per la scienza l`embrione umano è vita. ma per affermarlo

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per la scienza l`embrione umano è vita. ma per affermarlo
PER LA SCIENZA L'EMBRIONE UMANO È VITA. MA PER AFFERMARLO
DISTRUGGE EMBRIONI UMANI
di Marco Respinti
Siamo laici, siamo seri. Persino razionalisti, se siete di quella banda.
Credete davvero che dall’unione tra una zebra maschio e una zebra
femmina possa nascere dopo tot mesi un peperone? E quindi come si fa a
pensare che il genio di Albert Einstein possa nascere da un ammasso
informe e indefinito di cellule che per un po’ ha albergato nel ventre di sua
mamma? Non si può. Dagli ammassi non nasce niente. È da un natura
u m a n a seppur infinitesimale e invisibile che nasce Einstein, è solo
dall’uomo che nasce l’uomo. Quello cioè che le madri portano in grembo
dal momento stesso in cui vi si annida fecondato è un essere umano. Quasi
non lo vediamo, praticamente non lo riusciamo nemmeno a misurare, ma è
uomo, pienamente uomo, completamente uomo con tutta la sua dignità, i
suoi diritti, la sua libertà. Era soltanto un comunista come Friedrich Engels
che diceva (Anti-Dühring, 1878, e Dialettica della natura, 1883) che dalla
quantità deriva la qualità: noi invece, laici, razionali, liberi e responsabili,
sappiamo bene che le qualità vengono solo dalle qualità, che le quantità vengono solo dalle quantità e che l’uomo è essenzialmente una
qualità.
Tra l’altro lo dice bene oggi anche il Corriere della Sera, che dà ampia, e meritata, visibilità a uno studio realizzato alla Rockefeller
University di New York e all’Università di Cambridge pubblicato ora contemporaneamente su due autorevoli pubblicazioni quali Nature e
Nature Cell Biology. Lo studio si addentra nell’infinitamente piccolo, là dove non avevamo ancora osato perché non ci eravamo riusciti
svelando cosa succede nei primi 13 giorni di vita dell’embrione umano, ossia durante la fase detta blastocisti allorché l’embrione s’impianta
nella mucosa uterina della madre iniziando attorno al sesto-settimo giorno l’annidamento che dura più o meno fino al 14° giorno di vita. Cosa
ne salta fuori?
Ne salta fuori che l’embrione umano è in grado di auto-organizzarsi autonomamente secondo un piano di sviluppo ordinato anche in assenza di
segnali esterni, insomma che si sono dietro persino un disegno intelligente e una regola cui l’embrione obbedisce onde fare una cosa tanto
basica quanto essenziale: vivere. E poi salta anche fuori che ci sono differenze inaspettate tra i modelli animali e gli embrioni umani per quanto
riguarda la diversificazione delle linee cellulari da cui poi dipende l’organizzazione dei tessuti, con il tutto probabilmente dipendente da come si
comportano i geni umani. E pure che la ricerca sui topi non basta affatto per farsi un’idea della vita umana. Insomma che (a dispetto dispetto di
abortisti e femministe ideologizzate) l’embrione vive, è pienamente se stesso, non è un topo, non è un grumo proteiforme ed è persino
autonomo. Vogliamo continuare a chiamarlo massa informe, peperone?
In Italia è vietata la ricerca sugli embrioni umani, ma all’estero si fa con un limite alla sperimentazione posto dal 1984 al 14° giorni di vita. Il
limite è stato fissato a 14° giorno perché gli scienziati affermano che è dal 14° giorno di vita che l’embrione acquisita un’esistenza individuale.
Questo fino a oggi. Perché oggi che le nuove scoperte cambiano tutto, tutto si arretra. E, come dice Nature, è ora di mettersi a ridiscutere quel
limite di 14 giorni e spostarlo. Esatto: com’è possibile infatti giocare all’allegro chirurgo con un piccolissimo essere umano? Occhio non vede,
cuore non duole? No, non si può: sarebbe da dottor Mengele. Con buona pace di tutti quelli di dura cervice che dicono il contrario solo perché la
bocca ne dà loro la possibilità, la ricerca scientifica più fredda, lucida e avanzata ci dice che l’embrione è se stesso, uomo e non peperone, da
subito. Non c’è salto, non c’è trasformazione, non c’è quantità che diventa qualità: c’è solo l’essere umano. Umani cioè anche quegli embrioni
coltivati in provetta come delle larve che alla Rockefeller University e a Cambridge sono stati annidati non nel ventre della loro legittima,
unica, naturale madre bensì in un substrato artificiale fatto di chissà quale innaturale schifezza e poi buttati nel sifone al 14° giorno per farci
dire che l’uomo è uomo sin dal principio, porca sidella.
da
«l'intraprendente»