Il Nord Est ei BRIC: interscambio in crescita

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Il Nord Est ei BRIC: interscambio in crescita
1
Il Nord Est e i BRIC:
Porto di
interscambio
Venezia
in crescita
Newsletter # 22 - 2011
SOMMARIO
Pubblichiamo ampi stralci di una dettagliata
analisi della Fondazione Nord Est dedicata
ai flussi commerciali con le economie emergenti
- Brasile, Russia, India e Cina - che mostra come
le imprese nordestine stiano reagendo
alle nuove dinamiche dell’economia globale
L
pag. 4 - A Venezia il forum nazionale
sulle crociere
pag. 5 - “Il Veneto conferma
la sua vocazione internazionale”
pag. 8
NOTIZIE IN PILLOLE
Escavo canali portuali:
effetti positivi sui traffici di agosto 2011
Relazioni internazionali
in mostra a Palazzo Ducale
La Coppa America sbarca in Laguna
a geografia dell’economia globale è
cambiata profondamente negli ultimi
anni. Se già prima della crisi finanziaria ed economica del 2008-09 le economie
emergenti, grazie al loro dinamismo, guadagnavano posizioni nelle classifiche del potere
produttivo, commerciale e finanziario, la capacità di far fronte alla brusca decelerazione
e successivamente alla drammatica contrazione dell’economia mondiale ha loro permesso di assumere il ruolo di vere e proprie
locomotive della globalizzazione. Secondo
il World Economic Situation and Prospects
2011 delle Nazioni Unite, il pianeta nel suo
complesso crescerà del 3,1% nel 2011 e del
3,5% nel 2012 (vedere tabella 1 a pagina 2) e
le economie emergenti saranno responsabili
di più della metà di quest’aumento.
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Tra le economie emergenti spiccano Brasile,
Russia, India e Cina - i cosiddetti BRIC (…)
Paesi profondamente diversi, dal punto di
vista geografico, storico, economico e politico, ma che nondimeno vengono sempre
più spesso considerati congiuntamente per
analizzare le conseguenze dello spostamento
del baricentro dell’economia globale. E Paesi
che - soprattutto quelli asiatici, ma anche il
Brasile e in minor misura la Russia - dovrebbero continuare a crescere a ritmi sostenuti
nei prossimi anni.
L’Italia e le sue imprese non sono ovviamente
immuni da queste dinamiche. L’emergere di
nuove opportunità per esportare e produrre
nei BRIC è una conseguenza, così come lo
è il sorgere di nuovi concorrenti sui mercati internazionali. Implicazione, quest’ultima,
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mercati esteri
che appare per l’Italia ancora più dirompente
alla luce della natura della specializzazione
internazionale nel nostro Paese, forte in settori come l’abbigliamento, l’arredamento e la
meccanica strumentale in cui più incisiva è
la concorrenza dei BRIC e della Cina in particolare. Da ciò la necessità di meglio conoscere come l’Italia e, in particolare, il Nord
Est stanno reagendo a queste dinamiche (…)
I FLUSSI COMMERCIALI
Il commercio di beni del Nord Est è dominato dall’interscambio con l’Unione Europea e più in generale con i Paesi OCSE.
Rispetto al totale nazionale, nel 2010, l’incidenza della zona euro era leggermente
più alta per le esportazioni (44,9% rispetto
al 43,5%) e considerevolmente più elevata per le importazioni (54,2% rispetto
al 44,1%). Per quanto riguarda, invece, i
BRIC, la loro importanza è pressappoco
la stessa per l’import nazionale e regionale, ma nel Nord Est abbastanza superiore per l’export. Sia per l’export sia per
l’import c’è stato un rapido aumento nel
decennio 2000-10: a inizio secolo i BRIC
rappresentavano soltanto il 5,1% degli
acquisti dall’estero e una percentuale veramente minima delle vendite (2,3%), a
fronte rispettivamente del 13,1 e del 7,7%
registrato nel 2010 (vedere tabella 2). Tutti
questi risultati suggeriscono che le imprese nordestine offrono ciò che i BRIC richiedono e/o sono più reattive alle opportunità
dei mercati BRIC.
Nell’ultimo decennio la partecipazione
del Nord Est al commercio italiano con i
BRIC è aumentata, modestamente per
l’import e in forma più espressiva per l’export. Mentre nel 2000 la partecipazione
alle importazioni era equivalente a poco
più di un quarto rispetto al peso dell’import del Nord Ovest sul totale nazionale,
nel 2010 era ormai più di un terzo; per le
esportazioni la convergenza è stata ancora più rapida e nel 2010 il Nord Est pesava
per il 20,3% del totale nazionale, contro il
44,4% del Nord Ovest (...)
Tab. 1. Crescita dell’economia mondiale e dei BRIC, 2006-2012 (%)
20062007200820092010
2011*
2012**
Mondo
4,0
3,9
1,6
-2,0
3,6 3,1 3,5
Industrializzati 2,82,50,1-3,52,31,92,3
Emergenti
7,37,65,42,47,16,06,1
Brasile
4,06,15,1-0,27,64,55,2
Russia
8,28,55,2-7,93,93,73,9
India
9,69,47,56,78,48,28,4
Cina
11,613,0 9,6 9,110,1 8,9 9,0
Note: * = stima; ** = previsione
Fonte: Fondazione Nord Est su dati Nazioni Unite, World Economic Situation and Prospects 2011.
L’EXPORT PER SETTORI
Le esportazioni del Nord Est sono dominate
dalle vendite di manufatti e questo vale anche
per le vendite nei BRIC. In realtà nel periodo
2000-10 si è registrata una leggerissima diminuzione della quota del manifatturiero nell’export verso i BRIC - dal 98,8% al 97,4% - che si
spiega con l’esplosione, ancorché solo relativa,
delle vendite in Russia di prodotti di comparti quali l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca,
vendite passate da 6 a 46 milioni di euro. Tra
i settori manifatturieri, nel 2010 predominano i
macchinari (44,8%), seguiti a grande distanza
da alcune eccellenze del Made in Italy: elettrodomestici (5,9%), mobili (5,4%), scarpe e pelletteria (5,2%) e abbigliamento (4,1%).
Se a livello generale il profilo delle esportazioni verso ciascun Paese BRIC non si discosta
molto da quanto si evince per l’aggregato dei
BRIC (con l’eccezione, come osservato, delle
esportazioni agricole in Russia, che pesano per
il 2,8%), a livello di settori specifici vi sono alcune differenze importanti. Così, per esempio,
i mobili rappresentano il 13,5% delle vendite
Tab. 2 – Distribuzione regionale del commercio nel 2010
Europa
UE 27
Zona Euro UE no Zona Euro West UE no Zona Euro East
Paesi Europei no EU
Russia
Area del Mediterraneo East Nord Africa
Altri Paesi africani
Nord America America Latina
Brasile
Medio Oriente
Asia orientale Cina Resto dell’Asia
India
Oceania
Totale BRIC
NORD EST ITALIA
Import
Export Import
Export
73,5% 72,8%65,2% 69,4%
65,9%
61,3%
54,9%
49,1%
54,2% 44,9%
44,1%
43,5%
3,5%
8,3%
4,9%
7,0%
8,3%
8,1%
5,9%
6,8%
6,4%
8,9%
10,3%
12,1%
1,2%
2,6%
3,6%
2,3%
2,8%
5,3%
5,5%
6,9%
3,6%
2,7%
6,7%
4,0%
1,4%
1,0%
1,6%
1,3%
2,1% 6,8%
3,4%
6,7%
2,3%
2,6%
2,7%
3,3%
1,3%
0,8%
0,9%
1,1%
1,0% 4,1%
5,7%
4,8%
12,8%
7,1%
12,1%
7,3%
9,0%
3,1%
7,8%
2,5%
2,8%
1,8%
2,2%
1,7%
1,6%
1,2%
1,0%
1,0%
0,3%
1,0% 0,5%
1,6%
13,1%
7,7%
13,3%
6,9%
Fonte: Fondazione Nord Est su dati Istat, Coeweb
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mercati esteri
nordestine in Russia, ma soltanto lo 0,7% in
Brasile (dove la protezione doganale è forte e
la concorrenza locale si avverte anche a livello
qualitativo) e valori modesti in Cina e India. Anche i beni di consumo, sia durevoli (tessile, abbigliamento, calzature) sia non durevoli (alimentari e bevande), sono molto più consistenti nel
paniere delle importazioni russe (un quinto del
totale) rispetto a quelle cinesi (meno di un decimo), per non parlare di Brasile e India (poco più
del 5% in ciascun caso). I macchinari, in compenso, pesano molto in Cina (55,8%) e Brasile
(49,1%), ma ben poco in Russia (30,3%). L’India, dal canto suo, sembra apprezzare i mezzi
di trasporto prodotti dal Nord Est (18,5% delle
esportazioni totali).
GLI INVESTIMENTI
Nell’analizzare l’internazionalizzazione dei
sistemi produttivi, un punto centrale è certamente rappresentato dalla dimensione e
dall’evoluzione degli investimenti diretti che
gli stessi realizzano nei mercati esteri. Nel
Nord Est, tuttavia, l’internazionalizzazione
non si esaurisce nel dato dei soli IDE (Investimenti Diretti Esteri, ndr), considerato che la
natura del contesto produttivo - in cui sono
così importanti le imprese di natura distrettuale, medie se non piccole - induce ad adottare
strategie più soft, quali ricorso a fornitori esteri e joint-venture per quanto riguarda la fase
produttiva e ad agenti per quanto concerne la
commercializzazione. Viceversa i dati raccolti
nell’ambito dell’indagine “Italia delle Imprese”
del 2010 realizzata dalla Fondazione Nord
Est mostrano che investimenti più ambiziosi
come l’apertura di uno stabilimento, l’acquisizione di una società straniera o la creazione
di reti commerciali per il presidio diretto dei
mercati sono meno frequenti.
Fatta questa doverosa premessa, appare comunque interessante osservare la capacità
delle imprese nordestine di realizzare investimenti nei BRIC. Per la loro lontananza, non
solo geografica, si tratta di mercati in cui, più
che altrove, una presenza diretta e organica è
necessaria per produrre, vendere, fornire servizi post-vendita e sviluppare nuove compe-
CONFRONTI: IL “CASO” DEL BADEN-WÜRTTEMBERG
L
a Germania è il principale
partner commerciale
dell’Italia (mentre il nostro
Paese è il quinto partner della
Germania) e del Nord Est in
particolare. I BRIC hanno
rappresentato nel 2010 il
12,7% del commercio tedesco
- 10,4% delle esportazioni e
15,4% delle importazioni - con
un disavanzo di 24 miliardi di
euro, dovuto in gran parte allo
squilibrio dell’interscambio
con la Cina (23 miliardi). Più
limitato quello con la Russia,
che pure rappresenta il 3,9%
delle importazioni, grazie
all’importanza di questo
mercato per le esportazioni
(2,8%). Meno incisivi gli
scambi con Brasile e India, con
cui in compenso la Germania
ha rilevanti surplus.
Tra le regioni tedesche,
il Baden-Württemberg è forse
la più simile al Nord Est, sia
per dimensione geografica
sia per composizione del
sistema produttivo, in cui il
settore industriale ha un ruolo
rilevante per occupazione e
valore aggiunto. Il suo GDP,
cioè il PIL, nel 2008 è maggiore
del 62%, ma a livello pro
capite la differenza è minima
(33.800 euro contro 30.528) e
nella Provincia Autonoma di
Bolzano è addirittura superiore
(34.600 euro). Il BadenWürttemberg è il quarto Land
per importanza dell’export sul
prodotto lordo (dopo Brema,
Saarland e Amburgo), con il
35,9%, rispetto al 33,4% della
Germania nel suo complesso.
Il commercio con i BRIC, pari a
7,2 miliardi di euro nel 2000,
è passato a 30,6 miliardi
“
L’integrazione
del Nord Est
nelle reti globali
del valore
e della conoscenza
è uno strumento
di competitività
e richiede
anche
infrastrutture
fisiche adeguate
”
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nel 2010; le esportazioni da
3,7 a 18,1 miliardi; il saldo
positivo da 1,3 a 5,5 miliardi.
L’incidenza del BadenWürttemberg sulle esportazioni
tedesche verso i BRIC, infine,
è passata dal 16,0% al 18,1%.
Il raffronto con i dati nazionali
evidenzia anche come il
peso dei BRIC sul commercio
del Baden-Württemberg sia
superiore per l’export (11,7%
nel 2010, rispetto al 9,1% nel
2008) e inferiore per l’import
(9,8%, rispetto al 9,1%).
Interessante notare come, dal
lato delle vendite, le differenze
nel peso di ciascun BRIC
rispetto al valore nazionale
siano minime, tranne che per
la Cina, destinazione del 7,2%
dell’export del Land, a fronte
del 5,6% complessivo per la
Germania.
tenze. Tra il 2003 e il 2009 gli investimenti diretti totali delle regioni nordestine in termini di
imprese estere partecipate sono cresciuti del
25%, percentuale in linea con il dato nazionale e leggermente superiore a quanto avvenuto
nel Nord Ovest (17,8%). A fronte di tale crescita si è registrato un incremento modesto
dei dipendenti all’estero (1,9%) e del 20,5%
in termini di fatturato realizzato nelle partecipate. Nel 2009 gli IDE in uscita dal Nord Est
costituivano il 32,3% degli IDE italiani totali
per numero d’imprese estere partecipate, il
21,2% per dipendenti all’estero e l’11,7% in
termini di fatturato delle partecipate (…)
Va anche detto che nei BRIC stessi (così
come in altre economie emergenti, come Turchia o Sudafrica) si trovano sempre più imprese locali protagoniste d’importanti processi
d’internazionalizzazione attiva. Nel complesso i flussi d’investimento in uscita dalle economie emergenti hanno raggiunto 316 miliardi
di dollari nel 2010 (+23% rispetto al 2009), il
4
MERCATI ESTERI
che equivale a un quarto del totale mondiale.
Gli investimenti BRIC in Italia sono fortemente
altalenanti, condizionati dalla portata di singole
operazioni d’investimento. Le principali imprese italiane a controllo BRIC operano nell’alimentare, nella siderurgia e nell’energia. Sono
pochi i grandi investimenti e, non a caso, l’Italia galleggia nelle posizioni di retroguardia nelle
classifiche delle destinazioni degli investimenti
BRIC (per esempio al 44° posto nel caso cinese, con un modestissimo 0,08% dei flussi
nel 2009). Nel complesso le multinazionali cinesi e indiane, che inizialmente erano motivate
dall’approvvigionamento di materie prime (che
difficilmente potevano trovare in Italia), investono ora per accedere direttamente ai mercati
(logistica e distribuzione) e sfruttarne le competenze manifatturiere e in questi ambiti trovano in Italia un terreno fertile, anche se devono
scontrarsi con le note idiosincrasie del nostro
Paese (…)
eventi
A Venezia
il forum nazionale
sulle crociere
Italian Cruise Day, giornata ideata da Risposte
Turismo e organizzata con VTP Events, avrà luogo
il prossimo 28 ottobre al Terminal Passeggeri
IN CONCLUSIONE
L’attuale fase di lentissima e incerta ripresa
che il sistema nordestino sta attraversando ha messo in luce come siano le imprese
più aperte ai mercati esteri, soprattutto non
comunitari, a saper cogliere i frutti di una
crescita che non ha certo il suo fulcro nella domanda interna nazionale né in quella
delle economie avanzate tradizionali, Europa in primis. I dati sul commercio estero
e sugli investimenti diretti mostrano come
il Nord Est stia reagendo positivamente al
cambio epocale che vive l’economia mondiale e di cui l’emergere prepotente dei
BRIC è manifestazione principale. Le relazioni commerciali tra le regioni nordestine e
i quattro Paesi sono in crescita tendenziale
e significativa, così come lo è la presenza
delle multinazionali “tascabili”, pur penalizzate tuttora dalla loro dimensione modesta
nel contesto internazionale (...)
Andrea Goldstein e Silvia Oliva
(Tratto da “Nord Est 2011 Rapporto sulla società e l’economia”.
A cura di Daniele Marini, Marsilio, 2011)
U
n settore che favorisce la ripresa
economica europea, generando 35,2
miliardi di beni e servizi con un booking in crescita del 9,3% e che vede l’Italia non solo Paese leader nella costruzione
delle navi, ma anche maggior mercato e
principale destinazione.
È il quadro del comparto delle crociere, al
centro della prima edizione di Italian Cruise Day, forum sull’industria italiana delle
crociere in programma il 28 ottobre 2011
presso le strutture congressuali del Terminal Passeggeri di Venezia.
Italian Cruise Day (www.italiancruiseday.it)
è un evento ideato da Risposte Turismo, or-
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ganizzato insieme a VTP Events, società interamente partecipata da Venezia Terminal
Passeggeri, e destinato a divenire per gli
operatori un momento annuale di incontro
e di verifica del comparto al fine di aggiornarsi e confrontarsi sui modelli di gestione
e sulle tendenze del mercato.
Nel corso del forum verrà illustrata, alla
presenza di rappresentanti istituzionali, del
mondo dell’industria e della ricerca scientifica, la prima edizione di Italian Cruise
Watch, un dettagliato report su serie storiche e previsioni di traffico, valutazioni
quantitative e qualitative in relazione alle
dinamiche industriali, questioni specifiche
e rilevanti per il futuro del settore.
Dopo la presentazione del Rapporto, la
giornata si svilupperà attraverso quattro
sessioni di discussione e approfondimento
- due plenarie e due in parallelo - sui temi
di più scottante attualità nel dibattito sull’evoluzione del settore. Questi i titoli: “Il futuro prossimo della crocieristica in Italia”,
“L’arte di vendere crociere”, “Mega e mini
ships”, “La crociera fuoriclasse del turismo.
Il contributo della crocieristica all’industria
turistica e all’economia del Paese”.
Di assoluto rilievo il parterre dei relatori per
5
eventi
un incontro che non mancherà di essere,
oltre che occasione di dialogo, anche una
concreta opportunità per stringere nuovi
rapporti commerciali. Accanto ai vertici istituzionali dei maggiori terminal crocieristici
nazionali, hanno già confermato la propria
presenza: Giovanni Onorato, Direttore Generale Costa Crociere; Domenico Pellegrino, Direttore Generale MSC Crociere;
Gianni Rotondo, Direttore Generale Royal
Caribbean Italia; Renzo Iorio, Presidente Federturismo Confindustria; Matteo Marzotto,
Presidente Enit; Francesco Nerli, Presidente Assoporti; Giovanni Spadoni, Presidente
MedCruise; Cinzia Renzi, Presidente Fiavet.
Affianca il forum Carriere@ICD, il primo career day riservato alla crocieristica. La mattina
del 29 ottobre 2011 cento giovani interessati
alle prospettive di carriera in questo comparto incontreranno i responsabili del personale di oltre 20 significative aziende (dalle Compagnie di navigazione ai porti, dalle agenzie
marittime ai tour e ground operator).
“Sono lieto che la prima edizione di Italian
Cruise Day si tenga a Venezia, una delle città
protagoniste a livello mondiale del settore”,
ha detto Roberto Perocchio, Amministratore Delegato di Venezia Terminal Passeggeri. “Un comparto che continua a favorire la
crescita economica nazionale, generando
opportunità e posti di lavoro nei cantieri navali e nei porti, oltre che a rappresentare una
importante sorgente di turismo”.
“Un comparto che è cresciuto e continua
a crescere”, gli ha fatto eco Francesco di
Cesare, presidente di Risposte Turismo,
“ha bisogno di un’occasione d’incontro, discussione e sviluppo di opportunità professionali per gli operatori in esso coinvolti. In
quest’ottica Italian Cruise Day sarà l’appuntamento annuale che segnerà l’evoluzione
della crocieristica in Italia, tra consuntivi e
previsioni, in una giornata di lavoro aperta
anche a chi non è oggi direttamente inserito nel comparto ma guarda con favore alla
possibilità di farne parte”.
Info sulla manifestazione e iscrizioni:
www.italiancruiseday.it
intervista
“Il Veneto
conferma
la sua vocazione
internazionale”
Un commento ai più recenti dati relativi
alle esportazioni delle imprese
A
bbiamo rivolto alcune domande al
Direttore di Unioncamere Veneto,
Gian Angelo Bellati, relative all’attuale problematica situazione economica
e alle strategie che le imprese venete stanno elaborando soprattutto in un’ottica di
rafforzamento delle esportazioni.
Stando ai dati del secondo trimestre
2011 (fonte Istat) si rileva una crescita congiunturale delle esportazioni per
tutte le aree territoriali del nostro Pae-
se, più accentuata per le regioni nordorientali (+4,4%). Nel primo trimestre
dell’anno in corso la crescita, sempre
per il Nord Est, era stata del 3,4%, cioè
un punto in meno. Che cosa significa
questo incoraggiante trend? E quali
indicazioni si possono trarre?
Di fronte a un mercato interno bloccato,
complice la mancanza di azioni di rilancio
dell’economia fra le quali includo anche
la recente manovra finanziaria, il Veneto
conferma una volta di più la sua forte vo-
Che cosa fa unioncamere veneto
U
nioncamere Veneto
è la struttura che
associa tutte le Camere
di Commercio Industria
Artigianato Agricoltura della
regione, svolgendo funzioni
di supporto e di promozione
dell’economia, coordinando
i rapporti con la Regione
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Veneto e le rappresentanze
degli enti locali.
Fondata nel 1965,
Unioncamere ricopre un ruolo
sempre più importante nella
promozione e nella tutela
degli interessi dell’intero
sistema economico del
Veneto anche presso
le sedi comunitarie
e internazionali. Tra i servizi
offerti: progettazione e
realizzazione di iniziative
volte a supportare
l’internazionalizzazione
delle imprese, iniziative
di formazione e rivolte alla
regolazione del mercato.
6
intervista
cazione internazionale. Capacità di adattarsi
ai mercati, innovazione, qualità di prodotto
e ricerca di nuovi sbocchi sono caratteristiche che hanno sempre contraddistinto i nostri imprenditori. Le aziende venete hanno il
pregio di saper leggere e valutare in anticipo
l’andamento dei mercati facendosi trovare
pronte alle richieste che arrivano da quei Paesi “emergenti” dove si stanno concentrando i principali flussi di esportazione.
Il commercio di beni del Nord Est è centrato in prevalenza sull’interscambio
con i Paesi dell’Unione Europea e più in
generale con i Paesi Ocse. Tuttavia negli ultimi anni si è registrata un’interessante tendenza delle imprese venete e
nordestine a partecipare maggiormente
all’interscambio con le cosiddette economie emergenti, quelle dei BRIC. Quali
sono i settori merceologici che trainano,
o che in prospettiva possono trainare,
questa dinamica commerciale?
In effetti Paesi come Brasile, Russia, India e
Cina, definiti “emergenti” ma sui quali gravita
già buona parte della nostra economia, sono
mercati in forte consolidamento a cui le imprese del Veneto fanno grande riferimento,
anche se è ancora prerogativa di pochi settori. Nel secondo trimestre 2011 l’area Bric
ha visto le esportazioni venete superare i 2
miliardi di euro con una variazione percentuale del +46,4% rispetto al 2010. L’Unione
Europea a 27 rappresenta ancora il principale
mercato di sbocco, ma nel giro di pochi anni
gli scenari muteranno. Tornando ai Bric, il
settore merceologico che va per la maggiore
è quello dei macchinari che, nel secondo trimestre 2011, ha toccato i 969 milioni di euro
(+85,4% rispetto all’anno precedente). Vengono poi i prodotti tessili e dell’abbigliamento, anche se il saldo è negativo, visto che il
Veneto importa più di quanto esporti.
Quali le iniziative di Unioncamere del
Veneto per accompagnare le imprese sui mercati esteri o per favorire le
esportazioni?
Unioncamere del Veneto ed Eurosportello
si muovono su più fronti. Nel gennaio 2011,
per esempio, Unioncamere ha firmato un
protocollo d’intesa con la North South Initiative per rafforzare i rapporti con le Camere
di Commercio, le aziende e le associazioni
di categoria dei partner che operano lungo il
Corridoio Baltico-Adriatico. L’Iniziativa identifica gli interessi economici lungo questa
regione metropolitana che si estende dalla
Scandinavia fino all’Adriatico attraversando gli Stati dell’Europa Centrale. L’obiettivo è creare e rafforzare la cooperazione
per un migliore sviluppo delle infrastrutture
e delle collaborazioni economiche. Stiamo
supportando i promotori dell’Iniziativa Nord
Sud nell’individuare le carenze nella struttura dei trasporti e nella collaborazione tra le
singole Regioni nello spazio economico che
parte dalla Scandinavia e, attraverso i Länder Orientali tedeschi e la Baviera e/o Praga e Vienna, giunge all’Adriatico. I risultati
dovrebbero aiutarci a organizzare le attività
dell’Iniziativa Nord Sud affinché siano il più
possibile vicine agli interessi dell’economia.
Quanto è importante saper fare squadra
per conquistare i mercati internazionali?
Per una regione a forte vocazione internazionale è fondamentale. L’avvio di Veneto
Promozione, l’agenzia per l’internazionalizzazione dell’economia veneta costituita da
Regione Veneto e Camere di Commercio
Veneto. Flussi commerciali per aree geoeconomiche. Valori in milioni di Euro. II trimestre 2011 (a)
PAESE
2010
2011saldo
var. %
comp. %
rettificato
provvisorio
2011
importexportimportexportimportexportimportexport
Russia 161
535
194
707
513 20,5 32,2 0,9 2,8
Brasile 239
156
266
213
-53 11,2 36,5 1,3 0,8
India 324
166
380
214
-165 17,4 29,3 1,8 0,9
Cina 1.723
605 2.062 1.005 -1.057 19,7 66,0 9,8 4,0
BRIC
2.447 1.462 2.902 2.140
-762 18,6 46,4 13,8 8,5
NAFTA (Stati Uniti, Canada e Messico) 402 1.918
429 1.792 1.363 6,7 -6,6 2,0 7,1
AFRICA
1.127
811
830
771
-59 -26,4 -4,9 3,9 3,1
AMERICA
792 2.345
906 2.350 1.444 14,4 0,2 4,3 9,4
ASIA
3.304 2.752 4.056 3.609
-446 22,8 31,1 19,3 14,4
OCEANIA E ALTRI TERRITORI
69
228
81
243
161 18,3 6,3 0,4 1,0
UE 27
11.881 13.447 13.407 15.075 1.668 12,9 12,1 63,8 60,0
MONDO
18.453 22.040 21.018 25.133 4.115
13,9 14,0 100,0 100,0
(a) Dati provvisori
Fonte: elab. Unioncamere del Veneto su dati Istat
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intervista
attraverso Unioncamere del Veneto, ha lo
scopo di organizzare e indirizzare l’impegno
pubblico-privato per promuovere all’estero
il “sistema Veneto”. In un’economia globale
dobbiamo valorizzare le nostre potenzialità e
internazionalizzare lo sforzo e le competenze
delle nostre aziende perché ritorni più reddito sul territorio, conquistando nuovi mercati.
Da un’analisi dei volumi dell’interscambio a livello globale si ricava un netto
spostamento del baricentro economico
mondiale verso l’Asia. Ciò si riflette in
modo sensibile in ambito portuale: non
è un caso che, nel settore della movimentazione di container, tra i primi dieci porti del mondo figurino quasi esclusivamente scali asiatici, di cui oltre la
metà cinesi. Ciò mette in evidenza il
ruolo che il sistema portuale dell’Alto
Adriatico può e deve svolgere sul piano della competizione internazionale,
rappresentando la rotta più breve ed
economicamente più vantaggiosa nei
collegamenti tra l’Europa e il Far East.
Qual è il nesso tra la necessità di sostenere la crescita del sistema portuale dell’Alto Adriatico e lo sviluppo di
un’accresciuta capacità di export delle
imprese nordestine?
Di fronte alle potenze economiche asiatiche l’Europa deve lavorare in rete. La costituzione del NAPA fra le Autorità Portuali
di Venezia, Ravenna, Trieste, Capodistria e
Fiume è un importante passo in avanti, ma
l’associazione deve marciare spedita, senza individualismi. Singolarmente nessuno
dei nostri porti può reggere il confronto
coi mercati asiatici e, da conoscitore delle dinamiche europee, il Presidente Paolo
Costa sa che la sinergia a livello europeo
rappresenta l’unica opportunità di sviluppo. Le imprese nordestine sono aperte alle
relazioni internazionali, ma il nostro territorio paga una grave carenza infrastrutturale.
L’export è la via privilegiata per lo sviluppo,
ma per essere davvero redditizio le merci
devono essere gestite e smistate in tempi
rapidi. L’Alto Adriatico ha il grande vantaggio di trovarsi in una posizione strategica
non solo per l’Europa, ma per trasformare
questo vantaggio geografico in economico
bisogna aumentare le operazioni portuali,
obiettivo raggiungibile solo con la cooperazione di tutte le realtà dell’Adriatico.
Sempre considerando le esportazioni
nel loro complesso, quali sono i mercati su cui, a suo avviso, sarà opportuno
puntare nei prossimi anni?
In passato il Veneto si è rivolto all’Est
Europa, dove per anni le aziende hanno delocalizzato. Questa strategia oggi è
anacronistica. Fra i principali mercati di riferimento ci sono Germania, primo partner
in assoluto, e Francia, ma i trend di crescita più consistenti li registrano Stati Uniti
e, soprattutto, Cina, dove l’export è salito
del 50%. Le nuove frontiere sono, tuttavia,
rappresentate dai BRIC. Fra questi il Brasile è uno dei Paesi dalla crescita più elevata
e nel primo semestre 2011 le nostre esportazioni hanno raggiunto i 213 milioni di
euro con un incremento del 36,5%. Fra le
regioni italiane il Veneto è quella che, sulla
scia della migrazione dei nostri corregionali in Sudamerica, ha allacciato i rapporti più
intensi col Brasile. Unioncamere coordina
il progetto VEN2MER, cofinanziato dalla
Regione, che punta a favorire la creazione
di reti di cooperazione tra imprenditori veneti e imprenditori latinoamericani di origine veneta operanti nel Mercosur.
Quali sono i riflessi della pesante crisi economico-finanziaria che stiamo
attraversando sulla tenuta e sulla capacità di esportazione delle imprese
italiane in generale e del Nord Est in
particolare?
Il Veneto ha retto abbastanza bene, ma solo
per meriti propri. La nostra regione paga
lo scotto dei ritardi e dell’inefficienza della
Pubblica Amministrazione italiana. Le risorse aggiuntive che vengono prelevate dallo
Stato in Veneto e destinate verosimilmente alla perequazione territoriale, nel triennio
2007-2009 ammontano mediamente a oltre
16 miliardi di euro (3.405 euro pro-capite).
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L’approvazione della legge 42/2009 sul federalismo fiscale rappresenta la base di
partenza per introdurre rilevanti cambiamenti nella vita istituzionale ed economica
dell’Italia e delle singole Regioni. Dall’analisi dell’indice di funzionamento standardizzato, che esprime il costo della macchina
amministrativa a parità di spesa decentrata, emerge come gli Stati federali abbiano
costi di funzionamento minori di quelli registrati dai Paesi unitari, anche alla luce del
maggior numero di competenze assegnate.
Il federalismo è in grado di stimolare una
maggiore efficienza amministrativa da parte delle strutture pubbliche ed estendendo
il “modello veneto”, ovvero il territorio che
presenta le minori distanze rispetto alle
performance degli assetti pubblici federali
di Germania e Spagna, a tutta la Pubblica
Amministrazione nazionale si otterrebbero
risparmi per oltre 27 miliardi di euro, poco
meno del 2% del Pil. L’elevata spesa pubblica continua, inoltre, a rappresentare un
vero problema della finanza pubblica italiana e a livello regionale si evidenzia una
distribuzione “non equilibrata” delle risorse:
la spesa del settore pubblico sul Pil delle regioni del Sud è di oltre 15 punti percentuali
superiore a quella del Centro-Nord. In particolare, nella media 2007-2009, l’incidenza
percentuale della spesa delle Amministrazioni Pubbliche sul Pil in Lombardia, Veneto
ed Emilia Romagna è inferiore al 40%. Altro
nodo cruciale è l’evasione fiscale. Anche i
dati dell’Agenzia delle Entrate confermano
che il fenomeno non si distribuisce in maniera omogenea sul territorio nazionale: la
percentuale d’imposte evase arriva addirittura al 66% in alcune aree del Sud. Nonostante si cerchi di far passare il messaggio
di un “Veneto di evasori”, la nostra regione presenta, invece, tassi di evasione fra
i più bassi d’Italia e dell’Unione Europea.
Nostre ricerche dimostrano che esiste una
forte correlazione tra sviluppo del capitale
sociale e crescita economica e, dove manca il rispetto delle regole, anche lo sviluppo
economico stenta a decollare. Il paradosso
è che, con l’attuale sistema, si potrebbe arrivare all’assurdo che chi più evade più ha
diritto di ottenere dalla solidarietà altrui.
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notizie in pillole
Escavo canali portuali: effetti positivi
sui traffici di agosto 2011
L’
Autorità Portuale di Venezia
negli ultimi due anni ha intensificato le attività di escavo
dei canali portuali; infatti, in particolare il canale Malamocco-Marghera, ha
raggiunto la quota di fondale a -11,30
m s.m.m., che consente un piede in
più di pescaggio ( 30 cm )
per le navi in arrivo/partenza.
Ciascun piede in più a disposizione si traduce in circa 300
container per nave per approdo movimentati nello scalo veneziano, a fronte di un
investimento complessivo a
carico dell’Autorità Portuale
di Venezia pari a 250 milioni
di euro. Il primo effetto positivo dell’escavo dei canali,
certificato dalla Capitaneria
di Porto nel luglio 2011, si è
fatto già sentire sui dati di
traffico di agosto, che ha fat-
A
to registrare aumenti significativi sia
in termini di peso (+28% equivalenti
a +84.586 tonnellate) sia in termini
di quantità di container movimentati (+15,7%), con 5.031 TEU in più rispetto allo stesso periodo dell’anno
precedente.
T
La Coppa America
sbarca in Laguna
ra il 12 e il 20 maggio 2012, e nuovamente nel
corso dell’aprile 2013, l’AC World Series sarà
di scena a Venezia. Terraferma, Laguna e città guardano oltre il loro Golfo. Il Leone spiega le ali
al vento e vola di nuovo sopra il suo mare. L’arrivo
della Coppa America a Venezia è un’eccezionale opportunità per la città e per gli operatori del Porto. Il
“ritorno” di Venezia al centro dell’attenzione di tutti
coloro che, a livello internazionale, amano la vela e
il mare fa particolarmente piacere a chi, come l’Autorità Portuale e l’insieme della comunità del Porto,
ogni giorno si prodiga per rinverdire la tradizione e
la cultura marittimo-portuali di Venezia, rilanciando
il commercio marittimo con il
resto del mondo, senza il quale Venezia non sarebbe mai
divenuta uno dei simboli della
cultura occidentale. La Coppa
America a Venezia incoraggia
Autorità Marittima, Autorità Portuale e soprattutto gli operatori
portuali a rilanciare mare e Porto a Venezia, a tutto vantaggio del Veneto, del Nord
Est, dell’Italia e di quanti - italiani, sloveni e croati - si
affacciano su quello che per tutti torna a essere, almeno in questa occasione, il Golfo di Venezia.
Relazioni internazionali in mostra a Palazzo Ducale
pertura dei battenti, il 1° ottobre
2011, per la mostra “Venezia e l’Egitto”, che sarà visitabile fino al 22
gennaio 2012. Ospitata nella spettacolare Sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale
- cuore e simbolo della Serenissima - la
rassegna illustra i rapporti tra Venezia e
l’Egitto nel corso di quasi due millenni: dai
ritrovamenti archeologici che documentano relazioni nell’età classica fino all’inaugurazione del Canale di Suez. Il progetto
scientifico - curato da Enrico Maria Dal
Bozzolo, dell’Università di Verona, e da
Rosella Dorigo e Maria Pia Pedani, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, sulla base
del progetto di allestimento di Michelangelo Lupo - ha coinvolto oltre 60 specialisti tra Comitato scientifico, schedatori ed
esperti impegnati a selezionare 300 opere
che documentano le strettissime relazioni
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tra i due soggetti. Tra i promotori dell’iniziativa il Comune di Venezia, la Fondazione Musei Civici e l’Autorità Portuale, che
ha visto in questa mostra l’occasione per
ribadire, sottolineare e rafforzare i rapporti commerciali che legano la città lagunare all’Egitto. Oggi come secoli fa il Paese del Nord Africa gode di una posizione
strategica di assoluta rilevanza rispetto al
Medio Oriente ed è partner commerciale
privilegiato dell’Italia, che ha concentrato,
anche attorno alla relazione tra i porti di
Venezia e Alessandria, gli sforzi compiuti
da imprenditori e istituzioni per rafforzare
gli scambi tra i due Paesi.