogo all’altro per far vedere cosa c’è dietro le strategie della tensione, con una ricerca giornalistico-progressista che utilizza anche frammenti documentari nelle immagini
in tv. Non c’è l’indignazione di Diaz. Il cinema di Giordana ci si trova distante proprio a
livello di concezione politica prima che come
sguardo cinematografico. Ma, nel suo essere sospeso tra Storia e dimensione privata,
come era avvenuto con il terrorismo in La
caduta degli angeli ribelli o con la vita di Peppino Impastato in I cento passi, si avverte
che oltre a una narrazione comunque robusta, manca lo slancio definitivo. Romanzo di
una strage ha infatti i momenti più riusciti
quando si orienta verso una ricostruzione/
riproduzione degli eventi. E da questo punto
di vista, la tensione costruita negli attimi, nei
minuti precedenti l’esplosione alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano, risulta efficace proprio perchè essenziale, strettamente
funzionale nel rapporto tra tempo reale e
tempo cinematografico. Lo spettatore sa già
quello che è avvenuto. Però quei frammenti
prima di quel tragico evento mostrano come,
a volte, un certo tipo di cinema possa distanziarsi dalla Storia proprio nel raccontarla.
Soltanto che questa è solo uno dei pochi lampi di un’opera che non solo sembra volersi
rifugiare poi subito nei documenti d’archivio
e nella struttura di un film d’inchiesta, tipo
Pasolini. Un delitto italiano, senza però riuscire a creare il ritmo di un thriller incalzante
malgrado i frequenti stacchi di montaggio. E
ciò si può vedere anche nell’alternanza bianco e nero/colore.
Quello di Romanzo di una strage è
l’esempio di un cinema che non vuole soltanto mostrare per documentare e interpretare, ma vuole soprattutto spiegare. Ecco
perché la molteplicità delle risposte, delle tesi
che si rincorrono, alla fine prevalgono sulle
domande. E, in certi casi, per uscire comunque da quel persistente grigiore caratterizzante della fotografia di Roberto Forza, Giordana cerca altre strade come quella del grottesco evidente non solo nella figura di Aldo
Moro nel dialogo con Saragat, ma anche
all’incarnazione dei poteri di Stato dopo la
morte di Pinelli. Quel soffocamento nel/del
luogo fino al ‘salto nel vuoto’ dell’uomo viene però presto vanificato attraverso anche
un album di ritratti deforma(n)ti che sembrano quasi ritornare da Todo modo di Elio Petri come materializzazione di un Potere occulto, segno di un cinema che vuole prendere troppe strade, alcune delle quali anche
senza ritorno. Poi, come nel finale di La meglio gioventù, ritornano i fantasmi dall’aldilà,
come segno di ri/conciliazione. Se lì c’era
quello di Matteo Carati (Alessio Boni) che in
qualche modo benediva l’attrazione tra il fratello Nicola (Luigi Lo Cascio) e Mirella (Maya
Sansa), qui invece c’è quello di Pinelli che
nel finale sorride a Calabresi. Scelta di per
sé discutibile sia visivamente sia da un punto di vista ideologico. Come il tentativo di
uscire per firmare in modo più autorevole
un’opera che rende al meglio proprio invece
nella sua ricostruzione più oggettiva.
Simone Emiliani
GOOD AS YOU – TUTTI I COLORI DELL’AMORE
Italia 2011
Regia: Mariano Lamberti
Produzione: Davide Tovi, Diego Longobardi, Sauro Falchi, Anna Falchi, Carlo
Piergiovanni per A Movie Productions, Master Five Cinematografica
Distribuzione: Iris Film
Prima: (Roma 6-4-2012; Milano 6-4-2012)
Soggetto: Mariano Lamberti
Sceneggiatura: Mariano Lamberti, Riccardo Pechini
Direttore della fotografia: Daniele Poli
Montaggio: Linda Taylor
Musiche: Michele Braga
Scenografia: Massimiliano Nocente
Costumi: Alessandro Lai
Interpreti: Enrico Silvestrin (Claudio), Daniela Virgilio (Silvia), Lucia Mascino (Francesca), Lorenzo Balducci (Adelchi), Elisa Di Eusanio (Mara), Diego Longobardi (Marco), Micol Azzurro (Marina), Luca Dorigo (Nico)
Durata: 90’
Metri: 2470
3
Film
la notte di capodanno e a Roma,
a casa dell’architetto Adelchi, si
riunisce un gruppo di otto amici
(quattro uomini e quattro donne, tutti gay)
per festeggiare l’arrivo del nuovo anno. L’architetto vive con una sorella a carico, Silvia.
Sono giovani, belli e dall’appartamento si
evince anche che sono benestanti. Con loro
amici di vecchia e nuova data. Il primo ad
arrivare è Claudio. Anch’egli gay e amore
virtuale di Adelchi. Claudio è frequentatore
di alcune chat e non sa di aver conversato
virtualmente per molto tempo proprio con sua
sorella, Francesca, che vuole accasarlo. Alla
festa partecipa anche Francesca che si presenta accompagnata dalla sua fidanzata Marina e da un’amica, Mara. Alla festa di Adelchi, Mara incontra una sua vecchia conoscenza, Silvia, un suo antico amore dei tempi del liceo. Infine c’è Marco, un esuberante
e nevrotico organizzatore di eventi. Marco è
tremendamente geloso del suo accompagnatore Nico, un play arrivista e molto narcisista. Complici l’alcool e un improvviso black
out nel momento del brindisi, ma anche una
atmosfera malinconica da fine dell’anno, la
nottata è l’occasione giusta per gli amici non
solo per ritrovarsi tutti insieme ad attendere
È
Tutti i film della stagione
il nuovo anno, ma soprattutto per riaccendere gelosie e passioni, per far svelare segreti e confessioni inaspettate creando, in
questo modo, dei nuovi equilibri. All’arrivo
dell’alba, infatti, quattro nuove e insolite
coppie sono formate. Mesi dopo, durante
una festa in maschera, prende il via un catastrofico e determinante scambio di persone che segnerà non solo la rottura di tutte e
quattro le coppie, ma anche dell’amicizia
tra gli otto ragazzi. Alla fine resta solo, forse, un modo per salvare i rapporti e gli equilibri tra gli amici. Ma tutto sarà affidato al
destino.
ood as You è la prima commedia
gay italiana. Firmata da Mariano
Lamberti e liberamente ispirata
al testo teatrale di Roberto Biondi; l’opera
non è sicuramente circoscrivibile al solo
mondo dell’omosessualità. Le questioni esistenziali e sentimentali affrontate dai protagonisti del film sono sicuramente universali e non possono essere letti, neanche
attraverso la pellicola di Lamberti, come
chiusi e confinati nel mondo gay. Eppure il
film è di una leggerezza disarmante. Ci sono
tutti gli ingredienti del genere comico, come
G
le risate e il divertimento. Eppure non riesce in nessun momento a farsi graffiante e
incidente. Utilizza troppo, purtroppo, l’accento romanesco e molti luoghi comuni sull’essere gay. Non manca la lezione di un certo
modo di fare cinema. Si avverte, ad esempio, la lezione di Ozptek per quanto riguarda la coralità del racconto, ma certamente
manca la stessa caratterizzazione dei personaggi e la loro stessa profondità emotiva. Il film è dichiaratamente un tentativo di
raccontare il mondo omosessuale attraverso gli occhi dei gay, provando soprattutto a
farlo allontanandosi dai soliti clichés. Eppure
tutto questo non riesce. Se il soggetto, forse forte dell’origine teatrale, potrebbe risultare anche funzionante, tutto il resto invece
risulta come una miscellanea di elementi
di scarsa qualità. Non piace l’aspetto recitativo, come non piace quello registico. Peccato anche per la sceneggiatura che risulta troppo piena di momenti inutili e vuoti.
Good as You è un’altra occasione sprecata. Il film è costato 500 mila euro ed è stato
in parte prodotto dal Circolo di Cultura
Omosessuale Mario Mieli.
Marianna Dell’Aquila
THE DOUBLE
(The Double)
Stati Uniti, 2011
Regia: Michael Brandt
Produzione: Patrick Aiello, Ashok Amritraj, Andrew Deane,
Derek Haas per Hyde Park Entertainment, Imagenation Abu
Dhabi Fz, Brandt/Haas Productions, Agent Two, Industry Entertainment
Distribuzione: Eagle Pictures
Prima: (Roma 9-3-2012; Milano 9-3-2012)
Soggetto e Sceneggiatura: Michael Brandt, Derek Haas
Direttore della fotografia: Jeffrey L. Kimball
Montaggio: Steve Mirkovich
Musiche: John Debney
Scenografia: Giles Masters
aul Shepherdson è un agente della CIA a riposo, improvvisamente richiamato in servizio dal suo
capo perchè un senatore (molto probabilmente corrotto, come indicherebbero i suoi
contatti poco chiari con il mondo degli affari russo) è stato assassinato in modo particolarmente crudele.
Le modalità dell’uccisione ricordano
il sistema usato da un killer internazionale, Cassio, che aveva colpito un po’ dappertutto con particolare ferocia e a cui Shepherdson aveva dato la caccia per tanti
anni inutilmente. Dato per morto Cassio,
P
Costumi: Aggie Guerand Rodgers
Effetti: Tyrell Fx & Rentals, Illusion Industries
Interpreti: Richard Gere (Paul Shepherdson), Topher Grace
(Ben Geary), Tamer Hassan (Boz), Stana Katic (Amber),
Stephen Moyer (Brutus), Martin Sheen (Tom Highland), Odette
Yustman (Natalie), Chris Marquette (Oliver), Jeffrey Pierce
(Agente Weaver), Nicole Forester (Molly),Yuriy Sardarov (Leo),
Ed Kelly (Senatore Dennis Darden), Larry Gilliard Jr. (Agente
Burton), Mike Kraft (Roger Bell, direttore FBI), Randy Flagler
(Martin Miller)
Durata: 98’
Metri: 2700
le ricerche erano finite ma l’omicidio del
senatore fa riaffiorare una serie di dubbi.
All’attempato investigatore è affiancato il giovane Geary, brillante e secchione
che ha dedicato a Cassio gli studi di criminologia e la sua tesi di laurea e quindi
meglio di ogni altro può fornire delle ipotesi adatte alla risoluzione dell’enigma.
Che presto prende due strade ben precise:
nella prima Geary, mettendo insieme una
serie di tracce e di elementi fotografici si
convince che Cassio sia proprio Shepherdson e così effettivamente è; nella seconda Shepherdson utilizza una spia russa vi4
sta in un filmato della CIA, di cui voleva
vendicarsi perchè anni prima gli aveva
ucciso la famiglia, per addossargli l’identità di Cassio.
Al culmine dell’inseguimento finale a
tre, Shepherdson rivela a Gary di avere
capito che lui è una spia russa dormiente
in attività da un anno proprio per assassinarlo ma cade sotto i colpi del russo, ucciso poi dallo stesso Gary; questo sostiene,
poi, con i suoi di avere eliminato Cassio
per sempre, salvando così la figura di Shepherdson.
Invece di tornare in Russia, Gary pren-
Film
de la strada di casa verso la sua amatissima famiglia.
embra un film in cui gli autori abbiano voluto utilizzare tutte insieme le soluzioni e gli aspetti a disposizione dei cineasti che si vogliano cimentare nel thriller: nessuno dei protagonisti, nemmeno i collaterali, sono quello che dichiarano di essere; un vecchio
detective senza ideali è richiamato sul
campo e messo in coppia con un giovane rampante che vuole fare bella figura,
con in più la caricatura posticcia del po-
S
Tutti i film della stagione
liziotto “buono” e di quello “cattivo”; la rivelazione dell’autentica identità del protagonista, di solito piazzata alla fine, qui
è servita quasi all’inizio del film; lo svuotamento della tensione che segue il colpo di scena precipitoso è rattoppato alla
fine dalla rivelazione dell’identità dell’altro protagonista; le due svolte, la prima
arrivata troppo presto, la seconda troppo tardi, non siamo i primi né i soli a dirlo ma non possiamo fare altro che ripeterlo, trasformano i due doppi in un quadruplo senza nerbo. Così, nonostante
questa trovata il film si appesantisce pre-
sto e non si rialza più mentre la molteplicità delle uccisioni, compiute sempre con
lo stesso metodo cioè il taglio della gola
inflitto con il cavo d’acciao estraibile dall’orologio, a lungo andare diventa ripetitivo e privo di interesse.
Naturalmente Richard Gere è sempre
lui, affascinante e accattivante, incisivo e
di grande stile e lo si guarda con piacere
avere abbandonato, almeno per ora, il ruolo di tombeur de femme per quello di un
assassino. Il resto è routine.
Fabrizio Moresco
MANGIA PREGA AMA
(Eat Pray Love)
Stati Uniti, 2010
Regia: Ryan Murphy
Produzione: Brad Pitt e Dede Gardner per Plan B Entertainment, Columbia Pictures, Red Om Films
Distribuzione: Sony Pictures Releasing
Prima: (Roma17-9-2010; Milano 17-9-2010)
Soggetto: dal romanzo di Elizabeth Gilbert
Sceneggiatura: Ryan Murphy, Jennifer Salt
Direttore della fotografia: Robert Richardson
Montaggio: Brad Buecker
Musiche: Dario Marianelli
Scenografia: Bill Groom
iz è una scrittrice americana di
successo, vive a New York, nel
centro del (bel) mondo, è circondata da amici attenti e affettuosi e ha un
marito che la ama. Perché dunque si sveglia nel cuore della notte, sentendosi soffocare? La sensazione claustrofobica di angoscia e inadeguatezza la porta a rovesciare completamente la propria vita, scompaginare il matrimonio, piantare in asso il
lavoro e partire. Viaggiare, dice alla sua
migliore amica, è ciò che ha sempre amato fare, ciò che ha sempre sognato: non
una casa, un marito e dei figli, ma scoprire posti lontani, vivere avventure e vedere
nuovi luoghi. Assecondando questa vocazione, forse, riuscirà a ritrovare se stessa.
La prima meta di Liz è l’Italia. Roma,
innanzitutto. Nel trambusto di un bar del
centro capitolino incontra Sophie, una giovane svedese trasferitasi anche lei da poco
a Roma. Le due diventano amiche e Sophie
le presenta il suo fidanzato italiano, un vero
cicerone per le due straniere. Liz e Sophie
visiteranno con la sua guida i monumenti
dell’antica Roma, ma anche Napoli e la
campagna toscana. Il ragazzo le introduce, infatti, in una piccola comitiva di amici, che per Liz costituisce una sorta di famiglia putativa. Ciò che caratterizza il sog-
L
Costumi: Michael Dennison
Interpreti: Julia Roberts (Elizabeth Gilbert), James Franco
(David), Javier Bardem (Felipe), Hadi Subiyanto (Ketut Liyer),
Billy Crudup (Steven), Richard Jenkins (Richard), Viola Davis
(Delia), A. Jay Radcliff (Andre), Mike O’Malley (Andy Shiraz),
Arlene Tur (Armenia), Ashlie Atkinson (Ragazza della libreria),
Christine Hakim (Wayan), Luca Argentero (Giovanni), Elena
Arvigo (Maria), Andrea Di Stefano (Giulio), Lidia Biondi
(Ruffina), Remo Remotti (Anziano tifoso di calcio)
Durata: 140’
Metri: 3850
giorno di Liz in Italia, comunque, è il cibo;
alle specialità gastronomiche, infatti, la
protagonista dedica la sua attenzione maggiore, tanto da andare a Napoli per assaggiare la vera pizza, e da spingere Sophie a
non lasciarsi condizionare dalla paura di
ingrassare: godersi il cibo senza sensi di
colpa significa volersi bene.
Terminata la parentesi nel Bel paese,
che si chiude non a caso con un americanissimo pranzo del Ringraziamento organizzato in una casa nella campagna toscana, Liz parte per l’India, alla volta del centro spirituale di una guru di cui aveva sentito parlare a New York. Qui incontra Richard, texano dai commenti caustici e irritanti, e una dolce ragazza indiana, che
sarà costretta a sposarsi contro voglia. Le
prove di disciplina, silenzio e meditazione
che la protagonista incontra nel centro, insieme a una decisiva ramanzina che le fa
Richard, insegnano a Liz a non pretendere
troppo da se stessa, e a perdonarsi finalmente per il dolore provocato al marito,
che non voleva divorziare da lei.
Compiuto questo ulteriore passo verso
l’equilibrio interiore, Liz volge i suoi passi a Bali, isola dove un anno prima aveva
incontrato l’anziano santone Ketut, il quale
le aveva predetto che sarebbe tornata nel5
l’isola per rimanerci. Adottata, quasi, dal
vecchio saggio, Liz trova a Bali una sua
dimensione, fatta di preghiera e meditazione. Unico neo la discriminazione cui le
donne sole sono sottoposte: tutti vogliono
trovarle un compagno. Anche la “farmacista” del paese, divorziata e madre, che
si lamenta di aver perso tutto con il divorzio. Liz riesce ad aiutarla, sostenendola
economicamente e permettendole di comprare una casa. Sull’isola, Liz incontra
Felipe, brasiliano affascinante e misterioso, anch’egli con un divorzio (subìto) alle
spalle. I due, se pur cautamente, si innamorano. Liz, inizialmente terrorizzata dall’idea di perdere il proprio equilibrio, deve
poi arrendersi al monito del vecchio Ketut: restare in equilibrio significa accettare che ogni tanto l’equilibrio si perda.
T
ratto dal libro di Elizabeth Gilbert,
Eat, Pray, Love: One Woman’s
Search for Everything Across
Italy, India and Indonesia, il film si articola
in tre capitoli, che corrispondono ai tre
imperativi del titolo (Mangia, prega, ama)
e ai tre luoghi attraverso cui si snoda il viaggio della protagonista (Italia, India, Bali).
La storia, che vuol essere una sorta di
percorso alla ricerca del proprio io, ha un
Film
andamento contraddittorio: a volte, infatti,
Liz assume le caratteristiche dell’“angelo
viaggiatore“, la cui presenza risolve i problemi altrui, altre volte, invece, veste i panni
dell’eroina che affronta prove di difficoltà
crescente.
Ingenuo il meccanismo di rispecchiamento per cui Liz incontra in ogni posto
qualcuno che ha espressamente i suoi
stessi problemi: Sophie che non riesce a
Tutti i film della stagione
mangiare senza sensi di colpa, Richard
che non sa perdonarsi il male fatto alla sua
famiglia, Felipe che ha paura di fidarsi e
amare ancora.
Eccessivamente patinata la fotografia,
che restituisce i luoghi del film esattamente come da stereotipo: la Roma decadente del dolce far niente, l’India congestionata dal traffico e affollata di coloratissimi
sari, Bali esotica e verdeggiante.
Se il tema centrale della pellicola, quindi, è la sempre attuale domanda sulla felicità, la risposta (peraltro facilmente indovinabile sin dall’inizio) arriva per lo spettatore alla fine di un viaggio scontato e troppo lungo, senza che davvero abbia potuto
immedesimarsi nella protagonista e vivere catarticamente le sue fatiche.
Tiziana Vox
MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO
(Extremely Loud and Incredibly Close)
Stati Uniti, 2011
Regia: Stephen Daldry
Produzione: Paramount Pictures, Scott Rudin Productions,
Warner Bros. Pictures
Prima: (Roma 23-5-2012; Milano 23-5-2012)
Soggetto: dal romanzo di Jonathan Safran Foer
Sceneggiatura: Eric Roth
Direttore della fotografia: Chris Menges
Montaggio: Claire Simpson
Musiche: Alexandre Desplat
Scenografia: K.K. Barrett
Costumi: Ann Roth
Effetti: Steven Kirshoff, John Bair, Kevin Scott Mack, Method
Studios
Interpreti: Tom Hanks (Thomas Schell Jr.), Sandra Bullock
(Linda Schell), Thomas Horn (Oskar Schell), Max von Sydow
(Thomas Schell Sr.),Viola Davis (Abby Black), John Goodman
ew York, Settembre 2011.
Tom, Linda e Oskar Schell, padre, madre e bambino di nove anni compongono una famiglia molto unita e
dai forti sentimenti; soprattutto il legame
tra padre e figlio è molto particolare, fatto
di giochi, gare, complicità, amore.
L’11 del mese Tom muore nel disastro
delle due torri senza riuscire a contattare
il bambino pur chiamando casa e lasciando numerosi messaggi alla segreteria telefonica. Linda e Oskar sono sconvolti dal
dolore e, dopo avere seppellito al funerale
una bara vuota, tentano di ritornare a vivere.
Oskar rovista tra le cose del padre e
trova una bustina gialla con scritto
“Black”, evidentemente un cognome, contenente una chiave.
I Black a new York sono qualche centinaia; Oskar non si perde d’animo; con
l’aiuto delle pagine dell’elenco del telefono e delle mappe dei quartieri della città
decide di andare a contattare tutti per scoprire il mistero ed entrare in possesso di
qualcosa, materiale o no, appartenente a
suo padre.
Ad aiutare il ragazzino nella ricerca si
N
(Stan il portiere), Jeffrey Wright (William Black), Zoe Caldwell
(Nonna di Oskar), Hazelle Goodman (Hazelle Black), Adrian
Martinez (Hector Black), Carmen M. Herlihy (Denise Black),
Jenson Smith (Aurelia Black), Ryka Dottavio (Maris Black),
Diane Cheng (Fong Black), Gregory Korostishevsky (Boris
Black),Marco Verna (E.S. Black), Brandon Jeffers (Hamlet),
Martin E. Brens (Dick Black), Gustavo Brens (Richard Black),
Brooke Bloom (Astrid Black), Rene Ojeda (Ramos Black),
Madison Arnold (Alan Black), Kit Flanagan (Cassidy Black),
Ray Iannicelli (Baz Black), Miguel Jarquin-Moreland (B.G.
Black), Benjamin McCracken (Benjamin Black), Malachi Weir
(Malachi Black), John Joseph Gallagher (Harlan Black),
Stephanie Kurtzuba (Elaine Black), Catherine Curtain (LeighAnne Black), Lola Pashalinski (Mona Black)
Durata: 129’
Metri: 3540
unisce anche un vecchio signore che non
parla, ospite della nonna che abita di fronte
e che potrebbe essere addirittura il nonno
di Oskar che va e viene periodicamente
dall’appartamento per una vita strana, tutta sua, oppressa da ricordi lontani.
Dopo tante persone incontrate Oskar
incontra quella giusta, William Black, che,
nel mettere all’incanto qualche tempo prima tutto il mobilio appartenuto alla sua
famiglia, aveva venduto un vaso colorato
a Thomas Schell, senza sapere che vi fosse
dentro una chiave. Purtroppo il disastro
delle torri gemelle aveva impedito la riconsegna della chiave, ora, finalmente, attuata.
Apparentemente il ragazzino si trova
con un pugno di mosche in mano: non è
però così perchè intanto la mamma gli rivela che nel corso del suo girovagare non
l’aveva mai abbandonato, precedendolo e
seguendolo nella sua ricerca e questo costituisce per lui una grande conferma
d’amore; contemporaneamente tutto questo lungo percorso l’ha fatto avvicinare
sempre più all’intimità con il padre, tanto
da fargli superare alcuni tabù come la paura dell’altalena su cui può ora salire tran-
6
quillamente per iniziare una vita da adulto o quasi.
a base è potente e con tutte le
credenziali in regola: Stephen
Daldry, il regista, ha avuto tre
nomination all’Oscar prima di questo film;
il romanzo omonimo di Jonathan Safran
Foer, da cui è tratto il lavoro, ha delle bellissime pagine, proprie di una storia compatta, sontuosamente raccontata; lo sceneggiatore è Eric Roth, una grande firma
americana che ha scritto per Rosenberg,
Zemeckis, Redford, De Niro e varie altre
stelle del firmamento hollywooddiano; gli
interpreti, Tom Hanks, Sandra Bullock e
Max Von Sydow sono tre grossi calibri del
cinema, anzi lo svedese rappresenta già
da tempo il monumento di se stesso e dell’arte recitativa nel passaggio dalle nebbie bergmaniane alle luci d’oltre oceano.
Hanks però è presente nei primi dieci minuti, la Bullock negli ultimi; Von Sydow
porta alle estreme conseguenze la forza
espressiva del suo volto arato dalla vita e
dal mestiere per comporre un personaggio che non parla, certamente affascinante, ma niente di singolare considerando
L
Film
quanto poco questo attore abbia sempre
parlato sullo schermo.
La conclusione è che il film è completamente nelle mani del piccolo Oskar (Thomas Horn) concentrato nel metabolizzare
la perdita del padre e recalcitrante a servirsi della stessa per affrontare la sua obbligata crescita generazionale. Purtroppo,
il piccolo personaggio ha già sulle spalle
(prima della tragedia) uno zaino pesante
di tabù, paure, incapacità e ossessioni
(così questa bellissima famiglia piena
d’amore qualche macchia nera doveva pur
averla!) che subisce un’abnorme dilatazione dopo l’attentato in cui il padre perde la
vita. Ne consegue che il percorso che
Oskar compie è una carrellata ossessiva,
ostinata e speciosa fino alla caratterialità,
opprimente, compulsiva e, soprattutto,
guaio grosso per un film, noiosa.
Non ci si commuove di fronte a questo
film, come sarebbe stato facile aspettarsi,
non batte il cuore di fronte all’affastellarsi
delle tensioni e delle inquietudini che si
alternano come un vortice nella riscostruzione da parte del piccolo protagonista di
un percorso misterioso, in fin dei conti pri-
Tutti i film della stagione
vo di mistero. In questo avanzare progressivo e costante si attua la definitiva perdita di contatto tra lo spettatore e questa fatica improba che Oskar compie tentando
di ritrovare il padre, i propri sentimenti e
soprattutto se stesso.
Scarsi incassi in America, neanche un
premio alle manifestazioni in cui il film è
stato presentato, scarso il favore del pubblico.
Fabrizio Moresco
ANONYMOUS
(Anonymous)
Germania 2011
Regia: Roland Emmerich
Produzione: Roland Emmerich, Larry J. Franco, Robert Leger,
Christoph Fisser, Kirstin Winkler, Charlie Woebcken per Studio Babelsberg Motion Pictures
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Prima: (Roma 18-11-2011; Milano 18-11-2011)
Soggetto e Sceneggiatura: John Orloff
Direttore della fotografia: Anna Foerster
Montaggio: Peter R. Adam
Musiche: Thomas Wanker
Scenografia: Sebastian T. Krawinkel
Costumi: Lisy Christl
Interpreti: Jamie Campbell Bower (Giovane Oxford), Rhys Ifans
n un teatro di Broadway un attore
rievoca il mito di Shakespeare, il più
prolifico autore di tutti i tempi in lingua inglese, e l’unico di cui non sia rimasto alcun testo scritto... Nell’Inghilterra di
Elisabetta I ha origine il mito: in un’epoca in cui i teatri pieni del bankside diventano cassa di risonanza per la satira politica (tanto da giustificare l’intervento delle guardie a censurare le opere giudicate
“sediziose”) e terreno di competizione tra
autori, ecco affacciarsi Ben Jonson (in cerca di ispirazione e successo), Kit Marlowe
(invidioso dei successi altrui e pronto a
I
(Edward de Vere), David Thewlis (William Cecil), Joely Richardson
(Principessa Elizabeth Tudor),Vanessa Redgrave (Regina
Elizabetta I), Xavier Samuel (Henry Wriothesley), Rafe Spall (William Shakespeare), Edward Hogg (Robert Cecil), Vicky Krieps
(Bessie), Mark Rylance (Gloucester), Tony Way (Thomas Nashe),
Sebastian Armesto (Ben Jonson), Julian Bleach (Sir Richard
Pole), Amy Kwolek (Giovane Anne de Vere), Paula Schramm
(Bridget de Vere), John Keogh (Philip Henslowe), Robert Emms
(Thomas Dekker), Alex Hassell (Spencer), Sebastian Reid
(Essex), Trystan Gravelle (Christopher Marlow), Anna Altmann
(Lady Cecil), Antje Thiele (Lady de Vere)
Durata: 130’
Metri: 3600
denunciare le opere dei rivali), il conte di
Oxford, appassionato di teatro e autore
anonimo di drammi e commedie, e ancora
– tra il pubblico – il conte di Essex, che
aspira a succedere alla regina, insieme al
suo fido amico e compagno, il giovane conte di Southampton. Decisamente contrari
al teatro, invece, i Cecil, consiglieri di sua
Maestà e tutori dell’ordine nel regno.
Se il conte di Essex è pronto a succedere a Elisabetta ricorrendo alle armi
(mentre i Cecil propendono per l’ascesa
di Giacomo, figlio di Maria di Scozia, della dinastia Stuart), il conte di Oxford pen7
sa che la successione al trono possa essere influenzata dai sudditi di sua maestà, a
loro volta appositamente “influenzati” dai
suoi lavori teatrali. Il conte assolda quindi Jonson per mettere in scena dei suoi testi, anonimi, che conquistano il pubblico
(suscitando l’invidia di Kit Marlowe) e
prendono in giro i Cecil in favore di Essex.
In realtà sarà un giovane attore dallo
scarso talento ad attribuirsi, visti gli applausi, la paternità delle opere del conte
di Oxford (che ne compra la discrezione
con un lauto compenso).
Così nasce il successo e la leggenda di
Film
Shakespeare, la cui vera identità sarebbe
quella del conte di Oxford, anima bella
sottratta alle lettere e all’amato teatro dagli obblighi di corte e dalla severa educazione di William Cecil (cui è affidato da
bambino) e, in passato amante della regina in persona.
La stessa Elisabeth, infatti, non disdegnava da giovane il teatro e, in particolare, quello scritto dal conte di Oxford (con
cui ha avuto una relazione).
William Cecil, preoccupato dal favore
con cui la regina guarda al conte di Essex
(ostile alla sua famiglia) e dalla possibilità che questi possa diventare re, convince
Elisabeth a inviarlo in Irlanda per sedare
la rivolta dei cattolici. Cecil spera che il
conte muoia in battaglia, ma il diversivo
non funziona. Così, una volta rientrato a
Londra, il conte di Essex decide di conquistarsi il trono.
Nell’impresa, sarà affiancato dal conte di Southampton e consigliato da quello
di Oxford, che lo convince a servirsi di un
suo dramma (il Riccardo III) per incitare
il popolo a seguirlo verso il palazzo reale
indicandolo come futuro re d’Inghilterra.
Il piano pare funzionare: la folla degli spettatori, infatti, si rovescia in strada e va verso il palazzo gridando contro i Cecil e per
Essex, ma la denuncia del dramma in pre-
Tutti i film della stagione
parazione che ha fatto Jonson (frustrato
dai propri fallimenti) fa fallire il piano e
finire prigionieri per tradimento di conti
di Essex e Southampton.
Entrambi sono condannati a morte e
solo l’intervento del conte di Oxford presso Elisabeth salva il secondo: era il bambino nato dalla loro relazione.
on Anonymous Roland Emmerich lascia il filone catastrofico (da
Independence Day a 2012) e si
prova nel film in costume. L’argomento è
accattivante: chi era Shakespeare davvero? Molto è stato scritto e molto indagato
sul tema della vera identità dell’autore di
tanti capolavori del teatro e della letteratura britannica. La tesi presentata dal film è
quella che dietro il nome di “Shakespeare” si celasse un nobile della dinastia Tudor, anonimo autore di drammi, poemetti
e commedie, e che – soprattutto – la sua
produzione teatrale avesse carattere politico prima ancora che estetico-letterario.
La battuta chiave del film, infatti, è: “tutta l’arte è politica, altrimenti sarebbe solo
decorazione”.
E come dar torto a Emmerich su questo? Il fatto è che il regista usa il personaggio di Shakespeare come espediente
per parlare di altro, forse causando così
C
qualche delusione o irritazione in chi si
aspetta una vicenda che abbia al centro
di tutto il bardo (o la sua opera).
Perché Anonymous, invece, si serve
del teatro per portare letteralmente alla ribalta gli intrighi di corte. Ci si trova quindi
di fronte a un serrato alternarsi di piani
narrativi e temporali in cui lo spettatore
deve scegliere se seguire attentamente
l’intrecciarsi dei complessi rapporti tra i
personaggi o rischiare di perdersi (e di
perdere le battute salienti di Shakespeare).
L’atmosfera dell’epoca elisabettiana,
resa con dovizia di particolari grazie alla
tecnologia cara al regista, il pallore dei volti
contrapposto al bagliore delle armature
che richiama i ritratti cortigiani di di Velazquez, la cupezza dei colori e delle congiure incrociate rispondono efficacemente alla costruzione di un film in cui ogni
personaggio gioca più parti, e le mosse
della politica funzionano da perfetti coups
de théâtre.
Certo, l’intreccio incestuoso di relazioni a corte può risultare per qualcuno eccessivo, ma è tutto sommato accettabile e
coerente con le scelte estetiche (ed etiche)
del regista.
Tiziana Vox
TUTTI I NOSTRI DESIDERI
(Toutes nos envies)
Francia 2011
Regia: Philippe Lioret
Produzione: Fin Août Productions
Distribuzione: Parthénos
Prima: (Roma 11-5-2012; Milano 11-5-2012)
Soggetto: dal romanzo “Vite che non sono la mia” di Emmanuel
Carrère
Sceneggiatura: Philippe Lioret, Emmanuel Courcol
Direttore della fotografia: Gilles Henry
Montaggio: Andrea Sedlácková
Musiche: Flemming Nordkrog
Scenografia: Yves Brover-Rabinovici
laire è un giovane magistrato del
Tribunale di Lione. Vive in una
piccola provincia del sud della
Francia, ha due figli, una casa confortevole e un marito, Christophe, che forse non
la capisce fino in fondo, ma la ama e le dà
serenità. Durante un’udienza, Claire ritrova come imputata davanti a sé una donna,
Cèline, già incontrata alla scuola materna frequentata dai suoi figli. Tra l’altro si
C
Costumi: Anne Dunsford-Varenne
Interpreti: Vincent Lindon (Stéphane), Marie Gillain (Claire),
Amandine Dewasmes (Céline), Yannick Renier (Christophe),
Pascale Arbillot (Marthe), Isabelle Renauld (Dott. Hadji), Laure
Duthilleul (Madre di Claire), Emmanuel Courcol (Dott. Stroesser), Anna-Bella Dreyfus (Mona), Thomas Boinet (Arthur), Lena
Crespo (Léa), Oriane Solomon (Zoé), Eric Naggar (L’avvocato
Amado), Jean-Pol Brissart (Presidente Duret), Nathalie Besançon
(Sophie, la cancelliera), Clémentine Baert (Camille, la cancelliera)
Durata: 120’
Metri: 3300
era offerta di aiutarla, constatandone il
disagio economico, quando si era trattato
di versare la piccola quota in denaro per
la gita scolastica. La donna, abbandonata
dal marito, era stata portata in tribunale
dall’istituto di credito, poiché non riusciva più a pagare le rate dei prestiti fatti.
Claire prende sempre più a cuore il caso,
anche perché le ricorda la situazione di sua
madre, assillata dai debiti fin da quando il
8
padre le aveva abbandonate. Nel frattempo, il risultato di alcune analisi le diagnostica un tumore cerebrale. Sconvolta decide non solo di non sottoporsi alla cura, ma
di tener nascosta al marito la malattia, temendo che non riesca a sopportare lo choc.
Claire chiede allora la collaborazione di
Stéphane, un collega determinato e più
anziano, giudice esperto e disincantato, ma
sensibile al problema nella sua battaglia
Film
contro le derive del credito al consumo.
Insieme ingaggiano una battaglia legale
contro i giganti bancari e assicurativi, destinata ad avere enorme risonanza e a creare un precedente. Intanto tra lei e Stéphane nasce qualcosa: il desiderio di cambiare le cose e un legame profondo, ma
soprattutto l’urgenza di vivere sino in fondo ogni istante, prima che sia troppo tardi. I due infatti non riescono a identificare la natura dei loro sentimenti, ma, attraverso un rapporto che si sviluppa con
naturalezza, costruiscono un’unione basata sulla comprensione, la condivisione
e l’affetto reciproco. Stéphane per caso
in una circostanza drammatica viene a sapere la situazione in cui si trova Claire
ed è lui che, quando la donna viene ricoverata per un attacco epilettico, la costringe a chiamare il marito per dirgli finalmente la verità. Ormai la malattia
avanza inesorabilmente e Claire viene ricoverata d’urgenza. Ma la donna, sempre più vicina a Cèline e alle sue bambine, aveva già deciso di accoglierli nella
sua casa, per spirito solidale, e soprattutto per preparare un futuro certo alla
sua famiglia. Christophe a sua volta non
sa nulla del rapporto che si è venuto a
creare tra la moglie e Stéphane, né si sforza di indagare. Nel frattempo, Stéphane
si dedica anima e corpo alla causa e la
presenta al Corte Suprema di Strasburgo
cercando di ottenere un assenso prima
della fine di Claire: l’uomo anticipa infatti a una Claire morente quello che ambedue sperano. La risposta arriverà dopo
qualche giorno: hanno vinto la causa, i
debiti di Céline sono stati cancellati. Ora
sulla sfondo si è formata una nuova famiglia.
utti i miei desideri è l’ultimo delicato film di Philippe Lioret, premiato con numerosi riconoscimenti. Ispirata al romanzo di Emmanuel
Carrère Vite che non sono la mia, di cui il
regista francese conserva lo spirito, cambiando ed inventando nuovi personaggi;
la pellicola è una complessa storia di impegno civile e insieme di affetti privati, che
dà valore all’esistenza attraverso le sue
relazioni umanamente possibili. La malattia e la fine imminente sono solo uno degli elementi di un grande affresco sulla
vita. Nemmeno la morte, sembra dirci il
regista francese, può sconfiggere del tutto l’anelito verso la bontà. Il film racconta,
senza enfasi, il profondo desiderio di cambiare la direzione distorta delle cose, attraverso la comprensione e l’umiltà di chi
T
Tutti i film della stagione
si avvicina all’altro con una bontà d’animo e una perseveranza che quasi non si
trovano più. Dietro lo scambio di due anime di tipo quasi spirituale, c’è infatti tutta
l’urgenza di un cambiamento, di una manovra urgente e percettibile. “Tutti i nostri
desideri” sono quelli che avremmo voluto
realizzare ma che, per una serie di circostanze, non hanno visto la luce. Sono quei
profondi desideri che ci spingono a trasmettere del bene. Una tragica vittoria,
come può essere l’ottenere un successo
giuridico, mentre si viene condannati da
una malattia a pochi mesi di sopravvivenza. Due tipi di lotta che vengono messi
uno di fronte all’altro. La forza di una donna che si prende carico del suo male e
decide di lasciarne fuori il marito e i figli,
benedicendo invece la donna che prenderà il suo posto. Una persona che sostiene il peso di una doppia battaglia, una
legale e una contro il cancro, affrontando
con lucidità la scelta tra una cura invasiva, che in ogni caso ritarderebbe non di
molto la morte e il semplice ricorso alla
morfina. Al suo fianco un “alter ego”, quel
padre che non ha avuto, che la protegge
(con le leggi e non) e la fa sentire al sicuro. La loro frequentazione nasce dalla stima e permette una confidenza esclusiva,
al limite tra un affetto quasi parentale e
un rapporto d’amore. Nessuno dei due
dichiara tale ambivalenza (l’unico contatto è quando si tengono stretti per mano,
continuando comunque a darsi del lei),
ma, in un gioco di specchi, è il disagio dei
rispettivi compagni a evidenziarla. La dinamica che si sviluppa tra loro esclude,
per comune scelta, la sessualità, includendo però un’intimità “altra”, ugualmen-
9
te forte, se non di più. Il marito di Claire,
Christophe, una brava persona, seppure
limitato, rimane escluso da tale complicità, anzi si mostra insofferente e geloso
del rapporto, così come la moglie di
Stéphane, che pur di non soffrire preferisce prendere le distanze dal marito. Il film
valorizza non solo la dignità del malato,
ma anche della persona in difficoltà economiche. La realtà dei prestiti concessi
spesso con l’inganno da istituti di credito
senza scrupoli, è una pratica frequente
non solo in Francia, purtroppo. Le irregolarità dei contratti di prestito finanziario, i
quali utilizzano pubblicità ingannevoli ai
danni di gente in difficoltà, sposta dunque la vertenza nei confronti degli abusi
sul terreno della “concorrenza sleale”, nei
confronti di soggetti deboli e incapaci di
difendersi. Quella che Claire prova per
Céline è “pietas” nel senso più nobile del
termine: vuole aiutarla senza umiliarla.
Perché la donna ha la dignità di tanti poveri che affrontano l’ingiustizia della società, senza piegarsi a mendicare. La
pellicola, ben orchestrata e confezionata, funziona soprattutto grazie alla bravura di due attori intensi come Marie Gillain
e Vincent Lindon, che interpretano con
grande umanità due personaggi che
avrebbero potuto facilmente trasformarsi
in stereotipati paladini della giustizia. Ne
consegue un film esclusivo e commovente perché, sembra volerci continuare a ricordare Lioret, la società progredisce non
grazie ai supereroi, ma a uomini e donne
capaci di desiderare fortemente insieme,
guardando nella stessa direzione.
Veronica Barteri
Film
Tutti i film della stagione
BENVENUTI A BORDO
(Bienvenue à bord)
Francia 2011
Regia: Eric Lavaine
Produzione: Same Player, Appaloosa Films, M6 Films con la
partecipazione di M6, Canal+, Cinécinéma, W9
Distribuzione: Eagle Pictures
Prima: (Roma 15-6-2012; Milano 15-6-2012)
Soggetto e Sceneggiatura: Eric Lavaine, Héctor Cabello
Reyes
Direttore della fotografia: Stéphane Le Parc
Montaggio: Vincent Zuffranieri
Musiche: Jean-Michel Bernard
Scenografia: Sandrine Jarron
Costumi: Nadia Chmilevsky
I
sabelle è responsabile delle risorse
umane nella affermata compagnia
di crociere Costa. Da anni è l’amante del suo capo, che è sposato, ma continua a illuderla con regali preziosi e promesse vane. In vista della crociera inaugurale della nave ammiraglia della compagnia, in cui sarebbe dovuti andare insieme, l’uomo senza scrupoli la lascia su
due piedi e la licenzia. Isabelle, basita,
decide di vendicarsi, assumendo come
animatore Remy, un quarantenne disoccupato esuberante e pasticcione. Non ha
mai avuto esperienze nel campo, tanto che
arrivato nel palazzo galleggiante si comporta come se fosse un ospite della crociera. Isabelle si presenta come passeggera e si trova faccia a faccia con il suo
capo e la moglie. In poco tempo, Remy,
con i suoi comportamenti buffi e fuori luogo si rivela come il peggior incubo dell’amministratore, ma anche di Richard,
direttore della crociera. Tuttavia non può
licenziarlo perché Isabelle minaccia di
dire la verità alla moglie. In verità la donna è invaghita di Richard e cerca in ogni
modo di attirare la sua attenzione. Remy
in fondo è una persona buona e generosa
e fa presto a farsi conoscere e amare dagli ospiti di bordo, anche dal capitano
della nave, un’affascinante donna napoletana, che però ha già conquistato il cuore di Richard. La donna segretamente ha
fatto imbarcare suo figlio, un bimbo che,
traumatizzato dalla morte del padre per
un incidente non parla più. Non potendo
mandare via Remy, l’amministratore per
limitare i danni affida lui diversi ruoli,
fino a quando lo punisce in maniera esemplare, assegnandolo al miniclub. L’uomo
dapprima è spaventato dalla vivacità dei
Effetti: Julien Poncet de La Grave, Mikael Tanguy
Interpreti: Valérie Lemercier (Isabelle), Franck Dubosc (Rémy
Pasquier), Gérard Darmon (Richard Morena), Luisa Ranieri
(Margarita Cavallieri), Lionnel Astier (Jérôme Berthelot), Elisa Servier (Caroline Berthelot), Philippe Lellouche (William),
Jean-Michel Lahmi (Pignolo), Guilaine Londez (Pignola), Shirley Bousquet (Moglie del giocatore al casinò), Elisabeth Margoni (Gabriella), Reem Kherici (Donna del Russo), François
Vincentelli (Giocatore al casinò), Héctor Cabello Reyes (Fabien), Caroline Tillette (Sonia)
Durata: 102’
Metri: 2800
bambini, poi matura il progetto di realizzare con loro uno spettacolo: la messa in scena della favola del brutto anatroccolo. Richard geloso della complicità tra Remy e il
comandante, fa credere alla donna che l’animatore abbia un’altra donna. Intanto l’amministratore delegato per disfarsi della moglie fa in modo di sorprenderla con l’animatore della palestra, ma contrariamente
alle sue aspettative è la moglie, che detiene
la maggioranza delle azioni, a farlo fuori.
Per una serie di equivoci Remy viene allontanato e fa per andarsene, ma poi il figlio
del capitano, lo stesso Richard e Isabelle lo
convincono a risalire e a portare in scena
la sua rappresentazione. Dopo lo spettacolo tutto si sistema. Remy e il comandante si
chiariscono e si mettono insieme, Richard
realizza il suo sogno e si compra una casa
in montagna, dove si ritira con Isabelle e la
moglie dell’amministratore delegato può
godersi in santa pace il suo bel animatore.
irato interamente a bordo della
nave da crociera Costa Atlantica, gemella della Costa Concordia, Benvenuti a bordo, uscito in Francia nel 2011 con un discreto successo,
sarebbe dovuto uscire in Italia a febbraio
di quest’anno, ma dopo la tragedia della
Costa Concordia, l’uscita è stata opportunamente rimandata cinque mesi più
tardi, per di più avvalendosi nella produzione della consulenza dell’ormai famigerato comandante Francesco Schettino.
Commedia leggera basata sul meccanismo dell’equivoco, il quarto lungometraggio del francese Eric Lavaine è quasi interamente girato in un ambiente chiuso,
la nave e le poche scene in esterni sono
spesso digitalizzate o ritoccate in modo
G
10
eclatante e innaturale al computer. Secondo una struttura ormai classica, dal caos
iniziale segue una riconciliazione che porta a un nuovo e migliore status per tutti. Attraverso peripezie, travisamenti, delusioni,
accoramenti e scoramenti, in una girandola ironica e a tratti commovente, si arriva
all’equilibrio finale, al “deus ex machina” che
premia o castiga i personaggi. In questo
microcosmo plasmato e diretto dal regista
si agitano soggetti, ciascuno a suo modo,
inadeguati o incompleti, ma alla costante
ricerca d’amore. E proprio alle comiche
stravaganze di Remy, che tanto ci ricorda
una “cena dei cretini” e al suo modo di mettere in crisi ogni cosa, il compito di rendere
reale il desiderio di ognuno.
Si tratta di un film rassicurante e dunque di potenziale successo, forse volutamente sospeso dalla realtà, in cui differenti
tipologie di storie, ognuna credibile anche
se non troppo originale, progrediscono da
un’iniziale irriverenza a un finale in cui prevalgono i buoni sentimenti. Del resto è proprio su questo che è imperniato il discorso in voce off di Isabelle in apertura e chiusura della narrazione. La nave da crociera
è prima di tutto una piccola isola, popolata
da gente di diversa estrazione sociale che,
durante il giorno, è costretta a incontrarsi
e interagire, creando una microsocietà in
cui è possibile che accada di tutto. Per testare ciò lo stesso Levine e il suo sceneggiatore hanno partecipato a una crociera
di una settimana, per poi potersi calare
completamente in quella situazione e per
riprodurre quell’atmosfera. D’altronde nulla di nuovo sotto il sole, visto che Neri Parenti e Aurelio De Laurentiis già nel 2007
ebbero un’idea simile, ovvero ambientare
un intero film su una nave da crociera,
Film
durante il Natale, per provare a scandagliare le tante storie che per forza di cose
si incrociano al largo della terra ferma.
Purtroppo qui non è solo la nave a ondeggiare. Si dondola durante tutta la pelli-
Tutti i film della stagione
cola alla ricerca di un equilibrio formale. Si
cercano i tempi del genere, i toni e le battute stereotipate anzi che no, svantaggiate anche da un doppiaggio poco incisivo.
Per fortuna, il cast non è male, tra Italia e
Francia, dove a guidare la nave, per fortuna non c’è Schettino, ma la nostra Luisa
Ranieri.
Veronica Barteri
ANOTHER EARTH
(Another Earth)
Stati Uniti 2011
Regia: Mike Cahill
Produzione: Hunter Gray, Mike Cahill, Brit Marling, Nick Shumaker per Artists Public Domain
Distribuzione: 20th Century Fox Italia
Prima: (Roma 18-5-2012; Milano 18-5-2012)
Soggetto eSceneggiatura: Mike Cahill, Brit Marling
Direttore della fotografia: Mike Cahill
Montaggio: Mike Cahill
Musiche: Fall on Your Sword
Scenografia: Darsi Monaco
resca di ammissione al Mit, per
un prestigioso programma per
l’astrofisica, Rhoda sta guidando
dopo una notte passata a festeggiare con
gli amici e la notizia della scoperta di un
nuovo pianeta ascoltata alla radio la spinge a sporgersi dal finestrino.La ragazza ha
bevuto troppo e il gesto di ammirare a occhio nudo in cielo l’esistenza del satellite
.provocherà tragiche conseguenze. In quel
momento sta rientrando a casa anche il
compositore John Burroughs, con la sua
famiglia. La macchina di Rhoda in velocità colpisce in pieno la macchina di John :
perdono la vita la moglie, incinta di una
bambina e il figlio della coppia. Dopo quattro anni trascorsi in carcere con l’accusa
di omicidio, Rhoda ritorna in libertà e si
dedica al lavoro di bidella: non è più tempo per l’astrofisica, ma solo per le pulizie
in una scuola superiore. Intanto, John, rimasto in coma dopo il tragico incidente, si
sveglia. Inghiottita dal senso di colpa, Rhoda tenta il suicidio e rimane nuda sulla
neve. Dopo l’inutile tentativo, decide di far
visita all’uomo per cercare il perdono o,
almeno, chiedere scusa. Si presenta a John,
ma non ha il coraggio di rivelarsi e diventa la sua donna delle pulizie. L’uomo, prostrato dalla depressione, da tempo non si
preoccupa né di se stesso, né della pulizia
e dell’igiene della propria casa. Intanto
quel pianeta, ribattezzato “Terra 2”, si trova ormai sempre più vicino alla terra e
sembra esserne una copia identica in tutto
e per tutto, tanto da spingere qualcuno a
organizzare un concorso per il primo equipaggio destinato a esplorarlo. Rhoda, più
F
Costumi: Aileen Diana
Interpreti: Brit Marling (Rhoda Williams),William Mapother
(John Burroughs), Jordan Baker (Kim Williams), Flint Beverage (Robert Williams), Robin Taylor (Jeff Williams), Meggan
Lennon (Maya Burroughs), Kumar Pallana (Purdeep), Luis
Vega (Federico), Rupert Reid (Keith Harding), Ana Kayne
(Claire), Matthew-Lee Erlbach (Alex), Jeff Clyburn (DJ Big
Mike), Diane Ciesla (Dott. Joan Tallis)
Durata: 92’
Metri: 2530
per gioco che per intenzione, decide di
scrivere la lettera per partecipare al concorso. I due, sempre più vicini tra loro,
iniziano chi per un verso, chi per un altro, a reagire. Rhoda infatti riesce a riportare pian piano John verso la vita e i
due finiscono per innamorarsi. Nel frattempo, Rhoda vince il biglietto per partecipare alla prima spedizione sull’altra
Terra e scopre che, secondo alcuni esperti, è possibile che il destino comune dei
due pianeti si sia interrotto nel momento
in cui hanno appreso dell’esistenza uno
dell’altro. Forse il destino è diverso e la
storia è cambiata per un piccolo, infinitesimale frammento. Quando tutto è pronto per la spedizione John chiede a Rhoda
di non partire e di rinunciare al suo sogno. A quel punto la ragazza finalmente
si confessa e viene violentemente allontanata dall’uomo. L’unico modo per andare avanti e sentirsi meno in colpa è lasciare che John parta al suo posto per andare a constatare se nell’altro mondo la
sua famiglia è ancora viva. John parte.
Passa del tempo e Rhoda un giorno si trova improvvisamente davanti un’altra sé.
pera prima dell’esordiente Mike
Cahill, Another Earth è un intelligente mix di drammaticità e fantascienza, che ha piacevolmente sorpreso il Sundance Film Festival, tanto da guadagnarsi due titoli: il premio speciale della
Giuria e quello dedicato ad Alfred P. Sloan, destinato alle opere che hanno come
tema centrale la scienza e la tecnologia.
Con richiami che vanno dal recente Me-
O
11
lancholia di Lars Von Trier, fino all’indimenticabile Solaris di Tarkovskij, la pellicola
sfrutta il tema spaziale per intraprendere
un viaggio nei meandri della mente. Quella di Another Earth, in realtà, è una fantascienza che rimane impalpabile sullo sfondo, mentre fa da cornice a un dramma
umano del tutto realistico e angosciante.
Un percorso di redenzione, nonché un
viaggio lungo, travagliato e catartico nell’animo umano, percorrendo le vie del destino. Viene raccontata una catarsi personale, osservando da vicino i gesti e le
emozioni della protagonista, a cominciare
dal mestiere scelto da Rhoda dopo la scarcerazione, chiara metafora del suo senso
di colpa, e dall’accanimento con cui strofina superfici e oggetti.. Ormai l’unico sogno rimane quello di poter andare sull’altra Terra per avere una seconda possibilità e per poter forse cambiare il destino. Sul
comodino della ragazza campeggia il libro
Il ciclo della fondazione di Asimov e sulla
parete della sua stanza un poster che evoca scenari astrali di grande impatto. Se in
Melancholia era attraverso una minaccia
incombente di fine del mondo che i personaggi venivano spinti verso domande assolute, in Another Earth c’è un’immagine
statica, semplice e suggestiva, sempre più
grande e vicina, del grande pianeta gemello che sovrasta il nostro. Simile a uno specchio, che però questa volta non porta a una
definitiva catastrofe, ma anzi potrebbe offrire una seconda opportunità a chi su questa Terra ha fallito. In realtà Terra 2, sembra suggerirci Cahill, potrebbe anche essere un simbolo di quello che facciamo tutti
Film
i giorni. Ci rapportiamo sempre con un alter ego, nella forma di dialogo interiore,
quando facciamo un resoconto delle nostre cose o quando facciamo scelte di vita.
Il regista si muove su realtà difficili da affrontare e tra possibili vie di fuga, dove il
reale coincide con l’irreale, il dolore con la
gioia, la vita con la morte. È proprio quest’ambiguità che avvicina i due protagonisti, Rhoda e John, uniti da un evento terri-
Tutti i film della stagione
bile e ciononostante estranei. L’altra persona con cui Rhoda ha un contatto e sente affine è Purdeep, il vecchio custode della
scuola, che si è privato della vista e dell’udito con la candeggina, perché stanco
di vedere e sentire le cose fuori di sé.. All’interno di questa vicenda, l’elemento fantastico è quasi assente e quando i personaggi sono incollati alla televisione per
assistere al primo contatto in diretta mon-
diale con Terra 2, per empatia diviene
estremamente credibile persino il paradosso dei fatti. Anche l’uso dei colori e della
fotografia si tinge di simboli: caldi negli interni, tendenti al blu elettrico, freddi e lividi
nelle scene esterne. L’utilizzo delle musiche
è molto efficace: si tratta delle note elettroniche dei Fall on Your Sword, che giocano
su risonanze acute e stranianti. Molte inquadrature ci mostrano Rhoda che cammina da sola, in silenzio. Il risultato è un forte
senso di alienazione. Sembra quasi che la
protagonista sia un essere proveniente da
un altro lontanissimo pianeta. Il messaggio
è chiaro (ed è la stessa protagonista a vedersi in tal modo): chi commette un reato
rimane “macchiato” per sempre, inadatto a
qualunque situazione, a qualunque luogo.
Un po’ forzata invece la voce off, onnipresente e a volte troppo diegetica e didascalica. Ma sorprendente è la performance
della protagonista, Brit Marling, davvero
convincente nel ruolo, che partecipa anche
come co-sceneggiatrice ed è nella realtà
grande amica del regista. L’apice emotivo
si raggiunge tuttavia nei minuti finali, pregni di un’intensa tensione emotiva, con lo
splendido colpo di scena dell’epilogo, in cui
si lascia allo spettatore l’interpretazione. Le
due terre sono ormai allineate e coincidenti in un unico mondo... Rhoda ha dunque
finalmente ritrovato se stessa?
Veronica Barteri
IL GIORNO IN PIÙ
Italia 2011
Costumi: Silvia Nebiolo
Interpreti: Fabio Volo (Giacomo), Isabella Ragonese (Michela), Camilla Filippi (Silvia), Roberto Citran (Ricardi), Pietro
Ragusa (Dante), Luciana Littizzetto (Boldrini),Lino Toffolo (Fausto), Stefania Sandrelli (Madre di Giacomo), Jack Perry (Tom),
Valeria Bilello (Alessia), Stella Pecollo (Chantal), Paolo Bessegato (Presidente), Roberta Rovelli (Monica), Anna Stante
(Moglie di Ricardi), Irene Ferri (Alice), Micaela Murero (Receptionist Ufficio Michela), Daniela Dimuro (Meg), Nick Nicolosi (Donnie), Franco Ghibaudi (Poluzzi), Hassani Shapi (Chandry)
Durata: 111’
Metri: 3050
Regia: Massimo Venier
Produzione: Bebbe Caschetto per IBC Movie in collaborazione con Rai Cinema e Gruppo Telecom Italia Media, in associazione con Fip-Film Investimenti Piemonte
Distribuzione: 01 Distribution
Prima: (Roma 2-12-2011; Milano 2-12-2011)
Soggetto: dal romanzo omonimo di Fabio Volo
Sceneggiatura: Massimo Pellegrini, Federica Pontremoli, Massimo Venier, Fabio Volo
Direttore della fotografia: Paolo Carnera
Montaggio: Walter Fasano
Musiche: Paolo Buonvino, Giuliano Taviani
Scenografia: Valentina Ferroni
iacomo è un trentasettenne single che vive a Milano ed evita
con attenzione ogni genere d’impegno sentimentale. Cinico quanto basta
G
nella vita, bravo nel lavoro, ma così anaffettivo da maltrattare e abbandonare pure
un povero cane regalatogli dalla sua migliore amica, Silvia. Qualcosa cambia
12
però, quando sul tram che prende ogni
mattina per andare a lavoro (non avendo
più le chiavi della macchina gettate dalla
ex fidanzata nei navigli), incontra una ra-
Film
gazza con cui inizia un gioco di sguardi.
Diventa per lui un pensiero fisso. Una
sera, per aggirare le avances della figlia
non troppo avvenente di un cliente importante, si inventa di avere una fidanzata e la descrive come la ragazza che
vede ogni mattina sul tram. Improvvisamente tutti diventano più gentili con lui
e Giacomo decide di usare a suo favore
l’esistenza di questa ragazza immaginaria, che torna utile sia per evitare di essere sempre incastrato a lavorare nei fine
settimana, ma anche con l’apprensiva
madre, che da anni gli consiglia di “mettere la testa a posto” e accasarsi. Quando finalmente i due riescono a parlarsi,
perché Michela (questo il nome della
misteriosa ragazza) propone a Giacomo
di prendere un caffè, lo informa che quello è il suo ultimo giorno a Milano, prima di partire per New York, dove si trasferisce per lavoro. Potrebbe essere l’inizio di una relazione, ma lei, che lavora
in una casa editrice, è cinica in proposito, perché pensa che nelle grandi storie
d’amore la donna finisce sempre male,
mentre hanno un lieto fine solo i romanzi brutti. Il loro incontro avviene dunque
troppo tardi e sembra destinato a essere
il primo e ultimo. Un bacio lunghissimo
e poi più niente, solo un saluto dal finestrino di un taxi.
Poco dopo a Giacomo propongono un
grosso affare in Sud America; lui accetta,
ma durante il trasferimento l’aereo fa scalo in una città non troppo distante da New
York. È un attimo, un impulso irresistibile. È il cuore a comandare: Giacomo scende dall’aereo, affitta una macchina e va
a cercare la ragazza. Michela non sembra così contenta di rivederlo, ha fatto di
tutto per tagliare i ponti col passato, con
l’Italia e gli uomini sbagliati e ora Giacomo le fa rivivere ciò che da cui è sempre fuggita. Davanti alla diffidenza di
Michela, Giacomo le propone di fare i
“fidanzati a tempo”, solo per quei pochi
giorni che lo separano dal suo ritorno in
Italia. È solo un gioco infantile, che si ispira alle pagine di un libro curato dalla stessa Michela, ma perfetto per due persone
che si piacciono e hanno paura di lasciarsi andare. I due ragazzi si vivono intensamente per due giorni, tuttavia alcuni
impegni lavorativi di Michela interrompono quell’armonia e quell’atmosfera che
si era creata tra loro. Così Giacomo decide di tornare a casa un giorno prima e
ricomincia la sua vita disordinata. Ora
che Michela non c’è più si sente vuoto e
Tutti i film della stagione
nulla sembra funzionare come prima, nel
lavoro, con gli amici e in famiglia. Allora
cerca pian piano di fare ordine e inizia a
ricostruire i suoi rapporti: con la madre
e il suo compagno, con Silvia, da tempo
innamorata di lui e con Dante, collega ed
amico di vecchia data. Poi decide di tornare a New York, andata e ritorno. Non
trova Michela, che a sua insaputa si sta
trasferendo a Chicago e le lascia una lettera nel libro, con un appuntamento preciso. La possibilità di ritrovarsi e di vivere quel “giorno in più” che non avevano
avuto la possibilità di vivere. La lettera,
dopo giri incredibili, finalmente approda
sulla scrivania di Michela. Il giorno tanto atteso arriva. Giacomo va all’appuntamento, ma è solo; Michela non c’è. Proprio quando ormai non ci sperava più, lei
arriva.
l film ha già fatto parlare molto di
sé prima dell’uscita nelle sale, con
la polemica scatenata da Gianni
Amelio, che ha giudicato inaccettabile il
comportamento dei produttori e distributori di non far vedere l’anteprima del film
al Torino Film Festival, poi invece presentato fuori Concorso. Di sicuro era un
film atteso, soprattutto dai fan di Fabio
Volo. Artista eclettico e versatile, attore,
scrittore, conduttore e doppiatore, Volo
sta vivendo un momento sulla cresta dell’onda. In contemporanea infatti con
l’uscita del suo ultimo romanzo, Le prime luci del mattino, arriva al cinema la
prima trasposizione da un suo libro del
2007, Il giorno in più. Romanzo vagamente autobiografico (non a caso il protagonista si chiama Bonetti, che è il vero
cognome di Fabio) viene rimaneggiato a
sei mani e affidato alla regia di Massimo
Venier. Una commedia romantica, una
storia che ci insegna che non è mai troppo tardi per incontrare la persona giusta, quella con cui “guardare nella stessa direzione”. Meno sdolcinata rispetto
al romanzo, come ammette lo stesso
autore, ha però anche un impatto diverso sul pubblico e una discorde accoglienza da parte della critica. Massimo Venier
si mette al servizio del best seller, proprio come fece per i film di Aldo, Giovanni e Giacomo, evitando di dare un’impronta registica. Così decide di affidarsi
alla forza del romanzo e del personaggio di Fabio Volo e procede a una narrazione che, tuttavia, è carente di spontaneità. Il problema del film, è che sembra
non avere una precisa direzione da se-
I
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guire. La storia del trentenne single incallito e incapace di provare emozioni,
che di colpo matura e decide di “mettere
la testa a posto”, ha un nutrito numero di
precedenti e pertanto non può certo definirsi originale.
L’universo di Volo è animato da generazioni di trenta/quarantenni che a prima
vista paiono a volte bamboccioni e spaesati, ma che in realtà vivono solo la difficoltà di essere se stessi e di relazionarsi
con gli altri. Non è una mancanza di crescita, o la tanto inflazionata sindrome di
Peter Pan. È che oggi tutto è più complesso, perché i ruoli non sono più definiti
come una volta, quando si diventava mogli e madri e mariti e padri. Ma si è solo
uomini e donne. E una possibile lettura
del film può essere proprio quella della
modernità dei sentimenti. Far convivere
due desideri è sempre più difficile. Se prima erano solo gli uomini ad avere le loro
aspettative e le donne restavano a casa
a occuparsi dei figli, ora anche loro hanno un proprio vissuto e una carriera da
proteggere.
Se da spettatore è quasi sempre deludente vedere sul grande schermo un
adattamento di un testo, a maggior ragione si rischia quando se ne è l’autore
e si partecipa alla scrittura della sceneggiatura. Nonostante Volo si dica molto
soddisfatto del risultato ottenuto, continuando a definirsi un “non scrittore”, per
uno che ha venduto milioni di libri, di sicuro il film è stata una grande mossa
commerciale. Eppure per chi era legato
alle quasi 300 pagine di Il giorno in più è
un duro colpo da incassare. Non solo
perché rispetto al romanzo sono stati
bypassati interi capitoli e inventati alcuni passaggi, ma perché è cambiato il
senso più intimo e profondo della storia.
Si è perso quello spirito che ci ha tenuti
per giorni attaccati alla lettura, spesso
divertendoci e facendoci morire dalla
voglia di arrivare all’ultima, commovente pagina.
Neanche la vitalità della brava Isabella
Ragonese, nella parte di Michela, né il
cammeo di Luciana Littizzetto e la presenza rassicurante di Stefania Sandrelli
riescono a convincere pienamente. Probabilmente se Fabio Volo si fosse preso
quel “giorno in più” per mettersi lui stesso
dietro la macchina da presa e per tradurre in immagini le sue parole, saremmo
usciti dalla sala tutti meno delusi.
Veronica Barteri
Film
Tutti i film della stagione
SCIALLA!
Italia 2011
Regia: Francesco Bruni
Produzione: Bebbe Caschetto per IBC Movie in collaborazione con Rai Cinema
Prima: (Roma 18-11-2011; Milano 18-11-2011)
Soggetto: Francesco Bruni, Giambattista Avellino
Sceneggiatura: Francesco Bruni
Direttore della fotografia: Arnaldo Catinari
Montaggio: Marco Spoletini
Musiche: Amir Issaa
runo Beltrame è un professore
che ha lasciato l’insegnamento e
si guadagna da vivere con lezioni private e scrivendo su commissione “i
libri degli altri”, le biografie di calciatori,
starlette e personaggi della televisione. Attualmente impegnato nella scrittura della
storia di Tina, ex pornostar slovacca divenuta produttrice di film hard, Bruno passa
le sue giornate assorbito dal tran-tran di
ripetizioni a domicilio a studenti svogliati
tra i quali spicca Luca, ignorante come gli
altri ma vitale e irriverente. Un giorno, a
sorpresa, la madre del ragazzo fa a Bruno
una rivelazione sconvolgente: Luca è suo
figlio, un figlio di cui ha sempre ignorato
l’esistenza. Non è tutto, la donna sta per
partire per un lavoro di sei mesi come cooperante in Africa e suo figlio non può e
non vuole seguirla. La donna chiede a Bruno di ospitare Luca in casa sua e di occuparsene ma senza rivelargli la sua vera
identità. Ha inizio così una strana convivenza fra il professore e l’adolescente inquieto, sei mesi durante i quali Luca dovrà confrontarsi con una figura maschile
adulta e Bruno non potrà sottrarsi dal
prendersi cura di quel figlio che è improvvisamente piombato nella sua vita e che
rischia di mettersi in guai seri. Luca va
male a scuola e la professoressa Di Biagio, convinta che il giovane non abbia un
padre, mette in guardia Bruno: se il ragazzo continua a presentarsi a scuola in
ritardo, a distarsi durante le lezioni, a non
studiare nulla, rischia la bocciatura. Scosso dalle parole della professoressa, Bruno
cerca di imporre una disciplina alla vita
del ragazzo seguendolo più da vicino e obbligandolo a studiare almeno un’ora tutti
i pomeriggi, ma senza molto successo. Luca
continua a vivere di passatempi futili che
rischiano di diventare pericolosi. Il ragazzo
e i suoi amici vengono assoldati dal losco
Valerio, un ragazzo più grande che frequenta la stessa palestra di boxe di Luca,
B
Scenografia: Roberto De Angelis
Costumi: Cristina La Parola
Interpreti: Fabrizio Bentivoglio (Bruno), Barbora Bobulova
(Tina), Filippo Scicchitano (Luca), Vinicio Marchioni (Poeta),
Giuseppe Guarino (Carmelo), Prince Manujibeya (Prince),
Arianna Scommegna (Marina), Giacomo Ceccarelli
(Valerio), Raffaella Lebboroni (Prof.ssa Di Biagio)
Durata: 95’
Metri: 2605
per spacciare droga a scuola. Una sera, a
bordo del suo potente SUV, Valerio porta
Luca e i suoi amici nella lussuosa villa di
Mario Cecere, detto “il Poeta”, boss dello
spaccio di droga su Roma amante della letteratura, della poesia e del cinema. Mentre Valerio parla col Poeta, Valerio si introduce di nascosto in casa e ruba della
droga e dei soldi. Poco dopo aver lasciato
la villa, Valerio viene richiamato dal Poeta che si è accorto del furto e lascia per
strada Luca e i suoi amici. Dopo poche ore,
il cerchio si stringe intorno a Luca che, disperato, confessa tutto a Bruno e lo costringe a buttare via la droga. Cercando di scappare di casa, Luca viene raggiunto da Bruno in strada ma subito dopo i due vengono
intercettati dal Poeta e dai suoi uomini.
Bruno restituisce la droga e i soldi scusandosi per il furto commesso da Luca ma non
basta. Mentre sta per avventarsi sui due, il
Poeta riconosce in Bruno il suo vecchio
professore di lettere. Grazie a lui e all’unico voto alto preso a un tema di italiano, il
ragazzo aveva imparato ad amare la letteratura, l’arte e la poesia. Il Poeta si ferma
e abbraccia commosso quel professore che
ha lasciato in lui un ricordo indelebile.
Bruno e Luca sono salvi. Prima di salire a
casa, Luca si carica sulle spalle il padre
immobilizzato da un forte mal di schiena.
Luca adesso capisce davvero il senso di
quella ‘pietas’, intesa come rispetto per gli
altri, che Bruno aveva cercato di spiegare
al figlio mostrandogli la famosa immagine di Enea che si caricava il peso del vecchio padre Anchise sulle spalle. Nelle ultime settimane dell’anno scolastico, Luca si
impegna nello studio. Il giorno dei quadri,
però, Bruno resta deluso nel vedere che il
figlio è stato respinto. Con sorpresa, viene
a sapere dalla professoressa Di Biagio che
è stato il ragazzo stesso a chiedere di essere bocciato manifestando il desiderio di
studiare meglio tutto quello che si è perso.
Faccia a faccia col padre, Luca confessa
14
la ragione principale della sua richiesta:
dovendo recuperare troppi debiti in diverse materie non avrebbe potuto passare
un’estate spensierata.
l titolo è davvero un bell’invito:
“Scialla!” ovvero, nel gergo giovanile romano, “stai sereno!”, “prendila
leggera”. Esortazione tranquillizzante
quanto meno. Ma di questi tempi un’esclamazione del genere può davvero aiutare,
almeno a tirare su il morale. Cosa non da
poco. È quello che fa questa commedia
leggera-ma-non-troppo (vincitrice alla
Mostra del Cinema di Venezia 2011 della
sezione “Controcampo italiano”), brillante
esordio alla regia del prolifico sceneggiatore Francesco Bruni (autore, fra gli altri,
di molti successi di Paolo Virzì e del Montalbano televisivo).
Una strana coppia, un padre e un figlio, un incontro-scontro tra una specie di
‘big Lebowski’ dall’accento veneto, apatico, stropicciato e spettinato, un professore che ha lasciato l’insegnamento perché
l’ha visto “rovinare le migliori menti della
sua generazione”, e un quindicenne romano, ‘coatto’ e ignorante come una capra
che, in cima ai personaggi illustri della storia, mette “Il Capitano” (Totti, ovviamente)
dedicandogli il compito in classe di italiano. Una coppia improbabile ma destinata
a scoprirsi forte, due anime “perse”, due
uomini che ritrovano la capacità di comprendere ognuno i dolori dell’altro. Come
quell’immagine classica di Enea che si
carica sulle spalle il peso del padre Anchise (e così farà Luca con Bruno) richiamata più volte nel film, certamente un’immagine forte, che contiene quel messaggio
di ‘pietas’ intesa nel suo senso profondo di
compassione e rispetto per gli altri: una
lezione ‘urlata’ finalmente da un padre che
si scuote davanti a un figlio che rischia di
perdersi. Una delle anime portanti del film
è proprio la riabilitazione della figura del
I
Film
padre che, per ammissione dello stesso
regista, negli ultimi tempi è balzata agli
onori delle cronache solo per fatti ‘brutti’ e
violenti, si proprio quei padri che, forse,
davvero “hanno perso un po’ d’identità”. Ed
ecco che una specie di ‘novello Geppetto’
divenuto uno stanco professore di lezioni
private colora di nuove tinte la figura di un
genitore tardivo, impaurito e impacciato,
ma infine capace di trovare il coraggio di
vivere e di amare.
I due protagonisti sono perfetti, un Fabrizio Bentivoglio bravo più del solito e il
sorprendente esordiente Filippo Scicchitano, volto simpatico e vispo.
Indovinati anche i personaggi di contorno tra cui spiccano la ex pornostar dell’Est ‘ripulita’ che suona Chopin nel salotto della sua bella casa borghese (una
inedita Barbora Bobulova) e il ‘boss del
quartierino’, ex allievo del professore,
che traffica in droga ma che ama la poesia, la pittura e organizza colti ‘cineforum’
nella sua villa (un bravo Vinicio Marchioni che cita Pasolini, adora Truffaut e che
nei titoli di coda fa il verso al suo personaggio della serie TV “Romanzo criminale”).
Con alcuni momenti davvero divertenti ma anche con uno sguardo leggero sulla difficoltà di prendersi le responsabilità
Tutti i film della stagione
della vita, il film vola via senza un intoppo
per i suoi 95 minuti aiutato anche dal ritmo di una colonna sonora piacevole. E ci
piace prendere nota di un nuovo sottogenere ribattezzato dal regista “commedia
scialla” cioè commedia dai ritmi blandi,
tranquilli, inno al vivere quieto: perché dove
sta scritto che si debba vivere sempre a
folle velocità?
E allora “Scialla!”, come cantano i rapper Amir Issaa e Ceasar Productions nel
trascinante motivo rap che accompagna i
titoli di coda del film. Benedetta sana ‘sostenibile’ leggerezza dell’essere!
Un film per “sciallarsi” riflettendo ...
magari solo per due ore scarse.
Elena Bartoni
LOVE & SECRETS
(All Good Things)
Stati Uniti 2010
Regia: Andrew Jarecki
Produzione: Andrew Jarecki, Marc Smerling, Michael London,
Bruna Papandrea, David Rosenbloom, Marcus Hinchey per
Groundswell Productions, Hit The Ground Running Films
Prima: (Roma 1-6-2012; Milano 1-6-2012)
Soggetto e Sceneggiatura: Marc Smerling, Marcus Hinchey
Direttore della fotografia: Michael Seresin
Montaggio: David Rosenbloom, Shelby Siegel
Musiche: Rob Simonsen
Scenografia: Wynn Thomas
Costumi: Michael Clancy
Effetti: Matt Vogel, Ian Noe, Michael Vaglienty, Giantsteps VFX
Interpreti: Ryan Gosling (David Marks), Kirsten Dunst (Katie
N
ew York, anni ’80.
David Marks è in tribunale, accusato dell’omicidio di Melvin
Bump, una figura di infimo ordine, una specie di homeless che voleva ricattarlo e lo
aveva assalito: la giuria opterà per la legittima difesa e manderà assolto David. Il
processo è anche l’occasione per fare affiorare due casi precedenti che hanno
Marks), Frank Langella (Sanford Marks), Kristen Wiig (Lauren
Fleck), Lily Rabe (Deborah Lehrman), Philip Baker Hall (Melvin
Bump), Diane Venora (Janice Rizzo), Michael Esper (Daniel
Marks), Nick Offerman (Jim McCarthy), Stephen Kunken (Todd
Fleck), John Cullum (Richard Panatierre), Maggie Kiley (Mary
McCarthy), Liz Stauber (Sharon McCarthy), Marion McCorry
(Ann McCarthy), Trini Alvarado(Sarah Davis), Bruce Norris (Brian
Callender), Francie Swift (Kelly Callender), David Margulies
(Sindaco Beame), Glenn Fleshler (Sidney Greenhaus), Stephen
Singer (Solly Sachs), Francis Guinan (Daniel Patrick Moynihan),
Ashlie Atkinson (Bonnie Felder), Pamela Tyson (Lula Baxter)
Durata: 101’
Metri: 2740
profondamente coinvolto la vita del giovane Marks e che vengono ricordati con
l’aiuto del Procuratore Distrettuale la cui
voce continua a sentirsi fuori campo come
raccordo dei vari piani di flash back.
David, figlio del potente, ricco ma losco immobiliarista Sanford Marks, sembra
inizialmente non seguire le orme del padre padrone preferendo ritagliarsi un pro15
prio avvenire, sposarsi con Katie, ragazza
di pochi soldi ma di grande sensibilità e
intelligenza e aprire con lei un esercizio di
prodotti biologici lontano da casa. Questi
progetti durano poco e ben presto David
sottostà alla volontà paterna entrando nella società immobiliare di famiglia per ritagliarsi una fetta di benessere e di soldi.
La situazione a casa di David precipi-
Film
ta di lì a poco: lui rivela disturbi profondi
del comportamento e della psiche, oppresso com’è dall’avere assistito da bambino
al suicidio della madre avvenuto nell’indifferenza paterna. È quindi nei confronti
dell’incolpevole Katie che si rivolge la sua
violenza e il suo atteggiamento persecutorio. Lei è costretta ad abortire perchè lui
non vuole figli e a ogni suo tentativo di
indipendenza lui risponde tagliandole ogni
flusso di denaro e bloccandole la carta di
credito.
Al culmine del conflitto tra David e
Katie, questa, all’improvviso, sparisce e
non se ne sa più nulla; David preferisce
abbandonare tutto per dimenticare e per
farsi dimenticare va a vivere lontano in un
appartamento da solo; conosce così Melvin Blunt, senza un soldo e sotto sfratto.
Confidando di trovare aiuto e sostegno nel
giovane, Melvin si presta a fargli da spalla uccidendo Deborah Lehrman, amica di
David e sua complice nell’assassinio della moglie, fatta a pezzi e gettata nel lago.
Deborah è eliminata perchè aveva cominciato a bussare a soldi da David minacciando di rivelare il passato che li univa.
A chiudere la torbida circolarità degli
eventi arriva puntuale l’assassinio di Melvin, colpevole anche lui di pretendere da
David qualcosa in cambio del suo silenzio.
Tuutto questo però non lascia traccia
nell’aula di un tribunale: nonostante i sospetti nessuno troverà mai le prove che il
giovane abbia commesso questi delitti per
i quali non ci sarà nessuna condanna.
David è libero e nella possibilità di
godere la montagna di soldi concessi dai
familiari perchè tagliasse con loro tutti i
ponti e per senpre.
l regista Andrew Jarecki aveva già
dedicato la sua opera prima (Una
storia americana, messe di riconoscimenti un po’ ovunque, a cominciare dall’ambìto ed esclusivo Gran Premio della
Giuria al Sundance Film Festival 2003) a
scandagliare i meandri più oscuri della famiglia americana presentando una storia
di pedofilia, nascosta sotto la coltre del vivere perfetto di una cittadina degli Stati
Uniti.
Qui invece il regista gioca subito a carte scoperte: la famiglia, culla di tanti misteri
e, molto probabilmente di orrori, è quella
che è (c’è poco da indagare): padre dispotico, violento, gretto, corrotto; madre inesistente e presto suicida, come a riconoscere del tutto la resa; poi tanti soldi, tante case,
tanta coca. Sfidiamo chiunque a crescere
normale. E infatti il giovane protagonista non
nasconde la sua situazione psicologica che
I
Tutti i film della stagione
a grandi passi si disvela alla moglie in tutta
la sua ossessione. Il regista ce lo mostra
subito come colpevole, pur in mancanza
della prova provata, della pistola fumante,
gettando sul tappeto una tale serie di indizi, di immagini (che i giurati naturalmente
non vedono) e di ricostruzioni che lo spettatore non può fare altro che eliminare ogni
dubbio e ritornare sempre a lui.
Una volta che è stato tolto il problema
riguardante il colpevole, l’autore può così
dedicarsi al suo racconto e a come renderlo sullo schermo: famiglia, ossessione,
delitto, ambiguità sono i cardini protagonisti dell’atmosfera, tutto è cupo, inquietante, fradicio di pioggia e dell’acqua del lago,
puntualizzato dallo sguardo freddo e lontano di Mark, pronto all’improvvisa esplosione violenta, a fare a pezzi corpi, a mettere le mani nel sangue; tanto il suo volto
è asettico, pallido, cinereo, più il suo vivere e le sue azioni sono infernali.
Ben rappresentato, con l’aiuto della
dolce disponibilità di Kirsten Dunst, il ten-
tativo impossibile di opporsi alla follia, di
pretendere la propria dignità, il desiderio
di fuga, l’aspirazione di non essere mai
stata lì.
Ugualmente ben rappresentata la parte buia del protagonista a cui Ryan Gosling affida la composizione del suo personaggio oscuro, misterioso, oppresso da
incubi continui, più o meno manifesti, che
pezzo dopo pezzo troverà un disegno sempre più preciso e convinto (e convincente)
nei suoi film successivi (questo è precedente, infatti, a Drive e Le Idi di Marzo).
Nonostante tutto sia in fin dei conti prevedibile, con i personaggi che girano in
cerchi concentrici verso il proprio destino,
l’angoscia, la tragicità, la consapevolezza
che qualcosa di terribile possa
accadere,scena dopo scena, tutto è
espresso con efficace senso dello spettacolo, nell’uso equilibrato di volti, smarrimenti, disperazioni, interrogativi e tormenti.
Fabrizio Moresco
CHE BELLA GIORNATA
Italia 2011
Regia: Gennaro Nunziante
Produzione: Pietro Valsecchi per Taodue Film, Medusa Film
Distribuzione: Medusa Film
Prima: (Roma 5-1-2011; Milano 5-1-2011)
Soggetto e Sceneggiatura: Checco Zalone, Gennaro Nunziante
Direttore della fotografia: Federico Masiero
Montaggio: Pietro Morana
Musiche: Checco Zalone
Scenografia: Sonia Peng
Costumi: Mary Montalto
Interpreti: Checco Zalone (Checco), Nabiha Akkari (Farah), Annarita del Piano (Anna,
mamma di Checco), Rocco Papaleo (Nicola, padre di Checco), Michele Alhaique
(Don Ivano), Mehdi Mahdloo (Sufien, fratello di Farah), Luigi Luciano (Giovanni amico
di Checco), Anna Bellato (Maria), Tullio Solenghi (Cardinale Rosselli), Ivano Marescotti (Mazzini), Cinzia Mascoli (Moglie di Mazzini), Bruno Cesare Armando (Responsabile del Ministero), Hossein Taheri (Arabo), Matteo Azchirvani (Arabo), Anis
Gharbi (Sabotatore)
Durata: 95’
Metri: 2665
hecco, trentenne buttafuori di Milano, lombardo di seconda generazione ma pugliesissimo figlio
di genitori emigrati, ha il pallino della sicurezza e il sogno di entrare nell’Arma.
Dopo il terzo fallimentare tentativo di diventare carabiniere (dove viene bocciato
dall’inflessibile maresciallo Mazzini), grazie all’interessamento speciale del parroco – cui la madre di Checco si è rivolta –,
e alla decisione della curia di rafforzare
la sicurezza nei luoghi sensibili per l’au-
C
16
mento del rischio attentati, Checco approda in diocesi come addetto alla sicurezza
del vescovo. Nulla può il maresciallo Mazzini, anch’egli responsabile della sicurezza dell’area, che cerca senza successo di
mettere in guardia sua Eccellenza dall’insipienza del neo-assunto. Così Checco, investito dell’autorità tanto desiderata, inizia a “gestire a suo modo” la sicurezza del
vescovo: manda via la delegazione di monaci tibetani perché senza abbigliamento
consono al luogo; così pure i monaci orto-
Film
dossi e le donne mussulmane, tutti con abiti
inadeguati, secondo Checco, all’incontro
con il vescovo. Dopo i malintesi e i conseguenti disastri, a Checco viene assegnata
nuova collocazione: l’ultima guglia del
Duomo, a guardia della Madonnina. Checco, fin troppo zelante nel controllo dei turisti e decisamente indipendente nell’organizzazione del proprio lavoro (pause per
ogni tipo di motivo sono all’ordine del giorno), conosce Farah, bella ragazza araba
di cui si innamora. Mentre il protagonista,
perso per la ragazza, si prodiga in ogni
modo per aiutarla (dal trovarle casa all’invitarla al battesimo di un cugino in
Puglia), Farah in realtà usa Checco per
realizzare un attentato, pianificato insieme a suo fratello. O meglio, se queste sono
le intenzioni iniziali della ragazza, alla fine
anche lei viene travolta dalla ingenuità naif
e travolgente di Checco, dall’affetto che le
dimostra la famiglia di lui, e arriva a vacillare nel proposito originario...
ccolto al botteghino dal record di
incassi, il secondo film di Checco Zalone (al secolo Luca Medici) è una commedia tutta incentrata sul
protagonista, autore anche della sceneggiatura (insieme a Gennaro Nunziante) e
delle musiche - a sigillare il prodotto quasi
con marchio di fabbrica Zalone, appunto.
Come nel primo lungometraggio (Cado
A
Tutti i film della stagione
dalle nubi), anche in Che bella giornata, il
protagonista è di origine pugliese, questa
volta milanese di seconda generazione e
ha caratteristiche che lo rendono immediatamente folkloristico: dal modo di vestire, a quello di rivolgersi alle persone, al
modo di trattare gli affari, Checco è come
un meridionale deve essere nello stereotipo più becero (traffichino e indolente) e
banale (ignorante e “familista”). Eppure, il
film va oltre i luoghi comuni, li sfrutta ai fini
di una comicità immediata e li mette all’indice e, così facendo, li neutralizza. Con la
stessa incoscienza con cui tratta i pregiudizi sui meridionali, Che bella giornata affronta il tema della paura degli stranieri e
del terrorismo. Anche in questo caso, prendendo a pretesto un ipotetico attentato alla
Madonnina, tratta la co-protagonista araba e suo fratello inserendoli nel meccanismo narrativo senza lasciarsi intimorire
dall’origine e dalla delicatezza dei rapporti tra culture diverse, e così prova un dialogo interculturale che, da un lato, si offre
come terreno fertilissimo a spunti comici,
dall’altro evidenzia la possibilità di parlarsi
e conoscersi senza sovrastrutture.
Insomma, il film di Checco Zalone, oltre a essere come un “fenomeno” per incassi, è curioso anche perché vive di una
comicità semplice, che nasce dal protagonista, dal suo essere naif e volutamente
ignorante, dagli sfondoni grammaticali,
dalle gaffe dovute all’insipienza, dall’incapacità del personaggio di vedere oltre il
proprio naso, e insieme propone un modo
garbato di sorridere dei vizi dell’Italietta
delle amicizie e delle raccomandazioni,
con l’ambizione anche di parlare di un argomento “alto” e impegnativo, come quello dell’integrazione.
A questo proposito, il taglio buonista
che si può rimproverare alla pellicola è
dovuto al genere scelto: i conflitti si ricompongono sempre, una buona stella protegge sempre i personaggi, i buoni sentimenti hanno sempre la meglio, perché gli autori hanno scelto la commedia, pura e semplice.
Ovvio che il buon risultato finale del film
è in buona parte, se non totalmente, ascrivibile a Checco Zalone, al la sua mimica,
alla sua voce, al suo modo educato di sapersi fingere maleducato e volgare, senza
mai trascinare in basso lo spettatore.
Una seconda, decisiva nota di merito
va data alla sceneggiatura: Che bella giornata, infatti, non è un film basato tutto sul
protagonista e su pochi espedienti comici,
ma ha una storia ben strutturata (anche
se prevedibile), con personaggi vicini alla
macchietta ma cui viene data forza e dignità dagli ottimi interpreti (primi fra tutti:
Tullio Solenghi e Rocco Papaleo).
Tiziana Vox
IL PAESE DELLE SPOSE INFELICI
Italia 2011
Regia: Pippo Mezzapesa
Produzione: Domenico Procacci per Fandango in collaborazione con Rai Cinema
Distribuzione: Fandango
Prima: (Roma 11-11-2011; Milano 11-11-2011)
Soggetto: dal romanzo di Mario Desiati
Sceneggiatura: Antonio Leotti, Antonella Gaeta
Direttore della fotografia: Michele D’Attanasio
Montaggio: Giogiò Fraschini
Musiche: Pasquale Catalano
Scenografia: Sabrina Balestra
n ragazzo è appeso a testa sotto,
mentre i compagni gli stanno intorno. Lui è Francesco, detto
Veleno: dapprima è taciturno, isolato, non
canta in chiesa, poi fa amicizia con Zazà e
gli altri coetanei e va a giocare a calcio
con loro. Zazà vive con il fratello più gran-
U
Costumi: Francesca Vecchi
Interpreti: Nicholas Orzella (Veleno), Luca Schipani (Zazà),
Cosimo Villani (Cimasa),Vincenzo Leggieri (Capodiferro),
Gennaro Albano (Natuccio), Aylin Prandi (Annalisa), Antonio
Gerardi (Vito Cicerone), Roberto Corradino (Graziano), Rolando Ravello (Padre di Veleno),Valentina Carnelutti (Madre
di Veleno), Nicola Rignanese (Cenzoum), Teresa Saponangelo (Madre di Natuccio)
Durata: 82’
Metri: 2240
de, Graziano, che è un poco di buono.
Quando una mattina arrivano i carabinieri a casa, lui fugge di corsa per i tetti
con della droga e scorge – quasi una visione – una Sposa. Qualche giorno dopo,
tutti ammirano la Sposa sul tetto di una
chiesa. Lei poi si lancia e viene salvata
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dai pompieri. “Il folle volo” titolano i
giornali. I ragazzi coprono l’immagine
della Madonna con la foto della ragazza
nello spogliatoio della squadra. Lei vive
da sola in una casa isolata. Zazà va a
spiarla e la vede mentre accudisce dei
cani. Una sera lei appare in paese al cen-
Film
tro delle giostre. Zazà ne è folgorato, ma
un uomo più grande la porta con sé. Zazà
torna a trovarla con Francesco e la invitano a fare un giro. Tutti e tre in motorino, si ritrovano con gli altri amici e
l’accompagnano a vedere uno stallone
nero in campagna. Le rivolgono espressioni pesanti e lei, offesa, va via. Zazà e
Francesco litigano. Zazà e suo fratello
vengono picchiati a sangue dal boss Dente di Balena e dai suoi scagnozzi. Zazà e
Francesco chiariscono, tornano dalla
Sposa e si scusano. Poi vanno su un ponte
e parlano con lei della morte. Graziano
mette in guardia i ragazzi: Annalisa, la
Sposa, è uscita di testa, dopo che è morto il suo sposo promesso, quindi regala
un coltello a Zazà. Mentre lui netta l’orto di Annalisa, Francesco le chiede se è
vero che doveva sposarsi, ma lei va via
risentita. I ragazzi sono sul molo e bevono diverse birre, quindi si addormentano. Passa la nave del candidato sindaco Vito Cicerone e loro si buttano a
mare. Francesco e Zazà tornano ancora
dalla Sposa. Prendono il sole, rispolverano una vecchia auto. Quando s’assopiscono, Zazà tenta un approccio con
Annalisa, ma lei lo blocca e poi lo stimola con la mano nelle parti intime.
Francesco si sveglia, li scopre e fugge
via. Prova risentimento per Zazà, ma poi
fanno pace. Annalisa va al mercato. Dente di Balena la fa entrare nella sua roulotte, con la scusa di farle provare un
abito, ma in realtà per concupirla. Zazà
lo fa uscire e lo accoltella. Viene arre-
Tutti i film della stagione
stato. Annalisa e Francesco restano insieme. Poiché diluvia, Francesco rimane a casa sua a farle compagnia. Quando torna a casa, i genitori gli chiedono
dove sia stato, ma lui è confuso e sostiene che non sta capendo più niente. Si gioca intanto l’attesa partita colla giovanile del Bari, ma Zazà non c’è. Nello spogliatoio si stacca la foto di Annalisa e
riappare il volto della Madonna. Francesco accartoccia la foto della ragazza.
Chiede al padre di far uscire Zazà dal
carcere, ma il genitore vuole in cambio
che i due ragazzi non si vedano più, e
che Francesco abbandoni il calcio e torni a studiare. Tempo dopo, il ragazzo è a
mare e scorge Annalisa che va ad appartarsi con due ragazzi loschi. Li segue e
spia il loro triangolo nel bosco. Quindi
corre via in moto. Poi torna indietro. Lei
riappare e cammina scalza e sconvolta
sull’asfalto della strada. Lui la fa salire
sul motorino: “Fatti morbido, Veleno!”.
A
vventura iniziatica nella luminosa terra di Puglia. V’è qualcosa
però che rimane incompiuto.
Manca infatti quell’atmosfera onirica e
surreale che il titolo lascerebbe presagire. Il regista Pippo Mezzapesa basa il suo
esordio cinematografico più sul fascino
di una bella Madonna laica e sull’evocatività del paesaggio e dei ricordi che suscita, che su una reale compiutezza narrativa. Costanti sono nell’opera i riferimenti alla religione e quelli del tutto terreni al sesso, vissuto come un elemento
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ancestrale, quasi selvatico, istintuale, primordiale, senza le sofisticazioni concettuali e culturali alle quali è andato incontro. Fino poi all’elemento bestiale (lo stallone nero innanzi al quale viene condotta Annalisa), che i ragazzi hanno appreso e mutuato dai film porno. Anche la religiosità, per contrasto, emerge in continuazione: Zazà indossa un rosario al collo, i ragazzi baciano la mano che ha sfiorato l’immagine della Madonna prima di
entrare in campo. I due elementi arrivano a confondersi e a sovrapporsi. La foto
della Sposa infelice, che è al contempo
elemento di purezza (“Quant’era bella...
Pareva la Madonna!”) e richiamo sensuale, infatti, viene sovrapposta a quella
della Madonna nello spogliatoio della
squadra “Cosmica”. Francesco, solo, figlio unico, dapprima un po’ disadattato
e costretto a spiare la vita e i passatempi degli altri ragazzi, viene in certo senso redento dalla compagnia dei coetanei, ma a loro deve sacrificare lo stile di
vita vagamente borghese al quale è abituato. Ha le ginocchia immacolate e, giocando a calcio, si procura la prima ferita.
Scopre il bivacco e inizia ad avvertire
prepotente l’attrazione femminile, anche
se non manifesta la scaltrezza sia verbale che comportamentale dei suoi amici. Storia di gente umile, nella provincia
tarantina: interni poveri, a tratti squallidi.
Tutti i sogni rimangono confinati nell’ambito del possibile che mai però troverà
compimento: l’opportunità di una carriera nel calcio, una storia d’amore felice,
un lavoro onesto e redditizio. È un dramma quasi senza fuga, simboleggiato, ad
esempio, dal papà di Natuccio, costretto
a letto da una grave malattia, con il figlio
che, cresciuto troppo presto, è costretto
ad abbandonare la compagnia degli amici e a lavorare duramente per sostenere
la sua famiglia. Viviamo un frammento di
vita, per immagini, per situazioni, per
scene, ma al termine del film poco sarà
cambiato nel contesto rappresentato, o
per lo meno non abbiamo elementi per
scoprire come andranno a finire le storie di questi ragazzi. Matura però in loro
e in noi una nuova consapevolezza sulle
difficoltà dell’esistenza e dei rapporti
umani, tra genitori e figli, tra ragazzi e
ragazze, tra rivali, tra amici. Insomma, la
vita!
Luca Caruso
Film
Tutti i film della stagione
STREET DANCE 2
(Street Dance 2)
Gran Bretagna 2012
Regia: Max Giwa, Dania Pasquini
Produzione: Paradise Fx 3D Rigs/Red One Mx/Silicon Imaging
Si-2k, Cineform Raw (2K) (Dual-Strip 3-D)/ Redcore raw (4.5K)
Distribuzione: Eagle Pictures
Prima: (Roma 18-4-2012; Milano 18-4-2012)
Soggetto e Sceneggiatura: Jane English
Direttore della fotografia: Sam McCurdy
Montaggio: Tim Murrell
Musiche: Musica varia
Scenografia: Richard Bullock
Costumi: Andrew Cox
Effetti: Rebekka Garrido
Interpreti: Falk Hentschel (Ash), Sofia Boutella (Eva), Geor-
l giovane ballerino di street dance
Ash vuole battere gli Invincibili, la
più grande dance crew del mondo
dalla quale ha ricevuto una sonora sconfitta. Il suo nuovo amico Eddie si offre di
aiutarlo a radunare i più grandi streetdancer d’Europa. E così, dopo aver reclutato
i migliori ballerini di hip-hop tra Ibiza, Copenaghen, Amsterdam, Berlino, Roma, il
gruppo si stabilisce a Parigi in vista della
gara finale tra le migliori crew del mondo.
Nella capitale francese, una sera Ash rimane folgorato dall’esibizione di una bellissima e scatenata ballerina di salsa, Eva.
Stupito dallo straordinario stile innovativo dei balli latino americani della ragazza
che si esibisce in accattivanti performance in un ring di pugilato, Ash le propone di
lavorare insieme a un mix innovativo di
street dance e latino americano. Sulle prime riluttante, Eva accetta la sfida di unire
due stili di ballo così diversi in vista della
più importante competizione di streetdancer. Ma l’impresa non è facile, soprattutto
quando entrano in gioco i sentimenti. Ash
deve imparare a ballare “con” qualcuno:
Eva inizia il suo addestramento spiegando al giovane streetdancer che nella salsa
quello che conta è la passione, un sentimento che deve esprimere in pieno. Il giovane è sempre più attratto da Eva e i due
intrecciano una relazione. Mancano due
giorni alla sfida cruciale e Ash pensa di
sperimentare la sua esibizione di “fusion”
insieme a Eva in un’altra competizione di
ballo. Ma, sul più bello, Ash salta il numero di ballo a due perché non è convinto.
Delusa e ferita, Eva se ne va. Pensando
che la convivenza di street dance e stile
latino non vada, Ash pianta in asso la sua
crew. Intanto l’adorato zio superprotettivo di Eva, Manu, si sente male. Ash che si
I
ge Sampson (Eddie), Akai Osei-Mansfield (Junior), Tom Conti (Manu), Marlon Wallen (Flawless ‘Swoosh’), Nathan Kabongo (Flawless ’Oddey’), Allan Kabeja (Flawless ‘L.Boogie’),
Leroy Dos Santos (Flawless ’FX’), Christian Aloise (Flawless
‘Bounce’), Anthony Duncan (Flawless ’A.D’), Paul Steadman
(Flawless ‘Steady’), Paul Samuels(Flawless ’Breaker’), Simon
Smith (Flawless ‘Shock’), Aaron Silvera (Flawless ‘Moves’),
Ndedi Ma-Sellu (Killa), Elisabetta Di Carlo (Bam Bam), Brice
Larrieu (Skorpion), Kaito Masai (Terabyte), Delphine Nguyen
(Yo Yo), Ali Ramdani (Ali), Samuel Revell (Tino), Stephanie
Nguyen (Steph)
Durata: 90’
Metri: 2460
trova con lui al momento del malore, lo soccorre. In ospedale, il ragazzo viene raggiunto dalla sua squadra di ballerini che non
vuole mollare la sfida e lo incita a tornare
per gareggiare. Anche lo zio Manu lo esorta a non abbandonare la gara. Ash e la sua
crew si presentano in ritardo alla competizione ma riescono a entrarvi grazie a un
indovinato travestimento da ragazzi dei popcorn. La sfida con il gruppo degli Invincibili è senza esclusione di colpi. Dopo le prime esibizioni, le due crew sono in risultato
di parità. Per il numero di ballo decisivo,
entra a sorpresa Eva e la crew di Ash manda in delirio il pubblico con l’innovativa
fusione di due stili di ballo. Ed è vittoria.
remessa indispensabile: il cinema della ‘danza di strada’ ha negli ultimi anni preso piede (ci si
perdoni il gioco involontario di parole) tanto che sembra aver occupato un posto
molto importante nel settore dei film di
ballo. E il “filone Streetdance” è solo l’ultimo nato della serie.
“Balla con il cuore, non con la testa”. È
questo l’invito (ma anche il tema-chiave del
film) rivolto dalla sensuale ballerina di una
modernissima forma di balli latino americani al suo partner, uno scatenato e ‘tostissimo’ streetdancer: lui deve imparare a
ballare “insieme” a lei.
Così, dopo il successo del primo Street
Dance 3D del 2010, primo film inglese sulla danza in 3D, ecco puntuale il sequel, dietro la macchina da presa ancora il duo Max
& Dania (Max Giwa e Dania Pasquini premiata ditta nella regia di video musicali).
Dopo un rapido “grand tour” danzereccio in giro per le più belle capitali europee
(inquadrate con gusto da cartolina e talvolta da macchietta, vedi il caso di Roma con
P
19
i vicoli del centro pieni di panni stesi da
anziane donne pronte a difendere il loro
bucato!), il ballerino protagonista, Falk Hentschel, fa base a Parigi per preparare il grande scontro di street dance. E lì, neanche a
dirlo, ecco il colpo di fulmine tra il duro ballerino di strada e la bellezza esotica intenta
in pericolose variazioni di salsa e tango.
Il pretesto narrativo del film è l’unione
di due mondi, quello latino e quello della
street dance. Due stili che si fondono, e,
ovviamente, due cuori che si innamorano.
L’idea di ballare in coppia è la novità, cosa
assolutamente lontana dall’hip-hop, un ballo
di strada rigorosamente singolo e senza
contatto. Ecco trovata ‘l’ideuccia’: la fusion,
l’unione, la vicinanza tra due corpi. “Ballare
con una compagna vuol dire condividere il
momento” ecco la battuta chiave! Ma si,
devono aver pensato i due registi, costruiamoci una lezioncina sul valore della condivisione, prendiamo i migliori campioni al
mondo di hip-hop (e alla bella Sofia Boutella, ballerina nelle tournée di grandi popstar tra cui Madonna, insegniamo anche un
po’ di stile latino per sedurre meglio) e mescoliamoli con i danzatori di balli latini, condiamo il piatto con una indiavolata colonna
sonora e facciamo il sequel di un successo
ballerino, naturalmente in 3D.
Numeri di hip-hop a più non posso e
pochi dialoghi (per giunta risibili), niente
di nuovo insomma. Tranne il ring (si, proprio quello del pugilato) in cui la bella ballerina protagonista si esibisce in uno nuovo stile di salsa.
“Non ci sono segreti, né bugie, c’è solo
il ballo” dice la bella ‘caliente’ al duro streetdancer. Più chiaro e semplice di così. E
allora, via alle danze!
Elena Bartoni
Film
Tutti i film della stagione
LA DONNA CHE CANTA
(Incendies)
Canada, Francia 2010
Costumi: Sophie Lefebvre
Interpreti: Lubna Azabal (Nawal Marwan), Mélissa Désormeaux-Poulin (Jeanne Marwan), Maxim Gaudette (Simon
Marwan), Rémy Girard (Jean Lebel), Abdelghafour Elaaziz
(Abou Tarek), Allen Altman (Notaio Maddad), Mohamed
Majd (Chamseddine), Nabil Sawalha (Fahim), Baya Belal
(Maika), Bader Alami (Nicolas), Karim Babin (Guardia del
corpo), Anthony Eclissi (Bagnino), Yousef Shweihat (Sharif)
Durata: 130’
Metri: 3560
Regia: Denis Villeneuve
Produzione: Micro_Scope, TS Productions
Distribuzione: Lucky Red
Prima: (Roma 21-1-2011; Milano 21-1-2011)
Soggetto: dall’opera teatrale di Wajdi Mauawad
Sceneggiatura: Denis Villeneuve, Valérie Beaugrand-Champagne
Direttore della fotografia: André Turpin
Montaggio: Monique Dartonne
Musiche: Grégoire Hetzel
Scenografia: André-Line Beauparlant
anada. Giorni nostri. Jean e Simon, trent’anni circa, sono gemelli. Nawal, loro madre, è morta lasciando loro due lettere da consegnare, rispettivamente, al padre e al fratello
che non sapevano di avere. Soltanto una
volta che avranno adempiuto a questo compito, Nawal accetterà di avere normale
sepoltura (altrimenti una fossa senza
nome). Per questo Jean, nonostante la contrarietà del fratello, parte per il Libano,
paese d’origine della madre. Il viaggio
vede la ragazza ripercorrere le stesse strade, polverose e difficili, in cui Nawal anni
prima aveva vissuto un amore proibito (lei
cristiana, lui mussulmano), la nascita di
un bambino poi abbandonato in orfanotrofio (perché frutto del disonore di quell’amore), l’allontanamento da casa e gli
studi all’Università prima della sua occupazione da parte dell’esercito, la lotta contro il terrorismo dei Nazionalisti Cristiani, le rappresaglie dei guerriglieri mussulmani, la ricerca del figlio abbandonato appena scoppia la guerra, l’adesione alla
causa del terrorismo mussulmano (dovuta
alla frustrazione della ricerca fallita e alle
crudeltà operate dai Nazionalisti), la conseguente prigionia e un altro parto, frutto
delle violenze subite in carcere. Nawal era
nota come “la donna che canta”, perché
in carcere, nonostante le torture subite, non
si è mai piegata, continuando a cantare. E
poiché era una prigioniera speciale, l’infermiera che la assiste nel parto tiene con
sé i due gemelli neonati per poi ridarglieli
quando sarà uscita dal carcere. Di fronte
alla verità sul padre che credevano morto,
Jean sembra perdersi nei paesaggi sassosi del Libano, che si fanno sempre più aspri,
mentre il passato della madre si rivela così
C
doloroso da non riuscire a sopportarlo: è
necessario che ci sia anche Simon a condividerne il peso. Riluttante, Simon raggiunge la sorella in Libano, per cercare
di completare la missione affidata nel testamento da Nawal. Sarà lui, quindi, a incontrare il capo dei terroristi mussulmani per cui la madre era diventata un’assassina e a chiedergli se sappia dove sia
il fratello perduto. La verità sarà ancora
una volta più dura di quanto il ragazzo
possa immaginare: loro fratello, preso
ostaggio dei guerriglieri mussulmani da
bambino, era diventato un cecchino, poi
arrestato dalla polizia era stato ri-addestrato come torturatore proprio nella prigione dove Nawal è stata “la donna che
canta”.
a donna che canta (Indendies),
film in cui il regista Denis Villeneuve ha trasposto l’opera teatrale di
Wajdi Mouawad, è una appassionata richiesta di pace, articolata su un racconto di orrore e violenza. La pace resta, per tutta la
durata della pellicola, la meta dei protagonisti, e la sensazione di pace, irreale ma
invocata, è la prima che il grande schermo
consegna allo spettatore, sin nella sequenza iniziale, in cui la musica malinconica e
dolce zittisce i rumori dello stanzone in cui
ragazzini scalzi e sporchi di sangue subiscono la rasatura delle teste da parte di
uomini armati. È solo l’inizio, un prologo che
già sfrutta il contrasto tra suono e immagine , espediente ricorrente nel film.
Così come ricorrente è l’elemento dell’acqua, liquido amniotico in cui nuotano i
gemelli, simbolo di purificazione e ri-nascita. Le immagini della piscina in cui Jean
e Simon nuotano servono anche per attu-
L
20
tire il contatto con il mondo, trovare sollievo dall’orrore della verità che scoprono, ma
di cui è necessario venire a conoscenza,
perché, parafrasando un battuta del film,
senza verità non c’è pace.
Affrontando la ricerca della verità, i
protagonisti sembrano percorrere un viaggio in cui violenza segue a violenza, in
una spirale che si arresta solo con il perdono nato dall’amore incondizionato, dal
paradosso: Nawal può considerarsi, alla
fine, una vera figura Christi, che assume
(e riassume) letteralmente sul suo corpo
tutto il male e che riesce, se pur dolorosamente, ad amare chi le ha usato violenza.
E se la ricerca dei gemelli si conclude
con il corto circuito narrativo - per cui Nawal
è inizio e fine, madre e vittima del suo stupratore (con tutti i rimandi mitologici e psicanalitici conseguenti), il racconto chiude
invece proprio con il paradosso dell’amore,
unica via per risolvere ab origine ogni conflitto.
La donna che canta è un’opera complessa, costruita con attenzione matematica per i particolari, perché l’architettura del
tutto dipende da come si compongono le
sue parti (sia estetiche che sostanziali). Così
il fatto che Jean sia una ricercatrice in matematica pura offre una chiave di lettura
importante per l’intero film: spiegando agli
studenti il concetto di limite, come direzione cui un’equazione tende senza alcuna
certezza del valore finale, la ragazza sembra quasi riferirsi alla propria ricerca verso
la vera identità del fratello, incognita di cui
non immagina il vero valore. Anche Simon
cerca un appiglio nella fredda lucidità dei
numeri: «uno più uno non può fare uno»,
continua a ripetersi, dopo aver scoperto che
Film
fratello e padre sono la stessa persona. Non
è facile prendere consapevolezza che chi
subisce violenza e chi la perpetra siano la
stessa persona (il fratello cresciuto orfano
e il padre/torturatore).
Il racconto si snoda nei paesaggi sassosi e polverosi del Libano, dove si alternano le vicende di due epoche diverse:
Tutti i film della stagione
quella attuale, con protagonista Jean, e
quella di anni prima, con protagonista
Nawal. La somiglianza fisica delle due donne cresce con il procedere della storia, a
segnare una prossimità d’animo crescente tra madre e figlia.
La regia non emette sentenze, non dà
giudizi, áncora tutto il racconto al tema
forte della pace e lo fa mostrando il conflitto, infine indica la possibile soluzione,
impensabile e dura da accettare: il perdono.
Bella sfida. Bella prova cinematografica. Film duro ma pienamente riuscito.
Tiziana Vox
NIENTE DA DICHIARARE?
(Rien à déclarer)
Francia, Belgio 2010
Regia: Dany Boon
Produzione: Les Productions du Ch’Timi, Pathé, TF1 Films
Productions, Scope Pictures
Prima: (Roma 23-9-2011; Milano 23-9-2011)
Soggetto e Sceneggiatura: Dany Boon
Direttore della fotografia: Pierre Aïm
Montaggio: Luc Barnier
Musiche: Philippe Rombi
Scenografia: Alain Veissier
Costumi: Jean-Daniel Vuillermoz
Effetti: Jean-Baptiste Bonetto, Yves Domenjoud, Olivier Gleyze,
Les Versaillais
Interpreti: Benoît Poelvoorde (Ruben Vandevoorde), Christel
Pedrinelli (Olivia Vandevoorde), Joachim Ledeganck (Leopold
Vandevoorde), Julie Bernard (Louise Vandevoorde), Jean-Paul
Dermont (Papà Vandevoorde), François Damiens (Jacques
Janus), Bouli Lanners (Bruno Vanuxem), Willems Éric Godon
el 1986 Ruben Vandevoorde, un
doganiere belga della cittadina
di Corquain in Francia (Koorkin in Belgio), animato da un profondo odio per i francesi, alla notizia dell’apertura delle frontiere europee, cade
nella disperazione. Nel 1992, alla vigilia dell’abolizione delle dogane sul confine tra Francia e Belgio, Ruben passa
le ultime giornate sfogandosi con i cittadini francesi e istruendo il figlioletto
sulla superiorità del popolo belga. Ma,
a sua insaputa, la sorella Louise è innamorata di un suo collega, il mite doganiere francese Mathias Ducatel. Dopo essere arrivato a far spogliare un automobilista francese reo di voler passare la
dogana per fare benzina in territorio
belga, Ruben viene a sapere dal suo capo
che, in via sperimentale, verrà formata
una nuova squadra mobile mista. Dopo
aver bloccato un trafficante di droga,
Ruben insulta nuovamente il popolo fran-
N
(Capo), Olivier Gourmet (Sacerdote di Chimay), Sylviane Alliet (Cliente ‘No Man’s Land’), Jean Luc Couchard (Fratello
di Vanuxem), Laurent Sobry (Commissario), Dany Boon (Mathias Ducatel), Karin Viard (Irène Janus), Philippe Magnan
(Mercier), Nadège Beausson-Diagne (Nadia Bakari), Zinedine Soualem (Lucas Pozzi), Guy Lecluyse (Gregory Brioul),
Laurent Gamelon (Duval), Bruno Lochet (Tiburce), Laurent
Capelluto (La Balle), Bruno Moynot (Agente Immobiliare),
Alexandre Carrière (Cameriere), Jérôme Commandeur (Autista), David Coudyser (Autista), Nicolas Guy (Autista), Christophe Rossignon (Autista), Jérôme Seydoux (Cliente ristorante), Sophie Seydoux (Cliente ristorante), Roland Levy
(Cliente ristorante), Corinne Levy (Cliente ristorante), JeanClaude Lagniez (Autista), Patrick Vo (Tecnico impianto di riscaldamento)
Durata: 105’
Metri: 2870
cese: assistendo alla scena, Mathias va
su tutte le furie e lo colpisce con un pugno. Subito dopo, l’uomo litiga con Louise che lo lascia. Desideroso di riconquistare la fidanzata, Mathias si offre volontario per sperimentare la dogana mobile franco-belga al fianco di Ruben.
Forniti di nuovi mezzi, una scassata Renault 4, un gigantesco telefono cellulare
che non ha mai campo e il cane Grizzly,
uno dei migliori agenti antidroga, i due
sono pronti per battere le strade di confine. Terrorizzato dall’idea di imbattersi
nell’unità mobile, Duval, un losco trafficante di droga, corrompe Irène e Jacques Janus, proprietari del ristorante
“No man’s land” abitualmente frequentato dai doganieri, per farsi dare informazioni su dove si posizionerà l’unità.
Un corriere al soldo di Duval trasporta
droga a bordo di un furgoncino: ai due
doganieri sfugge una prima volta perché
la vecchia R4 li lascia per strada. Do-
21
vendo riparare l’auto di servizio, i due
doganieri si rivolgono al collega di Ruben, Bruno Vanuxem, che ha un fratello
ex galeotto che ha un’officina. Detto fatto, il meccanico monta sulla vecchia auto
un motore truccato. Ora la vecchia R4
vola più di una Ferrari testarossa. Per
scusarsi del suo comportamento, Ruben
invita a cena a casa sua Mathias. Alla
cena è presente Vanuxem che Ruben vorrebbe far fidanzare con la sorella. Il giorno dopo, in chiesa, il prete annuncia il
fidanzamento di Louise con Bruno Vanuxem. Mathias è scioccato. Dopo aver insultato Ruben, Mathias va da Louise che
nega di essere fidanzata con Bruno: quell’annuncio l’ha organizzato suo fratello. Poco dopo Ruben e Mathias vedono
passare il famigerato furgoncino rosso e
si lanciano all’inseguimento. Dopo averlo bloccato, grazie al fiuto del loro cane
scoprono che il trafficante ha nascosto
la droga dentro al suo corpo: all’ospe-
Film
dale una radiografia conferma i sospetti. Il corriere viene arrestato. Intanto
Duval si arrabbia con Irène e Jacques
perché non lo hanno tenuto aggiornato,
ora vuole recuperare la sua merce. Spinto
dalla moglie, Jacques si mette a fare il
corriere per Duval. È il 31 dicembre
1992, l’ultimo giorno per la dogana di
Corquain. Ruben invita a casa sua Mathias per brindare al nuovo anno. Mathias finge di essere belga parlando con
uno strano accento. È il 1993, le dogane
sono state abolite. Mathias confessa a
Ruben di essersi avvicinato a lui perché
ama sua sorella con la quale sta insieme
da più di un anno in segreto. Su tutte le
furie, Ruben va da Louise che rifaccia al
fratello il suo razzismo dopo aver confessato che Mathias è l’uomo della sua
vita. Subito dopo, i due doganieri ricevono la segnalazione di un’auto sospetta che percorre l’autostrada a forte velocità: si tratta di Jacques che ha con sé
un carico di cocaina di Duval. I due doganieri interrogano Irène e Jacques;
quest’ultimo che confessa che è il quinto
viaggio che fa per conto del trafficante.
I due rischiano dieci anni di galera, ma
se collaboreranno otterranno la pena con
la condizionale. Grazie a Jacques, i due
doganieri riescono a prendere Duval.
Mathias e Ruben brindano al successo
della prima unità mobile mentre Irène e
Jacques vengono arrestati. Ruben impartisce al figlio lezioni di tolleranza, finché non si trova davanti a un furgoncino
guidato da un cinese.
regiudizio che vince non si cambia. Già, dopo il grande exploit
del 2008 con Giù al Nord (che
ha fracassato tutti i record di incassi in
terra d’Oltralpe) spassosa commedia sui
pregiudizi ‘duri-a-morire’ sugli abitanti del
profondo nord della Francia (ripresa e
adattata ai sempreverdi italici stereotipi
nord-sud nella commedia Benvenuti al
Sud successone della premiata ditta Bisio-Siani), il simpatico Dany Boon ci riprova. Con uguale formuletta. Questa
volta dal Nord Pas-de-Calais ci si sposta ancora più in là, proprio sulla linea di
P
Tutti i film della stagione
confine franco-belga. Due nazioni vicine
ma diverse, uguale lingua ma differenti culture, si ritrovano “unite” all’apertura delle
frontiere nel 1993 dopo il Trattato di Maastricht. Ancora una volta si fa leva su preconcetti vecchi come il tempo, spingendo
forte sul pedale del nazionalismo. Ed ecco
serviti in dose massiccia i pregiudizi più
beceri che dividono da sempre il popolo
belga da quello francese.
Lo spunto comico questa volta viene
dalla brigata mista franco-belga, una dogana mobile sperimentale che viene incaricata di muoversi sulle strade di confine per controllare eventuali traffici illegali dopo l’abolizione delle dogane fisse
di frontiera. E qui arrivano i sorrisi. A
bordo di una scassata Renault 4 bianca,
due doganieri, un francese bonaccione
e un belga razzista fino al midollo, si ritrovano a pattugliare le strade di confine
a caccia di un corriere della droga pasticcione. E la guerra senza esclusione
di colpi tra il doganiere belga violento e
prevaricatore che disprezza in tutto e per
tutto i francesi ‘mangia-lumache’ e il più
tollerante doganiere francese vittima
d’amore per la bella sorella del suo cattivo collega, si fa ‘battaglia sul campo’. I
due attori sono perfetti, Benoît Poelvoorde che incarna alla perfezione il doganiere animato da fervente zelo antifrancese fermamente convinto della necessità della “frontiera” (timoroso però della
“dogana del paradiso”) e Dany Boon che,
nei panni del collega francese mite e innamorato, si conferma come vero nuovo
talento comico d’Oltralpe. Non solo, anche per le altre ‘figurine’ la scelta degli
attori si è rivelata indovinata: da Bouli
Lanners (curioso attore-cineasta belga
di cui si ricorda l’interessante Eldorado
Road) nei panni di un corpulento doganiere belga collega pacioso del terribile
Vandevoorde, a Karin Viard (già panettiera xenofoba nel delizioso Parigi di
Cédric Klapisch) nei panni di avida ristoratrice e moglie dal pugno di ferro, fino
all’esordiente Julie Bernard nei panni
della fidanzata “straniera” del povero doganiere francese.
Boon usa lo stesso stile del suo pre-
22
cedente successo e si conferma autore
di un cinema pacato, fatto di una comicità un po’ ‘vecchia maniera’, complici gli
ambienti dove ambienta le sue storie. La
sua è una Francia un po’ demodé e deglobalizzata (il paesino di frontiera di Corquain in Francia, Koorkin in Belgio, è un
piccolo mondo in cui il tempo sembra essersi fermato come il borgo di Bergues
nella zona del Passo di Calais del suo
precedente film) ma in fondo tanto rassicurante.
Al di là della formula non proprio originale che ruota sul tema del razzismo di
frontiera ‘fuori tempo massimo’, quello che
intenerisce è un certo sapore particolare
di vecchie cose, di figure, luoghi e oggetti
destinati a scomparire soppiantati dal
‘nuovo che avanza’: i doganieri e le loro
diverse divise destinate a essere riposte
in naftalina, gli sbarramenti di frontiera,
con semafori, code e clacson, la carta
carbone. E così via a nuove divise, nuovi
telefoni cellulari (ma nel 1993 non entravano esattamente in un taschino, non
avevano quasi mai campo e ogni telefonata costava uno sproposito), computer
e stampanti (che si inceppavano quasi a
ogni stampa lanciata).
Emblema tra gli emblemi, il ristorante
della cittadina di frontiera “No man’s land”
con quella strana coppia di proprietari preoccupati di vedere sparire la loro clientela
con l’abolizione delle dogane (e così è stato), “emblema di un modello economico
che sta crollando” come ha sottolineato il
regista. E anche l’inevitabile tentativo di
ricorrere alla disonestà per sopravvivere
economicamente è lo specchio dei tempi
che cambiano (non sempre in meglio).
Anche se il film è inferiore in quanto a
vis comica e originalità rispetto a Giù al
Nord, il tema dell’intolleranza è sempre
di così grande attualità che ognuno lo
potrà fare suo pensando alla propria
esperienza sul campo. Forse, al di là degli accordi di Schengen e del Trattato di
Maastricht, la ‘vera’ Europa unita è ancora lontana, molto lontana.
Meditate gente, meditate.
Elena Bartoni
Film
Tutti i film della stagione
2011
INDICE
DELL’ANNATA
INDICE
DEI FILM
Cars 2
A
A cena con
un cretino
37/109-110
A sud di New York
40/112
Abduction – Riprenditi
la vita
Cigno nero (Il)
22/109-110
Cirkus Columbia
Four Lions
29/113-114
Altra verità (L’)
41/111
Amici miei – Come tutto
ebbe inizio
33/111
43/111
Angele e Tony
10/111
51/113-114
30/111
48/109-110
44/112
segreti dell’unicorno
28/113-114
Baci mai dati
45/111
Baciato dalla
44/111
14/113-114
19/112
Grinta (Il)
Dalla vita in poi
(A)
13/112
20/113-114
Balla con noi – Let’s
Habemus Papam
Debito (Il)
21/113-114
Harry Potter e i doni
35/112
Seconda parte
41/113-114
13/109-110
46/112
30/109-110
Horror Movie
54/113-114
36/112
48/113-114
Mr. Beaver
14/111
N
28/112
(The)
43/112
Illusionista (L’)
16/109-110
Immaturi
39/109-110
Immortale (L’)
31/109-110
9/113-114
38/112
Non lasciarmi
8/111
P
17/113-114
Parto col folle
16/33
Passione – Un’avventura
40/109-110
musicale
Into Paradiso
58/109-110
Paul 3/112
Io sono Li
53/113-114
Pelle che abito (La) 24/113-114
dei tuoi sogni
Febbre da fieno
50/109-110
Incontrerai l’uomo
Isola
10 4/112
18/112
42/109-110
Perfetto gentiluomo (Un)
Pezzo mancante (Il)
6/112
9/112
37/112
Pinguini di Mr. Popper
J
21/112
(I)
18/109-110
52/113-114
Pirati dei Caraibi –
Jane Eyre
Femmine contro
2/113-114
Body & Soul
Noi, insieme adesso –
migliore
Faccio un salto
Faster
primo vendicatore 26/113-114
Carnage
9/111
F
all’Avana
Captain America – Il
Michel Petrucciani –
Bus Palladium
Faccio un salto
20/111
29/112
In un mondo
Fast and Furious 5
sangue
Horde (The)
Illegal
all’Avana
Cappuccetto rosso
39/113-114
Next Three Days
39/112
C
31/111
(La)
7/113-114
E
paranormali
28/111
Malavoglia
Misura del confine
15/109-110
50/113-114
63/109-110
12/112
Hereafter
Housemaid (The)
10/112
19/111
11/109-110
2/109-110
49/109-110
Esp – Fenomini
38/113-114
Machete
Melancholia
I
Easy Girl
M
Manuale d’amore 3 52/109-110
della morte –
39/111
45/112
Benvenuti a Cedar
Burlesque
43/109-110
18/113-114
Hai paura del buio
Dylan Dog – Il film
8/112
30/112
Mia moglie per finta
54/109-110
Due presidenti (I)
55/113-114
41/112
44/109-110
H
vampiro
provetta
22/112
26/109-110
Green Hornet (The) 36/109-110
Bad Teacher: una cattiva
Box Office 3D
London Boulevard
Goodbye Mama
Due cuori e una
Boris – Il film
46/109-110
Giorno nella vita (Un)
D
Drive
Biutiful
Gioellino (Il)
Discorso del Re (Il) 19/109-110
B
Beyond
Limitles
Gorbaciof
Dilemma (Il)
Rapids
Libera uscita
43/113-114
36/113-114
Daybreakers – L’ultimo
Avventure di Tintin e i
Dance
25/109-110
Giallo/Argento
Dangerous Method
(Le)
Beastly
Gangor
9/109-110
Avventure di Sammy
maestra
Burke & Hare
Last Night
elefanti
Conspirator (The)
Contagion
Amici, amanti e...
fortuna
Ladri di cadaveri –
Come ammazzare il
felice
L
35/111
G
14/112
Animal Kingdom
10/113-114
Frozen
Come l’acqua per gli
scimmie (L’)
(Le)
51/109-110
capo... e vivere
46/113-114
Alba del Pianeta delle
Another Year
32/112
127 ore
maschi
3/109-110
Johnny English –
Fighter (The)
38/109-110
La rinascita
23
11/113-114
Oltre i confini del
mare
23/113-114
Poetry
6/111
57/109-110
Film
Priest
Puffi 3D (I)
4/113-114
Tree of Life (The)
16/113-114
Tutta colpa della
Q
Qualunquemente
56/109-110
Tutti i film della stagione
2/111
Battle: Los Angeles
19/112
14/111
Grave Encounters
46/112
57/113-114
Beaver (The)
Tutti al mare
55/109-110
Biutiful
11/109-110
Black Swan
22/109-110
Burke & Hare
Burlesque
7/109-110
Hall Pass
41/112
Hanjo
28/112
identità
Ragazzo con la bicicletta
Uomini senza legge
47/111
C
28/109-110
6/109-110
lavorative
Cars 2
17/112
Cedar Rapids
V
3/111
Red
29/111
Rito (Il)
17/111
Vallanzasca – Gli Angeli
del male
45/109-110
Venera nera
33/113-114
Vento di primavera
S
2/113-114
38/113-114
Salt
Sanctum 3D
21/109-110
27/109-110
Scream 4
26/112
27/111
Horde (The)
30/109-110
33/111
Horrible Bosses
51/113-114
Conspirator (The)
36/113-114
Contagion
14/113-114
Se sei così, ti dico di sì
37/111
Segui il tuo cuore
27/111
(A)
13/111
Separazione (Una) 44/113-114
Sesso aggiunto (Il)
10 4/112
47/113-114
12/109-110
Debt (The)
21/113-114
Des homes et des
dieux
W
Dilemma (The)
6/113-114
Schmucks
4/111
Silvio Forever
34/111
Sono il numero
Drive
Due Date
X
61/109-110
Sorelle mai
32/109-110
Night
X-Men – L’inizio
Source Code
37/109-110
41/113-114
16/111
TITOLI
ORIGINALI
34/112
Stelle inquiete (Le) 20/109-110
Street Dance 3D
31/112
Student Services
12/113-114
49/109-110
Tamara Drewe
34/109-110
The Segret of the
Terraferma
42/113-114
Unicorn
Thor
Angèle et Tony
34/113-114
42/111
Tomboy
31/113-114
Tourist (The)
24/109-110
Tourneé
13/113-114
Town (The)
Transformes 3
13 assassini
2/112
Jane Eyre
11/113-114
az Simin
44/113-114
Johnny English
Reborn
Just Go with It
23/113-114
2/112
29/112
Easy A
9/111
Kids Are All Right (The) 12/111
Exstra Man (The)
9/112
King’s Speech (The) 19/109-110
Fast Five
Animal Kingdom
Another Year
Faster
Fighter (The)
28/113-114
L
6/112
21/112
38/109-110
First Avenger (The):
10/111
Four Lions
48/109-110
Frozen
10/113-114
8/112
Little Fockers
13/111
London Boulevard
30/112
M
Machete
G
Barney’s Version
Limitless
26/109-110
35/111
B
Bad Teacher
Last Night
Captain America 26/113-114
9/109-110
17/109-110
3/113-114
J
46/113-114
Adventures of Tintin:
the Place
31/109-110
A
Abduction
This Must Be
Immortel (L’)
K
F
T
16/109-110
Jûsan-nin no hikaku
E
11/112
43/112
Illusionist (The)
Jodaeiye Nader
24/112
Sotto il vestito niente –
L’ultima sfilata
39/111
Dylan Dog: Dead of
quattro
61/109-110
59/109-110
Dinner for
World Invasion
paranormali
18/113-114
54/109-110
22/111
Shelter – Identità
Illégal
Daybreakers
Senza arte né parte 30/113-114
17/112
I
Dawson Isla
Villaggio di cartone
Vita facile (La)
Hors-la loi
I Am Number Four
Vi presento i nostri
7/113-114
15/109-110
Cirkus Columbia
Dangerous Method
10/109-110
(Il)
Part II
Hereafter
Charlie St. Cloud
D
5/109-110
Deathly Hallows:
32/112
Versione di Barney
(La)
50/109-110
Harry Potter and the
Carnage
59/109-110
46/111
RCL – Ridotte capacità
38/112
Hævnen
Uomini di Dio
Ramona e Beezus
H
63/109-110
Una cella in due
Ragazzi stanno bene (I) 12/111
(Il)
22/112
Green Hornet (The) 36/109-110
Ultimo terrestre (L’) 56/113-114
Unknown – Senza
Rabbit Hole
25/109-110
Goodbye Mama
musica
U
Gangor
35/112
Bus Palladium
R
6/113-114
Beastly
Melancholia
28/111
39/113-114
Mes chères études 12/113-114
20/113-114
Gamin au vélo (Le)
10/109-110
24
46/111
Michel Petrucciani
36/112
Film
Mr. Popper’s
Penguins
52/113-114
N
Tutti i film della stagione
Tomboy
31/113-114
Beauvois Xavier
59/109-110
Farrelly Peter
41/112
Tourist (The)
24/109-110
Bellocchio Marco
32/109-110
Foster Jodie
14/111
Tournée
13/113-114
Bercot Emmanuelle 12/113-114
Town (The)
17/109-110
Berry Richard
31/109-110
Transformers: Dark
of the Moon
Never Let Me Go
8/111
Next Three Days
(The)
50/109-110
Bomoll Cinzia
45/112
2/111
Bonelli Elena
40/112
Bonev Michelle
19/112
Tree of Life (The)
True Grit
43/109-110
9/113-114
No Strings Attached
127 Hours
Bier Susanne
3/113-114
43/111
51/109-110
Bosch Roselyne
Boyle Danny
Unknown
28/109-110
3/112
17/112
9/111
Gondry Michel
36/109-110
42/111
Gordon Josh
13/109-110
3/109-110
Gosnell Raja
16/113-114
8/112
Green Adam
Pirates of the Caribbean:
On Stranger Tides
Priest
V
C
Vénus noire
Cameron Mitchell
W
John
7/109-110
Cappuccio Eugenio
R
Water for Elephants
7/109-110
Raffle (La)
5/109-110
29/111
Red Riding Hood
20/111
Rise of the Planet
of the Apes
X-Men: First Class
24/112
Route Irish
41/111
Stranger
S
40/109-110
Sanctum
27/109-110
Scream
4 26/112
Shelter
4/111
Affleck Ben
Allen Elizabeth
Smurfs (The)
16/113-114
13/113-114
Source Code
34/112
Almodóvar Pedro
24/113-114
Antin Steve
63/109-110
Argento Dario
43/113-114
Aronofsky Darren
22/109-110
38/113-114
Stan Helsing
54/113-114
Street Dance 3D
31/112
Arteta Miguel
Sucker Punch
16/112
August Pernilla
Svinalängorna
Switch (The)
Dahan Yannick
Tamara Drewe
55/113-114
26/112
18/113-114
Thor
42/111
Iñárritu Alejandro
Gonzáles
11/109-110
Incerti Stefano
44/109-110
J
Jji Fukunaga
Cary 11/113-114
Johnston Joe
26/113-114
Jones Duncan
34/112
30/109-110
Dardenne Jean-Pierre
46/111
Dardenne Luc
46/111
Kasdan Jake
Delaporte Alix
10/111
Kechiche Abdellatif 33/113-114
Dugan Dennis
29/112
19/111
Eastwood Clint
15/109-110
B
Landis John
22/112
Lasseter John
32/112
Lawrence Francis
30/111
Lazotti Gianfrancesco
13/112
Leigh Mike
Lewis Brad
Barnaba Nicola
47/111
Faenza Roberto
Barnz Daniel
35/112
Farhadi Asghar
Bay Michael
20/113-114
E
Baldi Dario 18/112, 17/113-114
34/109-110
I
12/112
F
T
39/111
L
19/111
13/109-110
Howard Ron
K
6/109-110
40/109-110
10/112
24/109-110
19/109-110
Albanese Giovanni 30/113-114
Almaric Mathieu
(The)
43/109-110
D
17/109-110
Allen Woody
Special Relationship
Coen Joel
Cronenberg David
57/109-110
Shi
Florian
Hooper Tom
Crialese Emanuele 42/113-114
De geheime door4/112
43/109-110
Craven Wess
A
gang 4
Henckel von
39/112
Coen Ethan
Costella Paolo
20/111
12/111
16/109-110
Coppola Massimo
21/109-110
Sammy’s avonturen:
57/109-110
Collet-Serra Jaume 28/109-110
INDICE
DEI REGISTI
Salt
55/109-110
Chang-dong Lee
Ciarrapico Giacomo
You Will Meet a Tall Dark
9/113-114
Hardwicke Catherine
22/111
Cerami Matteo
Chomet Sylvain
17/111
Haggis Paul
Donnersmarck
Cholodenko Lisa
29/113-114
17/111
61/109-110
Antonio
Y
Rite (The)
3/111
Hafstrom Mikael
Castaldo Francesco
X
Ramona and Beezus 6/109-110
Red
37/111
Carboni Massimiliano
30/111
Caruso D. J.
Rabbit Hole
27/109-110
H
33/113-114
6/111
4/113-114
35/111
Grierson Alister
Piel que habito (La) 24/113-114
39/109-110
31/112
Burger Neil
Paul
Genovese Paolo
Gluck Will
51/109-110
Brizzi Fausto
G
5/109-110
Branagh Kenneth
P
34/109-110
Giwa Max
Bouchareb Rachid
U
Frears Stephen
3/113-114
Farrelly Bobby
25
34/111
44/113-114
41/112
Lewis Richard J.
48/109-110
32/112
10/109-110
Liebesman Jonathan 6/113-114
Lin Justin
6/112
Film
Littin Miguel
Loach Ken
Loncraine Richard
Luchetti Laura
4/112
Redford Robert
Tutti i film della stagione
36/113-114
41/111
Reitman Ivan
10/112
Roach Jay
37/109-110
Rocher Benjamin
30/109-110
Rodriguez Robert
28/111
18/109-110
Romanek Mark
M
Russell David O.
Winding Refn
43/111
41/113-114
Wyatt Rupert
29/113-114
Emiliani Simone 2/109-110, 40/
109-110, 18/113-114, 34/113-
Y
114, 54/113-114
8/111
38/109-110
Yates David
Macelloni Filippo
Madden John
Malick Terrence
34/111
21/113-114
Mårlind Måns
Marshall Rob
28/111
4/111
6/111
Masset-Depasse
Oliviere
43/112
Michôd David
9/109-110
Miike Takashi
2/112
Molaioli Andrea
Monahan William
46/109-110
30/112
Moretti Nanni
2/109-110
Morris II Chris
10/113-114
Mottola Greg
Munroe Kevin
S
Z
3/112
49/109-110
Sang-soo Im
Schwentke Robert
Sciamma Céline
N
21/109-110
109-110, 14/111, 16/111, 22/
Zenga Bo
29/111
53/113-114
Singleton John
46/113-114
Snyder Zack
INDICE
DEGLI AUTORI
113-114, 39/113-114, 43/113-
13/109-110
Spierig Michael
54/109-110
Spierig Peter
54/109-110
Spinelli Italo
25/109-110
44/112
Steers Burr
27/111
Stein Björn
4/111
114
109-110, 9/111, 13/111, 43/
Moresco Fabrizio 11/109-110, 15/
111, 30/113-114, 31/113-114,
109-110, 21/109-110, 28/109-
57/113-114
110, 31/109-110, 38/109-110,
Bartoni Elena
9/112
Stassen Ben
Stewart Scott
Barteri Veronica 51/109-110, 63/
34/113-114
28/113-114
109-110, 32/109-110, 36/109111, 22/112, 24/113-114, 33/
B
Soderbergh Steven 14/113-114
Spielberg Steven
Mondella Diego 7/109-110, 17/
110, 50/109-110, 2/111, 33/
16/112
Speck Will
111, 16/112, 30/112, 35/112,
45/112
31/111
Segre Andrea
Sorrentino Paolo
54/113-114
31/113-114
Scimeca Pasquale
M
Mandolini Elena 37/109-110, 39/
28/112
Springer Berman Shari
Noyce Phillip
7/113-114
2/111
Manfredonia Giulio 56/109-110
Maniquis Ethan
E
Nicolas
24/109-110, 34/
43/109-110, 45/109-110, 49/
109-110, 27/111, 44/111, 43/
109-110, 55/109-110, 28/111,
112, 21/113-114, 23/113-114,
34/111, 42/111, 2/112, 9/112,
26/113-114, 38/113-114, 48/
37/112, 2/113-114, 11/113-
113-114
114, 28/113-114, 41/113-114,
44/113-114
C
4/113-114
P
O
Olmi Ermanno
T
47/113-114
P
Papasso Giuseppe
Papini Andrea
Parenti Neri
Parker Oliver
56/113-114
44/111
48/113-114
26/109-110
Tanovic Danis
33/111
Thompson Christopher
38/112
Tilman Jr. George
21/112
57/113-114
Torre Mattia
39/112
Torre Roberta
45/111
Turturro John
42/109-110
31/112
Pellegrini Lucio
12/109-110
16/111
Vanzina Carlo
11/112
Vaughn Matthew
24/112
39/112
52/109-110
Placido Michele
45/109-110
Vicious Colin
46/112
Polanski Roman
2/113-114
Vicious Stuart
46/112
9/112
von Trier Lars
39/113-114
Randi Paola
58/109-110
113-114, 29/113-114
110, 54/109-110, 4/111, 17/
Preziosi Silvia 3/109-110, 6/109-
111, 20/111, 31/111, 35/111,
110, 10/111, 4/112, 28/112, 39/
47/111, 6/112, 14/112, 19/112,
112, 6/113-114, 16/113-114,
26/112, 46/112, 3/113-114, 4/
20/113-114
T
Tagliabue Carlo 59/109-110, 47/
Waters Mark
Weitz Paul
113-114
D
Dell’Aquila Marianna 10/109-110,
V
12/109-110, 16/109-110, 18/
W
36/112
29/112, 34/112, 7/113-114, 17/
113-114
Veronesi Giovanni
Radford Michael
109-110, 6/111, 3/112, 18/112,
114
112, 41/112, 14/113-114, 46/
Vendruscolo Luca
R
Piano Francesca 52/109-110, 56/
111, 39/111, 31/112, 36/113-
Costantini Tiziano 24/112, 32/
Piperno Giovanni
Pulcini Robert
Petacco Danila 9/113-114
109-110, 8/111, 12/111, 37/
113-114
V
Piovano Emanuela 20/109-110
37/112
13/109-110, 46/109-110, 61/
Caruso Luca 9/109-110, 30/109-
14/112
23/113-114
Pasquini Dania
Phillips Todd
Tadjedin Massy
Tognazzi Ricky
Paconotti Gian
Alfonso
Caponi Maria Cristina 5/109-110,
52/113-114
13/111
26
109-110, 20/109-110, 26/109-
Vox Tiziana 19/109-110, 22/109-
110, 27/109-110, 42/109-110,
110, 25/109-110, 44/109-110,
3/111, 8/112, 11/112, 12/112,
48/109-110, 57/109-110, 19/
17/112, 38/112, 40/112, 10/
111, 29/111, 41/111, 45/111,
113-114, 12/113-114, 13/113-
46/111, 10/112, 13/112, 21/
114, 50/113-114, 51/113-114,
112, 36/112, 44/112, 42/113-
53/113-114
114, 55/113-114, 56/113-114
Film
Tutti i film della stagione
SÉRAPHINE
(Séraphine)
Francia, Belgio, Germania 2008
Regia: Martin Provost
Produzione: TS Productions, Climax Films
Distribuzione: One Movie
Prima: (Roma 22-10-2010; Milano 22-10-2010)
Soggetto e Sceneggiatura: Martin Provost, Marc Abdelnour
Direttore della fotografia: Laurent Brunet
Montaggio: Ludo Troch
Musiche: Michael Galasso
enlis, Francia. Primi anni del
1900. Mani grosse e screpolate,
camminata pesante e incedere
claudicante, Séraphine è la tonta del villaggio, orfana e allevata dalle suore, vive
facendo la lavandaia e sbrigando i lavori
più umili e pesanti nelle case della borghesia del paese.
Ma Séraphine sembra non cirarsi della durezza della propria condizione e piuttosto che comprare da mangiare o del carbone per scaldarsi d’inverno, spende i pochi spiccioli guadagnati comprando tavole per dipingere. I colori, invece, li prende
dalla natura: affonda le mani nel fango,
tra le rocce del torrente, strappa arbusti,
ruba il sangue degli animali dal macellaio
e l’olio dei cerini in chiesa. Da questi elementi nascono i suoi dipinti, su cui passa
intere nottate, senza riposare, e con lo
scherno che la sua fissazione provoca nei
compaesani, che la compatiscono.
Soltanto l’arrivo a Senlis di Wilhelm
Udhe, critico e mercante d’arte, primo scopritore di Picasso e Rousseau, cambia il
destino della modesta e “toccata” lavandaia. L’intellettuale, allontanatosi da Parigi per schivare il clima omofobo e xenofobo che vi serpeggiava, trova Séraphine
come domestica nella casa presa in affitto. Per caso, ascoltando una conversazione della propria padrona di casa (che si
crede appassionata d’arte ma dimostra
gusti estremamente bigotti), Uhde viene a
sapere che Séraphine dipinge, le chiede di
mostrargli i suoi lavori e se ne invaghisce.
Séraphine, ingenua ma abbastanza anziana da non cedere alle lusinghe, crede Uhde
voglia prenderla in giro quando le promette
che esporrà i suoi dipinti a Parigi. Soltanto con molti sforzi, Uhde riuscirà a convincere Séraphine delle sue capacità. Lo
scoppio della prima guerra mondiale, però,
e l’arrivo dei tedeschi su suolo francese,
costringe Udhe a scappare, abbandonan-
S
Scenografia: Thierry François
Costumi: Madaline Fontaine
Interpreti: Yolande Moreau (Séraphine), Ulrich Tukur (Wilhelm
Uhde), Anne Bennent (Anne Marie), Geneviève Mnich (Madame Duphot), Nico Rogner (Helmut), Adelaïde Leroux (Minouche), Serge Larivière (Duval), Françoise Lebrun (Madre
Superiora)
Durata: 125’
Metri: 3430
do così Séraphine e ogni progetto di valorizzare il suo lavoro. La vita di Séraphine,
intanto, non cambia: mentre tutti la trattano con disprezzo, la donna continua a dipingere con gusto e passione sempre maggiori.
Una volta terminata la guerra, Udhe
torna a Senlis, vede a quali risultati entusiasmanti sia arrivata la produzione pittorica di Séraphine e la convince a dedicarsi solo all’arte: provvederà lui alle sue
necessità. Finalmente Séraphine non solo
può dipingere senza pensare ad altro, ma
sperimenta le comodità di una vera casa,
veri abiti, di cibo quotidiano. Man mano
però che la mano artistica di Séraphine
migliora, anche il suo fragile equilibrio
psicologico si incrina: l’idea di una sua
personale a Parigi (come promesso da
Udhe) la ossessiona. Così, quando la crisi
del ’29 si abbatte sull’Europa, senza risparmiare neppure i mercanti d’arte, la
delusione di dover rimandare l’esposizione la fa crollare definitivamente. Séraphine viene rinchiusa in una clinica psichiatrica, la sua vena artistica si inaridisce.
Unica consolazione, per lei, sarà la stanza singola con accesso a un grande giardino, che le viene pagata da Uhde dopo
aver venduto alcuni dei suoi quadri. Successo di cui, per altro, la donna non verrà
mai a conoscenza, perché i medici impediscono al critico di parlarle, per non indurla di nuovo in stati di agitazione.
artin Provost firma la sua terza
pellicola in dieci anni (Tortilla y
cinema, 1997, Juliette, 2002) e
sceglie una storia vera, dallo svolgimento
impercettibile, silenzioso, senza tensione
drammatica dovuta alle vicende, ma carica di tensione emotiva, legata al vissuto
interiore della protagonista.
Le vicende di Séraphine Luois scorrono sul grande schermo per grossi blocchi
M
27
narrativi, separati dalla dissolvenza a nero
che tanto più è visibile, tanto più rende
l’impressione di un battito di ciglia, di una
visione fisiologica cui lo spettatore è guidato.
Se il tema è quello dell’arte e del rapporto con la natura da cui nasce, l’attenzione della macchina da presa è a cogliere interi paesaggi, quella della regia a restituire i suoni, i colori e le sensazioni fisiche che gli spazi verdi inquadrati sanno
trasmettere alla protagonista.
Paradossalmente, proprio Séraphine,
che cammina pesante per le strade di
Senlis, passa leggera sulla pellicola, perché la sua fisicità è genuina, immediata, in
qualche modo primitiva. Ed ecco che una
categoria della storia dell’arte aiuta a capire l’artista: come spiega in una battuta il
personaggio di Wilhelm Uhde, rispondendo a un giornalista che gli domanda della
sua attenzione per un certo genere di pittori: «naif? Io direi “primitivi”». Primitiva, istintiva, Séraphine, affonda senza grazie le
mani nel terreno umido, spinge con le dita i
colori sulla tela ed esprime la natura in
modo visionario. “Primitiva” è la parola giusta per la protagonista, che parla a faticosi
monosillabi e si muove senza grazia alcuna, esppure esprime una sensibilità assai
superiore alla media dei suoi compaesani.
Nel film la relazione genuina della protagonista con il mondo naturale in cui ama
immergersi è sottolineata dal fruscio delle
foglie, dal gorgoglio dell’acqua, dal gioco
di luce del sole tra gli alberi, che riempiono le inquadrature di Provost, e che cedono poi il passo a primissimi piani e dettagli
nel momento della creazione artistica, vissuta quasi come ascesi trasendente dalla
protagonista.
Il fuoco sacro dell’arte brucia nell’umile Séraphine, che trova in questo calore
innato l’antidoto al disprezzo sociale di cui
è oggetto e che sembra non scalfirla.
Film
La pellicola descrive bene la relazione
con il suo mecenate e co-protagonista, che
innesca dei piccoli ma decisivi e credibili
cambiamenti in Séraphine: dapprima incredula, poi sempre più consapevole del proprio talento e infine incapace di gestire i
Tutti i film della stagione
fantasmi della mente e l’origine della propria vocazione artistica.
Due i punti di forza che, accanto alla storia, rendono il film di Martin Provost interessante e godibile: l’ottima interpretazione di
Yolande Moreau, e la capacità di rappresen-
tare l’affresco sociale e storico in cui la vera
Séraphine ha vissuto. Contesto che funziona, nel film, da contrappunto impietoso alle
generose speranze della protagonista.
Tiziana Vox
DARK SHADOWS
(Dark Shadows)
Stati Uniti 2012
Regia: Tim Burton
Produzione: Richard D.Zanuck, Graham King, Johnny Depp,
Christi Dembrowski, David Kennedy per Infinitum Nihil, Gk Films, Zanuck Company in associazione con Village Roadshow
Pictures
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Prima: (Roma11-5-2012; Milano 11-5-2012)
Soggetto: dalla seie Tv omonima ideata da Dan Curtis
Sceneggiatura: Seth Grahame-Smith
Direttore della fotografia: Bruno Delbonnel
Montaggio: Chris Lebenzon
Musiche: Danny Elfman
Scenografia: Rick Heinrichs
Costumi: Colleen Atwood
Interpreti: Johnny Depp (Barnabas Collins), Michelle Pfeif-
iverpool, 1750. Il piccolo Barnabas Collins salpa insieme ai genitori in cerca di una nuova vita
negli Stati Uniti. Qui faranno fortuna nel
campo ittico e costruiranno un impero in
una piccola cittadina costiera del Maine,
che prenderà il nome dal loro cognome:
Collinsport. Vent’anni più tardi, Barnabas
ha il mondo ai suoi piedi: signore della
enorme tenuta di Collinwood Manor, è ric-
L
fer (Elizabeth Collins Stoddard), Helena Bonham Carter
(Dott.ssa Julia Hoffman), Eva Green (Angelique Bouchard),
Jackie Earle Haley (Willie Loomis), Jonny Lee Miller (Roger Collins), Bella Heathcote (Victoria Winters/Josette duPres), Chloë Grace Moretz (Carolyn Stoddard), Gulliver
Mcgrath (David Collins), Ray Shirley (Sig.ra Johnson), Christopher Lee (Clarney), Alice Cooper (Se stesso), Ivan Kaye
(Joshua Collins),Susanna Cappellaro (Naomi Collins), Josephine Butler (Madre di David), Glenn Mexted (Capitano
Rubberpants), Alexia Osborne (Victoria bambina),Richard
Hollis (Padre di Vicky), Felicity Brangan (Madre di Vicky),
Justin Tracy (Barnabas a 6 anni), Raffey Cassidy (Angelique bambina)
Durata: 140’
Metri: 3850
co, potente e desiderato. Soprattutto dalla
serva Angelique Bouchard, alle attenzioni
della quale però l’uomo preferisce il sentimento di Josette DuPres. La scelta è però
infelice: Angelique è una strega e al gran
rifiuto risponde con la più atroce delle vendette. Con una maledizione costringe alla
morte Josette e trasforma in vampiro Barnabas, facendolo seppellire vivo.
Quasi duecento anni più tardi, la bara
28
di Barnabas viene involontariamente riaperta: è il 1972, il mondo non è più quello
che l’uomo ricordava, ora trasformato in
un ambiguo straniero su una terra totalmente sconosciuta. La magione di un tempo, allora fastosa e imponente, è andata
in rovina, così come gli affari di famiglia.
Degli eredi rimasti, la matriarca Elizabeth
è l’unica a cui l’uomo svela la propria identità e insieme inizieranno a darsi da fare
per riportare il nome di famiglia all’antico splendore. Per farlo, però, Barnabas
dovrà affrontare nuovamente Angelique
(ora conosciuta come Angie), padrona indiscussa di Collinsport dopo aver fatto di
tutto per portare al crollo economico e
d’immagine la famiglia Collins. Che ora,
oltre ad Elizabeth, conta di elementi tanto
bizzarri – la ribelle figlia di lei, Carolyn, e
la psichiatra di famiglia Julia Hoffman –
quanto inutili (il fratello Roger), più il precoce nipote di 10 anni David, che sostiene
di continuare a vedere la madre, morta
ormai anni fa. In più, nella tenuta di Collinwood Manor, è da poco arrivata la nuova tata del bambino, Victoria Winters, straordinariamente somigliante all’unico vero
amore di Barnabas, la mai dimenticata
Josette.
La storia è chiamata dunque a ripetersi: Angie ricomincia a sedurre Barnabas,
lui – pur non disdegnandone l’avvenenza
Film
– si innamora di Victoria: le sorti della
famiglia Collins dipendono da questa infinita storia d’amore e odio. Fino allo scontro finale, e ad una nuova – eterna – trasformazione.
infinita, stregata bellezza di Eva
Green che si sgretola poco a
poco: le crepe sul suo viso, guscio d’uovo sotto il quale si nasconde il
vuoto: è forse questa la più significativa ed
evocativa sequenza di Dark Shadows ,
nuovo film di Tim Burton tratto dall’omonima, celebre serie tv americana di fine anni
’60. Evocativa perché, quasi sicuramente
senza volerlo, diventa lo specchio degli
ultimi anni della filmografia di Burton, per
certi versi “imbalsamata” al 2003, anno in
cui realizzò l’ultimo film davvero originale.
Anche allora, è onesto riconoscerlo, il sog-
’
L
Tutti i film della stagione
getto prendeva le mosse da un romanzo
(di Daniel Wallace), ma la libertà creativa
del regista era ancora integra, riconoscibile, folle. Elementi che ancora permeano le
sue opere, immediatamente riconducibili
alla sua mano, ma che viaggiano sui binari
della folata: eccezion fatta per La sposa
cadavere, straordinario manifesto della
stop-motion, negli altri tre lavori (La fabbrica di cioccolato, Sweeney Todd e Alice in
Wonderland) il guizzo, la trovata, il momento
da non dimenticare prendevano il sopravvento sulla funzionalità dell’intero film.
Quello che accade, per certi versi, anche in Dark Shadows, suggestivo nelle scenografie, nei costumi, nelle caratterizzazioni dei vari personaggi, ma orfano di quella
straordinaria vitalità che permeava opere
magari meno sfarzose, però indimenticabili (si pensi a Pee-wee’s Big Adventure, Be-
etlejuice, Edward mani di forbice ed Ed
Wood, solo per citarne alcuni).
E invece rieccoci ad ammirare l’ennesima trasformazione di Johhny Depp (alla
nona collaborazione con Burton...) in un
film che non fa nulla per nascondere i rimandi all’amore di un’epoca – gli anni ’70
– sovraesposta non solo nei colori e nei
costumi, ma per il massiccio utilizzo di hits
musicali intramontabili (con tanto di cammeo di Alice Cooper chiamato a impersonare se stesso) e ricorso a stereotipi
più stucchevoli che divertenti: Victoria
sbarca nel Maine all’inizio del film e decide di fare l’autostop. Chi avrebbe potuto
accoglierla a bordo se non un gruppo di
hippie su uno scalcagnato pulmino
Volkswagen?
Valerio Sammarco
IL PESCATORE DI SOGNI
(Salmon Fishing in the Yemen)
Gran Bretagna 2011
Regia: Lasse Hallström
Produzione: BBC Films, Davis Films,Kudos Film and Television, Lionsgate, UK Film Council
Distribuzione: M2 Pictures
Prima: (Roma 18-5-2012; Milano 18-5-2012)
Soggetto: dal romanzo “Pesca al salmone nello Yemen” di Paul
Torday
Sceneggiatura: Simon Beaufoy
Direttore della fotografia: Terry Stacey
Montaggio: Lisa Gunning
Musiche: Dario Marianelli
Scenografia: Michael Carlin
Costumi: Julian Day
lfred Jones è uno scienziato che
lavora presso il Ministero della
Pesca e dell’Agricoltura. Alfred
è molto timido ed è spesso vessato da sua
moglie, una donna molto fredda e attenta
soprattutto alla carriera, e dal suo capo.
Un giorno, il dottor Jones riceve una email
da parte di Harriet Chetwode-Talbot, il
funzionario commerciale che gestisce gli
interessi economici di uno sceicco yemenita, Muhammad. Nell’email è contenuta
una singolare proposta: seguire il progetto per l’introduzione della pesca di salmoni nello Yemen. Secondo Alfred però il progetto non funziona e decide di declinare
l’offerta. Non ha però ancora fatto i conti
con chi invece, a differenza sua, ha dei forti
interessi in quell’area del Medio Oriente.
Sarà infatti costretto ad accettare perché
A
Effetti: Lip Sync Post, Arcadia SFX
Interpreti: Ewan McGregor (Dott. Alfred Jones), Emily Blunt
(Harriet), Kristin Scott Thomas (Patricia Maxwell), Amr Waked
(Sceicco Muhammed), Catherine Steadman (Ashley), Tom
Mison (Capitano Robert Mayers), Rachael Stirling (Mary
Jones), Jill Baker (Betty), Tom Beard (Peter Maxwell), Conleth Hill (Bernard Sugden), Alex Taylor-McDowall (Edward
Maxwell), Matilda White (Abby Maxwell), Otto Farrant (Joshua
Maxwell), Hamish Gray (Malcolm), Clive Wood (Tom PriceWilliams), Peter Wight (Tory Grandee/Angus Butler), Waleed
Akhtar (Essad), Hugh Simon (Brian Fleet)
Durata: 112’
Metri: 3080
pressato dell’aggressivo e autoritario intervento di Patricia Maxwell, la portavoce del Primo Ministro britannico, il cui
obiettivo è in realtà mandare dei rappresentanti inglesi in Medio Oriente. Il governo britannico è infatti invischiato in una
serie di questioni di politica estera che riguardano dei forti interessi degli inglesi
proprio in quella area. Nessuno scampo
dunque per Alfred. L’unica scelta possibile è quella di partire. Una volta arrivato
nello Yemen, Alfred incomincia a lasciarsi
contagiare dalla grazia di Harriet e dal
carattere dello sceicco, un uomo ricchissimo convinto non solo di voler introdurre i
salmoni nelle acque artificiali yemenite, ma
soprattutto che questi debbano alla fine
riuscire a risalire la corrente. Si tratta ovviamente di un progetto molto visionario
29
al quale il metodico Alfred non può che
credere poco. Lo scienziato ritiene soprattutto che il fiume artificiale nel quale i salmoni dovrebbero vivere si trova in un luogo climaticamente poco adatto alla loro
sopravvivenza. Ma la sua esperienza nello
Yemen si rivelerà presto l’occasione per
scoprire una nuova vita, ma soprattutto un
nuovo amore.
l pescatore di sogni è una commedia romantica diretta da Lasse Hellström, il regista di film di grandissimo successo come Chocolat e Hachiko –
Il tuo migliore amico. Il film è tratto dal romanzo Pesca al salmone nello Yemen di Paul
Torday, di cui può essere considerato una
trasposizione piuttosto fedele dal punto di vista della trama. Si è trattato, molto probabil-
I
Film
mente anche di un lavoro piuttosto complicato visto che il regista ha dovuto lavorare
principalmente sull’adattamento filmico di un
testo narrativo completamente strutturato
come una continuo scambio di email, promemoria e lettere. Qualche differenza ovviamente c’è. Come, ad esempio, nel personaggio di Harriet (Emily Blunt) che nel romanzo in realtà era un uomo.
Lasse Hallström ci aveva già abituati
ai temi romantici con Dear John e con questo film conferma la sua tendenza ai toni
della favola romantica e dolce. Rispetto al
romanzo, infatti, manca quasi del tutto il
Tutti i film della stagione
carattere satirico di cui invece il testo originale è impregnato, fino a risultare, nella
sostanza, una commedia romantica leggera e, per certi versi, anche scontata.
Esattamente come nel film precedente,
anche qui l’attualità storica viene utilizzata solo come sfondo alle vicende personali dei personaggi e non come strumento
di lettura chiave dell’evoluzione individuale di ognuno di essi e di tutta la trama. I
fatti, dunque, sembrano alla fine accadere
in una dimensione senza tempo e senza
spazio segnata solo sul confronto tra la
razionalità scientifica rappresentata da Al-
fred Jones (Ewan McGregor) e la capacità visionaria dello sceicco Muhammad
(Amr Waked). Il confronto dalle due mentalità, rispettivamente specchi di due mondi, sembra solo fare da sfondo all’unico
cambiamento che, almeno nel film di Hallström, sembra possibile: quello di Alfred
Jones verso una nuova dimensione sentimentale. Innegabile, infatti, che trama e
personaggi siano estremamente canonici
e delineati in maniera talmente precisa da
poterne quasi anticipare mosse e parole.
Marianna Dell’Aquila
QUELLA SERA DORATA
(The City of Your Final Destination)
Gran Bretagna 2009
Regia: James Ivory
Produzione: Merchant Ivory Productions
Distribuzione: Teodora Film
Prima: (Roma 8-10-2010; Milano 8-10-2010)
Soggetto: dal romanzo omonimo di Peter Cameron
Sceneggiatura: Ruth Prawer Jhabvala
Direttore della fotografia: Javier Aquirresarobe
Montaggio: John David Allen
Musiche: Jorge Drexler, Richard Robbins
Scenografia: Andrew Sanders
mar, giovane ricercatore di
un’università americana, vorrebbe scrivere la biografia di Jules
Gund, autore di chiara fama morto suicida, dalla cui famiglia aspetta l’autorizzazione. La lettera di rifiuto che riceve mina
quindi la sua possibilità di ottenere un’altra borsa e proseguire la carriera. Poco
determinato di carattere e goffo nei modi,
Omar viene spinto dalla fidanzata, Deirdre, decisionista e autoritaria, a partire per
l’Uruguay, dove la famiglia Gund vive, per
cercare di convincerli a lasciargli scrivere
l’opera.
Omar rifiuta la proposta di Deirdre di
accompagnarlo, ma parte, convinto di dover affrontare da solo la famiglia Gund.
L’arrivo ad Ochos Rios, ai confini del mondo, in un paese sperduto nella pampa, nella dorata e immensa residenza in cui i Gund
vivono, provoca sorpresa e scompiglio tanto nel giovane americano, quanto nei suoi
ospiti. Omar, infatti, si trova davanti Caroline, moglie dello scrittore scomparso,
donna sofisticata, algida e determinata, la
sua amante, Arden, semplice e impacciata, da cui lo scrittore ha avuto una figlia, e
Adam, fratello dandy, che vive con il com-
O
Costumi: Carol Ramsey
Interpreti: Anthony Hopkins (Adam Gund), Laura Linney (Caroline Gund), Charlotte Gainsbourg (Arden Langdon), Omar
Metwally (Omar Razaghi), Hiroyuki Sanada (Pete), Alexandra
Maria Lara (Deirdre), Norma Aleandro (Sig.ra Van Euwen),
Kate Burton (Lucy), Norma Argentina (Alma), Ambar Mallman
(Portia), Luciano Suardi (Dottor Pereira)
Durata: 118’
Metri: 3260
pagno assai più giovane di lui. Tutti condividono la stessa casa, in una routine familiare che sembra cristallizzata e immobile nel tempo, in cui i rapporti, soprattutto quello tra le due donne, sono in un equilibrio estremamente precario, pronto a incrinarsi all’arrivo dell’inatteso ospite.
Omar, inizialmente emozionato all’idea
di vivere nelle stanze abitate dal famoso
James Gund, pian piano cambia la prospettiva e, da osservatore, diventa una parte
del meccanismo familiare. Mentre Adam
gli confessa di essere d’accordo che scriva una biografia postuma sul fratello, chiedendo in cambio di portare per lui dei gioielli negli Stati Uniti, Caroline e Arden iniziano a contendersene l’attenzione. Ma tra
le due, Arden è la più simile a Omar: di
carattere docile e spontaneo, è la prima
ad invitarlo a restare da loro, è con lei che
Omar passa più tempo, lei gli fa da guida
nei posti dove Jules Gund ha vissuto, arriva a dare il suo consenso alla biografia.
Mentre Omar sta collaborando all’attività familiare di apicoltura, lo shock per una
puntura d’ape lo manda in coma. Mentre
Arden se ne prende cura, visitandolo ogni
giorno in ospedale, Deirdre plana ad
30
Ochos Rios decisa a tirare fuori dai guai
l’imbelle fidanzato. Subito, però, si accorge che qualcosa in lui è cambiato e del legame speciale con Arden. Deirdre vorrebbe gestire la situazione con i suoi modi,
acquisire lei il consenso di Caroline che
ancora manca, ma i comportamenti dei
Gund e la reazione decisa di Omar la mettono fuori gioco: spetta a Omar ottenere
l’autorizzazione alla biografia. Il giovane
ci riesce con l’aiuto di Adam, che sfrutta
un intreccio di favori, interessi e bisogni
inespressi di Caroline, in modo da liberarla
dalla gabbia dorata in cui vive, imprigionata nel passato.
Tornato in America, però, Omar si rende conto di essere ancora infelice: deve
tornare a Ochos Rios, da Arden. Scopre di
avere finalmente il coraggio di decidere
della sua vita e lo fa.
er metà viaggio di trasformazione del protagonista, per metà
opera corale, propriamente teatrale, in cui i personaggi sono “chiusi” tra
le pur ampie e dorate mura della verde
magione uruguaiana, Quella sera dorata racconta della possibilità di un uomo
P
Film
di riscattarsi dal proprio destino di perdente.
La questione fondamentale è messa
subito in chiaro in una delle scene iniziali:
Omar inciampa e resta bloccato nelle sabbie mobili. Immagine e incubo ricorrente
del protagonista, che – fatalità! – parla proprio di questo ai suoi studenti in una delle
ultime scene del film.
L’happy-end della pellicola risponde
all’interrogativo in modo semplice, ma non
scontato. La regia, infatti, costruisce un
dramma sofisticato e senza accenti emotivi forti: la recitazione misurata, le battute
pesate fino all’ultima sillaba, i movimenti
di macchina che non indugiano mai sui
sentimenti, ma li lasciano trasparire da una
recitazione teatrale (nel senso migliore del
termine) dei protagonisti, tutto concorre a
formare una patina di perfezione formale
che si frappone tra spettatore e mondo
rappresentato, impedendo l’immedesimazione.
Per questo il film non termina con lo
scontato lieto fine della storia d’amore dei
personaggi cui ci si “affeziona di più”, ma
va oltre con una panoramica su tutte le
storie dei personaggi incontrati, per far
vedere dove porti la vita, per tenere il di-
Tutti i film della stagione
scorso su un piano di riflessione più alto.
Magistrale l’interpretazione dei protagonisti, diretti con maestria da James Ivory,
che in Quella sera dorata ha fatto dell’omo-
nimo romanzo di Peter Cameron un film
bello e raffinato.
Tiziana Vox
LA PECORA NERA
Italia 2010
Regia: Ascanio Celestini
Produzione: Alessandra Acciai, Carlo Macchitella, Giorgio Magliulo per Madeleine e Raicinema in collaborazione con Bim
Distribuzione: Bim
Prima: (Roma1-10-2010; Milano 1-10-2010)
Soggetto: Ascanio Celestini
Sceneggiatura: Ascanio Celestini
Direttore della fotografia: Daniele Ciprì
Montaggio: Giogiò Fraschini
Musiche: Ascanio Celestini
Scenografia: Tommaso Bordone
Costumi: Grazia Colombini
Interpreti: Ascanio Celestini (Nicola), Giorgio Tirabassi (Asca-
icola, 35 anni, è un abitante semisano del “condominio di santi”,
come usa chiamare il manicomio
gestito dalle suore. Suo compito principale
è accompagnare la suora più anziana a fare
la spesa al supermercato, comprare tutto ciò
che è scritto nella lista (e solo quello) e prendersi cura di uno dei pazienti.
Nicola in manicomio ci è praticamente cresciuto: ci andava con la nonna, che
N
nio), Maya Sansa (Marinella), Luisa De Santis (Suora), Nicola
Rignanese (Papà), Barbara Valmorin (Nonna), Luigi Fedele
(Nicola bambino), Alessia Berardi (Giovane prostituta), Alessandro Marverti (Secco), Mauro Marchetti (Grosso), Fabio
Biaggi (Il carabiniere), Maurilio Leto (Il maresciallo), Olek Mincer (Inserviente dell’istituto), Massimo Barone (Direttore dell’istituto), Annamaria Spalloni (Cassiera supermercato), Roberto Latini (Direttore supermercato), Gaetano Ventriglia (Il
prete), Veronica Cruciani (Paziente dell’istituto), Adriano Pallotta (Il professore), Alberto Paolini (Alberto), Igiaba Scego
(Suora africana), Roberta Sferzi (La maestra)
Durata: 93’
Metri: 2560
portava le uova fresche alla suora, ci era
stata rinchiusa la madre e alla fine era stato accolto anche lui.
Nella giornata di Nicola, perfettamente scandita dalle regole del manicomio,
ogni momento richiama alla memoria l’infanzia, vissuta nei “favolosi anni 60”: l’imbarazzo per la vecchia nonna che lo accompagnava a scuola corrompendo la
maestra con le uova fresche perché lo pro-
31
muovessero; il giro tra i “poveri matti” con
la luce spenta nel cervello, a cui l’elettricità del manicomio riaccendeva la lampadina; l’estate in montagna ad aiutare i rozzi
fratelli pecorai; la passione per i marziani
e i cremini; il compagno ciccione e antipatico; Marinella, il primo amore, che gli
sembrava bella come una “madonna tascabile”.
I ricordi riaffiorano di continuo e ir-
Film
rompono nel presente di Nicola, fatto di
pillole da distribuire ai pazienti del manicomio, chiacchierate con il paziente che
accudisce e spese al supermercato. E proprio al supermercato Nicola rivede Marinella, promoter per una marca di caffè. I
due parlano e Nicola si illude di poter vivere quell’amore che non ha avuto da bambino: quando la suora anziana parte per
andare a Roma, per porgere l’estremo saluto al defunto Giovanni Paolo II, Nicola
va da solo a fare la spesa. Non si fa accompagnare neppure dal paziente che di
solito lo segue come un’ombra.
Nicola si fa avanti e invita Marinella a
uscire con lui. Lei garbatamente glissa.
Nicola si fa insistente, lei rifiuta, spaventata dai toni esaltati di Nicola. Al ritorno
della suora, Nicola la accompagna nuovamente a fare la spesa, ma rompe ogni
regola, si comporta da matto e mette a soqquadro il supermercato. Da quel momento
in poi, Nicola non vorrà più andare a fare
la spesa.
Tutti i film della stagione
ifra stilistica di Celestini, come interprete a teatro e come autore
della pagina scritta, è la capacità
affabulatoria, il tono ingenuo, tenero e ironico, lo sguardo puro con cui guarda il
mondo (mettendone a nudo stranezze e
mostruosità). Questa caratteristica resta
anche nel film, che è costruito tutto in focalizzazione interna, con voce fuori campo del protagonista-raccontastorie e ricorre
spesso alle ripetizioni, alle onomatopie infantili, alle filastrocche, tutte cose che piacciono ai matti e ai bambini.
La pazzia, raccontata con gli occhi del
protagonista, assume i contorni della normalità: Nicola è un bambino sensibile, facilmente influenzabile, abituato a stare con
gli adulti e a fuggire fantasticando dalla
realtà materiale in cui è quotidianamente
immerso. La pazzia inizia proprio così:
come un espediente, un fatto quotidiano.
Se il tema della pellicola è la denuncia
di un sistema manicomiale che assimila
comportamenti e patologie, per vigliacca
C
pigrizia o per il semplice quieto vivere delle persone “normali”, il suo svolgimento
consegna un film ben fatto, capace di portare lo spettatore tra le mura del manicomio e nella testa dei “poveri matti”, facendo nascere il dubbio su ciò che separa sani
e malati.
La regia di Celestini è abile nell’usare
la macchina da presa a totale servizio della focalizzazione interna, restituisce l’atmosfera degli anni dell’infanzia con una fotografia dai colori caldi dell’epoca d’oro, inquadra i personaggi e li connota in modo
semplice ed efficace.
La pecora nera scorre intrecciando
passato e presente in un’altalena senza
interruzione di continuità; il racconto sa
coinvolgere lo spettatore fino al disvelamento finale dell’identità reale del personaggio. Ottima interpretazione di Giorgio
Tirabassi, solido e credibile co-protagonista.
Tiziana Vox
LA GUERRA È DICHIARATA
(La guerre est déclarée)
Francia 2011
Regia: Valérie Donzelli
Produzione: Rectangle Productions, Wild Bunch
Prima: (Roma 1-6-2012; Milano 1-6-2012)
Soggetto e Sceneggiatura: Valérie Donzelli, Jérémie Elkaïm
Direttore della fotografia: Sébastien Buchmann
Montaggio: Pauline Gaillard
Scenografia: Gaëlle Usandivaras
Costumi: Elisabeth Mehu
Interpreti: Valérie Donzelli (Juliette), Jérémie Elkaïm (Roméo
Benaïm), César Desseix (Adam Benaïm a 18 mesi), Gabriel
il 2004, Roméo e Juliette si sono
incontrati a una festa in un locale e tra loro è stato subito un
colpo di fulmine. Dal loro amore nasce
Adam. Il bambino incomincia a crescere,
ma qualcosa non quadra. Adam infatti ha
18 mesi, ma sembra avere seri problemi di
deambulazione e una strana asimmetria al
volto, sulla guancia destra. Incomincia la
corsa dai dottori. Juliette, che per lavoro
deve recarsi a Marsiglia, riesce a ottenere
un appuntamento con un famoso neurochirurgo. La diagnosi è la più dolorosa che i
due giovani genitori possano ricevere:
Adam è affetto da un tumore al cervello.
Intanto Roméo, rimasto a Parigi per finire
i lavori di ristrutturazione del loro appartamento, appena ricevuta la notizia, deci-
È
Elkaïm (Adam Benaïm a 8 anni), Brigitte Sy (Claudia Benaïm,
madre di Roméo), Elina Löwensohn (Alex, compagna di Claudia), Michèle Moretti (Geneviève, madre di Juliette), Philippe
Laudenbach (Philippe, padre di Juliette), Bastien Bouillon
(Nikos), Béatrice de Staël (Ghislaine Prat, pediatra), Anne Le
Ny (Dott.ssa Fitoussi, neuropediatra), Frédéric Pierrot (Prof.
Sainte-Rose), Elisabeth Dion (Dott.ssa Kalifa), Marie Donzelli
(Marine, assistente sociale), Claire Serieys (Clarisse)
Durata: 100’
Metri: 2710
de di partire per Marsiglia e andare a riprendere Juliette e Adam. Una volta rientrati nella loro città, il bambino viene ricoverato per ulteriori accertamenti. Sarà
alla fine il famoso neurochirurgo SaintRose a operare d’urgenza il bambino. Intanto, intorno ai due giovani si stringono
le due rispettive famiglie: quella borghese
e benestante di Juliette e quella un po’ più
alternativa di Roméo. Roméo infatti non
ha mai conosciuto il padre e sua madre
convive con un’altra donna. Due mondi distanti, ma che sembrano unirsi in nome dell’amore per il bambino e della solidarietà
per i due genitori.
L’operazione di Adam va bene, ma non
è stato possibile estrarne una piccola parte. Man mano che le cure e le terapie van32
no avanti, si scopre che il tumore è uno dei
più aggressivi che siano mai stati diagnosticati. Solo una lunga terapia potrà garantire al bambino la sopravvivenza. Incomincia per Juliette e Roméo il periodo
più difficile della loro vita: due anni trascorsi notte e giorno nell’aera dell’ospedale riservata ai genitori dei bambini ricoverati. Una vita troppo dura per i due
innamorati e che li porterà, nonostante
tutto, alla separazione. Intanto però Adam
è cresciuto e lo ritroviamo a 8 anni ormai
completamente guarito.
spirato alla vera storia della coppia
Valérie Donzelli e Jérémie Elkaïm,
loro stessi sceneggiatori e protagonisti del film rispettivamente nei panni di
I
Film
Juliette e Roméo, La guerra è dichiarata è
l’ultima pellicola diretta proprio dalla regista francese Valérie Donzelli. Acclamato
nell’edizione del Festival di Cannes nel
2011, il film è un vero e proprio omaggio
alla vita. I nomi dei due protagonisti, infatti, potrebbero indurre sin dall’inizio a pensar immediatamente a un finale tragico
della vicenda. Eppure, forse proprio a voler sfatare il mito rappresentato dai due
celebri protagonisti shakespeariani, l’amore dei nostri contemporanei Juliette e
Roméo per il loro piccolo Adam non sfocia
nella rinuncia alla vita, piuttosto il contrario. Quella dei due genitori è una vera e
propria dichiarazione di guerra alla morte,
una lotta contro la malattia, ma soprattutto contro il loro dolore. I sue protagonisti
non perdono al voglia e la forza di affrontare la malattia del figlio continuando a vivere la propria. Li vediamo, quindi, in un
susseguirsi di sequenze che sintetizzano
lo scorrere del tempo e dell’attesa. Sequenze in cui il tempo della quotidianità in
ospedale è intervallata a momenti di sfo-
Tutti i film della stagione
go e di solitudine. In La guerra è dichiarata
Valérie Donzelli palesa la sua volontà di tenere fuori campo i momenti negativi della
vicenda, quelli che invece ci aspeteremmo
di vedere, per lasciare spazio soprattutto alla
splendida storia d’amore tra i due protagonisti. Una storia che il destino vuole segnare
con un evento tragico, ma che servirà a farli
crescere più forti di prima. Molto bella anche
la colonna sonora, scelta per accompagna-
re più che il ritmo narrativo del film, quello
delle emozioni dei due protagonisti. Non piace invece l’eccessivo riferimento stilistico un
po’ retrò, quasi da Nouvelle Vague, come non
piacciono alcuni intermezzi musicali che, se
da un lato servono a rafforzare l’aspetto sentimentale della storia d’amore, dall’altro rischiano di risultare un po’ noiosi.
Marianna Dell’Aquila
SUPER
(Super)
Stati Uniti 2010
Regia: James Gunn
Produzione: Cold Iron Pictures, Hanway Films, This Is That,
Ambush Entertainment
Prima: (Roma 21-10-2011; Milano 21-10-2011)
Soggetto e Sceneggiatura: James Gunn
Direttore della fotografia: Steve Gainer
Montaggio: Cara Silverman
Musiche: Tyler Bates
Scenografia: William A. Elliott
Costumi: Mary Matthews
Effetti: Louis Morin, Modus FX
rank è un uomo medio (se non addirittura mediocre) che conduce
un’esistenza sbiadita e di routine nella provincia americana, lavorando
come cuoco in una tavola calda. Senza particolari ambizioni o velleità se non quella
di vivere in modo tranquillo e onesto, è sposato con la bella e tormentata Sarah, una
ex-tossicodipendente redenta di cui è follemente innamorato. Quando la donna lo
abbandona per finire tra le braccia del bieco e fascinoso spacciatore Jock, per la prima volta nella sua vita Frank decide di
reagire e di non accettare gli eventi supinamente; in cerca di vendetta si trasforma
F
Interpreti: Rainn Wilson (Frank D’Arbo/Saetta Purpurea), Ellen Page (Libby/Saettina), Liv Tyler (Sarah Helgeland), Kevin
Bacon (Jacques), Michael Rooker (Abe), Andre Royo (Hamilton), Sean Gunn (Toby), Stephen Blackehart (Quill), Don Mac
(Sig. Range), Linda Cardellini (Commessa negozio animali),
Nathan Fillion (The Holy Avenger),William Katt (Sergente Fitzgibbon), Gregg Henry(Detective John Felkner), Edrick Browne (Nathaniel), Mollie Milligan (Sorella di Sarah/Jennifer), Lindsay Soileau (Blonde/Molly), Greg Ingram (Hood)
Durata: 96’
Metri: 2635
in “Crimson Bolt” (Saetta Purpurea), un
surrogato di supereroe mascherato goffo
e senza alcun superpotere. Inizia così la
sua personale crociata giustizialista contro il crimine, nella quale viene successivamente affiancato da Libby (nei panni della fida aiutante “Boltie”), commessa del
negozio di fumetti del paese. Unite le forze, i due proveranno a riportare a casa Sarah.
ebbene il filone di film dedicati a
supereroi non propriamente tali
(goffi impacciati e sprovvisti di superpoteri) sia stato già ampiamente sfrut-
S
33
tato nel recente passato (in Kick-Ass e in
La Lanterna Verde per esempio), Super
sfoggia una certa originalità grazie a caratteristiche splatter usualmente riservate
ad altri generi. In questo caso il taglio fumettistico della pellicola è esclusivamente
una scelta di stile, poiché i personaggi non
rispettano i canoni abituali e annoverano
una serie di sfumature solitamente attribuite ad antieroi e cattivi. Frank è infatti
quantomeno disturbato, un disadattato che
fatica a relazionarsi col mondo esterno. La
sua trasformazione in vigilante mascherato avviene in seguito a una visione tra il
mistico e il blasfemo e la sua lotta al crimi-
Film
ne, sebbene ispirata da principi in linea di
massima moralmente validi, avviene con
violenza sproporzionata al misfatto commesso. Più che un supereroe, Crimson Bolt
è un vero e proprio vendicatore che usa
una chiave inglese come arma impropria;
la sua sete di giustizia a qualsiasi costo si
amplifica non appena viene affiancato da
Libby, che dimostra di essere quasi psicolabile e assolutamente fuori controllo.
Super è stato diretto da James Gunn,
già regista dell’horror Slither e sceneggiatore del remake di L’alba dei morti viventi.
Il suo background è evidente nell’impron-
Tutti i film della stagione
ta che ha dato al film, usando toni surreali,
sarcastici e splatter tipici del genere a lui
caro (sono particolarmente memorabili le
scene con Holy Avenger, eroe mascherato del canale televisivo cristiano). Il film si
distingue per originalità e trovate a dir poco
strane, abbinate a una ripresa sporca e
veritiera che ne enfatizza l’essenza di cinecomic alternativo.
Dal punto di vista delle interpretazioni,
meritano un plauso particolare i due protagonisti Wilson (Frank) e Page (Libby),
perfettamente convincenti e coerenti nei
loro ruoli; il primo caratterizza il classico
nerd cresciuto, facilmente impressionabile
e abbandonato alla disperazione mentre la
seconda è spumeggiante ed entusiasta di
sfruttare l’occasione di riscatto offertale da
Crimson Bolt. Bacon è comodamente a suo
agio nei panni di Jock, spacciatore senza
scrupoli e affascinante, come pure le sue
guardie del corpo tra cui spicca Rooker.
L’unica nota un po’ incolore è la prova di
Tyler che appare svogliata e sottotono,
come se non fosse riuscita a rendere suo il
personaggio di Sarah.
Jacopo Lo Jucco
THE AVENGERS
(The Avengers)
Stati Uniti 2012
Regia: Joss Whedon
Produzione: Marvel Enterprises, Marvel Studios
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures
Prima: (Roma 25-4-2012; Milano 25-4-2012)
Soggetto: dai personaggi dei fumetti Marvel ideati da Stan Lee
e Jack Kirby
Sceneggiatura: Joss Whedon Zak Penn
Direttore della fotografia: Seamus McGarvey
Montaggio: Jeffrey Ford, Lisa Lassek
Musiche: Alan Silvestri
Scenografia: James Chinlund
Costumi: Alexandra Byrne
ella base della NASA alcuni studiosi compiono degli esperimenti con il Tesseract, un cubo contenente una straordinaria quantità di energia, ma qualcosa va storto. Il potente dispositivo, infatti, apre un varco con un’altra dimensione che permette al malvagio
Loki di entrare nell’agenzia governativa e
rubare il prezioso congegno.
L’agente Nick Fury, presente sul luogo,
convoca immediatamente Capitan America,
Hulk, Iron Man e la Vedova Nera per sconfiggere Loki che nel frattempo ha manifestato la volontà di dominare la Terra.
Grazie all’abilità dei supereroi il nemico viene subito catturato. La prigionia,
però, dura poco perché Loki viene liberato da Thor che rivendica un processo ad
Asgard, il suo pianeta.
Non la pensano allo stesso modo Capitan America e Iron Man che, dopo una
breve lotta, convincono il dio del tuono a
riportare il prigioniero nella loro base strategica.
Qui però succede qualcosa: fra i supereroi manca la coesione e c’è aria di so-
N
Effetti: Daniel Sudick, Janek Sirs
Interpreti: Robert Downey Jr. (Tony Stark/Iron Man), Chris
Evans (Steve Rogers/Captain America), Chris Hemsworth
(Thor), Mark Ruffalo (Bruce Banner/Hulk), Jeremy Renner
(Clint Barton/Occhio di Falco), Scarlett Johansson (Natasha
Romanoff/Vedova Nera), Tom Hiddleston (Loki), Samuel L.
Jackson (Nick Fury), Cobie Smulders (Maria Hill), Clark
Gregg (Agente Phil Coulson), Stellan Skarsgård (Professor
Erik Selvig), Gwyneth Paltrow (Pepper Potts), Evan Kole
(Joey)
Durata: 142’
Metri: 3900
spetto sulle azioni governative. I seguaci
di Loki approfittano della situazione turbolenta e liberano il loro capo scatenando
una feroce battaglia. Un agente perde la
vita e questa tragedia convince i supereroi
a mettere da parte le loro titubanze e a
unirsi per combattere il Male.
Iron Man, facendo una breve analisi
psicologica, realizza che Loki colpirà nel
punto più alto della città, la Stark Tower e
insieme agli altri si dirige sulla torre pronto
a difendere la popolazione.
Loki, intanto, ha aperto un varco dimensionale per far passare un esercito alieno in suo aiuto.
La città è devastata dalla lotta e il governo americano, per ridurre i danni, chiede a Nick Fury di far partire un missile
atomico. L’uomo si rifiuta convinto della
forza della sua squadra, ma i suoi superiori decidono di usare lo stesso l’arma
micidiale.
Hulk, intanto, sconfigge Loki, mentre
la Vedova nera chiude il portale. Iron Man,
invece, usa tutta la sua forza per deviare il
missile e indirizzarlo sulla navicella alie34
na. Dopo tanti sforzi la città è al sicuro.
Loki viene consegnato a Thor mentre i
quattro supereroi ritornano alla loro vita
di sempre pronti, però, a proteggere in
qualsiasi momento la Terra.
oss Whedon non ha mai fatto
mistero della sua grande passione per i fumetti della Marvel, per
questo non stupisce la scelta della Disney
di affidargli il ruolo di regista per uno dei
film più attesi e costosi dell’anno: The Avengers.
Mai scelta fu più felice. Whedon, infatti, compensa la sua scarsa esperienza cinematografica con un grande amore per il
soggetto. Dirige da “spettatore” e mette nel
suo film tutto ciò che i fan di Iron Man, Hulk
o Capitan America hanno sempre sognato di vedere sul grande schermo.
L’impresa, per quanto agognata, sicuramente non era delle più semplici. In The
Avengers bisognava riunire molti dei supereroi della Marvel in un’unica avventura
e chiudere un cerchio cinematografico di
successo iniziato alcuni anni fa. Il vero pro-
J
Film
blema, in definitiva, era gestire diverse “prime donne” concedendo loro il giusto spazio senza compromettere l’intero impianto narrativo.
Whedon scavalca questo ostacolo senza alcuna apparente difficoltà. Ogni personaggio, infatti, porta con sé l’universo
cartaceo da cui ha origine e allo stesso
tempo si inserisce in una coralità solida in
cui le diversità convergono in un’unica
potentissima arma: il gioco di squadra.
Il resto lo fanno gli effetti speciali, copiosi, sbalorditivi come ci si aspetta che
siano in un film del genere, con scene
d’azione adrenaliniche e combattimenti
mozzafiato . Un’ americanata in grande
stile, per dirla in altri termini che, però, è
Tutti i film della stagione
riuscita ad andare oltre le aspettative dei
fedeli seguaci della Marvel. E non è poco
se si pensa alle aspre critiche con cui sono
stati accolti i precedenti cinecomics.
Potremmo concludere con un bell’applauso per Whedon, ma non lo faremo,
anche perché ne ha ricevuti decisamente
troppi da critica e pubblico. Sposteremo,
invece, l’attenzione su un aspetto sottaciuto della pellicola: la scarsa fruibilità per lo
spettatore medio.
Sembra un ossimoro, ma come accadde per altre pellicole di massa, ad esempio Harry Potter, in The Avengers molti
meccanismi narrativi e psicologici sono
semplicemente accennati e prevedono, da
parte dello spettatore, un’adeguata cono-
scenza dell’ambiente in cui sono inseriti.
In caso contrario la visione risulterà faticosa e, a tratti, confusionaria in particolar
modo nelle scene in cui è presente l’interazione fra i vari protagonisti.
Una scelta stilistica che mostra chiaramente l’intento di Whedon: regalare una
sontuosa trasposizione cinematografica a
tutti coloro che, come lui, hanno divorato
centinaia di fumetti sognando di vivere
avventure da supereroi. E solo a loro.
Non lasciatevi contagiare dall’entusiasmo mediatico, se siete neofiti della Marvel, o peggio, siete cresciuti leggendo Topolino, questo non è il film per voi.
Francesca Piano
TAKE ME HOME TONIGHT
(Take Me Home Tonight)
Stati Uniti, Germania 2011
Regia: Michael Dowse
Produzione: Imagine Entertainment, Internationale Filmproduktion Blackbird Dritte
Distribuzione: Universal Pictures International
Prima: (Roma23-3-2012; Milano 23-3-2012)
Soggetto: Topher Grace, Gordon Kaywin
Sceneggiatura: Jackie e Jeff Filgo
Direttore della fotografia: Terry Stacey
Montaggio: Lee Haxall
Musiche: Trevor Horn
Scenografia: William Arnold
il 1988. Wall Street è al massimo
della sua potenza e Matt Franklin
si è laureato al MIT, Massachusetts Institute of Technology. Nonostante
sia un ragazzo prodigio e nonostante sia
stato assunto in un laboratorio locale dove
viene pagato abbastanza bene, Matt ha
capito che non è quella la sua strada da
seguire. Dall’altro lato, però, non ha capito ancora quale potrebbe essere quella
giusta per lui. In attesa di capire cosa fare
della sua vita, Matt lavora come commesso in un negozio di videonoleggio, suscitando il forte scontento del padre Bill. Un
giorno, per caso, entra nel negozio Tori
Frederking, la sua compagna di liceo che
per anni ha rappresentato per Matt l’irraggiungibile ragazza dei sogni di cui era
segretamente innamorato. Per paura di sfigurare, Matt finge di trovarsi lì per caso e
di voler acquistare anche lui qualcosa.
Matt le dice di lavorare nel mondo della
finanza e di essere un impiegato d’alto li-
È
Costumi: Carol Oditz
Interpreti: Topher Grace (Matt Franklin), Anna Faris (Wendy
Franklin), Dan Fogler (Barry Nathan), Teresa Palmer (Tori Frederking), Chris Pratt (Kyle Masterson), Michael Biehn (Bill
Franklin), Jeanie Hackett (Libby Franklin), Lucy Punch (Shelly), Michelle Trachtenberg (Ashley), Demetri Martin (Carlos),
Michael Ian Black (Pete Bering), Bob Odenkirk (Mike), Angie
Everhart (Trish Anderson), Jay Jablonski (Benji), Edwin Hodge (Bryce)
Durata: 97’
Metri: 2670
vello della Goldman Sachs. Anche Tori lavora nello stesso ambiente e, a differenza
sua, è anche molto mondana. La ragazza
lo invita al Labor Day, la festa che riunisce tutti gli ex compagni di scuola. La festa però è sfortunatamente organizzata da
Kyle, l’insopportabile fidanzato di Wendy,
la sorella gemella di Matt. Intanto Barry,
migliore amico di Matt e venditore di auto,
aiuta l’amico a rubare una Mercedes per
non farlo sfigurare agli occhi della ragazza dei suoi sogni. Ma, per questo, viene
licenziato. Matt decide di portare anche
Wendy e Barry alla festa con sé, ma quella
che doveva essere un’occasione per divertirsi e per conquistare la ragazza dei suoi
sogni, si rivelerà presto una notte infernale piena di imprevisti e guai da risolvere.
Sarà soprattutto una notte in cui i tre ragazzi si ritroveranno a dover affrontare definitivamente il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, decidendo una volta per
tutte il loro destino.
35
ake me home tonight è una delle
tante pellicole leggere che vuole
ricordare, forse con un pizzico
di nostalgia, gli anni ’80. Firmata da Michael Dowse il film, però, risulta assolutamente privo di capacità di divertire lo spettatore. Diciamo che anche la trama piuttosto banale non aiuta. Si parte dalla figura
del ragazzo promettente e un po’ genialoide, ma immaturo per prendere delle decisioni serie che lo aiutino a crescere. A questa figura, già vista innumerevoli volte al
cinema, viene affiancata quella dell’amico
obeso e fedele, ma combinaguai e della
sorella confusa in amore che sta per sposarsi con uno tutto muscoli e niente cervello. Non potevano mancare ovviamente
la bella del liceo che, dopo anni, è ancora
più sexy e il party per festeggiare la rimpatriata tra gli ex compagni di scuola. Insomma, molti ingredienti sono già troppo
conosciuti. Alla fine, i temi affrontati nel film
e che riguardano esclusivamente i giovani
T
Film
potrebbero essere collocati in qualsiasi decennio. Proprio questo infatti non si capisce: quale sarebbe il quid del film in grado
di giustificare la sua collocazione negli anni
Ottanta? Anche la comicità appare un po’
forzatamente sopra le righe, soprattutto attraverso la figura di Dan Fogler nei panni di
Tutti i film della stagione
Matt. Mentre il ritmo narrativo, segnato quasi
per metà dalle scene ambientate in due differenti feste, non riesce in alcun modo a far
emergere quelli che dovrebbero essere i
punti chiave della “svolta” psicologica dei
protagonisti, quella che li dovrebbe guidare verso la maturità. Come potrebbe, d’al-
tra parte, se le due scene sono completamente costellate da sbronze, spinelli risse
e altro ancora? Take me home tonight è, in
definitiva, un film che si scorda facilmente
e che, forse, sarebbe meglio non vedere.
Marianna Dell’aquila
UN POLIZIOTTO DA HAPPY HOUR – THE GUARD
(The Guard)
Irlanda, Gran Bretagna, Argentina 2011
Regia: John Michael McDonagh
Produzione: Element Pictures, Reprisal Films
Prima: (Roma 21-10-2011; Milano 21-10-2011)
Soggetto e Sceneggiatura: John Michael McDonagh
Direttore della fotografia: Larry Smith
Montaggio: Chris Gill
Musiche: Calexico
Scenografia: John Paul Kelly
Costumi: Eimer Ni Mhaoldomhnaigh
Effetti: Team FX Ltd.
l sergente Gerry Boylen è un poliziotto un po’ sui generis, lontano
dall’immagine del classico eroe in
divisa. Ha un carattere molto scontroso,
vive in un paesino irlandese, nella contea
di Galway sulla costa Ovest, trascorre le
sue giornate a bere birra Guinnes e andando a prostitute. Ogni tanto va a trovare la madre, una donna singolare dalla
quale lui ha sicuramente preso molto dal
punto di vista caratteriale. La sua sedentarietà e le sue abitudini gli piacciono, perché Gerry non ha alcun tipo di ambizione
e non vorrebbe che la sua esistenza cambiasse. Ma la sua vita e quella del paese
vengono improvvisamente sconvolte da un
fatto straordinario: l’omicidio di uno sconosciuto ritrovato in casa con una pallottola nella testa e uno strano “5 e ½” scritto sul muro con il sangue. Gerry incomincia a indagare sull’accaduto al fianco di
un agente dell’Fbi. Si chiama Wendell Everett e, al contrario di Gerry, rappresenta il
classico eroe americano. Ma Wendell è
completamente estraneo al mondo in cui
viene catapultato per le indagini e per questo fa molta fatica ad ambientarsi in quel
paese chiuso e ostile. Ma soprattutto farà
molta fatica a lavorare al fianco di Gerry
che non gli risparmia mai battute razziste
(qualcuna anche sugli italiani) e di dimostrare il suo totale disinteresse per il traffico di droga internazionale su cui stanno
I
Interpreti: Brendan Gleeson (Sergente Gerry Boyle), Don
Cheadle (Wendell Everett, agente FBI), Liam Cunningham
(Francis Sheehy-Skeffington), David Wilmot (Liam O’Leary),
Rory Keenan (Aidan McBride), Mark Strong (Clive Cornell),
Fionnula Flanagan (Eileen Boyle), Dominique McElligott (Aoife O’Carroll), Sarah Greene (Sinead Mulligan), Katarina Cas
(Gabriela McBride), Pat Shortt (Colum Hennessey)
Durata: 96’
Metri: 2635
indagando. Ben presto infatti, Gerry e
Wendell scoprono che i due assassini accusati dell’omicidio sono coinvolti in un
traffico di droga. Questo li porterà inevitabilmente a dover lavorare sulla nuova indagini ancora per molto tempo insieme. Ma
soprattutto Gerry incomincerà a farsi sempre di più coinvolgere dalla situazione,
scoprendo dei fatti sconcertanti, come la
scomparsa di un suo collega, il ricatto della
sua prostituta preferita e i tentativi di corruzione da parte dei trafficanti di droga.
Tutto ciò colpisce molto il complicato codice morale di Gerry che, nel frattempo,
incomincerà a legare sempre di più con
Wendell.
n poliziotto da happy hour, The
guard nella versione originale, è
un altro triste esempio di traduzione sbagliata e arbitraria del titolo di un
film. L’opera prima di John Michael McDonagh infatti è molto lontano dall’idea di film
d’intrattenimento che il titolo italiano ci suggerisce. Eppure il film è stato nominato
Miglior Film d’Esordio alla Berlinale, è stato premiato al Sundance con il Gran Premio della Giuria, è stato presentato in concorso al Tribeca e al Los Angeles Film Festival. Ma non solo. Anche la presenza di
Don Cheadle, l’eclettico attore americano
premio Oscar che veste i panni dell’agente dell’FBI Wendell Everett, avrebbe do-
U
36
vuto far intuire che il film è molto diverso
da quello che ci si immagina con un titolo
come quello scelto per la versione italiana. Un poliziotto da happy hour è infatti un
film assolutamente non leggero e che non
richiama nessuna socialità, come invece
suggerisce il termine “happy hour”. Da
questo punto di vista, va sottolineata la
grande credibilità e bravura di Brendan
Gleeson nei panni del poliziotto irlandese
pigro, menefreghista e pieno di vizi, ma soprattutto perfetto opposto del poliziotto
eroico ed esperto interpretato da Don
Cheadle. Differentemente da quanto suggerito dal titolo, infatti, la storia di Gerry
Boylen è una storia di solitudine. La sua
vita, il suo carattere e il suo approccio all’esistenza non suggeriscono altro che un
profondo e inaspettato senso di solitudine
di fronte a cui, alla fine, anche l’eroe americano si sente disorientato. Ma si tratta di
un disorientamento vissuto anche dal pubblico italiano che forse, ingannato dal titolo, si trova ad assistere a una pellicola completamente diversa dal messaggio suggerito dal titolo e dalla locandina. Il film di
McDonagh non è certamente perfetto, ma
piace anche per aver saputo mixare molto
bene generi diversi, che variano dal noir alla
commedia passando anche per il western
senza mai prendersi troppo sul serio.
Marianna Dell’Aquila
Film
Tutti i film della stagione
UNA SPIA NON BASTA
(This Means War)
Stati Uniti 2012
Regia: McG
Produzione: Simon Kinberg, Robert Simonds,James Lassiter,
Will Smith per Overbrook Entertainment, Robert Simonds
Company
Prima: (Roma 20-4-2012; Milano 20-4-2012)
Soggetto: Timothy Dowling, Marcus Gautesen
Sceneggiatura:Timothy Dowling, Simon Kinberg
Direttore della fotografia: Russell Carpenter
Montaggio: Niciolas de Toth
Musiche: Christophe Beck
Scenografia: Martin Laing
Costumi: Sophie Carbonell
Effetti: With a Twist Studio, Shade VFX, Method Studios, Asylum VFX, Halon Entertainment
DR Foster e Tuck sono due agenti
della CIA amici per la pelle che
lavorano sempre in coppia. I due
sono molto diversi. Tuck è separato dalla
ex moglie Katie con la quale ha avuto un
figlio mentre FDR è un affascinante donnaiolo. Insieme sono i due agenti CIA più
ammirati del loro ambiente, ma il loro legame va in crisi quando iniziano a frequentare la stessa donna, Lauren Scott,
un’esperta nella valutazione dei prodotti
che lavora per un’associazione a sostegno
dei consumatori. La giovane però è tanto
brava sul lavoro quanto una frana con gli
uomini, tanto che le sembra un sogno irrealizzabile riuscire a trovare l’uomo giusto.
La sua migliore amica Trish la iscrive, a
sua insaputa, a un’agenzia di incontri online a cui ha aderito anche Tuck. Dopo un
primo promettente incontro con Tuck che
si conclude con la promessa di rivedersi
presto, pochi minuti dopo, in un negozio,
Lauren si imbatte per caso in FDR che resta affascinato da lei. In breve, la ragazza
si ritrova a frequentare due uomini contemporaneamente. Intanto, i due amici,
accortisi di essere attratti dalla stessa donna, dichiarano aperta la sfida per conquistarne il cuore: che vinca il migliore. I due
si impegnano al massimo, usando tutte le
armi a disposizione della CIA per spiare
le mosse della ragazza, soprattutto quando è in compagnia del rivale. Lauren, incredula, si confida con Trish dicendole che
è meravigliata di trovarsi improvvisamente contesa fra due uomini così affascinanti. Trish consiglia all’amica di sfruttare la
situazione per divertirsi uscendo con tutti
e due gli ammiratori. E così Lauren, abituata a una vita monotona e tranquilla, si
ritrova a vivere con i due agenti segreti una
F
Interpreti: Reese Witherspoon (Lauren Scott), Chris Pine
(Franklin Delano Roosevelt “FDR” Foster), Tom Hardy
(Tuck), Til Schweiger (Heinrich), Chelsea Handler (Trish),
John Paul Ruttan (Joe), Abigail Spencer (Katie), Angela
Bassett (Collins), Rosemary Harris (Nana Foster), George
Touliatos (Nonno Foster), Clint Carleton (Jonas),Warren
Christie (Steve), Leela Savasta (Kelly), Natassia Malthe
(Xenia), Laura Vandervoort (Britta), Viv Leacock (Agente
Downing), Jesse Reid (Agente Dickerman), Daren A. Herbert (Agente Bothwick), Kevin O’Grady (Agente Boyles),
Jenny Slate (Emily)
Durata: 97’
Metri: 2665
serie di avventure emozionanti. Una sera,
sta per fare l’amore con Tuck ma, mentre i
due si baciano, FDR boicotta il mènage.
La sera successiva Lauren si trova nel bellissimo appartamento di FDR, un attico
con piscina dal fondo trasparente sul soffitto: preda del fascino dell’agente, la ragazza sta per cedere. I due si baciano ma
Tuck, che sta assistendo alla scena, fa partire un proiettile telecomandato pieno di
un potente sonnifero che fa addormentare
FDR di colpo sotto gli occhi di Lauren. Poche sere dopo, Tuck si prende la sua rivincita staccando tutte le telecamere e restando solo con la ragazza. Il giorno dopo FDR
riesce finalmente a far l’amore con Lauren. La ragazza finalmente capisce che è
lui l’uomo giusto. Tuck, che in realtà non
ha fatto l’amore con Lauren facendo credere il falso all’amico, finisce per farsi una
ragione della scelta della ragazza anche
perché capisce di essere ancora innamorato della sua ex moglie Katie.
E così mentre FDR e Lauren si dichiarano reciproco amore, Tuck si riavvicina a
Katie e suo figlio. I due agenti segreti, sempre di più amici per la pelle, sono pronti
per la prossima missione.
o, una spia non basta. Ce ne vogliono almeno due per contendersi l’amore della bionda Reese
Witherspoon, una bella single a caccia
dell’uomo della vita.
Il regista dal nome più breve che c’è,
McG (che ha già diretto film per il grande
pubblico pieni di star come Charlie’s Angels e Terminator: Salvation), si avventura
nella strada non facile del miscuglio di generi che di questi ultimi tempi sembra andare di gran moda (si veda solo quest’an-
N
37
no il western fantascientifico Cowboys and
Aliens con l’accoppiata Ford-Craig). Ed
ecco Una spia non basta commedia rosa
e action movie spionistico frullati insieme.
Non che nella storia (anche recente)
del cinema non mancassero le spy story
tinte di rosa, un caso su tutti il poco riuscito Mr.& Mrs. Smith con la coppia glamour
Pitt-Jolie che, galeotto quel film, divennero per tutti i ‘Brangelina’, ma le possibili
variazioni sul tema possono essere tante.
Qui si gioca per lo più sul terreno della
commedia con la protagonista a caccia
dell’uomo ideale (con immancabile amicaconfidente-consigliera), mentre del mondo
delle spie è mostrato essenzialmente il lato
“cool” e cioè viaggiare per il mondo, guidare auto sportive, maneggiare armi sofisticate. La ‘mission’ iniziale di dare la caccia
al ‘cattivone’ protagonista della movimentata scena d’apertura è presto abbandonata per far spazio al triangolo rosa per gran
parte del film e ripresa ‘al volo’ solo nel finale. Come dire, l’azione è il contorno mentre il piatto forte è il sentimento.
Cosa pensare di due super agenti segreti che, invece di avventurarsi in pericolose missioni, passano le loro giornate a
sfidarsi nel corteggiamento della stessa
donna e per far questo arrivano (un po’
troppo inverosimilmente) a utilizzare tutti i
mezzi e gli uomini della CIA per spiare la
loro bella? E che dire della bionda reginetta di tante commedie rosa intenta a
guidare una decappottabile lanciata a tutta velocità su un circuito militare, volteggiare in aria su un trapezio e maneggiare
un’arma da fuoco in un gioco di simulazione di combattimento? Ma noi continuiamo
a preferirla quando balla da sola in casa,
con addosso solo una felpa, al ritmo R &
Film
B di Montell Jordan in una delle poche
scene deliziose del film.
Il cast è studiato ‘ad hoc’. Reese
Witherspoon è lontana dai tempi dell’Oscar
vinto nel 2006 per Walk the Line e vicina
alle smorfie delle commedie che l’hanno
resa famosa, Chris Pine, nei panni della
spia latin-lover FDR, fa bella mostra dei
suoi bicipiti e del suo sguardo ceruleo, il
più interessante attore inglese Tom Hardy,
nel ruolo del più romantico Tuck, è in vacanza da film più impegnativi che lo han-
Tutti i film della stagione
no imposto all’attenzione del pubblico
come Inception e La talpa.
Di difetti la pellicola ne ha, a cominciare da una sceneggiatura che gronda banalità da tutte le parti per finire con personaggi-stereotipo che hanno poco da dire.
Su tutti i tre protagonisti: due spie bellocce e una giovane a caccia dell’amore che
da sognatrice romantica si trasforma in
conquistatrice con pochi scrupoli arrivando a frequentare due uomini contemporaneamente (con il benestare dell’amica che
non manca di sottolineare come gli uomini lo facciano da sempre).
E in mezzo? Location ‘da urlo’, bei vestiti, corpi scolpiti, fotografia patinata e
musiche “giuste”.
Sentimenti con una spruzzatina di
qualche scena ‘action’ ovvero evasione
pura. Accomodatevi senza pensieri e senza aspettative, la formuletta ‘easy’ è servita. Solo per palati facili.
Elena Bartoni
SISTER
(L’enfant d’en haut)
Svizzera, Francia 2012
Regia: Ursula Meier
Produzione: Archipel 35, Véga Films in coproduzione con Rts
Radio Télévision Suisse, Band à Part Films
Distribuzione: Teodora Film
Prima: (Roma11-5-2012; Milano 11-5-2012)
Soggettoe Sceneggiatura: Antoine Jaccoud, Uesula Meier,
Gilles Taurand
Direttore della fotografia: Agnès Godard
Montaggio: Nelly Quettier
Musiche: John Parish
I
l dodicenne Simon e la sorella maggiore Louise vivono in una casa popolare vicino all’autostrada, a valle di una montagna teatro di vacanze alpine di alto livello, con il solito circo di resort di lusso, rifugio, piste e discese per
ricchi.
Simon sale ogni giorno con la funivia
alla stazione sciistica e ogni giorno ruba
quello che può: sci naturalmente, giubbotti,
Scenografia: Ivan Niclass
Costumi: Anna Van Brée
Interpreti: Léa Seydoux (Louise), Kacey Mottet Klein (Simon),
Martin Compston (Mike), Gillian Anderson (Signora inglese),
Jean-François Stévenin (Cuoco),Yann Trégouët (Bruno), Gabin Lefebvre (Marcus), Dilon Ademi (Dilon), Magne-Håvard
Brekke (Sciatore violento)
Durata: 97’
Metri: 2670
zaini, guanti, caschi, occhiali, panini con
cui si sfama nel corso della giornata; rivende poi tutto alla gente della valle o a
turisti di passaggio in cambio di quei soldi che servono per far sopravvivere lui e
la sorella, ragazza inaffidabile che non sa
tenersi un posto più di qualche giorno,
amante della bottiglia e di tanti fidanzati
a cui si vende senza un’etica, senza un perché.
Il “lavoro”di Simon sembra migliorare quando conosce il cuoco del ristorante,
con cui instaura un vero e proprio traffico
di sci rubati ma poi si inaridisce quasi completamente quando il padrone del rifugio
scova il ladruncolo e un suo piccolo amico in azione e caccia via tutti dalla montagna.
Louise intanto frequenta l’ennesimo
uomo della sua vita, Mike che affascina lei
e Simon con una BMW rossa; durante una
gita il ragazzino confessa candidamente a
Mike che Louise è in realtà sua madre.
L’uomo caccia via i due dalla macchina e
sparisce.
Louise e Simon raggranellano qualche
soldo nel fare le pulizie nel residence della
stazione sciistica, ma il tentativo di furto
di un orologio da parte del ragazzino fa
interrompre di colpo anche questa occupazione.
Ora sono di nuovo soli, madre e figlio,
senza presente e senza futuro, ma insieme.
n insieme d’immoralità, di sofferenza, di sopraffazione, d’ingiustizia è il quadro del film: disagio, rabbia, disprezzo per il prossimo, per
se stessi, per il proprio futuro è il legame
che tiene uniti tutti i partecipanti di questa
U
38
Film
fotografia societaria del terzo millennio. Un
branco di lupi: chi ruba e chi è derubato,
chi sfrutta, chi prevarica, chi lancia in faccia l’enorme quantità di soldi che possiede, chi si inventa l’inventabile per quattro
monete.
Poi una totale assenza d’amore, rappresentata dal personaggio di Louise,
anaffettiva, incapace di dedizione e di desideri, senza curiosità né sorprese né impegno: capace solo di vendere il proprio
corpo per qualche bottiglia, per un giro in
macchina, per qualche brandello di promessa e uno striminzito abbraccio al “fratello” che, con il denaro ricavato dai furti,
cerca di colmare un pezzettino di quell’enorme bisogno d’amore che ogni giorno lo opprime.
Tutti i film della stagione
In mezzo la funivia che collega il mondo in alto dei ricchi con quello in basso dei
poveri: un legame di ferro, cavi e motori
che divide e non unisce i due mondi nella
loro siderale, arida lontananza che può
essere solo percorsa in un saliscendi di
disperazione: sole, luce, risate e calde pietanze, quello in alto; fango mischiato a
neve, case fredde, cibo freddo, luce plumbea quello in basso.
Ciò che colpisce ancora di più è che
non c’è rivendicazione alcuna in questo
film, nessuna presa di coscienza, niente
è canalizzato verso una benchè minima
catarsi liberatoria: la narrazione è composta in un rigore stilistico descrittivo che
diventa così estremamente più potente ed
efficace nel mettere i rapporti umani a
nudo in questa società postmoderna per
quello che sono, senza piangersi addosso.
La regista Ursula Meier affina il suo linguaggio cinematografico dopo Home
(2008) per darci una nuova visione della
contrapposizione di classi: lontano dalla
vecchia filantropia assistenziale di stampo ottocentesco, oltre lo scontro rabbioso,
totale e totalitario delle grandi lotte del
Novecento, c’è posto solo per un realismo
schiacciante e senza appello che nell’allontanare ogni possibilità di tenerezza e
riscatto si mostra per quello che è, consolidato nel dolore, senza patetismi e senza
futuro.
Fabrizio Moresco
SEAFOOD – UN PESCE FUOR D’ACQUA
Malesia, Cina 2011
Regia: Aun Hoe Goh
Produzione: Silver Ant, Al Jazeera Children’s Channel
Distribuzione: Moviemax
Prima: (Roma 4-5-2012; Milano 4-5-2012)
up, uno squalo bambù, mostra
orgoglioso al suo amico Julius,
uno squalo bianco, le uova da cui
presto nasceranno i suoi fratellini. Due pescatori di frodo, però, rompono la magia
saccheggiando tutte le uova. Il giovane
squalo si sente in colpa per non aver difeso la nidiata e va in superficie per recuperarla. Intanto anche Julius, insieme al polpo Octo e la tartaruga Mertle, corre sulla
terraferma in aiuto dell’amico.
L’impresa non è semplice, ma con un po’
di furbizia e grazie all’inettitudine dei pescatori, Pup riesce a riportare tutte le uova
nel mare. Ma la gioia dura poco, Mertle, infatti, gli comunica che Julius è stato catturato dai pescatori. I pesci si rendono ben presto conto che da soli non riusciranno mai a
liberare il compagno, per questo convincono galline e granchi a dar loro una mano.
La strana coalizione, nonostante le difficoltà iniziali, riesce a portare in salvo
Julius mentre la polizia locale arresta i
pescatori di frodo.
P
A
un Hoe Goh dopo anni di gavetta nel campo dell’animazione, e
grazie all’aiuto di Al Jazzeera
Soggetto e Sceneggiatura: Jeffrey Chiang
Durata: 93’
Metri: 2560
Children Channel, mette in scena la sua
prima pellicola dal titolo Seafood.
Come si può facilmente dedurre il film
è ambientato nel mondo marino con protagonisti dei simpatici pesci pronti a tutto pur di salvare un amico dalle grinfie
del cattivo. Una favoletta con tante buone intenzioni, ma con qualche pecca di
troppo.
Quella che salta subito all’occhio, anche se non si ha troppo dimestichezza con
il genere, è l’ambigua somiglianza con due
classici del genere: Shark Tale della Dreamworks e soprattutto il campione d’incassi Disney Alla Ricerca di Nemo. Un omaggio? Potrebbe anche essere, ma è un autogol che il regista avrebbe dovuto evitare
con cura perché innesca nello spettatore
un meccanismo di confronto da cui ne esce
malconcio.
Il problema principale della pellicola è
sicuramente la fragile struttura narrativa.
Nonostante la trama sia semplice, infatti,
si ha come l’impressione che ci sia qualcosa di frammentato, di irrisolto. Probabilmente in fase di scrittura le idee erano diverse e per non privilegiarne una in particolare sono state tutte inserite nel raccon-
39
to creando una narrazione disordinata e
poco avvincente.
È curioso notare che lo stesso inghippo si ripresenta con l’animazione. Evidentemente l’ipotesi di troppi “geni” al
lavoro non è così assurda come sembra.
Basta guardare la pellicola e si noterà
subito una differenza abissale, in termini di professionalità, nell’uso della computer graphic. Ci sono delle scene che
per bellezza rasentano una perfezione
forse mai raggiunta neanche dalla Pixar,
mentre altre sembrano veramente opera di un dilettante poco dotato. Un bel
pasticcio, insomma, anche perché lo
scarto qualitativo non fa altro che enfatizzare le parti meno riuscite, affossando così l’intera pellicola.
Aun Hoe Goh, in definitiva, pecca di
superficialità. Non basta ricalcare un modello vincente per avere successo, la
vera marcia in più è saper cogliere la lezione e plasmarla con la propria sensibilità artistica. Le copie-carbone sono
sempre più brutte dell’originale, lo sanno anche i bambini.
Francesca Piano
Film
Tutti i film della stagione
LA FUGA DI MARTHA
(Martha Marcy May Marlene)
Stati Uniti 2011
Regia: Sean Durkin
Produzione: Bonderline Films in associazione con This Is
That
Prima: (Roma 25-5-2012; Milano 25-5-2012)
Soggetto e Sceneggiatura: Sean Durkin
Direttore della fotografia: Jody Lee Lipes
Montaggio: Zac Stuart-Pointer
Musiche: Saunder Jurriaans, Daniel Bensi
M
artha fugge all’alba, attraverso
i boschi, da una fattoria isolata
in campagna. Prima si ferma a mangiare e poco dopo fa una chiamata da un telefono pubblico alla sorella Lucy. Sembra disperata. Lucy allarmata va a prendere la ragazza e la porta
nella casa sul lago nel Connecticut, dove
lei e il marito, un architetto inglese, trascorrono le vacanze. Lucy è generosa e
disponibile verso la sorella e il fatto di
averla ritrovata dopo due anni che aveva completamente perso sue notizie la fa
sentire ancora più in debito. Martha non
fornisce spiegazioni circa il passato e
giustifica la sua fuga semplicemente con
una rottura con il fidanzato. Tuttavia la
ragazza vive come una sonnambula, appare spaesata e spesso assente e i suoi
atteggiamenti sono strani e fuori luogo.
Sembra che sia terrorizzata da qualcuno che la perseguita, nella realtà o nelle
sue visioni a occhi aperti. Non si sa quasi nulla di lei, tranne le poche informazioni che affiorano dai ricordi, anzi, invadono d’improvviso i suoi pensieri.
Nulla traspare mai dalle sue parole, mentre lo spaesamento è profondo nei suoi
occhi. Basta un gesto o un oggetto per
farle rivivere le esperienze del passato,
le violenze subite, le canzoni attorno alla
chitarra, il lavoro e gli “insegnamenti”
da seguire con obbedienza.
Martha infatti nasconde un segreto.
È tormentata da ricordi degli ultimi due
anni della sua vita, durante i quali ha
vissuto insieme ad una strana comunità,
che l’ha accolta come parte della “famiglia”. Si tratta di una setta, guidata
dal carismatico Patrick, dove si vive all’insegna della condivisione e della libertà totale. Il prezzo psicologico da
pagare è altissimo. Martha subisce violenze fisiche e psicologiche, partecipando persino al brutale assassinio di un
Scenografia: Chad Keith
Costumi: David Tabbert
Interpreti: Elizabeth Olsen (Martha), Chistopher Abbott (Max),
Brady Corbet (Watts), Hugh Dancy (Ted), Maria Dizzia (Katie),
Julia Garner (Sarah), John Hawkes (Patrick), Louisa Krause
(Zoe), Sarah Paulson (Lucy)
Durata: 101’
Metri: 2740
uomo. Lucy e il marito con il tempo provano a collocare Martha nella società e
a trovarle un’occupazione, ma i loro tentativi appaiono vani. La ragazza sempre
più è in preda alla paranoia, arrivando
persino a manifestare atteggiamenti pericolosi nei loro confronti. Così, a malincuore, Lucy si trova costretta a portare la sorella in un centro di accoglienza,
dove possano prendersi cura di lei.
sordio alla regia di Sean Durkin,
premiato al Sundance festival per
la regia, La fuga di Martha si
costruisce per la maggior parte sulle
spalle e negli occhi della protagonista.
Martha Marcy May Marlene, questo il titolo originale della pellicola, è forse l’evoluzione del precedente cortometraggio
del regista Mary Last Seen, dove si accennavano motivi che sono qui divenuti
dominanti. Il film si concentra sui personaggi e in particolare sulla soggettiva di
Martha. Semplicemente precipita lo spettatore con lei nell’incubo vissuto, concentrandosi non tanto sulla vita nella setta,
ma sulle reazioni di una persona che ha
deciso di dimenticare e non sa più distinguere tra realtà e illusione. Su questi due
piani si sviluppa l’idea visiva di Durkin,
che sceglie quindi di privilegiare il non
detto, senza indugiare mai in spiegazioni che renderebbero il film meno preciso
ed essenziale. La fuga di Martha non si
concentra dunque sull’atto della “fuga” e
nemmeno sulle motivazioni oggettive di
Martha: perché motivazioni oggettive,
forse, non ce ne sono. O se ce ne sono
vengono filtrate, elaborate e vissute dalla protagonista stessa. Il passato si insinua così nel presente e la tensione nasce dall’imprevedibile che domina l’atmosfera.
La casa sul lago è il posto perfetto per
alimentare l’enigma. Ci appare infatti come
E
40
luogo sospeso, quasi irreale, che potrebbe nascondere infiniti segni, trappole e via
di fuga. Filmato con lunghe sequenze cariche di tensione e angoscia, il film trasforma volontariamente lo spazio aperto e luminoso nel luogo adatto per la comparsa
della paranoia e del ricordo rimosso e devastante della violenza subita. Parallelamente, la fattoria nella quale Martha era
stata prontamente convertita in Marcy May
dal carismatico Patrick, invece di essere il
luogo libertario e comunitario che pretende di essere, è inquadrato in spazi chiusi
o recintati, come l’orto, spesso rigidamente divisi per genere sessuale (come la tavola dove mangiano), in cui la solitudine è
il sentimento dominante.
È però Marlene, il terzo nome della
protagonista, per la precisione un nome in
codice, quello che racconta di più del destino di Martha: una giovane senza identità, privata forse per sempre della possibilità di costruirsene una in piena libertà. L’alternanza dei piani temporali, tramite flashback, rende ancora più convincente una
sceneggiatura che ha una struttura ipnotica: presente e passato si incrociano per
costruire una figura che è insieme vittima,
ma anche mente deviata. Un viaggio nella
psiche umana, una storia sull’identità,
un’indagine sulla vita, fino a un ritorno alle
origini.
Nella fattoria tutti i personaggi si danno da fare per “trovare il proprio ruolo nella famiglia”, proposito tipico della natura
umana. Noi tutti vogliamo appartenere,
essere parte di qualcosa, sentire che contribuiamo in qualche modo al gruppo. Non
importa chi si è, ciascuno incarna ruoli e
personaggi, in una sorta di pirandelliano
gioco delle parti. Martha, come molte persone, non è più certa di chi o cosa sia, ma
la sua è una situazione estrema. Il finale
del film di conseguenza lascia tutto in sospeso: starà al pubblico capire se Martha
Film
Tutti i film della stagione
è finalmente libera e proiettata verso il futuro, oppure se “qualcuno” le sta ancora
dando la caccia. Il regista costruisce un
thriller psicologico di forte impatto ed emotività, aiutandosi con lunghi silenzi, luci e
musiche minimali cariche di tensione. Un
crescendo di turbamento che mantiene
vigile l’attenzione dello spettatore, nonostante la lentezza del ritmo del film. Tuttavia l’inquietudine non lascerà spazio a una
risoluzione.
La direzione degli attori è efficace
quanto basta: Elizabeth Olsen appare un
connubio d’innocenza e ambiguità d’impressionante efficacia, mentre John
Hawkes, nel ruolo del temibile Patrick, dimostra di saper interpretare ruoli imbevuti di violenza, ma anche di innegabile
fascino.
Veronica Barteri
TI STIMO FRATELLO
(L’enfant d’en haut)
Italia 2011
Regia: Paolo Uzzi, Giovanni Vernia
Produzione: Maurizio Totti, Alessandro Usai per Colorado Film,
Roberto Bosatra per Bananas, Warner Bros. Entertainment Italia
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia
Prima: (Roma 9-3-2012; Milano 9-3-2012)
Soggetto: Paolo Uzzi, Giovanni Vernia
Sceneggiatura: Francesco Cenni, Michele Pellegrini, Paolo
Uzzi, Giovanni Vernia
Direttore della fotografia: Federico Masiero
Montaggio: Claudio Di Mauro
Musiche: Luis Siciliano, Giovanni Vernia, Marco Zangirolami
Scenografia: Eugenia F. di Napoli
Costumi: Monica Gaetani
G
iovanni si è appena laureato in
ingegneria e non trovando lavoro nella sua città, Genova, decide di trasferirsi a Milano. Qui le sue ambizioni non vengono appagate, ma riesce
comunque a trovare un buon posto in
un’agenzia pubblicitaria, grazie soprattutto all’interesse della figlia del suo capo,
Federica, che in breve tempo diventa la sua
fidanzata.
Una mattina, riceve la telefonata del
padre che gli chiede di vigilare su suo fratello gemello, Jonny, in arrivo a Milano
per sostenere l’esame per entrare nella
Guardia di Finanza.
Giovanni accetta e pochi minuti dopo
si ritrova il fratello, un tipo strambo e amante solo delle discoteche, in soggiorno.
Interpreti: Giovanni Vernia (Giovanni/Jonny Groove), Maurizio Micheli (Michele Vernia), Susy Laude (Federica), Stella
Egitto (Alice), Bebo Storti (Roberto), Massimo Olcese (Zio
Duilio), Carmela Vincenti (Zia Vittoria), Diego Abatantuono
(Silvano), Carol Visconti (Camilla), Giancarlo Barbara (Pepe
De Villas), Paolo Sassanelli (Maresciallo Di Prima), Dj Albertino (Se stesso), Peppino La Ricotta (Giuseppe Centola), Tonino La Ricotta (Tonino Centola), Mr. Berman (Timothy Martin),
Carmelo Pappalardo (Drag Queen ‘Pantera Rosa’), Mauro
Leonardi (Drag Queen ‘Lady Queen’), Daniele Quistelli (Drag
Queen ‘Apemaia’)
Durata: 93’
Metri: 2550
Qualche giorno dopo, Giovanni, durante un pranzo di lavoro rimane affascinato da Alice, la nuova cameriera del bistrot sotto il suo ufficio e inizia a corteggiarla senza successo.
Jonny, intanto, inizia a frequentare una
rinomata discoteca del luogo e ben presto
diventa l’idolo di tutti. Durante una di queste serate incontra Alice. La ragazza, convinta che sia Giovanni, rimane particolarmente colpita dall’atteggiamento del ragazzo e cambia idea su di lui accettando il
suo corteggiamento. Giovanni intuisce
l’equivoco, ma non ha il coraggio di dirle
la verità per paura di mettere fine alla relazione.
Arriva il giorno dell’esame per Jonny,
ma nonostante la grossa raccomandazio-
41
ne, non riesce a passare e ritorna al suo
unico amore: la musica house.
Federica, stanca della disattenzione del
fidanzato, organizza una festa per fare un
annuncio importante. Giovanni ignaro di
tutto si gode la serata. A un certo punto, la
ragazza lo chiama sul palco e annuncia a
gran voce il loro matrimonio. Giovanni dal
palco vede fra le cameriere Alice in lacrime scappare via e, dopo aver detto al microfono di non amare Federica, corre a
raggiungerla per raccontarle tutta la verità.
Passano parecchi mesi, Giovanni ha
finalmente trovato un lavoro da ingegnere
e vive felicemente con Alice e la loro bambina. Jonny, invece, continua a pensare
solo alle discoteche e alla musica house.
Film
R
ecensire un film brutto non è mai
semplice. Nell’immediato vengono giù valanghe di paroloni,
metafore incisive che, il più delle volte, rendono benissimo l’idea, ma risultano eccessive. Spesso conviene fermarsi un attimo e
leggere fra le righe di una pellicola per scovare inaspettatamente minuscole goccioline di sudore che ne hanno caratterizzato
la gestazione. Quando questo accade, le
dita sulla tastiera devono battere più lentamente così come è lecito ammorbidire le
parole e concedere una possibilità. Ma succede anche il contrario, trovarsi di fronte a
un film che, anche smembrato, non mostra
un minimo di amore verso l’arte cinematografica. In questi casi ci si sente, quasi, ingannati e per alcuni versi anche impotenti.
L’ultimo esempio di questa spiacevole situazione è il film Ti Stimo Fratello del
comico genovese Giovanni Vernia. Non
bisogna essere degli esperti, basta vera-
Tutti i film della stagione
mente poco per rendersi conto di cosa ci
sia dietro questa pseudo-commedia: una
banale, ridicola trovata commerciale.
Eh già, dopo gli incassi da favola dei
film di Checco Zalone, Antonio Albanese
o, se vogliamo andare un po’ più indietro,
del trio Aldo Giovanni e Giacomo è scoppiata la mania fra i cabarettisti di fare Cinema. Purtroppo, come ribadito diverse volte,
ciò che funziona in televisione per pochi
minuti non sempre ha lo stesso effetto sul
grande schermo. Nel caso degli artisti sopracitati, per esempio, è stato necessario
cambiare registro e dilatare i tormentoni
comici durante tutta una trama articolata per
rendere il prodotto cinematografico. In poche parole è il comico che si è piegato alle
regole del cinema e non viceversa.
In Ti Stimo Fratello, Giovanni Vernia
non ci prova neanche e per questo non
merita nessuna clemenza. Appare chiaro
da subito che questa pellicola è stata mes-
sa in piedi senza cognizione di causa, frettolosamente, riciclando due o tre battute
dallo show televisivo. Per non parlare delle scopiazzature, pardon, similitudini con
delle recenti commedie che rendono il film
addirittura grottesco.
In questi casi, di solito, ci si lascia convincere dall’alibi dell’inesperienza, ma questa volta no, qui c’è
Fantasticando su un rifacimento postmoderno de La Divina Commedia non
si può che immaginare un girone infernale
in cui le povere anime sono costrette a vedere e rivedere la pellicola Ti stimo fratello
per l’eternità e con il volume sempre più
alto ad ogni accenno di malessere. Meravigliosa, come tortura, anche se è ancora
indefinito il peccato a cui potrebbe essere
associata. Sicuramente uno brutto, però
Francesca Piano
VIAGGIO NELL’ISOLA MISTERIOSA
(Journey 2: The Mysterious Island)
Stati Uniti 2012
Regia: Brad Peyton
Produzione: Contrafilm, Waldes Media
Prima: (Roma 24-2-2012; Milano 24-2-2012)
Soggetto: Jules Verne(dal suo romanzo), Richard Outten, Brian
Gunn, Mark Gunn
Sceneggiatura: Brian Gunn, Mark Gunn
Direttore della fotografia: David Tattersall
Montaggio: David Rennie
Musiche: Andrew Lockington
Scenografia: Bill Boes
D
opo Viaggio al centro della terra
del 2008 (uno dei primi film a
sfruttare la tecnica tridimensionale) arriva il sequel, ancora in 3D.
Viaggio nell’isola misteriosa segue di
nuovo le vicende dell’intrepido giovane
esploratore Sean Anderson, ora diciassettenne, che riceve un messaggio criptato,
un vero e proprio SOS, da una misteriosa
isola che non dovrebbe esistere. Dal momento che non riesce a trattenere Sean a
casa, Hank, il nuovo marito di sua mamma, decide di seguirlo per cercare di risalire da chi e da dove è stato mandato. Il
ragazzo è convinto che potrebbe essere stato inviato dal suo nonno paterno Alexander, partito tempo prima alla ricerca di
un’isola misteriosa descritta nei romanzi
Costumi: Denise Wingate
Effetti: Scanline VFX, Trixter Film, The Moving Picture Company, Pixomondo, Method Studios, Digital Domain
Interpreti: Josh Hutcherson (Sean Anderson), Dwayne
Johnson (Hank Parsons), Michael Caine (Alexander Anderson), Luis Guzmán (Gabato),Vanessa Anne Hudgens (Kailani), Kristin Davis (Liz Anderson), Anna Colwell (Jessica),
Michael Beasley (Marcus)
Durata: 94’
Metri: 2600
di Jules Verne. Dietro le insistenze del ragazzo, Sean e Hank si recano alle isole
Palau in Nuova Guinea da dove partono
alla ricerca dell’isola misteriosa aiutati dal
pilota di uno scassato elicottero, Gabato
che, con la bella e determinata figlia Kailani, accetta di correre il rischio di accompagnarli.
Dopo un avventuroso viaggio, l’elicottero finisce nell’occhio di un ciclone
precipitando su un’isola bellissima. Miracolosamente salva, la squadra si mette in cammino tra una natura rigogliosa
e stupefacenti forme animali e riesce a
trovare Alexander, il nonno di Sean, che
vive da tempo in una casa-rifugio dotata
di tutti i comfort. Alexander spiega che
tutto su quell’isola ha forme stravagan42
ti, è la teoria bio-geografica, secondo la
quale nel corso dell’evoluzione in un ambiente isolato il grande può diventare
piccolo e il piccolo grande. Il nonno porta il nipote e il suo gruppo di accompagnatori tra le rovine della grandiosa città di Atlantide. Ma la felicità lascia il
passo a un diffuso senso di paura quando Alexander comunica a Sean e agli altri che la terra sotto i loro piedi sta per
essere sommersa dall’acqua nel giro di
pochi giorni. Per salvarsi devono lavorare come una squadra e così Alexander
e Hank devono mettere da parte le loro
divergenze e imparare ad accettarsi. Il
gruppo affronta diversi pericoli. La minaccia più spaventosa viene dal cielo:
uno stormo di rondoni dalla gola bianca
Film
attacca il gruppo che per fuggire sale sul
dorso di api gigantesche. La fuga è mozzafiato. Subito dopo, Gabato promette
alla figlia Kailani che la manderà all’università negli Stati Uniti. Ma per garantire alla ragazza un bel futuro ha bisogno di soldi e così decide di avventurarsi da solo alla gigantesca montagna
d’oro che domina l’isola. Viene ritrovato poco dopo da Alexander mentre cerca
disperatamente di staccare dal terreno
un enorme masso d’oro. Il tempo stringe, l’isola sta sprofondando più rapidamente del previsto: quel posto così meraviglioso si sta inabissando facendo
scomparire per sempre i tesori che contiene. Il gruppo di avventurieri deve trovare al più presto una via di fuga: e così
Sean e Hank pensano che l’unico mezzo
che hanno è cercare di recuperare il leggendario sottomarino Nautilus ideato e
comandato dal Capitano Nemo inabissatosi nel tardo Ottocento in un punto
preciso di fronte alla costa dell’isola. Il
ragazzo e il suo patrigno si tuffano eroicamente e individuano il sottomarino che
giace in avaria sul fondo dell’oceano.
L’unica fonte di energia utile per riattivarne i motori potrebbe venire da
un’enorme murena che rilascia potentissime scosse elettriche. Grazie a una coraggiosa azione simultanea, Sean e Hank
riescono a mettere di nuovo in funzione
il Nautilus e a caricare provvidenzialmente a bordo Alexander, Gabato e Kailani già caduti in mare in seguito all’inabissarsi dell’isola.
Sei mesi dopo. Il giorno del suo compleanno Sean riceve la visita del nonno
che gli regala una copia del libro “Viaggio sulla luna” di Jules Verne. Il nonno
alletta il nipote con l’idea di una nuova
Tutti i film della stagione
avventura, questa volta nello spazio.
Sean e il suo patrigno sono pronti a partire.
N
on c’è dubbio, anche questo secondo viaggio è una vera fantasticheria, un puro e semplice
“parco delle meraviglie”.
Il primo episodio di quella che si annuncia come una serie, Viaggio al centro
della terra, fu il primo lungometraggio a
sfruttare una diavoleria chiamata Fusion
System, una tecnica di ripresa sviluppata da James Cameron e dal direttore della fotografia Vince Pace che comprende
due cineprese 3D ad alta risoluzione
montate una vicina all’altra per simulare
l’occhio destro e l’occhio sinistro dello
spettatore, ottenendo così una vera replica dell’occhio umano. Utilizzando ancora questa tecnologia per il secondo
capitolo delle avventure del giovane Sean,
il regista Brad Peyton (subentrato a Eric
Breving regista del primo film) ci fa entrare di nuovo nel sogno mantenendo solo il
giovane protagonista Josh Hutcherson e
radunando un nuovo cast che ha la sua
punta di diamante in Michael Caine nei
panni del nonno, una specie di Indiana
Jones attempato sempre a caccia di avventure che ha trovato dimora nella misteriosa del titolo. E, grazie al 3D, così
sembra davvero di toccare con mano le
meraviglie della leggendaria Atlantide o
di essere colpiti vicino agli occhi dagli
oggetti lanciati verso la macchina da presa. Quanto al plot, gli autori del soggetto,
Richard Outten, Brian e Mark Gunn, attingono e “frullano” diversi spunti dai libri
di Jules Verne “L’isola misteriosa” e “Ventimila leghe sotto i mari” insieme a suggestioni prese da “L’isola del tesoro” di
Robert Louis Stevenson e “I viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift.
Seguendo le idee di Verne, che si basava sempre su una singolare “scienza”
molto in anticipo sui tempi, si fa perno sull’imprevedibilità di ciò che ci è familiare.
E così si fa apparire bizzarro il normale,
raccontando un mondo fantastico ma con
basi realistiche. Nell’isola misteriosa ci
sono cose sorprendenti, ma non si tratta
di un universo inventato: fauna e flora
sono riconoscibili ma dalle proporzioni
alterate.
Montagne d’oro, vulcani attivi, grandiose città disabitate e poi lucertole enormi, elefanti piccolissimi, farfalle grandi e
colorate, mega murene capaci di (provvidenziali!) grandi scariche elettriche, e
poi (l’invenzione più bella) api giganti sul
cui dorso si può salire e farsi portare in
volo. E via alla sfrenata avventura. L’invito è rivolto soprattutto a bambini e ragazzi (rigorosamente under 16) ma anche ai genitori che vorranno accompagnarli.
Resta però un dubbio: il “rischio noia”
dell’operazione serialità dichiarata fin
troppo scopertamente nel finale. Certo è
che si cavalcherà l’onda dell’avventura
per un altro episodio almeno. L’epilogo
con il nonno che regala al nipote una copia del libro “Dalla terra alla luna” di Verne ammicca infatti chiaramente a un prossimo viaggio nello spazio. E se la mammina è un po’ in ansia al solo pensiero,
basta tranquillizzarla, in fondo “cosa può
andare storto? è solo la luna!”. Ma saranno ancora numerosi gli spettatori pronti a
viaggiare di nuovo sulle ali della più sfavillante fantasia?
Elena Bartoni
L’ALTRA FACCIA DEL DIAVOLO
(The Devil Inside)
Stati Uniti 2012
Regia: William Brent Bell
Produzione: Morris Paulson e Matthew Peterman
Prima: (Roma 16-3-2012; Milano 16-3-2012)V.M.:14
Soggetto e Sceneggiatura: William Brent Bell, Matthew
Peterman
Direttore della fotografia: Gonzalo Amat
Montaggio: William Brent Bell, Tim Mirkovich
Musiche: Brett Detar, Ben Romans
Scenografia: Tony DeMille
Costumi: Terri Prescott
Interpreti: Fernanda Andrade (Isabella Rossi), Simon
Quarterman (Padre Ben Rawlings),Evan Helmuth (Padre
David Keane), Ionut Grama (Michael Schaefer), Suzanne
Crowley (Maria Rossi), Bonnie Morgan (Rosa), Brian
Johnson (IV) Tenente Dreyfus), Preston James Hillier
(Repor ter), D.T. Carney (Detective), Maude Bonanni
(Zia Sorlini), Marvin Duerkholz (Luke Castagna)
Durata: 83’
Metri: 2240
43
Film
D
opo aver vissuto la maggior parte della propria vita da sola, Isabella decide di andare a trovare
sua madre, Maria, in cerca di risposte. La
donna è infatti da tempo rinchiusa in un
ospedale psichiatrico cattolico a Roma, per
aver provocato la morte di tre persone durante un fallito tentativo di esorcismo. Le
vittime in questione erano due preti e una
suora. Per prepararsi all’incontro e per
realizzare un documentario sulla materia,
Isabella accetta l’assistenza di due giovani preti coi quali presenzia a un inquietante esorcismo. In seguito, il gruppo si reca
da Maria, trovandola in uno stato singolarmente inquietante e minaccioso, segnata
e rovinata da ferite auto-inflitte. La donna
appare essere effettivamente posseduta da
quattro demoni, i quali manifestano la volontà di trovare nuovi corpi da abitare.
’ Altra Faccia del Diavolo è da con-
L
siderarsi più un’operazione commerciale che un film. Lo stile delle
riprese è infatti analogo ai recenti thriller/horror di successo, sfrutta l’uso di telecamere manuali e materiale girato
come uno pseudo-documentario (come
nella saga di Paranormal Activity per
esempio). Il primo esempio di pellicola
di questo tipo è stato indubbiamente The
Blair Witch Project, vera e propria pietra
Tutti i film della stagione
miliare del genere: anche in questo caso
infatti la promozione è stata un fattore
chiave per attirare il pubblico. Le locandine pubblicitarie riportano che il Vaticano ha disapprovato il film ma, in realtà,
questa affermazione è assolutamente
falsa e solo funzionale al lancio. Il risultato è un film dal ritmo frenetico che non
offre punti di riferimento allo spettatore,
il quale non ha il tempo necessario per
assorbire i risvolti della storia ed è costretto a subirne i contraccolpi. La sceneggiatura, scritta a quattro mani dal regista William Brent Bell e Matthew Peterman, non è infatti ben legata e non
riserva alcuna trovata particolarmente
brillante. I fan del genere horror apprezzeranno tuttavia gli elementi paurosi e
sanguinolenti, come nel caso del primo
esorcismo a cui assiste Isabella, in cui
anche gli effetti sonori spiazzanti e spaventosi corroborano la sensazione di precarietà dei nervi. Bell è appunto abile a
giocare con i riflessi del pubblico, non
concedendo alcun respiro sebbene in
modo un po’ scontato e gratuito. Un elemento di novità rispetto ad altre pellicole del genere è la scelta di rappresentare un soggetto posseduto da più demoni
contemporaneamente, sebbene poi nel
finale tutto sfoci in una conclusione troppo comoda e facilmente prevedibile. Le
riprese in formato documentaristico amplificano il senso di inquietante realtà
voluto dal regista, riducendone vagamente l’orrore grafico ma essenzialmente approfondendo la tensione e le angosce dei personaggi, perfezionandone la
descrizione (le scene in cui Isabella si
rivolge alla telecamera come fosse una
specie di diario, infatti, sottolinea le sue
apprensioni, paure e i suoi dubbi).
Dal punto di vista delle interpretazioni,
Fernanda Andrade è assolutamente a suo
agio nei panni di Isabella, offrendo una
prova intensa e credibile fungendo da catalizzatrice attraverso ogni punto d’azione
della storia. A Suzan Crowley è stato riservato il ruolo più agevole e divertente del
film, la posseduta Maria: recitare una persona indemoniata è solitamente poco complesso ma bisogna, tuttavia, sapersi misurare per non scadere nel ridicolo. Crowley è assolutamente agghiacciante quando canta la filastrocca che sua figlia amava da bambina, ed è molto abile a raffigurare una varietà di scatti demoniaci inaspettati. È inoltre interessante il fatto che
ogni personaggio nasconda un lato oscuro, tra cui anche i due preti interpretati da
Quarterman ed Helmuth, che sono tutto
sommato, convincenti.
Jacopo Lo Jucco
NAUTA
Italia 2011
Regia: Guido Pappadà
Produzione: Carlo Falcone, Silvana Leonardi e Vincenzo Di
Marino per Artimagiche in collaborazione con Rai Cinema,
Soutwest Trading Company
Distribuzione: Iris Film
Prima: (Roma 3-6-2011; Milano 3-6-2011)
Soggetto: Guido Pappadà
Sceneggiatura: Massimo Andrei, Dario Jacobelli, Guido Pappadà
Direttore della fotografia: Duccio Cimatti
B
runo è un professore universitario di anlogia. Spiega ai suoi studenti che il tao contempla il divino nell’energia presente nella natura. Nella
vita privata, Bruno vive una crisi con la
moglie, che lo ha lasciato.
Bruno riceve una telefonata da Paolo,
un vecchio amico residente nell’isola tunisina di la Dalite, che gli dice di aver as-
Montaggio: Giogiò Fraschini
Musiche: Paolo Polcari, Paolo Del Vecchio
Scenografia: Carlo De Marino
Costumi: Anna Facchino
Interpreti: David Coco (Bruno), Luca Ward (Davide), Massimo Andrei (Max), Elena Di Cioccio (Laura), Paolo Mazzarelli
(Lorenzo), Giovanni Esposito (Paolo), Riccardo Zinna (Direttore), Vincenzo Merolla (Peppino), Monica Ward (Sara)
Durata: 67’
Metri: 1850
sistito a un fenomeno leggendario e misterioso di cui gli aveva parlato Bruno, in cui
la natura “rifulge” di energia.
Bruno riceve fortunosamente dei finanziamenti dall’Università e mette in piedi
una piccola spedizione di ricerca, partendo alla volta dell’isola tunisina. Con lui,
Davide - burbero capitano e vecchio amico di Bruno, Max - marinaio dalla sensi44
bilità femminile, Laura - giovane biologa
infelice perché non può avere figli, e Lorenzo, esperto di sport estremi e “macho”
provetto.
Durante la traversata alla ricerca della perfetta armonia tra Uomo e Natura, di
cui Bruno parla agli altri, ognuno dei protagonisti rivela agli altri la propria debolezza.
Film
Quando finalmente approdano, speranzosi di assistere al meraviglioso fenomeno naturale, Bruno ritrova sua moglie ad aspettarlo a casa di Paolo. La
coppia sembra ritrovare l’armonia perduta. Il lieto fine privato però non coincide con quello “scientifico”: Bruno scopre, infatti, che Paolo ha visto il “fulgore della natura” sotto l’effetto di sostanze
stupefacenti.
La spedizione, quindi, si risolve in un
nulla di fatto. Ma le vite delle persone che
vi hanno preso parte sono cambiate per
sempre. E in meglio.
’ opera prima di Pappadà è una re-
L
cherche a vele spiegate verso un
mito d’altri tempi: l’armonia tra Uomo e Natura, ovvero una sorta di armonia
cosmica. Scelto il tema, lo svolgimento si
affida al più classico degli espedienti: il
viaggio. E, classico nei classici, quella che
Tutti i film della stagione
guida Bruno è una traversata nel mare nostrum.
L’Odissea scientifica condotta dall’antropologo in crisi coniugale non conosce
sirene, né ire di dei, ma prova a procedere
attraverso i rapporti interpersonali dell’equipaggio, i cui membri arrivano a una
migliore comprensione di sé conoscendo
gli altri nello spazio ristretto della barca (e
al tempo stesso nella libertà assoluta dell’orizzonte infinito).
Il mare, elemento principe della pellicola, usato per evocare l’avventura, l’ancestrale
legame con la vita primigenia e con la natura, tuttavia non basta a stemperare la noia
di beccheggi e rollii di una storia che non
riesce a sondare le profondità su cui veleggiano i protagonisti, e condanna lo spettatore a un’ora e mezza di calma piatta.
Ognuno dei protagonisti porta con sé
sulla barca un problema personale che svela agli altri nell’intimità cui la barca a vela
costringe, ma che non viene affrontato con
la serietà che richiederebbe. Il matrimonio
in crisi di Bruno, l’omosessualità di Max, la
superficialità nei rapporti di Lorenzo, l’infertilità di Laura, sono ferite che i personaggi
mostrano e che si rimarginano piuttosto
meccanicamente, senza un percorso personale. D’altro canto, se manca l’evoluzione
della storia è difficile possa esserci un’evoluzione drammatica dei suoi protagonisti.
L’originalità del film non sta quindi nella sostanza, ma nella forma: l’uso di effetti speciali che rimandano agli psichedelici anni ’70 (epoca in cui sembrano
muoversi i protagonisti per riferimenti culturali e tono letterario dei dialoghi), e la
rappresentazione di una natura decisamente magica, sono gli elementi che rendono particolare una pellicola altrimenti
onestamente inutile.
Tiziana Vox
QUANDO LA NOTTE
Italia 2011
Regia: Cristina Comencini
Produzione: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini e Marco Chimenz per Cattleya in collaborazione con Rai Cinema con la
collaborazione di Fip e Lumiq Studios
Prima: (Roma 28-10-2011; Milano 28-10-2011)
Soggetto: Cristina Comencini
Sceneggiatura:Cristina Comencini, Doriana Leondeff
Direttore della fotografia: Italo Petriccione
Montaggio: Francesca Cavelli
M
arina è una giovane donna con
un figlio di due anni che, in un
momento difficile della propria
vita familiare e stressata dalla difficoltà del
ruolo di madre (per cui si sente inadeguata), porta il bambino in vacanza in montagna. Affitta l’appartamento di Manfred,
guida alpina rude e silenziosa. L’uomo, che
vive al primo piano della casa, non può
fare a meno di sentire ciò che accade da
Marina: la voce di lei al telefono con il
marito rimasto in città, i pianti incessanti
del bambino e gli sforzi di lei per consolarlo.
Una notte, Manfred viene svegliato dal
pianto ininterrotto del figlio di Marina. Di
colpo, un tonfo proviene dal piano di sopra, poi il silenzio. Preoccupato, Manfred
sfonda la porta dell’appartamento, trova
Musiche: Andrea Farri
Scenografia: Giancarlo Basili
Costumi: Francesca Sartori
Effetti: Ghost Sfx S.r.l., Fabio Traversari
Interpreti: Claudia Pandolfi (Marina), Filippo Timi (Manfred), Thomas Trabacchi (Albert), Denis Fasolo (Stefan), Michela Cescon
(Bianca), Manuela Mandracchia (Luna), Franco Trevisi (Gustav)
Durata: 108’
Metri:2960
il bambino ferito e la madre immobile, in
stato di shock. L’uomo soccorre il piccolo
e porta lui e Marina in ospedale.
Da lì in poi, tra Manfred e Marina nasce un legame particolare, fatto di contraddizioni e silenzi. Manfred decide di portare Marina in quota, al rifugio dove è cresciuto; lì Marina conosce i suoi fratelli (e
la moglie e i figli di uno dei due).
Nel rifugio in montagna, Marina ritrova serenità, anche grazie alla presenza di
un’atmosfera familiare che la solleva dalla solitudine in cui bada al figlio.
La sera, però, durante una festa organizzata al rifugio, Marina balla con uno
dei fratelli di Manfred, scatenandone la
gelosia. Manfred va via, ferito, avventurandosi di notte per i sentieri, mentre Marina viene riportata giù in paese in jeep.
45
Manfred cade in un crepaccio. Soccorso
e portato in ospedale, Manfred resterà
zoppo.
Il complicato rapporto tra Manfred e
Marina resta in sospeso: Marina torna in
città con il marito e Manfred viene accudito dalla ex-moglie.
Tuttavia, la storia d’amore mancata tra
i due resiste per 15 anni, fino a quando
Marina non torna in montagna per rivederlo.
P
er essere una madre serena occorre che accanto vi sia un padre intelligente.
Questa la tesi di fondo del film di Cristina Comencini presentato in concorso a
Venezia. Tratto dal libro omonimo, Quando la notte è la storia dell’incontro tra Ma-
Film
rina, giovane mamma stressata dalla gestione del figlio di due anni, e Manfred,
scontrosa e solitaria guida alpina, diventato misogino per traumi pregressi.
Se Marina ricorda a Manfred la madre
che ha abbandonato lui, il padre e i fratelli
quando era ancora un bambino, Marina
trova nella brutale schiettezza dell’uomo
la solidità e la fiducia che le mancano nel
suo rapporto con il figlio.
Ambientato sulle montagne piemontesi, il film ambisce, senza successo, ad approfondire una zona d’ombra della maternità e – più in generale – della genitorialità
nella società attuale.
Buono lo spunto, ma inefficace lo svolgimento della regista che, da metà film in
Tutti i film della stagione
avanti, preferisce seguire le vicende sentimentali tra Marina e Manfred piuttosto che
approfondire il disagio che una donna può
vivere se si trova a crescere da sola i propri figli.
Non manca, nel film, l’esempio di una
coppia di genitori “che funziona”, rappresentata dal fratello e dalla cognata di Manfred, dalla cui complicità Marina dovrebbe
imparare come si possa preservare integra l’identità di uomo e donna, di marito e
moglie, di coppia felice rispetto al ruolo di
padre e madre in cui ci si trova con l’arrivo
dei figli. Tuttavia, lo spazio dedicato alla
relazione tra Marina e la madre di questa
famiglia, e più ancora quello dedicato a
Marina nel suo percorso di recupero del-
l’identità che la maternità ha messo in crisi, è diluito nell’avvio della relazione con
Manfred, che finisce con l’appiattire un discorso originale sui binari prevedibili della
storia d’amore.
Non aiutano, al riguardo, alcune ingenuità della regia, che mettono in evidenza
il carattere eccessivamente romantico (e
quindi inverosimile) dell’incontro tra Manfred e Marina.
I dialoghi, soprattutto nella parte finale
della pellicola, sembrano troppo diretti ed
espliciti, tanto da risultare banali e fuori contesto e impedire la drammaticità conclusiva che vorrebbero invece sottolineare.
Tiziana Vox
ROMAN POLANSKI: A FILM MEMOIR
(Roman Polanski: A Film Memoir)
Gran Bretagna 2011
Regia: Laurent Bouzereau
Produzione: Andrew Braunsberg e Luca Barbareschi per Anagram Films e Casanova Multimedia
Distribuzione: Lucky Red
Prima: (Roma 18-5-2012; Milano 18-5-2012)
Direttore della fotografia: Pawel Edelman
I
l 26 Settembre 2009, Roman Polanski è arrestato all’aeroporto di
Zurigo (avrebbe ritirato un prenio
alla carriera durante lo svolgimento del
locale Festival del Cinema) per un mandato di cattura internazionale spiccato dagli
USA riferentesi al famoso episodio di più di
trent’anni prima cioè la notte passata con
una minorenne e la conseguente accusa di
stupro. Dopo un paio di mesi di prigione il
regista (dietro pagamento di una salata cauzione) è confinato nella sua villa di Gstaad
in attesa che le autorità svizzere decidano
sulla sua estradizione negli Stati Uniti.
È in occasione di questo riposo forzato
che Polanski si presta con grande disponibilità alle domande di un suo amatissimo
amico fin dagli esordi, Andrew Braunsberg,
produttore di alcuni suoi film e vicino al
regista nelle tante occasioni felici e infelici
che lo hanno visto protagonista.
Stimolato e interessato dalle parole
dell’amico, Polanski si lascia andare ai
ricordi della sua intessissima vita, dagli
orrori del ghetto di Varsavia durante l’occupazione nazista che sterminò la sua famiglia, ai primi studi presso le scuole di
Montaggio: Jeff Pickett
Musiche: Alexandre Desplat
Interpreti: Roman Polanski (Se stesso), Andrew Braunsberg
(Se stesso)
Durata: 94’
Metri: 2600
cinema e ai primi cortometraggi; poi l’incontro folgorante con Sharon Tate, i film
con lei e la notte maledetta con il massacro a opera dei Manson; l’episodio con
la ragazzina e l’accusa di stupro, la prigione e l’abbandono degli Stati Uniti per
allontanarsi dalla evidente persecuzione
di un giudice; Parigi e i successi della maturità; l’incontro determinante con Emmanuelle Seigner, la splendida moglie che
gli è ancora vicino con due bambini;
l’Oscar per Il Pianista; l’impiccio giudiziario zurighese da cui sembra definitivamente uscito.
Il documentario si conclude con le ultime riprese girate dopo la fine dell’esilio
domiciliario mentre Polanski non nasconde all’amico Bransberg la propria fiducia
nel futuro e la voglia di fare, naturalmente, ancora del cinema.
molto più facile girare quando ci si
trova davanti alla disponibilità di un
genio del cinema come Roman Polanski: macchina ferma su di lui seduto in
poltrona che racconta la propria vita e un
pezzo di storia del cinema del secondo
È
46
Novecento; pochi controcampi per Bransberg che con grande affettuosità ricorda,
sollecita, puntualizza con l’amico la tessitura di questo enorme telaio di episodi di
sofferenza e gioia, cadute e trionfi in maniera così ricca e animata di passione e
verità scenica che ci sembra davvero di
assistere a un film.
Il racconto affascina, coinvolge nell’intervallare fotografie private e ritagli di giornale ai ricordi diretti del regista in un corpus unico, da cui talvolta non si riesce a
dividere le scene tratte da un film dagli
episodi della stessa vita vissuta da Polanski. Come si fa a distinguere l’orrore del
ghetto di Varsavia da un’opera magnifica
come Il Pianista da cui tante scene sono
tratte? Chi sono i poveretti in fila verso i
vagoni piombati diretti ai campi di sterminio? Attori, comparse o gli stessi genitori
di Polanski? Tutto è mescolato in modo
struggente da un racconto sempre intenso, concentrato, profondo. Solo considerando attentamente il volto bellissimo di
questo ragazzo di quasi ottant’anni (che
non ne dimostra più di cinquanta!) possiamo distinguere la diversità dei piani narra-
Film
tivi quando il suo sguardo si scurisce e si
offusca e la voce si spezza e quando invece la lucida compostezza del raccontare
si arricchisce di ironia, di astuzia e di curiosità circa l’effetto che le sue parole hanno sull’interlocutore.
Come distinguere l’incubo di Rosemary’s Baby, l’inquietudine grottesca di
L’inquilino del terzo piano, gli incontri demoniaci di La nona porta da quello che è
stato la drammatica centralità della sua vita
Tutti i film della stagione
segnata per sempre cioè l’orrenda mattanza di quella notte a Beverly Hills quando
la moglie, incinta di otto mesi e altre quattro persone furono massacrate per assurdi motivi dai Manson? E come distinguere
la fantasia erotica non priva di perversione di Che? da quella notte lontana passata con la ragazzina, episodio che come un
mostro che non vuol morire continua a dare
(fino a quando?) i suoi colpi di coda, i suoi
schizzi di veleno?
Una goduria insomma. Un lavoro che
va ben oltre gli steccati canonici di un documentario e un film che diventa una lezione di vita nel mostrarci come l’azzardo,
il dolore, il fallimento e il trionfo siano misteri infarciti l’uno dell’altro e che solo un
uomo di genio come Polanski abbia saputo domarli e trasformarli in un patrimonio
comune a lui e a tutti noi.
Fabrizio Moresco
LÀ-BAS – EDUCAZIONE CRIMINALE
Italia 2011
Regia: Guido Lombardi
Produzione: Dario Formisano, Gaetano Di Vaio, Pietro Pizzimento, Gianluca Curti per Eskimo, Figlidelbronx, Minerva Pictures Group
Distribuzione: Istituto Luce - Cinecittà
Prima: (Roma 9-3-2012; Milano 9-3-2012)
Soggetto e Sceneggiatura: Guido Lombardi
Direttore della fotografia: Francesca Amitrano
Montaggio: Annalisa Forgione, Bebbe Leonetti
Musiche: Giordano Corapi
Y
ssouf è giovane dall’animo timido
e sensibile che sogna di fare l’artista. Per questo vorrebbe guadagnare i soldi sufficienti per comprare un
costoso macchinario che lo aiuterebbe nella
realizzazione delle sue opere d’arte. Ma
l’Africa, il suo paese natale, non è il posto
adatto per realizzare i suoi sogni. Così Yssouf, insieme ad altri suoi connazionali, si
imbarca sull’aereo per l’Italia. Arrivato a
Napoli, il giovane si avvia insieme a un suo
connazionale verso Castelvolturno, un paese sul litorale campano, in provincia di Caserta. Con loro solo uno zaino e il rumore del
mare in sottofondo. Un suono nuovo per loro,
al punto che uno chiede all’altro: “Cos’è
questo rumore?”, “È il mare”. “Posso vederlo?”, “Perché, non hai mai visto il
mare?”. “Solo dall’aereo, quando sono arrivato”. Appena arrivato a Napoli, Yssouf
trova ospitalità nella Casa delle Candele, una
piccola villa a Castelvolturno occupata da
una comunità di immigrati e chiamata così
perché molto spesso la luce viene a mancare.
Gran parte di loro si guadagna da vivere facendo i venditori abusivi di fazzoletti ai semafori e suonando musica per strada. Yssouf
però, pur di realizzare i propri sogni, si rivolge a suo zio Moses, un potente boss che
cotrolla gran parte del traffico di cocaina sul
territorio, che gli fa trovare subito lavoro in
un autolavaggio. Per Yssouf però è difficile
Scenografia: Maica Rotondo
Costumi: Francesca Balzano
Interpreti: Kader Alassane (Yssouf), Moussa Mone (Moses),
Esther Elisha (Suad), Billy Serigne Faye (Germain), Fatima
Traore (Asetù), Alassane Doulougou (Idris), Salvatore Ruocco (Il capoclan), Franco Caiazzo (Zi Peppe), Gaetano Di
Vaio(Gestore autolavaggio), Marco Mario de Notaris (Chirurgo)
Durata: 100’
Metri: 2740
stare alle dipendenze di un padrone che non
fa altro che sfruttarlo, così si fa coinvolgere
dallo zio nello spaccio di droga, un’attività
illegale, ma che gli permetterà sicuramente
di guadagnare di più e pi in fretta. Con questa nuova vita, il giovane Yssouf cresce, si
evolve. Incomincia anche una storia d’amore con una ragazza incontrata al supermercato. Una storia però impossibile anche a
causa del fatto che lei si rivelerà essere una
prostituta. Yssouf quindi pian piano viene
travolto dal proprio conflitto interiore derivato dallo scontro tra il suo animo e l’ambiente troppo spietato e crudele.
proprio con la scena dei due ragazzi che ascoltano il rumore del mare
che incomincia il film di Guido
Lombardi, Là-Bas – Educazione criminale.
Il film parte da un fatto di cronaca vera, la
strage di immigrati avvenuta a Castelvolturno nel 2008 a opera del clan dei Casalesi
come atto violento e intimidatorio nell’ambito del controllo dei traffici illegali legati al
territorio. È proprio partendo dalla realtà che
il regista napoletano narra e descrive il mondo “là bas” (che in francese significa “laggiù”) degli immigrati. Un mondo profondamente distante da quello degli italiani. Al
punto che il regista, scegliendo una soggettiva narrativa quasi esclusivamente dal
punto di vista dell’immigrato, compie delle
È
47
scelte estetiche molto precise e destinate
tutte ad avvalorare il senso di questa profonda distanza. Non è un film sul razzismo
né sulla criminalità, ma un documento in
cui realtà e finzione si incrociano dando vita
a una struttura drammaturgica in cui i personaggi hanno le caratteristiche classiche
della narrazione romanzata. Ognuno di essi
è descritto con le proprie caratteristiche
comportamentali, da cui emergono tutti quei
conflitti (interiori ed esterni) che danno vita
a tutto l’intreccio narrativo. Ben dosate e
utilizzate le distanze estetiche e linguistiche su cui Lombardi sceglie di costruire tutto
l’impianto filmico. È il caso, ad esempio,
delle differenze linguistiche tra l’italiano e
l’africano, dalle quali la prima risulta quasi
come se fosse la vera lingua straniera. La
scelta quindi di utilizzare come punto di
vista esclusivo quello di Yssouf non solo
permette di indagare e analizzare il mondo degli immigrati “dall’interno”, ma determina l’impostazione pedagogica ed educativa che il regista sembra voler dare al
suo film. Là-Bas – Educazione criminale
ha visnto il premio Luigi De Laurentiis Leone del futuro come miglior opera prima alla XXVI Settimana internazionale
della Critica all’ultima Mostra del Cinema
di Venezia.
Marianna Dell’Aquila
Film
Tutti i film della stagione
FUGHE E APPRODI
Italia 2010
Regia: Giovanna Taviani
Produzione: Grazia Volpi e Lorenzo Perpignani per Kaos
Cinematografica
Distribuzione: Cinecittà Luce
Prima: (Roma 8-4-2011; Milano 8-4-2011)
Soggetto e Sceneggiatura: Giovanna Taviani
iovanna Taviani, figlia di Vittorio
Taviani, ritorna alle Eolie dove da
bambina aveva fatto da comparsa,
insieme a fratelli e cugini, per il film Kaos,
girato dal padre e dallo zio. A farle da guida, Figliodoro, lo stesso pescatore che aveva prestato volto, corpo e tartana alla pellicola dei Taviani del 1984. Il documentario veleggia letteralmente tra Lipari, Salina, Vulcano, Panarea, Stromboli , Alicudi
e Filicudi, e tratteggia l’identità dell’arcipelago come luogo di volta in volta povero
- che molti abbandonarono con dolore emigrando in cerca di fortuna, isolato – usato
a confino in tempo fascista, ricco di fascino – e quindi set cinematografico scelto da
molti registi. I ricordi di Giovanna bambina si intrecciano con scene di documentari
e film illustri, con le testimonianze di isolani che hanno vissuto momenti storici del
passato delle isole, con le fotografie e le
immagini dei filmini in super8 della famiglia Taviani in vacanza alle Eolie.
G
Direttore della fotografia: Duccio Cimatti, Alessandro Ghiara
Montaggio: Benni Atria, Luca Gasparini
Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia
Interpreti: Francesco D’Ambra (Se stesso)
Durata: 80’
Metri: 2200
G
iovanna Taviani offre allo spettatore un racconto che procede per
immagini dai colori accesi e dalle
suggestioni forti; così facendo lo conduce nelle “sue” Eolie, quelle che l’hanno
affascinata da bambina e che hanno un
passato ricchissimo di aneddoti e di storia. La calce biana e accecante di Lipari,
il verde ancestrale di Stromboli, l’esoterica e sulfurea Vulcano, l’isola delle donne
e delle “majare” Panarea, i riflessi adamantini dell’acqua e i faraglioni imponenti passano da ambientazione a protagonisti di Fughe e approdi. La storia di Nitti,
Rosselli e Lussu che furono confinati a
Lipari, quella della Magnani ferita e offesa che gira Vulcano a dispetto della Bergman e Rossellini e del loro Stromboli terra di Dio, sono evocate da spezzoni cinematografici e più ancora dalle parole e dai
ricordi degli abitanti delle isole, testimoni
o memori dei momenti in cui la Storia e il
Cinema sono sbarcati in quei luoghi. Tra
fughe e approdi, quindi, procede la narrazione, alternando interviste di taglio documentaristico, filmati di repertorio e sequenze di film noti. Il documentario della
Taviani deve moltissimo al montaggio, che
lega elementi distanti tra loro con il fil rouge della navigazione del Figliodoro di Lipari da un’isola all’altra. Accade così che
quel tratto di mare unisca anziché dividere i nomi dell’arcipelago che il film snocciola uno dietro l’altro ricordandone fasti
e glorie passate, intervistandone i figli fieri, pieni di vita, ricordi e coraggio. Il risultato è un quadro emozionante e coinvolgente, che contraddice la fredda oggettività abituale del genere, una sorta di
omaggio a ciò che le Eolie sono state in
passato e – come esplicita la dedica sui
titoli di coda – un accorato augurio all’Italia, “che è stato un grande paese e può
tornare a esserlo”.
Tiziana Vox
VALUTAZIONI PASTORALI 118
Altra faccia del diavolo (L’) – futile / scabroso
Anonymous – consigliabile-problematico
/ dibattiti
Another Earth – n.c.
Avengers (The) – consigliabile / problematico
Benvenuti a bordo – n.c.
Che bella giornata – consigliabile / brillante
Dark Shadows – consigliabile / brillante
Donna che canta (La) – consigliabile-problematico / dibattiti
Double (The) – consigliabile / problematico
Fuga di Martha (La) – n.c.
Fughe e approdi – consigliabile / realistico
Giorno in più (Il) – n.c.
Good As You – Tutti i colori dell’amore –
sconsigliato-non utilizzabile / negativo
Guerra è dichiarata (La) – n.c.
Là-Bas – Educazione criminale – n.c.
Love & Secrets – n.c.
Mangia, prega, ama – futile / superficialità
Molto forte, incredibilmente vicino –
raccomandabile-poetico / dibattiti
Nauta – consigliabile / semplice
Niente da dichiarare? – consigliabile /
brillante
Paese delle spose infelici (Il) – consigliabile-problematico / dibattiti
Pecora nera (La) – consigliabile-problematico / dibattiti
Pescatore di sogni (Il) – consigliabile /
brillante
Poliziotto da Happy Hour (Un) – The
Guard – futile / grossolanità
Quando la notte – complesso / ambiguità
Quella sera dorata – futile / velleitario
48
Roman Polanski: A Film Memoir – n.c.
Romanzo di una strage – consigliabileproblematico / dibattiti
Scialla! – consigliabile / problematico
SeaFood – Un pesce fuor d’acqua –
consigliabile / semplice
Séraphine – n.c.
Sister – consigliabile-problematico / dibattiti
Street Dance 2 – consigliabile / semplice
Super – Complesso / violento
Take Me Home Tonight – futile / grossolanità
Ti stimo fratello – futile / semplice
Tutti i nostri desideri – consigliabilesemplice / dibattiti
Una spia non basta – consigliabile / brillante
Viaggio nell’isola misteriosa – consigliabile / semplice
$!# #$##$ #$#$$"$"$
!#$#! $"$"$"
Euro 5,00

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