Boston. Osservare e visualizzare la vita in tempo reale delle città

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Boston. Osservare e visualizzare la vita in tempo reale delle città
23/05/13
Eise nhowe r Tour 2013 - Boston. Osse rva re e visua liz z a re la vita in te mpo re a le de lle c ittà
5 MAGGIO 2013 ­ 7:25
Boston. Osservare e
visualizzare la vita in tempo
reale delle città
Boston ci accoglie con il sapore di una città europea, con le piazze, i marciapiedi
frequentati, l'architettura degli edifici. Abbiamo quasi una settimana a disposizione e c'è il
tempo di familiarizzare con la città, che offre un ottimo sistema di trasporti, ritmi di vita
tranquilli e un ambiente vivibile.
L'università è ovunque permeando lo spazio pubblico, i nomi delle strade, la
metropolitana e persino gli hotel: di fatto, entriamo nei luoghi della mitologia.
I giorni trascorrono facendo avanti e indietro sulla Red Line, tra le fermate di Harvard e del
MIT: un percorso di appena dieci minuti, concentratissimo e vagamente irreale. Ma è tutto
lì, a pochi passi.
Passiamo dal SENSEable City, allo storico MediaLab del MIT, al metaLAB di Harvard.
Solo l'Institute for Human Centered Design gestito dalla radiosa Valerie Fletcher è fuori
dalle due roccaforti della ricerca.
Un ambiente completamente diverso dalla Pittsburgh che ci siamo lasciati alle spalle, e
anche i temi subiscono uno shift.
Continuiamo a interrogarci sul futuro delle città, ma quello che prende maggiormente
corpo in questi dialoghi è l'idea di “Urban Sensing” da un lato, e dall'altro il modo in cui la
possibilità di ascoltare, analizzare e visualizzare le conversazioni pubbliche degli utenti
sui social network offra nuovi strumenti per la governance e la valorizzazione del territorio.
Un campo di interazione in cui la percezione dei nuovi confini fra spazio pubblico e
privato si rende immediatamente percepibile alla popolazione.
Vi è inoltre l'esplorazione del concetto di mappa nella geografia informazionale creata
dall'intrazione sui social network. Questo processo riguarda lo spazio fisico urbano e il
pezzo di realtà che ci portiamo addosso grazie a dispositivi come gli smartphone: le
interazioni delle persone nei nuovi spazi pubblici digitali generano “mappe di
informazioni” che possiamo visualizzare e usare.
La nostra idea di Urban Sensing riguarda la possibilità di accedere alle agorà digitali
contemporanee: piazze fatte di milioni di testi e interazioni. Immaginate ad esempio di
poter ascoltare la vita in rempo reale di Roma, catturamndo e analizzando i flussi di
comunicazione georeferenziata generati costantemente dalle persone su FB o TW.
Questo è fattibile, ma non solo: tecnologie come il machine learning e l'analisi del
linguaggio naturale consentono di analizzare i contenuti estraendo informazioni dal flusso
in tempo reale dei dati. Le mappe informazionali si basano sulla possibilità di usare questi
strumenti e questi contenuti.
La possibilità di visualizzare un nouvo tipo di paesaggio, fatto di informazioni (l'infoscape),
e di analizzarlo per comprendere i desideri, le visioni e gli atteggiamenti dei cittadini apre
nuovi spazi per il business, la pianificazione urbana, le politiche pubbliche e la coesione
sociale.
L'attività sociale, il modo in cui milioni di persone ricodificano ogni giorno lo spazio
urbano, si stratifica sulla realtà e diventa accessibile.
Presentiamo progetti come l'Atlante di Roma (2010), VersuS (2011), VivaCosenza (2012)
che, muovendosi in questa direzione, realizzano in maniera tangibile questo genere di
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scenari e, partendo dalla suggestione degli immaginari e delle visioni del futuro resi
possibili dall'arte e dall'interattività, ottengono il risultato di rendere queste visioni
accessibili e comprensibili per vasti strati della cittadinanza e delle organizzazioni
pubbliche e private.
Iniziamo incontrando Sep Kamvar, direttore del Social Computing Group al MIT Media
Lab, fra i primi ad esplorare in questo senso il mondo delle visualizzazioni. Ci
raccontiamo le enormi opportunità che, nelle nostre esperienze, derivano dall'incontro fra
arte, tecnologia e informazione: lavori come “We feel fine” (2005) sono punti di riferimento
dell'infoestetica e della nostra attività scientifica e artistica. In questo momento parte della
sua attenzione si sta concentrando proprio sul concetto di mappa: alla fine dell'incontro ci
invita per il giorno seguente alla lunch discussion del venerdì con il suo team per
discutere i nostri casi di studio. Ne siamo più che felici e le due ore di meeting a cui
partecipano circa otto persone del team si rivelano un momento vivace di confronto. La
promessa scambiarci materiali, link e librerie software utilizzate conclude la
presentazione, insieme a dei sinceri abbracci.
Proseguiamo accettando l'invito di Assaf Biderman, associate professor del SENSEable
City, che ci invita a partecipare ad una lezione: il gruppo è composto da circa 12 studenti,
una classe internazionale di provenienze differenti e interdisciplinari, impegnati a
ripensare un progetto di mobilità in una città del Sud Africa. Un progetto reale in cui la
visione degli studenti potrebbe essere presa in considerazione e sviluppata
dall'amministrazione.
La percezione di un contesto e di un modello di insegnamento universitario
profondamente differente, dove l'attività di mentoring e la prassi progettuale sono centrali,
si fa palpabile: ottime ed interessanti riflessioni da riportare a casa sull'impostazione dei
corsi universitari, pensando ai nostri studenti.
La tappa si conclude all'Institute for Human Centered Design dove ci interroghiamo su
come creare ambienti di interazione realmente accessibili e rilevanti dal punto di vista
dell'esperienza umana in cui il design si confronta con le esigenze e la ricchezza della
disabilità o della malattia mentale. Un approccio sentito e sincero come testimonia la
presenza di un altissimo numero di disabili nel team dell'Istituto.
Prossimo appuntamento a Washington, la capitale delle istituzioni.
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Nella foto: Salvatore Iaconesi presenta i lavori di AOS all'equipe del MediaLab
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