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6 Primo piano
Venerdì 23 dicembre 2011
Primo piano 7
Venerdì 23 dicembre 2011
Elenchi sospetti nello studio dei professionisti
La zona grigia
I clienti discussi
di Roberto Emo
e Giovanni Zumbo
Le indagini dei Procura di Reggio
sulle infiltrazioni alla Multiservizi
In mano ai clan
sin dall’inizio
Una scrittura privata dimostra che il presunto prestanome
dei Tegano stava da sempre nella società mista del Comune
di GIUSEPPE BALDESSARRO
quote e di conseguenza non può
partecipare ufficialmente alla società mista». Così c’è scritto nella
scrittura privata. Ed è questa la ragione che spinge i tre imprenditori
a siglare un patto. Nella sostanza,
per evitare problemi Sem cede le
proprie quote a Ingest, Tibi e Cozzupoli. Ingest poi cede a Tibi e Cozzupoli. Quindi formalmente Sem sarebbe fuori. Invece no. Perchè la
cartaprivata, ilpatto, diceche lasocietà di Rechichi ha dato dei soldi
agli altri 2 soci reggini affinchè acquistassero delle quote della Ingest
per suo conto. Alla fine della gistra
Tibi e Cozzupoli, nella scrittura privata, riconoscono a Sem l’8% dei
profitti a loro spettanti. Ecco i passaggi cruciali dell’accordo: «Resta
espressamente convenuto tra le
parti che, in virtù della presente
scrittura, gli utili percepiti da Cozzupoli e da Tibi saranno versati alla
Sem sino alla concorrenza della
quota dell'8%, così come Sem, in caso di passività e/o debiti si accolla la
relativa quota dell'8%; Cozzupoli e
Tibi 15 s'impegnano e garantiscono alla Sem, relativamente ai lavori
di loro pertinenza, commesse e/o lavorazioni sino alla concorrenza
della quota dell'8 %». E poi: «Nel caso in cui, per qualsiasi motivo nessuno escluso, Sem srl dovesse cessare l’attività Cozzupoli e Tibi s’impegnano a riconoscere la quota
dell’8% in capo ai germani Rechichi
Giuseppe e Rosario o a società a loro
riconducibili e da loro indicate». E
infine: «Nelcaso in cui,per qualsiasi motivo nessuno escluso, Sem srl
dovesse cessare l'attività Cozzupoli
e Tibi 15 s'impegnano a riconoscere
la quota dell'8% in capo ai germani
Rechichi Giuseppe e Rosario o a società a loro riconducibili e da loro indicate». Boom. Ecco la bomba. E’
esattamente quello che è avvenuto,
quando nel 2007, Tibaldi e Cozzu-
|
LA DECISIONE
Il vertice di Multiservizi Giuseppe
Rechichi.
In alto il commercialista e “spione”
Giovanni Zumbo.
A sinistra la sede della società mista
“Multiservizi” di Reggio Calabria.
poli cedono le quote a figli di Richichi, e si dimostra così che Rechichi
in prima persona era nella Gst da
sempre.
A questo punto i finanzieri che
scrivono l’informativa (redatta dal
tenente colonnello Gerardo Mastrodomenico e dai suoi uomini e
firmata dal tenente colonnello
Claudio Petrozziello) iniziano a chidersi ma perchè Rechichi non entra
|
Le accuse tengono davanti
al Tribunale della libertà
REGGIO CALABRIA - Roberto Emo ha rinunciato
all’esito del Tribunale della Libertà. Il commercialista
in manette nell’ambito dell’operazione “Astrea” della
Dda di Reggio Calabria, ha evitato l’esito dei Giudici e
a udienza in corso, i suoi legali hanno deciso di desistere, dopo che nei giorni scorsi avevano fatto istanza
di scarcerazione. Per gli altri 11 indagati nell’inchiesta sulle infiltrazioni alla Multiservizi, il Tribunale
ha deciso di respingere le richieste. Anche mercoledì
scorso, dunque, la scena si è ripetuta esattamente come era già successo la scorsa settimana, quando il riesame aveva respinto le prime istanze. Dopo Giovanni
Zumbo (detenuto anche per altra ragione) la moglie
Francesca Toscano, e l’intera famiglia
Rechichi, anche Emo, i Tegano e i Lavilla, restano dietro le sbarre.
Regge insomma l’impianto accusatorio messo assieme dai Pm Beatrice
Ronchi(presente all’udienzadel Tdl)e
Giuseppe Lombardo. Tanto più che
nel corsodel Tdl,sono statedepositate
le due nuove informative che contengono l’esito delle ulteriori indagini
della Guardia di Finanza e parte
dell’esito delle perquisizioni fatte il
giorno in cui scattarono gli arresti.
Nuove carte che vanno a consolidare l’impianto accusatorio e che hanno aperto la strada, a nuovi filoni
investigativi a cui gli inquirenti saranno chiamati a
lavorare.
Secondo la ricostruzione dei magistrati la ‘ndrangheta era in società con il comune di Reggio Calabria.
Assieme gestivano la Multiservizi spa. La società mista di Palazzo San Giorgio che si occupa della manutenzione ordinaria della città dello Stretto è infatti
composta al 51% dall’amministrazione comunale e al
49% dalla “Gestione servizi territoriali”, un gruppo
privato di cui il clan dei Tegano di Archi deteneva il
33% grazie alla “Recim srl” che controllava direttamente. Dunque la cosca era dentro alla municipalizzata a tutti gli effetti, con i propri uomini e con i relativi interessi. Un fatto sconvolgente, almeno quanto
quello che a fare da prestanome ai mafiosi c’erano fior
di professionisti, avvocati e commercialisti. Che
avrebbero messo a disposizione dei boss la propria
faccia. Il tutto sotto gli occhi “distratti” della componente pubblica. L’indagine, che porto all’arresto di 11
persone e al sequestro di beni per un valore di 50 milioni di euro, incrocia tre diverse indagini portate
avanti, in alcune fasi, anchecon il contributo di Carabinieri e Squadra mobile.
Nel fascicolo - che porta la firma dei pm Beatrice
Ronchi e Giuseppe Lombardo e dell’Aggiunto Michele Prestipino - sono finiti i nomi di boss e faccendieri,
di spioni e colletti bianchi. Gli 007 del comandante Di
Gesù hanno iniziato a spulciare gli interessi economici del padrino GiovanniTegano, scoprendoche ilboss diArchi aveva le mani su alcune aziende.
Tra queste la “Comedil srl” formalmente intestata a Giuseppe Rechichi e
al fratello Rosario Giovanni. Ad un
certo punto, secondo quanto sostenuto dagli inquirenti per evitare il sequestro dei beni i Tegano ed i loro complici, decidono di far sparire l’azienda facendo nascere la “Sica srl”. Nell’operazione c’è lo zampino di Giovanni Zumbo. Meglio noto come lo spione in odore di servizi che
passava le informazioni al boss Peppe Pelle sull’indagine “Crimine”. La talpa delle cosche, si registra nelle
carte dell’inchiesta, tira dentro il balletto delle quote
azionarie e dei passaggi societari anche la moglie Maria Frencesca Toscano (avvocato), la sorella Porzia
Maria e il marito di questa Roberto Emo (entrambi
commercialisti). Ed è così che in diverse fasi le aziende-nelfrattemponasce anchela“Recim srl”- finiscono in mano ai figli di Giuseppe Rechichi, i gemelli Antonino e Giovanni, e dei fratelli Antonio e Maurizio
Lavilla, uno dei quali è genero del boss Tegano. Un
lungo e tortuoso giro che porta di nuovo ai vecchi padroni ‘ndranghetisti e che finisce dritto nella Multiservizi di cui il clan deteneva il 33% dela componente
privata.
direttamente nella societa? Quali
sono i «sopravvenuti impedimenti»? Spulciando si scopre che i carabinieri nel 2003 avevano mandato
alla Prefettura un’informativa nella quale si evidenziava che Giuseppe Rechichi era al 33% socio della
“Icer Impresa costruzioni edile”,
azienda in cui un altro 33% era di
Sebastiano Nocera. Un personaggino niente male visto che al mo-
IL CASO
L’Ad dell’azienda
smentito dalla Dda
LA PRIMA volta che venne arrestato Giuseppe Rechichi (nella foto) a
seguito dell’operazione Archim gli
investigatori avevano detto che era
uno dei soci della Multiservizi. E la
cosa venne riportata dalla stampa.
La cosa indispetti l’azienda che attraverso il suo Amministratore delegato e direttore generale Paolo
Vazzana immediatamente puntualizzo. «Avendo appreso dagli organi di informazione del provvedi-
Tutti in carcere
dopo le richieste
di scarcerazione
al riesame
mento è in carcere con una sentenza definitiva (del settembre 2004),
per omicidio e associazione mafiosa, considerato «appartenente alla
consorteria mafiosa denominata
“Serraino”, già collaboratore delle
cosche Libri, De Stefano-Tegano e
Iamonte”».
Detta in soldoni Giuseppe Rechichi il certificato antimafia se lo può
sognare. Ed è quindi chiaro che ha
la necessità di eclissarsi, di sparire
dalla società, di scomparire, almeno in maniera diretta. Così avviene.
Scrivono gli 007 della finanza «In
altre parole, il progetto imprenditoriale, risalente almeno all’aprile
2003, dei fratelli Rechichi (Rosario
e Giuseppe, titolari della Sem, ndr)
e, per il loro tramite, della cosca di
riferimento (i Tagano, ndr), progetto che non aveva potuto avere
|
IL VERBALE
|
«Erano solo operazioni
per sanare i debiti aziendali»
REGGIO CALABRIA - Secondo il racconto fatto da Rosario Rechichi, fratello di Giuseppe Rechichi, non ci
fu alcun tentativo di far sparire le società a loro riferite. Ma si tratto semplicemente del tentativo di ottenere mutui dalle banche, che altrimenti trattandosi di
aziende in perdita, non avrebbero mai ottenuto. La
versione non convince i pm, e tuttavia è importante
dare conto dell’interrogatorio di garanzia di Rechichi.
RECHICI: «La Comedil, come attività di commercio
esiste dal 1958 in quella sede».
GIUDICE: «Sì».
RECHICHI: «Con la medesima attività, nell’84 è stata costituita una s.r.l. tra me, mio fratello e mio padre, dopodiché è andata
avanti fino a quando non sono subentrati i problemi economici».
GIUDICE: «Cioè?».
RECHICHI: «Ci sono stati molti problemi, abbiamo avuto anche delle vendite, pignoramenti immobiliari, abbiamo avuto dei protesti, quindi le scelte che venivano fatte anche dopo che io
sono andato via, perché io sono andato
via... mi sono dimesso dalla Comedil
nell’agosto del... nel luglio del 2011».
AVV. MORACE: «2011?»
RECHICHI: «2001, 2001, scusatemi. E mi sono trasferito a Siena, poi sono ritornato qui a distanza di
quattro –cinque anni perché c’erano anche i problemi
che mio fratello come amministratore non poteva più
esercitare, perché io ero rimasto socio, avevo lasciato
perdere la gestione...».
GIUDICE: «Quindi Lei era rimasto socio, e quando è
andato via Lei?»
RECHICHI: «Ero solo socio, e non facevo... non seguivo più l’attività, però mio fratello ha avuto una interdizione, per alcuni protesti ha avuto un’interdizione a gestire, quindi ho dovuto fare io ... rientrare come
amministratore e poi ho messo le aziende in liquidazione. I passaggi vari che ci sono stati è soltanto perché bisognava essere credibili dove si andava a chiede-
redei prestiti,nonc’era moltodanascondere, cioèper
fare un’operazione di mutuo, per potere ripianare
una certa posizione, noi non avevamo più la fiducia
per cui potevamo fare questo, ci eravamo messi prima
con i Lavilla perché i Lavilla avevano detto, essendo
del mestiere, che volevano ... erano interessati all’attività, e poi hanno visto...».
GIUDICE: «E quindi...».
RECHICHI: «Hanno visto anche loro che non avevano... forse non c’erano più interessi economici tali, e
dopo pochi mesi sono voluti andare via».
GIUDICE: «Quindi loro si dovevano...».
RECHICHI: «Mio fratello era in difficoltà».
…OMISSIS…
GIUDICE: «Ci sono domande?».
P.M.: «Io volevo solo una precisazione temporale in riferimento a quando
suo fratello è stato...».
GIUDICE: «Allora per il mio tramite,
Pubblico Ministero».
P.M.: «E’ stato inter... siccome ha
parlato di interdizione del fratello Rechichi Giuseppe, interdizione da possibilità di emettere assegni, ha utilizzato la parola interdizione».
RECHICHI: «No, a tutto, ha avuto
una interdizione della Prefettura».
P.M.: «Sì, quando?»
RECHICHI: «Mi pare per 5 anni».
P.M.: «Temporale».
RECHICHI: «Per i protesti che ha avuto».
GIUDICE: «E quando questa interdizione?».
RECHICHI: «E non me lo ricordo io, ma mi pare che
va dal 2002 in poi».
GIUDICE: «Questa interdizione?».
RECHICHI: «Non vorrei dire una sciocchezza».
GIUDICE: «Quindi prima non c’era».
RECHICHI: «No».
GIUDICE: «Questa interdizione».
RECHICHI: «No, no».
P.M.: «Solo questo».
…OMISSIS…
«Tornai da Siena
perchè Pino
non poteva fare
l’amministratore
mento di fermo che ha interessato il
Sig. Giuseppe Rechichi, dipendente della nostra società con le mansioni di Direttore operativo, si rende
noto che il sottoscritto, in qualità di
Amministratore Delegato della
Multiservizi RC SpA, ha provveduto a sospendere dalle funzioni e
dalla retribuzione il Signor Giuseppe Rechichi, in attesa che venga
chiarita la sua posizione giudiziaria. Si ritiene opportuno precisare,
con riferimento ad alcune notizie
apparse in queste ore, che il Signor
Rechichi Giuseppe non è socio privato della Multiservizi RC SpA». I
Magistrati non la pensano come lui.
esito a causa degli elementi ostativi
in termini di certificazione antimafia, trovava la sua definitiva realizzazione nel luglio 2008, previa costituzione della “S.r.l. Recim” in capo ai giovani figli di Giuseppe, Antonino e Giovanni, all’epoca solo
ventiduenni, il tutto in perfetta aderenza a quanto stabilito ben due mesi prima della formale costituzione
della Gts».
stata a Antonino Gennaro Crucitti e sottoponeva lo stesso alla
custodia cautelare in carcere in
quanto resosi responsabile del
reato di associazione a delinquere di stampo mafioso».
L’elenco poi depositato agli atti del Tribunale della libertà prosegue poi ricordando che nello
studio di Emo e Zumbo erano seguite anche le pratiche contabili
di Serafina Libri, «che risulta essere figlia di Pasquale Libri, attualmente detenuto, capo indiscusso dell’omonima cosca federata al clan De Stefano/Tegano».
Lo stesso studio poi seguiva anche la contabilità di Antonio Zindato e Carlo Zindato.
«I predetti germani Antonio e
Carla Zindato - spiegano gli uomini della Guardia di Finanza da accertamenti anagrafici, risultano figli di Francesco Zindato, capo indiscusso della cosca
Zindato - federata alla cosca Libri/De Stefano/Tegano - sino alla
sua morte, avvenuta, a seguito
di omicidio, nel
1986, in piena guerra di mafia. Le redini della cosca Zindato venivano quindi
ereditate dal fratello Antonino, attualmente detenuto e
condannato
con
sentenza definiva
ad anni trenta di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso e duplice omicidio». Ovviamente, è bene precisare, che gli esempi elencati dalla Guardia di Finanza, non rappresentano alcun giudizio di
merito. Nel senso che non c’è
nulla, allo stato, che dica che le
persone seguite dalla studio
commerciale potrebbero non gestiscano i loro affari e le attività
in maniera assolutamente lecita. Tanto più quando si tratta di
familiari di pregiudicati, che però potrebbero aver scelto di condurre una vita diversa rispetto a
quella di padri, zii, fratelli o
quant’altro. L’elenco in questo
seno, viene annesso alle carte
dell’inchiesta per dimostrare come Roberto Emo in realtà avesse
dimistichezza in alcuni ambienti. E che di conseguenza potrebbe, il condizionale è d’obbligo, essersi prestato ad operazioni anche poco chiare che gli sarebbero
state proposte da Rechichi o da
chiunque altro. Un’informativa, quindi, interamente tarata
su Emo e sul cognato Giovanni
Zumbo, entrambi coinvolti
nell’operazione Astrea ed entrambi agli arresti con l’accusa
di intestazione fittizia dei beni ai
fini di agevolare l’organizzazione mafiosa.
g.bal.
Affiorano i nomi
di persone
legati ai clan
da rapporti
di parentela
NELLE CARTE
Caccia ai certificati
antimafia della Prefettura
NON ERA la prima volta che Giovanni Zunbo e Roberto Emo, si intestavano quote. O
che nello studio venivano sottoscritti dei
patti fiduciari relativi a diverse società. Il dato che emerge dalle informative della guardia di finanza è è che i due cognati fossero
disponibili a sostenere operazioni quantomeno al limite della legalità. E’ vero che
ogni volta che un imprenditore viene indagato per fatti di mafia, o peggio condannato,
per l’imprenditore stesso le cose si mettono male non avendo più la
possibilità di ottenere gli indispensabili certificati antimafia che consento di partecipare alle gare per l’affidamento di appalti pubblici. Un
fatto che, secondo quanto emerso nell’inchiesta Astrea, poteva essere aggirato intestando le società a prestanome per poi falle tronare
ai familiari degli imprenditori senza pregiudizi. Un sistema che però
doveva prevedere delle garanzie per chi cedeva le quote, per evitare
che poi i nuovi intestatari potessero rimangiarsi l’accordo. Da qui la
sottoscrizione di scritture private. Quelle stesse che la Guardia di Finanza ha ritrovato allo studio di Emo e Zumbo. Documenti che ora
sono stati depositati agli atti del processo e che vengono ritenuti distrati prove contro i due professionisti e non solo.
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REGGIO CALABRIA - Le società in
odore di ‘ndrangheta sparivano,
sparivano sempre. Quando non
riuscivano ad ottenere i certificati
antimafia dalla Prefettura si inabissavano. Al posto loro spuntavano le facce pulite di imprenditori
“onesti”. Teste di legno o complici,
che con la giustizia non avevano
mai avuto problemi. Così gli affari
continuavano sotto traccia, per rispuntare come un fiume carsico
anni dopo, intestate a figli e parenti. E’ successo alla stessa maniera
con la“Multiservizi”. Lasocietà mista (51% del Comune e 49% Gts- Gestione servizi territoriali) che si occupa della manutenzione della città, era infiltrata dalla ‘ndrangheta.
L’ho ha dimostrato l’inchiesta
“Astrea” della Dda il mese scorso,
ma non è questa la novità. La novità
è che è sempre stata infiltrata dalla
‘ndrangheta. Fin dall’inizio, fin da
quando è stata ideata la compagine
privata, ossia la Gts.
La tesi sostenuta dai magistrati
(l’inchiesta è firmata dall’aggiunto
Michele Prestipino e dai sostituti
Beatrice Ronchi e Giuseppe Lombardo) èche GiuseppeRechichi fosse un uomo e prestanome del boss
Giovanni Tegano. E che sia riuscito
a entrare nella “Multiservizi”attraverso la “Recim”, una società intestata ai figli Giovanni e Antonino,
due ragazzetti poco più che ventenni, nel luglio del 2007. Un’ipotesi
investigativa che pare solida, anche se ovviamente si tratta di un’impianto che dovrò essere valutato
dai giudici in sede processuale. Ora
comune, la tesi della Dda si potrebbe ulteriormente rafforzare, retrodatando il momento in cui i Tegano
avrebbero messo le mani sulla municipalizzata.
Gli uomini della Guardia di Finanza hanno infatti deposita due
nuove informative. Materiale
esplosivo, in parte acquisito attraverso gli sviluppi dell’inchiesta, ma
soprattutto arrivato sul tavolo dei
magistrati grazie alle perquisizioni nella studio del commercialista
Roberto Emo (anch’esso finito in
manette in Astrea). Gli uomini del
Colonnello Cosimo Di Gesù ritengono di ver fatto bingo, scoprendo
un documento con cui si ricostruisce la vicenda della compagine privata della Multiservizi.
Una scrittura privata, che risale
almeno al 2004, tra i tre imprenditorireggini cheassieme allaIngest
Facility costituirono la Gst che sarebbe poi entrata in società con il
Comune. All’epoca Gst era costituita al 55% da Ingest (società che faceva capo alla Fiat), al 20% dal gruppo
dei fratelli Cozzupoli, al 15% dalla
Tibi 15 (di Michelangelo Tibaldi) e
al 10% da Sem di Giuseppe Chirico.
Quattro aziende in tutto.
A un certo punto però succede
qualcosa. Anzi due cose. La prima è
che Ingest decide di lasciare il gruppo e di cedere le proprie quote agli
altri tre soci. La seconda è che la
Sem di Rechichi «per sopravvenuti
impedimenti non può partecipare
direttamente all’acquisto delle
REGGIO CALABRIA Lo “Studio
Commerciale associato EmoZumbo dottori Commercialisti”
aveva clienti importanti. Clienti
importanti e pericolosi. Lo hanno scoperto i Finanzieri del Comando Provinciale di Reggio
Calabria, che scoperte le “Scritture private”, che giravano, sono andati a chiedere l’elenco dei
“clienti” di Roberto e Emo e Giovanni Zumbo. E più precisamente, l’elenco clienti ditte in contabilità ordinaria (composto da n.
5 pagine), l’elenco clienti ditte in
contabilità semplificata (composto da n. 8 pagine) e l’elenco
clienti persone fisiche (composto da n. 32 pagine).
«La preliminare disamina della copiosa documentazione acquisita - scrivono gli investigatori del colonnello Cosimo Di Gesù - ha permesso di rilevare, ancora una volta, come lo “Studio
Commerciale associato EmoZumbo dottori Commercialisti”
potesse vantare numerosi rapporti con soggetti
appartenenti e/o comunque contigui
ad ambienti di criminalità organizzata di questa città».
E ancora: «Nel
dettaglio, a mero titolo esemplificativo
e senza pretese di
completezza (attesa
la mole di nominativi da approfondire),
si segnalano una serie di soggetti».
L’elenco è lungo e tra i nomi
che affiorano ci sono ad esempio
quello di Santo Mario Marcianò
«già esercente l’attività di “commercio all’ingrosso non specializzato prodotti alimentari”. Il
Marcianò è un noto affiliato alla
cosca De Stefano-Tegano, dalla
consultazione alla banca dati risulta condannato, l’8 agosto
2010, per associazione di tipo
mafioso e già sottoposto a misure di prevenzione personali e patrimoniali. La ditta risulta sottoposta a provvedimento ablativo
con commissario giudiziario,
dal 13 aprile del 2007».
Tra i clienti c’è anche la “Fitland - Società Sportiva Dilettantistica”, «costituita il 9 novembre 2010, esercente l’attività di
“attività sportive”. Rappresentata da Antonino Gennaro Crucitti».
Si legge nell’informativa degli
investigatori: «Il Tribunale di
Reggio Calabria - Sezione
Gip/Gup - con ordinanza di custodia cautelare personale e reale emessa il 02 novembre 2011,
ha disposto il sequestro preventivo della quota sociale di euro
7.000 - pari al 70% - della “Fitland - Società Sportiva”, inte-
Venerdì 23 dicembre 2011
’Ndrine e politica
Il consigliere comunale arrestato per i favori
fatto ai clan è fuori da Palazzo San Giorgio
Plutino sospeso dal Prefetto
E dalle carte dell’inchiesta affiorano altri episodi sulla sua disponibilità verso i boss
| L’AQUILA |
di CLAUDIO CORDOVA
REGGIO CALABRIA - Giuseppe
Plutino, il consigliere comunale arrestato mercoledì per concorso
esterno in associazione mafiosa, è
stato sospeso dalle funzioni dal Prefetto di Reggio Calabria Luigi Varratta. Ieri si è appreso poi che gli interrogatori di garanzia si svolgeranno nella giornata di oggi alla
presenza del Gip Domenico Santoro
e delpm MarcoColamonici. Intanto
dalle corte dell’inchiesta affiorano
nuovi dettagli.
Oltre all’interessamento indebito per permettere l’assunzione di
Maria Cuzzola, la nipote di Gino
Borghetto, all’interno della segreteria del consigliere regionale
Gianni Nucera, il consigliere comunale Pino Plutino non sarebbe
rimasto con le mani in mano, ma si
sarebbe adoperato per “ringraziare” la cosca Caridi dell’appoggio, in
termini di voti, che la consorteria
avrebbe assicurato nella campagna
elettorale per le ultime consultazioni comunali. Elezioni che videro
Plutino ottenere oltre mille voti, di
cui addirittura un quarto nelle zone
di “competenza” criminale della famigliaCaridi. Plutino,infatti, sisarebbe impegnato per agevolare Rosario Calderazzo, uno dei presunti
affiliati arrestati dalla Squadra Mobile,inuna nonmeglioprecisatavicenda. Circostanza che gli investigatori evincono da alcune telefonate intercettate tra lo stesso Calderazzo e Vincenzo Rotta, un altro dei
presunti affiliati. Nel corso della
conversazione, intercettata il 6 settembre, quindi diversi mesi dopo
l’elezione di Plutino, Calderazzo
chiede a Rotta di consegnare in
giornata qualcosa: “Gliel’avete portate quelle cose?” – “Eh… ancora a
casa ce l’ho, in giornata le porto, è
urgente?”. Secondo gli investigatori i due parlerebbero verosimilmente di documentazione, che doveva
essere consegnata ad una terza persona, con la quale Calderazzo aveva
già preso accordi e che gli aveva assicurato il proprio appoggio: “E’
una cosa… siccome avevamo parlato, è una cosa che mi poteva favorire
lui, avete capito?... No, io vi ho chiamato, siccome lui mi aveva detto di
fargliela avere entro lunedì, avete
capito?”. La persona in questione
altri non sarebbe se non il consigliere comunale Pino Plutino, come si
evincerebbe dal riferimento a un
impegno al Comune:
ROTTA: Ah, vedi che stamattina
lui è impegnato al Comune, va bene? Se riesce a venire a casa per…
per l’una e mezza, io vado a casa,
perché mi diceva…va bene?--\
CALDERAZZO: Va bene, vi saluto.
ROTTA: Io cerco, cerco di trovare
il modo per consegnarglielo.
CALDERAZZO: Vi saluto, grazie
compare Vincenzo.
Ulteriore conferma arriverebbe
dalle conversazioni in cui Plutino
prenderebbe accordi per incontrare Rotta, che poi rassicura lo stesso
Calderazzo, persona maggiormente interessata al presunto favore:
“Ora vengo da casa sua, gliel’ho dato, tutto a posto”. Plutino, dunque,
avrebbe fatto di tutto per “sdebitarsi”del presunto appoggio che gli affiliati alla cosca Caridi gli avrebbero
fornito nella campagna elettorale,
poi risultata vincente. E secondo il
pm Marco Colamonici, che ha curato l’indagine, il trait d’union sarebbe ancora una volta Domenico Condemi. Da qui, dunque, la frase intercettata in cui Rotta richiamerebbe
Condemi all’osservanza del patto
stretto con Plutino: “Gli ho detto io,
digli a Pino “per quel fatto di mio figlio” gli ho detto io, si, non ti preoccupare mi ha detto, anzi, l’altra sera
mi ha detto che come vede che non
mantiene l’impegno lo prendo a
schiaffi mi ha detto, eh, gli ho detto
di fare le cose per bene non a schiaffi, e poi di mandarmi a qualcuno della Leonia per aggiustare là”.
L’arresto del consigliere comunale di Reggio Giuseppe Plutino
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LE REAZIONI
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«Più cautela nei giudizi»
di ADRIANO MOLLO
COSENZA – Giuseppe
Scopelliti invita ancora
alla prudenza dopo l’ arresto del consigliere comunale del Pdl Giuseppe Plutino.
Ieri a Cosenza
per due iniziative, il presidente
della Regione
non si è sottratto ad un commento. «Io dico
di leggere bene
le carte. Facciamo molta attenzione
nell’emettere giudizi e
guardiamo il tutto con
grande cautela», ha ribadito. «Ci sono familiari di parlamentari –
Il presidente della Regione
replica all’opposizione
ha aggiunto – che in
passato sono stati indagati dalla magistratura
per situazioni legate alla sanità. Poi ne sono
usciti, ma noi con grande umiltà e coerenza abbiamo dimostrato vicinanza nei loro confronti perchè conosciamo le
persone. Questo è un
comportamento che riteniamo giusto e che
fuoriesce dalla logica
del cannibalismo e dello
sciacallaggio che, oggi,
purtroppo, contagia la
politica».
«Aspettiamo, prima
di prendere posizione –
ha aggiunto Scopelliti –
che ci sia un giudizio sereno da parte di quella
magistratura seria che
opera nel nostro territorio».
Poi Scopelliti ha commentato le iniziative di
diversi parlamentari
dell’opposizione
che
hanno chiesto al ministro dell’Interno di verificare il grado di infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’amministrazione comunale di Reggio e di procedere con lo
scioglimento del consi-
glio.
« Noto che alcuni parlamentari si fanno promotori di battaglie a
senso unico. - ha commentato Scopelliti Questo dimostra il loro
limite». «Questi signori
– ha aggiunto Scopelliti
– chiedono solo che si
guardi a Reggio, dimenticando quello che
avviene nelle altre città
calabresi. In questi
giorni ho incontrato
amministratori i quali
mi hanno riferito che i
loro Comuni sono a rischio dissesto. Qualcuno allora si faccia un giro tra i Prefetti per avere contezza di quanto
sta avvenendo nei nostri Comuni».
La “famiglia” di San Giorgio Extra era già stata ricostruita attraverso le indagini fatte dai carabinieri
Capicosca e affiliati già monitorati in Crimine
REGGIO CALABRIA - Le figure
dei presunti affiliati alla cosca Caridi, federata al potente e storico
clan Libri, emergevano già nelle risultanze delle indagini “Patriarca”
e “Crimine”. Domenico Condemi,
Vincenzo Lombardo, Rosario Calderazzo e Vincenzo Rotta sarebbero tutti soggetti legati, in un modo
o nell’altroal bossSantoEmilioCaridi, già coinvolto nell’indagine
“Alta tensione”, coordinata dal pm
Marco Colamonici contro le famiglie Borghetto, Zindato e, appunto, Caridi. Già nell’indagine “Crimine”, dunque, viene a galla il ruolo dei presunti affiliati e i contatto
con Santo Caridi, fratello di Antonino Caridi, genero del defunto
boss Mico Libri e coinvolto nell’indagine “Testamento”, che mise
sotto scacco proprio il clan Libri di
Cannavò.
Rosario Calderazzo, per esem-
pio, si rivolgerebbe a Santo Caridi,
diventato reggente del clan vista la
carcerazione del fratello, per dirimere alcune questioni relative a un
lavoro presso un salone di parrucchiere. E Caridi si comporterebbe
da vero e proprio boss del quartiere, cercando di sistemare le cose nel
modo più semplice: “Voi andate là e
gli dovete dire... "a me devi lasciarmi in pace, fatti i fatti tuoi, seguiti a
tuo marito altrimenti la pace la perdi, e non armate (create n.d.r.) zizzanie, fatevi i fatti vostri e pensate a
quello che dovete fare e non di quello che fanno gli altrio dove vanno a
lavorare, va bene?”. Rapporti,
quelli della cosca Caridi, che si sarebbero intrecciati anche con altre
cosche come la famiglia Iamonte di
MelitoPorto Salvo.E quantoSanto
Caridi si recherà a Melito, ci andrà
accompagnato, tra gli altri, proprio da Rosario Calderazzo.
Tante le conversazioni, tanti gli
incontri, tra i soggetti coinvolti
nell’indagine di due giorni fa. Contatti che risalgono agli passati e
che vengono cristallizzati già
nell’indagine “Crimine”. Come
una cena, tenutasi nel novembre
2007, a cui partecipano Condemi,
Lombardo, Calderazzo e Rotta. In
L’arresto
del
reggente
del clan
Leo Caridi
quell’occasione Calderazzo chiede
a Rotta se lasera avessero una rimpatriata (“che facciamo.. c'è la facciamo una rimpatriata stasera?”),
Rotta risponde di si (“e si,si...”).
Calderazzo allora dice di chiamare
lui a tutti e due (“e chiamate voi,
chiamateli voi… e fatemi sapere, a
tutti e due..”). Rotta chiede se si
mangeranno una pizza (“ci mangiamo un pizza li sotto “) , ma Calderazzo gli dice che faranno “la rimpatriata”, quindi non mangeranno la pizza (“no la rimpatriata...non ce la mangiamo, non ce la
facciamo la pizza li sotto “). Una
precisazione che gli inquirenti
considerano un passaggio che
sancisce così che con il termine
“rimpatriata” indicasse in realtà
una riunione, e non un semplice
momento di aggregazione tra amici.
cl.co.
Terremoto
E’ invalido
e finisce
ai domiciliari
REGGIO CALABRIA - Il
giudice per le indagini preliminari del tribunale
dell’Aquila Marco Billi ha
concesso gli arresti domiciliari a Massimo Maria
Valenti, uno dei quattro
arrestati
nell’ambito
dell’inchiesta
condotta
dalla procura della Repubblica sui presunti rapporti
tra 'ndrangheta e imprenditoria locale per la ricostruzione post-sisma. Ieri
prima giornata di interrogatori condotti dal gip Billi
e dal pubblico ministero
Fabio Picuti, davanti ai
quali è comparso, oltre a
Valenti, anche un altro degli indagati, l'imprenditore aquilano Stefano Biasini. La decisione di alleggerire la misura cautelare di
Valenti è stata presa soprattutto a causa delle sue
condizioni di salute. Ha
un’invalidità del 100 per
cento e oggi è stato accompagnato in Tribunale con
un’autoambulanza scortata da una macchina della
polizia
Penitenziaria.
Quanto a Biasini – per tre
ore l’imprenditore è stato
interrogato - secondo gli
avvocati di fiducia, Attilio
Cecchini e Vincenzo Salvi,
ha riposto alle domande
formulate dai due magistrati. Parlando dei lavori
di ristrutturazione degli
immobili danneggiati dal
sisma su cui la procura
vuole vederci chiaro, Biasini ha affermato che sono
stati eseguiti solo dalla sua
societàe cheai presuntisoci in affari affiliati alla 'ndrangheta,
l’indagato
avrebbe riservato solo la
realizzazione di un marciapiede della propria abitazione. Sempre secondo i
due legali, Biasini avrebbe
dimostrato che gli stessi
rapporti di conoscenza con
i presunti affiliati alla cosca mafiosa Caridi Zindato
si sono interrotti da oltre
un anno. Il pmPicuti ha insistito nella misura cautelare in carcere per Biasini
anche per verificare la corrispondenza con quanto
dichiarato oggi dallo stesso indagato. Il Gip si è riservato di decidere entro
pochi giorni. Gli avvocati
hanno presentato istanza
di revoca della misura con
la richiesta, in subordine,
degli arresti domiciliari.
Gli altri indagati nell’ambito della stessa operazione antimafia sono Antonino Vincenzo Valenti, 45
anni, originario di Reggio
Calabria, e Francesco Ielo,
58, anch’egli reggino ma
residente ad Albenga (Savona). Coordinate dal procuratore capo Alfredo Rossini, le indagini sono durate circa due anni e hanno
evidenziato il forte interessamento degli esponenti
della cosca regginaai lavori di ricostruzione.
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8 Primo piano
Politici alla sbarra
Nell’ambito dell’inchiesta Hydra
in 17 scelgono il rito abbreviato
A giudizio per voto di scambio
L’ex assessore provinciale Marino dovrà comparire in Tribunale insieme ad altri quattro
| LE ACCUSE |
di ANTONIO ANASTASI
C'È ANCHEl'ex assessore provinciale Gianluca Marino, accusato
di voto di scambio politico-mafioso, tra i cinque imputati rinviati a
giudizio all'udienza del prossimo
29 marzo nell'ambito del processo Hydra, scaturito dall'operazione condotta nel gennaio scorso
dalla Squadra Mobile della Questura di Crotone contro le presunte nuove leve del clan Vrenna. Ieri, poco dopo le 18, al termine di
una camera di consiglio durata
circa tre ore, il gup distrettuale
Tiziana Macrì ha accolto in toto le
richieste del pm Antimafia Pierpaolo Bruni, lo stesso che ha coordinato la maxi inchiesta e che ha
riproposto la richiesta di rinvio a
giudizio. Il grosso degli imputati,
17 su 22, ha scelto il rito abbreviato e per loro il processo inizierà il
17 marzo prossimo (sono già state fissate cinque udienze, fino al
20 aprile).
Tra gli imputati accusati di associazione mafiosa che figurano
nello stesso capo d'accusa contestato a Marino ci sono Michele Cava, 58 anni, e Giovambattista Morabito, 40 anni. In particolare, secondo l'impianto proposto dal pm
Bruni, l'associazione mafiosa sarebbe stata finalizzata alla commissione di “una serie di delitti
tra i quali quelli di estorsione, detenzione e porto in luogo pubblico
di armi comuni da sparo, attentati intimidatori, anche ai danni di
familiari di collaboratori di giustizia, per acquisire in modo diretto ed indiretto la gestione e/o il
controllo delle attività economiche su tutto il territorio di Crotone e, comunque, per realizzare altri profitti o vantaggi ingiusti per
sé o per altri, nonché procurando
voti ad altri in occasione della
consultazione elettorale del 2009
per il rinnovo del Consiglio provinciale di Crotone”,
Cava, infatti, avrebbe procurato i voti al candidato Marino, presentatosi nelle liste elettorali del
Pdl, anche se non eletto, in occasione delle consultazioni avvenute tra maggio e giugno 2009 per il
rinnovo del consiglio provinciale, dietro la promessa e la successiva elargizione di imprecisate
somme di denaro da parte dello
stesso candidato.
Marino, 39 anni, è accusato di
voto di scambio politco-mafioso
perché, nella sua veste di candidato, «otteneva per il proprio vantaggio oltre che per quello della
coalizione», da parte di Cava, Morabito e altri presunti esponenti
del clan la promessa di voti e la
successiva espressione del consenso.
Tra i cinque a giudizio, accusati
di detenzione e spaccio di stupefacenti, ci sono Luigi Spagnolo, 27
anni, al quale viene contestato un
viaggio della droga in provincia
di Reggio Calabria, per l'acquisto
di 462 grammi di cocaina, risalente all’aprile 2009, e Damiano
Bevilacqua, 36 anni, che insieme
ad altri avrebbe gestito lo spaccio
nel rione rom di via Acquabona
occupandosi di prelevare e di preparare la sostanza per la vendita
al minuto.
Estorsioni ai commercianti (tra
le parti civili vi è Confcommercio), droga e intimidazioni ai pentiti le accuse contestate agli imputati che hanno scelto il rito abbreviato (Domenico Bevilacqua; Salvatore Ciampà, Claudio Covelli,
Pasquale Crugliano; Agostino
Frisenda; Carmelo Iembo; Antonio Manetta; Giuseppe Mesuraca;
Giuliano Napoli; Francesco Passalacqua; Giuseppe Passalacqua,
Leonardo Passalacqua; Francesco Puglies; Armando Taschera;
Antonio Gaetano Vrenna; Youness Zari; Massimo Zurlo).
Il boss esclamò: «Abbiamo vinto»
La difesa: «Il candidato non
sapeva di parlare con mafiosi»
L’ex
assessore
provinciale
Marino
CROTONE - La cosca che segue le operazioni di spoglio. La cosca che esulta quando il
presidente della Provincia del Pdl, Stano
Zurlo, viene eletto, nel giugno 2009. La cosca nella sede del partito a festeggiare. E' lo
scenario messo a nudo dall'inchiesta
Hydra, nell'ambito della quale ieri è stato
rinviato a giudizio, insieme ad altre quattro
persone, l'ex assessore provinciale Gianlu-
ca Marino, dimessosi in seguito al clamore
suscitato dalla retata del gennaio scorso e
da un avviso di garanzia. Quelle accuse costituiscono il fulcro del panorama di elementi al vaglio di una commissione d'accesso antimafia insediatasi nell'agosto scorso
alla Provincia e approderanno il prossimo
29 marzo al vaglio del Tribunale penale di
Crotone. Perché ultimate le operazioni di
voto, e cominciato lo spoglio delle schede, il
presunto reggente del clan Vrenna, Antonio, figlio dell'ex boss Pino, pentitosi sul finire dello scorso anno, dialogava con Carmelo Iembo, ritenuto il cassiere
della cosca, dicendogli testualmente: «stiamo vincendo fratè… dice che ci dobbiamo vedere con quelli…me lo hanno detto anche a me», seguendo quindi passo dopo passo lo scrutinio
che stava determinando la vittoria del candidato di centrodestra. I due interlocutori manifestavano l'intenzione di partecipare ai festeggiamenti in caso di vittoria. Era il 22 giugno:
«Io sto andando», annuncia
Antonio Vrenna, che subito dopo, con tono vittorioso, contattava alcuni affiliati, in particolare Giovanni Morabito, esultando|: «abbiamo vinto Fratè».
Intercettazioni chenel dettaglio sono state ripercorse dall'avvocato Aldo Truncè, che ha
tentato di dimostrare che le conversazioni
captate dagli inquirenti non corrispondevano alle condotte contestate e che non vi è
prova di alcuna promessa elettorale.
Sugli aspetti più formali si è soffermato
l'altro difensore di Marino, l'avvocato Francesco Laratta, che si è rifatto a sentenze dellaCassazione perdimostrarel'insussistenza del voto di scambio tanto più che i coimputati di Marino erano incensurati e che
l'ex assessore non poteva sapere che successivamente sarebbero state accusate di mafia. Marino, noto avvocato penalista, secondo il suo difensore si sarebbe «limitato a
chiedere consenso elettorale a suoi clienti o
a persone di cui non poteva certo sapere che
appartenessero ad alcuna organizzazione
criminale».
Gli altri difensori impegnati nel processo
(buona parte degli imputati hanno scelto il
rito abbreviato) sono Mario Nigro, Gianni
russano, Giovanni Allevato, Fabrizio salviati, mario Prato e altri.
L'operazione “Hydra”, contro le nuove leve del clan, nasce come un'appendice della
più vasta inchiesta Herakles Perseus: il
boss Pino Vrenna, pentitosi sul finire del
2010, si era sottratto alla cattura nell'aprile
2009, terminando la sua latitanza in un covo di Montalto nove mesi dopo, e seguendo
familiari e fiancheggiatori gli inquirenti
hanno individuato il nuovo gruppo criminale al cui vertice sarebbe il figlio del capo,
Antonio Gaetano Vrenna.
a. a.
Nei confronti dell’esponente del Pdl, incriminato insieme al padre, fu chiesto l’arresto
Usura, estorsione e colletti bianchi
Tra gli imputati un consigliere comunale di Cutro e un ex assessore di Scandale
CUTRO - Ci sono anche due politici fra le sei persone rinviate a giudizio per usura e altro all'udienza
del prossimo 20 febbraio dal gup
di Catanzaro Emma Sonni. Si tratta dell'ex assessore del Comune di
Scandale Salvatore Rota, di 45 anni, dimessosi da una giunta monocolore Pd in seguito al clamore
suscitato dalla vicenda giudiziaria, e del consigliere comunale di
Cutro Marco Falcone, 33 anni, del
Pdl. Nei confronti di entrambi i
politici, il pm Alessia Miele aveva
chiesto gli arresti domiciliari, negati dal gip. In quattro finirono ai
domiciliari, nel luglio scorso, e all'ex assessore fu imposto l'obbligo
di dimora mentre nessuna misura fu applicata nei confronti di
Marco Falcone. L'indagine avrebbe fatto luce su tassi annuali del
120 per cento, episodi di minacce,
estorsioni e imposizioni di rapporti sessuali in cambio di aiuto.
Rinviati a giudizio, dunque, Mario Falcone, di 56 anni, di San Leonardo di Cutro (padre di Marco);
Giuseppe Turrà, di 41 anni, di
Steccato di Cutro; Marco Falcone,
33 anni, di San Leonardo di Cutro;
Antonio Froio, di 42 anni, di Botricello; Francesco Rondinelli, di
41 anni, di Botricello; Salvatore
Rota, 45 anni, di Scandale.
In particolare, Turrà è accusato, in concorso col cognato Rondinelli, di aver approfittato dello
stato di bisogno di Giuseppe Voce,
titolare della ditta “Il Mercante” di
Botricello, impegnata nella trasformazione del latte e nella produzione di latticini, e del relativo
punto vendita, facendosi corri-
Marco Falcone
Salvatore Rota
spondere, a fronte di un prestito
di 5000 euro erogato nel maggio
2008, interessi del 10 per cento a
partire dal giugno 2008 e fino al
gennaio 2009 per un totale di
4000 euro. Sempre Turrà, a fronte di un secondo prestito di 15000
euro, che avrebbe corrisposto in
contante a Voce, avrebbe ricevuto,
a titolo di interesse del 10%,
15000 euro mensili tra l'agosto
2008 e il gennaio 2009. Infine, a
fronte dell'inadempimento dell'obbligazione relativa al pagamento del capitale e degli interessi maturati da gennaio 2009, attraverso la mediazione di Rondinelli, Turrà si sarebbe fatto conse-
gnare da Voce, nel marzo 2009, alcuni beni aziendali per un valore
di 40.000 euro. Rondinelli, in concorso col cognato Turrà, quale
corrispettivo di 20.000 euro più
2000 euro di interessi derivanti
dal debito a tasso usurario, si sarebbe fatto consegnare da Voce
gran parte dei beni del proprio
complesso aziendale. Turrà è accusato anche di tentata violenza
privata con riferimento alla frase
“Tua moglie non deve parlare altrimenti si merita una fucilata”
con cui la consorte di Voce sarebbe
stata invitata ad astenersi dal rendere dichiarazioni accusatorie ai
carabinieri. Rota è accusata di
tentata estorsione in concorso
con un certo Gino, non meglio
identificato, nei confronti di Voce. “Vi scassiamo il caseificio se
non rientra Antonio” (cognato di
Voce, ndr) la frase che l'imputato
avrebbe pronunciato nel tentativo di prelevare, a garanzia dei debiti contratti, beni aziendali dal
valore di 40.000 euro. Mario e
Marco Falcone e Froio sono accusati di usura in concorso in quanto, approfittando dello stato di bisogno del solito imprenditore di
Botricello, si sarebbero fatti consegnare in garanzia un assegno
di 10.000 euro tratto dal conto
corrente di un cognato della vittima e poi avrebbero imposto la corresponsione a titolo di interesse
del 10 per cento mensile, che sarebbe stato versato a Marco Falcone, in particolare, soltanto in relazione al dicembre 2008. Marco
Falcone è anche accusato di aver
garantito al padre, impossibilitato a muoversi in quanto detenuto
agli arresti domiciliari sempre
per vicende di usura, la riscossione degli interessi a tasso usurario.
Gli imputati sono difesi dagli
avvocati Luigi Falcone, Pietro Pitari, Gianni Russano, Francesco
Verri. La linea difensiva era incentrata sulla tesi secondo cui le
condotte contestate non trovano
riscontro negli atti del procedimento penale in quanto si tratterebbe di prestiti ricevuti dalle presunte vittime senza corresponsione di interessi e di pagamenti relativi a forniture.
a. a.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Primo piano 9
Venerdì 23 dicembre 2011
Venerdì 23 dicembre 2011
24 ore
in Calabria
Secondo il legale Morelli si rivolse al magistrato quando già era stato escluso dalla giunta
Giglio, memoriale della difesa
In 24 pagine documentata la carriera del giudice accusato di favori ai clan
di CLAUDIO CORDOVA
REGGIO CALABRIA - “La carriera
del giudice Vincenzo Giglio documenta una costante e rigorosa lotta
contro ogni forma di crimine organizzato”. Ventiquattro pagine in formato word per dimostrare l’estraneità del giudice Enzo Giglio rispetto
agli addebiti mossi contro di lui dalla
Dda di Milano e, di contro, affermare
la probità morale del magistrato. Oltre a un intervento piuttosto lungo, al
cospetto del Tribunale del Riesame,
l’avvocato Francesco Albanese ha infatti depositato una memoria difensiva in cui vengono ripercorsi i comportamenti
dell’ex
presidente della Sezione Misure di Prevenzione e della Corte
d’Assise di Reggio Calabria. Proprio alcuni
giorni fa, il Tdl di Milano ha rigettato
l’istanza di scarcerazione confermando,
dunque, la misura
cautelare nei confronti del magistrato,
membro di spicco di
Magistratura Democratica, fino al momento dell’arresto.
Giglio è accusato di favoreggiamento alla cosca Lampada di Milano e
di corruzione insieme al consigliere
regionale Franco Morelli, anch’egli
tratto in arresto su richiesta dei pm
coordinati da Ilda Boccassini. Nella
propria memoria difensiva, l’avvocato Albanese ha preliminarmente rilevato come Giglio abbia ricevuto alcun
tipo di regalia in cambio della presunta rivelazione di notizie riservate: “La
stessa copiosa e scrupolosa indagine
condotta dall’Ufficio di Procura di
Milano – scrive l’avvocato Albanese non ha fatto emergere la ragione economica (ovvero di diversa natura, la
quale non è peraltro nemmeno adombrata) in forza e per effetto della quale
il magistrato Vincenzo Giglio avrebbe dovuto porre in essere condotte così infamanti, prima per la sua persona e poi per la funzione di magistrato
dallo stesso esercitata”.
La memoria ha dunque sottolineato come Giglio si sia reso protagonista, nei suoi anni presso la Sezione
Il Tribunale
del Riesame
ha già
respinto
la richiesta
Scambio informativo tra Procure
Milano teme le talpe
e a Catanzaro
blindano il “Rege”
di PAOLO OROFINO
Il magistrato Vincenzo Giglio
Misure di Prevenzione, di provvedimenti contro le famiglie più potenti
della ‘ndrangheta reggina, come i De
Stefano e i Condello, ma anche i Piromalliegli Alvaro.“Altro che mangiataro”scrive l’avvocato Albanese, stigmatizzando la frase pronunciata a casa del boss Giuseppe Pelle da parte del
commercialista-spione
Giovanni
Zumbo, che definiva in quel modo il
giudice Giglio. Ma la difesa supera ulteriormente gli assunti di merito, arrivando ad affermare che il “cugino”
citato dal medico Vincenzo Giglio,
omonimo del magistrato e anch’egli
arrestato, potrebbe addirittura non
essere il giudice, ma il politico Pino
Alati e l’ennesimo Vincenzo Giglio, di
professione avvocato. Soggetti, questi ultimi, che sarebbero stati parimenti in contatto con i membri della
famiglia Lampada, che li avrebbe
omaggiati con diversi regali e benefit. L’avvocato Albanese ha peraltro
contestato molti dei presunti incontri avvenuti tra i Lampada e Giglio,
sostenendo inoltre che, non appena il
giudice sia entrato a conoscenza della
vera natura dei propri interlocutori,
si sarebbe immediatamente allontanato da essi: “Appare utile ricordare
come tale decisione il magistrato Vincenzo Giglio l'abbia assunta nel mo-
mento in cui venne giornalisticamente a conoscenza del coinvolgimento dei Lampada nell'ambito della
indagine Meta, tanto che da quel momento in poi ruppe ogni rapporto non
solo con costoro, ma anche con i cugini Mario ed Enzo Giglio, rei di aver
messo a repentaglio la sua persona e
la sua onorabilità di magistrato per
avergli fatto frequentare soggetti anche solo lambiti da una attività investigativa vicina a fatti di mafia”.
Quanto al presunto accordo con il
consigliere regionale Franco Morelli, che avrebbe permesso alla moglie
di Giglio, Alessandra Sarlo, di ottenere un importante incarico per volontà della Giunta Regionale, l’avvocato
Albanese ha sostenuto la totale assenza di una contropartita reclamata
da Morelli dopo la richiesta di Giglio
di ottenere uno spostamento di destinazione della moglie. Stando alla ricostruzione difensiva, peraltro, Morelli chiederebbe informazioni circa
le indagini sul proprio conto quando,
ormai, sarebbegià statoescluso dalla
Giunta di Giuseppe Scopelliti. Da qui,
dunque, la conclusione dell’avvocato
Albanese riguardo “l’assenza di un
rapporto sinallagmatico tra la richiesta del Giglio e quella presunta di Morelli”.
Regione Calabria
Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza
U.O.C. Servizi Patrimoniali e Tecnici
Manifestazione d’interesse gara a procedura ristretta per servizi di gestione e conservazione archivi telematici; incameramento dati del protocollo telematico,
gestione prenotazione prestazioni sanitarie, Call-center telematico (Centro Unico
di Prenotazione); riscossione pagamento prestazioni sanitarie (Tickets), attività di
ricezione e archiviazione dati sensibili, reception e front-office, presso le varie
strutture dell’A.S.P. da affidare ad Imprese e Cooperative Sociali di Tipo “A” e “B”;
SCADENZA PRESENTAZIONE DOMANDE: giorno 16 Gennaio 2012.
L’Avviso Esplorativo ed il modello della Domanda di Partecipazione sono disponibili presso la Sede dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza in Viale degli
Alimena n. 8 Cosenza. ed eventualmente possono essere trasmessi via e-mail a
richiesta di parte al seguente indirizzo: [email protected].
Per ulteriori informazioni contattare: Tel. e fax: 0984-893344 e 0984-893443
IL RESP. DEL PROCEDIMENTO Sebastiano Mauceri
Tribunale di Crotone
Proc. Esec. n. 146/09 R.G.E.
G.E. Dr. Francesco Murgo
Lotto unico: in agro di Petronà, via G. Falcone n. 16, piena ed
intera proprietà di fabbricato rurale con annessa corte, della sup.
lorda di mq 870, munito di concessione edilizia.
Vendita senza incanto 01.02.2012 ore 12 presso la Sala delle
Pubbliche Udienze del Tribunale di Crotone, Via Vittorio Veneto
snc - Palazzo di Giustizia.
Prezzo base Euro 104.100,00 con offerte in aumento in caso di
gara Euro 1.000,00.
Presentare offerte entro h. 12 del giorno precedente la vendita
presso la Cancelleria del Tribunale di Crotone, Via Vittorio Veneto
snc - Palazzo di Giustizia.
Data eventuale vendita con incanto 08.02.2012 alle ore 12 presso
suddetto Tribunale, con rilanci minimi Euro 1.000,00.
Maggiori informazioni in Cancelleria, Custode Giudiziario
Avv. Alfonso Mancuso Tel. 0962/771225, sito www.asteannunci.it
Tribunale di Catanzaro
Esec. Imm. n. 95/05 R.G.E.
G.E. Dott.ssa Song Damiani
Lotto 1: in Catanzaro, loc. Corace, quota 1/2 di terreno
meglio descritto nella relazione di stima in atti.
Prezzo base Euro 18.502,20 con offerte minime in
aumento in caso di gara Euro 1.000,00.
Vendita senza incanto 8.02.2012 ore 10.00 presso il
Tribunale di Catanzaro.
Termine presentazione offerte entro le ore 12.00 del
giorno antecedente la vendita presso la Cancelleria
delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di
Catanzaro, unitamente al deposito cauzionale.
Maggiori informazioni in Cancelleria, sul sito
www.asteannunci.it.
CATANZARO - Primo reazione della procura della
Repubblica di Catanzaro
dopo le notizie sulla presunta presenza di “talpe”
presso il palazzo di Giustizia del capoluogo calabrese. Notizie che arrivano
pure dall'inchiesta dei pm
di Milano su mafia e politica, che ha portato all'arresto del giudice di Reggio
Calabria, Enzo Giglio e del
consigliere regionale calabrese Franco Morelli, accusati di favoreggiamento nei confronti della cosca
milanese dei Lampada.
I vertici della procura
catanzarese, infatti, da pochi giorni hanno ristretto
l'accesso al “Rege”, vale a
dire al registro generale
sulle notizie di reato, che
contiene anche il registro
degli indagati.
Prima era possibile a tutti gli
assistenti dei
pm accedere al
registro degli
indagati. Adesso, con la restrizione introdotta, gli assistenti dei magistrati potranno visionare solo le
notizie di reato
che riguardano i pm a cui sono stati assegnati.
Il gip di Milano Giuseppe Gennari nella sua ordinanza di custodia cautelare era stato chiaro e non
aveva usato mezzi termini
nell'ipotizzare la presenza
di “talpe” negli uffici giudiziari di Catanzaro, evidenziando
contestualmente la necessità di nuove indagini per verificare
il fondato sospetto.
«Ora - ha scritto il gip
nella suddetta ordinanza viene fuori che i Lampada
hanno avuto garanzie sull'eventuale iscrizione nel
registro degli indagati sia
per quanto riguarda Reggio Calabria che per quanto concerne Catanzaro. Ma
Catanzaro - precisa il gip
con tanto di punto esclamativo - non è la sede giudiziaria del magistrato!
Come ha fatto a reperire
notizie sul quel distretto?
Dobbiamo immaginare
che lo stesso si sia rivolto
ad altri colleghi o a soggetti istituzionali di quel distretto? L'ipotesi - conclude il gip - non è peregrina e
dovrà sicuramente essere
accertata nella prosecuzione delle indagini».
Queste poche righe del
provvedimento del gip
Gennari, riprese dal procuratore aggiunto di Mila-
no, Ilda Boccassini, nel
corso di una conferenza
stampa all'indomani degli
arresti eccellenti, hanno
messo in allarme tutti gli
operatori della procura di
Catanzaro, anche per le
annunciate indagini per
l'accertamento dell'ipotesi.
L'altra novità collegata
alla vicenda giudiziaria è
che fra la procura di Milano e la procura di Catanzaro, sarebbe in corso uno
scambio informativo, verosimilmente finalizzato a
chiarire i summenzionati
dubbi. L'indiscrezione trapelata ieri, ha ricevuto attendibilissime conferme.
Ma oltre la versione “ufficiale” della notizia confermata, c'è una versione ufficiosa dell'indiscrezione,
secondo cui gli inquirenti
milanesi, durante lo scambio informativo, avrebbero
rifiutato
di
concedere ai
colleghi catanzaresi una copia di atti relativi all'inchiesta.
Questa
“voce” da ieri,
circola pure
negli ambienti
investigativi
catanzaresi.
Intanto da
Milano si viene a sapere
che i pm titolari dell'indagine sulla cosca Lampada
e sul giudice Giglio, avrebbero messo sotto la lente,
alcuni tabulati telefonici,
essendo alla ricerca di indizi per scovare l'eventuale “talpa” catanzarese. E la
ricerca sicuramente non è
facile, visto che fino all'altro giorno chissà quante
persone avevano la possibilità di accedere liberamente ed in qualsiasi momento al Rege. La decisone di restringere l'accesso
al registro degli indagati è
senz'altro un segnale significativo di un momento particolare e per certi
versi di una palpabile tensione a seguito di certe notizie diffuse dagli organi
d'informazione, ma rese
note da un giudice per le
indagini preliminari e
pubblicamente riprese da
un procuratore come Ilda
Boccassini.
A supporto dell'incriminazione rivolta al magistrato reggino e a Franco
Morelli, pesa la prova costituita da un fax ricevuto
da consigliere regionale
del Pdl, con il quale lo stesso veniva informato che
sul suo conto non c'erano
indagini in atto. Fax inviato dalla moglie del giudice
Giglio.
Alcuni atti
non
sarebbero
stati inviati
in Calabria
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
12
Colpo di scena nell’inchiesta Why not. Chieste in totale nove condanne per chi era stato prosciolto
«Condannare gli ex presidenti»
In appello la procura ripropone la richiesta di pena per Chiaravalloti e Loiero
di BRUNETTO APICELLA
CATANZARO – Nove richieste di condanna per gli imputati prosciolti dal gup il 2
marzo 2010 tra cui gli ex
presidenti della Regione
Agazio Loiero e Giuseppe
Chiaravalloti. L'aggravio di
pena per tre persone scagionate da una parte delle accuse e la richiesta di conferma
del primo grado per gli imputati che hanno proposto
appello. È stato il sostituto
procuratore generale Eugenio Facciolla a chiudere ieri
la requisitoria del processo
di secondo grado a carico di
16 persone, coinvolte nel
procedimento “Why not” e
giudicate con il rito abbreviato. Era stato il sostituto
procuratore generale Massimo Lia che coordina l'accusa assieme al sostituto
procuratore generale Eugenio Facciolla, nella passata
udienza, a ricostruire il presunto meccanismo illecito
che nel corso degli anni
avrebbe operato attorno alla
gestione dei fondi pubblici
in Calabria e che ha portato,
ieri, la Procura generale a
chiedere la condanna per :
Gianfranco Luzzo (1 anno e
4 mesi); Agazio Loiero (1 anno); Nicola Durante (1 anno
e 2 mesi); Tommaso Loiero
(8 mesi); Giuseppe Chiaravalloti (1 anno e 6 mesi);
Franco Nicola Cumino (8
mesi); Pasquale Anastasi
(10 mesi); Giuseppe Fragomeni (6 mesi) ed Enza Bruno
Bossio (1 anno e 4 mesi).
Queste le posizioni per le
quali il gup dispose l'assoluzione e contro la quale la
Procura propose appello
contestando, l'assoluzione
del reato di abuso d'ufficio
per l'ex presidente Loiero,
relativamente al solo capo
d’accusa attinente al proget-
Agazio Loiero e Giuseppe Chiaravalloti
to finalizzato al censimento
del patrimonio immobiliare; e l’assoluzione per il capo
d’accusa relativo al progetto
«Ipnosi» nei confronti di
Chiaravalloti. La Procura
ha chiesto l'aggravio di pena per gli imprenditori (con-
dannati in primo grado e assolto per diversi capi d'accusa): Antonio Saladino condannato a 2 anni (chiesti 4
anni e 2 mesi); Giuseppe Lillo, condannato a 1 anno e 10
mesi (chiesti 2 anni, 1 mese e
10 giorni) e Pietro Macrì,
Trematerra: «Chiudere l’A3»
CATANZARO – «Sarebbe meglio chiudere l’A3 anzichè tenerla nelle condizioni in cui si trova attualmente». Lo sostiene, in una nota, l’assessore regionale Michele Trematerra.
«Il22 dicembre,con unNatale chegià viveuna forteflessione di scambi per la contrazione economica – aggiunge Trematerra –sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria si fanno
lavori di somma urgenza che si potevano tranquillamente
rinviare a dopo le feste e che stanno bloccando la Calabria.
Sarebbe stato piu logico chiuderli questi tratti di autostrada
piuttosto che bloccare tutto, creando disagi alla popolazione in aggiunta a quelli che si incontrano ogni giorno».
«Vorrei capire –dice ancora Trematerra –quale logica muove l'Anas e quali siano i criteri che ispirano azioni così penalizzanti per la cittadinanza. Sembra quasi che quello accade
in Calabria non interessi alla società delle autostrade».
condannato a 9 mesi e 900
euro (chiesti 1 anno e 3 mesi). Per Antonio La Chimia
(condannato a 1 anno e 10
mesi); Vincenzo Gianluca
Morabito (condannato a 6
mesi e 600 euro); Francesco
Saladino (4 mesi e 300 euro);
e Rinaldo Scopelliti (1 anno)
condannati in primo grado,
la Procura generale, ha
chiesto la conferma della
sentenza.
Si torna in aula il 13 e il 24
gennaio con le arringhe delle difesa e solo al termine delle udienze i giudici della Corte d'Appello emetteranno il
loro verdetto. Intanto l'ex
presidente Loiero nella serata di ieri ha spiegato come
la richiesta di condanna sia
relativa al “reato di abuso in
atti d’ufficio dopo che nel
primo grado era stata chiesta, per una serie di reati,
l’assoluzione da parte della
Procura, poi accolta dal
gup. Oggi resta in piedi questo reato e sento la necessità
di spiegare bene ai calabresi
come sono andati i fatti. In
sede di giunta – ha evidenziato Loiero - è stato dato
mandato alla dirigenza
dell’assessorato al Personale di verificare se c'era la possibilità di utilizzare personale che era già in servizio
presso la Regione (i cosiddetti interinali), anche per lo
svolgimento del censimento
del patrimonio immobiliare. La Corte dei conti aveva
messo in mora la Regione
perché mancava detto censimento. A quel punto ci siamo rivolti ai dirigenti degli
uffici competenti, invitando
a fare il censimento e la risposta fu che era impossibile espletare il servizio con
personale interno, per cui
fummo costretti, ripeto, ad
affidarlo al personale degli
interinali che già c'era».
A rischio i conti degli enti
Operai forestali
chiedono i danni
ai Consorzi di bonifica
di ADRIANO MOLLO
CROTONE - Non aver consegnato il vestiario e i mezzi antinfortunistici agli
operai forestali potrebbe
costare cara ai Consorzi di
bonifica e all'Afor. Da Crotone è partita un'azione
giudiziaria da parte di diversi operai idraulico forestali che chiedono il risarcimento danni per il mancato rispetto dell'articolo
35 del contratto nazionale
di lavoro. Vertenza, che se
accolta dal giudice del lavoro, potrebbe avere effetti
devastanti sui conti degli
enti e di conseguenza della
Regione.
L'azione giudiziaria, avviata da diversi operai
idraulico-forestali, è promossa da uno studio legale
con sede a Cirò Marina ed è
basata sulla violazione del
contratto integrativo decentrato che recepisce il
contratto nazionale e obbliga i datori di lavoro, Consorzi di Bonifica e Afor, a
dotare ogni operaio del vestiario estivo (da consegnare ad aprile) e quello invernale (da consegnare entro settembre) e poi caschi,
cuffie, inserti antirumore,
visiere, occhiali, giacche,
guanti antitaglio e antiscivolo, stivali, scarponi. Insomma tutto ciò che occorre in base alle mansioni.
Nel caso di mancata conse-
gna dell'equipaggiamento
il lavoratore può procedere
personalmente salvo poi
presentare all'ente gestore
le ricevute per il rimborso.
Nelle prime azioni giudiziarie i lavoratori stanno
chiedendo poco più di 11
mila euro a testa, cioè
1.106 euro per ogni mancata fornitura. Solo al consorzio di Bonifica del Crotone sono circa 400 gli operai idraulico forestali che
potenziamente potrebbe
intentare un'azione giudiziaria, mentre in tutta la
Regione solo quelli utilizzati dai consorzi di bonifica
sono circa 3.000.
Non è chiaro se anche all'Afor ci siano situazione
del genere, ciò che è certo è
che se il giudice del lavoro
dovesse riconoscere il diritto all'indennizzo per i
Consorzi si tratterebbe di
dover scucire qualche decina di milioni di euro. Buona parte dei consorzi non
hanno proceduto a fornire
materiale antinfortunistico per mancanza di risorse
e sembra che a Crotone l'ultima gara per le forniture
di tale materiale sia andato
deserto perché nessuna
azienda è disposta da fornire materiale senza avere la
certenza sui tempi di pagamento. Della questione ora
sarà investito anche l'assessorato regionale all'Agricoltura.
SAV GIRIFALCO S.R.L.
CONSORZIO CALABRIA ENERGIE
Via Boccioni 19 – 88046 Lamezia Terme (CZ)
INDIZIONE CONFERENZA DEI SERVIZI
Avviso di indizione di Conferenza dei Servizi ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. 387/2003; L.R. n.
42/2008; artt. 7 e 8 Legge n. 241/1990 e s.m.i. per il rilascio del provvedimento di Autorizzazione
Unica alla società SAV Girifalco S.r.l. con sede in Lamezia Terme (CZ) alla Via Boccioni 19, iscritta al registro delle imprese di Catanzaro P. IVA 03152330795.
PREMESSO
che codesta Società (subentrata all’originaria richiedente SAV Energy S.r.l.) ha presentato alla
competente Regione Calabria, il progetto definitivo per la realizzazione di un impianto eolico da
26 MW denominato «Montagna Ducale» sito nel Comune di Girifalco (CZ) e delle opere elettriche e accessorie ad esso connesse, per l’ottenimento del Decreto di Autorizzazione Unica alla
costruzione ed all’esercizio dello stesso, ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003 e della Legge
regionale 29 dicembre 2008, n. 42;
che il progetto comprende 13 aerogeneratori, un cavidotto interrato in media tensione a 20 kV
ed una cabina elettrica 20/150 kV per permettere l’allacciamento alla rete elettrica nazionale,
nonché piazzole di montaggio, relative strade di collegamento e opere di adeguamento della viabilità esistente. Le opere di cui sopra interessano i comuni di Girifalco, Cortale, Maida, S.Floro.
RENDE NOTO
che la Regione Calabria – Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività
Estrattive e Risorse Geotermiche, con pubblicazione sul sito istituzionale in qualità di ente
responsabile del procedimento unificato diretto ad emanare il Decreto di Autorizzazione Unica
per il Progetto del Parco Eolico «Montagna Ducale» ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003,
della Delibera della Giunta regionale 832/2004 e della L.R. 42/2008, ha indetto la Conferenza
dei Servizi, per l’acquisizione di tutte le intese, le concessioni, le autorizzazioni, le licenze i pareri i nullaosta, gli assensi comunque denominati necessari al rilascio del provvedimento di autorizzazione del progetto definitivo ed alle relative opere elettriche, per la costruzione e per l’esercizio dell’impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica.
La Conferenza dei Servizi è stata indetta per il giorno 26/01/2012 ore 10.00 presso gli uffici della
Regione Calabria, Settore Politiche Energetiche, siti in Santa Maria di Catanzaro, Palazzo Europa
e si svolgerà con le modalità stabilite dagli artt. 14 e seguenti della Legge 241/1990. Il presente
avviso è da valersi ad ogni effetto di legge, in ottemperanza a quanto richiesto dalla Regione
Calabria «Assessorato Attività Produttive».
Tutti gli atti relativi al progetto, unitamente ad una relazione descrittiva dell’opera ed ai nulla osta,
alle autorizzazioni ed agli atti di assenso acquisiti, sono depositati e potranno essere visionati
presso: Regione Calabria Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività
Estrattive e Risorse Geotermiche, Palazzo Europa, Santa Maria. A decorrere dalla data del presente avviso, a pena di decadenza, gli eventuali portatori di interessi pubblici o privati, individuali o
collettivi, potranno far pervenire le proprie osservazioni (idonee memorie scritte e documenti a
mezzo raccomandata A.R.) al Responsabile del Procedimento, presso il Dipartimento Attività
Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, Palazzo Europa
88100 Santa Maria di Catanzaro (CZ) Tel. 0961/856493, Fax 0961/856439.
L’Amministratore Unico
Dott. Domenico Ruscigno
Via D.M. Pistoia 179 – 88100 Catanzaro
INDIZIONE CONFERENZA DEI SERVIZI
Avviso di indizione di Conferenza dei Servizi ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. 387/2003; L.R. n.
42/2008; artt. 7 e 8 Legge n. 241/1990 e s.m.i. per il rilascio del provvedimento di Autorizzazione
Unica al Consorzio Calabria Energie con sede in Catanzaro alla Via D.M. Pistoia 179, iscritta al
registro delle imprese di Catanzaro P. IVA 02812960793.
PREMESSO
che codesto Consorzio ha presentato alla competente Regione Calabria, il progetto definitivo per
la realizzazione di un impianto eolico da 15 MW denominato «Sansinato» sito nel Comune di
Catanzaro (CZ) e delle opere elettriche e accessorie ad esso connesse, per l’ottenimento del
Decreto di Autorizzazione Unica alla costruzione ed all’esercizio dello stesso, ai sensi dell’art.
12 del D.Lgs. n. 387/2003 e della Legge regionale 29 dicembre 2008, n. 42;
che il progetto comprende un numero di 5 aerogeneratori, un elettrodotto interrato in media tensione a 20 kV, una sottostazione elettrica 20/150 kV, che verrà collegata in antenna con la sezione a 150 kV della cabina primaria esistente “Catanzaro 2” per permettere l’allacciamento alla
rete elettrica nazionale del parco eolico, nonché strade di collegamento, piazzole di montaggio
e opere di ampliamento della viabilità esistente. Tutte le opere di cui sopra interessano il comune di Catanzaro.
RENDE NOTO
che la Regione Calabria – Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività
Estrattive e Risorse Geotermiche, con pubblicazione sul sito istituzionale in qualità di ente
responsabile del procedimento unificato diretto ad emanare il Decreto di Autorizzazione Unica
per il Progetto del Parco Eolico «Sansinato» ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003, della
Delibera della Giunta regionale 832/2004 e della L.R. 42/2008, ha indetto la Conferenza dei
Servizi, per l’acquisizione di tutte le intese, le concessioni, le autorizzazioni, le licenze i pareri i
nullaosta, gli assensi comunque denominati necessari al rilascio del provvedimento di autorizzazione del progetto definitivo ed alle relative opere elettriche, per la costruzione e per l’esercizio
dell’impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica.
La Conferenza dei Servizi è stata indetta per il giorno 30/01/2012 ore 10.00 presso gli uffici della
Regione Calabria, Settore Politiche Energetiche, siti in Santa Maria di Catanzaro, Palazzo Europa
e si svolgerà con le modalità stabilite dagli artt. 14 e seguenti della Legge 241/1990. Il presente
avviso è da valersi ad ogni effetto di legge, in ottemperanza a quanto richiesto dalla Regione
Calabria «Assessorato Attività Produttive».
Tutti gli atti relativi al progetto, unitamente ad una relazione descrittiva dell’opera ed ai nulla osta,
alle autorizzazioni ed agli atti di assenso acquisiti, sono depositati e potranno essere visionati
presso: Regione Calabria Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività
Estrattive e Risorse Geotermiche, Palazzo Europa, Santa Maria. A decorrere dalla data del presente avviso, a pena di decadenza, gli eventuali portatori di interessi pubblici o privati, individuali o
collettivi, potranno far pervenire le proprie osservazioni (idonee memorie scritte e documenti a
mezzo raccomandata A.R.) al Responsabile del Procedimento, presso il Dipartimento Attività
Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, Palazzo Europa
88100 Santa Maria di Catanzaro (CZ) Tel. 0961/856493, Fax 0961/856439.
Il presente avviso annulla e sostituisce ogni avviso precedente avente lo stesso oggetto.
Il Presidente
Dott. Fabio Sabino Dimita
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Calabria 13
24 ore
Venerdì 23 dicembre 2011
24 ore
Venerdì 23 dicembre 2011
Arrestati pochi minuti dopo un colpo presso una tabaccheria di Palmi. Tre sono minori
Presi quattro giovani rapinatori
Per minacciare il proprietario usano una scacciacani. Recuperata la refurtiva
BLITZ A PLATI’
di ALESSANDRO TRIPODI
PALMI - Rintracciati e arrestati in pochissimo tempo quattro giovani, autori
di una rapina ai danni di
una tabaccheria.
Gli agenti del Commissariato di Palmi. Coordinati
dal dirigente il vice-questore Fabio Catalano poco prima delle 20.45 di mercoledì
sera, intervenivano poco
dopo una rapina effettuata
presso una rivendita di tabacchi sita in via Concordato da tre individui, travisati
con passamontagna, armati di pistola e di coltello. I
tre rapinatori avevano
asportato denaro contante
per circa 2 mila euro e 25
stecche di sigarette, fuggendo per le stradine limitrofe.
I rapinatori, sono stati
inseguiti fino a un certo
punto dal proprietario della rivendita di tabacchi. Le
ricerche immediatamente
dopo venivano effettuate
dalla Polizia che si concludevano sulla via Vesuvio
presso uno stabile al cui
piano terra era ubicato un
magazzino con la saracinesca parzialmente abbassata. Gli agenti accedevano
nel palazzo e al piano di sopra rintracciavano un giovane, Francesco Laganà,
di anni 19, palmese, che si
dichiarava il proprietario
del magazzino. All'interno
del magazzino venivano
rintracciati altri due giovani che si erano nascosti:
F.T., di anni 15 e G.F., di anni 17. In un secondo momento per strada, in Via
Roma, veniva rintracciato
un quarto giovane molto
somigliante per fisionomia
a uno dei rapinatori che veniva identificato in G.M., di
anni 16.
Gli agenti recuperavano
tutta la refurtiva sottratta
nonché le armi utilizzate,
ossia una pistola giocattolo
del tipo “scacciacani”, senza tappo rosso, perfetta riproduzione di una Beretta
modello 92, e un coltello a
serramanico con manico
avvolto con scotch adesivo.
Nello stesso magazzino oltre alla refurtiva veniva, infine, rinvenuto un ciclomotore con targa coperta con
foglio di giornale e nastro
adesivo. I quattro venivano
pertanto dichiarati in stato
di arresto per il reato di rapina in concorso. Il Laganà
veniva tradotto presso la
casa circondariale di Palmi
mentre i tre minori venivano associati presso un centro di accoglienza per minori di Reggio Calabria a
disposizione della competente A.G. Un risultato eccellente quello della Polizia
che raccoglie così i risultati
dell'intensificazione delle
misure di vigilanza e di
controllo del territorio disposta dal Questore della
provincia di Reggio Calabria, Carmelo Casabona,
per l'approssimarsi delle
festività natalizie e di fine
anno.
In particolare, il dispositivo di prevenzione e repressione dei reati è stato
rafforzato per dare maggior contrasto al fenomeno
della cosiddetta “criminalità diffusa”.
Un plauso agli agenti è
giunto dal procuratore capo della Repubblica di Palmi Giuseppe Creazzo: «Mi
complimento con gli agenti di polizia di Palmi per la
brillante operazione. L'abnegazione e il lavoro di tutte le forze dell'ordine, è garanzia di sicurezza per tutti i cittadini».
Droga per i catanesi
in manette Pasquale Barbaro
SIDERNO - Agenti della Squadra Mobile di Catania e di Reggio Calabria, su delega della Procura del capoluogo calabrese, hanno eseguito
tra la Sicilia e la Calabria, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di
quattro persone – due delle quali già detenute ritenute responsabili, a vario titolo, di detenzione e traffico di cocaina con l’aggravante di
aver commesso il reato avvalendosi dell’organizzazione logistica della cosca Santapaola.
In manette sono finiti: Roberto Illuminato, di
61 anni, Pasquale Barbaro, nato a Platì, di 34, e
i detenuti Rosario Tripoto, di 43, al 41 bis, e
Santo Tudisco, di 49. Illuminato è stato rinchiuso nel carcere di Bicocca, a Catania, mentre Barbaro è stato rinchiuso nel carcere di Locri.
Francesco Laganà
Per resistenza
In carcere
il nipote
del boss
Tiradritto
Il commissario Catalano
Giuseppe Morabito
SIDERNO - Giuseppe
“Ringo” Morabito è finito
dietro le sbarre. Il nipote di
Peppe “tiradritto” è stato
arrestato dai carabinieri
di Bianco, diretti dal capitano Francesco Donvito,
al culmine di un inseguimento partito dagli imbarcaderi di Villa San Giovanni. Adesso il 34enne di
Africo dovrà difendersi
dall’accusa di resistenza a
pubblico ufficiale. Giuseppe Morabito, nella mattinata di ieri, in compagnia
di un’altra persona poi
identificata per un reggino conosciuto alle forze
dell’ordine, è transitato da
Villa San Giovanni proveniente dalla Sicilia, alla
guida di una Ford Fiesta.
Appena sbarcato dalle
navi della Compagnia privata di navigazione, lungo via Marinai d’Italia, si è
trovato di fronte un equipaggio del Nucleo Radiomobile della Compagnia
Villese mentre effettuava
un regolare posto di controllo.
All’intimazione
dell’alt effettuato dai militari, Morabito ha accelerato cercando di investire il
militare e dandosi alla fuga. La gazzella dei carabinieri si è messa subito
all’inseguimento.
La Ford Fiesta ha compiuto una pericolosa manovra in controsenso urtando anche delle auto
parcheggiate e è riuscita a
dileguarsi in direzione
Reggio Calabria. L'intenso traffico non ha consentito ai militari di raggiungere i due pregiudicati.
Immediatamente
sono
state diramate le ricerche
tramite la Centrale Operativa di Villa San Giovanni
in tutto il territorio provinciale. Grazie alpiano di
controllo del territorio
predisposto dal Comando
provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, due
pattuglie della Compagnia di Bianco sono riuscite a bloccare l’auto sospetta sulla Statale 106 dopo
circa un’ora e trenta di fuga.
«Pesante – dice un comunicato dell’Arma – il
curriculum
criminale
dell’arrestato, indicatocome appartenente alla 'ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca MorabitoBruzzaniti-Palamara che
opera nel territorio di
Africo e zone limitrofe».
gio.ve.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
16 Calabria
24 ore
Venerdì 23 dicembre 2011
Il presidente replica: «Gli chiesi conto sull’iter e rispose con la richiesta di un incarico»
Scontro sui nuovi ospedali
Cicconi smentisce Scopelliti sui pareri dati su Infrastrutture Lombarde
CATANZARO – Botta e risposta tra il presidente del Comitato di sorveglianza della Sua,
Ivan Cicconi e il presidente
della Regione Giuseppe Scopelliti. Cicconi dà una lettura
diversa ai pareriper la costruzione di quattro nuovi ospedali e replica al governatore che
lo aveva tirato in ballo in qualità di Presidente del Comitato
di Sorveglianza della Stazione
unica appaltante, in quanto
sarebbe in una condizione di
“conflitto di interessi lampante, anche perchè era stato
chiamato come Responsabile
del procedimento per questi
progetto”. Ciccone chiede a
Scopelliti «una formale smentitaessendo taleaffermazione
priva di qualsiasi fondamento». «Non ho mai ricevuto – afferma in una lunga nota Cicconi –comunicazioni oatti, da
parte del Commissario straordinario all’emergenza sanitaria pro tempore, di incarichi di
alcun tipo che non fossero
quelli connessi con l’esercizio
del ruolo di Presidente del Comitato di Sorveglianza. In merito poi alla questione delle
procedure di gara per l’affidamento della Concessione di
progettazione, costruzione e
gestione dei presidi ospedalieri, il Comitato è stato investito,
a norma della legge regionale
26/2007, con una richiesta di
parere da parte della Cgil regionale, con lettera del 30
marzo scorso. Il Comitato, con
parere espresso il 20 maggio,
mentre rilevava il probabile
contrasto con quanto previsto
dall’articolo 13 della legge 48
del 2006, con riferimento
all’incarico affidato a Infrastruttture Lombarde Spa, si
riservava di esprimere un
proprio autonomo parere nel
merito dellestesse procedure.
A tal fine, il Comitato, in qualità di organo di sorveglianza
della Sua, titolare delle procedure di gara in oggetto, dopo
richieste dirette alle strutture
interne della SUA senza esito,
richiedeva al Commissario
per l’emergenza socio-economica-sanitaria della Regione
ed al Commissario della SUA,
con formale nota del 29 ottobre scorso, quanto necessario
e consentito per esprimere il
proprio parere in merito. Ad
oggi, mentre leggiamo che le
Autorità nazionali sono state
messe nelle condizioni di
esprimere pareri di merito
fornendo loro gli atti e documenti di gara, al Comitato di
Sorveglianza non è stato fornito alcun documento». «Con
riferimentoai pareridelleAutoritàsulla questioneattinente Infrastrutture Lombarde
Spa, l’unica sulla quale il Co-
Ivan Cicconi
mitato si è potuto esprimere –
afferma ancora Cicconi – con
tutta evidenza, al contrario di
quanto riportato negli articoli di stampa, il dubbio espresso
viene pienamente confermato. L'Agcm, nel parere del 6
settembre scorso, in modo
esplicito afferma “Si rileva al
proposito che l’affidamento
diretto nella forma in-house a
Ilspa di servizi non qualificabili come strumentali (in
quanto non rivolti alla Regione Lombardia) in violazione
del citato articolo 13 (l.
48/2006) costituisce condotta
idonea ad alterare le dinamiche concorrenziali che dovrebbero governare l’affidamento di servizi pubblici, mirando a sottrarre indebitamente alle regole del mercato
la fornitura di un insieme di
servizi suscettibili di costituire aggetto di una procedura
ad evidenza pubblica». «Proprio sulle questioni di merito
poste dalle Autorità - sostiene
Cicconi – la richiesta dei documenti di gara ai fini
dell’espressione del parere,
consentirebbe al Comitato,
fuori dalle polemiche politiche dalle quali vuole restare
fuori, di fornire un contributo
che si ritiene importante per le
prospettive della sanità regionale». «Non ci pare - aggiune
Cicconi - che si sia colta la dimensione ed i contenuti degli
affidamenti delle procedure
in itinere. A fronte infatti degli importi ipotizzati,a nostro
avviso erronei, dai tre bandi di
gara in itinere, circa 280 milioni per lavori e 65 milioni per
forniture, i contratti che saranno stipulati a conclusione
delle stesse gare avranno un
importo di oltre mille milioni,
con una prospettiva decisamente critica sulla qualità, costo e trasparenza dei servizi
non sanitari affidati al concessionario e non quantificati negli stessi bandi. Personal-
mente ritengo che parte delle
prestazioni oggetto di affidamento, a parte i dubbi di legittimità o opportunità segnalati dalla Agcm, siano comunque destinate a produrre un
impatto negativo sia sulla
qualità e costi dei servizi che
sugli operatori economici locali interessati per i prossimi
trentanni». «Spero vivamente
che lei –afferma ancora Cicconi nella lettera a Scopelliti –sia
più interessato al merito delle
questioni, mettendo il Comitato ed il sottoscritto nelle condizioni di esprimere le proprie
competenze per fornire un
contributo utile alla comunità
regionale, anche a fronte della
dichiarata incompetenza di
chi è formalmente incaricato
di gestire una gara ultramiliardaria». Cicconi, infine
chiede un incontro a Scopelliti
e e lo stesso presidente con
una nota afferma di non conoscere « tale persona né l'ho mai
incontrata, mi chiedo - ha aggiunto - se sia lo stesso che in
data 26/06/2010 a fronte di
una richiesta del sottoscritto,
sulle incombenze legate alla
costruzione dei nuovi ospedali, mi ha chiesto un incarico
professionale, con la definizione del prezzo della prestazione”. Intanto oggi replica la
Cgil.
Il tavolo Massicci boccia l’accorpamento all’Annunziata
«Rogliano deve chiudere»
di ADRIANO MOLLO
COSENZA - I ministeri dell'Economia e della Salute
bocciano il decreto 105 del
commissario per il Piano
di rientro che prevede il
mantenimento dell'ospedale Santa Barbara di Rogliano nella rete dell'ospedale di Cosenza.
Il parere è stato comunicato alla struttura commissariale due giorni fa (il
21 dicembre) dal direttore
generale del dipartimento
programmazione sanitaria Francesco Bevere.
Nella comunicazione i
due ministeri invita fanno
presente che la Regione
Calabria aveva inviato il
DPGR n. 105/2011 nel
quale si prevede, appunto,
che il presidio ospedaliero
“Santa Barbara di Rogliano”, continui a fare parte
dell'Azienda Ospedaliera
di Cosenza affidando al direttore generale della suddetta azienda il compito di
provvedere alla formalizzazione di tale destinazione, nell'ambito dell'atto
aziendale. Per il Santa Barbara erano previsti alcuni
posti letto di medicina generale e quindi il mantenimento di posti letto per
acuti. I due ministeri fanno presente, invece, che il
decreto 18/2010 di riordino delle reti ospedaliera e
territoriale, «prevede la
trasformazione del Presidio ospedaliero di Rogliano in Centro d'Assistenza
Primaria
Territoriale
“CAPT” (ex Ospedale distrettuale), entro il 31 marzo 2012. Inoltre, la dismissione dei posti letto del Presidio è stata conteggiata
nell'ambito della complessiva riduzione della dotazione di p.l.dell'ASP di Cosenza (in totale da 1806 p.l.
a 1489)».
Secondo i due ministeri,
quindi, il decreto 105 «si
pone in contrasto con
quanto già deliberato dalla
Regione e validato dai Ministeri affiancanti in merito alla rete ospedaliera ed
alla riduzione dei posti letto». Infatti, in base a quanto previsto nel decreto
18/2010 la Regione avrebbe dovuto dare indicazioni
alla Azienda Sanitaria ed
alla Azienda ospedaliera
in merito alle modalità di
trasformazione del presidio di Rogliano in CAPT
entro la data prevista onde
poter avviare le procedure
di cui al Piano ospedaliero.
Il tavolo Massicci nella
comunicazione del 21 dicembre nel ribadire il parere negativo e chiede di rispettare i tempi nella trasformazione degli altri
ospedali così come previsto dal decreto 18.
Tale comunicazione rappresenta anche un precedente rispetto all'eventualità di poter rivedere alcune decisioni sulla chiusura degli ospedali.
Era stato arrestato nel filone milanese dell’inchiesta “Crimine”
A Lamezia c’è un terzo pentito
Saverio Cappello vuota il sacco
di PASQUALINO RETTURA
LAMEZIA TERME - Dopo Angelo Torcasio e Battista Cosentino ci sarebbe un terzo pentito. Saverio Cappello, arrestato a
luglio del 2010 in Lombardia (ma Cappello fu arrestato dopo qualche giorno visto
che si rese irreperibile costituendosi poi a
Vigevano)nel filonemilanesedell'operazione “Crimine” sfociata in una maxi retata fra la Calabria e la Lombarda, avrebbe infatti deciso di collaborare con la giustizia tant'è che i familiari hanno già lasciato la città della Piana. Cappello è ritenuto un esponente della «cosca della
montagna», i Cappello - Arcieri, che risultano affiliati ai Giampà, proprio come
Angelo Torcasio e Battista Cosentino.
Un'altra crepa si è aperta nel sodalizio criminale? Probabile. Gli inquirenti allo stato mantengono uno stretto riserbo, anche su un possibile collegamento fra la
collaborazionediCappello equelladiAngelo Torcasio e Cosentino. In ogni caso le
cosche lametine potrebbero subire un duro colpo considerato che il numero dei
pentiti (allo stato, però, dichiaranti) sta
crescendo. E che Saverio Cappello fosse
collegato ai Giampà risulta proprio dall'inchiesta “Crimine”. Saverio Cappello
infatti finì in manette insieme al cugino
Giuseppe. Due «picciotti». Che luglio del
2010 furono coinvolti nella retata milanese. Nella maxi inchiesta erano emersi
infatti i collegamenti fra la cosca capeggiata da Antonio Stagno, capo del locale
di Seregno, e quella dei Giampà di Lamezia. Nelle carte dell'inchiesta della Dda di
Milano, veniva rivelato che dopo la scissione il gruppo capeggiato da Antonio
Stagno aveva indirizzato il riferimento
calabrese versola famigliaGiampà diNicastro. Per gli inquirenti poi la vera e propria novità rispetto al passato è rappresentata dallo spostamento del gruppo
sotto l'influenza della famiglia Giampà di
Nicastro, anche per via dei legami di parentela. Antonio Stagno infatti è parente
del capocosca Francesco Giampa detto “il
professore” in quanto la madre di Stagno, Michelina Giampà, è sorella a Francesco Giampà. E secondo la Dda di Milano
inoltra due degli affiliati al sodalizio facente capo a Antonio Stagno erano pro-
prio i cugini Saverio e Giuseppe Cappello
abitanti a Nicastro e orbitanti nella cosca
Giampà, che avrebbero avuto il ruolo di
esecutori nella preparazione di un agguato in danno di Francesco Elia, personaggio legato invece all'opposta fazione
e, in particolar modo, a Rocco Cristello,
ucciso in Lombardia nel marzo 2008. L'azione non si consumò poiché le indagini
permisero di rinvenire nelle disponibilità del sodalizio, sia le armi che i veicoli da
impiegare per l'azione. E per gli inquirenti l'appartamento di Milano, Via Pianell nr.54, sarebbe stato un vero e proprio
“covo”per il gruppo criminale di Antonio
Stagno. In questa abitazione infatti, soggiornarono stabilmente gli stessi cugini
Cappello, in occasione della loro permanenza a Milano. Emerge dall'inchiesta
milanese che l'appartamento di Via Pianelli era sicuramente una base logistica
del sodalizio utilizzata in particolare per
ospitare persone che dovevano rimanere
“coperte” come i cugini Saverio e Giuseppe Cappello che, per gli inquirenti, giunsero a Milano il 23/01/2009 alloggiando
nell'appartamento di via Pianelli.
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18 Calabria
Venerdì 23 dicembre 2011
Processo “Leucopetra”. In aula uno degli investigatori sul traffico nella cava di Lazzaro
Carichi di rifiuti a getto continuo
Descritti tre anni di riscontri all’interno del sito di località Giammassaro
fico illecito di rifiuti pericolosi. Tra gli imputati Antonio Caserta, amministratore della ditta omonima, considerato dal pubblico ministero organizzatore e promotore, insieme con Giovanni Caserta e Giuseppe
Marraffa, di un sodalizio
criminale in grado di movimentare non meno di 100
mila tonnellate di rifiuti in
due anni, per un guadagno
illecito di oltre 6 milioni di
euro.
Il teste ha ricostruito in
aula i numerosi sopralluoghi, i pedinamenti, le analisi di laboratorio, le operazioni di videosorveglianza e intercettazioni condotte per
verificare la sussistenza
delle ipotesi di illecito. Queste attività investigative
non hanno riguardato solo
la ditta “Caserta”, ma anche
le altre imprese che facevano parte dell’associazione
di ANNALICE FURFARI
«ABBIAMO monitorato le
attività condotte nella cava
per tre anni: i carichi di rifiuti arrivavano a getto continuo». È con queste parole
che Vincenzo Corso, assistente capo in servizio presso il nucleo investigativo del
Corpo forestale dello Stato
di Reggio Calabria, ha descritto in un’istantanea il
traffico illecito di rifiuti scoperto con l’operazione “Leucopetra”. L’agente è stato
ascoltato come teste nella
seconda udienza del processo che prende il nome dal
promontorio di Capo d’Armi, nel comune di Motta San
Giovanni. Proprio lì, in località Giammassaro di Lazzaro, si trovava la cava di argilla di proprietà della ditta
“Caserta snc” dove, secondo
le indagini condotte dal Corpo forestale dello Stato, sarebbero state sversate migliaia di tonnellate di rifiuti
pericolosi provenienti dalla
centrale Enel “Federico II”
di Brindisi.
Il dibattimento ha ripreso
ieri, dopo tre mesi di stop,
davanti al collegio della seconda sezione penale del
Tribunale di Reggio Calabria, presieduta dal giudice
Olga Tarzia. In programma
vi era l’esame di due testi indicati dal pubblico ministero, il sostituto procuratore
Sara Ombra. Si è riusciti, però, a sentirne solo uno, il cui
lungo e dettagliato resoconto è stato prezioso per comprendere la genesi e il successivo sviluppo dell’attività investigativa, avviata nel
2005 in seguito agli esposti
di alcuni cittadini. L’assistente capo ha partecipato
in prima persona alle indagini che hanno poi portato
al rinvio a giudizio dei 15
imputati, accusati di una serie di reati connessi, tra cui
spicca l’associazione a delinquere finalizzata al traf-
Un particolare della cava di Lazzaro
temporanea che si era aggiudicata l’appalto di smaltimento dei fanghi Enel, vale a dire la società “Ikos Puglia” e l’impresa “Sabatelli
Vito”, entrambe del brindisino. In base a quanto riportato dal teste, la ditta “Caserta” sulla carta recuperava i
fanghi della centrale per la
produzione di mattone. In
realtà si limitava a interrarli nella propria cava dismessa, senza avere l’autorizzazione e per di più in una zona
sottoposta a vincolo paesaggistico. Secondo il pm, quest’attività criminale veniva
condotta attraverso false
certificazioni, che consentivano ai dirigenti e funzionari della centrale Enel (Diego
Baio, Francesco Lemma,
Michele Palermo e Carlo
Aiello), anche loro imputati,
di classificare i rifiuti nocivi, miscelati con materiale
inerte, come non pericolosi.
L’allarme lanciato dal “Forum di quartiere” durante un incontro con il sindaco Arena e l’assessore Morisani
«Il rione Gallico è la Cenerentola della città»
DEGLI annosi problemi che affliggono il quartiere di Gallico si è discusso, giovedì scorso, in un incontro pubblico promosso dall’associazione “Forum del quartiere” e tenutosi nei locali della scuola primaria
di via Quarnaro in Gallico.
Hanno preso parte Demetrio
Arena, sindaco della città, Pasquale Molisani, assessore comunale ai
Lavori pubblici, e Carmine Federico, consigliere comunale delegato
per il territorio della ex IX Circoscrizione ai quali Giovanni Giordano, presidente dell’associazione, ha
riproposto i prioritari bisogni del
quartiere. Proprio Giordano ha
sottolineato come, «restituire decoro e dignità al quartiere che rappresenta la Cenerentola di Reggio Calabria, favorirebbe anche una posi-
Platerioti sull’Irpef La Cisl sull’aeroporto
tiva ricaduta sull’intera città».
«Ciò, però ha continuato il presidente - comporta scelte politiche
che siano indice di una nuova visione della politica e della città e, quindi, di rottura con la vecchia logica
che ha determinato questo scempio
nel nostro quartiere».
Ed ancora: «Gallico, negli ultimi
quindici anni, ha ricevuto pochissimo o niente e adattando
un’espressione tanto cara ai politici del momento è ora che “chi ha
avuto di meno prima, abbia di più
adesso”». Giordano si è rivolto, ovviamente,
ai
rappresentanti
dell’amministrazione lanciando
un appello, «scevro di equivocità,
affinché gli interventi su Gallico
non siano dettati da situazioni
emergenziali ma che siano, invece,
il risultato di ben ponderati progetti politici soprattutto per quanto attiene ai punti di priorità, individuati dal Forum e già indicati all’Amministrazione in un documento:
lungomare, scuola media “Boccioni”, sicurezza delle fiumare, viabilità e teatro».
«Nell’aula - spiega un comunicato stampa - si sono avvertite in modo tangibile la delusione, la rabbia e
la sfiducia nei confronti di una classe politica che per anni è stata scarsamente interessata al quartiere e i
numerosi cittadini hanno fatto
sentire la loro voce, a volte anche in
modo aggressivo, riportando sul
tavolo della discussione ulteriori
seri problemi».
«L’obiettività di quanto esposto aggiunge la nota - è stata ricono-
sciuta sia dal sindaco che dall’assessore e dal delegato i quali, riconoscendo le responsabilità di una
politica miope che ha trascurato il
territorio, hanno fornito delle risposte che per il momento fanno del
quartiere l’oggetto di un impegno
responsabile e fattivo da dover controllare e verificare». A tal proposito il sindaco ha richiesto un nuovo
tavolo di confronto con le associazioni del quartiere entro il 20 gennaio prossimo perché «amministratori e cittadini si devono incontrare per acquisire consapevolezza
secondo le proprie competenze».
Più tecniche le risposte di Morisani il quale ha assicurato «l’interesse per risolvere al più presto i casi della scuola media e della sicurezza dei corsi d’acqua».
Guardia Costiera a San Gregorio Intervento dei vigili sul corso
«Io come Jung Dogana
Ora vi spiego «Non dovete
il mio voto» sopprimerla»
Abusi edilizi
Sequestrati capi
denunciati in 16 e gioielli taroccati
«NON comprendo davvero
dove poggiano le interpretazioni malevole sul mio voto in
consiglio comunale che ha
sostenuto una proposta diversa rispetto a quella della
Giunta sulla questione
dell’addizionale Irpef da caricare ai contribuenti reggini
per l’anno 2012». Così il capogruppo di Sud, Franco Platerioti, che aggiunge: «Ho votato l’emendamento proposto dall’Udc e dal Polo Civico
perché molto più equo e giusto rispetto a quello deliberato. Infatti così, pur garantendo al Comune un gettito più
alto, pagano di più solo quelli
che guadagnano di più».
«Con questo - aggiunge essendo fino in fondo coerente con il progetto nella lista
Sud e, con le mie idee, per dirla in modo junghiano, “nella
cellula dell’uomo vi è la storia
dell’umanità e, da qui, l’inconscio collettivo”».
«Eppure, ogni uomo - afferma ancora - non è uguale
ad un altro, da questo assunto, la specificità individuale,
pur appartenendo alla stessa
specie. Così continuerò a fare, pur nella appartenenza
alla maggioranza ed al sindaco Arena, appartenenza
già in essere e che continuerà».
PROSEGUE l’impegno della Guardia Costiera di Reggio Calabria a tutela
dell’ambiente e a salvaguardia del pubblico demanio marittimo.
L’attività programmatica di accertamento finalizzata alla redazione del documento programmatico
regionale di mappatura del
litorale, ha consentito di individuare aree costiere particolarmente interessate da
fenomeni di degrado ed in
molti casi fenomeni di abusivismo. Nel comune di
Reggio Calabria, più precisamente la zona di San Gregorio, è stata oggetto di mirata attività di indagine relativa alla presenza di decine di strutture destinate a
baracche attrezzi e civile
abitazione, prive di concessioni demaniali e di autorizzazioni urbanistico/edilizie.
L’attività di indagine, ancora in corso su delega della Procura della Repubblica, ha portato alla identificazione e denuncia di 16
persone nella sola zona di
via strada Ferrata di San
Gregorio, ed al sequestro
nel solo anno 2011 di 7 fabbricati. In data odierna,
personale dipendente, ha
DOMENICO Serranò, rappresentante della Cisl Funzione Pubblica, lo dice a chiare lettere: «No alla soppressione della Sezione doganale
dell'Aeroporto dello Stretto».
E, in una nota stampa, spiega: «Non c'è pace per lo scalo
aeroportuale reggino. Sotto
l'albero natalizio, dopo i 52 voli cancellati, troviamo, con
grande rammarico e viva
preoccupazione, un altro “regalo” che contribuirebbe,
qualora dovesse essere confermato, a ridimensionare lo
scalo aeroportuale reggino».
Dagli ambienti doganali , infatti, «è filtrata l'ipotesi di
soppressione degli uffici doganali aeroportuali che operano con competenza, professionalità e produttività all'interno dello scalo aeroportuale reggino».
«La presenza costante all'interno dell'aerostazione
della Sezione operativa territoriale doganale denominata
“Aeroporto dello Stretto”
(istituita con decreto ministeriale) - aggiunge - nelle forme
e nei modi attuali ha permesso di contemperare in modo
ottimale molteplici e delicate
esigenze. Sopprimerla o declassarla vorrebbe dire infliggere un duro colpo, tra gli altri, allo scalo aeroportuale».
Le operazioni della Guardia costiera
su disposizione del Giudice
per le indagini preliminari
del Tribunale di Reggio Calabria, posto sotto sequestro ad un immobile ubicato interamente sul demanio
marittimo con annessa
area cortilizia adibito a civile abitazione, per un ingombro di circa 100 metri
quadrati.
La struttura era stata
realizzata e mantenuta
dall’indagato A.R.G, senza
alcuna autorizzazione demaniale ed edilizia.
NELL’AMBITO del piano
straordinario di controllo
sull’abusivismo commerciale disposto dal Comando
di Polizia Municipale in occasione delle festività natalizie, personale del Corpo
ha effettuato un nuovo intervento finalizzato alla tutela dei consumatori ed al
regolare svolgimento delle
attività commerciali.
In particolare, personale
del Servizio operativo,
coordinato dalla dottoressa Tiziana Malara, è intervenuto nell’area di corso
Garibaldi per contrastare il
fenomeno della vendita
abusiva su aree pubbliche.
Nel corso del controllo sono stati sequestrati oltre
100 pezzi di bigiotteria e
200 capi di pelletteria griffata contraffatta ed è stato
deferito all’autorità giudiziaria un minorenne, N.
M., di nazionalità senegalese che, peraltro, è risultato privo del permesso di
soggiorno.
Lo stesso, dopo i controlli
effettuati presso la locale
Questura da cui è emerso
che non era in possesso di
alcun documento per
l’identificazione, è stato affidato ad una comunità di
accoglienza per minori do-
Vigili urbani sul corso Garibaldi
po aver sentito il magistrato di turno.
La vigilanza sulle attività commerciali su aree pubbliche continuerà nelle
prossime giornate per assicurare la vivibilità delle
aree di maggior pregio della città e per contrastare il
fenomeno dell’abusivismo
con particolare attenzione
all’area di corso Garibaldi.
Insomma, prima della corsa ai saldi di fine stagione è
partita la caccia ai capi taroccati.
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24 Reggio
u APPUNTAMENTI ⊳
Agenda
Arriva la Charter Night
del Lions Club Reggio
Tombolata solidale
con Nausicaa al Cedir
Filmnoir al Cartella
con il bluesman Canale
IL 14 gennaio 2012, presso il
ristorante L'Oasi, alla presenza del Governatore del Distretto Michele Roperto si svolgerà
la 55^ "Charter night" del
Lions Club Reggio Calabria
Host.
"La Charter", carta di fondazione venne consegnataail
Lions Club di Reggio Calabria
il 26 Gennaio 1957; il 23 Aprile 1957 il Club venne costituito.
L’ASSOCIAZIONE
Nausicaa
Ravagnese propone un nuovo
appuntamento all’insegna della
solidarietà con la Tombolata solidale 2011. Questo nuovo appuntamento vuole essere un ulteriore traguardo che si andrà a
concretare con l’acquisto di un
Ecografo , da utilizzare durante
le visite oncologiche previste nel
programma di screening Nausicaa. Il 28 dicembre alle ore 17.00
al Cedir.
SI preannuncia come un vero
e proprio evento il concerto
che si terrà oggi alle ore
22.30 al centro sociale Cartella di Gallico e che vedrà protagonisti la band dei Filmnoir e il bluesman Domenico Canale, armonica e voce
dei Bad Chili e dei Light Chili,
assieme sul palco. Chiuderà
la serata il dj set ragga/jungle/techno a cura di Rocco
Creaco.
u L’INIZIATIVA ⊳
u AL CINEMA ⊳
u TANTI AUGURI ⊳
“Rete Radici”
per i migranti
tra teatro e cinema
con Legambiente
Aquasi due anni dalla rivolta di Rosarno, reteRadicivuole riaprire il
dibattito con una serata
di riflessione, arte e cultura. “Mentre i lavoratori migranti sono tornati
a centinaia nella Piana,
tutte le problematiche
analizzate nel dossier
“Radici/Rosarno - monitoraggio autunno inverno 2010/2011” rimangono irrisolte. Non solo:
si assiste allo
stucchevole scaricabarile delle
istituzioni e a
una campagna
d’odio che di fatto tende a fomentare nuove
ritorsioni sui
migranti”. La
serata del 27 dicembre al
Random sarà l’occasione per discuterne insieme. Ma quello che reteRadici si propone di fare
è“rilanciare l’immagine
positiva degli africani e
della rivolta: una lezione
di civiltà che viene dai
cittadini migranti e
scuote le coscienze di noi
calabresi”.
Si tratta del cortometraggio “A chjana”di Jonas Carpignano, vinci-
Venerdì 23 dicembre 2011
tore del Premio per il miglior corto nella sezione
Controcampo del Festival del cinema di Venezia del 2011, e del monologo teatrale “La spremuta” di Beppe Casales,
un’artista veneto che ha
realizzato un eccellente
spettacolo sulla rivolta
di Rosarno incrociando
sapientemente storie di
‘ndrangheta e migranti
coraggiosi.
Nel
corso
della serata saranno disponibili le copie del
dossier monitoraggio
2010/2011” e
del film documentario girato da Luciano
Pensabene
“Rosarno, un anno dopo”. A partire dalle
18.30, nel corso del dibattito che precederà le
esibizioni artistiche sarà inoltre presentata la
campagna di monitoraggio che la reteRadici
intende svolgere anche
quest’anno nella Piana
di Rosarno. Una campagna che vedrà operare in
sinergia gli attivisti della rete e del circolo di
Reggio di Legambiente .
Cara Stella, quest’anno gli auguri per i tuoi sei anni te li faccio
io... Chi sono? Qualcuno mi
chiama Santa Claus, altri, come te, Babbo Natale. E siccome ogni giorno parli di me, ieri
mi hai scritto una letterina bellissima e mi piaci tanto, quest’anno ti voglio fare una doppia sorpresa: un regalo per il tuo compleanno e poi quello che mi hai
chiesto sotto l’Albero. Con i miei
più cari auguri, Babbo Natale
Se avete da segnalare un lieto evento (ricorrenze, lauree, nozze, nascite) da pubblicare in questa rubrica,
inviate un fax al numero 0965/818768 oppure una mail all’indirizzo [email protected]
Nuova Pergola tel. 0965 21515
Le idi di marzo
ore 16,30-18.30-20.30-22.30
u IL NATALE DEGLI ARTISTI ⊳
Il sodalizio di Livoti tra mostre e celebrazioni
SI è tenuta presso la chiesa di
Santa Maria del Divin Soccorso
la tradizionale Messa degli artisti evento sacro e religioso
che ogni anno si celebra in occasione delle festività natalizie.
Un evento come ha ricordato Giuseppe Livoti- presidente
delle Muse che vuole sancire un
rapporto di testimonianza nella città di Reggio Calabria tra
gli artisti del tempo attuale che
con la loro sensibilità e senso di
responsabilità anche artistica comunicano
nel contesto dove operano, la necessità di educare al bello.
Una celebrazione officiata da Don Giorgio
Costantino che ha ribadito come l’arte può con-
tribuire a creare nell’uomo di
oggi un senso di recupero dei
valori. Dopo la celebrazione la
cerimonia per i nuovi soci del
sodalizio Le Muse con la consegna dei distintivi . A seguire
l’apertura della mostra collettiva d’arte dal titolo Particolari
con Clara Giandolfo, Rossana
Corsaro, Adele Canale, Antonella Minasi, Adriana Repaci,
Domenico De Lorenzo, Manuela Morena,Manuela Lugarà, Luisa Malaspina, Davide Ricchetti, Emanuele Taglieri, Giovanna Tripodi, Anna Maria
Neri, Silvana Longo. La collettiva si potrà visitare presso la Lampara di Pellaro per tutto il
periodo delle festività natalizie .
Odeon tel. 0965 898168
Finalmente la felicità
ore 16-18-20-22
Cinema Teatro Aurora Tel. 0965 45373
Sherlock Holmes
ore17.50-20.10-22.30
Arthur Christmas: il figlio di Babbo Natale
dal 23 dicembresolo alle 16
Multisala Lumieretel. 0965 51036
Vacanze di Natale a Cortina
ore 16.30-18.40-20.50-23
Sherlock Holmes
ore 17.40-20.10-2240
Il gatto con gli stivali
ore 16(in 3D) -16.10-18-20-22-17-19-21
Il principe del deserto
ore 17.50-20.20-22.50
Don Bosco - Bova M. 0965 766208
Anche se è amore non si vede
ore 18.15-21.15
Gentile - Cittanova 0966 661894
chiuso per ferie
u FARMACIE ⊳
SERV. DIURNO dalle 8.30 alle 20.00
ScerraVia Reggio Campi, 113 - Tel. 0965 811587
PellicanòViale Calabria, 78 - Tel. 0965 52022
SERV. NOTTURNO dalle 20.00 alle 8.30
Centrale
Caridi
Corso Garibaldi, 455 - Tel. 0965 332332
Corso Garibaldi, 327 - Tel. 0965 24013
Zona centro
Arcudi
Corso Garibaldi, 372 - Tel. 0965 24471
Aschenez
Via Aschenez, 137 - Tel. 0965 899194
Branca
Via S. Caterina, 144 - Tel. 0965 46077
Calarco
Piazza S. Marco, 15 - Tel. 0965 896188
S. Brunello
Via Manfroce, 39 - Tel. 0965 47581
Castello Romeo
Piazza Castello - Tel. 0965 27551
Catalano
Via Reggio Modena, 39 - Tel. 0965 51128
Centrale Marrari
Corso Garibaldi, 455 - Tel. 0965 332332
Costa
Via Spirito Santo - Tel. 0965 27811
Fata Morgana Caridi
Corso Garibaldi, 327 - Tel. 0965 24013
u
GUARDIA MEDICA
0965 347052
REGGIO/EX VIGILI
0965 347432
ARGHILLA'
Periferia
Abenavoli
Barilla
Borruto
Via Riparo, 77 - Cannavò - Tel. 0965 673777
Via Sabuada, 67/A - Salice - Tel. 0965 600060
Via Carlo Alberto - Gallina - Tel. 0965 682818
0965 48483
0965 600773
CALANNA
0965 742336
CAMPO CALABRO
0965 751560
CARDETO
0965 343771
CATAFORIO
0965 341300
CATONA
0965 600940
GALLICO
0965 370804
LAZZARO
0965 713355
MODENA
0965 347432
ORTI’
0965 336436
PELLARO
0965 358385
RAVAGNESE
0965 644379
Bova
Brescia
Caridi
Catalano
Catalano
Crea
Cuzzocrea
Infantino
Marra
Megale
Pardeo
Pellicanò
Pugliatti
Ragusa
Romeo
Salus Neri
Stilo
Zema
Via Nazionale, 163 - San Leo - Tel. 0965 675180
Via Reggio Campi, 67 - Terreti - Tel. 0965 681028
Via Provinciale - Ortì - Tel. 0965 336098
Via Nazionale, 110 - Gallico - Tel. 0965 370043
Via Cozzupoli - Mosorrofa - Tel. 0965 341095
Tr. Fascì, 1 - Saracinello - Tel. 0965 643980
Via Provinciale - Mosorrofa - Tel. 0965 341019
Villa San Giuseppe - Tel. 0965 679010
Via De Marco, 9 - Podargoni - Tel. 0965 740302
Trunca C.da S.Anna - Tel. 0965 346727
Via Cagliostro, 1 - Sambatello - Tel. 0965 344048
Via Nazionale, 695 - Bocale - Tel. 0965 677420
Via Minniti,1 - Serro Valanidi - Tel. 0965 346043
Via Nazionale, 301 - Catona - Tel. 0965 302531
Via Anita Garibaldi, 73 - Gallico - Tel. 0965 370132
Via Nazionale, 28 - Pellaro - Tel. 0965 359468
Via Statale, 181 - Catona - Tel. 0965 302641
P.zza Chiesa Nuova - Rosalì - Tel. 0965 679037
Politeama - Gioia Tauro 0966 51498
Vacanze di Natale a Cortina
ore 18-21
Vittoria - Locri 339 7153696
Il gatto con gli stivali
ore 16- 18-20
Ligabue in 3 D
ore 22
Garibaldi - Polistena 0966 932622
Vacanze di Natale
ore 15:30 17:30 19:45 22:00
Nuovo Cinema - Siderno 0964 342776
Vacanze di Natale a Cortina
ore 16-18-20:00 22:00
Golden - Roccella 0964 85409
Finalmente la felicità
ore 16-18-20-22
u NUMERI UTILI ⊳
⊳
REGGIO/EX ECA
ARCHI
Gioffrè
Via Cardinale Portanova, 90965 25041
Igea Berti
Via Sbarre Inferiori, 371 - Tel. 0965 55977
Labate
Via De Nava, 123 - Tel. 0965 21053
Laganà
Corso Garibaldi, 573 - Tel. 0965 28032
Lazzaro
Via Nazionale, 11Archi - Tel. 0965 42368
Liotta
Via Demetrio Tripepi, 30 - Tel. 0965 22991
Monteduro - Stadio
Viale Aldo Moro, 4 - Tel. 0965 54552
Pellicanò
Viale Calabria, 78 - Tel. 0965 52022
Postorino
Via De Nava, 116 - Tel. 0965 891753
Sant'Agata Bova
Via Ravagnese, 2 - Tel. 0965 643174
San Pietro Battaglia
Via Sbarre C.li, 28 - Tel. 0965 56045
Scerra
Via Reggio Campi, 113 - Tel. 0965 811587
Sorgonà
Via Sbarre Centrali, 308/a - Tel. 0965 52114
Staropoli
Via Demetrio Tripepi, 64 - Tel. 0965 27982
Accad. dei Micenei
A.C.I. soccorso stradale
Acqua - Segn. guasti
Acquedotto
A.D.M.O.
Aeroporto
AGAPE
A.GE.DI.
AIDS Linea Verde
A.I.D.O.
A.I.L.
A.I.S.M.
Alcolisti Anonimi
A.T.A.M.
A.N.F.F.A.S. Onlus
A.N.O.L.F.
A.P.T.
A.P.T.
A.P.T.
0965 621189
116
0965 892944
0965 21313
0965 397465
0965 642232
0965 894706
0965 894545
167 017319
0965 813250
0965 24341
0965 643520
0965 811348
0965 620121
0965 590519
0965 891200
0965 21171
0965 898496
0965 24996
A.R.C.I.
A.S.L. 11
A.S.L. 11
Ass. Servizi Sociali
Assotur - Gambarie
A.V.I.S.
Capitaneria di Porto
C.A.I. - Club Alpino It.
Carabinieri
Casa di riposo
"Dimora degli Ulivi"
CE.RE.SO.
Centro Antiveleni
C. Cons. Tossicodip.
C. Prevenz. Tumori
C. di Salute Mentale
C. Orientamento Fam.
Centro Studi Bosio
Centro Tutela Minori
0965 330518
0965 347654/5
167 281518
0965 362602
0965 743061
0965 813250
0965 656111
0965 898295
112
0965 677813
0965 357110
0965 811624
0965 42523
0965 331864
0965 347724
0965 312301
0965 813012
0965 25423
CODACONS
Comunità Emmanuel
Cons. Tur. Gambarie
Consult. familiare
Croce Italiana
Croce Rossa Italiana
Drogatel
Droga - Linea Verde
Elettricità serv. guasti
E.N.P.A.S.
ENELTEL
ESSOS
Ferrovie dello Stato
Ferrovie dello Stato
Fisco in Linea
Guardia di Finanza
InformaGiovani
InformAffido
I.N.P.S.
0965 331017
0965 23240
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0965 24444
167 011222
167 019899
800 538833
0965 811820
16444
0965 24353
0965 898123
147 888088
164.74
117
0965 21865
0965 894706
167 551717
Kronos 1991
LegAmbiente
L. It. Lotta ai Tumori
Motorizzazione Civile
Municipio
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113
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28 Reggio
32
Redazione: via D. Correale, 13 - 89048 Siderno (Rc) - Tel/Fax 0964.342451 - E-mail: [email protected]
Il referente del clan catanese era Pasquale Barbaro
Sottoscritto un protocollo d’intesa
La cocaina per i Santapaola
veniva acquistata a Bovalino
Otto Comuni puntano
sulla differenziata
contro il caos rifiuti
di GIOVANNI VERDUCI
SIDERNO - La cocaina per gli spacciatori del clan Santapaola di Catania partiva da Bovalino. A gestire il
lucroso traffico di sostanze stupefacenti sarebbe stato Pasquale Barbaro. Il giovane 34enne di Platì,
proprio per questo motivo, è stato
arrestato nell’ambito di un blitz organizzato dalle Squadre mobili di
Catania e di Reggio Calabria.
Nei confronti di Pasquale Barbaro, che era già stato tratto in arresto nel 2009 e scarcerato un anno
dopo per il decorso del termine per
la trasmissione degli atti alla procura di Reggio Calabria, è stata notificata un’ordinanza di custodia
cautelare in carcere emessa dal
giudice per le indagini preliminari
del tribunale di Reggio Calabria
Vincenzo Pedone, su richiesta del
procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Nicola Gratteri.
La cocaina viaggiava a bordo di
autovetture, nascosta anche dentro gli pneumatici, alla cui guida si
trovava il catanese Roberto Platania.
Gli investigatori della Mobile
reggina, diretta da Renato Cortese, e quelli di Catania nel marzo del
2009 intercettarono un carico di
circa due chilogrammi di cocaina:
un carico dal quale sarebbero state
prodotte quasi 6000 dosi medie da
immettere nel mercato clandestino.
I viaggi da Catania verso Bovalino
sono stati registrati dagli investigatori della Polizia di Stato che,
durante le indagini, sono riusciti a
piazzare delle microspie all’interno
dell’autovettura
utilizzata per il
traffico di stupefacenti e dei rilevaPasquale Barbaro
tori Gps per seguirne gli spostamenti in tempo
reale. Così come
venne analizzato
il territorio di Bovalino con un sopralluogo
congiunto dei poliziotti catanesi e
reggini.
Il corriere catanese, che raggiungeva la Calabria scortato da
Roberto Illuminato, venne trovato
con la droga nascosta dentro lo
sportello dell’auto e tratto in arresto.
Una mano di aiuto ai magistrati
siciliani per chiudere l’inchiesta,
poi, è stata data dal pentito Giuseppe Raciti. E’ Raciti stesso, infatti, a
illustrare al pubblico ministero
che lo stava interrogando la figura
di Pasquale Barbaro. «Pasquale
Barbaro - spiega Raciti al sostituto
procuratore che lo sta interrogando - è un calabrese. E’ vicino al ...
prima era vicino a Micomar, che è
un personaggio di Platì, successivamente si è collegato ai Papalia
che operano a Milano, e se non sbaglio lui si trasferiva a Novara. Comunque i punti di riferimento erano a Bovalino in un gommista che
lui gestiva».
Pasquale Barbaro per il collaboratore di giustizia siciliano, però,
era un pesce piccolo: il rappresentante di una famiglia molto potente e radicata sul territorio nelle cui
mani era stato girato il traffico di
stupefacenti. «Pasquale Barbaro racconta Raciti nell’interrogatorio del 25 febbraio del 2009 - non è
che è il rappresentante della famiglia, Pasquale Barbaro è il pesce
più piccolo di una famiglia che poi
si collega e si dirama con altre famiglie calabresi fino a Milano».
Nei verbali
del pentito
Raciti
i particolari
del traffico
di PINO ALBANESE
Il capo della Squadra mobile reggina Renato Cortese
A MONASTERACE
Autovettura distrutta da incendio
in pieno centro cittadino
di VINCENZO RACO
MONASTERACE - Autovettura in
fiamme a Monasterace lungo la parte sud del corso, che di qui a poco sarà
intitolato a Giuseppe Mazzini. L'autovettura in questione è una Peugeot
307 di proprietà di P.G. pensionato
monasteracese.
Inusuale l'orario in cui è avvenuto
il rogo della stessa vettura che ha
preso fuoco poco dopo le ore 18 in un
punto tra l'altro centrale del paese
dove è collocata la chiesa di San Giuseppe Lavoratore.
Il rogo è avvenuto proprio in prossimità dell'uscita della santa messa e
ha richiesto l'intervento urgente dei
vigili del fuoco della stazione di Siderno precipitatasi sul posto dove
era parcheggiata la vettura sul lato
sinistro della carreggiata stradale
(direzione Reggio Calabria). Le cause dell'incendio sembrano essere di
natura dolosa vista la presenza di liquido infiammabile appiccato sulla
vettura.
I controlli dei carabinieri
I carabinieri della stazione di Monasterace diretti dal maresciallo Antonio Longo avvieranno le indagini
di rito. Non è il primo incendio di autovetture avvenutonegli ultimitempi nella cittadina ionica. Nel rogo
delle Peugeot si è perso un pezzo di
storia recente di Monasterace ovvero il mitico orologio collocato sul
marciapiede di corso Mazzini divampato dalle fiamme.
Sono stati “pescati” nell’acque di Ferruzzano
SIDERNO - Prossimamente
saranno differenti. Differenzieranno la raccolta della
spazzatura. Ieri, i sindaci dei
comuni di Siderno, Locri,
Antonimina,
Portigliola,
Sant'Ilario dello Jonio, San
Luca, Ciminà e Placanica
hanno sottoscritto lo schema di convenzione allegato
alla nota regionale nella quale sono regolate le modalità
di attuazione dell'azione
nonché le modalità di trasferimento del contributo assegnato dalla regione Calabria
ai comuni o a raggruppamenti di comuni per interventi di progettazione e di
realizzazione della raccolta
differenziata dell'immondizia.
Un problema che attiene la
qualità della tutela ambientale e la salvaguardia della
vita dei cittadini,
attraverso il contenimento delle
ripercussioni
ambientali e dei
costi economici
legati al ciclo dello smaltimento
dei rifiuti solidi
urbani, dalla loro produzione,
alla raccolta, al
riutilizzo eparallelamente allo
sfruttamento dei
vantaggi in termini di crescita e occupazione connessi
al riuso e al riciclaggio degli
scarti.
Il governo regionale, per
stimolare la raccolta differente del pattume, ha assegnato fondi economici. I sindaci dei sette comuni consorziati hanno dovuto, pertanto, firmare la convenzione
nella quale sono regolate le
norme dettate dal dipartimento regionale delle politiche ambientali. L'organo
collegiale dell'amministrazione Riccardo Ritorto, riunitolo scorso12 dicembreha
delegato l'assessore all'ambiente Angelo Alvaro alla stipula dell'accordo tra i sette
enti, necessario per poter ot-
Per migliorare
la qualità
della vita
dei cittadini
della Locride
Nell’ambito delle celebrazioni per Santa Barbara
Roccella, reperti archeologici Consegnati i riconoscimenti
recuperati dalla Capitaneria ai vigili del fuoco di Siderno
ROCCELLA JONICA
- La Guardia costiera
di Roccella Jonica,
guidata dal comandante Antonio Ripoli,
ha recuperato alcuni
frammenti di reperti
archeologici.
In particolare un
peschereccio durante una battuta di pesca nelle acque antistanti Ferruzzano,
ha ritrovato e succes- I reperti recuperati
sivamente consegnato a questo comando alcuni frammenti di antichi vasi ed anfore.
I reperti sono stati consegnati, in data odierna, per il successivo lavoro di datazione e restauro alla dottoressa Iannelli, direttrice del
Museo di Monasterace, in qualità di Ufficio periferico della Sovrintendenza per i beni archeologici di Reggio Calabria, che ne ha confermato
il valore storico.
I reperti archeologici hanno un grande valore di testimonianza in quanto, dal loro studio, è
possibile risalire ai costumi e abitudini di vita di
popoli che ci hanno preceduto. Nel caso in questione potrebbero essere indicativi di traffici
marittimi o rotte commerciali di un lontano
passato.
di MAURIZIO ZAVAGLI
A SIDERNO - Grande giornata di festa per il distaccamento dei vigili del fuoco di
Siderno. La ricorrenza di
Santa Barbara è stata una occasione per ritrovarsi e stare
insieme non pensando, per
una volta, ad incidenti stradali, incendi, calamità naturali, frane e smottamenti.
L'iniziativa, sostenuta dal
comandante
provinciale
Emanuele Franculli, ha visto la presenza del sindaco di
Siderno, Riccardo Ritorto e
del vicario vescovile, Cornelio Femia. Quest'ultimo ha
officiato la funzione religiosa per i vigili ed i loro familiari presenti. Entrambe le autorità hanno utilizzato parole di elogio e gratitudine per
l'attività svolta dal corpo. A
seguire vi sono state le consegne di onorificenze, firmate personalmente dal ministro dell'interno: al vigile
esperto Domenico Calvi è
stata concessa la Croce di
Anzianità, “per aver presta-
tenere l'assegnazione dei
fondi. Alle 11 di ieri mattina
ha concluso formalmente
l'accordo il primo cittadino
di San Luca, Sebastiano
Giorgi, poco prima aveva firmato il sindaco di Locri. Lo
schema prevede l'avvio di
campagne informative rivolte ai cittadini per renderli
partecipi sui vantaggi conseguenti dalla raccolta differenziata utilizzando il metodo del “porta a porta”il cosiddetto Pap e la riduzione della
frequenza di raccolta dell'indifferenziato a favore del “separato domiciliare” secco e
umido.
Tra gli obiettivi fondamentali contenuti nella convenzione c'è la promozione
diffusa della pratica del compostaggio domestico (o autocompostaggio) e azioni per la
valorizzazione a fini energetici della frazione non riciclata dei rifiuti urbani in connessione
con la linea di intervento deliberata dall'amministrazione regionale attraverso i fondi Por Fesr
2007/2013.
“L'obiettivo dichiara soddisfatto dopo la firma della convenzione il sindaco di
San Luca Sebastiano Giorgi - è quello di offrire un servizio di raccolta
dei rifiuti adeguato all'incremento dello standard qualitativo della vita dei cittadini.
E' ovvio - aggiunge - che le
iniziative che avvieremo incideranno in maniera strutturale sulla qualità del servizio di gestione dei rifiuti e garantiranno una graduale difesa dell'ambiente”. I sette
enti potranno effettuare il
servizio con il proprio organico, oppure affidare il servizio al gestore presente sul
territorio, se ne sussistono le
condizioni, e ancora, avviare
le procedura di affidamento
ad altri del servizio comunicando il nome del nuovo soggetto gestore del servizio.
Un momento della cerimonia
to effettivo e lodevole servizio per oltre quindici anni,
dando prova di capacità e zelo” ed all'ispettore in concedo Giuseppe Grasso, “per il
lodevole servizio prestato”.
La giornata si è conclusa con
un rinfresco per tutti. Ad impegnarsi particolarmente
per la buona riuscita dell'iniziativa è stata la famiglia del
compianto Francesco Caricari (in particolare il figlio
Enzo, anche lui in forza al
corpo dei vigili del fuoco), a
cui è intestato il distaccamento di Siderno.
Il pm Fimiani ad Aosta
La ‘ndrangheta
«Ha numerose
sfaccettature»
SIDERNO - «E' un fenomeno
che può presentarsi con
molteplici
sfaccettature,
dalla gara d’appalto apparentemente regolare a cui
partecipano però solo ditte
riconducibili allo stesso
gruppo sino alle intimidazioni per impadronirsi di attività o denaro altrui, come
successo con i quattro fermi
di questi giorni. È una 'ndrangheta senza confini,
che può imporsi a Reggio
Calabria come ad Aosta».
Lo ha dichiarato ieri sera
ad Aosta Adriana Fimiani,
sostituto procuratore della
Repubblica presso la procura di Reggio Calabria e già
pubblico ministero nel processo per la strage di Duisburg, ospite di Libera Valle
d’Aosta e Arma nell’ambito
dell’incontro “Un magistrato in trincea”. Ricordando
l’importanza della collaborazione tra le diverse procure e le forze dell’ordine, il pm
ha spiegato: «Non bisogna
avere il mito del singolo magistrato supereroe».
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Locride
Venerdì 23 dicembre 2011
37
Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: [email protected]
Dopo lo sciopero finiscono nel mirino i lavoratori del centro commerciale “Le Palme” a Palmi
Il licenziamento sotto l’albero
La denuncia della Filcams-Cgil: «In tanti per ritorsione non sono stati retribuiti»
di MICHELE ALBANESE
PALMI - Chi si è permesso di
scioperare per rivendicare diritti sacrosanti è stato licenziato, altri ancora sempre per
ritorsione non sono stati pagati. Se non è Sud America
questa poco ci manca.
Il tutto nel silenzio più assordante delle istituzioni preposte che pur interessate di
quanto accade fanno orecchie da mercante. Lo denuncia la Filcams Cgil di Gioia
Tauro ed i protagonisti di
questa assurda vicenda sono
alcuni lavoratori del centro
commerciale “Le Palme” di
Palmi.
«Come avevamo anticipatamente comunicato mesi fa scrive Valerio Romano, segretario della categoria che
organizza i lavoratori del settore commercio - il modo indiscriminato di procedere all'organizzazione del lavoro
da parte dell'azienda sta
avendo i suoi effetti. Infatti
dei lavoratori scioperanti,
dello scorso mese di settembre ne è rimasto solo uno, ad
oggi l'azienda ha pensato bene, prima di licenziare i due
lavoratori durante la giornata di sciopero, poi ha provveduto a non retribuire i lavoratori dal mese di ottobre, costringendo così molti di essi
alle dimissioni per giusta
causa e licenziandone altri
due per riorganizzazione del
punto vendita, proprio a pochi giorni da Natale e considerando che ancora oggi a distanza di pochi mesi deve saldare tutte le spettanze hai lavoratori, cioè le mensilità, le
tredicesime, la quattordicesima, le ferie ed i permessi non
goduti ed il Tfr».
Ed aggiunge: «Ci lascia
davvero sconcertati questo
accanimento da parte della
direzione del supermercato
Crai di Palmi, contro chi ha
chiesto solo il rispetto dei propri diritti, e pensa ancora una
volta di poter passare sopra
I lavoratori del centro commerciale “Le Palme”
tutto e tutti non curandosi degli effetti e decidendo sulla
pelle dei lavoratori e delle loro
famiglie, con azioni unilaterali come un dittatore fa con
un popolo oppresso. E pure
nei mesi scorsi avevamo aperto un tavolo di trattativa, con
la responsabile del personale,
che però per motivi mai specificati, è scomparsa facendo
perdere le tracce di se, senza
dare nessuna spiegazione ed
interrompendo il tavolo di
concertazione aperto per risolvere i problemi».
Tristi ed amare le considerazioni di Romano: «Pensavamo che, il tempo della
schiavitù, dei mancati diritti,
quel tempo in cui i datori di lavoro decidevano senza curarsi dei problemi dei lavoratori,
erano passati da un pezzo.
Ancora oggi invece assistiamo, nella nostra terra a datori
di lavoro, che sono per lo più
dei “Prenditori” e non degli
“Imprenditori” che succhiano il sangue dei lavoratori come dei vampiri assetati di
sangue, non pagandogli la
retribuzione e licenziando
non curandosi, di nessuna
legge di stato, ed è proprio qui
che lo Stato dovrebbe intervenire, non riformando le pensioni, oppure l'articolo 18, ma
cambiando quella parte normativa che consente ai datori
di lavoro di poter fare imprese
in queste condizioni».
Ma c'è ancor più grave nelle
parole del segretario della
Filcams: «Avevamo interessato nei mesi scorsi l'intervento dell'ispettorato del lavoro, ed avevamo chiesto a loro di far piena luce su questa
condotta da parte dell'azienda, oggi ancora attendiamo
fiduciosi, il risultato della visita Ispettiva, che però tarda
ad arrivare e che ci auguriamo nei prossimi giorni possa
fare piena luce su tutte le ina-
dempienze fatte dalla Crai di
Palmi. Ricordiamo - aggiunge comunque Romano - che la
nostra azione non si esaurirà
così, la Filcams Cgil della Piana di Gioia Tauro, ha già avviato le procedure per il recupero delle somme ed ha depositato nei confronti dell'azienda un articolo 28 per condotta antisindacale, inoltre
insieme alle azioni legali,
stiamo programmando una
manifestazione
pubblica
coinvolgendo la società civile
di Palmi e tuttii lavoratori del
commercio, davanti al centro
commerciale le palme, per far
uscire fuori lo sfruttamento
che vige nel nostro territorio,
con salari di molto al di sotto
del contratto collettivo nazionale che nella stragrande
maggioranza dei casi non viene mai rispettato, come alla
Crai di Palmi del centro commerciale le palme luogo di soprusi e negazione di diritti».
Il sindaco di San Ferdinando chiama in causa il ministro dello Sviluppo economico
Rigassificatore, appello a Passera
Madafferi ribadisce il no: «Siamo all’oscuro di qualsiasi iter progettuale»
di KETY GALATI
SAN FERDINANDO - Il sindaco di
San Ferdinando, Domenico Madafferi fa sul serio. Dopo aver assunto la linea “antirigassificatore” nell'ultima
seduta del consiglio comunale, dichiarando apertamente di non avere
vincoli di maggioranza ed aprendo
alla minoranza, il primo cittadino ieri
mattina ha preso carta e penna per
scrivere all'attuale ministro delle Infrastrutture e dello Sviluppo economico, Corrado Passera.
Con parole molto chiare, l'amministratore chiede a Passera di convocare immediatamente un incontro per
avere «le doverose informazioni» sull'iter di procedura relativo al mega
impianto di rigassificazione, che sarà gestito dalla società “Lng Med
Gas”, qualora esso sarà costruito.
Madafferi trova inoltre «stupefacente» il fatto che il sindaco del Comune
in cui dovrebbe sorgere la suddetta
opera, che, ricadrà quasi totalmente
sul suo territorio, non abbia ancora
ricevuto alcuna informazione ufficiale a riguardo, «dopo i rilievi del
progetto mossi a suo tempo dal Consiglio superioredei LavoriPubblici che
aveva definito inidoneo il sito sul quale dovrebbe essere realizzata l'opera».
A questo punto, il sindaco sanferdi-
nandese, si appellaalla sensibilità del
ministro romano, affinché prenda in
considerazione la sua richiesta, essendo tra l'altro “impreparato” nel
dare delucidazioni precise ai propri
cittadini, i quali chiedono notizie in
merito. Non solo. Il sindaco vorrebbe
dare risposte precise anche all'opposizione ed alleassociazioni ambientaliste locali, che, continuano a protestare contro l'impianto e contro di lui
per non aver assunto una posizione
ufficiale. Madafferi poi scende nei
dettagli, comunicando che «dall'Autorità portuale è stato informato, ufficiosamente, che il progetto del costruendo rigassificatore è stato ri-
messo alla predetta Autorità per una
valutazione di propria competenza».
Lo stesso apre una breve parentesi sul
fatto che «il Comune di San Ferdinando di circa 4500 abitanti, quando fu
richiesto il parere vincolante era amministrato da una Commissione
straordinaria essendo stato sciolto
per condizionamento mafioso», come
del resto anche gli enti comunali di
Gioia Tauro e Rosarno.
Infine, Madafferi, ha voluto ricordare che «nel suo Comune insiste la
maggior parte delle infrastrutture
portuali e della retrostante area industriale, che non esita a definire «deserto industriale».
Ecco le strategie oppressive delle ’ndrine
In contrada San Filippo a Palmi
Minacce, lettere e telefonate
per gli imprenditori aostani
Guida senza patente
sorvegliato speciale
arrestato dalla polizia
dopo una breve fuga
di DOMENICO GALATÀ
SAN GIORGIO MORGETO - «Se
voi volete lavorare da adesso in
poi...dovete pagare avete capito? allora vi dico una cosa: non vi
rivolgete a persone che ritenete
'ndranghetisti, insomma
persone
dell'ambiente, perchè perdete tempo». È uno dei passaggi contenuti nel
decreto di fermo
per indiziato di delitto firmata dai Pm
Daniela Isaia della
procura di Aosta e
Stefano Castellani
della Dda di Torino,
nei confronti di Giuseppe Facchinieri, i suoi cognati Giuseppe Chemi, di 51 anni e Roberto
Raffa, di 36 anni, e Michele Raso, di 49 anni, fermati dai Carabinieri del Comando di Aosta
con l'accusa di minacce ed estorsione nell'ambito dell'operazione “Tempus Venit”.
Destinatario della telefonata
intercettata è Luigi Monteleone,
imprenditore del settore del re-
cupero archeologico, verso il
quale gli indagati non avrebbero fatto in tempo a richiedere
somme di denaro per l'intervento delle forze dell'ordine.
Differente invece la situazione di Giuseppe Tropiano, l'imprenditore originario di San Giorgio Morgeto, che,
come hanno spiegato gli inquirenti,
oltre alle richieste
estorsive sarebbe
stato oggetto anche di un disegno
finalizzato alla sua
eliminazione. A lui
sono state indirizzate quattro lettere
(di cui una correlata da proiettili) al fine di estorcergli denaro (il
3% del maxi appalto per la ristrutturazione e trasformazione dell'ex residence Mont Blanc
di Aosta).
A spedirle il sedicente avvocato Silente, che davanti alle richieste di spiegazioni da parte
dell'imprenditore rispondeva:
«Non posso venire lì. Non ha capito allora. Non è che posso veni-
Gli indagati
intercettati
«O pagate oppure
qui non lavorate»
re a prendermi un caffé in ufficio. Sono un
sorvegliato speciale».
Ad ogni lettera seguiva una telefonata «per
sondare le intenzioni
della vittima». Gli episodi intimidatori nei
confronti di Tropiano
non si limitavano alle
sole lettere. Facchinieri, Chemi e Raffa
sono anche accusati
in concorso di “aver
esploso o aver fatto Gli inquirenti della Valle d’Aosta
esplodere due colpi di
imprecisata arma da fuoco cali- timidazione e omertà, ingenebro 12 contro l'abitazione della rando nelle vittime la convinziomoglie del fratello di Tropiano». ne che la minaccia provenisse da
I tre, inoltre, condividono l'ac- un gruppo delinquenziale orgacusa «di aver appiccato il fuoco nizzato di stampo mafioso. Atti
ad una pala meccanica Vernieri diretti in modo non equivoco a
n.635, di proprietà della Ar- procurarsi un ingiusto profitto
cheos, l'11 settembre scorso a con relativo danno per Giuseppe
Quart». La matrice dei tentativi Tropiano e Luigi Monteleone».
Tra le ipotesi di reato contestaestorsivi è resa in maniera esplicita dagli inquirenti nelle pagi- te ai quattro fermati, però, non
ne del decreto di fermo: «I reati figura l'aggravante mafiosa anestorsivi sono stati commessi - si che se alcuni di essi vengono rilegge nel documento - mediante tenuti dagli inquirenti come
ricorso a sistematiche minacce contigui alla cosca Facchineri di
tali da ingenerare un clima di in- Cittanova.
di ALESSANDRO TRIPODI
PALMI - Un sorvegliato speciale è stato arrestato perché sorpreso alla guida di un'automobile, seppure fosse sprovvisto. Gli
agenti del commissariato di Palmi hanno
infatti sorpreso, mercoledì intorno alle ore
21, mentre transitava in contrada San Filippo a bordo di un fuoristrada, il pluripregiudicatoVittorio NinoTripodi,di 47anni,
sottoposto a regime di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di
Palmi.
La misura preventiva, com'è noto, comporta tra le prescrizioni il ritiro di qualsiasi
autorizzazione di guida. Tripodi, quindi,
dopo un breve tentativo di fuga, veniva subito bloccato dalla volante e condotto negli
uffici del Commissariato venendo dichiarato in stato di arresto, in flagranza di reato,
per violazione dei vincoli derivanti dalla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.
L'uomoè statotradottopressola casacircondariale di Palmi.
Risulta, quindi, efficace l'azione di prevenzione e repressione dei reati messa in
campo dal commissariato di Polizia di Palmi, diretto dal vicequestore Fabio Catalano,
nel quadro delle direttive del questore di
Reggio Calabria, Carmelo Casabona.
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Piana
Venerdì 23 dicembre 2011
Interrogazione di Maria Grazia Laganà al presidente del Consiglio e al ministro dell’Ambiente
No alla discarica di Melicuccà
«Massima trasparenza per tutelare la salute delle popolazioni locali»
MELICUCCA' - La problematica relativa alla discarica di
località La Zingara a Melicuccà, oggetto di numerose denunce dei cittadini e delle associazioni ambientaliste, è al
centro di un'interrogazione
parlamentare di Maria Grazia Laganà Fortugno del Pd
al presidente del Consiglio,
Mario Monti, e al ministro
dell'Ambiente, Corrado Clini.
Nell'atto la parlamentare
ripercorre le tappe della vicenda, cominciataquando «il
commissario delegato per il
superamento dell'emergenza rifiuti in Calabria autorizzava la costruzione di una discarica di rifiuti solidi urbani» in quel sito. Una questione che ha registrato un'immediata e ferma presa di posizione della popolazione del
luogo, con la denuncia di
«presunte irregolarità sia
nella scelta del sito, sia nella
realizzazione della stessa» da
parte «delle associazioni ambientaliste locali e da ultimo
della Cgil».
Dai reportage giornalistici, evidenzia Maria Grazia Laganà Fortugno, «si evince
che nei pressi del sito individuato per lo smaltimento dei
rifiuti vi erano pozzi artesiani, poi asciugati ed interrati,
riconducibili alla sottostante
falda acquifera che alimenta
l'acquedotto
denominato
“Vina”. Tale acquedotto rifornisce di acqua i comuni di
Palmi, Seminara, Melicuccà
S. Anna, Taureana, parte di
Gioia Tauro e parte di Rosarno.Ilrischio concretodiun'eventuale
contaminazione
delle acque potabili ha altresì
indotto il commissario prefettizio di Palmi ad inviare al
commissario straordinario
una nota nella quale chiedeva
rassicurazioni in merito».
Sempre rivolgendosi al
premier e al ministro dell'Ambiente, l'onorevole Laganà Fortugno sottolinea come si stiano «riscontrando,
nei lavori di realizzazione della discarica, delle differenze
sostanziali rispetto al proget-
La parlamentare del Pd Maria Grazia Laganà
to iniziale presentato, difformità che riguarderebbero le
effettive dimensioni realizzate che vanno ben oltre quelle
riportate inizialmente. Altro
aspetto che desta preoccupazione è la presenza, proprio
nel mezzo della discarica, di
tralicci della società “Terna”
di
tensione
nominale
380.000 volt, i cui cavi passano proprio sopra le vasche di
accumulo, da dove secondo
quanto in progetto dovranno
essere estratti biogas facilmente infiammabili».
Per questo, l'esponente calabrese del Pd chiede ai rap-
presentanti del governo se intendano attivarsi «affinché vi
sia la massima trasparenza
sia durante la finale fase realizzativa che durante la gestione della discarica in grado di rassicurare le popolazioni locali», sollecitando
inoltre «verificheperiodiche,
da partedei soggettiproposti
a controlli sia regionali ed
eventualmente
nazionali,
che attestino la regolarità dei
lavori e la loro conformità al
progetto presentato ed alla
normativa vigente».
Inoltre, l'interrogazione
rimarca la necessità di «approfondire le motivazioni che
sono state alla base della scelta del sito, visto che proprio in
prossimità di esso vi sono già
altre discariche esaurite e
non ancora bonificate le quali
già sottopongono l'intero territorio a stress ambientali di
un certo rilievo e visto che per
la realizzazione di tale opera
sono stati divelti storici uliveti come attestano numerose
testimonianze».
Infine l'onorevole Laganà
Fortugno chiede a Monti e
Clini se non ritengano «utile
predisporre un'equipe di
esperti terzi in grado di riscuotere la fiducia dei cittadini, da affiancare ai normali
organi preposti».
Reportage fotografico per Antonino Scopelliti e Nicholas Green
Successo di pubblico alla mostra
ROSARNO - Il memorial fotografico dedicato
ad Antonino Scopelliti ed a Nicholas Green
unitamente alla mostra di pittura dell'artista
calabrese Cetty Quartarone, recentemente
scopertadaVittorio Sgarbi,hannoincantato
il numeroso pubblico.
Appuntamento alla scuola media Scopelliti-Green diretta dal preside Vincenzo Muratore anima delle suddette iniziative, il quale,
ha parlato a tutto campo dell'impegno dei docenti nella formazione degli alunni e della
prossima realizzazione di un laboratorio informatico scientifico matematico, dove saranno svolte attività finalizzate alla promo-
Ucciso nei campi nazisti in Germania
zione ed alla diffusione della legalità.
Il momento più significativo della serata,
allietata dal concerto di Natale degli alunni
della Green è stato dedicato alla commemorazione del giudice Scopelliti assassinato barbaramente nell'estate del 1991 e del ragazzo
americano Nicholas ucciso da un colpo di pistola mentre viaggiava sulla Salerno-Reggio
Calabria durante una vacanza in Italia con la
sua famiglia. E' stata il sindaco di Rosarno,
Elisabetta Tripodi, a scoprire una targa ricordo collocata all'ingresso dell'istituto tra
applausi e commozione.
k.g.
Una fase del presepe vivente
A Taurena di Palmi
un Presepe vivente
nel segno della pace
di GIUSEPPE
e SIGFRIDO PARRELLO
PALMI - Si svolgerà nel
quartiere di Taureana di
Palmi nei giorni 23 e 30 dicembre e 6 gennaio, il presepe vivente della Pace nel
segno della solidarietà,
dedicato al Beato Giovanni Paolo II come testimone
di pace del XX secolo, a
San Francesco D'Assisi
ideatore del Presepe e alla
beata Madre Teresa di Calcutta Premio Nobel per la
Pace.
Realizzato dal Comitato
di Maria Santissima dall'alto mare'', guidato dal
presidente Rosario Gentile, curato dai ragazzi e dai
giovani della Parrocchia
di San Fantino, diretto artisticamente da Daniela
Romeo, con il patrocinio
della Regione Calabria,
della Provincia di Reggio
Calabria e del Comune di
Palmi.
Il Presepe vivente avrà
inizio oggi alle ore 18, con
l'arrivo della Madonna e
di San Giuseppe accompagnati dal melodioso suono delle zampogne, l'arrivo del divino bambino di
Betlemme, pregiata immagine proveniente dalla
Terra Santa e data in dono
alla parrocchia da una famiglia di Taureana, la benedizione dei bambini e
dei bambinelli del presepe
da parte del vescovo della
diocesi, monsignore Luciano Bux.
Il 30 dicembre, in collaborazione con il centro volontariato “Presenza“ di
Palmi, ci sarà una raccolta
di giocattoli che saranno
donati ai figli dei detenuti
o a chi ha subito violenza e
si concluderà il 6 gennaio
con la celebrazione della
Santa Messa alle ore 17,
caratterizzata dall'arrivo
dei magi a cavallo a cura
dei cavalieri di San Fantino, guidati dal responsabile, Antonio Borgese.
Le strategie sui Pisl dell’Amministrazione di Terranova Sappo Minulio
Ritorna a Rosarno
dopo 66 anni la salma
dell’eroe Sabatino
Intesa con il Santuario Crocifisso per l'utilizzo sociale di un immobile
Si punta alla qualità della vita
di KETY GALATI
ROSARNO - La sua amata,
una donna di origini iugoslave, lo aspettò tre anni nella città di Rosarno, ma Francesco Sabatino, ucciso in un
campo di concentramento
tedesco, non fece mai ritorno nella sua terra, prima di
martedì scorso. Sono passati sessantasei anni da allora.
Eppure, l'altro ieri, la salma
del soldato Sabatino ha fatto
ritorno a casa, dopo essere
stata ospitata in un cimitero
di Berlino.
Tutto ciò è potuto accadere, grazie all'impegno dell'amministrazione comunale guidata dal primo cittadino Elisabetta Tripodi
che ce l'ha messa tutta per
riportare le ossa del caduto
in guerra nella sua amata
Rosarno, facendo così un regalo preziosissimo alla nipote, la quale, ha scoperto
dopo costanti ed attente ricerche dove si trovava il caro nonno. Per accogliere l'eroe di guerra, che ha versato il suo sangue per l'Italia
durante la seconda guerra
mondiale e commemorare
questo importante momen-
to di storia, il sindaco, la sua
giunta, i consiglieri comunali, le forze dell'ordine ed i
familiari di Sabatino, incuranti della pioggia e del
pungente freddo, si sono ritrovati in piazza Valarioti.
Nel totale silenzio, gli stessi
hanno formato un corteo
che si è mosso fino a raggiungere il Duomo, dove
l'arciprete don Pino Varrà
ha celebrato una messa solenne in onore del caduto in
guerra.
Dopo la funzione religiosa, il corteo si è ricomposto
raggiungendo Largo Bellavista, dove il primo cittadino Tripodi, con commozione ha salutato i presenti,
leggendo una lettera che Sabatino aveva inviato poco
prima di morire alla famiglia, nella quale, il soldato
sperava di tornare a casa.
Sabatino partì volontario in
guerra per la Jugoslavia. In
questo luogo, si innamorò
di una jugoslava. Dopo sette
giorni il suo corpo militare
si spostò in Germania, lui
dovette seguirlo. Gli costò la
vita. Nel 1944 all'età di 20
anni Sabatino fu fucilato a
causa della ferocia nazista.
di SALVATORE LAZZARO
TERRANOVA SAPPO MINULIO - La
Giunta regionale ha destinato alla progettazione integrata 406.652.377 euro, approvando le linee di indirizzo dell'avviso pubblico per la presentazione di
Pisl (Progetti Integrati di Sviluppo Locale), al consorzio di Comuni Molochio,
Oppido Mamertina, Taurianova, Terranova Sappo Minulio e Varapodio, rientranti nel consorzio “Valle del Marro”.
L'analisi del territorio ha portato a seguire due linee ben precise e che rispecchiano le esigenze dell'area in cui ricade
il Pisl “Valle del Marro” e cioè qualità
della vita, sistemi produttivi locali e distretti agroalimentari e distretti rurali.
Il comune di Terranova Sappo minulio, all'interno della linea programmatica “Qualità della Vita”, mira alla realizzazione di interventi che, seguendo
l'attività politica dell'attuale Amministrazione comunale, abbia una ricaduta, principalmente sui cittadini terranovesi e di conseguenza sui comuni
adiacenti. Infatti, obiettivo del sindaco
Salvatore Foti, e di tutto il gruppo politica che lo affianca, è stato rivolto verso
l'immobile di proprietà della chiesa del
Santuario del Crocefisso. L'intervento
si contempla all'interno del partenariato pubblico-privato: infatti il Comune
ha manifestato la volontà di realizzare
un intervento atto a realizzare opere di
Il Municipio di Terranova Sappo Minulio
accoglienza, istruzione, solidarietà e
valorizzazione delle risorse umane e
culturali da collocare in un immobile di
proprietà del predetto Santuario.
«I Pisl rappresentano - afferma il primo cittadino - un'occasione unica non
solo per le aree che ne beneficeranno, in
questo casoi Comuni “Valledel Marro”,
ma indirettamente rappresentano la
scossa per l'intera economia dell'area
della Piana di Gioia Tauro. I progetti integrati, con un investimento di oltre 16
milioni di euro, tra progettazione pubblica e progettazione privata, ed avranno l'arduo compito di tramutare i fondi
europei in infrastrutturee opportunità
per migliorare sia la qualità della vita
che i distretti rurali».
Soddisfatto il suo vice, Pietro Spirlì:
«Dalconfronto chehainteressato tuttii
partecipanti è emersa, in estrema sintesi, la necessità di elaborare un programma che, sulla scorta di quanto già avviato in merito all'attivazione di azioni di
altri programmi, valorizzi il territorio
della parte pre-aspromontana della Piana di Gioia Tauro, rendendo sinergiche
le strategie di sviluppo che i differenti
territori comunali presentano, nel rispetto della tempistica e delle caratteristiche di qualità che una siffatta programmazione esige».
A conferma dell'intera attività intorno ai Pisl l'Amministrazione comunale
di Terranova SM ha già svolto tutti i passaggi con l'approvazione da parte della
Giunta comunale del Protocollo d'Intesa tra il Comune e la Chiesa Santuario
SS. Crocefisso, che prevede: approvazione progetto preliminare dei lavori di
“Completamento di un immobile da adibire a struttura di accoglienza per anziani e categorie protette” per l'importo
complessivo di 600.000; approvazione
progetto preliminare “Sistemi produttivi locali, distretti agroalimentari e distretti rurali”percomplessivi 800.000.
“Certamente conclude Foti - questa è
un'opportunità per cercare di conseguire il massimo per la nostra piccola
comunità, in termini di occupazione e
quindi di redditività”.
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Reggio 39
Piana
Venerdì 23 dicembre 2011
IL LUTTO
Un'installazione dell'artista calabrese alla Gnam di Roma
Alfredo Pirri
Magia dello specchio
di TONINO SICOLI
CON uno spettacolare “Pavimento specchiante” di Alfredo Pirri la
Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma ha dato un solenne incipit al suo nuovo allestimento,
che ripercorre alcuni dei momenti
salienti dell'arte italiana degli ultimi duecento anni. All'artista calabrese è toccato di realizzare l'installazione nella Sala delle Colonne segnando in maniera forte uno
spazio che introduce i visitatori ad
alcune mostre dislocate nei due
piani della GNAM. Su un pavimento fatto di piastrelle specchianti Pirri ha simulato la frantumazione degli specchi, come se
la superficie cedesse sotto i passi
dei visitatori. Con un efficace effetto d'insieme il lastricato presenta le caratteristiche crepe di
un vetro infranto, ma tutto giace,
invece, sotto uno superficie trasparente integra. A rafforzare il
trucco percettivo da alcuni altoparlanti è diffuso nell'ambiente il
sonoro di un vero scroscio di vetri
che si rompono. La sensazione è
coinvolgente e la precarietà del
tutto è contrastata dal senso di
eternità emanato dalle sculture
neoclassiche disseminate sul grande piano
del calpestio. L'arte del
passato si specchia nel
presente che si degrada, che cede, che si manifesta in tutta la sua
crisi. E se vero che l'arte, anche quella di ieri, è
sempre “contemporanea” per la sua capacità di essere
attuale e di parlarci ancora oggi,
dall'incontro delle epoche e dall'attualizzazione del passato nascono nuove possibilità interpretative e di attribuzione del senso.
La metafora è evidente: l'arte di-
Il Pavimento specchiante di Pirri alla Gnam di Roma
mostra di godere di buona salute
anche in tempi di crisi e la creatività con la sua carica innovativa
può ricercare nuove idee ed impreviste soluzioni in tutti i campi,
compreso quello socio-economico.
Attorno all'opera di
Pirri si aprono gli ambienti e i percorsi delle
altre mostre dedicate alle
collezioni
della
GNAM riproposte in un
nuovo allestimento, all'Arte in Italia dopo la
Fotografia, a Gianfranco Baruchello, all'Arte Povera e alla Transavanguardia.
Girando per le sale si può riscoprire un patrimonio che la nuova
sistemazione riordina con accorto
taglio critico per filoni e convergenze. Si va da Canova ai Mac-
Simulato
un vetro
infranto
chiaioli, da Van Gogh a Klimt, da
de Nittis a Giacometti, da Balla a
De Chirico, da Carrà a Morandi, da
Sironi a Guttuso. Ma è il percorso
attraverso le seconde avanguardie, quelle del secondo Novecento,
a offrire una più articolata proposta di lettura.
Ad esempio la visione
rinnovata di alcune notissime opere come lo
“Scolabottiglie” o la
“Fontana” di Marcel
Duchamp avviano un
itinerario verso la concettualizzazione dell'arte, che azzerando la figurazione
passa attraverso il recupero di oggetti e materiali della realtà per
approdare all'arte povera e al libero attraversamento dei linguaggi
artistici.
Primeggiano i cretti e i sacchi di
Alberto Burri, i concetti spaziali
di Lucio Fontana, i monocromi di
Piero Manzoni, i ferri di Ettore
Colla, i retro d'affiche di Mimmo
Rotella, tutte opere che avviano
una rivoluzione epocale. Il percorso delle mostre si snoda attraverso la pittura informale di Emilio
Vedova e Toti Scialoja, quella segnica di Giuseppe Capogrossi,
Carla Accardi, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo e Piero Dorazio,
fino alle esperienze poveriste di
Jannis Kounellis, Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto, Gilberto Zorio, Giulio Paolini e di
Giuseppe Penone, che presenta
uno strabiliante gigantesco quadro fatto con una brulicante distesa di spine d'acacia.
C'è poi la sezione dedicata a Pino
Pascali, che simulando il disordine di uno studio, espone una bella
selezione di opere dell'artista morto prematuramente in un incidente di moto.
La mostra di Gianfranco Baruchello appare complessa come lo
stesso lavoro dell'artista, che fra
oggetti prelevati dalla realtà e
scritte minuziose dà prova di un
percorso creativo analitico e fortemente mentale. Infine la Transavanguardia è trattata
come una costellazione
di fenomeni diversi ma
concettualmente vicini, accomunati dal medesimo atteggiamento
espressivo e labirintico
della ricerca e da una
trasversalità dei linguaggi adottati. La
GNAM a cento anni dalla sua fondazione non si rifà solo il look ma
si propone come istituzione culturale credibile, che sa stare al passo
con i tempi, mettendosi in competizione con le più agguerrite
strutture internazionali.
Si diffonde
il senso
di precarietà
Un lavori di Manfredi Giffone, originario di Polistena
Il pool antimafia diventa fumetto
di NICOLA ORSO
L'IDEA di Manfredi Giffone, che
ha radici polistenesi, di proporre
la storia del pool antimafia di Palermo, attraverso trecentosettanta tavole a fumetti, è alquanto
intuitiva ed originale, perché
prende le distanze - e non poco da tutti i temi che, il più delle volte, trovano spazio nei fumetti ad
amplissima distribuzione, dove
la strategia narrativa appare,
spesso, troppo eroicamente
scontata. E' evidente che l'intento dell'iniziativa editoriale sia
stato quello di indurre il lettore a
condividere un vero e proprio
percorso, in cui la memoria storica, concernente i fatti accaduti, si
trasforma in un notevole veicolo
educativo, specialmente per i più
giovani.
Nel libro, eloquentemente intitolato “Un fatto umano. Storia
del pool antimafia”(Einaudi Stile
Libero, 2011), i personaggi, disegnati dai fumettisti Fabrizio
Longo e Alessandro Parodi, sono
contestualizzati come all'interno
di un teatro, ma vengono proposti come dei pupi dalle umane fattezze. In questa inusuale prospettiva, Falcone è un gatto, Borsellino un fox terrier, Riina e Provenzano sono presentati come
dei cinghiali, Vito Ciancimino
come un lupo, Cossiga, invece,
come un ariete. Non manca, ovviamente, Andreotti, raffigurato
come un pipistrello. Sono pro-
Falcone e
Borsellino
realizzati dal
fumettista
originario di
Polistena
Manfredi Giffone
prio questi volti di animali, che
riproducono come maschere la
fisionomia degli stessi attori, a
raccontare la tragica storia. L'avvincente narrazione è affidata all'abilità di Mimmo Cuticchio, celebre puparo e “cuntista” palermitano. Forse mai, come in questo coinvolgente libro, il fumetto
risulta essere impiegato quale
strumento di promozione per
veicolare, nel segno di una feconda circolarità tra tradizione e invenzione, messaggi dalla natura
squisitamente sociale come, ad
esempio, quello di dare una rigorosa testimonianza, riferita alla
guerra di mafia, che insanguinò
la Sicilia tra la fine degli anni Settanta e Novanta. Nel raccontare
questo complesso e drammatico
arco di tempo, il fumetto, ideato
all'insegna di una non comune
potenzialità espressiva e comunicativa, ha cercato e ottenuto
una sua rivincita, poiché non si
propone come uno svago, bensì
come un efficace supporto nell'ottica di un ulteriore approfondimento del fenomeno mafioso.
L'auspicio è che questo interessante volume possa suscitare un
nuovo fermento di iniziative, tali
da sollecitare soprattutto le
agenzie educative nella dimensione critico-comunicativa dei
suoi contenuti e, nel contempo,
mettere fortemente in discussione certi modelli riconducibili allo
stesso fenomeno. Sul piano culturale avrebbe effetti, sicuramente provvidenziali, se l'autore, spinto dalle proprie origini
calabresi, si impegnasse in un'analoga opera sulla 'ndrangheta.
Capitan America
Addio
al papà
di Capitan
America
di MICHELE MESSINA
E' MORTO a 98 anni a New
York Joe Simon, proprio nel
settantesimo anno della nascita del suo personaggio cardine: Capitan America, l'eroe a
stelle e strisce, creato nel
1941, pubblicato dalla Timely
Comics, in seguito divenuta
Marvel Comics, durante il secondo conflitto mondiale.
Capitano America venne
creato dalla collaborazione di
Simon con Jack Kirby e nacque dopo due anni di Superman. Simon era nato a Rochester, una città dello stato di
New York, l'11 ottobre 1913,
da una famiglia ebrea, il padre
era un sarto, ha frequentato la
High Scool di Benjamin Franklin dove studiò disegno.
Nel 1932 veniva assunto come assistente dal direttore artistico Adolph Elder presso il
Rochester Journal American.
Nel 1935 Joe Simon si trasferiva a New York dove si avvicinava al mondo dei fumetti, come free-lance varie case editrici, come la Funnies Inc., la
Centaur, la Novelty e la Fox
Publications. La coppia Jack
Kirby - Joe Simon ha creato
moltissimi altri personaggi:
Newsboy Legion, Sandman,
Boy Commandos e Manhunter per la Dc Comics; Stuntman, Boy Explorers, e Boys'
Ranch per la Harvey Publications; The Fly per la Archie Comics; Fighting American,
Bulls Eye e tutto il genere “romance” per la Prize Publications.
Alla fine degli anni Cinquanta, Simon divenne editore egli stesso, sempre in coppia con Kirby, con le Mainline
Publications e la Sick Magazine. Fu attivo anche nel settore
della pubblicità. Ha affrontato
una lunga battaglia legale
contro la Marvel, per il riconoscimento dei diritti d'autore
su Capitan America, dopo che
Stan Lee aveva ripreso il personaggio, che si è conclusa in
anni recenti con un accordo
tra le parti.
L'ultima sua creazione è stata “The Comic Book Makers”,
una storia autobiografica dei
fumetti, fatta insieme a suo figlio David.
Capitan America, detto affettuosamente "Cap", nonché
"Sentinella della Libertà" (poiché incarna gli ideali di libertà
e giustizia del popolo statunitense) e "Leggenda Vivente"
(in quanto fonte di ispirazione
per tre generazioni di eroi), è
un supereroe tra i più famosi e
longevi.
Il personaggio è nato come
elemento di propaganda durante la seconda guerra mondiale, dove rappresentava
un'America libera e democratica che si opponeva ad un'Europa imperialista e bellicosa,
ed ebbe un grande successo di
pubblico; tuttavia con la fine
del conflitto perse la sua popolarità, nonostante un (vano)
tentativo di riciclarlo come
cacciatore di comunisti durante i primi anni della guerra
fredda.
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Idee e società 59
Venerdì 23 dicembre 2011
L’uomo in passato era stato espulso dagli Stati Uniti per reati di natura sessuale contro minori
Si masturbava davanti scuola
Agli arresti domiciliari un pensionato di 74 anni, il pm aveva chiesto il carcere
LA SUA insana passione
era decisamente irrefrenabile. Nemmeno i guai giudiziari avuti in passato negli
Stati Uniti, dai quali era stato finanche espulso, sono
riusciti
a
togliergli
quell’insano vizietto. Così
lo scorso 28 novembre lo ha
fatto di nuovo.
Attorno alle 13, all’orario
di chiusura delle scuole elementari di Rota Greca, l’uomo si è appostato nei pressi
dei cancelli dell’istituto scolastico, nascosto da un albero. Poi si è abbassato la cerniera dei pantaloni ed ha
iniziato a toccarsi pensando chissà a quali sconcezze.
Per sua sfortuna una madre ha notato la scena ed ha
avvisato subito il vigile urbano che era dinanzi la
scuola per regolare il traffico.
Il vigile subito ha cercato
di bloccare l’uomo che però
si è dato immediatamente
alla fuga riuscendo a seminare il vigile urbano. A quel
punto sono stati allertati i
carabinieri del posto che sono riusciti ad identificare
l’uomo. SI tratta di Nunzio
Vincenzo Misi ed ha 74 anni. Gli uomini dell’Arma
hanno poi inviato una informativa alla Procura della Repubblica di Cosenza,
all’attenzione del Procuratore capo Dario Granieri.
Una informativa voluminosa visto che, come dicevamo, l’uomo già in passato
aveva avuto problemi simili. In particolare nella metà
degli anni ‘90 era stato
espulso dagli Stati Uniti in
seguito ad alcune condanne per presunti abusi su minori.
Nei suoi confronti la procura della Repubblica ha
emanato un’ordinanza di
custodia cautelare in carcere. L’accusa è quella di atti
osceni in luogo pubblico ma
in base alle nuove norme in
materia all’uomo è contestata anche l’aggravante di
aver effettuato gli atti osce-
Condannato il solo Marotta a sette anni di carcere
Spaccio di droga da Reggio
Assolti tutti gli imputati
Il tribunale di Cosenza
ni in un luogo frequentato
da minori come appunto
una scuola elementare. Per
queste motivazioni, unitamente alla circostanza della recidiva, il pm Salvatore
Di Maio, con il consenso del
procuratore Dario Granie-
ri aveva chiesto l’arresto in
carcere dell’uomo. Ma il gip
ha inteso respingere questa richiesta alla luce
dell’età avanzata dell’uomo.
Per il momento l’anziano
resta ai domiciliari nella
sua abitazione a disposizione dell’autorità giudiziaria
che nei prossimi giorni effettuerà l’interrogatorio di
garanzia e proverà a giustificare in qualche modo il
suo comportamento.
m. cl.
E’ calato ieri il sipario sul
processo “Little Head” che
vedeva alla sbarra una presunta associazione dedita
allo spaccio di droga in un
periodo che va al periodo
che va dal 2000 al 2001.
Secondo l'accusa il
gruppo si riforniva di droga nel Reggino, e in particolare a Bovalino e poi
inondava di droga, di vario
genere, il mercato cosentino. A rafforzare questa
ipotesi accusatoria anche
la circostanza che alcuni
degli imputati erano stati
fermati dai carabinieri
proprio dalle parti del reggino e non erano riusciti a
spiegare il motivo della loro presenza in quei luoghi.
Gran parte dell’impianto accusatorio si basava
anche sulle dichiarazioni
di un collaboratore di giustizia che ha raccontato di
essersi rifornito di droga,
in diverse occasioni, presso il villaggio rom di via degli Stadi proprio da alcuni
indagati.
Ieri l’epilogo di questa
vicenda che ha comportato
l’assoluzione per gli imputati Adriano Bevilacqua,
Ivan
Trinni,Guglielmo
Abruzzese e Antonio Bevilacqua. E’ stato invece condannato a sette anni di reclusione e una ammenda
di 30.000 euro Antonio
Marotta. Gli imputati erano difesi dagli avvocati
Antonio Quintieri, Cesare
Badolato, Giancarlo Greco, Marcello Manna, Andrea Sarro e Michele Donadio.
Terminator, scarcerato Andretti
E’ stato scarcerato ieri dal Tdl Simone
Andretti, 41 anni di Castrolibero.
L’uomo, difeso dall’avvocato Giampiero Calabrese, era stato arrestato
nell’ambito dell’operazione della Dda
di Catanzaro Terminator 4 che indaga
sugli equilibri ‘ndranghetistici del cosentino.
Nello specifico diversi i reati contestati: associazione mafiosa, omicidio
(di Vittorio Marchio, esponente di vertice della criminalità cosentina, ucciso il 26 novembre del 1999; di Enzo Pelazza, ucciso il 28 gennaio 2000 a Cosenza; e di Antonio Sassone, ucciso il 9
giugno 2000 a Terranova da Sibari)
estorsione, usura, voto di scambio e altri reati connessi. In particolare ad
Andretti era contestato uno specifico
episodio relativo all’intimidazione subita da n supermercato ubicato in via
Popilia.
Il Tdl ha accolto in pieno le tesi difensive ed ha immediato la scarcerazione
di Andretti. L’avvocato Calabrese ha
presentato una copiosa memoria che
contiene anche delle indagini difensive. Nellamemoria sisottolineavano le
contraddizioni in cui sarebbe caduto il
collaboratore di giustizia Colosso che
ha fornito nel corso delle sue due testimonianze (del 3 e del 23 settembre) diverse versioni dell’identico episodio.
Raccontando, fra l’altro, di aver saputo solo de relato della vicenda. In particolare l’avvocato Calabrese ha insistito sul fatto che fu proprio il titolare del
supermercato ha telefonare ad An-
PROCESSO LANZINO
Mia sorella sapeva troppo
In aula il drammatico racconto del fratello della Genovese
E’ stata un’udienza
difficile quella di ieri del processo
sull’omicidio di Roberta
Lanzino.
Nell’aula della Corte
d’Assise di Cosenza
sono state ascoltate
le testimonianze di
Carmine Carbone e
Gennaro Genovese.
Il primo è il padre
di quel Luigi Carbone che è stato indicato come coautore
della terribile violenza su Roberta è
che è scomparso dal
novembre del 1989, Roberta Lanzino
sedici mesi dopo la
morte della Lanzino. Car- Sansone è stato condanbone, secondo la pubblica nato a 30 anni di reclusioaccusa, fu ucciso dallo ne.
Il fratello della Genovestesso Francesco Sansone, con la complicità del se ha precisato di aver appadre Alfredo, 72 anni, e preso proprio dalla soreldel fratello Remo, 45, "af- la Rosaria che gli autori
finchè questi non potesse di quell'omicidio furono
mai rilevare ad alcuno" i Franco Sansone e Luigi
nomi degli autori del bru- Carbone. «Di questa Lantale omicidio della povera zino - ha riferito il teste Lanzino. Al centro dei mia sorella diceva che
racconti dei due testimo- erano stati questi qua...».
ni c’è stata però la figura Nel corso delle indagini è
di un’altra donna che ha trapelato che la Genovese
fatto una pessima fine, si era confidata prima
Rosaria Genovese, per la della sua morte anche in
cui uccisione Franco presenza del padre che, a
sua volta, aveva
esortato i figli a non
parlarne con nessuno in quanto i Sansone sono molto pericolosi ed incutono
terrore.
Il fratello della Genovese ha anche detto che sua sorella fu
uccisa perchè si era
occupata
della
scomparsa di Luigi
Carbone, dicendo ai
Sansone che la madre aveva tutto il diritto di piangere
sulla tomba del figlio e quindi Carbone doveva essere tirato fuori vivo o morto.
Il fratello di Carbone,
invece, ha raccontato con
toni anche drammatici il
tentativo disperato della
famiglia di avere a tutti i
costi notizie del loro congiunto scomparso. La famiglia, sempre su suggerimento della Genovese
aveva cercato anche di rivolgersi a dei presunti
maghi. Ad uno di loro ha
anche versato circa tre
milioni delle vecchie lire.
Il processo riprenderà
il prossimo 10 gennaio
alle 10,30
dretti dopo che il suo esercizio era andato a fuoco per chiedere un aiuto.
SI vedrà poi nel dibattimento come
andrà avanti questa storia. Ricordiamoche l’inchiestadellaDda haassunto una particolare notorietà per le connessioni con la politica. Durante la
conferenza stampa i vertici della Dda
hanno infatti rilevato che esiste un altro troncone d’inchiesta che sta indagando sui rapporti mafia/politica e
che nell’inchiesta sono indagati per
voti di scambio due autorevoli esponenti politici come il consigliere provincialeed exsindaco diRende delPd,
Umberto Bernaudo e l’ex assessore
provinciale Pietro Ruffolo.
A metterli nei guai una intercettazione in cui uno degli indagati mo-
L’avvocato Giampiero Calabrese
strava una particolare attenzione ai
risultati elettorali dei due nei collegi
di Rende nel corso delle provinciali del
2009.Piùdiquesto almomentononsi
sa. Ma l’indagine è ancora in corso. Gli
inquirenti stanno acquisendo una serie di atti dal Comune di Rende e sono
stati sentiti anche alcuni ex amministratori.
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Cosenza 25
Venerdì 23 dicembre 2011
35
Email: [email protected] - Amantea E-mail [email protected] - [email protected]
Paola E-mail [email protected], [email protected], [email protected]
San Lucido Email [email protected]
Scalea Email [email protected]
Belvedere Email [email protected]
Acquappesa E-mail [email protected]
Amantea. Affievolite le esigenze cautelari anche per le dichiarazioni di alcuni testi
Paola
Nepetia, scarcerato Rizzo
E’ rottura tra
il sindaco
Perrotta
e il Pd
Il Tribunale di Paola ha applicato per l’imputato il divieto di dimora
di PAOLA
AMANTEA – Natale Rizzo, 48
anni, uno dei ventitrè imputati di Nepetia, è stato scarcerato ieri su ordinanza emessa
dal Tribunale di Paola. La
massima misura cautelare restrittiva è stato sostituita con
quella molto più leggera del
divieto di dimora ad Amantea.
Nel procedimento penale che
aveva decapitato le cosche del
basso Tirreno cosentino, Rizzo è imputato per associazione di stampo mafioso, estorsione, truffa e usura.
I giudici hanno ritenuto
che in merito ad alcuni di questi reati, quello associativo a
parte, il presunto affiliato ai
clan di Amantea doveva essere scarcerato per decorrenza
massima dei termini di custodia cautelare, in quanto non è
stata ancora pronunciata la
sentenza di primo grado.
Il Tribunale ha altresì rilevato che in relazione ad alcune
estorsionicontenute nelvoluminoso fascicolo del processo, la gravità indiziaria risulta notevolmente affievolita.
Ciò anche alla luce di dichiarazioni rilasciate in dibattimento da alcuni testimoni.
Per quanto concerne l’associazione mafiosa di cui Rizzo
farebbe parte anche in questo
caso l’esigenza cautelare si è
considerevolmente ridotta a
seguito della sentenza di Primo grado e in Appello per gli
undici imputati che avevano
chiestodi esseregiudicaticon
ilrito abbreviato.Inparticolare, dopo le sentenze di condanna per diversi esponenti del
clan, si è interrotto il rapporto
tra l’imputato scarcerato e il
presunto clan Gentile – Besaldo –Africano.
Valutate queste situazioni
nel contesto il Tribunale di
Paola ha ritenuto sufficiente
applicare il solo divieto di dimora.
Natale Rizzo, difeso dagli
avvocati Giuseppe Bruno e
Yvonne Posteraro, è considerato uno dei principali collaboratori del boss Tommaso
Gentile. Come rilevato dalla
pubblica accusa allostesso sarebbe stata affidata la gestione del porto di Campora San
Giovanni, in particolare i rapporti con gli altri sodali e con
altre società che effettuavano
il trasporto dei turisti verso le
isole Eolie.
Nel processo Nepetia, nella
fase dibattimentale per i 23
imputati che rimangono da
giudicare con il rito ordinario,figurano ireati diassociazione a delinquere di stampo
mafioso, di droga e singoli
reati contro il patrimonio.
Nell’udienza del prossimo
10 gennaio saranno ascoltati
tre collaboratori di giustizia,
Vincenzo Deodato, Adamo
Bruno e Carmine Cristini,
chiamati dal Pm della Dda,
Giampaolo Boninsegna, a fornire delucidazioni sui rapporti che mantenevano con la malavita nel comprensorio di
Amantea.
Il tribunale di Paola
Praia a Mare. La decisione del Gip su istanza dei legali Nicotera e De Riu
Isola di Dino, Iannotti ai domiciliari
di MATTEO CAVA
PRAIA A MARE – Natale in casa per
uno degli indagati nell'operazione
Isola di Dino di Praia a Mare. Il Giudice
per le indagini preliminari del Tribunale
di Paola, Carmine De
Rosa ha deciso per la
misura meno afflittiva nei confronti di Simone Iannotti, 28 anni, residente nella cittadina tirrenica. L'istanza è stata presentata dagli avvocati di
fiducia Angelo Nico-
Il giovane
era stato
arrestato
nel 2008
Paola. Lavoratori contro i provvedimenti
tera e Nicola De Riu.
L'accusa ritiene Simone Iannotti responsabile di diverse ipotesi di reato,
tutte riconducibili a presunte cessioni di sostanza stupefacente in quantità imprecisata o, comunque, oscillante tra i 0,4 e 0,6 grammi. I fatti accertati si riferiscono agli anni dal 2007 al
2008. Gli avvocati difensori sostengono una tesi ben precisa nel chiedere la
scarcerazioneola misuramenoafflittiva della custodia cautelare in carcere. Nell'ottobre del 2008 Simone Iannotti è stato arrestato dai carabinieri
di Sala Consilina. Il procedimento di
allora si è concluso con la condanna di
Iannotti alla pena di 2 anni e otto mesi
di reclusione e al pagamento di una
multa di più di undicimila euro. Tale
procedimento penale è connesso ai rilievi mossi nell'operazione Isola di Dino. In pratica, l'indagato,
è stato tratto in arresto il 28 ottobre
del 2008, ed è ritornato in libertà il 13
lugliodel 2009,dopoaver scontatootto mesi ai domiciliari. I legali sostengonoche ilgiovanenonha postoalcuna condotta delittuosa nei mesi successivi. Fra l'altro ha “cambiato stile
di vita” lavorando nel settore della ristorazione. Non c'è, a giudizio dei legali, il pericolo di fuga in quanto Iannotti, ha sempre osservato le prescrizioni imposte.
Verbicaro. Chiusa la comunità di Paola
Protesta dei dipendenti
Enel contro la manovra
salva Italia di Monti
L’ente montano approva
il bilancio del 2010
investire, attraverso tasse e
restrizioni d’ogni sorta, i lavoratori dipendenti, i pensionati e i futuri pensionati,
alimentando, in perfetta
continuità col precedente
Governo a guida Berlusconi, le disparità e le iniquità
sociali contro le fasce deboli».
A tale proposito, i lavoratori del settore elettrico di
Paola, sostengono che «i sacrifici per il risanamento del
nostro paese debbano, in
primis,
sostenerli la politica, i
super stipendi di
manager e dirigenti dei settori
pubblici e privati, gli sportivi super ricchi, chi ha
riportato in Italia i capitali scudati, gli evasori fiscali, chi,
impunito, elude ed evade
senza problemi le tasse, che
rappresenta una insopportabile grande platea di furbi
la cui frode, da sola, potrebbe determinare il sensibile
abbattimento del debito
pubblico dell'Italia». I lavoratori del settore elettrico,
annunciano che continueranno la loro battaglia sindacale per la quale chiedono, con forza, il sostegno di
movimenti, partiti e associazioni per difendere, unitamente a Cgil, Cisl, Uil i diritti dei cittadini e dello stato
sociale.
VERBICARO – Il Consiglio comunitario tenutosi a Verbicaro ha sancito la chiusura definitiva della Comunità montana dell'Appennino paolano ormai annessa all'ente di contrada San francesco a Verbicaro. E'
stato approvato il bilancio dell’esercizio finanziario del 2010. Nella
stessa seduta è stata anche ratificata la delibera di Giunta relativa alla
variazione di bilancio per l’esercizio
finanziario 2011. Una seduta che ha
registrato la fine della Comunità
Montana di Paola e la successiva annessione a quella di Verbicaro. Il documento economico e finanziario è
stato approvato con i voti a favore
dell’intera maggioranza e due contrari. L'esecutivo ritiene di aver raggiunto tutti gli obiettivi fissati in sede di approvazione del bilancio
2010. Un bilancio monco, senza investimenti, per la mancata approvazione da parte della Regione Calabria di una legge di riordino del settore.
«La Comunità Montana – ha affermato il presidente Riccardo Benvenuto - ha come scopo la valorizzazione delle risorse esistenti nel territorio. I nostri paesi che ricadono nel
territorio della Comunità Montana
con tutte le difficoltà che li caratterizzano, registrano maggiori risorse legate al turismo, all’agricoltura
e all’artigianato. Appunto in tal senso questo ente ha dedicato maggiore
attenzione, sostenendo e valorizzando le peculiarità del territorio».
Il presidente Benvenuto ha chiarito anche alcune questioni legate
all’acquisto di mezzi presso l’ente
montano.
m. c.
di FRANCESCO STORINO
PAOLA - Nel corso della lunga fase di protesta e di scioperi promossi dalle organizzazioni sindacali confederali e di categoria contro la manovra “Salva Italia” prevista
dal governo Monti, numerose sono state le assemblee
che si sono tenute nel comprensorio all’interno dei posti di lavoro e forti sono
emersi il disappunto e la
rabbia dei lavoratori.
In particolare,
tra le altre, si leva la voce dei lavoratori del settore elettrico della sede di Paola i
quali, nel corso
dell'ultima giornata di sciopero,
hanno avviato
una approfondita discussione sulle loro condizioni
attuali e sulle ripercussioni
che la stessa manovra produrrà fin dall’immediato futuro. «Pertanto – si legge in
una nota dei dipendenti - alla luce degli effetti recessivi
e pesanti che il decreto “Salva Italia” apporterà su famiglie, lavoratori e pensionati,
i dipendenti dell’Enel di
Paola preannunciano altre
e ripetute forme di lotta e di
protesta contro il provvedimento a sostegno anche della loro piattaforma rivendicativa. È del tutto evidente
che la manovra finisce per
Numerose
le assemblee
nel territorio
Riccardo Benvenuto
PAOLA
“Armonie e arte a Palazzo”
alla Chiesa del santissimo Rosario
PAOLA - Ultimo appuntamento della XXIV Stagione Concertistica "Armonie e arte a Palazzo" oggi, alle
ore 20 presso la Chiesa del SS. Rosario di Paola. Il
gran concerto di Natale, vedrà protagonista il coro
Gospel’s Time diretto dal maestro Massimo Belmonte. L'evento è organizzato congiuntamente al Rotary Club Mtc Paola. All’interno della serata un omaggio all’indimenticabile artista Paola Serpa in occasione del primo anniversario dalla sua scomparsa.
Per gli amanti della classica e non solo è stato un anno eccezionale quello tenuto dall’associazione.
f. sto.
PAOLA – La delegazione del
Partito democratico capeggiata dal coordinatore Gerardo Carnevale ha abbandonato ieri sera il tavolo dell’interpartitica dopo pochi minuti dal suo inizio. Al momento ha deciso di sospendere le trattative con i fedelissimi del sindaco Roberto Perrotta: Psi, Idv, Verdi e Mpa, a
cui negli ultimi tempi si è aggiunto ilmovimento Paolain
Centro, propenso alla candidatura a sindaco di Carlo
Gravina. Secondo le indiscrezioni trapelate, in giornata se ne saprà sicuramente
di più, il Pd non ha condiviso
il metodo con cui la coalizione
pilastro dell’attuale amministrazione vorrebbe programmare il futuro.
Innanzitutto a Carnevale e
compagni non hanno convinto le bozze programmatiche. I democratici avrebbero
gradito partire proprio dai
progetti, da redigere in maniera collegiale, intenzione
che sarebbe andata a cozzare
con la ferma posizione dei
“perrottiani” di garantire la
continuità all’attuale percorso amministrativo. Un cammino politico mai gradito dagli ex Ds e Margherita del Pd.
Inoltre i democratici
avrebbero apertamente dichiarato di gradire una coalizione di puro stampo politico
di centrosinistra, seppur con
apertura alle varie associazioni, ma neanche in questo
caso hanno trovato riscontro. Il probabile riferimento a
questa puntualizzazione è a
Carlo Gravina, consigliere
comunale fino a qualche
giorno addietro del Pdl,
quindi non gradito per i suoi
trascorsi.
I vecchi asti tra il gruppo
storico della Quercia e i perrottiani, dunque, certamente non hanno favorito le trattative, ma le buone intenzioni
sembravano esserci tutte. Invece al momento i negoziati
in vista delle amministrative
del prossimo anno sono sospesi. Il Pd rimane in attesa
che i fedelissimi del sindaco
facciano un passo indietro.
Intanto ieri sera la sua rappresentanza, lasciata la riunione di coalizione, si è riunita d’urgenza per confrontarsi sull’accaduto, alla presenza
dell’europarlamentare
Mario Pirillo. La situazione
creatasi non è delle più facili,
in quanto Graziano Di Natale, si ricorda, è sintonia con il
sindaco, oltre che essere a capo del gruppone di maggioranza, composto da sette consiglieri.
L’interpartitica è poi proseguita. A tavolo le altre forze
politiche hanno manifestato
invece compattezza. In giornata dovrebbe essere divulgato alla stampa un documento congiunto, dove forse
saranno evidenziati i punti
cardine dell’alleanza e il candidato a sindaco di questo
schieramento, che molto
probabilmente sarà Carlo
Gravina.
Tornando al Partito democratico è da evidenziare che
allo stato sembra in perfetta
armonia con il Psdi di Piero
Lamberti, con cui si era incontrato il giorno prima. I
Democratici per Paola sono
in sintonia con i socialdemocratici da quando sono stati
costituiti, discorso diverso
per l’altro fronte del Pd, composto in gran parte dagli ex
Ds, che hanno ricucito i rapporti da poco tempo.
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Tirreno
Venerdì 23 dicembre 2011
23
Venerdì 23 dicembre 2011
REDAZIONE: Piazza Serravalle, 9 - 88100 Catanzaro - Tel. 0961.792164 E-mail: [email protected]
Comune
Oggi l’ok in giunta
del Piano triennale
a pagina 26
Cerimonia a Roma
Il bilancio della polizia
L’usura resta il reato
meno denunciato
a pagina 27
Vincenzo Roca
Agenzia
dell’entrate
Dipendenti
sul podio
In manette un ragazzo di 16 anni che aveva tentato un “cavallo di ritorno”
Salvi grazie a una trappola
Sventata un’estorsione da un carabiniere nascosto in un bagagliaio
di FRANCESCO MERANTE
TENTA il “Cavallo di ritorno” ma non fa i conti con il
“Cavallo di Troia”. Un giovane rom di 16 anni, F.B.,
catanzarese, già noto alle
forze dell’ordine per le frequentazioni di pregiudicati
maggiorenni e con precedenti per associazione a delinquere finalizzata allo
spaccio di sostanze stupefacenti, è stato arrestato per
tentata estorsione e, in concorso con ignoti, ricettazione. Il fatto riguarda il furto
di un furgone Fiat Ducato
ed è accaduto martedì scorso nel quartiere Corvo-Pistoia, nella zona sud del capoluogo, da anni teatro di
episodi criminosi. Dopo la denuncia dell’avvenuto
furto
presso il Comando Stazione dei
carabinieri del
quartiere marinaro, diretto dal
maresciallo aiutante Antonio
Macrì, una familiare del proprietario facendosi
accompagnare
da un amico, si era messa alla ricerca dell’automezzo,
recandosi nel campo nomadi di viale Isonzo con la speranza di ritrovarlo.
Poco tempo dopo, i due
amici erano stati avvicinati
dal giovane F.B., che aveva
loro offerto la restituzione
del furgone in cambio di
3000 euro. I due avevano
quindi chiesto al giovane di
fornire alcuni dettagli atti
ad appurare se si trattasse
effettivamente del veicolo
rubato e, nel corso della
trattativa per la restituzione, raggiungevano l’accordo di consegnare 2500 euro
in contanti, il giorno successivo, nello stesso luogo,
previo ulteriore accordo telefonico. L’indomani, intorno alle 7, arrivava infatti la
telefonata di uno sconosciuto –a detta delle vittime,
la sua voce era diversa da
quella del giovane incontrato il giorno precedente –
che sollecitava il pronto
“pagamento”, altrimenti
non avrebbero più visto il
loro mezzo perché lo avrebbero fatto sparire. I due
amici, ottenuta una breve
proroga per reperire l’intera somma, si sono recati di
nuovo al Comando Stazione
per denunciare anche il tentativo di estorsione. Le due
successive telefonate di sollecito venivano così ascoltate dai militari dell’Arma. Il
maresciallo aiutante Macrì
ha perciò predisposto un’efficace “trappola” facendo
nascondere uno dei suoi
sottufficiali nel bagagliaio
dell’autovettura della vittima… nuova versione del
Cavallo di Troja! I due amici, seguiti a distanza da altri
carabinieri, si recavano
quindi all’appuntamento
in viale Isonzo e invitavano
il giovane rom a salire sulla
loro automobile. Il sottufficiale dell’Arma nascosto a
bordo ha così potuto ascoltare tutta la conversazione
in cui il giovane estorsore
chiedeva se i due avessero
portato la somma concordata, altrimenti i suoi complici avrebbero fatto sparire
il furgone. Nonostante il
giovane insistesse a descrivere il contenuto del furgone, le due vittime esigevano, invece, di vedere il furgone
sottratto prima
di consegnare il
denaro. A questo
punto, il rom
chiedeva di scendere dall’auto e
invitava i due a
ritornare
in
quello stesso luogo dopo 5 minuti
perché vi avrebbero trovato il
furgone. Appena disceso dall’autovettura, F.B. è stato immediatamente bloccato dai carabinieri. Tempestiva, ma senza esito, la ricerca nei dintorni dell’automezzo rubato. Il giovane è stato condotto in stato di arresto presso
la caserma del quartiere
marinaro. Informato il magistrato di turno del Tribunale per i minorenni di Catanzaro, Orazio Ciampa,
questi ne disponeva l’associazione al Centro di prima
accoglienza presso il Tribunale dei Minori, a disposizione dell’autorità Giudiziaria. F.B. sarà difeso
dall’avvocato Maurizio Costanzo del foro di Catanzaro.
IN PROVINCIA
Girifalco
L’imprenditore
Mungo a giudizio
per il parco eolico
a pag. 29
Simeri Crichi
Due prostitute
colombiane in una
casa a luci rosse
L’avventura
di una coppia
che aveva
denunciato
un furto
a pag. 30
Soverato
Showdown, si
costituisce il
genero del boss
Il comando della stazione dei carabinieri di Lido
a pag. 31
La Pagnotta alla premiazione
C’É anche Anna Maria
Pagnotta, dell’Ufficio Gestione Tributi della Direzione
Regionale
dell’Agenzia delle Entrate della Calabria di Catanzaro, tra i dipendenti delle Agenzie delle Entrate
che si sono particolarmente distinti, nel corso
dell’anno, per l’impegno
ed il contributo assicurato alla collettività nei settori “controllo, contenzioso e servizi e consulenza”.
Sette, in totale, i funzionari selezionati su sessantasei dipendenti proposti dalle strutture centrali, regionali e provinciali.
Alla cerimonia, organizzata nella sede romana dell’Ente, hanno partecipato, tra gli altri, diversi “big” dello sport
quali: Andrea Cassarà,
medaglia d’oro olimpionica di fioretto, il canottiere Rossano Galtarossa, quattro volte sul podio olimpico e le campionesse europee, coppia
d’oro del beach volley,
Greta Cicolari e Marta
Menegatti.
Il Comune ha ingiunto il pagamento da espletare entro il trenta dicembre
Cittadino costretto a risarcire meno 2 euro
HA DELL’INCREDIBILE la storia di un
cittadino a cui il Comune di Catanzaro
haingiunto ilpagamento di«meno 2euro». Asegnalare la vicenda è il Codacons.
«La cifra – sottolinea Francesco di Lieto,
vice presidente nazionale dell’associazione dei consumatori – è negativa e la
conferma che nulla deve il destinatario
della minaccia emerge dallo stesso contenuto della richiesta di pagamento. Infatti alla somma (-2 euro) vanno aggiun-
te le spese postali e ci mancherebbe altro.
E così - spiega – la somma «lievita» a meno 1,40 euro. La somma (- 1,40) dovrà essere pagata entro il termine perentorio
del 30 dicembre 2011. in caso contrario
si procederà, addirittura, a notificare la
famigerata cartella esattoriale, per poi,
magari, disporre il fermo dell’autovettura o ad iscrivere ipoteca. Il povero cittadino – spiega ancora Di Lieto – ha perfino tentato a pagare meno 1,40 euro
presso gli sportelli postali. Tuttavia, così è stato spiegato, le Poste incassano debiti dei Cittadini verso il Comune di Catanzaro ma non possono erogare somme che il Comune deve ai Cittadini come,
appunto, nel caso del povero signor Ennio. Capita di tutto, certo, ma arrivare a
notificare una diffida di pagamento, attestando che il cittadino non deve nulla
all’amministrazione (addirittura accredita 2 euro) è davvero curioso».
LA FESTA
L’Arpacal ha ospitato “Natale sul posto di lavoro”
LA sede centrale di Catanzaro dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Calabria
(Arpacal), ha ospitato “Natale sul
Posto di Lavoro 2011”, manifestazione culturale organizzata dall'Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo e giunta alla sua
ventinovesima edizione.
Il Natale sul Posto di Lavoro nasce nel 1982 da una intuizione del
Cavaliere Giovanni Amoruso che
concepì l'idea di celebrare il Santo
Natale e la Sacra Rappresentazione sul luog o ove si lavora realiz-
zando così un momento di profonda religiosità che vede insieme imprenditori e lavoratori.
Come da programma, l'evento si
è composto di due momenti: una
santa Messa, celebrata da sua Eccellenza monsignor Vincenzo
Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro - Squillace, e la consegna del premio “Calabria Mondo
2011” destinato a calabresi che si
sono particolarmente distinti nei
propri settori di attività.
Le parole dell'omelia di monsignor Bertolone sono state l'occa-
sione per una profonda riflessione
sul lavoro e sull'impegno sociale
di tutti. “Natale sul posto di lavoro” è una manifestazione ormai
entrata nel calendario degli eventi
culturali calabresi da quasi un
trentennio.
L'edizione 2011, ospitata e patrocinata dall'Arpacal, è stata l'occasione per un momento di riflessione sui valori di coesione e pace
che il Natale porta anche sui posti
di lavoro. Molte le autorità presenti all’iniziativa dell’Agenzia per la
protezione dell’ambiente.
I premiati
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Catanzaro
“C’È PIÙ SICUREZZA”
La Polizia si prodiga
per la beneficenza
Sicurezza e legalità
UNA conferenza stampa di fine anno del questore Vincenzo Roca, non solo per fare il
bilancio di un anno di attività
della Polizia ma anche per
presentare l’iniziativa di beneficenza per i bimbi del Camerun, un progetto dell’Unicef. Sul fronte dell’andamento della delittuosità a Catanzaro e provincia la situazione
è in lieve calo.
Domenico Amelio, Marinella
Giordano, Nicola Miriello,
Vincenzo Roca,
Isabella Laino, Angelo
Paduano e Rosina Carolei
Presentato il calendario 2012 il cui ricavato sarà dato in beneficenza per i bambini del Camerun
Usura, fenomeno sommerso
Il bilancio dell’attività 2011 della Polizia reso dal questore Vincenzo Roca
di AMALIA FEROLETO
«L’ANDAMENTO della delittuosità a Catanzaro e provincia è in lieve calo rispetto
allo scorso anno. Ma c’è un
fenomeno ancora occulto e
sommerso che è quello
dell’usura».
Lo ha detto il questore di
Catanzaro, Vincenzo Roca,
ieri mattina nel corso della
conferenza stampa di fine
anno in Questura, per presentare il calendario della
Polizia di Stato per il 2012
dal titolo “C’e pù sicurezza”.
Il calendario è stato realizzato dagli allievi del corso di fotografia 2010/2012 del centro sperimentale di Cinematografia di Roma nell’ottica
di una nuova filosofia della
Polizia di Stato che è quella
di avvicinare i giovani alle
istituzioni. Grande attenzione, infatti c’è verso i bambini
e le fasce più deboli con la polizia di prossimità.
Il questore Roca, affiancato dai suoi più stretti collaboratori, l’ispettore
Domenico
Amelio, Marinella Giordano capo
della Disgos, Nicola Miriello capo
gabinetto,
Isabella Laino responsabile
dell’ufficio immigrazioni, Rosina Carolei
responsabile della sezione
anticrimine Angelo Paduano vice capo della Mobile, ha
ricordato l’attività benefica
portata avanti dalla Polizia
di Stato attraverso il calendario per il 2012 il cui ricavato sarà devoluto a un progetto di beneficenza dell’Unicef
«La Polizia – ha detto il questore di Catanzaro, Roca –ha
anche una proiezione sociale, siamo vicini ai cittadini e
ci occupiamo delle fasce più
deboli, con un punto di forza
costituito
dall’attenzione
che riserviamo ai bambini.
Lo scorso anno con questo
progetto abbiamo raccolto
170 mila euro per un’iniziativa in Bangladesh, quest’anno abbiamo scelto il Camerun».
Uomini e donne dello spettacolo, come ha riferito il
questore, che hanno posato
per ogni mese esaltando
ogni singola attività della
Polizia, associando la fiction
alla realtà, per veicolare un
messaggio di facile presa e
per approntare quel progetto di prevenzione sociale, oltre al tradizionale compito di
prevenzione e repressione .
ANDAMENTO DELLA
DELITTUOSITÀ
Ma l’incontro con la stam-
pa è servito soprattutto a fare il bilancio dell’attività della Polizia durante l’arco
dell’anno. In particolare il
questore ha detto che: «La riduzione del numero di omicidi e tentati omicidi, rispetto allo scorso anno nasce dal
fatto che non abbiamo guerre di mafia in atto sul territorio della provincia, tranne
l'inizio di guerra che si era
innescato a Lamezia Terme
con i Torcasio ma sul quale
siamo subito intervenuti».
Nel corso del 2011 stando
a quanto riferito dal questore, si sono registrati 7 omicidi volontari contro i 15 dello
scorso anno e 11 tentati omicidi contro 21. In calo le rapine ai danni degli esercizi
commerciali 2 rispetto alle
22 dello scorso anno. In lieve
aumento invece le truffe e
frodi informatiche 449 rispetto alle 431 del 2011. Invece per quanto riguarda i
furti in abitazione si mantiene stabile il dato 22 rispetto
ai 25 dello scorso anno
AZIONE ANTICRIMINE
Per
quanto
concerne le attività
anticrimine
nel corso dell’anno il questore ha
sottolineato i dati
riferiti a fenomeni quali quelli
dello stalking e dell'usura.
Nel primo caso, infatti, la
Questura di Catanzaro ha
adottato con maggiore attenzione e assiduità i provvedimenti di ammonimento. Così sono stati 25 ammonimenti per stalking e 17 respingimenti. Un capitolo a
sè, invece per quanto riguarda i fenomeni di usura,
un settore «ancora occulto e
sommerso» perchè a detta
del questore. Una sola denuncia nel 2011, contro lo
zero dello scorso anno. Un
fenomeno complesso dal
momento che si interseca
con altri settori della criminalità organizzata. «La crisi
economica - ha detto ancora
il questore Vincenzo Roca dovrebbe fare alzare i casi,
ma è evidente che non è così,
forse anche perchè non c'è la
consapevolezza sociale della
gravità di questo fenomeno». Il questore ha anche
analizzato i dati riferiti a minacce (900 casi), furti e ingiurie (515), affermando come «questa è una provincia
dove si registrano più minacce che furti, ma questo significa che la gente inizia a
rivolgersi alle forze di polizia per risolvere le controversie invece di farlo in proprio».
Più vicino
alle fasce
bisognose
IL CALENDARIO
Bandiera Unicef
Il questore di catanzaro, Vincenzo Roca
IMMIGRAZIONE CLANDESTINA
Significativi risultati
messi a segno
DURANTE la conferenza
stampa di ieri il questore
di Catanzaro, Vincenzo
Roca ha anche parlato dei
risultati significativi nel
contrasto all'immigrazione clandestina, che ha dichiarato come «i dati delle
espulsioni effettive sono
significativi in questa
provincia». Tra gli altri,
sono stati 120 gli ordini
del questore a lasciare il
territorio nazionale, 128
gli
accompagnamenti
coattivi alla frontiera, 40 i
respingimenti, 286 gli
stranieri rintracciati dopo gli sbarchi. Tra i dati
forniti dalla Questura,
prevalentemente
nella
media dell'anno precedente, anche 2.563 danneggiamenti, 51 estorsioni,
10.958 persone su cui si è
portato a termine un controllo completo per motivi
anticrimine. Tra i provvedimenti adottati dal questore, anche 157 avvisi
orali, 52 fogli di via obbligatori, 41 proposte di misure di prevenzione personali e 4 patrimoniali.
a.f. Sbarco di clandestini sulla costa nei mesi scorsi
ATTORI, personaggi
dello sport e del mondo
dello spettacolo come
Raul Bova, Lino Banfi,
Maria Grazia Cucinotta, giusto per citarne alcuni immortalati in scene di attività quotidiana della Polizia, con gli
agenti sempre solerti al
servizio del cittadino ,
che controllano il territorio ed esercitano accanto all’ attività di prevenzione e repressione
anche l’attività di prevenzione sociale con la
polizia di prossimità.
FURTI
I dati illustrati
I FURTI in abitazione
sono passati da 473 a
475, quelli nei negozi
da 256 a 247, quelli su
auto in sosta da 492 a
383, quelli di auto da
995 a 802 equelli di moto da 184 a 103. Sul
fronte della repressione, nel 2011 sono state
arrestate 210 persone e
735 sono state denunciate. Sono stati emessi
25 ammonimenti per
stalking e per 128 immigrati è stato disposto
l’accompagnamento
coattivo alla frontiera.
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Catanzaro 27
Venerdì 23 dicembre 2011
Soverato e dintorni
Venerdì 23 dicembre 2011
Chiaravalle. Il sindaco ha affidato ai servizi sociali il compito di scegliere le persone meno abbienti
Dona 5 mila euro per i poveri
L’imprenditore, Luciano Principe, ha devoluto la cifra al Comune
CHIARAVALLE - Ha espresso un
sincero apprezzamento il sindaco di
Chiaravalle Gregorio Tino per la generosa iniziativa dell'imprenditore
locale Luciano Principe, che ha deciso didevolvere cinquemilaeuro al
Comune da distribuire poi ai cittadini meno abbienti, secondo le modalità scelte dalla stessa amministrazione, che ha a sua volta affidato all'ufficio deiservizi socialiil compito
di individuare i beneficiari dell'offerta. La forma scelta per un'equa e
trasparente elargizione del denaro
a chi ne ha più bisogno è stata quella
dei buoni acquisto da venti euro, da
poter spendere esclusivamente in
generi alimentari negli esercizi
commerciali di Chiaravalle che ne
hanno sottoscritto l'adesione. L'imprenditore Principe, ha aggiunto
che «elargendo questa somma al
Comune piuttosto che alla chiesa o
ad altre associazioni di volontariato
- senza, in tal modo, di queste volerne screditare l'operato - Principe ha
così valorizzato l'istituzione Comune e ha altresì creato un precedente
significativo».
Inoltre l'amministrazione ha deciso di integrare la donazione effettuata con un ulteriore stanziamento,in modotale dariuscire acoprire
tutta quella parte della popolazione
che, in base ai dati in possesso dell'Ente, ha necessità di un aiuto. Appare provvidenziale l'intervento
dell'industriale chiaravallese, perché le sole casse comunali al mo-
Davoli. Ricco calendario di iniziative benefiche
Volontari in prima linea
Da sinistra: Villirillo, Gregorio Tino, Luciano Principe e Sergio Garieri
mento non sono in condizioni di sostenere un siffatto provvedimento
di spesa sociale. Principe ha così
commentato: «In prima battuta non
intendevo rendere pubblico questo
mio gesto, che pensavo potesse sembrare presuntuoso; in seguito il sindaco miha convintoad organizzare
questa conferenza stampa anche
per dare un segnale, un messaggio
d'incoraggiamento per altre iniziative delgenere. Lemie aziendestanno attraversando un momento dif-
ficile, come anche tutte le altre del
territorio, perciò ho deciso di devolvere questa somma come mio contributo personale». Sergio Garieri,
consigliere delegato ai servizi sociali, ha concluso evidenziando
l'importanza di questa iniziativa.
La somma elargita con quattro buoni acquisto alle persone sole; otto
buoni acquisto ai nuclei familiari
con minori e dieci buoni acquisto ai
nuclei familiari in particolare situazione di disagio economico.
DAVOLI - I Volontari Vincenziani matrice cristiana, desiderano vivesempre in primo piano nella lotta re l’Avvento come momento di concontro ogni povertà, materiale, spi- divisione con il prossimo. Così, nerituale e mentale, nel corso dell’an- gli scorsi 11 e 12 scorsi una mostra
no, si sono adoperati, nel limite e al di beneficenza, allestita nei locali
limite delle proprie possibilità, a so- adiacenti la Parrocchia di San Belstenere progetti con lo scopo di leni- larmino, con pregevoli manufatti,
appositamente prere le povertà e i disagi
parati in mesi di ladei meno abbienti.
voro dalle VincenAgendo in un tessuziane. Infine, il 20 dito sociale dove la riccembre, a ridosso
chezza è mal distridell’Avvento, abbiabuita e la povertà è
mo chiuso l’anno di
sempre più diffusa,
carità
cristiana
hanno deciso di reamandando in scena
lizzare dei piccoli
l’anteprima di Greprogetti di solidariegorio Calabretta “Jotà per tutto l’anno
sèf e Miriàm”. Un vache ormai ci sta lalido contributo per la
sciando. Infatti, nel
realizzazione dello
2011, siamo solo in
spettacolo ci è pervegennaio, hanno ininuto dal governatoziato con l’inaugurazione di una bibliote- Un momento della rappresentazione re Giuseppe Scopelliti e dalla fattiva colca pubblica in Davoli
che presto è divenuta punto di ec- laborazione di tanti amici. Fra quecellenza del Comprensorio. Diver- sti, ricordiamo l’impegno proficuo
se altre manifestazioni di solidarie- di Angela Fiorenza, Fernanda Prità si sono susseguite durante l’an- merano, Circosta, Antonella
no. Oggi, in assonanza con la loro Dell’Apa.
Sono stati realizzati tutti con materiali riciclati
I presepi nei quartieri
È stata inaugurata l’ottava edizione in città
di ANTONELLA RUBINO
È GIUNTA ormai all' ottava
edizione, la tradizionale inaugurazione dei presepi di ogni
quartiere nella città di Soverato. Ad aprire le danze è stato
il Corvo, guidato da Lucia Pisano la quale spiega il messaggio il messaggio quest'
anno. «Il titolo del presepe è
“Messaggeri d'amore” perché la figura che accomuna
tutte le 4 scene del presepe, è
l'angelo che comparve a Maria. Raccontiamo quindi la
storia di Gesù iniziando dall'apparizione dell'angelo».
Quest'anno il messaggio è rivolto non come agli altri anni
ai bimbi e agli anziani, ma agli
adolescenti che sono attratti
dalle arti nuove, tra cui areosolart, è un'arte che si fa con le
bombolette. Due writers coloro che disegnano e fanno i
graffiti, due writers hanno
disegnato le scenografie del
presepe. Altra news di quest'anno è che tutto è stato fatto
con materiale riciclato. Il presepe si è realizzato a parte per
gli associati del Corvo, per
l'artista Mirenzio, artista leader del riciclaggio conosciuto
oltre Regione e che ci ha fatto
conoscere i writers Alfredo
Collino ed Emanuele Ricca.
Gli scenari sono suggestivi e
profondi, messe in evidenza
dai led. I ragazzi si riconosceranno in questo presepe perché è l'arte che piace a loro. La
Pisano mette in evidenza il lavoro fatto anche da Mimmo
Lombardo che ha coadiuvato
questo lavoro, un progetto
che si è adeguato al materiale
fornito. All’ inaugurazione
ha presenziato il parroco Don
Tobia Carotenuto . Un presepe da vedere di sera dalle 17 alle 20 questo l'orario di apertura al pubblico entro il 10 gennaio.
Del presepe del quartiere
Arenile quest'anno ci parla il
presidente Pietro Quintieri
«Il messaggio che vorremmo
Presepe Arenile
Presepe Corvo
Don Tobia Carotenuto
Presepe Caramante
trasmettere è innanzitutto di
avere la pace, la serenità e la
gioia nei cuore e nella nostra
città, la tranquillità. La maggior parte del presepe è stato
costruito con materiale di riciclo, per far capire ai cittadini sempre di più, l'importanza di questo problema che se si
riuscisse a risolvere, potremmo avere il nostro paese più
pulito è ciò che ci auguriamo».
«Un presepe diverso rispetto gli anni precedenti» dice il
presidente del quartiere Caramante, Nicola Grenci, nonché presidente dell' Associazione dei quartieri. Quest'anno infatti un'opera del tutto
originale ma con una meravi-
glia visibile a primo impatto.
Usato materiale riciclato e per
lo più polistirolo. Un presepe
che oltre la nascita, attraverso delle icone dipinte rievoca
la storia e i tratti salienti della
vita di Gesù. Il quartiere quest' anno ha voluto rievocare il
Natale ricostruendo i luoghi
sacri di Betlemme. La Basilica della Natività di Betlemme,
eretta nel luogo in cui avvenne la nascita di Gesù, è una
fortezza nella quale si entra
da una porta, quella dell 'umiltà. La basilica è costituita
da due Chiese e da una cripta,
la grotta e la Natività, al centro di essa una grande stella
che indica il punto esatto in
cui venne alla luce Gesù.
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32 Catanzaro
Venerdì 23 dicembre 2011
33
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Non ammessa la parte civile di Fracesco Rafele. Sì allo stralcio della posizione di Maurizio Vescio
“Rainbow 2”, le eccezioni in aula
Ripartito il processo contro 47 imputati. Prossima udienza il 12 gennaio
di PASQUALINO RETTURA
CON l’accoglimento di solo
una delle diverse eccezioni
sollevate della difesa degli
imputati e la decisione di
stralciare la posizione di un
imputato, ieri mattina il
processo “Rainbow 2” si è
incardinato. In aula infatti
ieri mattina l’udienza è stata caratterizzata dalle eccezioni sollevate dalla difesa
degli imputati del secondo
troncone del processo che
riguarda 47 imputati che
saranno giudicati con il rito ordinario, (mentre per altri 20 che hanno scelto il rito abbreviato il pm ha già
chiesto al gup le condanne
per oltre 40 anni di carcere
complessivi mentre i difensori hanno concluso le loro
arringhe chiedendo l’assoluzione per i loro assistiti, il
prossimo febbraio, dopo le
repliche di accusa e difesa,
potrebbe arrivare la sentenza per le accuse di di concorso in usura).
In questa seconda tranche dell'inchiesta, tutto
ruota in particolare su numerose truffe a società finanziarie.
Alcuni imputati, infatti
(imprenditori,
commercianti e consulenti di società finanziarie) secondo le
accuse, attraverso falsi documenti (fra cui buste paghe fittizie di ignari dipendenti) avrebbero ottenuto
prestiti (mai onorati).
Da quì il coinvolgimento
anche di impiegati di banche. Secondo le accuse, i
cassieri avrebbero consentito e reso possibile l'illecita
negoziazione di assegni
circolari non trasferibili.
Diverse le contestazioni
agli imputati, accusati alcuni di emissione di fatture
per operazioni inesistenti, e
altri ancora, a vario titolo e
per episodi distinti fra loro,
di riciclaggio, ricettazione
e favoreggiamento,
E ieri mattina, il collegio
giudicante (presidente Ianni; a latere Fontanarosa e
Danise) ha anche stralciato
la posizione di Maurizio Vescio, non ammettendo poi
la costituzione di parte civile di Francesco Rafale, rispetto a un capo di imputazione contestato a Carlo,
Antonio Saverio e Luigi
Stranges.
Il tribunale infatti ha accolto la richiesta di eccezione sollevata dai legali dei
tre imputati, gli avvocati
Leopoldo Marchese e Francesco Balsamo. Sono invece
state respinte sia le richieste di nullità del decreto che
dispone il giudizio per Carlo Gallo e Francesco Orlando, che la formulazione del
capo di imputazione riguardante la posizione di
Roberto Fittante.
Rigettate anche le eccezioni relative alla competenza del tribunale collegiale a conoscere la posizione di Angela De Marca e Alfonso Giofrè, così come la
competenza territoriale del
tribunale di Lamezia Terme
rispetto all’imputazione di
Carmelina Stefanelli. E al
termine delle decisioni del
collegio giudicante, il processo è stato rinviato al
prossimo 12 gennaio quando dovrebbe iniziare la fase
dibattimentale con l’escussione dei testi del pubblico
ministero, Luigi Maffia.
Davanti al tribunale collegiale di Lamezia, sono
stati chiamati a rispondere
delle varie accuse Vincenzo
Nicolazzo, Fabrice Garcia,
Francesco Muraca, Roberto
Fittante, Sebastiano Trovato, Maurizio Nicolazzo,
Bruno Mastroianni, Damiano Corso, Alfonso Giofrè, Lucia Guida, Antonio
Boncordo, Armando Cammisecra, Flavio Scumaci,
Giuseppe Curcio, Roberto
Curcio, Alessandro Falvo,
Domenico Calvieri, Pietro
Natale Cimino, Carmela
Abate, Peppino Bernardo,
Ferdinando Torchia, Gianfranco Barbuso, Francesco
Ruberto, Saverio Costa, Saverio Scopelliti, Teresa Ferrise, Vincenza Franceschi,,
Giuseppe De Fazio, Carolina Morello, Donatella
Stranges, Angela De Marco, Angelina Trovato,
Achille Rosario Aversa, Anna Maria De Angelis, Giuseppina Gardafur, Maria
Barberio, Francesco Orlando, Andrea Gaetano, Carmelina Stefanelli, Francesco Persico, Francesco Mete, Carlo Gallo, Emanuele
Iannazzo, Francesco Vincenzino Maione, Carlo, Saverio e Luigi Stranges.
E come si ricorda, il primo troncone dell’inchiesta
“Rainbow” si è già concluso
con condanne inflitte si in
primo grado che (ridotte) in
appello, per altri sei imputati.
Su decisione del gip
Cosimo
Berlingieri
agli arresti
domiciliari
IL gip Carlo Fontanazza, su
richiesta degli avvocati Piero Chiodo e Renzo Andricciola, ha concesso gli arresti
domiciliari a Cosimo Berlingieri, arrestato a marzo
scorso a seguito di un’operazione dei carabinieri eseguita sei mesi prima dell’arresto di Berlingieri. A settembre del 2010 erano finiti
in manette due coniugi e,
sugli sviluppi di quelle indagini, finì in manette anche Berlingieri.La vicenda
è iniziata quando marito e
moglie, Antonio Berlingieri e Rosanna Antonella Rocca, venivano arrestati mentre viaggiavano a bordo del
loro furgone trasportando
eroina, armi e denaro contante. Avevano nel furgone
quasi 3000 dosi di eroina.
I due coniugi erano stati
prima fermati e poi arrestati dai carabinieri sulla super strada 280 che collega
Catanzaro a Lamezia Terme.
Nel corso della perquisizione effettuata dai militari
sul veicolo, erano infatti
state rinvenute abilmente
occultate all'i interno del rivestimento in plastica nella
parte retrostante i sedili dei
passeggeri, circa 2.750 dosi
eroina tipo kobrett (bianca e
brown) per un peso complessivo di tre chili circa,
una pistola semiautomatica calibro 6,35 browning
fabbricata nella repubblica
ceca con caricatore, denaro
contante
per
circa
1.300,00, tutto posto sotto
sequestro.
La droga era stata addirittura suddivisa in sacchetti
tutti a loro volta legati tra loro come una sorta di cinturone cartucciera.
Antonio Berlingieri era
stato subito trasferito presso la casa circondariale di
Catanzaro, mentre Rosanna Rocca era stata contestualmente sottoposta agli
arresti domiciliari presso
propria residenza perchè,
la donna, oltre ad avere con
sè le due bimbe piccole (che il
giorno dell’arresto erano
nel furgone) era in attesa
del terzo figlio
Le successive indagini,
permisero di arrivare anche
a Cosimo Berlingieri, ritenuto il «mandante» di quel
trasporto di droga che probabilmente - per gli inquirenti - sarebbe stato destinato al mercato della droga catanzarese.
p.re.
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Lamezia
Venerdì 23 dicembre 2011
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REDAZIONE: via Vittorio Emanuele, 32 - 88900 Crotone - Tel. 0962/901334 - Fax 0962/905185 - e-mail: [email protected]
La pena più elevata chiesta per Vulcano, di Savelli: a 24 anni di reclusione. Proposte 7 assoluzioni
Efesto, chieste undici condanne
La requisitoria del pm Curcio nel processo contro il “locale” di ‘ndrangheta di Cirò
di ANTONIO ANASTASI
UNDICIrichieste di condanna e sette
di assoluzione. Nel primo pomeriggio di ieri il pm Antimafia Salvatore
Curcio ha formulato le richieste nei
confronti di 18 imputati del maxiprocesso Efesto, a carico di presunti
esponenti del “locale”di ‘ndrangheta
di Cirò, rimbalzato dopo otto anni,
nel maggio scorso, davanti al Tribunale penale di Crotone dopo che la
Corte d'appello di Catanzaro, accogliendo il ricorso del sostituto procuratore generale Sandro Dolce, ritenne utilizzabili le intercettazioni che
erano cadute al vaglio del gup distrettuale nell'ambito di una vecchia
inchiesta antimafia. In particolare,
la Corte d’Appello confermava soltanto 12, tra i quali spiccava il nome
di Silvio Farao, ritenuto uno dei capi
del locale di Cirò, dei 32 disposti nel
dicembre 2003 dal gup distrettuale.
Stiamo parlando del procedimento
che racchiudeva le indagini che avevano portato alle operazioni “Efesto”
e“Conte di Melissa”, indagini coordinate dal pm Pierpaolo Bruni all’epoca in cui era applicato alla Dda di Catanzaro (oggi è uno dei sostituti della
Procura antimafia). Il gup aveva
condannato soltanto tre imputati
per estorsione e aveva prosciolto tutti gli altri, fatta eccezione per alcuni
reati per i quali dispose la competenza della Procura di Crotone in ordine
alla posizione di sei persone. Il proscioglimento di massa era una conseguenza della dichiarazione di inutilizzabilità di numerosissime intercettazioni, telefoniche e ambientali,
su cui si basava gran parte delle accuse formulate
contro i presunti affiliati
alla criminalità organizzata del Cirotano. Tra gli
imputati che furono allora prosciolti anche alcuni che successivamente
morirono in agguati di
mafia, come Natale Bruno,freddato nel settembre 2004, e
Antonio Fortino, ucciso nell'aprile
2006, per i quali fu dichiarato il non
luogo a procedere per morte del reo.
LE RICHIESTE
Il pm Curcio ieri ha ritenuto che ci
fosse carenza probatoria nei confronti di sette imputati, dei quali ha
Da sinistra: Napoleone Vulcano, Pantaleone Russelli, Giuseppe Sestito e Vito Castiglione
proposto l’assoluzione ai sensi del secondo comma dell’articolo 530 del
codice di procedura penale che richiama la vecchia insufficienza di
prove. In particolae, ha chiesto l’assoluzione per Francesco Amantea,
di 49 anni, di Cirò, Agostino Russano, 38, di Melissa, Cataldo Grisafi, 59, Cirò, Giuseppe Spagnolo, 42, Cirò
Marina, Salvatore Cerminara, 33, Savelli, Giuseppe Mangone, 39, Leonardo Mangone, 43, entrambi di Cariati. Ha
chiesto la condanna più
elevata per Napoleone
Vulcano, 49 anni, di savelli: a 24 anni
di reclusione. Ha chiesto condanne a
12 anni per Nicola Capalbo, 36 anni,
di Savelli; a 12 anni per Vito Castiglione, 58 anni, di Roccabernarda; a
10 anni e 6 mesi per Antonio Nucera,
36 anni, di Condofuri; a 10 anni per
Domnico Nucera, 60 anni, di Condo-
Intercettazioni
di nuovo
utilizzabili
furi; a 12 anni per Pantaleone Russelli, di 38 anni, del quartiere Papanice di Crotone; a 5 anni per Salvatore Pasquale Santoro, 28 anni, di Umbriatico; a 12 anni per Umberto Santoro, 53 anni, di Umbriatico; a 5 anni
per Vincenzo Santoro, 46 anni, di
Umbriatico; a 10 anni per Giuseppe
Sestito, 48 anni, di Umbriatico; a 8
anni perVincenzo Gangale,48 anni,
di Carfizzi.
L’INCHIESTA
L'operazione dei carabinieri scattò
nel febbraio 2002 nei confronti di indiziati accusati di far parte di un'associazione mafiosa di tipo armato finalizzata alla coltivazione di stupefacenti e al narcotraffico, con collegamenti con ambienti malavitosi del
Reggino, e alle estorsioni ai danni di
imprenditori. I “reati fine”contestati
alle presunte nuove leve del clan Farao-Marincola riflettevano il collaudato modus operandi della 'ndrangheta; ma gli inquirenti scrissero
pagine con un prologo simile a quello di storie più “antiche”. Tra i reati
anche il furto di bestiame e le estorsioni agli allevatori costretti a pagare in seguito all'abbattimento di vari
capi. Le tesi accusatorie traevaono
origine dalle captazioni a bordo del
veicolo di uno degli imputati. Nell'auto di Napoleone Vulcano, di Savelli, ritenuto l'esecutore
materiale di numerosi
reati fine - quello che per
conto della cosca avrebbe
“regolato” affari come i
danneggiamenti a colpi
d'armada fuocoei furtia
scopo estorsivo - era stata piazzata
una microspia. Da qui il nome dell'operazione. Seguendo Vulcano - il nome latino di Efesto, dio del fuoco - gli
inquirenti scoprirono tutto. I fatti
contestati vanno dal gennaio all'aprile 2001.Li avrebbedeliberati tutti
il vertice del “locale”. Le attività illeci-
te di una zona che comprende il Cirotano, l'Alto Marchesato crotonese e il
Cosentino jonico sarebbero state appannaggio della cosca cirotana. Le
accuse vanno dall'associazione mafiosa alla coltivazione di stupefacenti
- ben tre piantagioni, di cui due a Savelli e una a Umbriatico a numerosi episodi di
compravendita di droga
al fitto capitolo delle
estorsioni condito di furti e danneggiamenti.
LA DIFESA
Folta la pattuglia degli
avvocati impegnati ieri
in udienza (la sentenza è
slittataal31 gennaiuoprossimo),alcuni dei quali si sono rifatti alle richieste del pm: Francesco Laratta,
Mario Bombardiere, Luigi Scaramuzzino, Giuseppe e Nuccio Barbuto, Gianni Russano, Tiziano saporito, Rocco Carellino,Sergio Rotundo,
Vittorio Gangale.
Sentenza
prevista
a fine gennaio
LE ACCUSE
Tra droga, estorsioni e furti di animali
Ecco i reati fine contestati ai presunti
appartenenti al clan Farao Marincola
nell’ambito dell’inchiesta Efesto.
STUPEFACENTI
Francesco Amantea, Natale Bruno,
Cataldo Grisafi, Antonio Fortino, Giuseppe Sestito, sono accusati in qualità di
promotori e organizzatori di coltivazione e traffico di stupefacenti. Napoleone
Vulcano, Salvatore Cerminara sono accusati di aver coltivato per conto della
cosca canapa indiana ed in particolare:
1) una coltivazione in Savelli scoperta
dalla Guardia forestale ed estirpata l'8
giugno 2000 (circa 700 piante); 2) coltivazione di canapa indiana a Savelli distrutta da una grandinata nel giugno
2001; Napoleone Vulcano, Umberto e
Salvatore Pasquale Santoro sono indiziati di aver coltivato una terza piantagione di stupefacenti a Umbriatico; Napoleone Vulcano, Giuseppe Sestito, Cataldo Grisafi, Umberto Santoro sono accusati di aver acquistato 500 grammi di
cocaina e una cassetta di canapa indiana
da Domenico e Antonio Nucera a Condofuri, in provincia di Reggio Calabria;
Napoleone Vulcano avrebbe acquistato
da Vito Castiglione, a Roccabernarda,
20 chili di marijuana per il tramite di
Pantaleone Russelli per poi ricedere la
sostanza a terzi; Napoleone Vulcano
avrebbe ceduto 20 grammi di eroina a
un soggetto non identificato; Napoleone Vulcano e Umberto Santoro avrebbero detenuto a fine di spaccio e coltivato
canapa indiana; Napoleone Vulcano,
Umberto, Domenico e Salvatore Pasquale Santoro, Salvatore Cerminara avrebbero coltivato altre 700 piante di canapa
indiana a Savelli. Tutti gli imputati sopra menzionati sono accusati di aver fatto parte di un'associazione a delinquere
finalizzata alla coltivazione, alla detenzione e alla cessione a terzi di sostanze
stupefacenti del tipo hascisc, marijuana, canapa indiana, eroina e cocaina.
ESTORSIONE Francesco Amantea,
Cataldo Grisafi, Giuseppe Sestito, Napoleone Vulcano, Umberto e Salvatore Pasquale Santoro sono accusati di concorso in estorsione per aver costretto l'imprenditore Antonio Aloisio di Casabona
a consegnare in un'occasione - il 2 aprile
2001 - la somma di 500mila lire da destinare al mantenimento degli affiliati detenuti e in un'altra occasione - 2000 - 10
milioni di lire. Francesco Amantea, Cataldo Grisafi, Giuseppe Sestito, Napoleone Vulcano, Umberto Santoro sono
accusati di concorso in estorsione, i primi sei quali mandanti ed istigatori, gli
altri quali esecutori materiali, in quanto avrebbero sparato colpi di fucile contro mezzi in un cantiere di proprietà dell'imprenditore Flavio De Bonis e in
quanto avrebbero costretto quest'ultimo ad assumere fittiziamente Vulcano
al quale sarebbe stata versata la somma
di un milione di lire al mese. Francesco
Amantea, Cataldo Grisafi, Giuseppe Sestito, Napoleone Vulcano (quest'ultimo
quale esecutore materiale), Giuseppe
Sestito sono accusati di concorso in
estorsione con l'accusa di essersi appropriati indebitamente di tori da monta di
proprietà di Antonio Aiello il quale sarebbe stato costretto, per ottenere la restituzione degli animali, a versare la
somma di 12 milioni di lire. Francesco
Amantea, Cataldo Grisafi, Giuseppe Se-
Il pm Curcio
stito, Napoleone Vulcano (quest'ultimo
quale esecutore materiale) sono accusati di concorso in estorsione per essersi
appropriati di alcuni trattori di proprietà di Francesco Bruni il quale sarebbe
stato costretto a versare otto milioni di
lire per ottenere la restituzione dei veicoli. Francesco Amantea, Cataldo Grisafi, Giusepe Sestito, Napoleone Vulcano,
Salvatore Cerminara sono accusati di
concorso in estorsione per aver costretto gli imprenditori Pasquale e Salvatore
Scarpino, che gestiscono un'attività di
produzione di porte in legno a Cutro, a
versare loro la somma di 200mila lire.
Il capitolo delle estorsioni è ancora fitto e comprende altri episodi. Ma nell’inchiesta compaiono anche accuse di furto e armi.
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Crotone
Le accuse sono truffa in relazione alla timbratura dei badge. Si tornerà in aula il 12 luglio 2012
Acquisita l’attività investigativa
Seconda udienza del processo che vede imputati 50 dipendenti del Comune di Pizzo
SECONDA udienza del processo che vede imputate 50
persone, tutte dipendenti
del Comune di Pizzo, accusate di truffa. Davanti al
giudice monocratico, nella
persona del presidente
Giancarlo Bianchi, è stato
escusso il maresciallo Barillaro, testimone portato
dall'accusa rappresentata
dal pubblico ministero
Alessandro Pesce che ha relazionato sull'attività dei
carabinieri concernente i
servizi di osservazione,
controllo e pedinamento
avviati dal 27 settembre del
2010 al successivo 8 novembre.
Il teste ha iniziato a sfogliare i corposi faldoni ma
alla fine l'operazione si è interrotta nel momento in cui
il pm ha chiesto al Collegio
difensivo di prestare il consenso per l'acquisizione
dell'attività investigativa.
Richiesta per la quale gli
avvocati degli imputati si
sono espressi per la non
adesione. Alla fine il presidente Bianchi ha disposto
l'acquisizione della documentazione inerente la
stampata dei dati contenuti
nelle apparecchio marcatempo del palazzo municipale di Pizzo e delle riprese
video eseguite dalla polizia
giudiziaria.
Ha, inoltre, disposto l'acquisizione di 30 verbali redatti dalla pg e relativi al
servizio di ocp. Quindi, in
sostanza, agli atti andrà
quasi tutta l'attività investigativa condotta dai militari dell'Arma della stazione di Pizzo e della Compagnia di Vibo Valentia. Superata questa fase sempre
il giudice monocratico ha
sospeso il dibattimento rinviando il processo alla data
del 12 luglio del prossimo
anno.
Le imputazioni derivano
dalle indagini antiassenteismo eseguite dai carabinieri della Compagnia diretti
dal capitano Stefano Di
Paolo e dai loro colleghi del-
il blitz dei carabinieri al Comune di Pizzo l’11 novembre 2010
la stazione della cittadina
napitina diretti dal marescialli Pietro Santangelo,
Giuseppe Barilaro e Paolo
Fiorello. Suscitò grande
clamore il blitz compiuto a
Palazzo San Giorgio il 10
novembre 2010 quando furono arrestati sette dipendenti che oggi figurano tra
coloro per i quali, il sostituto procuratore della repubblica di Vibo, Santi Cutroneo, titolare dell’inchiesta
denominata “In-dipendenti comunali”, aveva chiesto
che venissero processati
unitamente agli altri 43
che furono denunciati a
piede libero nella stessa occasione, ai quali ora sono
stati aggiunti altri tre indagati.
Per la cronaca finirono in
manette e destinati agli arresti domiciliari per poi essere rimessi in libertà dopo
la convalida, furono Antonella Averta (cl. '72), Sebastiano Belsito (cl. '60), Rosa
Maria Galeano (cl. '51),
Marcella Lo Schiavo (cl.
69), Antonio Maglia (cl.
Iniziativa della Consulta portuale “Santa Venere”
'53), Bartolomeo Francesco
Pascale (cl. '48) e Giuseppe
Pizzonia (cl. '55). Vengono
contestati i reati di truffa e
falso in concorso con altri
dipendenti nei confronti di
Averta, Belsito, Galeano,
Lo Schiavo e Pizzonia. Gli
stessi reati, senza l'aggravante del concorso, per Maglia e Pascale. Tra gli altri
46 indagati per i quali il pm
ha chiesto il giudizio immediato per truffa e falso in
concorso sono Pompeo
Cannavino (cl. '60), Enrico
Caria (cl.'56), Concetta Currao (cl. '64), Mario Di Costanzo (cl. '60), Vincenzo Di
Domenico (cl. '62), Vittoria
D'Urzo (cl. '59), Anna Maria
Flaviano (cl. '56), Armando
Giustiniano (cl. '53), Antonio Greco (cl. '51), Cinzia
Svetlana Sophia Greco (cl.
'57), Mara Silvia Greco (cl.
'60), Carmela Gullo (cl. '52),
Roberto Angelo Manno (cl.
'52), Carlo Marino (cl. '51),
Antonio Messina (cl. '62),
Maria Lucia Nirta (cl. '64),
Antonio Pagnotta (cl. '54),
Giovanna Perri (cl. '58), Fi-
lippo Pizzonia (cl. '69), Alba
Maria Stella Poli (cl. '70),
Caterina Giovanna Primerano ('51), Carmelo Giuseppe Sacco (cl. '64), Antonio
Francesco Salutato (cl. '66),
Vincenzo Francesco Antonio Savelli (cl. '52), Fortunato Antonio Schiavone (cl.
'67), Nazzareno Sposito (cl.
'69), Maddalena Summa
(cl. '55), Domenico Veneziano (cl. '51), Ermanna Cutrì
(cl.'67).
Imputati sempre di truffa e falso ma senza il concorso sono Elisabetta Bartoluzzi (cl. '56), Jarmila
Blahova (cl. '50), Roberto
Carchedi (cl. '68), Giuseppe
Caruso (cl. '60), Francesca
De Agazio (cl. '57), Giorgio
Di Quattro (cl. '60), Giuseppe Innocente (cl. '51), Roberto Lo Giacco (cl. '64),
Gregorio Mazzeo (cl. '61),
Giuseppe Neri (cl. '46), Giuseppe Parise (cl. '47), Antonello Rossi ('69), Isabella
Scordamaglia ('59), Raffaele Sposito (cl. '46), Maria Teresa Vesci (cl.'53). Infine
sono imputati del solo reato
di falso in concorso Pasquale Minico ('58) e Sestina
Graziella Romeo (cl. '64).
Nel capo di imputazione
si legge per ciascun indagato che «quale dipendente
del Comune di Pizzo, con
più azioni esecutive di un
medesimo disegno criminoso, con artifizi consistiti
nel non far risultare - mediante timbratura del cartellino marcatempo - i suoi
allontanamenti dal posto di
lavoro per finalità non lavorative inducendo in errore
l'amministrazione di appartenenza circa la sua presenza in ufficio, procurato
così a sé medesimo/a l'ingiusto profitto che le sarebbe derivato dal punto di vista retributivo, con correlativo danno dell'ente pubblico».
C’è infine da aggiungere
che il Comune napitino si è
costituito parte civile al
processo.
gl. p.
Un appuntamento divenuto oramai fisso
Cerimonia in Procura
per il rituale
scambio di auguri
di DOMENICO MOBILIO
UN appuntamento diventato oramai fisso. Il riferimento è all'incontro che
ogni anno, in prossimità
del Natale, si svolge negli
uffici della Procura della
Repubblica.
I magistrati, il personale tutto si riunisce per gli
auguri di fine anno che
costituiscono anche un
modo per conoscersi meglio, per respirare quell'aria di familiarità e di
condivisione per un lavoro delicato che, tutti e ciascuno, nei rispettivi ruoli
debbono cercare di portare avanti nel migliore dei
modi.
Si tratta indubbiamente di ruoli e di responsabilità diverse, ma l'iniziativa a cui abbiamo appena
accennato e che si è ripetuta ieri mattina all'ultimo piano dello storico palazzo di giustizia di corso
Umberto, destinata a ripetersi negli anni, serve a
rinsaldare il concetto di
squadra e a rafforzare il
dialogo.
Due obiettivi a cui ha
puntato sin dal suo arrivo
a Vibo Valentia, il procuratore Mario Spagnuolo
che ha sempre parlato
della Procura anche come
di un palazzo di vetro e
non più come di un fortino inaccessibile, lontano
dalla gente. Un luogo,
quindi,
trasparente,
aperto a tutta la comunità.
A introdurre la breve e
significativa “cerimonia
degli auguri” di ieri mat-
Mario Spagnuolo
tina è stato lo stesso procuratore Spagnuolo con
brevi e semplici parole,
che anche per il tono con
cui sono state pronunciate, esprimevano l'intima
soddisfazione per i risultati conseguiti e l'implicito ringraziamento ai vari
e diversi collaboratori.
Non poteva, poi, mancare il consueto brindisi
al quale, oltre agli impiegati ai vari livelli e a tutti i
magistrati della Procura,
hanno partecipato loro
colleghi del tribunale,
con in testa il presidente
Roberto Lucisano.
Le feste natalizie non
sospendono tuttavia l'attività della magistratura,
requirente e giudicante,
che rimarrà sempre vigile e attenta per dare risposte ai cittadini alla cui sicurezza sono direttamente impegnate le varie forze dell'ordine distribuite
nel territorio della provincia di Vibo Valentia.
Accusato con altri della rissa aggravata che portò al ferimento di Rocco Sainato
Un albero di Natale
galleggiante installato
nelle acque del porto Obbligo di firma 3 volte la settimana. Accolta l’istanza dei suoi legali
Mihalache lascia i domiciliari
L’albero galleggiante nel porto di Vibo Marina
UNO spettacolo suggestivo
che potrebbeentrare nelletradizioni di Vibo Marina. L'abete natalizio galleggiante che,
grazie ad una complessa operazione condotta dalle imprese associate alla “Santa Venere”, è stato posizionato nelle
acque antistanti il lungomare
Cristoforo Colombo, con le sue
luci sul mare contribuirà a
rendere più viva l'atmosfera
delle prossime festività. Le luci che illuminano l'albero di
Natale sul mare, unico in Italia, sono state accese, nel corso
di una breve cerimonia, dal
sindaco. L'accensione è stata
accompagnata da uno spettacolo pirotecnico che ha contribuito a rendere più festoso il
momento dell'inaugurazione. La Consulta esprime il proprio ringraziamento al comandante della Capitaneria
di Porto, Paolo Marzio, al sindaco Nicola D'Agostino, e al al
consigliere regionale Bruno
Censore, per la collaborazione
e perla fornituraed iltrasporto dell'abete, proveniente dalle Serre vibonesi.
SI trovava ai domiciliari
dallo scorso mese di ottobre
quando era stato ritenuto il
responsabile del tentato
omicidio dell'imprenditore
turistico 64enne originario di Polistena ma residente nel comune di Ricadi. Il
suo fermo, però, non era
stato convalidato dal gip
Gabriella Lupoli in relazione al reato a lui contestato
dalla procura vibonese, ma
lo aveva ritenuto responsabile della rissa aggravata
in concorso con altre persone.
E per questo, oltre che
per evitare il possibile pericolo di fuga, sempre il magistrato lo aveva confinato
agli arresti nella sua abitazione. Fino a ieri, quando
George Mihalache, 33enne
romeno, ha potuto beneficiare di una misura ulteriormente gradata: precisamente l'obbligo della firma alla pg per tre volte a
settimana. Ciò in accoglimento della richiesta presentata dagli avvocati Michelangelo Miceli e Patrizio Cuppari, legali del ragazzo che resta tuttavia indagato, al pari degli altri:
il gip Gabriella Lupoli
Giacomo De Salvo, Stefan
Smical e i fratelli Sainato,
Luigi e Giuseppe, unitamente al padre Rocco che
per le ferite riportate al capo a seguito di una caduta,
fu ricoverato agli ospedali
Riuniti di Reggio Calabria
in stato di coma. L'istanza
era stata motivata dai due
difensori con il fatto che
fossero venute meno le esigenze cautelari della detenzione in casa.
Motivazioni condivise,
come detto, dal gip Lupoli
che ha disposto, come visto, la misura dell'obbligo
della firma che rappresenterebbe un deterrente contro il pericolo di fuga.
Che la situazione di
Mihalache si fosse alleggerita lo aveva scritto sempre
il magistrato vibonese che,
nella sua ordinanza in cui
non aveva convalidato il
fermo, scriveva che appariva, «allo stato, piuttosto distante dalla vittima, le cui
cause del ferimento sono
tutte ancora da chiarire e,
allo stato, non possono univocamente ricondursi all'azione del fermato. Ne
consegue che il provvedimento non è suscettibile di
convalida per difetto della
gravità indiziaria».
Il romeno in sede di interrogatorio di garanzia, aveva ammesso di essere intervenuto a difesa del suo datore di lavoro, Giacomo De
Salvo, ma solo verbalmente
e senza impugnare alcuno
strumento atto ad offendere. Aveva, inoltre, aggiunto di aver visto Rocco Sainato, di averlo, quindi, incrociato e di aver constatato in lui l'assenza di qual-
siasi tipo di malore. Proseguendo nel racconto davanti al giudice, aveva affermato di aver ricevuto un
colpo al ginocchio e che alla
barca nelle cui vicinanze
lui si trovava, si era avvicinato Giuseppe Sainato per
cercare di sedare la rissa
che si era interrotta solo dopo che Stefan Smical richiamava l'attenzione di
tutti i presenti in merito alle condizioni di Rocco Sainato che si trovava steso a
terra, supino e con una
macchia di sangue sul suolo all’altezza della testa e
senza altri segni sul volto.
Al riguardo il gip evidenziava che doveva «ritenersi
raggiunta la soglia della
gravità indiziaria» solo, come detto, per il reato di rissa aggravata. Di conseguenza sussistevano «le
esigenze cautelari connesse prevalentemente al rischio di inquinamento probatorio» destinando il romeno agli arresti in casa
che, come detto, sono stati
revocati e cambiati con la
misura dell’obbligo di firma.
gl. p.
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Vibo 27
Venerdì 23 dicembre 2011
dal POLLINO
alloSTRETTO
calabria
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VENERDÌ 23 dicembre 2011 PAGINA 7
Chieste condanne
per Chiaravalloti e Loiero
CATANZARO Dodici le richieste
di condanna formulate dal sostituto
procuratore generale Eugenio Facciolla durante il secondo step della
requisitoria del processo d’appello
“Why not” per i 16 imputati coinvolti nell’inchiesta su presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici in Calabria. Facciola ha invocato ieri in aula
l’accoglimento del processo di secondo grado avanzato dalla Procura generale nei confronti di dodici imputati, chiedendone la condanna a pena
variabili che
vanno
dai Dodici le richieste
quattro anni
di condanna
ai sei mesi di
reclusione.
nell’appello
Per Antoproposto dalla
nio Saladino
ha chiesto procura generale
quattro anni e
due mesi, Giuseppe Lillo due anni e
un mese, Gianfranco Luzzo un anno
e quattro mesi, Agazio Loiero un anno di reclusione, Nicola Durante un
anno e due mesi, Tommaso Loiero
otto mesi di reclusione, Giuseppe
Chiaravalloti un anno e sei mesi,
Franco Nicola Cumino otto mesi di
reclusione, Pasquale Anastasi dieci
mesi, Pietro Macrì un anno e tre mesi di reclusione, Giuseppe Fragomeni sei mesi di reclusione e la condan- to regionale finalizzato al censimenna di Enza Bruno Bossio alla pena di to del patrimonio immobiliare e l’asun anno e quattro mesi di reclusione. soluzione per il capo d’accusa relatiNell’udienza del primo dicembre vo al progetto chiamato “Ipnosi” nei
scorso il pg Massimo Lia aveva sotto- confronti di Chiaravalloti. Il processo
lineato l’esistenza di un’associazione d’appello vede coinvolte altre quatper delinquere, costituita da soggetti
privati, che aveva stretto accordi con
pubblici ufficiali della Regione Calabria per ottenere finanziamenti pubblici. Aveva ribadito che «la Cassazione ha sancito che ci può essere una
associazione per delinquere costituita solo da soggetti privati che si avvaleva di volta in volta dell’apporto di
singoli pubblici ufficiali», illustrando
le modalità con cui alcuni di loro venivano affidati alla società Why Not
nello svolgimento di progetti finanziati con fondi pubblici.
L’avvocato Francesco Gambardella, difensore del principale imputato,
l’imprenditore Antonio Saladino, ex
leader della Compagnia delle opere
in Calabria aveva chiesto ai giudici di
secondo grado di acquisire la documentazione dalla quale possa accertarsi la posizione giuridica della principale teste d’accusa, Caterina Merante. I sostituti procuratori generali Facciolla e Lia avevano impugnato
la sentenza di primo grado emessa il
2 marzo del 2010 contestando l’assoluzione per il reato di abuso di ufficio
nei confronti di Loiero, per il solo capo d’imputazione attinente al proget-
Conclusa la requisitoria di Why Not per i 16 imputati
tro persone che sono state condannate in primo grado e che hanno impugnato la sentenza del giudice dell’udienza preliminare Abigail Mellace: Antonio La Chimia, cui è stata inflitta la pena di un anno e 10 mesi di
reclusione, Vincenzo Gianluca Morabito, che ha avuto 6 mesi e 600 euro di multa; Francesco Saladino, che
ha avuto 4 mesi e 300 euro, Rinaldo
Scopelliti, che ha avuto un anno. Per
quanto riguarda Saladino, Lillo, Luzzo, Macrì e Bruno Bossio, la pubblica accusa contesta, in particolare,
l’assoluzione per il reato di associazione a delinquere, per gli altri il ricorso riguarda il reato di abuso in atti d’ufficio.
A marzo 2010 il gup, oltre alle decisioni sugli abbreviati,conclusisi con
8 condanne e 34 assoluzioni totali,
decretò anche 27 rinvii a giudizio e
28 proscioglimenti per coloro i quali
non chiesero il rito alternativo. La
Procura ha proposto anche ricorso
alla Corte di cassazione contro 6 proscioglimenti, e il 20 luglio scorso il
giudice supremo gli ha dato ragione
annullando quelle decisioni, rinviando gli atti nel capoluogo calabrese per
una nuova udienza preliminare.
«Spiego ai calabresi
come sono andati i fatti»
Lo svolgimento
del censimento del
patrimonio immobiliare
venne affidato agli
interinali. È solo per
questo che oggi viene
richesta la mia condanna
GABRIELLA PASSSARIELLO
[email protected]
CATANZARO «Premesso,
come ho sempre detto, il mio
estremo rispetto nella sostanza e
non per la sola forma, nei confronti della giustizia, intervengo
sull’odierna richiesta del sostituto procuratore generale che mi
riguarda nel processo d’appello
per l’inchiesta Why Not perché
una richiesta di condanna può
impressionare l’opinione pubblica e sento il dovere di chiarire ai
calabresi questa vicenda». Lo afferma, in una dichiarazione, Agazio Loiero, coordinatore politico
nazionale della federazione tra
Mpa ed Autonomia e diritti ed ex
presidente della Regione Calabria. «La Procura generale - aggiunge Loiero - ha chiesto a mio
carico la pena di un anno per il
reato di abuso in atti d’ufficio dopo che nel primo grado era stata
chiesta, per una serie di reati,
l’assoluzione da parte della Procura, poi accolta dal gup. Oggi re-
IL PROCESSO D’APPELLO
Si è conclusa ieri a Catanzaro la
requisitoria del sostituto procuratore
generale Facciolla. Chiesti un anno e 6
mesi per Giuseppe Chiaravalloti, 4
anni e 2 mesi per Antonio Saladino
sta in piedi questo reato e sento
la necessità di spiegare bene ai
calabresi come sono andati i fatti». «In sede di giunta - dice ancora Loiero - è stato dato mandato alla dirigenza dell’Assessorato
al Personale di verificare se c’era
la possibilità di utilizzare personale che era già in servizio presso la Regione (i cosiddetti interinali), anche per lo svolgimento
del censimento del patrimonio
immobiliare. La Corte dei conti
aveva messo in mora la Regione
perché mancava detto censimento. A quel punto ci siamo rivolti ai
dirigenti degli uffici competenti,
invitando a fare il censimento e la
risposta fu che era impossibile
espletare il servizio con personale interno, per cui fummo costretti, ripeto, ad affidarlo al personale degli interinali che già
c’era. È solo per questo che oggi
viene richiesta la mia condanna».
camorra e ’ndrangheta
CATANIA Agenti della Squadra Mobile
di Catania e di Reggio Calabria, su delega
della Procura del capoluogo calabrese, hanno eseguito tra la Sicilia e la Calabria, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei
confronti di quattro persone - due delle quali già detenute - ritenute responsabili, a vario titolo, di detenzione e traffico di cocaina
con l’aggravante di aver commesso il reato
avvalendosi dell’organizzazione logistica
della cosca Santapaola. Sono Roberto Illuminato, di 61 anni, Pasquale Barbaro, nato
Traffico di droga tra Sicilia e Calabria
Arrestate quattro persone
a Platì, di 34, e i detenuti Rosario Tripoto, di
43, al 41 bis, e Santo Tudisco, di 49. Illuminato è stato rinchiuso nel carcere di Bicocca,
a Catania, mentre Barbaro è stato rinchiuso
nel carcere di Locri. I provvedimenti restrittivi scaturiscono da uno stralcio di più ampia indagine avviata nel 2008 dallo Sco nei
confronti del gruppo di Picanello della cosca
Santapaola-Ercolano che consentì di accertare un vasto traffico di droga avviato con
esponenti delle ’ndrine calabresi della zona
di Platì-Bovalino.
Nell’ambito delle indagini il 17 marzo del
2009 fu arrestato un corriere, Roberto Platania, di 37 anni, trovato in possesso di 2
chili di cocaina acquistata nella zona di Bo-
valino Marina da Pasquale Barbaro, presunto affiliato all’omonima cosca, intesi Pillari,
di Platì. Il successivo 24 dicembre il gip di
Catania aveva emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti delle
quattro persone arrestate ieri. Il 16 dicembre
del 2010 il gup del Tribunale di Catania aveva dichiarato la propria incompetenza per
territorio ed ordinato trasmettere gli atti al
Procuratore della Repubblica a Reggio Calabria e gli arrestati erano stati scarcerati il 12
gennaio del 2011.
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’ndrine e istituzioni
Il prefetto di Reggio
sospende il consigliere
Nelle intercettazioni la campagna elettorale della cosca
REGGIO CALABRIA Giuseppe Plutino, il consigliere comunale di Reggio Calabria arrestato l’altro ieri nella seconda tranche dell’operazione “Alta tensione”, è stato sospeso dalla carica dal prefetto Luigi
Varratta. L’amministratore è accusato di
concorso esterno in associazione mafiosa.
Secondo la Dda reggina è stato aiutato moltissimo, nel corso della campagna elettorale, dalla cosca Caridi-Borghetto. In particolare sui quartieri di Ciccarello, rione Modena e San Giorgio Extra è stato molto attivo
Domenico Condemi, personaggio chiave
per la sua presenza e pressione sui potenziali elettori di Plutino. La pressione è forte, suona come una chiamata alle armi.
Non risparmia nemmeno un ragazzo impegnato con i preparativi del suo matrimonio. Comunque, Condemi insiste, deve dare una mano alla causa.
Miduri: Eh, hai ragione ma io… tu devi
capire che pure che… (inc.)… mi sposo, e
sto scappando da una parte all’altra.
Registrate
Condemi: Eh, ma…
le “pressioni”
(inc.)… mi stai raccogliendo un po’ di voti?
telefoniche
Miduri: Sì certo, certo.
di Condemi
Condemi: Ah?
per trovare voti
Miduri: Di questo puoi
stare tranquillo.
Condemi: Ma vieni… quando ci vediamo
così ti do un po’ di materiale?
Miduri: Domani mattina ci… ti chiamo
quando sono al bar e ti… e ci vediamo dai.
Condemi: Però compare impegnati.
Miduri: No, se ti dico… io te l’ho detto,
non è che ti prometto venti, o trenta.
Condemi: No, quello che…
Miduri: Quelli che posso te li raccolgo,
stai tranquillo, come te li ho raccolti le altre volte.
In un’altra conversazione, parlando con
un certo Carmelo, Condemi si raccoman-
NEI GUAI Sopra, il consigliere Giuseppe Plutino in manette, In basso, il reggente della
cosca Leo Caridi subito dopo l’arresto (fotoservizio Cufari)
da di non tradirlo.
Condemi: Ma lo stai raccogliendo qualche voto Melo?
Carmelo: Certo che l’ho raccolto.
Condemi: Ah?
Carmelo: Vedi che io… (inc.)...
Condemi: Non è che ci fai la vacca con
Massimo Canale?
Carmelo: Ah guarda, come sindaco lo sai
che voto a Massimo Canale.
Condemi: Lo so, non mi interessa a me
il sindaco, Massimo è un bravo ragazzo,
che c’entra.
Carmelo: Eh, il sindaco…
Condemi: Per le comunali.
Carmelo: Al consiglio… al consiglio ti ho
detto che voto a Pino, come non lo voto.
Domenico Condemi non si accontenta
di sapere che la gente che contatta si sta
impegnando per la campagna elettorale di
Pino Plutino, ma vuole sapere anche dove
Il gip: già da diverso tempo
il clan era “di casa” in Comune
REGGIO CALABRIA I dati indiziari
raccolti dall’indagine “Alta tensione 2” connotano la presenza della cosca Caridi-Borghetto, in riferimento alle infiltrazioni mafiose, «come certamente risalente nel tempo e non riconducibile esclusivamente alla campagna elettorale della scorsa primavera». È quanto scrive il gip Domenico
Santoro nell’ordinanza di
custodia cautelare in cui
Il controllo
tratta dell’appoggio elettodei Caridi si
rale della cosca al consigliere comunale Giuseppe
estendeva anche
Plutino e dell’intimidazioalle attività
ne al consigliere regionale
commerciali
Gianni Nucera perché
non aveva rinnovato il
contratto a una ragazza segnalata da loro.
Il giudice parla di «una vera e propria proiezione nel settore istituzionale, in particolare all’interno del Comune di Reggio Calabria». Le indagini della squadra mobile
hanno rappresentato il quadro, condensando gli elementi in due informative depositate a luglio e a settembre di quest’anno. Anche nella richiesta di misure cautelari, rileva il gip Santoro, «con indubbia ef-
ficacia ed evidente capacità di sintesi» vengono sintetizzate emergenze riconducibili
a «contestazioni gravissime». Quanto
emerso «tinge di foschi colori il quadro dell’esercizio delle libertà fondamentali in
questa città» è il parere del magistrato.
Non è solo l’aspetto legato alle elezioni
amministrative a destare preoccupazione,
ma anche la pervasività in altri settori della cosca Caridi. Come nel caso dell’istituto
di bellezza bruciato nonostante il proprietario fosse vicino a quell’ambiente. L’attività era di Rosario Calderazzo, un personag-
gli elettori vanno a votare per poter controllare l’esito. Si desume chiaramente quando a Carmelo dice: «Va bene, segna le sezioni dove escono questi dodici voti».
Non soltanto Condemi cercava insistentemente voti per Pino Plutino, ma intercettava anche chi sapeva che appoggiava
altri candidati invitandoli a desistere e convergere sul suo riferimento. A un non meglio identificato Peppe, durante la campagna elettorale, Condemi in un’intercettazione dice: «Ti sapevo poco serio, che ti sapevo poco serio… Ma… ma vai in giro pure a toglierci i voti?» e lo convoca immediatamente alla segreteria politica di Plutino
per un chiarimento, con toni tutt’altro che
amichevoli, sembra. «Dove sono? Vieni
qua... che te lo dico di persona… Vieni qua
alla segreteria» dice al suo interlocutore.
ANNALIA INCORONATO
[email protected]
gio legato ai Caridi al punto che il capocosca Santo Caridi lo aveva telefonato per fargli gli auguri in occasione dell’inaugurazione. Il diretto interessato raccontava al boss
che la sera prima alla cerimonia d’apertura c’erano tutti, con riferimento agli esponenti della famiglia «…sì tutto a posto, diciamo tutto a posto siamo qui con Mico e
con Vincenzo... e tutti c’erano questa sera…. tutti sono venuti quelli della vostra famiglia...non è mancato nessuno…». Nel
febbraio 2008, i cugini Francesco e Nicola
Gattuso parlavano in auto (intercettati) del
danneggiamento che quel locale aveva subito. Anche loro avevano partecipato all’inaugurazione e ricordavano che quella
sera c’erano la madre di Santo Caridi e la
moglie di Nino Caridi. «Là in via Aschenez, c’era la mamma di Santo, la moglie di
Nino… Saro, Saro, quel giovanotto» spiega Nicola Gattuso al cugino che non capiva inizialmente di quale locale stesse parlando. Poi, quando ha compreso, è rimasto
incredulo: «Saro, a Saro gli hanno bruciato, vattene». Probabilmente, secondo il gip,
perché reputava impossibile che una persona particolarmente vicina ai Caridi avesse potuto subire l’incendio di un’attività
commerciale. L’ipotesi emersa nel colloquio dei due Gattuso è che Calderazzo non
aveva chiesto l’autorizzazione per l’apertura dell’istituto di bellezza. «Ma perché, non
ha parlato con nessuno?» è la frase eloquente. (a. i.)
il commento
La zona grigia
e le colpe
della politica
La responsabilità penale è sempre
personale. Fanno benissimo gli onorevoli pidiellini Giovanni Dima e Jole Santelli a ricordarlo a tutti noi. E fa
benissimo il governatore Scopelliti a
parlare di cautela: «Io dico di leggere bene le carte e di fare attenzione
nell’emettere giudizi». Naturalmente
parliamo delle polemiche seguite all’arresto di Giuseppe Plutino, il consigliere comunale reggino accusato di
aver favorito i clan. Certo, la responsabilità penale è sempre personale, è
un principio inviolabile del diritto.
Ma questo non vuol dire che dietro la
triste vicenda del consigliere Plutino
non vi siano anche responsabilità politiche ben precise dalle quali non ci si
può sottrarre del tutto. L’onorevole
Plutino avrà un regolare processo così come lo avranno i consiglieri
Santi Zappalà e Franco Morelli, anche loro accusati di aver favorito i
clan - che stabilirà responsabilità e
disporrà eventuali pene. Ma nel frattempo, a meno che la magistratura
reggina non abbia preso clamorosi
abbagli, siamo di fronte a tre arresti
pesantissimi. E allora, oltre a invocare la presunzione d’innocenza e la
responsabilità personale, qualcuno
dovrebbe trovare il coraggio di scoperchiare il pentolone della politica
reggina. Quel che più stupisce, infatti, non sono le note polemiche che arrivano da qualche parlamentare “romano”. Quel che stupisce, piuttosto, è
il silenzio. Neanche l’arresto di un collega col quale fino al giorno prima si
prendeva il caffè chiacchierando dell’ultima manovra finanziaria e dei
problemi di Reggio, ha smosso la politica dal torpore. Dal silenzio per
l’appunto. Neanche quelle manette
strette ai polsi di Giuseppe Plutino
hanno risvegliato i nostri rappresentanti al Comune e alla Regione. La
magistratura continua a fare retate,
continua a svelare gli intrecci perversi tra clan e politica e loro, i politici,
non dicono nulla. Ma che cosa sta
succedendo a Reggio? Possibile che
nessuno se lo chieda? Possibile che
nessuno senta il bisogno di fermare la
palla per un attimo e provare a ragionare, a capire? Si va avanti come
se nulla fosse. Non sanno forse, i politici, che i cittadini non fanno distinzione tra destra, sinistra e centro?
Non sanno che ogni singolo arresto
dà un colpo mortale alla classe politica nel suo insieme e che va ad alimentare il disprezzo per la cosiddetta “casta”? Il fatto che in galera finisca un piddiellino o un piddino poco
importa. La percezione dei cittadini è
che sia il solito tran tran, il solito malaffare tra politica, tutta la politica, e
la ’ndrangheta. Qualcuno ci dica che
non è così. Che non è vero. Che si tratta solo di mele marce e non di un sistema. Qualcuno abbia il coraggio di
dirci che la politica, quella vera, è una
cosa pulita e alta come ha ricordato
qualche giorno fa monsignor Nunnari. Qualcuno svegli tutti noi dal torpore, da questa perversa assuefazione che oramai ci fa apparire normale quello che normale non è. Accettabile quel che è inaccettabile.
Davide Varì
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’ndrine e istituzioni
«Il caso Plutino? Mi ha turbato»
Dai sospetti di infiltrazioni al “buco” di Bilancio: parla il sindaco Arena
REGGIO CALABRIA «Turbato
dall’arresto di Plutino; Morisani ha
commesso una leggerezza; Scopelliti
ha responsabilità politiche per la scelta dei dirigenti». Questa volta il sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena, abbandona l’aplomb che lo ha
contraddistinto dal giorno della sua
elezione a primo cittadino e si confessa a Calabria Ora. La vicenda di Plutino è solo l’ultima di una serie incredibile di problemi che il sindaco-professionista ha dovuto affrontare.
Sindaco, cosa ha pensato ieri
mattina? Stupore o imprecazione?
«Sono rimasto turbato perché il
consigliere Plutino nei mesi della legislatura trascorsa insieme mi è apparso persona abbastanza mite e garbata. Il problema è che il territorio è stato dominato dalla mafia. Questa s’inserisce e penetra in tutti i settori della
società civile e della politica. La mafia
fa la scelte e si gioca le chance nella
parte politica più accreditata alla vittoria».
Non ritiene ci sia una responsabilità politica da parte vostra?
«Guardi, il mio nome è il frutto di
una convergenza di tutti i partiti di
coalizione e della gente comune. Non
ho avuto necessità di andare a pagare cambiali o a promettere qualcosa.
Questo approccio mi impedisce di sapere quali sono le posizioni psicologiche di chi si candida. Da esterno vedo
che in politica ci si candida e bisogna
fare i conti con avversari e compagni
di partito. Si entra in una fase in cui il
voto è un numero. Ci sono stati esempi di chi è andato dal boss a chiedere
l’appoggio politico. Certo poi ci sono i
rischi di chi conosce il territorio ed è
stato anche compagno di scuola di alcune persone e si trova coinvolto in
certi contesti…»
Mi perdoni, sindaco, ma non è
un’aggravante conoscere sin da
piccoli certi personaggi? Si ha la
consapevolezza di chi siano e
non è difficile scegliere di non
aver contatti…
«Sì, ha ragione. E le dico di più: una
cosa è pensare di parlare di un soggetto che si pone quale rappresentante
della malavita, una cosa è pensare di
fare campagna elettorale e prendere
consenso anche negli strati della società “incivile”. La consapevolezza di
voler essere rappresentanza della criminalità è certamente più grave. Non
credo che Plutino si sia posto in una
situazione di chi voleva essere rappresentante della ’ndrangheta».
Fuor di metafora, lei ha fatto
riferimento all’assessore Morisani. Cosa pensa veramente
Arena di quella vicenda?
«La criminalità deve trovare un
soggetto che la rappresenti e se quello va direttamente dal boss gli facilita
il ruolo. Non posso certamente avallare un simile comportamento».
E allora perché non ha ritirato le deleghe?
«L’ho ascoltato, mi ha spiegato e
ho capito. Il suo è un caso irrisolvibile. Non ho agito perché non è indagato. Se avesse ricevuto un avviso di garanzia, conoscendolo, si sarebbe dimesso ed in caso contrario sarei intervenuto io. Ma questa chance non
ce l’ha perché non ha nulla da dimostrare. Va via? E fino a quando? Sa-
rebbe come chiudere con la politica
visto che non c’è un tempo d’indagine».
Società miste, capitolo dolente. Perché non ha sciolto la Multiservizi? L’infiltrazione è palese…
«Se dovessero essere confermate le
risultanze d’indagine allora c’è stata
infiltrazione mafiosa e in quel caso vedrò il da farsi. Ma il presidente di Multiservizi, persona assai competente,
ha attivato un percorso per proteggere la società dalle infiltrazioni e oggi
siamo garantiti dal fatto che è lo Stato a gestire quella quota sequestrata».
Leonia, proteste e ’ndrangheta. È stato un putiferio…
«Sono stato frainteso. Il mio era un
ammonimento: non dobbiamo correre il rischio di uscire fuori dalle regole, altrimenti diamo agio alla malavita di infiltrarsi. Lo sciopero della
Leonia è stato guidato da soggetti che
non sappiamo chi siano».
Conti del Comune: lacrime,
sangue e… commissari?
«Guardi, qui è tutto uno scontro di
potere. Da due anni la città è sovraesposta su una situazione patologica e
fisiologica. Ci sono tre punti da consi-
Il sindaco di Reggio Calabria Demetrio Arena
derare: comportamenti dolosi penalmente rilevanti; problemi di gestione
tecnica dei conti; difficoltà oggettive
di tutti i Comuni. Qui viene sommato
tutto quanto. Le chiedo: chi è Laratta
per parlare dei problemi di Reggio? O
la Lo Moro che non pensa mai ai problemi del suo comprensorio? Si vorrebbe imputare tutto a Scopelliti, ma
chi ha letto i rilievi fatti sa che il governatore non poteva conoscere tutto e
non lo avrebbe certamente sposato.
L’opposizione: «Dal primo cittadino
un goffo tentativo di autoassoluzione»
CRITICI
Il portavoce
del
centrosinistra
Massimo
Canale
(a destra) è
intervenuto
sulla vicenda
assieme al
capogruppo
del Pd al
consiglio
comunale
reggino Peppe
Falcomatà
sostenendo la
necessità che
Arena prenda
le distanze da
quanto
accaduto
REGGIO CALABRIA Al Comune di
Reggio Calabria la maggioranza di centrodestra è in panne. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’arresto del consigliere comunale Pino Plutino, che a palazzo San
Giorgio è stato anche assessore alle Politiche ambientali e fino a ieri ricopriva il ruolo
di vicecapogruppo del Pdl. Ma se la maggioranza tace, cosa pensa l’opposizione? Lo abbiamo chiesto al portavoce del centrosinistra Massimo Canale e al capogruppo del
Partito democratico Peppe Falcomatà. Entrambi, e non da ieri, chiedono un sussulto
al sindaco Demetrio Arena. La reazione a
caldo del primo cittadino è giudicata da Canale «inopportuna» oltre che «un goffo tentativo di autoassoluzione politica». Il sindaco aveva attaccato le deputate Angela Napoli (Fli) e Doris Lo Moro (Pd) che invocavano
un’ispezione del ministero dell’Interno «anziché stigmatizzare le conversazioni telefoniche – il j’accuse di Canale – poste a base del
provvedimento restrittivo nei confronti dell’ex assessore all’Ambiente». Giudicato «bizzarro» il punto di vista di Arena, Canale ritiene «goffo e imbarazzante l’intento di rimarcare come il consigliere Plutino non sia
stato scelto a far parte della squadra degli
assessori. Il sindaco, quasi quasi, vorrebbe
farci capire di avere sospettato da tempo un
probabile coinvolgimento dell’ex assessore
in inchieste della magistratura. Un classico
atteggiamento da naufrago su una scialuppa
insufficiente per due persone, mors tua vita
mea». Ma Canale ne ha anche per Scopelliti da cui «Arena prende il peggio», visto che
il governatore «aveva dichiarato candidamente che Orsola Fallara agiva per conto
proprio, rinnegando ogni conoscenza degli
artifici finanziari». Per Canale «entrambi
scaricano i loro uomini tentando di tirarsi
fuori dalle secche». Il portavoce del centrosinistra chiede al sindaco un sussulto. «Deve egli stesso – conclude – chiedere l’ispezio-
Poi è chiaro che c’è una responsabilità politica di chi si sceglie i dirigenti. Si
ricordi che sono gli “yes man” a rovinare i politici. E tenga conto anche
dell’anno del dopo-Scopelliti. Ci sarà
un’analisi storica di quel periodo e poi
si scoprirà cosa è veramente successo».
Ha mai pensato di mollare?
«Maggiori sono i problemi, più mi
carico. Potrei mollare solo nel caso in
cui si acuissero le divergenze e ci fosse disgregazione o ci fosse una mancanza di condivisione del particolare
momento che stiamo vivendo. Ormai,
però, sono qui, anche se non pensavo
di trovare una situazione così complessa».
Se ne esce fuori?
«Molto dipende dal bilancio 2010
che ci dirà quanto è il vero debito. Spero di recuperare alcune somme, ad
esempio, da mutui accesi e non incassati».
Reggio in una frase…
«Città dalle potenzialità enormi. Se
saremo uniti e anche i cittadini parteciperanno allora ce la faremo a venirne fuori».
CONSOLATO MINNITI
[email protected]
ne del ministro del Interni sulle infiltrazioni
mafiose; una volta per tutte presentarsi al
cospetto dei reggini e fare quel “rapporto alla Città” promesso dinanzi alla Madonna
della Consolazione in settembre e mai ponunciato, deve prendere le distanze da Scopelliti. Ciò non potrà prescindere dalla necessità di rivedere la propria giunta allontanando ogni legittimo dubbio sul conto di alcuni
assessori». Ragionamento analogo quello
del capogruppo Pd a palazzo San Giorgio che
si sofferma anche sulla credibilità al lumicino di esecutivo e consiglio municipale. «La
città – tuona Falcomatà – si è accorta di cosa accade attorno ad essa. Le relazioni di ministero e Procura certificano il fallimento dell’amministrazione comunale e la Corte dei
conti quella dello stesso Arena». Ma se le relazioni parlano soprattutto dei conti comunali, a Reggio è scoppiato anche un problema etico, solo acuito dall’arresto di Pino Plutino. «La vicenda Plutino, e prima di questa
quella Morisani, oltre al caso Tuccio che per
motivi diversi è finito nell’occhio del ciclone,
fotografano sei mesi di amministrazione
Arena – rileva Falcomatà –. Si tratta di eventi che fanno venir meno la credibilità dell’ente. Arena ha due possibilità: o tacere e lasciare i dubbi oppure prendere coraggiosamente le distanze da questi eventi. La sua maggioranza ha già valutato negativamente
l’opera prodotta dal suo dirigente fiduciario
al settore finanze».
NATALE IRACÀ
[email protected]
la replica
Dima e Santelli
contro Lo Moro
e Laratta:
«Pensino al Pd»
REGGIO C.«È straordinario il
tempismo con cui puntualmente
vengono diffusi gli interventi degli
onorevoli Lo Moro, Napoli e Laratta quando devono commentare le
vicende che riguardano il Comune
di Reggio». Lo affermano, in una
nota, i parlamentari del Pdl Giovanni Dima e Jole Santelli. «Ovviamen-
te il fine è quello di attaccare il presidente Scopelliti - affermano i deputati - e pur di screditare la sua
azione amministrativa, che ha portato la città ad essere tra le più belle d’Italia, si ricorre a qualunque
mezzo. Questi signori dovrebbero
ricordare il principio secondo cui le
responsabilità sono personali: pri-
ma lasciamo che la giustizia faccia il
suo corso e poi ognuno farà le proprie valutazioni. Le azioni di un singolo non possono ricadere su un ente». «Gli onorevoli Lo Moro e Laratta - concludono - farebbero bene a
dedicarsi maggiormente alle vicende che riguardano gli esponenti del
proprio partito».
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VENERDÌ 23 dicembre 2011
D A L
P O L L I N O
A L L O
calabria
ora
S T R E T T O
gli avvertimenti
MOLOTOV E PROIETTILI
Il sette aprile il sindaco della provincia di Lecco
Ferrari (nella foto) riceve due intimidazioni.
Accanto la porta dell’abitazione rovinata
dopo il lancio della bottiglia incendiaria
Ieri sono state denunciati i presunti autori: sette
persone di origine calabrese
COSENZA La porta di casa era stata bersaglio di una bottiglia incendiaria i cui cocci
erano rimasti sparsi tutt’intorno. Ad essere
intimidito era stato, il nove aprile scorso, il
sindaco di Oggiono Roberto Ferrari. Ma dopo il lancio della molotov contro l’abitazione
del primo cittadino, la medesima mano lascia un altro eloquente avvertimento. Il giorno successivo infatti nella cassetta delle lettere viene rinvenuta una busta indirizzata a
Ferrari con all’interno un proiettile calibro
nove. Gli abitanti del piccolo comune della
provincia di Lecco rimasero scossi per le inquietanti minacce, ma il sindaco leghista senza alcun timore era certo di poter «collegare
il gesto all’attività amministrativa. A compiere simili gesti non è certo gente perbene».
Dopo un iniziale vaglio di varie ipotesi investigative, l’attenzione degli inquirenti si
concentrò da subito su questioni legate appunto all’attività amministrativa con il quale
inconsapevolmente aveva toccato interessi
personali di qualche famiglia. In particolare
quelli di una famiglia di origine calabrese, ma
residente in provincia di Lecco: in sette ieri
sono stati denunciati a vario titolo a piede libero per le intimidazioni del 7 aprile.
Alcune decisioni amministrative del primo
cittadino a quanto pare avrebbero finito per
intralciare gli interessi del nucleo familiare
indagato. Un contenzioso come tanti che il
sindaco non pensava potesse provocare una
reazione così eclatante. Ma la famiglia cala-
Minacce al sindaco leghista
Denunciati sette calabresi
L’attività amministrativa avrebbe leso gli interessi degli indagati
brese non ci sta e decide di vendicarsi e di ottenere ciò che vuole usando altri mezzi, quelli che sono usuali di un modus operandi improntato soprattutto alle minacce ed alla sopraffazione.
Volevano indurre il sindaco a tornare sui
suoi passi: da qui il doppio avvertimento per
impaurire Roberto Ferrari che al momento
non collegò l’attentato alle questioni della famiglia calabrese. Dopo otto mesi i carabinieri del comando provinciale di Lecco sarebbero riusciti a chiarire l’accaduto individuando
i presunti autori delle intimidazioni. La procura di Lecco ha firmato gli avvisi di garanzia
Si schianta contro il muro: è grave
Incidente stradale a tarda ora nel quartiere di Catanzaro Sala
CATANZARO È stata terribile la scena che ieri sera molto
tardi si è presentata agli uomini della stadale e dei vigili del fuoco che sono intervenuti nel quartiere di Catanzaro Sala, più precisamente nella zona che viene indicata come “la curva del gas”.
Proprio in quel punto una panda, probabilmente dopo che il
conducente ha perso il controllo, è andata a schiantarsi contro
un muro distruggendolo letteralmente. I passanti che hanno assistito alla terribile scena hanno chiamato subito i soccorsi temendo il peggio. Il conducente dell’auto, un uomo adulto, è stato estratto dalle lamiere dell’auto ridotta in mille pezzi, dai vigili del fuoco, in gravissime condizioni ma ancora vivo. I sanitari
del 118, senza perder tempo hanno portato l’uomo immediatamente presso l’ospedale Pugliese dove è stato necessario intervenire subito prima trasferire l’uomo in rianimazione. Intanto le
forze dell’ordine stanno procedendo ai rilievi per capire cosa
possa aver causato la perdita del controllo dell’auto che è l’unica coinvolta. In più, sempre secondo le ricostruzioni iniziali, pare che non ci fossero sull’asfalto segni evidenti di frenate.
Giulia Zampina
foto tratta da catanzaroinforma.it
SOVERATO
Si costituisce Pirelli, ricercato nell’operazione “Showdown”
CATANZARO Si è costituito alla Compagnia dei carabinieri di Soverato Cristian Giuseppe Pirelli, 29 anni, colpito
da decreto di fermo con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso nell’ambito dell’operazione “Showdown” condotta dai carabinieri del comando provinciale di
Catanzaro e dai colleghi della Compagnia di Soverato in sinergia con la Guardia di finanza coordinata dalla Dda di Catanzaro che ha messo in ginocchio la potente cosca Sia-Procopio-Lentini-Tripodi eseguendo 18 fermi e sequestrando
beni mobili e immobili della ’ndrangheta per un valore di oltre trenta milioni di euro. Le accuse per i presunti affiliati al
clan Sia vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, all’omicidio, al sequestro di persona, all’estorsione, alla rapina e alla ricettazione. Pirelli, all’atto dell’esecuzione
dei fermi, era risultato irreperibile, in quanto si trovava all’estero. Il giovane uomo, genero del defunto Vittorio Sia si
trova nel carcere di Siano in attesa di comparire davanti al
gip del Tribunale di Catanzaro per l’udienza di convalida.
Venerdì scorso si era costituito Bruno Procopio, che al giudice per le indagini preliminari, aveva rilasciato importanti
dichiarazioni in merito ad alcuni omicidi avvenuti negli ultimi anni nel Basso Jonio Soveratese. Si è autoaccusato dell’omicidio di Ferdinando Rombolà, 41 anni, avvenuto nella
spiaggia di Soverato, il 22 agosto 2010, nell’ambito della
guerra di sangue battezzata “Faida dei boschi”. Il giudice Antonio Rizzuti si è gia pronunciato sulla posizione di 16 indagati, mandando in carcere Vincenzo Bertucci, Antonio Gullà, Michele Lentini, Angelo Procopio e Bruno Procopio, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso. Emanuel Procopio con l’accusa di detenzione e porto illegale di
due pistole e per due ipotesi di furto aggravato, Francesco Vitale, per il solo reato di furto aggravato e Giovanni Nativo sono ai domiciliari. Sono tornati in libertà Pietro Antonio Aversa, Francesco Chiodo, Pasqualino Greco, Giuseppe Pileci,
Francesco Procopio, Giandomenico Rattà e Mario Sica.
Gabriella Passariello
nei confronti di sette componenti della famiglia calabrese: gli indagati, sebbene agissero
tutti per il medesimo obiettivo, rispondono
al momento di tentata estorsione, di detenzione e porto di arma da guerra (la bottiglia
incendiaria) e di un proiettile calibro nove.
Serafina Morelli
la riflessione
Se la ’ndrangheta
brucia a Milano
REGGIO CALABRIA
Estorsioni, danneggiamenti, voglia di controllare tutto il territorio, mani
sugli appalti. È questa la
’ndrangheta che viene raccontata nell’inchiesta di
Corriere.it il sito on line
del Corriere della Sera che
tenta, in diverse mini puntate, di raccontare cosa
sia la criminalità organizzata in Lombardia.
Già il titolo, però, non
rende giustizia alla verità:
Viaggio in Lombardia, la
Calabria del Nord. Non è
un mistero, questo è chiaro, che la presenza delle
’ndrine in Lombardia sia
asfissiante, ma assimilare
questa regione alla Calabria non permette di cogliere la vera essenza del
problema: le ’ndrine non
sono per nulla una realtà
esclusivamente calabrese
e la Lombardia - ahinoi non ha la condizione di arretratezza economica ed
industriale con cui, invece,
deve fare i conti la regione
bruzia.
Insomma, assimilare le
due realtà potrebbe risultare assai fuorviante. E se
è vero che l’autorevole parere di magistrati e giornalisti permette di dipingere i tratti generici delle
’ndrine a Milano, manca
tutta quella parte che rappresenta il cuore del problema.
La ’ndrangheta non ha
scelto Milano per commettere solo estorsioni e imporre il pizzo ai commercianti. La malavita calabrese ha da sempre voluto
creare la sua capitale economica nel centro meneghino perché è lì che si fanno i grandi affari, è lì che
si muove tutta l’economia
finanziaria del paese. Pensare che oggi le cosche si
occupino solo di rastrellare qualche soldo da appalti e mazzette risulta un po’
semplicistico. I boss non
sono più con coppola e fucile. I veri capi odierni
viaggiano in giacca e cravatta, investono, riciclano,
sono spesso invisibili e si
annidano nelle parti alte
della società.
Proseguire con questo
stereotipo della realtà
quasi agricola non giova
a capire il fenomeno mafioso. Non che tale realtà
non ci sia, ma non è più
possibile pensare alla mafia più forte al mondo come quella che fa caso solo
al movimento terra ed all’edilizia. Iniziare ad ampliare gli orizzonti è quanto mai necessario. Si vada
a vedere dove veramente
albergano i gangli del crimine. Si scoprirà che spesso gestiscono un potere
che va ben oltre i confini
dell’Europa.
Consolato Minniti
29
VENERDÌ 23 dicembre 2011
calabria
ora
P I A N A
Rapina, arrestati quattro giovani
Palmi, tre sono i minori presi subito dopo l’irruzione in una tabaccheria
OPERAZIONE “RETE”
PALMI
Quattro giovani, di cui tre
minori, sono stati arrestati
nella serata di martedì dalla
polizia a Palmi. I quattro sono Francesco Laganà, 19 anni, F. T., 15 e G. F., 17 anni, e
G. M., di 16, accusati di una
rapina ai danni di una tabaccheria. Secondo quanto
emerso dalle indagini, la rapina è avvenuta intorno alle
20.45 di ieri sera. A quell’ora
infatti, il proprietario dell’esercizio commerciale ha
richiesto l’intervento del 113.
Sul posto è intervenuto il
personale della squadra di
polizia giudiziaria e della
squadra accertando che pochi istanti prima tre individui, travisati con passamontagna, armati di pistola e di
coltello, avevano perpetrato
una rapina asportando denaro contante per circa 2.000
euro nonché circa 25 stecche
di sigarette, fuggendo poi via
per le stradine limitrofe, inseguiti fino a un certo punto
dal proprietario della rivendita di tabacchi che ha individuato la zona della città
nella quale i malviventi avevano fatto perdere le loro
tracce.
Le immediate ricerche
condotte dagli agenti, grazie
anche alle indicazioni fornite dal commerciante, hanno
messo fatto restringere le ricerche in breve a via Vesuvio, e in particolare a uno
stabile al cui piano terra era
ubicato un magazzino con la
saracinesca parzialmente abbassata.
Gli agenti sono entrati nel
palazzo e al piano superiore
hanno rintracciato un giovane, Francesco Laganà, palmese di 19 anni, proprietario
Estorsione e furto, condannati
i sinopolesi Bonforte e Fedele
PALMI
BABY GANG Da sinistra le armi e i passamontagna sequestrati e Francesco Laganà
del magazzino.
Assieme a quest’ultimo gli
agenti, diretti dal vicequestore Fabio Catalano, sono entrati all’interno del magazzino dove hanno trovato due
giovani nascosti, che venivano identificati in F. T., e G.
F.. Intanto le ricerche sono
continuate e in via Roma, la
polizia rintracciava un giovane molto somigliante per fisionomia a uno dei rapinatori, che veniva identificato
in G. M..
Gli agenti nel magazzino
hanno recuperato tutta la refurtiva sottratta nonché le
armi utilizzate, una pistola
giocattolo del tipo “scaccia-
cani”, senza tappo rosso,
perfetta riproduzione di una
Beretta modello 92, e un coltello a serramanico con manico. Rinvenuto anche un ciclomotore con targa coperta
con foglio di giornale e nastro adesivo.
FRANCESCO ALTOMONTE
[email protected]
PALMI/ CRONACA 2
Sorvegliato speciale alla guida dell’auto
In manette Tripodi intercettato dalla polizia in contrada Garanta
PALLMI Un pluripregiudicato Antonino Vittorio Tripodi, 47 anni, è stato arrestato nella giornata di martedì a Palmi.
L’uomo è stato fermato in contrada Garanta dagli agenti del commissariato di Palmi alla guida di un automobile, nonostante a Tripodi fosse sottoposto alla misura
della sorveglianza speciale dell’obbligo di
soggiorno nel comune di Palmi che comporta la prescrizione del ritiro della autorizzazione di guida. Condotto negli uffici del
commissariato, Tripodi è stato dichiarato
in stato di arresto in flagranza di reato e
condotto al carcere di Palmi a disposizione
dell’autorità giudiziaria.
r. p.
Il Commissariato di Palmi
Matteo Bonforte, 27 anni, Cosimo Fedele, 30, sono
stati condannati nella giornata di ieri dal Collegio del
Tribunale di Palmi, presieduto da Silvia Capone, rispettivamente a 7 anni e 1 anno e due mesi di reclusione. I
due erano finiti nel 2010 nell’operazione “Rete”, contro
un gruppo di soggetti, gravitanti nella zona di Sinopoli,
non era direttamente collegato alla criminalità organizzata, ma secondo gli inquirenti comunque contigui alla
cosca Alvaro. Dei 12 indagati iniziali, solo Bonforte e Fedele hanno scelto di essere giudicati con il rito
ordinario. Il primo è stato condannato per una
presunta estorsione perpetrata ai danni di un
imprenditore di Nettuno, esclusa perà l’aggravante del metodo mafioso; mentre Fedele solo
per una rapina.
Tra i reati contestati
all’inizio c’era l’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di
droga. Secondo la ricostrzione degli investigatori, gli arrestati di muo- CONDANNA Bonforte
vevano tra Sinopoli, Bagnara e Reggio Calabria.
Le indagini, però, sono state svolte anche a Sant’Eufemia, Messina, Paola e Nettuno dove alcuni componenti del gruppo si erano recati, lasciando intendere la loro
appartenenza alla ‘ndrangheta, per condizionare la trattativa di affitto di una sala ricevimenti e la liberazione
“coatta” di un appartamento tra i gestori del locale e il
proprietario di origine calabrese, loro parente. La base
operativa sarebbe stata Sinopoli.
Quello che la storia giudiziaria definisce il regno della
cosca Alvaro era il luogo principale di approvvigionamento dei quantitativi più rilevanti dello stupefacente,
che veniva in seguito distribuito tramite la “rete” in diverse piazze del territorio calabrese.
fral
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VENERDÌ 23 dicembre 2011
calabria
ora
P I A N A
Discarica “La Zingara”
Laganà interroga Monti
La querelle sulla discarica
di Melicuccà arriva a Montecitorio.
È con una interrogazione
parlamentare a risposta
scritta che la deputata Maria
Grazia Laganà Fortugno
chiede al presidente del consiglio Mario Monti ed al ministro dell’Ambiente Corrado Clini “lumi” sulla discarica di “La Zingara”. La parlamentare ripercorre le tappe
della vicenda, cominciata
quando «il commissario delegato per il superamento
dell’emergenza rifiuti in Calabria autorizzava la costruzione di una discarica di rifiuti solidi urbani in quel sito» si legge nella nota diramata dalla Laganà. La questione aveva registrato la
presa di posizione della popolazione del luogo, già dalla scorsa primavera; questione giunta alle denunce in
procura sulle «presunte irregolarità sia nella scelta del sito, sia nella realizzazione
della stessa» da parte «delle
associazioni ambientaliste
ATTENZIONATA I lavori di costruzione della discarica
locali (il circolo Legambiente Aspromonte di Sant’Eufemia d’Aspromonte, ndr) del
sindaco di Bagnara Calabra e
da ultimo della Cgil» continua la deputata in quota democrat. La Laganà Fortugno
espone i dubbi che hanno
portato gli ambientalisti per
primi a sporgere denuncia:
«nei pressi del sito individuato per lo smaltimento dei
rifiuti vi erano pozzi artesiani, poi asciugati ed interrati,
riconducibili alla sottostan-
te falda acquifera che alimenta l’acquedotto denominato “Vina” che rifornisce di
acqua i comuni di Palmi, Seminara e Melicuccà». La Laganà sottolinea come si starebbero «riscontrando, nei
lavori di realizzazione della
discarica, delle differenze sostanziali rispetto al progetto
iniziale. Altro aspetto che desta preoccupazione è la presenza, proprio nel mezzo
della discarica, di tralicci della società “Terna” di tensione
Rigassificatore, Madafferi
incalza il ministro Passera
SAN FERDINANDO
nominale 380.000 volt, i cui
cavi passano proprio sopra
le vasche di accumulo, da
dove secondo quanto in progetto dovranno essere estratti biogas facilmente infiammabili». L’esponente calabrese del Pd sollecita «verifiche periodiche, da parte dei
soggetti proposti a controlli
sia regionali ed eventualmente nazionali, che attestino la regolarità dei lavori».
L’interrogazione rimarca
inoltre la necessità di «approfondire le motivazioni
che sono state alla base della scelta del sito» e chiede a
Monti e Clini «se non ritengano utile, oltre che necessario data la presenza di numerosi impianti non a norma
insistenti nel territorio calabrese e gli episodi di malagestione pubblica legata ad una
forte presenza della criminalità, in fase di collaudo dello
stesso
di
predisporre
un’equipe di esperti terzi in
grado di riscuotere la fiducia
dei cittadini, da affiancare ai
normali organi preposti».
Caro ministro ti scrivo. Il sindaco di San Ferdinando,
Domenico Madafferi, prende carta e penna e invia una
missiva a Corrado Passera, titolare governativo dello sviluppo economico e infrastrutture, e gli chiede un incontro per discutere del rigassificatore. Come annunciato un
paio di giorni fa in consiglio comunale, il primo cittadino si è attivato affinché
la discussione sul terminal di rigassificazione divenga punto prioritario
all’ordine del giorno dell’agenda politica locale. Il
sindaco, con estremo
candore, ammette di
non sapere nulla dell’iter
della costruzione dell’opera. «Trovo abbastanza stupefacente, mi
si passi il termine, che il
sindaco del comune in
cui dovrebbe sorgere, e SINDACO Madafferi
per intero nel suo territorio, questo impianto non abbia ancora ricevuto alcuna
comunicazione al riguardo dopo i rilievi al progetto mossi, a suo tempo, dal consiglio superiore dei lavori pubblici e quindi non possa dare delucidazioni si propri cittadini che chiedono notizie in merito». Le uniche notizie di
cui Madafferi è al corrente arrivano dall’Autorità portuale, in via non ufficiale. Il primo cittadino ha poi ricordato al ministro che le scelte strategiche sull’opera sono
state compiute quando i tre comuni dell’area portuale Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando – erano commissariati a seguito dello scioglimento dei rispettivi consigli
comunali per infiltrazioni mafiose. «Mi appello alla sua
sensibilità – ha scritto il sindaco - nel chiedere un incontro, a livello che riterrà opportuno, al fine di avere le doverose informazioni».
MAURO NASTRI
[email protected]
DOMENICO MAMMOLA
[email protected]
La democrat chiede al governo controlli sul sito di Melicuccà
MELICUCCÀ
SAN FERDINANDO
VARAPODIO
PALMI
Il Comune aspromontano vuole
lasciare il Consorzio di bonifica
Due licenziamenti a “Le palme”
Cgil: «Luogo dei diritti negati»
VARAPODIO tassa dovuta ai Consorzi di Bonifica». Il
consiglio, quindi, si è ritrovato nella posiVarapodio vuole andare via dal Consor- zione dell’amministrazione, ossia recedere
zio di bonifica di Rosarno. Il consiglio co- il territorio comunale di Varapodio dal
munale del comune amministrato dal cen- Consorzio e proporre ricorso per la canceltrodestra di Guglielmo Rositani, ha votato lazione della tassa, «perché a fronte del tria favore di una mozione che chiede «il re- buto richiesto ai proprietari degli immobicesso del territorio
li agli stessi non
comunale di Varaviene reso alcun
podio dal Consorservizio». Non bazio di Bonifica Tirstassero tutti i proreno Reggino». Si
blemi che l’ente
tratta, in primis, di
consortile già patiuna ragione politisce, arriva anche
co-fiscale, illustraquesto schiaffo da
ta con dovizia di
Varapodio, in un
particolari dal viquadro che è semcesindaco Orlanpre più complicato,
do Fazzolari. Il
che non più di una
leader della destra
settimana fa semvarapodiese ha
brava meno fosco a
spiegato che «con
seguito della elegli anni le funzioni ADDIO Il municipio di Varapodio
zione degli organidei consorzi di Bosmi dirigenti, dopo
nifica quali la difesa del suolo, le opere di anni di commissariamento. Insieme all’inmanutenzione e le funzioni di autogoverno sofferenza del mondo agricolo, e degli stesdel territorio del mondo agricolo, sono si dipendenti del consorzio preoccupati per
scomparse, in quanto le loro funzioni sono il loro orizzonte lavorativo, c’è adesso un
oggi finanziate con denaro pubblico (fondi fronte caldo d’inquietudine agitato dai priregionali, statali e dell’unione Europea). Il mi cittadini della Piana. L’assemblea dei
contributo di bonifica appare oggi come un sindaci si è già spaccata nella fase di discusindebito balzello e pertanto non va più cor- sione su chi dovesse essere il rappresentanrisposto». Agricoltori di Varapodio e della te in seno al consorzio, ora c’è anche la dePiana non pagate più, o almeno questo è il libera del consiglio varapodiese. Tempi dusenso del j’accuse di Fazzolari. «La giuri- ri per il sistema consortile, e ancora potrebsprudenza in materia di contributi di boni- be arrivare qualche altra sorpresa dalla refica e le numerose sentenze emesse dal Giu- gione, ad esempio una nuova, ennesima e
dice ordinario – ha rintuzzato il vicesinda- forse inutile, riforma.
co - hanno dichiarato l’illegittimità della
do.ma.
PALMI mensilità di agosto, della tredicesima e della quattordicesima 2010. «L’azienda deve
Con gli ulteriori licenziamenti di due di- saldare tutte le spettanze hai lavoratori, cioè
pendenti del supermercato Crai, del centro le mensilità,le trediciesime, la quattordicesicommerciale “Le palme”, è rimasto al lavo- ma, le ferie ed i permessi non goduti ed il
ro solo un “reduce” dello sciopero del set- Tfr. Ci lascia davvero sconcertati questo actembre scorso. Lo rende noto un comunica- canimento da parte della direzione del Suto stampa della Filpermercato Crai di
cams Cgil Piana di
Palmi – scrive RoGioia Tauro a firma
mano - contro chi
del segretario Valeha chiesto solo il ririo Romano, che
spetto dei propri
senza mezzi termini
diritti, e pensa anscrive: «il modo incora una volta di
discriminato di propoter passare sopra
cedere all’organiztutto e tutti non cuzazione del lavoro
randosi degli effetda parte dell’azienti e decidendo sulla
da sta avendo i suoi
pelle dei lavoratori
effetti. Infatti dei lae delle loro famivoratori scioperan- LA PROTESTA Il sit in del settembre scorso
glie, con azioni uniti, dello scorso mese
laterali». Il sindadi settembre, ne è rimasto solo uno. L’azien- cato aveva interessato nei mesi scorsi l’interda – continua il sindacalista - ha pensato be- vento dell’ispettorato del lavoro, e ad oggi atne, prima di licenziare i due lavoratori du- tende il risultato della visita ispettiva. «La
rante la giornata di sciopero, poi ha provve- nostra azione non si esaurirà così, la Filcams
duto a non retribuire i lavoratori dal mese di Cgil della Piana di Gioia Tauro, - continua la
ottobre, costringendo così molti di essi alle nota - ha già avviato le procedure per il recudimissioni per giusta causa e, infina, a licen- pero delle somme ed ha depositato nei conziarne altri due per riorganizzazione del fronti dell’azienda un articolo 28 per conpunto vendita, proprio a pochi giorni da Na- dotta antisindacale. Stiamo programmando
tale». Era venerdì 23 settembre quando set- una manifestazione pubblica coinvolgendo
te lavoratori del supermercato Crai del cen- la società civile di Palmi e tutti i lavoratori del
tro commerciale “Le Palme“ hanno avviato commercio, davanti al centro commerciale,
un sit in di protesta nei confronti dell’azien- per far uscire fuori lo sfruttamento che vige
da (il primo sciopero di dipendenti del com- nel nostro territorio, come alla Crai di Palmi
mercio in città), affiancati dalla Cgil. Le mo- del centro commerciale “Le Palme”, luogo
tivazioni riguardavano il mancato rispetto di soprusi e negazione di diritti».
del contratto nazionale e il pagamento della
ma.na.
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calabria
ora
L O C R I D E
Forza posto di blocco, arrestato
In manette Giuseppe Morabito, nipote del capomafia “Tiradrittu”
dei carabinieri ha accelerato,
cercando di investire un miUn presunto affiliato alla litare, e si e' poi allontanato.
'ndrangheta, Giuseppe Mo- Le ricerche avviate dai cararabito, di 33 anni, detto ''Rin- binieri hanno portato succesgo'', esponente delle'omoni- sivamente all'individuazione
ma cosca di
ed all'arresto
Africo Nuodi Morabito
Il fratello sparò
vo, e' stato
mentre peralla
sorella
rea
arrestato dai
correva la
carabinieri a
strada statale
di aver avuto
Bianco dopo
106 jonica alun
flirt
con
che un'ora
la guida della
un poliziotto
prima, prostessa vettuveniente dalra con cui
la Sicilia, aveva forzato un aveva forzato il posto di blocposto di blocco nella zona de- co. L'uomo e' stato arrestato
gli imbarcaderi. Morabito, con l'accusa di resistenza a
che era alla guida di una Ford pubblico ufficiale. Indagini
Fiesta su cui viaggiava anche sono state avviate per accerun'altra persona, alla vista tare i motivi per i quali Mora-
sciuto con il soprannome
“Ringo”, già noto negli ambienti delle forze dell’ordine,
è il fratello di Giovanni Morabito, noto alle cronache per
aver sparato alla sorella, nell’aprile 2006, a Messina. La
donna aveva intrecciato una
relazione con un poliziotto
dal quale ha avuto anche un
bambino. Inoltre l’uomo è il
nipote di Giuseppe Morabito, alias “U tiradrittu”, capo
indiscusso dell’omonima cosca operante nel territorio di
Africo Nuovo con ramificazioni in campo nazionale e
internazionale, come ben
evidenziato dalle indagini
delle investigatori.
[email protected]
AFRICO
In alto: un posto di blocco dei carabinieri. A destra: Giuseppe Morabito
bito, dopo essere sbarcato a
Villa san Giovanni, non si sia
fermato all'alt dei carabinie-
ri. Il sospetto dei carabinieri
e' che a bordo della vettura
trasportasse qualcosa che
“Orientale”, un’altra condanna
Dal Tar l’obbligo di pagare gli arretrati ad un dipendente
Ancora una condanna per
la comunità montana “Aspromonte Orientale” di Bovalino.
Ed ancora una volta in favore
di un dipendente, per come
abbiamo recentemente pubblicato sulle colonne di questo
giornale ma, stavolta, per il
trattamento di fine rapporto
spettante a D. R., per il lavoro
prestato a tempo determinato. Il signor D. R., con atto notificato il 7 luglio 1999 e depositato il 17 luglio 1999, chiede
l’accertamento del diritto al
pagamento di sorte capitale,
interessi e rivalutazione, per
complessive 1.624.084 del
vecchio conio relativi al trattamento di fine rapporto spettante gli e per come del resto
espressamente riconosciuto
dall’amministrazione. Al contempo chiede la conseguente
condanna della “Orientale” al
pagamento a suo favore di detta somma, oltre interessi legali e rivalutazione fino al soddisfo. L’amministrazione intimata nella sopraccitata controversia non si è costituita in
CRONACA
Monasterace, auto
in fiamme sul corso
Momenti di paura nel tardo
pomeriggio di ieri a
Monasterace, a causa di un
automobile in fiamme (nella
foto) parcheggiata di fronte alla
chiesta sul corso. Sul posto
sono intervenuti i carabinieri
della locale stazione e i vigili
del fuoco. Resta da capire le
cause che hanno portato al
rogo dell’autovettura.
giudizio né ha eseguito la sentenza istruttoria con la quale il
Tar della Calabria, sezione di
Reggio Calabria, le ha richiesto documentati chiarimenti
in ordine al rapporto di lavoro
intercorrente, ovvero intercorso, tra la stessa e il ricorrente,
nonché all’esatta natura e alla
quantificazione del credito da
quest’ultimo rivendicato con
trasmissione degli atti relativi;
la causa è sta assunta in decisione nella pubblica udienza
del 6 dicembre 2011 e, per essa, si deve innanzitutto ritenere comprovata la sussistenza
di un rapporto di pubblico im-
piego tra questa e il ricorrente.
Ragion per cui la domanda del
ricorrente va accolta, in quanto volta alla corresponsione di
una somma determinata e per
cui è intervenuto un espresso
riconoscimento del credito in
capo al ricorrente
Antonio Baldari
dai comuni
Drago di Monasterace
intesa Fai- Beni culturali
MONASTERACE
Il Drago di Monasterace, un mosaico
policromo che raffigura appunto un drago con teste canine e dorso ricoperto da
aculei ed a coda di pesce datato III° sec.
a. C. che è stato rinvenuto tra le abitazioni dell’area archeologica, casa del drago,
nel 1960, a dimostrazione di una cultura
che si è protratta nei secoli.
L’opera della Drakon è di estremo interesse archeologico e artistico, fino a qualche mese fa era custodito nel museo di
Reggio Calabria, ma dallo scorso 15 giugno ha fatto ritorno a Monasterace e fa
bella mostra nel museo archeologico
“Antiquarium”, diretto da Maria Tersa
Iannelli, meta nel periodo estivo di molti visitatori.
E così il Fai ha pensato bene di racco- Il drago marino di Monasterace
gliere fondi a favore del progetto “Restauriamo insieme il mosaico del Drago”. In- provenienza, dove dovrebbero essere effatti la delegazione del Fondo Ambiente fettuati alcuni lavori per un valore di quaItaliano della locride in collaborazione si quattromila euro, quanto meno una cocon la Soprintendenza ai
pertura, questo sicuraBeni Archeologici della L’opera scoperta
mente riaccenderà un
Calabria e il comune di
enorme interesse per l’intra le abitazioni
Monasterace ha promostero Parco Archeologico.
so appunto delle iniziatiL’accordo fra il primo citdell’area
ve atte a raccogliere fondi
tadino di Monasterace,
archeologica
per consentire il restauro,
Maria Carmela Lanzetta,
nel
1960
che dovrebbe costare inla Soprintendenza ai Beni
torno ai seimila euro.
archeologici della CalaProgetto che avrà la durata di un anno bria rappresentata da Simonetta Bonomi
ed a conclusione dei lavori sul mosaico ed appunto l’associazione della locride, è
più antico della Calabria, lo stesso verrà stato firmato nei giorni scorsi.
riposizionato nel luogo archeologico di
Gigi Baldari
poteva portare al suo arresto
immediato. Giuseppe Morabito, da tutti in paese cono-
la scoperta
Rinvenuti in mare
reperti archeologici
La Guardia costiera di
Roccella Jonica, ha recuperato alcuni frammenti
di reperti archeologici. In
particolare un peschereccio durante una battuta di
pesca nelle acque antistanti Ferruzzano, ha ritrovato e successivamente consegnato a questo comando alcuni frammenti
di antichi vasi ed anfore. I
reperti sono stati consegnati, in data odierna, per
il successivo lavoro di datazione e restauro alla
Iannelli, direttrice del
Museo di Monasterace, in
qualità di Ufficio periferico della Sovrintendenza
per i beni archeologici di
Reggio Calabria, che ne
ha confermato il valore
storico. I reperti archeologici hanno un grande
valore di testimonianza in
quanto, dal loro studio, è
possibile risalire ai costumi e abitudini di vita di
popoli che ci hanno preceduto. Nel caso in questione potrebbero essere
indicativi di traffici marittimi o rotte commerciali
di un lontano passato. La
Guardia costiera vigila
sulla tutela del patrimonio archeologico sommerso nel rispetto del codice della navigazione che
sanziona con la reclusione
l’impossessamento indebito di reperti.
Angelo Nizza
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calabria
C O S E N Z A
ora
Dopo Roberta una scia di delitti
Processo Lanzino, ricostruiti gli omicidi commessi per nascondere la verità
Franco Sansone, suo fratello Remo e
il padre Alfredo. Uomini brutali, pastori prepotenti, capaci di sparare a un padre di famiglia per questioni di confine.
Persone che non avrebbero esitato a uccidere chi poteva raccontare le loro malefatte. Che non si facevano scrupoli a
danneggiare i poderi di agricoltori confinanti se questi non si piegavano ai loro soprusi. Uomini senza compassione
né umana pietà, se è vero – è questa
l’ipotesi accusatoria della Procura di
Paola – che almeno uno di essi (Franco)
si è reso responsabile del raccapricciante omicidio di Roberta Lanzino, uccisa
dopo essere stata violentata il 26 luglio
del 1988 sui monti della catena costiera,
nel territorio di Falconara Albanese.
È così che sono stati descritti i tre imputati dai testimoni ascoltati ieri mattina al processo che si sta svolgendo in
Corte d’assise a Cosenza. Sono comparsi davanti alla Corte Gennaro Genovese
e Carmine Carbone. Il primo dei due è il
fratello di Rosaria Genovese, la donna
strangolata e gettata in un canale per l’irrigazione per paura che rivelasse che ad
assassinare Roberta Lanzino erano stati Franco Sansone e Luigi Carbone (ucciso e fatto sparire sempre per evitare
che lo raccontasse a qualcuno).
Interrogato dal pm Carotenuto e controesaminato dagli avvocati difensori e
di parte civile, Genovese ha dichiarato
che già nel 1989 sapeva chi era stato a proprio dai Sansone: «Mia nuora mi disuccidere Roberta Lanzino. L’uomo, pe- se che aveva con sé due pistole, un paio
rò, ne parlò ai poliziotti della squadra di stivali e un passamontagna». Da quel
mobile di Cosenza e al pm soltanto nel giorno Luigi Carbone sparì nel nulla.
2007, quando vennero riaperte le inda- Era il 27 novembre del 2009. La famiglia
gini su un delitto rimasto impunito per arrivò persino a rivolgersi a «’nu magaoltre vent’anni. Incalzato dalla presiden- ru» nella speranza di scoprire cosa era
te della Corte su questo
capitato al giovane pastrano “ritardo” Genostore. Qualcuno, addiritvese ha detto di aver tatura, disse di averlo viGennaro
ciuto per paura. «Temesto a San Lucido travevo che mi uccidessero»,
stito, con una parrucca
Genovese:
ha detto.
bionda in testa. Alfredo,
«Mi
sorella
è
stata
Il testimone ha riferiFranco e Remo Sansone
uccisa perché
to di aver saputo chi erasono imputati al procesno gli assassini della raso Lanzino anche per
sapeva i nomi
gazza di Rende proprio
l’omicidio del loro ex sodegli
assassini
dalla sorella. Come essa
dale .
lo avesse saputo non ha
Interpellato sulla cirdella studentessa
saputo spiegarlo. L’accostanza relativa alla
di Rende»
cusa ipotizza che fosse
partecipazione del figlio
stato lo stesso Sansone
allo stupro e all’assassia confidarglielo, in virtù
nio di Roberta Lanzino
dell’amicizia tra i due.
Carmine Carbone ha detto che suo figlio
«Ce lo disse un giorno che eravamo a non gli ha mai parlato di quel barbaro
casa. Mio padre – ha dichiarato Genove- omicidio.
se – le suggerì di non impicciarsi e di teIl delitto risale al 26 luglio del 1988. La
nere la bocca chiusa perché sennò sa- ragazza stava percorrendo in motorino
rebbe stata ammazzata». Rosaria Ge- la strada che taglia per i monti e porta al
novese non riuscì a convivere con questo mare, dove Roberta, studentessa di apsegreto e qualche mese più tardi le paro- pena 18 anni, si stava recando per trale del padre si rivelarono profetiche: scorrere le vacanze estive con la fami«Una sera qualcuno bussò alla porta e glia. L’ultima volta che la videro era sul
di Rosaria non si seppe più nulla finché suo ciclomotore, seguita da una Fiat 131.
non venne ritrovato il cadavere».
ALESSANDRO BOZZO
Gennaro Genovese ha riferito di [email protected]
sersi recato a casa dei Sansone in seguito alla scomparsa della sorella poiché sospettava che fossero loro i responsabili
della sparizione: «Franco Sansone aveva un graffio in faccia... disse di non sapere nulla di mia sorella, così gli proposi di venirmi a trovare per parlarne ma
lui non si presentò». Lo fece qualche
tempo dopo e quel giorno «la figlia di
Rosaria, Maria Grazia, disse che era inutile aver eliminato sua madre poiché lei
ne conosceva tutti i segreti. A quelle parole Sansone sbiancò».
Il secondo testimone sentito ieri al
processo è Carmine Carbone, padre di
Luigi, ritenuto il complice di Franco Sansone nell’uccisione di Roberta Lanzino.
L’uomo ha riferito dei rapporti di amicizia tra gli imputati e suo figlio, precisando che il giorno della sua scomparsa era
stato accompagnato in auto dalla moglie
SCOMPARSO
Luigi Carbone, ritenuto uno
dei responsabili dell’omicidio
di Roberta Lanzino. Scomparve
il 27 novembre del 1989:
si ritiene sia stato ammazzato
da Franco, Remo
e Alfredo Sansone affinché
non lo andasse a raccontare
A sinistra, il luogo dove venne
ritrovato il cadavere
della studentessa
Mio padre
l’aveva avvertita:
«Non impicciarti
altrimenti quelli
ti ammazzano»
L’omicidio
della testimone:
«Una sera
bussarono alla porta
e mia sorella
scomparve»
I sospetti
del fratello:
«Il giorno dopo
andai a chiedere
ai Sansone»
La confessione
18 anni dopo:
«Parlai solo nel
2007 perché avevo
paura di fare
la stessa fine»
VITTIMA
Roberta
Lanzino
studentessa
di Rende
uccisa il 26
luglio del 1988
dopo essere
stata violentata
e seviziata:
aveva appena
18 anni
Per la sua
morte non c’è
ancora
un colpevole
Una vita umana
per 10 vacche
«Quando i Sansone dovevano fare qualche danno si
portavano dietro mio figlio. Io glielo dicevo sempre di
non frequentarli». Carmine Carbone, padre di Luigi,
scomparso 22 anni fa, secondo la Procura di Paola per
mano dei Sansone, è una persona anziana e analfabeta, ma ha una buona memoria. Ricorda abbastanza bene fatti e circostanze accaduti oltre vent’anni fa. Ieri,
sentito al processo sulla morte di Roberta Lanzino, ha
raccontato come sparì suo figlio, quello che accadde
nei mesi precedenti e che tipo di persone sono i tre imputati. C’è un particolare agghiacciante, a proposito di
quest’ultimo aspetto, riferito dal testimone: «Aiutò
Franco Sansone a uccidere il maresciallo. In cambio gli
diede dieci mucche (del valore di 9 milioni di vecchie
lire) promettendogliene altri 100». Quei soldi Luigi
Carbone non li vide mai. Il 27 novembre del 1989 scomparve nel nulla, secondo la
Procura di Paola proprio per
«Aiutò Sansone
mano di Franco Sansone e
a uccidere
dei suoi familiari per evitare
che raccontasse chi aveva ucil maresciallo e
ciso Roberta Lanzino. I rapfu ricompensato
porti tra la vittima e Franco
con le bestie»
Sansone si erano deteriorati
due mesi prima. Insieme andarono a falciare il grano a un altro agricoltore di nome Carbone. Fu un dispetto per questioni di pascolo.
Che non restò impunito, Carbone e i suoi figli prelevarono Luigi Carbone (non c’è rapporto di parentela) a casa, lo portarono nel bosco e lo gonfiarono di botte costringendolo ad ammettere la responsabilità della devastazione del campo. Gli puntarono anche una pistola in faccia, ha riferito il testimone e lui confessò di aver
falciato il grano insieme a Sansone, il quale prese male la delazione. Secondo Franco Carbone, tuttavia, il
pretesto che convinse i Sansone a far fuori suo figlio era
quella promessa di dargli 100 milioni per l’aiuto fornito loro nell’agguato al maresciallo della polizia penitenziaria. Franco Sansone (omonimo del suo assassino)
venne ucciso per futili motivi. Aveva avuto il coraggio
di lamentarsi di un sopruso. Osò chiedere il risarcimento per i danni provocati alle sue colture dal bestiame dei
Sansone. Gli tesero un agguato. Non esitarono nemmeno davanti al concreto rischio di uccidere sua moglie e
suo figlio. Gli spararono mentre percorreva la strada di
montagna a bordo della sua auto. Per quel delitto Franco Sansone è stato condannato a trent’anni di reclusione. (a. b.)
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calabria
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C O S E N Z A
Terminator, Andretti libero
I Di Puppo restano in cella
Annullato il mandato di cattura spiccato contro Cicero
I giudici del Riesame han- un’estorsione ai danni di un
no deciso: Simone Andretti supermercato. Tuttavia, gli
torna in libertà. Restano in indizi contro di lui non stati
carcere, invece, Pilerio Gior- ritenuti abbastanza gravi da
giustificare
dano, i frala sua detentelli Michele
Le precedenti
Die Giovanni
condanne però zione.
scorso diverDi Puppo. E’
so per Giorquesto, in
trattengono
dano e i Di
sintesi, l’esiil
presunto
boss
to dei TribuPuppo. Su di
dietro le sbarre loro pende
nali della libertà che ril’accusa d’asguardavano gli indagati del- sociazione mafiosa, con i
l’inchiesta “Terminator 4”, due fratelli sospettati di guiquarto capitolo di una saga dare il “sottogruppo” di
giudiziaria che, da un lato, si Rende all’interno di un’orpropone di inchiodare una ganizzazione che, pur se di(ancora presunta) associa- retta da Patitucci, avrebbe il
zione mafiosa con in testa proprio capo indiscusso nel
Francesco Patitucci. E dal- latitante Ettore Lanzino.
l’altro tenta di far luce su
Una menzione a parte medue omicidi del passato: il rita invece Domenico Cicecaso di Enzo Sassone e quel- ro. Anche il presunto boss di
lo di Enzo Pelazza, entrambi San Vito, difeso dai legali
uccisi nel 2000, oltre a un Marcello Manna, Linda Boapprofondimento probato- scaglia e Cristian Bilotta, si è
rio sui delitti Sena e Mar- visto annullare il mandato di
chio, già oggetto di altri pro- cattura spiccato nei sui confronti, ma a trattenerlo diecessi.
Accuse, quest’ultime, che tro le sbarre ci sono le connon sfiorano però i quattro danne (non ancora definitiindagati in questione. A par- ve) accumulate nei processi
tire proprio da Andretti che, “Missing” e “Anaconda”.A
difeso dai legali Gianpiero conti fatti, dunque, l’unica
Calabrese e Irene Carbone, scarcerazione è quella di Anè ritenuto coinvolto solo in dretti che si somma all’altra,
avvenuta in precedenza, di
Luigi “Ninni Gagliardi”, difeso dall’avvocato Nicola
Rendace. I mandati di cattura spiccati lo scorso 6 dicembre erano 18, due dei quali
non eseguiti per l’irreperebilità dei diretti interessati:
Salvatore Ariello e Roberto
Porcaro. Nell’inchiesta, però, risultano coinvolte altre
11 persone per le quali gli inquirenti avevano invocato
l’arresto, ma senza successo.
E non solo. un ulteriore filone d’indagine, tuttora co-
perto da segreto istruttorio,
riguarda anche due nomi eccellenti: l’ex sindaco di Rende e attuale consigliere provinciale di maggioranza (Pd)
Umberto Bernaudo e l’assessore provinciale Pietro
Ruffolo, già vicesindaco e assessore dello stesso Comune. Entrambi, risultano indagati a piede libero per voto di scambio e concorso
esterno in associazione mafiosa.
Sopra, il colonnello Ferace e il procuratore aggiunto Dda Borrelli
In basso da sinistra,Andretti e il suo legale Giampiero Calabrese
MARCO CRIBARI
[email protected]
la sentenza
Processo per traffico di droga
Una condanna e 4 assoluzioni
Una condanna e quattro assoluzioni. È l’esito del processo a carico di
cinque persone accusate di associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.
La sentenza è stata emessa ieri dal
giudice del tribunale di Cosenza che
ha condannato Antonio Marotta (di-
feso dall’avvocato Antonio Quintieri)
infliggendogli una pena di sette anni
di reclusione ma senza riconoscere
l’aggravante del reato associativo.
L’imputato, in pratica, è stato condannato soltanto pr alcuni episodi
singoli di cessione di droga.
Assolti invece gli altri quattro imputati. Si tratta di Ivan Trinni (difeso
dagli avvocati Cesare Badolato e
Giancarlo Greco), Adriano Bevilacqua, Antonio Bevilacqua e Guglielmo
Abbruzzese.
Il processo conclusosi ieri è lo stralcio di un procedimento più ampio
scaturito da un’inchiesta condotta
dalla squadra mobile di Cosenza e coordinata dalla Procura contro una
presunta banda dicosentini di origine
nomade specializzati nel furto di automobili e nel cavallo di ritorno oltre
che nel traffico e spaccio di sostanze
stupefacenti. I reati contestati risalgono ai primi anni del 2000.
rcs
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calabria
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AMANTEA - CAMPORA SAN GIOVANNI - SAN LUCIDO
Fiume Oliva, foto del reato
Gli scatti sono allegati al fascicolo processuale della Procura di Paola
AMANTEA
Le indagini ad opera della
Procura della Repubblica di
Paola, nella persona del procuratore capo Bruno Giordano, sulla vicenda dell’avvelenamento della Valle Oliva non
si sono mai fermate, neanche
adesso che gli inquirenti hanno nomi e foto di chi potrebbe
essere stato a commettere il
reato. Nel corposo fascicolo
processuale del giudice per le
indagini preliminari, Giuseppe Battarino, infatti, oltre alla
documentazione sull’imprenditore Cesare Coccimiglio, 75
anni (proprietario della ditta
che potrebbe aver effettuato
quei lavori), indagato per disastro ambientale, sono contenute le testimonianze di alcuni residenti che avevano notato l’andiri vieni di camion e
ruspe, nonché diversi elementi utili per trascinare nella vicenda giudiziaria quattro proprietari terrieri.
I testimoni, infatti, avevano
riferito all’autorità giudiziaria
di aver visto i potenti mezzi
scavare delle enormi buche
per interarre qualcosa.
Ebbene, una volta individuato dall’alto (con l’ausilio di
aerei attrezzati per lo scopo)
le zone dove avevano avuto
luogo gli scavi, la magistratura ha provveduto a rimuovere
il terreno. Nessuno si è sorpreso quando, in profondità, è
stato rinvenuto materiale altamente cancerogeno per la
salute umana. Stupisce, però,
il fatto che qualcuno si sia prestato al gioco pur nella consapevolezza che quei veleni
avrebbero potuto creare problemi anche a chi risiedeva
riprese camion
e ruspe
I mezzi scavano
delle profonde
buche all’interno
delle quali
vengono interrate
delle sostanze, poi
risultate nocive
Le fasi dell’interramento dei rifiuti: prima, durante e dopo
nella zona incriminata. Dagli
interrogatori effettuata nell’immediatezza dei fatti dagli
inquirenti nessuno degli indagati si è mai sbilanciato, nel
senso che, nessuno ha fornito
una ragione valida: soldi, beni
o cos’altro potrebbero avere
ricevuto in cambio i proprietari terrieri?
A questa domanda si sta ancora cercando di dare una risposta, anche se nulla potrebbe valere così tanto della vita
umana.
Intanto, l’Ispra - seppure
non presente fisicamente con
i tecnici - ha lasciato interrati
in alcuni specifici della Valle
dell’Oliva - alcune sondine per
continuare a monitorare lo
stato dell’inquinamento. I da-
ti raccolti saranno, di volta in
volta, valutati. Ad ogni modo,
nessuna notizia confortante è
ancora giunta dalle istituzioni
competenti per quanto concerne la bonifica dei siti inquinati. Non va dimenticato, infatti, che il materiale altamente cancerogeno rinvenuto dalla Procura di Paola è ancora
nella Valle Oliva. I Comuni
che ricadono nella zona, da
soli, non riescono a sopperire
le somme necessarie, quindi,
urge un intervento “superiore”. Si spera, infatti, che Provincia, Regione, Governo e
Comunità Europea diano l’opportunità agli amministratori
comunali di intervenire prima
possibile.
STEFANIA SAPIENZA
[email protected]
SAN LUCIDO
Non diffamò l’ex sindaco
Il tribunale ha assolto l’ex assessore Giuseppe Cavaliere
L’ex assessore comunale Giuseppe Franco.
Cavaliere (assistito dall’avvocato GiuIl giudice, infatti, dopo la denuncia
seppe Porco, del foro di Paola) non presentata presso i carabinieri della
ha diffamato l’ex sindaco di San Lu- stazione di San Lucido dall’ex sindacido, Roberto Pizzuco, Roberto Pizzuti,
ti. Questo l’esito del
aveva condannato
La guerra tra i
ricorso presentato da
Giuseppe Cavaliere,
Cavaliere, in seno al politici scoppiata
ex consigliere comutribunale di Cosenza, per delle critiche
nale del suo paese, al
all’indomani della
pagamento di euro
alla
giunta
notifica della decisio100 di multa per aver
Borsani
ne assunta in data 25
offeso la reputazione
dell’ex primo cittadiluglio 2008 dal medesimo Palazzo di giustizia in sede no, all’epoca dei fatti vice sindaco delpenale, nella persona del giudice per lo stesso Comune tirrenico, medianle indagini preliminari Loredana De te uno scritto. Lo scontro politico in-
fuocato tra l’ex sindaco del Comune
di San Lucido Roberto Pizzuti e l’ex
assessore comunale Giuseppe Cavaliere, era approdato nelle aule di giustizia ai tempi della giunta esecutiva
di centrodestra guidata dall’allora
prima cittadino Carlo Borsani. Il vice
sindaco in carico in quel tempo, infatti, querelava il consigliere comunale
Giuseppe Cavaliere, già organico a
quella stessa maggioranza in carica,
nell’ambito di alcune “pepate” critiche del Cavaliere sull’operato di quella giunta municipale. Da qui la condanna ad opera del tribunale della
città dei Bruzi, subito appellata da
AMANTEA/2
Giusepe Porco, difensore di Cavaliere. Ebbene, il 20 dicembre, il giudice
monocratico, nell’accogliere la tesi
del difensore, ha assolto con formula
piena l’ex consigliere comunale perchè “il fatto non sussiste”.
s. s.
AMANTEA/3
Strisce blu: vertice della commissione preposta
Morelli e Rubino: «Polemiche e confusioni di cui il presidente ne porta la responsabilità»
Finalmente, dopo varie insistenze da
parte dei consiglieri comunali di “Noi liberi”, Giovanni Battista Morelli e Antonio
Rubino, è stata convocata la commissione consiliare per le strisce blu. «Innanzitutto - scrivono i politici di opposizione intendiamo stigmatizzare il forte ed incomprensibile ritardo accumulato nella
convocazione della stessa. Un colpevole
e strumentale ritardo inconciliabile con
la reale ed esclusiva volontà dei sottoscritti di esercitare le loro prerogative di
consiglieri. Nessun intendimento altro e
diverso rispetto a quello di confrontarsi e
discutere in modo proficuo della gestione delle aree di sosta a pagamento, che
l’Ente ha appaltato attraverso gara pubblica a ditta esterna. Una discussione manifestata, a più riprese, anche da assessori e consiglieri della maggioranza e che
ad oggi è rimasta clamorosamente inevasa. L’avere trasferito sulla stampa anziché nella opportuna sede l’analisi delle
problematiche, ha alimentato polemiche
sterili e generato confusione, di cui il presidente della commissione porta in pieno
le responsabilità, per avere assunto le vesti di un, non richiesto e non necessario,
“difensore” della ditta che gestisce il servizio, venendo meno alla sua veste im-
Roberto Pizzuti
Giovanni Battista Morelli
parziale di presidente e procrastinando
di mesi la convocazione. Noi riaffermiamo la nostra vicinanza alla ditta che gestisce il servizio e soprattutto ai lavoratori che hanno il diritto di continuare a lavorare con serenità e in un contesto di legalità amministrativa». A tale proposito
Morelli e Rubino auspicano «una puntuale disamina dei vari aspetti del servi-
zio che porterà miglioramenti alla gestione dello stesso». Inoltre, “Noi liberi” ritiene doveroso «un approfondimento giuridico circa l’ambito di operatività della
norma prevista nel bando concernente l’
obbligo di riassunzione delle unità lavorative che erano in servizio dall’inizio dello stesso servizio». Atteso che, allo stato,
«risultano licenziate 2 unità che rientravano nell’ambito di applicazione della
predetta norma, occorre capire se è paventabile una eventuale violazione di legge dal datore di lavoro». Esprimono, altresì la loro «solidarietà ai consiglieri ed
assessori che sono stati oggetto di dichiarazioni offensive da parte del responsabile di una delle ditte che gestisce il servizio, che hanno offeso l’istituzione tutta e
dalle quali occorre prendere le distanze».
A tal riguardo giudicano «insufficiente e
carente il comportamento del presidente del consiglio che, a fronte di una richiesta di convocazione di un’Assise da parte di Socievole, Pizzino e Carratelli, ha
omesso di convocare la seduta». Infine, i
consiglieri chiedono, «approfondimenti
circa la fondatezza o meno di quanto contenuto nella missiva che paventa irregolarità sull’aggiudicazione del servizio».
s. s.
Sito comunale in tilt
Hacker o furbata?
Da ben cinque giorni un
fatto anomalo sta interessando il sito web del Comune di Amantea, segnalato da
diversi lettori di Calabria
Ora preoccupati del fatto
che dietro i disagi possa celarsi la mano di qualche
“cricca” politica.
Dal momento in cui, infatti, è stato pubblicato il
bando di concorso per il posto di comandante della Polizia Municipale di Amantea, il sito ha smesso di funzionare. O meglio, l’utente
riesce ad accedere al sito
istituzionale dell’Ente locale ma, nel momento in cui
clicca su delibere, bandi di
concorso, comunicati stampa che interessano, gli atti
digitali vengono visualizzati in un codice impossibile
da leggere (codice ascii).
A questo punto sorge
spontaneo chiedersi: si tratta dell’opera di un pirata informativo invidioso (visto
che in passato questa testa-
ta aveva elogiato il sito comunale per la sua efficienza
e trasparenza), oppure,
molto più semplicemente di
un virus? O, peggio ancora,
della decisione mirata assunta da qualche “cricca” di
politici per non permettere
a nessuno di scaricare il
bando del concorso (non
tutti hanno la possibilità di
recarsi personalmente al
palazzo municipale di
Amantea)? Dubbio, quest’ultimo, alimentato anche
dal fatto che questo bando,
a differenza degli altri, è stato comunque caricato in un
formato diverso. Di sicuro,
considerando che l’Ente locale ha affidato la gestione
del sito a dei professionisti,
il problema avrebbe dovuto
insistere al massimo per 48
ore.
Ad ogni modo, siamo fiduciosi in un intervento celere affinchè il sito venga al
più presto ripristinato.
s. s.
20
VENERDÌ 23 dicembre 2011
calabria
ora
C A T A N Z A R O
Lotta al crimine
Il questore stila
il bilancio 2011
Si riduce l’incidenza dei reati più gravi
Ma l’usura si denuncia sempre meno
«La riduzione del numero di
omicidi e tentati omicidi, rispetto allo scorso anno, nasce
dal fatto che non abbiamo
guerre di mafia in atto sul territorio della provincia, tranne
l’inizio di guerra che si era innescato a Lamezia Terme ma
sul quale siamo subito intervenuti». Lo ha detto il questore
di Catanzaro, Vincenzo Roca,
presentando il bilancio delle
attività portate avanti dalla Polizia nell'anno che sta per volgere al termine, nel corso del
quale sono stati registrati 7
omicidi volontari contro i 15
dello scorso anno e 11 tentati
omicidi contro 21. Nel corso di
una conferenza stampa, il questore ha voluto porre in risalto
i dati riferiti a fenomeni quali
quelli dello stalking e dell’usura. Nel primo caso, infatti, la
Questura di Catanzaro ha voluto adottare con maggiore attenzione e assiduità i provvedimenti di ammonimento. Così
sono stati 25 quelli applicati e
17 quelli respinti, dal momento che l’atteggiamento della
Questura, particolarmente
sensibile al fenomeno, ha portato ad una maggiore richiesta
antinquinamento
Fosse biologiche
nei terreni vicini
Sei denunciati
Sei persone sono state
denunciate dai Carabinieri della stazione di Simeri
Crichi per avere smaltito
il contenuto delle fosse
biologiche, a servizio delle proprie abitazioni, direttamente nei terreni circostanti. Secondo le indagini dei militari dell'Arma,
i sei, tutti residenti in contrada Apostolello di Simeri Crichi, avrebbero inquinato la zona sin dal 2009.
Infatti, pur essendo in
possesso delle concessioni
edilizie e delle autorizzazioni per la costruzione
delle fosse biologiche per
la raccolta dei liquami fognari, ne avrebbero smaltito il contenuto spargendolo sui terreni e per le
strade. (AGI)
LA CONFERENZA STAMPA Il questore Roca, al microfono, con i suoi funzionari
ANDAMENTO DELLA DELITTUOSITA’ NELL’INTERA PROVINCIA
TIPO DI DELITTI
Omicidi volontari
Tentati omicidi
Furti con strappo
Furti in abitazione
Furti in esercizi commerciali
Furti su auto in soste
Furti di auto
Furti di moto e ciclomotori
Rapine in banca e uffici postali
Rapine in pubblica via
Estorsioni
Usura
Spaccio di stupefacenti
Truffe e frode informatiche
Danneggiamenti
Lesioni dolose
Minacce
Ingiurie
di questo provvedimento e ad
una conseguente attenzione
nella sua applicazione.
Più complesso il fenomeno
dell’usura, per il quale si conferma la ritrosità delle vittime
a denunciare. Uno solo il caso
di denuncia inoltrato nel 2011,
nessuno nell’anno preceden-
ANNO 2010
15
21
25
473
256
492
885
184
3
22
55
0
108
431
2.887
389
828
457
te. Al punto che il questore ha
affermato che si tratta di «un
reato sommerso», pur essendo diventato «un riferimento
ordinario dei soggetti criminali e che incentiva altri reati».
«La crisi economica - ha spiegato Roca - dovrebbe fare alzare i casi, ma è evidente che non
ANNO 2011 (fino al 19/12)
7
11
22
475
247
383
802
103
3
24
51
1
85
449
2.563
394
900
515
è così, forse anche perché non
c’è la consapevolezza sociale
della gravità di questo fenomeno». Il questore ha anche
analizzato i dati riferiti a minacce (900 casi), furti e ingiurie (515), affermando come
«questa è una provincia dove
si registrano più minacce che
ATTIVITA’ DI CONTRASTO ANNO 2011
ANTICRIMINE
Persone arrestate
Persone denunciate
Avviso orale
Foglio di via obbligatorio
Proposte misure di prevenzione personali
Proposte misure di prevenzione patrimoniali
Ammonimenti per stalking
Respingimenti ammonimenti
Daspo (divieto accesso sportivo)
Persone controllate
Veicoli controllati
IMMIGRAZIONE CLANDESTINA
Ordini a lasciare il territorio nazionale
Trattenimento nei Cie
Accompagnamento coattivo alla frontiera
Intimazione a lasciare il territorio a 15 giorni
Stranieri rintracciati a seguito di sbarco
Respingimenti
furti, ma questo significa che la
gente inizia a rivolgersi alle
forze di polizia per risolvere le
controversie invece di farlo in
proprio».
Significativi, inoltre, i risultati nel contrasto all’immigrazione clandestina, con Roca
che ha dichiarato come «i da-
operazione “cravatte piegate”
Imprenditrice “strozzata”, processo anche per l’ex assessore Rota
Antonio Froio
120
58
128
6
286
40
ti delle espulsioni effettive sono significativi in questa provincia». Il questore Roca ha
anche ricordato l’attività benefica portata avanti dalla Polizia
di Stato attraverso il calendario per il 2012 in cui si vedono
molte facce note.
g.z.
antiprostituzione
Finiscono a giudizio i sei imputati
Un’imprenditrice di Botricello nella morsa degli usurai.
Con l’acqua alla gola rischia di
chiudere l’attività, le banche
non le concedono prestiti e lei
finisce per accettare i “favori”
dei presunti professionisti del
mestiere. Chiede 30mila euro.
Concessi. Ma ben presto si ritrova applicato un tasso di interesse del 120 per cento annuo e una continua e una presunta pressante azione vessatoria che avrebbe costretto il
marito della donna ad emigrare al nord. Con l’accusa di
estorsione, usura e violenza
privata il gup Emma Sonni ha
rinviato ieri a giudizio sei imputati coinvolti nell’operazione “Cravatte piegate” condotta il 14 luglio scorso dai carabinieri della Compagnia di Sellia
Marina, che ha portato all’esecuzione di 5 provvedimenti
cautelari emessi dal giudice
per le indagini preliminari Livio Sabatini su richiesta del sostituto procuratore Alessia
Miele. Si tratta dell’ex assessore all’Agricoltura e al Turismo
del Comune di Scandale Salvatore Rota, 66 anni, Giusep-
210
735
157
52
41
4
5
17
2
10.958
6.344
Mario Falcone
Francesco Rondinelli
Giuseppe Turrà
pe Turrà , 41enne, di Botricello; Mario Falcone, 54 di San
Leonardo di Cutro, nullafacente; Marco Falcone, 33 anni,
di San Leonardo di Cutro, Antonio Froio, 42 anni, autotrasportatore di Botricello e Fran-
cesco Rondinelli, 41anni di
Botricello, operaio. Le indagini sono scattate in seguito alla
denuncia della donna, che intanto aveva ceduto strutture
della sua azienda, sita a Botricello, che poi è fallita. Le mi-
nacce a lei e al marito sarebbero state continue, reiterate,
sempre più insistenti.
Ingenti somme di denaro,
circa 60mila euro, sono state
poste sotto sequestro e alcuni
di queste ritrovate nelle auto
di Turrà in contanti (10mila
euro) e Falcone (13mila). Ai
soggetti coinvolti sono state
anche contestate le aggravanti di avere agito ai danni di un
soggetto esercente un’attività
commerciale, in stato di bisogno, chiedendo in garanzia beni aziendali nel caso di Mario
Falcone, anche con la recidiva. Tra i reati contestati la violenza privata, perchè la donna
sarebbe stata costretta ad astenersi dal rendere dichiarazioni accusatorie dinnanzi ai carabinieri. Durante l’interrogatorio di garanzia avevano risposto tutti alle domande del
gip tranne Rota sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza con divieto di uscire
da casa nelle ore notturne. Si
ritornerà in aula il prossimo
20 febbraio.
Gabriella Passariello
Foglio di via
per due “lucciole”
di Simeri Crichi
Due prostitute colombiane di 36 anni e 34 anni
sono state individuate dai
Carabinieri della Compagnia di Sellia Marina nell'ambito delle attività di
controllo del territorio
predisposte per il contrasto al fenomeno della prostituzione. Ad entrambe è
stato notificato il foglio di
via obbligatorio dal territorio di Simeri Crichi,
emesso dal questore di
Catanzaro. Le donne svolgevano l'attività di meretricio all'interno di un'abitazione.
Venerdì 23 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
10
Calabria
.
CATANZARO Al processo di appello per il caso Why Not su presunti illeciti nella gestione di fondi pubblici il sostituto pg Facciolla ha concluso la requisitoria
Chiesta la condanna di due ex Governatori
E di altri sette imputati già assolti. Il difensore di Saladino tratta la posizione di due testimoni chiave
Betty Calabretta
CATANZARO
Il sostituto procuratore generale
Eugenio Facciolla ha chiesto ieri
la condanna degli ex presidenti
della Regione Agazio Loiero e
Giuseppe Chiaravalloti, a conclusione della requisitoria nel processo d’appello per 16 tra politici,
funzionari regionali ed imprenditori coinvolti nell’inchiesta Why
Not su presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici in Calabria, e per i quali, nel marzo del
2010, si era concluso il processo
di primo grado svoltosi con rito
abbreviato
Il pg ha chiesto la condanna anche di altri sette imputati che erano stati già assolti, tra i quali l’ex
assessore regionale della Giunta
Chiaravalloti, Gianfranco Luzzo.
L’accusa ha anche chiesto l’aumento delle pene inflitte in primo
grado a tre imputati tra i quali Antonio Saladino, considerato il
principale imputato dell’inchiesta ed ex presidente della Compagnia delle opere della Calabria.
Per Saladino, condannato a due
anni dal gup, il pg ha chiesto quattro anni e due mesi di reclusione.
Queste nel dettaglio le richieste della Procura generale: per
Gianfranco Luzzo, chiesta la condanna ad 1 anno e 4 mesi di reclusione; Agazio Loiero ad 1 anno di
reclusione; Nicola Durante ad 1
anno e 2 mesi di reclusione; Tommaso Loiero ad 8 mesi di reclusione; Giuseppe Chiaravalloti ad 1
anno e 6 mesi; Franco Nicola Cumino ad 8 mesi; Pasquale Anastasi a 10 mesi di reclusione; Giuseppe Fragomeni a 6 mesi ed Enza
Bruno Bossio ad 1 anno e 4 mesi.
Tutti e nove erano stati completamente assolti in primo grado, con
la sentenza emessa dal gup Abigail Mellace al termine dei giudizi
abbreviati il 2 marzo 2010, che la
Procura ha impugnato contestando, in particolare, l’assoluzione
per il reato di abuso di ufficio nei
confronti di Agazio Loiero, relativamente al solo capo d’imputazione attinente al progetto regionale finalizzato al censimento del
patrimonio immobiliare; e l’assoluzione per il capo d’accusa relativo al progetto chiamato “Ipnosi”
nei confronti di Chiaravalloti. Ieri
l’accusa ha chiesto inoltre di aggravare le pene a carico di tre persone condannate dal gup, ma
contestualmente assolte per par-
te delle accuse, e cioè gli imprenditori, Antonio Saladino, condannato a 2 anni di reclusione solo
per alcuni capi, per il quale sono
stati chiesti oggi 4 anni e 2 mesi;
Giuseppe Antonio Lillo, già condannato a un anno e 10 mesi, per
il quale sono stati chiesti oggi 2
anni, 1 mese e 10 giorni; e Pietro
Macrì, già condannato a 9 mesi di
reclusione e 900 euro di multa,
per il quale sono stati chiesti oggi
1 anno e 3 mesi. Infine, la Procura
ha chiesto di confermare le condanne dei quattro imputati che
hanno impugnato la sentenza del
gup, e cioè Antonio La Chimia, cui
è stata inflitta la pena di un anno e
10 mesi di reclusione; Vincenzo
Gianluca Morabito, che ha avuto
6 mesi e 600 euro di multa; Francesco Saladino, che ha avuto 4
mesi e 300 euro; Rinaldo Scopelliti, che ha avuto un anno. Per
quanto riguarda Saladino, Lillo,
Luzzo, Macrì e Bruno Bossio, la
pubblica accusa contesta, in particolare, l’assoluzione per il reato
di associazione a delinquere; per
gli altri il ricorso riguarda il reato
di abuso in atti d’ufficio
Dopo la conclusione della requisitoria di Facciolla, che rappresenta l’accusa insieme al collega Massimo Lia che aveva parlato nella scorsa udienza, sono
cominciate le arringhe dei difensori. L’avv. Francesco Gambardella, difensore di Saladino, ha
trattato la posizione della teste
Caterina Merante che a suo avviso è «da valutare quale coimputata e non quale semplice testimone» e quindi esiste «la necessità di trovare dei riscontri alle sue
dichiarazioni». Gambardella si è
poi soffermato sulla sentenza
della Corte di Cassazione «che ha
dato ragione alla procura generale sull’esistenza di associazione a delinquere», precisando che
«la valutazione della Cassazione
non è intervenuta stabilendo una
colpevolezza o innocenza bensì
al solo fine di verificare la legittimità di un rinvio a giudizio.
Avendo poi la Cassazione richiamato le dichiarazioni di Tursi
Prato che confermerebbero in
parte quelle della Merante - dichiara l’avv. Gambardella - ho
esibito una sentenza della Cassazione che riguarda proprio Giuseppe Tursi Prato, condannato
per il reato di concorso esterno in
associazione mafiosa». Il 13 gennaio la prossima udienza.
Loiero: sento il dovere di chiarire
Agazio Loiero (coordinatore politico nazionale
della federazione tra Mpa
ed Autonomia e Diritti ed
ex Presidente della Giunta della Regione Calabria) ha così commentato
la richiesta della Procura
generale: «Premesso, come ho sempre detto, il
mio estremo rispetto nella sostanza e non per la
sola forma, nei confronti
della giustizia, intervengo
sulla richiesta del sostituto procuratore generale
che mi riguarda, perché
una richiesta di condanna
può impressionare l’opinione pubblica e sento il
dovere di chiarire ai calabresi questa vicenda».
«La Procura generale - ha
detto Loiero - ha chiesto
a mio carico la pena di
un anno per il reato di
abuso in atti d’ufficio, dopo che nel primo grado
era stata chiesta, per una
serie di reati, l’assoluzione da parte della Procura, poi accolta dal Gup.
Oggi resta in piedi questo
reato e sento la necessità
di spiegare bene ai calabresi come sono andati
i fatti».
«In sede di giunta – ha
proseguito Loiero - è stato dato mandato alla dirigenza dell’Assessorato
al Personale di verificare
se c’era la possibilità di
utilizzare personale che
era già in servizio presso
la Regione (i cosiddetti
interinali), anche per lo
svolgimento del censimento del patrimonio immobiliare».
«La Corte dei Conti - dice
ancora l’ex Governatore aveva messo in mora la
Regione perché mancava
detto censimento. A quel
punto ci siamo rivolti ai
dirigenti degli uffici competenti, invitando a fare
il censimento e la risposta fu che era impossibile
espletare il servizio con
personale interno, per cui
fummo costretti, ripeto,
ad affidarlo al personale
degli interinali che già
c’era. È solo per questo,
conclude - che oggi viene
richiesta la mia condanna».
Gli ex governatori Giuseppe Chiaravalloti e Agazio Loiero
BIANCO Ha forzato un posto di blocco agli imbarcaderi di Villa San Giovanni
Catturato dopo una rocambolesca fuga
Antonello Lupis
ROCCELLA
All’alt intimato dai carabinieri
della compagnia di Villa San
Giovanni nelle vicinanze degli
imbarcaderi, si è dato alla fuga
in auto, dopo aver forzato il
posto di blocco e cercato di investire uno dei militari. A distanza di circa un’ora e mezza,
a seguito dell’immediata segnalazione via radio dai carabinieri della centrale operativa
di Villa San Giovanni, il fuggiasco è stato rintracciato e arrestato a Bianco, dai carabinieri della locale compagnia di-
retta dal ten. Francesco Donvito.
Con l’accusa di resistenza a
pubblico ufficiale è così finito
in manette Giuseppe Morabito, alias “Ringo”, 33 anni, di
Africo, ritenuto dagli investigatori affiliato alla potente cosca Morabito-Bruzzaniti-Palamara al cui vertice, benché in
carcere da alcuni anni dopo
una lunga latitanza, figura il
capobastone suo omonimo
Giuseppe Morabito alias “Peppe u tiradritto”.
Morabito era alla guida della sua Ford Fiesta in compagni
di un giovane, anch’egli noto
Giuseppe Morabito
alle forze dell’ordine. Proveniente da Messina, appena
sbarcato da una delle navi della compagnia privata, Morabito, percorrendo via Marinai
d’Italia si è trovato davanti,
dopo qualche centinaio di metri, una pattuglia dell’aliquota
radiomobile della compagnia
di Villa. All’alt dei militari Morabito senza esitazione ha abbassato il piede sull’acceleratore e rischiando di investire
uno dei carabinieri, si è dato
alla fuga. Inseguito, ha urtato
un’auto in sosta, ed è riuscito
con una spericolata manovra
in controsenso, a seminare i
militari e dirigersi in direzione
ionica. Dopo un’ora e mezza,
la Fiesta con alla guida il giovane africese è stata individuata e bloccata sulla Statale 106
alla periferia di Bianco dai carabinieri di due pattuglie della
locale
compagnia.
Dopo
l’identificazione, Morabito è
stato arrestato con l’accusa di
resistenza a pubblico ufficiale
e trasferito nelle camere di sicurezza della compagnia carabinieri di Villa San Giovanni.
In seguito, condotto davanti
al giudice monocratico dott.
Gurgo, Morabito – difeso
dall’avv. Antonio Talia, che lo
rappresenta insieme all’avv.
Benedetto Iacopino – si è visto
convalidare l’arresto e concedere, contro il parere del pubblico ministero, il beneficio degli arresti domiciliari.
Il presidente di Confindustria Calabria chiede alla burocrazia pubblica più velocità nei pagamenti
Imprese in ginocchio per i ritardi degli enti
Danilo Colacino
CATANZARO
Enti e amministrazioni pubbliche devono accelerare i tempi di
pagamento delle ditte private
che realizzano opere pubbliche.
Senza una tempestiva liquidazione delle spettanze si mettono
in ginocchio le imprese e si penalizza il lavoro. Ha battuto su questo tasto Giuseppe Speziali, già
presidente di Confindustria Catanzaro, passato a guidare gli industriali calabresi succedendo a
Umberto De Rose. Del conferimento del prestigioso incarico,
avvenuto pochissimi giorni fa, si
è parlato ieri nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella sede regionale di Confindustria.
Accanto al dott. Speziali, alcuni
membri di spicco della stessa associazione in ambito catanzarese e calabrese come Giuseppe
Gatto, Luigi Leone, Sebastiano
Caffo, Dino Romano e Giuseppe
Pugliese (peraltro al vertice della
Piccola Impresa).
A monopolizzare l’incontro
con i giornalisti, e non poteva essere altrimenti, il presidente Spe-
Giuseppe Speziali
ziale, che ha esordito dicendo:
«Sento forte il peso di una grande
responsabilità, legata a una rappresentanza tanto importante.
Mi attende un’ingente mole di lavoro, anche perché alla luce della
negativissima congiuntura internazionale è in gioco la tenuta
stessa dell’intero sistema socioeconomico occidentale. Mio dovere, però, è quello di guardare
soprattutto alle implicazioni e ai
riverberi per la Calabria, che tuttavia non costituisce una monade nello scacchiere globale. La
marginalità della nostra terra,
eccezion fatta per alcune eccellenze del tessuto produttivo locale, nella maggior parte dei casi
slegata dalle dinamiche dei mercati transnazionali può paradossalmente diventare un vantaggio
nello stravolto scenario europeo
e mondiale post-crisi. L’abitudine al sacrificio, al confronto con
mille criticità, alla capacità di
adattamento devono diventare
altrettante armi in più per gli
operatori economici della regione».
Dalle enunciazioni di principio, il dott. Speziali si è rapidamente spostato sul terreno della
concretezza accennando al suo
articolato programma di lavoro:
«È necessario un intervento forte
nella direzione della sollecitazione degli enti e delle varie amministrazioni, affinché sveltiscano di parecchio i tempi di pagamento delle ditte private che realizzano opere pubbliche. Senza
una tempestiva liquidazione delle spettanze, si mettono in ginoc-
chio una serie di attività perché si
impedisce di prendere nuove
commesse. Bisogna anche aprire
un tavolo di confronto con tutte
le categorie e le parti sociali,
dall’Abi alle varie sigle sindacali.
Serve un’azione sinergica e un richiamo alla politica, che deve tra
l’altro capire di non poter più risolvere determinati problemi ma
al contrario favorire le condizioni affinché non ci siano effetti nefasti per le aziende. Una proposta è la regionalizzazione del Patto di Stabilità. Così si libererebbero almeno 100 milioni di euro
per il 2012. Finanziamenti essenziali. Un’altra priorità assoluta – ha aggiunto – è l’accesso al
credito, che va assicurato. Bisogna aumentare il fondo di garanzia. Le banche devono seguire, e
sostenere, il processo di ristrutturazione delle aziende. La Calabria ha il costo del denaro fra i più
alti di tutto il Vecchio Continente. Senza contare che rendere
netti i fondi comunitari farebbe
recuperare 126 milioni di euro
all’anno fino al 2014. C’è oltretutto da considerare la gravissima emergenza rappresentata
dalla mancanza d’occupazione,
soprattutto a livello giovanile.
Un fatto allarmante, con dati in
peggioramento mese dopo mese. Una soluzione può essere l’investimento in ricerca e innovazione. Centinaia sono i ragazzi
laureati in materie scientifiche,
costretti a emigrare per il riconoscimento delle proprie capacità.
Ecco perché le Università della
regione devono essere veri e propri centri culturali d’eccellenza».
L’ultima parte delle sue considerazioni, il presidente Speziali
l’ha riservata a un pizzico di autopromozione: «Siamo stati tacciati di scarsa progettualità, ma non
è così anche se abbiamo l’obbligo
di essere sempre più propositivi.
È giusto tuttavia riconoscere, ad
esempio sul fronte della legalità,
l’impegno di taluni colleghi come il mio predecessore De Rose e
lo stesso Gatto, promotore delle
cosiddette liste bianche. Nei limiti delle specifiche competenze
e prerogative a noi assegnate in
pochi possono vantare un’intransigenza tanto ferrea nei confronti di aziende e persino committenti in odor di mafia».
31
Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011
Calabria
.
COSENZA Gennaro Genovese apprese dalla sorella Rosaria (poi strangolata) che a uccidere la studentessa di Rende era stato Franco Sansone
Delitto Lanzino, testimone parla dopo 20 anni
Pesanti accuse lanciate in aula pure da Carmine Carbone padre d’un allevatore svanito nel nulla nel 1989
Arcangelo Badolati
COSENZA
Parla uno stentato italiano, sfoggia una mimica facciale che rivela
acceso nervosismo, non smette
per tutto il tempo di torturarsi le
mani, ma non si rimangia una sola
parola: Gennaro Genovese è un
testimone d’accusa atipico. Nel
senso che s’è tenuto per vent’anni
ben chiuse in testa circostanze e
nomi. Anzi, un nome in particolare: quello di Franco Sansone, un
pluriomicida rinviato a giudizio
con l’accusa d’aver violentato e ucciso, nel luglio 1988, la studentessa di Rende Roberta Lanzino.
In Corte d’assise, a Cosenza,
con Franco Sansone sono imputati pure il padre, Alfredo, e il fratello, Remo, accusati di aver concorso alla eliminazione dell’imprenditore agricolo Luigi Carbone, di
Marano, scomparso per lupara
bianca nel lontano 1989. Carbone
viene indicato nelle carte processuali come complice di Sansone
nell’assassinio di Roberta Lanzino
e nell’attentato costato la vita al
maresciallo della polizia penitenziaria Francesco Sansone (solo
omonimo degli imputati). L’imprenditore agricolo sarebbe stato
successivamente fatto sparire per
sempre proprio per timore che potesse parlare. Alla morte della
Lanzino e alla scomparsa di Carbone sarebbe legata pure la tragica fine di Rosaria Genovese, una
casalinga di Falconara Albanese
trovata cadavere in un pozzo, nelle campagne di San Lucido,
nell’aprile del '90. La donna, pri-
ma di morire strangolata, riferì al
fratello Gennaro e al padre (ora
defunto) di conoscere i nomi degli
assassini della giovane rendese.
«Non ho parlato per paura – ha
spiegato il supertestimone rispondendo alle domande del pm Roberta Carotenuto – ed ho deciso di
farlo quando ho visto come si erano messe le cose. Mia sorella mi
disse che ad uccidere la ragazza
era stato Franco Sansone, perchè
glielo aveva detto lui. E quando
Rosaria scomparve andai da Sansone per avere qualche notizia. Lo
trovai che aveva un graffio in faccia e mi disse che erano stati i Carbone ad ucciderla, invece era stato
lui!». Gennaro Genovese ha deciso di raccontare quello che sapeva
solo nel 2007, dopo la morte del
padre, sollecitato dal pm Domenico Fiordalisi che aveva riaperto le
indagini sul caso Lanzino dopo le
rivelazioni fatte dal boss di Cosenza, Franco Pino, che indicò in Sansone e Luigi Carbone gli autori
dell’uccisione della studentessa. Il
testimone, incalzato dalle domande degli avvocati Armando Veneto ed Enzo Belvedere, difensori
dei Sansone, che gli hanno più volte chiesto perché non avesse parlato vent’anni prima, ha più volte
ripetuto che «avevo paura». Eppure del fatto che Carbone e Sansone
girassero armati per le montagne
teatro dei delitti Lanzino e Genovese ebbe il coraggio di riferirlo
già dopo lo strangolamento della
sorella, così come rivelò d’essere
andato da Franco Sansone a chiedere notizie sulla sorte della congiunta. Non ebbe però l’audacia
Il pm Roberta Carotenuto
L’affollata aula di Corte d’assise e in alto, nel riquadro, Roberta Lanzino
d’indicare i due “amici” come responsabili dello stupro e dell’omicidio della diciannovenne. Forse,
visto il clima di quegli anni, sarebbe stato troppo. Gli avvocati Belvedere e Veneto hanno tuttavia
puntato molto sul silenzio mantenuto dal teste per un periodo così
lungo, tentando di dimostrarne
l’anomalia. Lui ha continuato a ripetere che temeva per la sua incolumità. Genovese – rispondendo
pure ai quesiti posti dagli avvocati
di parte civile Ornella Nucci, Marina Pasqua e Francesco Cribari – ha
anche parlato della sparizione di
Luigi Carbone «al quale – ha detto
– Franco Sansone regalò dieci vacche per ricompensarlo d’aver partecipato all’agguato teso al maresciallo della polizia penitenziaria». Dieci vacche per un delitto.
Tanto valeva la vita d’un servitore
dello Stato. Gennaro Genovese ha
insomma confermato tutto, senza
fare passi indietro. Dopo di lui è
salito sulla scanno testimoniale
Carmine Carbone. Vecchio, malandato e analfabeta, il pensionato è il padre di Luigi Carbone,
scomparso per lupara bianca ventidue anni addietro. Ai giudici ha
detto che il figlio venne fatto sparire dai Sansone. «Vivevano insieme da tre o quattro anni – ha precisato – e quando dovevano fare
qualcosa, per esempio rubare o fare altro, lo chiamavano. Io gli dicevo che non doveva frequentarli e
L’avv. Armando Veneto
lui mi rispondeva che sarebbe rimasto con loro fino a quando non
gli avessero dato cento milioni.
Erano soldi che gli spettavano perchè li aveva aiutati ad uccidere il
maresciallo. La sera che è scomparso la moglie l’aveva lasciato a
pochi metri da una casa di Sansone. Addosso aveva due pistole e un
passamontagna». L’anziano ha
pure parlato dei rapporti avuti con
Rosaria Genovese che s’interessò
della sparizione di Luigi dicendo-
gli che a farlo svanire nel nulla era
stato Franco Sansone. «Poi – ha
detto il teste – è morta pure lei».
Durissimo il controesame condotto dagli avvocati Veneto e Belvedere. Alla fine, però, Carmine Carbone, assistito nella veste di parte
civile dagli avv. Sergio Calabrese e
Raffaele Brescia, non ha cambiato
d’una virgola la deposizione resa
in fase d’indagini preliminari. Il
dolore non è riuscito a strappargli
pure la memoria.
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Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011
Cronaca di Reggio
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OPERAZIONE ALTA TENSIONE 2 Mentre il governatore Giuseppe Scopelliti invita ad essere cauti nei giudizi evitando la logica dello sciacallaggio
Opposizioni scatenate sul caso Plutino
Demaria: «L’arresto del consigliere è una devastante conferma del rapporto tra la ’ndrangheta e la politica»
Pino Toscano
«Io dico di leggere bene le carte.
Facciamo molta attenzione
nell’emettere giudizi». Il governatore Giuseppe Scopelliti invita alla cautela sul caso di Giuseppe Plutino, il consigliere comunale del Pdl arrestato perché
ritenuto referente politico della
cosca Caridi. «Ci sono familiari
di parlamentari – osserva – che
in passato sono stati indagati
dalla magistratura per situazioni legate alla sanità. Poi ne sono
usciti, ma noi con grande umiltà
e coerenza abbiamo dimostrato
vicinanza nei loro confronti
perchè conosciamo le persone.
Questo è un comportamento
che riteniamo giusto e che fuoriesce dalla logica del cannibalismo e dello sciacallaggio che,
oggi, purtroppo, contagia la politica». Aspettiamo, prima di
prendere posizione – ribadisce
Scopelliti – che ci sia un giudizio
sereno da parte di quella magistratura seria che opera nel nostro territorio».
L’ex sindaco di Cosenza Pietro Mancini esprime vicinanza
ad Arena e ai cittadini di Reggio. «Considero errata e strumentale», afferma, «la sortita di
qualche esponente del Pd, che
ha sollecitato lo scioglimento
del Consiglio comunale. Non ci
azzecca nulla il civico consesso
con l'arresto di un consigliere. Il
sindaco, peraltro, aveva risposto "niet" alla richiesta, avanzata da Plutino, di una poltrona di
assessore. Come, in Regione,
aveva fatto, correttamente, il
governatore con un esponente
del PdL, all'epoca "chiacchierato" e poi colpito da un provvedimento di custodia cautelare».
Di parere opposto Girolamo
Demaria, coordinatore provinciale Pd, per il quale «l’arresto
del consigliere comunale del
Pdl e già assessore Giuseppe
Plutino, accusato di concorso
esterno in associazione mafiosa
nell’ambito
dell’operazione
contro la cosca Caridi condotta
dalla Dda, rappresenta una devastante conferma del perverso
rapporto tra la ndrangheta reggina, la politica e le istituzioni
locali e getta un’ombra drammatica sul Comune, provando
che il voto alle elezioni del maggio scorso è stato inquinato dalla ‘ndrangheta». Demaria lamenta che «ad oggi, malgrado
gli inquietanti scenari emersi,
che hanno investito esponenti
dell’attuale amministrazione
comunale guidata da Arena e di
quella precedente guidata da
Scopelliti, «non si è ritenuto da
parte del sindaco di assumere
alcuna iniziativa per impedire
che sull’istituzione locale possano gravare ombre di qualsiasi
natura». E torna ad invocare
«interventi tesi a bonificare e liberare l’amministrazione della
cosa pubblica cittadina dalla
cappa soffocante che sta uccidendo il presente ed il futuro di
Reggio», ritenendo «non più
rinviabile un adeguato intervento da parte degli organi preposti di vigilanza teso a chiarire
fino in fondo le effettive condizioni di agibilità democratica
del Comune di Reggio Calabria».
Secondo le segreterie provinciali Idv e Pdci «la nuova pesantissima bufera che ha investito il
Comune rappresenta la certificazione e il sigillo finale del fallimento politico, morale e amministrativo della giunta comunale guidata dal sindaco Arena». I due partiti della sinistra
parlano di «uno spettacolo
squallido che umilia le coscienze dei reggini onesti», con le
istituzioni «ormai ridotte a dependance delle cosche», e sostiene che sia giunto il momento di «staccare definitivamente
la spina al traballante consiglio
comunale». In questo senso si
appellano al ministro dell’Interno perché attivi le procedure
per lo scioglimento, «unico atto,
serio e responsabile per salvare
Reggio».
Flavio Loria e Demetrio Delfino, rispettivamente segretario
provinciale e consigliere comunale del Prc, sentenziano la fine
di un ciclo fondato sulla propa-
Hanno detto
Pietro Mancini «Non ci azzecca nulla il civico consesso con l'arresto di un consigliere. Il sindaco, peraltro,
aveva risposto "niet" alla richiesta di Plutino di una
poltrona di assessore».
Idv e Pdci. «La nuova pesantissima bufera che ha investito il Comune rappresenta
la certificazione e il sigillo
finale del fallimento politico, morale e amministrativo
della giunta guidata dal sindaco Arena».
Loria e Delfino. «Le ultime
vicende di cronaca accadute
a Palazzo San Giorgio alimentano ancora di più ciò
che cova dietro la “bella immagine” del cosiddetto Modello Reggio».
Carlo Sbano. «Solo io e Siclari ci siamo recati in Procura a chiedere che si facesse luce sulle elezioni comunali».
Giuseppe Musarella. «È necessario cambiare il presente per sperare in un futuro
migliore».
Palazzo San Giorgio, sede del Comune, di nuovo nella bufera dopo l’arresto del consigliere del Pdl Giuseppe Plutino
ganda: «Le ultime vicende di
cronaca accadute in seno a Palazzo San Giorgio alimentano
ancora di più, semmai ce ne fosse ancora bisogno, ciò che cova
dietro la “bella immagine” del
cosiddetto Modello Reggio,
ideato e diretto dall'attuale governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti. Un intreccio,
secondo quanto emerge dalle
accuse poste dalla Dda reggina,
di interessi illeciti e compartecipazioni politiche che sta determinando, mano a mano che il livello degli interventi dei magistrati inquirenti diventa sempre
più “chirurgico”, una devastazione degli scenari democratici
posti a fondamento della collet-
tività e per le garanzie di tutti.
Certamente un modello che, a
fronte di una positività esteriore che l'ha accompagnato in
questi anni, si sta scoprendo interiormente come un contesto
dove hanno albergato e tuttora
insistono interessi poco chiari
fatti di commistioni affaristico-mafiose nelle compartecipate comunali e collusioni in ogni
ganglo vitale della vita democratica della città». Anche Loria
e Delfino sollecitano l’intervento deciso del Ministro dell’Interno «affinché possa, in breve
tempo, individuare le procedure migliori al fine di effettuare le
dovute verifiche a Reggio Calabria, alla stregua di quanto fat-
to, anche nel recente passato,
rispetto ad altri consigli comunali successivamente commissariati».
Tagliente il commento di
Carlo Sbano (Fli), che ne ha pure per quelli che considera censori a scoppio ritardato, rivendicando per converso la sua primogenitura, in coppia con il segretario Pcl, della denuncia.
«Tanti, troppi soggetti», dice,
«stanno evidenziando il malaffare che impera nella città di
Reggio Calabria. Troppe sigle e
troppi onorevoli si affannano
solo oggi a chiedere scioglimenti e commissariamenti vari.
Tante sezioni di partito fanno
comunicati a sproposito; ma so-
lo due persone si sono recate in
Procura, nonostante fossero
prive di qualunque incarico e
prebenda, a chiedere che si facesse luce sulle elezioni comunali: il sottoscritto e il prof. Pino
Siclari. Tra l’indifferenza generale ed il menefreghismo anche
degli altri candidati, partiti e
movimenti, abbiamo fatto presente ai magistrati l’esigenza di
compiere accurati accertamenti, soprattutto sulla scorta della
relazione loro inviata dal dott.
Campagna, presidente della
Commissione elettorale della
Corte d’Appello».
E Giuseppe Musarella, presidente di Ethos, accusa Arena e
Scopelliti di minimizzare: «Si
preferisce discutere esclusivamente di altro, crisi economica
in testa, sforzandosi di distinguere nettamente le vicende
amministrative e politiche da
quelle giudiziarie e criminali,
tentando addirittura di ridurre
la crisi della maggioranza comunale (che ha definitivamente e responsabilmente archiviato Scopelliti, Arena e tutti i “superstiti” del modello Reggio) in
mero mercimonio. In questo
contesto la Città soffre, schiacciata da incapacità, corruzione,
esasperato individualismo ed
arrogante ignoranza. Per queste ragioni è necessario cambiare il presente se si vuole sperare
in un futuro migliore».
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Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011
Cronaca di Reggio
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OPERAZIONE ALTA TENSIONE 2 Dagli atti d’inchiesta emerge il ruolo di Domenico Condemi in grado di orientare il voto e gestire il fenomeno dei furti d’auto
Il controllo della cosca sul clan degli zingari
Oggi gli interrogatori di garanzia del consigliere comunale Pino Plutino e degli altri cinque arrestati
Paolo Toscano
Compariranno stamane davanti
al gip Domenico Santoro i sei arrestati nell’ambito dell’operazione “Alta tensione 2”, condotta
dalla squadra mobile contro presunti affiliati o legati alla cosca
Caridi, attiva nei rioni Modena,
Ciccarello e San Giorgio Extra. In
programma, nel carcere di via
San Pietro, gli interrogatori di Pino Plutino, consigliere comunale
eletto con 1058 preferenze nella
lista del Pdl, Domenico Condemi,
Filippo Condemi, Rosario Calderazzo, Vincenzo Rotta e Vincenzo
Lombardo, vigile del fuoco in servizio presso il comando provinciale di Parma (e non di Reggio
come erroneamente comunicato
inizialmente dagli investigatori).
La Polizia ha, inoltre, sottoposto a
fermo Leo Caridi, considerato il
reggente dell’omonima cosca.
La cosca Caridi, insieme con il
clan Borghetto-Zindato, è considerata federata con la famiglia Libri di Cannavò. Un aspetto particolarmente rilevante emerso nel
corso delle indagini che avevano
portato all’esecuzione della prima fase dell’operazione “Alta tensione” era relativo al controllo
operato da parte dei soggetti appartenenti alla consorteria mafiosa sulla componente criminale
della comunità nomade.
L’inchiesta sfociata in “Alta
tensione 2”, coordinata dal pm
Marco Colamonici, ha confermato il controllo, evidenziando il
ruolo esercitato da Domenico
Condemi il quale, secondo l’accusa, da un lato attingeva dal bacino
elettorale della comunità nomade di Ciccarello preferenze da riversare sulla candidatura di Plutino a consigliere comunale e
dall’altro interveniva con fermezza e minacce sugli appartenenti
alla stessa comunità, pretendendo l’immediata restituzione di auto sottratte a suoi conoscenti. In
questo comportamento gli inquirenti colgono l’assoluto dominio
sulla realtà micro-criminale della
zona, a riprova ulteriore della notevole caratura criminale di Domenico Condemi. Nella sua ordinanza il gip Santoro evidenzia
che l’attività investigativa svolta
ha delineato il serrato controllo
svolto dalla cosca sulle attività delittuose che si evolvono sul territorio di competenza e non strettamente emanazione della attività
associativa. La conferma viene
conta nel risultato della conversazioni intercettate. Illuminante la
conversazione intercettata a bordo della Fiat Panda di Domenico
Condemi, con il proprietario
dell’utilitaria intento a parlare
con un nomade di nome Felice
che non è stato identificato. Condemi, nella circostanza, chiedeva
conto di una Fiat Panda multijet
di colore grigio, rubata nei pressi
degli Ospedali Riuniti: «Zio Felice
– diceva Condemi – ma per una
Panda che hanno preso all’ospedale è possibile che non sappiano
Le rivelazioni sulla cosca Caridi
Le accuse dei pentiti
Moio e Villani decisive
ai fini delle indagini
Folla di curiosi e parenti davanti alla Questura mercoledì mattina mentre si preparava il trasferimento degli arrestati in carcere
IN SINTESI
L’OPERAZIONE. Denominata “Alta tensione 2”, è
scattata all’alba di mercoledì ed è stata condotta
dalla squadra mobile della
Questura contro la cosca
Caridi, dominante nei
quartieri di Modena, Ciccarello e San Giorgio
Extra.
Leo Caridi viene considerato il reggente della cosca
Il consigliere Pino Plutino
niente?». Il nomade ribatteva di
essere stato interessato da terze
persone di Modena per una Panda 4x4 rubata in via Lia, per la
quale si era rapportato con un altro nomade che gli aveva dato la
disponibilità a trovare proprio la
vettura cercata da Condemi.
L’indagato, come evidenziato
gno…(inc.)…che sono arrivati……fino a Rosarno sono arrivati, nonostante ciò non era ancora
stato possibile ritrovarla, E non si
sa che fine ha fatto questa macchina?». A distanza di cinque giorni
una nuova conversazione faceva
comprendere come Domenico
Condemi stesse effettuando una
vera e propria indagine che aveva
come scopo il recupero dell’autovettura, ma anche l’individuazione dei responsabili del furto. E
una volta ottenuta conferma che
il responsabile del furto era da ricercare tra tali Mario “u pumu” e
Luigi “scialabà”, si riprometteva
di prendere provvedimenti impartendo una severa lezione a chi
aveva commesso il furto: «Allora
è bastardo – affermava –, gli devo
rompere le gambe a questo bastardo».
Marco Colamonici
il pm della Dda
ha coordinato
le indagini
della Polizia
Domenico Condello
per il pm esercitava
un forte controllo
sulle attività
del clan nomade
dal gip nella ricostruzione della
vicenda, chiedeva al suo interlocutore conferma sulla identità del
nomade che aveva la disponibilità della vettura rubata. E, dopo
averla avuta, riavviava la marcia
allontanandosi. Il giorno dopo
Domenico Condemi riprendeva il
discorso della Panda rubata nei
pressi degli Ospedali Riuniti con
altri due nomadi. Alle accuse
dell’indagato che gli rimproverava il suo disintessamento per la vicenda, uno dei nomadi si giustificava dicendo che una terza persona, aveva litigato per lui, interessando per il recupero dell’autovettura asportata anche i nomadi
residenti negli accampamenti
della Piana: «Per te stava litigando con…(inc.)…dice che sono
andati fino a Rosarno o Gioia Tauro, non lo sai? Si è preso l’impe-
I PROVVEDIMENTI. In esecuzione di un’ordinanza
emessa dal gip Domenico
Santoro, sono state arrestate sei persone considerate affiliate o vicine alla
cosca vicina al clan Borghetto-Zindato e federata
con i Libri. Nell’elenco degli arrestati spicca il nome
del consigliere comunale
Pino Plutino eletto nella lista del Pdl con oltre mille
preferenze. Sottoposto,
inoltre a fermo, Leo Caridi
considerato dagli inquirenti l’attuale reggente
della cosca.
Nelle indagini sfociate nell’operazione “Alta tensione 2” hanno
avuto un peso specifico le dichiarazioni dei collaboratori di
giustizia. Soprattutto per quanto attiene la conferma della caratura criminale di alcuni degli
indagati. Roberto Moio, pentito
del clan Tegano, aveva parlato
della cosca Caridi nell’ottobre
dello scorso anno. Successivamente Moio era stato sentito
nuovamente. anche in relazione
alle posizioni dei soggetti via via
emersi nel corso delle indagini e
aveva modo di confermare ed
approfondire le dichiarazioni
già rese.
A quelle di Moio si aggiungevano poi le dichiarazioni rese da
Consolato Villani, cugino del
boss Nino Lo Giudice, anch’egli
pentito. Il gip Domenico Santoro nella sua ordinanza sottolinea che i due collaboratori sono
da considerarsi attendibili ricordando come il portato probatorio delle loro rivelazioni sia da
considerarsi già valutato e posto
alla base di provvedimenti giudiziari. Per quanto riguarda
Consolato Villani, affiliato alla
’ndrangheta, appartenente alla
cosca Lo Giudice col grado di
“vangelo”, nell’ordinanza è contenuto un positivo giudizio
sull’attendibilità intrinseca delle sue dichiarazioni per il carattere della spontaneità, della verosimiglianza, della logica interna. E una valutazione positiva
viene manifestata anche su altri
collaboratori di giustizia che con
le loro rivelazioni hanno consentito agli inquirenti di ricostruire gli scenari criminali in cui
sono maturati gli eventi che hanno sconvolto di recente la vita
cittadina, come gli attentati ai
magistrati. Il riferimento è alla
collaborazione di Umberto Munaò, Paolo Iannò e Maurizio Lo
Giudice (fratello di Nino):
«L’elevatissima credibilità intrinseca ed estrinseca di collaboratori – scrive il gip nell’ordinanza – vagliata e ritenuta in numerosissimi processi di criminalità
organizzata cui hanno dato un
contributo poderoso, fa parte
ormai del notorio giudiziario. Le
circostanze evidenziate con riguardo a tutti i propalanti, i cui
dichiarati consentono di tessere
la tela indiziaria, tranquillizzano circa l’attendibilità soggettiva e oggettiva degli stessi. Si
tratta di soggetti tutti esponenti
di spicco e di primo piano delle
cosche di appartenenza. CostoUmberto Munaò
viene considerato
un collaboratore
di giustizia
attendibile
ro nel parlare dei Tegano, o dei
loro sottoposti, dei Lo Giudice e
dei loro sottoposti non parlano
di un mondo inventato ma del
loro mondo, del mondo da loro
frequentato e frequentato anche
ai più alti livelli. Ciascuno dei dichiarati, per la parte che è consentito conoscere, appare intrinsecamente armonico, coerente
con il contesto di vita che hanno
ricostruito e con la personalità
emersa, e ne emerge la congruenza, nell’ambito degli interrogatori del pm, dei quali è possibile allo stato apprezzare solo
alcuni stralci, e la logica espositiva».(p.t.)
GLI ZINGARI. In sede di indagine avrebbe trovato
conferma che Domenico
Condemi, presunto appartenente alla cosca Caridi,
riusciva a tenere sotto controllo il clan degli zingari
del quartiere Ciccarello,
orientando i voti su Plutino in occasione delle Amministrative, e facendo restituire le auto rubate nei
casi che lo interessavano.
Roberto Moio si è pentito subito dopo essere finito in carcere
A seguito degli accertamenti condotti da personale della Guardia Costiera nella zona di San Gregorio
Minorenne senegalese denunciato all’Ag
Sequestrato immobile sul demanio marittimo
Intensificata la vigilanza
sulle attività commerciali
Prosegue l’impegno della
Guardia Costiera di Reggio Calabria a tutela dell’ambiente e
a salvaguardia del pubblico demanio marittimo.
L’attività programmatica di
accertamento finalizzata alla
redazione del documento programmatico regionale di mappatura del litorale, ha consentito di individuare aree costiere particolarmente interessate
da fenomeni di degrado e in
molti casi fenomeni di abusivismo.
Sul territorio cittadino, la
zona di San Gregorio è stata
oggetto di una mirata attività
di indagine relativa alla presenza di decine di strutture destinate a baracche attrezzi e civile abitazione, prive di concessioni demaniali e di autorizzazioni urbanistico/edilizie.
L’attività di indagine, ancora in corso su delega della Procura della Repubblica, ha portato alla identificazione e alla
denuncia di 16 soggetti nella
sola zona di via strada Ferrata
di San Gregoriononché al sequestro, nel solo anno 2011, di
sette fabbricati.
Ieri, personale dipendente,
La Guardia Costiera appone i sigilli all’immobile abusivo a S. Gregorio
su disposizione del Giudice per
le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria ha
posto sotto sequestro un immobile con annessa area cortilizia, ubicato interamente sul
demanio marittimo, dibito a civile abitazione, per un ingombro di circa 100 metri quadrati.
La struttura - secondo quanto riferito dalla Guardia Costiera - era stata realizzata e
mantenuta
dall’indagato
A.R.G senza alcuna autorizzazione demaniale ed edilizia.
Nell’ambito del piano
straordinario di controllo
sull’abusivismo commerciale
disposto dal Comando di Polizia municipale in occasione
delle festività natalizie, personale del Corpo ha effettuato
un nuovo intervento finalizzato alla tutela dei consumatori ed al regolare svolgimento delle attività commerciali.
In particolare, personale
del Servizio operativo, coordinato dalla d.ssa Tiziana Malara, è intervenuto nell’area di
corso Garibaldi per contrasta-
re il fenomeno della vendita
abusiva su aree pubbliche.
Nel corso del controllo sono
stati sequestrati oltre 100
pezzi di bigiotteria e 200 capi
di pelletteria griffata contraffatta ed è stato deferito all’autorità giudiziaria un minorenne N. M. di nazionalità senegalese che, peraltro, è risultato privo del permesso di soggiorno ed è stato quindi affidato a una comunità di accoglienza per minori dopo aver
sentito il magistrato di turno.
Venerdì 23 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
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Reggio Tirrenica
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REGGIO Rigettato il ricorso di 10 giovani
BAGNARA Progetto promosso da Italia Nostra sul territorio
Servizio civile,
il Tar dà ragione
al Comune
di Rosarno
La storia della Costa Viola
“raccontata” dai luoghi
Venti i ragazzi coinvolti nella visita di studio
Roberta Macrì
BAGNARA
Nuova selezione per i 16 volontari
da impiegare in due progetti
Giuseppe Lacquaniti
ROSARNO
Il Tar di Reggio Calabria (Ettore Leotta, presidente; Giuseppe
Caruso, Salvatore Gatto Costantino) ha rigettato il ricorso
presentato da 10 giovani rosarnesi, che si erano rivolti alla
giustizia amministrativa, ritenendosi danneggiati dalla decisione assunta dall’Amministrazione comunale, “per gravi
irregolarità”, di far annullare
in autotutela – e quindi ripetere - le prove di selezione di 16
volontari da impegnare in due
progetti per il servizio civile nazionale. Il Collegio giudicante,
riunitosi in Camera di Consiglio il 9 novembre 2011, con la
sentenza depositata il 20 dicembre scorso ha ritenuto infondato nel merito il ricorso
presentato dai giovani ricorrenti, e li ha condannati, in solido tra loro, al pagamento delle spese processuali, liquidate
in 1.500 euro, oltre spese accessorie. Accolte in toto le tesi
difensive del Comune, rappresentato dagli avv. Gaetano Callipo, Rita Greco, Giosuè Megna
e Giuseppe Tavernese. Secondo i giudici del Tar, quindi, bene ha fatto, nel gennaio 2011,
la nuova Amministrazione presieduta dal sindaco Elisabetta
Tripodi, a porre in essere gli atti relativi all’annullamento del-
le operazioni di selezione e
procedere a nuove prove selettive, previa nomina di due diverse Commissioni.Il dispositivo della sentenza mette in
chiaro le motivazioni che hanno indotto i giudici a non accogliere le ragioni dei ricorrenti.
Prima fra tutte, la considerazione che la Commissione giudicatrice, nominata e insediata
nell’ottobre 2010, all’inizio del
procedimento quando il Comune era guidato dai Commissari
straordinari, “è stata erroneamente presieduta dallo stesso
funzionario che l’ha costituita
senza averne titolo”. In secondo luogo, viene rilevata la circostanza che la legittimità delle operazioni di selezione sia
stata inficiata dall’assenza, anche se momentanea, di un
membro della commissione, la
quale invece avrebbe dovuto
sempre operare nel suo plenum (3 membri su 3), a norma
del Regolamento comunale.
Quanto alla nomina, avvenuta
a gennaio 2011, delle due
Commissioni, che procederanno alla nuova selezione dei 16
volontari
conclusasi
con
l’esclusione dei 10 “vincitori”
della prima), il Tar ritiene che
le censure addotte dai ricorrenti “sono generiche e non consentono di superare le puntuali
eccezioni difensive dell’Ente”.
La sede del Tribunale amministrativo regionale a Reggio Calabria
“A passeggio con la storia: i luoghi raccontano” è il progetto promosso da Italia Nostra che ha
portato in visita gli studenti delle
scuole reggine in alcune zone
della Costa Viola, in particolare a
Bagnara nel cuore del centro storico e, quindi, nella chiesa del
Carmine, “sopravvissuta” al terremoto del 1908, al cui interno
c’è il museo “Angelo Versace” dove in una delle stanze è stato allestito il presepe meccanico (che
riproduce il paesaggio bagnarese tra il 1700 e il 1800) realizzato
dal maestro Melo Sofio, che sarà
aperto al pubblico giorno di Natale.
«L’obiettivo di Italia Nostra –
spiega il presidente Angela Martino – è riuscire a far conoscere e
scoprire la storia attraverso la visita dei luoghi». Venti gli studenti in visita, provenienti da diverse
scuole reggine: ad accoglierli lo
Gli studenti in visita nella chiesa del Carmine a Bagnara
storico Domenico Gioffrè, il quale ha fatto da guida illustrando le
peculiarità dei posti visitati, e il
vicesindaco Giuseppe Spoleti. Ai
giovani visitatori è stata anche
mostrata la Madonna custodita
all’interno di una teca, generalmente velata. Gli studenti sono
rimasti entusiasti dal tour della
Costa Viola, tanto da diffondere
una vibrante testimonianza:
«Queste escursioni domenicali –
scrive Luisa Dascola della IVE del
Liceo scientifico “Volta” – sono
diventate un appuntamento importante perché consolidano in
noi il senso di appartenenza alla
nostra terra facendocela conoscere con gli occhi di chi l’apprezza e la vuole salvaguardare».
REGGIO Appuntamento il 27 dicembre al Random con la proiezione di “A chjana” e la performance di Casales
Migranti di Rosarno, il “bello” della rivolta due anni dopo
REGGIO. A quasi due anni dalla
rivolta di Rosarno, reteRadici
vuole riaprire il dibattito con
una serata di riflessione, arte e
cultura. Mentre i lavoratori migranti sono tornati a centinaia
nella Piana, tutte le problematiche analizzate nel dossier “Radici/rosarno - monitoraggio autunno inverno 2010/2011” rimangono irrisolte.
Di più, a parere della rete si assiste allo «scaricabarile delle istituzioni e a una campagna d’odio
che di fatto tende a fomentare
nuove ritorsioni sui migranti.
Parlano di emergenza, ma la verità è che a Rosarno i neri fanno
paura perché hanno il coraggio
di denunciare. E la ‘ndrangheta
non può tollerare un nuovo insediamento dei migranti: quando
fanno gruppo, gli africani sono
al di fuori del controllo criminale. È chiaro però che, nonostante
le promesse, l’arrivo degli stagionali fa riemergere problematiche non ancora affrontate: né
una nuova bidonville né i campi
di accoglienza sono la soluzione. La serata del 27 dicembre sarà l’occasione per discuterne insieme».
Quello che reteRadici si propone di fare è «rilanciare l’immagine positiva degli africani e
della rivolta: una lezione di civiltà che viene dai cittadini migranti e scuote le coscienze di
noi calabresi». E lo farà attraverso due opere dall’alto tasso artistico: si tratta del cortometrag-
gio “A chjana” di Jonas Carpignano, vincitore del Premio per
il miglior corto nella sezione
“Controcampo” del Festival del
cinema di Venezia del 2011, e
del monologo teatrale “La spremuta” di Beppe Casales, artista
veneto che ha realizzato un eccellente spettacolo sulla rivolta
di Rosarno, incrociando sapientemente storie di ‘ndrangheta e
migranti coraggiosi.
Nel club Random, a partire
dalle 18.30 nel corso del dibatti-
to che precederà le esibizioni artistiche sarà inoltre presentata
la campagna di monitoraggio
che la reteRadici intende svolgere anche quest’anno nella Piana
di Rosarno. Una campagna che
vedrà operare in sinergia gli attivisti della rete e del circolo Legambiente di Reggio con importanti collaborazioni nazionali. A
testimonianza che «la questione
Rosarno è, ancora oggi, una
questione globale, da affrontare
facendo rete».(red.rc)
Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011
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Reggio Tirrenica
.
PALMI Il coraggio del proprietario della tabaccheria presa di mira e l’acutezza dei poliziotti hanno consentito di bloccare i malviventi
PALMI
Quattro ragazzi arrestati subito dopo la rapina
Guidava
un’auto,
sorvegliato
speciale
in manette
Il più “vecchio” ha 19 anni, gli altri 17, 16 e 15. Si erano rifugiati in un magazzino
Ivan Pugliese
PALMI
Non avevano fatto i conti con la
prontezza di reazione del proprietario della tabaccheria che
avevano preso di mira e la scaltrezza del personale del commissariato di Palmi che in pochissimo tempo è venuto a capo
del reato che da poco era stato
commesso.
Erano circa le 20 e 45 di mercoledì sera, orario di chiusura
per le attività commerciali,
quando presso l’utenza telefonica del Commissariato di Palmi
diretto dal vice questore Fabio
Catalano, è giunta una richiesta
di intervento per una rapina appena consumata in una rivendita di tabacchi sita via Concordato.
Sul posto si è subito recato
personale della squadra di P.G.
e della squadra volante che aveva modo di accertare che pochi
istanti prima tre individui, travisati con passamontagna, armati
di pistola e di coltello, avevano
perpetrato una rapina asportando denaro contante per 2 mila
euro, nonché circa 25 stecche di
sigarette, fuggendo poi via per
le stradine limitrofe, inseguiti fino a un certo punto dal proprietario della rivendita di tabacchi.
«A questo punto – ha spiegato
in conferenza stampa il dirigente Catalano – gli agenti, guidati
dall’ispettore Pirrottina, hanno
subito ristretto il campo di perlustrazione individuando, grazie anche alle accurate descrizioni fornite dal titolare del negozio alcuni possibili sospetti».
In particolare, le immediate ricerche conducevano all’adiacente via Vesuvio presso uno
stabile al cui piano terra era ubicato un magazzino con la saracinesca parzialmente abbassata.
«Dinanzi era parcheggiato uno
scooter con un casco poggiato
sopra il sellino ed un altro per
terra», ha aggiunto Catalano.
Gli agenti, una volta effettuato
l’accesso nel palazzo, al piano di
sopra rintracciavano un giovane, Francesco Laganà, 19 anni,
palmese, dichiaratosi il proprietario del magazzino. Assieme a
quest’ultimo gli agenti accedevano all’interno del magazzino
ove rintracciavano due giovani
che avevano tentato di nascondersi, e che venivano identificati
per F. T., di anni 15 e G. F., di anni 17. All’interno del magazzino
i poliziotti hanno così recuperato buona parte della refurtiva
che era stata sottratta alla tabaccheria e delle armi utilizzate:
una pistola giocattolo del tipo
“scacciacani”, senza tappo rosso, perfetta riproduzione di una
Beretta mod. 92, e un coltello a
serramanico con manico avvolto con scotch adesivo. La pistola,
nello specifico, è stata rintracciata grazie alle indicazioni fornite da G. M. 16 anni, soggetto
fermato in un secondo momento per strada, nella centralissima via Roma, in quanto molto
somigliante per fisionomia a
uno dei rapinatori. Soddisfatto
il procuratore capo della Repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo: «Esprimo un profondo plauso alla celere soluzione della vicenda effettuato dagli uomini
del commissariato di Polizia di
Palmi. Ancora una volta si conferma l’attenzione che le Forze
dell’Ordine riservano a questo
territorio soprattutto nella risoluzione dei fatti criminosi gravi». I quattro fermati sono stati
dichiarati in stato di arresto per
il reato di rapina in concorso. Il
Laganà, unico maggiorenne, è
stato tradotto presso la casa circondariale di Palmi mentre i tre
minori sono stati associati al
C.P.A. di Reggio Calabria.
PALMI. È caduto nuovamente
Il vicequestore Fabio Catalano con due agenti della Polizia nel corso della conferenza stampa
TAURIANOVA Riconosciuto dal Tribunale dei minorenni nella sentenza di condanna
“Vizio parziale di mente” all’assassino di Toni
Domenico Zito
TAURIANOVA
All’indomani della condanna di
G.S. a tredici anni di reclusione
per l’omicidio di Tony Battaglia,
sono emersi altri particolari sulla
pronuncia del Tribunale dei Minorenni di Reggio Calabria. Il
presidente, Roberto Di Bella,
nella qualità di giudice per
l’udienza preliminare, ha riconosciuto al minore il vizio parziale
di mente, così come richiesto dai
difensori Clara e Armando Vene-
CINQUEFRONDI Insegnante e scrittrice scomparsa nel duemila
La nuova aula consiliare
intitolata a Violetta Mammola
Attilio Sergio
CINQUEFRONDI
Il dirigente Salvatore Leva e
gli iscritti della locale sezione
dell’Udc, attraverso una nota,
esprimono grande soddisfazione per la decisione presa
all’unanimità dal consiglio comunale, d’intitolare l’aula
consiliare del nuovo palazzo
municipale che a breve aprirà
i battenti, alla prof.ssa Violetta Mammola (insegnate di lettere e scrittrice), scomparsa
prematuramente nel 2000,
madre dell’attuale assessore
alla cultura avv. Anselmo
Scappatura. Un ringraziamento particolare il partito di Ca-
sini lo rivolge all’assessore alla
pubblica istruzione dott.ssa
Annamaria Macrì per aver
proposto in seno al consiglio
comunale
l’intestazione
dell’aula, nonché a tutti i consiglieri comunali di maggioranza e di minoranza, ed al
sindaco, dott. Marco Cascarano, per aver votato a favore
della proposta che rappresenta un riconoscimento particolare e significativo per la famiglia Mammola-Scapputura.
«Violetta Mammola, durante la sua vita – scrive l’Udc di
Cinquefrondi nella nota stampa – si è sempre contraddistinta nella società civile per le
sue capacità intellettuali e do-
Una recente seduta del Consiglio
POLISTENA Riadattata la popolare commedia di Eduardo
Gli studenti “in casa Cupiello”
in un mix di napoletano e calabrese
POLISTENA. Ancora una volta sono stati lo spirito interculturale e
la mescolanza di culture diverse,
unite alla buona musica, a caratterizzare la riuscitissima iniziativa, dal titolo “Aria di Natale”, promossa dall’Istituto comprensivo
“Gaetano Salvemini” diretto da
Maria Domenica Mallamaci. Sul
palcoscenico della sala teatro del
plesso Jerace, gli alunni della 3 C
hanno deliziato il pubblico con
un’originale rivisitazione della
nota commedia “Natale in casa
Cupiello” del grande Eduardo de
Filippo, nella quale sono riusciti
nell’impresa di adattarla in un
riuscito mix tra il dialetto calabrese ed il napoletano.
Le scenografie, i costumi e le
battute esilaranti, hanno trascinato il pubblico. In prima fila la
preside Maria Domenica Mallamaci, la quale ha sottolineato
l’elemento innovativo di quest’anno rappresentato dalla sfida
di rivisitare la commedia napoletana con elementi del dialetto calabrese, un modo per avvicinare i
ragazzi alla cultura, alle radici, al-
Gli studenti del Salvemini
to, e la prevalenza delle attenuanti sulle aggravanti, condannandolo a 13 anni in luogo dei 16
chiesti dal Pm Francesca Stilla.
Lo stesso Tribunale ha inoltre disposto che il ragazzo resti in un
istituto penitenziario minorile in
attesa dell’individuazione di una
struttura più adatta ad ospitarlo.
G.S. è stato condannato per omicidio, porto di arma comune da
sparo e minacce nei confronti del
fratello della vittima, contro il
quale puntò la pistola, mentre
dovrà poi essere processato per
ti umani, e come educatrice di
giovani, portatrice di valori
sani. Ella – si legge ancora –
confidava principalmente sulla famiglia come punto di riferimento per un futuro migliore delle nuove generazioni,
valori che oggi purtroppo vengono mesi in discussione». Un
riconoscimento che assume
un valore simbolico a futura
memoria.
Intanto, nel corso della
stessa seduta consiliare, si è
anche proceduto alla nomina
della commissione, formata
dal sindaco Cascarano e dai
consiglieri Maurizio Bellocco,
Anna Maria Macrì, Anselmo
Scappatura, Michele Galimi,
Flavio Loria e Cettina Nicolosi, che avrà il compito di modificare lo statuto comunale
per il riconoscimento dell’acqua come bene comune che
appartiene al popolo. Un passaggio sulla scia del referendum.
le tradizioni e all’idioma interculturale. Una scuola, l’Istituto comprensivo Salvemini, la cui azione
quotidiana è animata da un percorso interculturale. Lo spirito
del Natale è riecheggiato ancor di
più in sala grazie all’esibizione
dell’ensemble strumentale “Salvemini”, diretta dai prof. Angelo
Avati e Michelangelo Scarcella. I
ragazzi hanno eseguito l’inno di
Mameli, “Largo” di Antonio Vivaldi, “Imagine” di John Lennon,
un valzer di Dimitrij Shostakovich e hanno concluso la loro esibizione con “Gloria in excelsis
Deo”. Finalità dell’ensemble è la
crescita musicale degli alunni, lo
sviluppo del senso ritmico, l’autocontrollo, la disciplina d’insieme
e la formazione di una cultura
musicale che è partecipativa e
non solo fine a se stessa.(a.se)
un altro reato, porto e detenzione di arma clandestina.
Il procuratore ha anche chiesto la trasmissione degli atti del
processo alla Procura di Palmi
per valutare se vi siano gli estremi per procedere nei confronti di
alcuni gestori di bar di Taurianova per somministrazione di alcolici ad un minorenne. Il ragazzo,
infatti, la sera dell’omicidio, secondo la ricostruzione degli inquirenti, aveva bevuto, anche se
poi, durante gli interrogatori,
era apparso lucido. La sentenza è
ancora passibile di modifica qualora una delle parti dovesse proporre appello. All’esito della pronuncia i famigliari della vittima
hanno espresso «una moderata
soddisfazione perché indipendentemente dalla pena inflitta,
che comunque non farà tornare
in vita Tony, la giustizia ha fatto
il suo corso in modo abbastanza
celere, giungendo ad una sentenza che ha fatto luce sull’episodio e sancendo le responsabilità
di chi ha provocato la morte del
nostro congiunto».
nella tentazione di evadere
dalle restrizione cui la legge
lo ha sottoposto, Nino Vittorio Tripodi 47 anni di Palmi,
noto alle forze dell’ordine,
arrestato nella giornata di
mercoledì dagli uomini del
commissariato di Polizia di
Palmi.
Attorno alle 15 del 21 dicembre scorso, un equipaggio della Squadra Volante,
nel corso del controllo del
territorio rientrante nel comune di Palmi, mentre transitava in contrada San Filippo, ha incrociato un fuoristrada alla cui guida gli operatori Polizia di Stato hanno
riconosciuto il Tripodi, volto
noto agli agenti, in quanto in
atto è sottoposto a regime di
sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di
soggiorno nel comune di Palmi, misura preventiva che,
com’è noto, comporta tra le
prescrizioni il ritiro di qualsiasi autorizzazione di guida.
Il Tripodi è stato arrestato
per violazione degli obblighi
derivanti dalla misura della
sorveglianza
speciale.
(i.p.)
Tripodi arrestato dalla Polizia
PALMI Processo per l’operazione “Rete”
PALMI
Estorsione, inflitti
otto anni di carcere
a Matteo Bonforte
Artigiani
in prima fila
al mercatino
alternativo
PALMI. Si è concluso con una
PALMI. “Non il solito Natale ma
un Natale Artigianale”. Presentano così la loro iniziativa
indirizzata a salvaguardare
dalla “crisi” il Natale, i ragazzi
di LiberAREpalmi, in collaborazione con il comune e la Pro
Loco. Un mercatino che aprirà i
battenti nella mattinata di oggi
e proseguirà sino al giorno della Vigilia. Un mercatino di Natale che proporrà una serie di
regali spiccatamente artigianali. Per scongiurare un Natale
condizionato «dallo spettro
dell’austerity – scrive Giovanni
Sidari –, per far fronte alla crisi
e al dilagante consumismo di
una festa che sta perdendo il
suo antico e vero valore, il Comune e la Pro-Loco di Palmi,
insieme ai ragazzi di LiberAREApalmi (neogruppo che trasmette il valore della legalità
attraverso un’operosa partecipazione a sostegno dell’associazione “Libera”, hanno organizzato il mercatino “Natale
Artigianale”, per rilanciare
l’importanza del commercio
responsabile in un periodo di
marcata e crescente crisi economica». L’evento vedrà impegnati da oggi (9 - 22) ed il 24 dicembre (9 - 13) gli artigiani locali, che potranno esporre i loro prodotti con i quali si potranno fare i più svariati regali
di Natale. Ad allietare gli acquisti, in Piazza Amendola (o,
in caso di pioggia, alla palestra
della scuola De Zerbi) musiche
natalizie e altre attività di intrattenimento. (i.p.)
condanna a 7 anni di reclusione
il procedimento che prende il
nome dall’operazione “Rete”,
che si è svolto dinanzi al Tribunale collegiale di Palmi (Silvia
Capone presidente con a latere i
togati Gaspare Spedale e Antonella Crea). Le pena è stata inflitta nei confronti di Matteo
Bonforte 27 anni di Sinopoli (difeso dagli avvocati Domenico
Alvaro e Innocenzo Sapone).
Nel corso della requisitoria il sostituto procuratore della Dda di
Reggio Calabria, Guido Bontempo, aveva richiesto una condanna dell’imputato a 7 anni e 8
mesi. Un anno e due mesi è stato
invece inflitto a Cosimo Fedele,
31 anni di Sinopoli (richiesta di
condanna a 10 mesi di reclusione) difeso dall’avvocato Sapone
e che rispondeva a piede libero.
Nello specifico, Bonforte è stato
condannato per i capi d’imputazione relativi all’accusa di estorsione con l’esclusione del metodo mafioso, mentre è stato assolto per la parte relativa alla detenzione ai fini di spaccio di droga. Prima della requisitoria del
pm e delle arringhe difensive dei
legali, il perito nominato dal Tribunale, per chiarire su alcune intercettazioni, aveva deposto evidenziando l’incertezza di poter
attribuire alla voce del Bonforte
una determinata intercettazione captata dagli inquirenti.
L’operazione Rete, condotta dai
Carabinieri della Compagnia di
Villa San Giovanni lo scorso 23
marzo del 2010, portò all’esecu-
Matteo Bonforte
zione di 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti
nei confronti di un gruppo di
soggetti ritenuti responsabili di
«detenzione e spaccio di ingenti
quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e marijuana». L’attività dei militari aveva
riguardato diversi territori e regioni italiane, in Calabria, tra Sinopoli e Sant’Eufemia d’Aspromonte, ma ha riguardato anche
le città di Messina, Paola e Nettuno. L’indagine, come era stato
riferito in aula dagli inquirenti
che sono stati escussi sul banco
dei testimoni, era nata da un’altra indagine che seguiva un altro
filone sempre relativo allo spaccio di stupefacenti nel territorio
di Bagnara. (i.p.)
Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011
43
Reggio Tirrenica
.
SAN FERDINANDO Il primo cittadino scuote il nuovo ministro
GIOIA TAURO
Rigassificatore,
il sindaco Madafferi
batte i pugni
sul tavolo di Passera
Il sen. Bruno:
chiarezza
sulla gestione
del porto
È calato il silenzio dopo i rilievi al progetto
mossi dal Consiglio superiore dei lavori pubblici
Alfonso Naso
SAN FERDINANDO
Detto fatto. Della polemica sul
mega progetto del rigassificatore il sindaco di San Ferdinando
Domenico Madafferi non ne
vuole sentire parlare e ieri mattina ha inviato un fax al Ministro
dello sviluppo Economico, Corrado Passera, chiedendo un incontro. Non solo quindi, come
annunciato solo due giorni fa
durante il consiglio comunale,
una richiesta di informazioni
tramite altri enti, ma un faccia a
faccia per poi dare informazioni
ai cittadini che sempre più numerosi vogliono sapere qualcosa in più. «Egr. sig Ministro, faccio presente – si legge nella lettera – che nel mio comune, indipendentemente dalla direzione
corrente, insiste la maggior parte delle infrastrutture portuali e
della retrostante area industriale, che non esito a definire deserto industriale. Dall’Autorità portuale sono stato informato, non
in via ufficiale, che il progetto
del costruendo rigassificatore è
stato rimesso alla predetta Autorità per una valutazione di propria competenza. Il comune di
San Ferdinando, di circa 4.500
abitanti, quando è stato richiesto il parere non vincolante era
amministrato da una commissione straordinaria essendo stato sciolto per condizionamento
mafioso, come del resto anche i
comuni di Gioia e Rosarno».
Un Madafferi che con toni istituzionali si spinge oltre, ricordando alle istituzioni governative la mancanza di un dialogo
con il territorio dove dovrebbe
sorgere un’opera faraonica, dai
numeri impressionanti, ma con
immancabili ricadute negative
sull’assetto del territorio.
«Trovo abbastanza stupefacente, mi si passi il termine – prosegue il primo cittadino – che il
sindaco del comune in cui dovrebbe sorgere, e per intero nel
suo territorio, questo impianto
non abbia ancora ricevuto alcuna comunicazione al riguardo
dopo i rilievi al progetto mossi, a
suo tempo, dal consiglio superiore dei lavori pubblici e quindi
non possa dare delucidazioni si
propri cittadini che chiedono
notizie in merito. Mi appello alla
sua sensibilità nel chiedere un
incontro, a livello che riterrà opportuno, al fine di avere le doverose informazioni».
Fin qui la lettera di Madafferi
che giunge dopo la promessa di
indire un referendum tra la popolazione per conoscere cosa
pensa sull’impianto. Ma i giochi
sono fatti. La fase di stallo che si
è creata è dovuta soprattutto ad
avvenimenti di carattere politico governativo. Prima l’inattività del Ministero dello Sviluppo
economico, successivo alle dimissioni dell’ex ministro Scaiola, poi la crisi di Governo, passando per il “Lodo Mondadori”
nella fase più cala dello scontro
giudiziario tra l’ex primo ministro Berlusconi e De Benedetti,
titolare della Cir che è una delle
società interessate alla costruzione dell’opera. È passato quasi
un anno e mezzo da quando, nel
luglio del 2010, il Consiglio superiore dei lavori pubblici segnalò alcune incongruenze nel
progetto, negando l’ok all’avvio
dei lavori che erano prossimi ad
iniziare.
A distanza di tutto questo
tempo tutto è ancora un enigma;
la società è fermamente intenzionata ad avviare e realizzare
l’opera, dopo che ha ottenuto
anche la dichiarazione di pubblica utilità dei terreni in cui dovrebbe sorgere il terminal gas. I
proprietari terreni aspettano di
conoscere il destino dei loro
agrumeti. Tutte queste attese e
domande potrebbero essere fugate dal neo Ministro che, pare,
non abbia nessuna “incompatibilità” col progetto.
ROSARNO Hanno partecipato a un concorso internazionale
Progetto scientifico di due studenti
in corsa per un viaggio nello spazio
ROSARNO. Un esperimento di alta valenza scientifica è stato proposto da due studenti del Liceo
scientifico “Piria”, Claudio Brosio
(primo anno) e Carlalberto Leonardi (quinto anno), nel contesto
di “SpaceLab” un progetto ideato
dal grande canale multimediale
Youtube, in collaborazione con
Lenovo, la multinazionale leader
in prodotti informatici. Con tale
programma viene offerta la possibilità agli studenti che frequentano le scuole d’ istruzione superiore di secondo grado di tutto il
mondo, di proporre un progetto
scientifico di fisica o di biologia,
che poi verrà riprodotto sulla Stazione Spaziale Internazionale dagli astronauti in condizioni di mi-
Antonino e Claudio Brosio, Carlalberto Leonardi e la preside Russo
crogravità.
I due studenti rosarnesi, appassionati di scienze e astronomia, coordinati dall’astronomo
amatoriale Antonino Brosio, hanno proposto un esperimento
ideato con il contributo del noto
astronomo calabrese prof. Antonio Scarmato. Esso prevede il calcolo della precessione del perigeo
per la Stazione Spaziale Internazionale dovuto all’effetto relativi-
Il puntino bianco indica l’area della Piana sulla quale dovrebbe sorgere il rigassificatore
SAN FERDINANDO Negato dal Viminale dopo la sentenza
Il Comune rivendica il risarcimento
SAN FERDINANDO. Il comune di
San Ferdinando non molla. Alla negazione del diritto di essere risarcito, stabilito a seguito
della conclusione del processo
“Porto”, dal fondo di solidarietà delle vittime di reati mafiosi,
risponde con la costituzione in
giudizio davanti la Corte di Appello di Reggio Calabria e con la
netta contestazione delle motivazioni del fondo. Il Ministero
dell’Interno, infatti, ha proposto appello alla decisione storica del Tribunale di Palmi che
stico del campo gravitazionale
terrestre. I due “aspiranti scienziati” si sono serviti del nuovissimo e attrezzatissimo laboratorio
di chimica e fisica del Liceo “Piria”, grazie al quale è stato possibile utilizzare tecnologie informatiche e video per poter costruire delle simulazioni ed avanzare
delle ipotesi e delle tesi sul funzionamento della loro teoria. «Se
l’ipotesi da loro formulata fosse
corretta – commenta la preside
Mariarosaria Russo – i due giovani allievi avranno dimostrato ancora una volta come le perturbazioni previste dalla teoria della
relatività di Einstein siano valide
anche nel binomio Terra-Satelliti
artificiali. Gli esiti del concorso si
avranno i primi di febbraio quando la commissione valutatrice dei
progetti si riunirà per esprimere il
verdetto . I vincitori vedranno la
loro ipotesi sperimentata sulla
Stazione Spaziale e potranno vivere l’ esperienza di “essere astronauti” per un giorno».(g.l)
RIZZICONI Nell’auditorium diocesano si sono alternati i ragazzi di due scuole
Alunni protagonisti delle iniziative natalizie
Francesco Inzitari
RIZZICONI
La scuola superiore di primo grado “G. Casella” anche quest’anno
ha dato vita, nell’auditorium diocesano Casa di Nazareth di contrada Badìa, al concerto di Natale, giunto alla sua dodicesima
edizione. I numerosi presenti
hanno visto impegnati gli alunni
del corso musicale che, con i loro
strumenti, hanno brillantemente
eseguito brani natalizi e qualche
brano di musica classica. Protagonisti i ragazzi che assieme al coro , sotto l’impeccabile guida dei
docenti di strumenti della stessa
scuola, Mario Calì alla chitarra,
Maria Raco al flauto, Teresa Maria Pirrotta al pianoforte e Adalgisa Serrecchia al violino , hanno
eseguito brani quali: White Christmas di I. Berlin, pezzi tradizionali Fantasia di Natale comprendente (Gloria in excelsis Deo; The
first Noel; We wish You a Merry
Christmas ), Jingle Bells di J Pierpoint, Valzer dell’Imperatore di J
Strauss, O Santissima Anonimo,
per poi chiudere superbamente
con la Marcia di Radetzky. Anche
il concerto di Natale di quest’anno ha messo, quindi, in evidenza
parecchi talenti in erba che se
avranno la costanza di continua-
re il loro itinerario musicale, magari scegliendo il Conservatorio
dopo la scuola superiore di primo
grado, potranno divenire protagonisti sul palcoscenico della musica. Gli allievi del corso musicale
da tempo ormai sono il punto di
forza della scuola “G. Casella” di
via Capitolo. Il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di
Via Meridiana, Maria Mercuri,
può essere orgogliosa degli allievi
che con bravura, e grazie all’impegno dei docenti del corso Calì,
Raco, Pirrotta e Serrecchia, anche quest’anno sono riusciti a far
diventare la scuola superiore di
primo grado una delle scuole più
rinomate dell’intera regione.
Ma le manifestazioni natalizie
non si sono conluse con il concerto di Natale. Non è stata da meno
la scuola primaria del plesso scolastico di contrada “Spina”. Mercoledì sera, infatti, ha voluto
chiudere alla grande presentando, presso l’auditorium diocesano Casa di Nazareth un’altra manifestazione natalizia, riscuotendo il plauso del numeroso pubblico presente in sala. Artefici della
riuscita sono stati i docenti che
hanno saputo organizzare alla
grande con lo scopo principale di
non far perdere il contatto ai
bambini con il Natale.
aveva riconosciuto 2 milioni e
500mila euro di risarcimento
all’ente comune per i reati di tipo mafioso accertati nel più importante e mastodontico processo che ha riguardato l’infiltrazione della criminalità organizzata intorno alle attività del
porto di Gioia Tauro. A distanza di 10 anni dalla conclusione
del processo penale era arrivata nel maggio scorso la decisione, in sede civile, che ha stabilito il diritto al ristoro dei danni
subiti per i comuni di Gioia Tau-
ro (10 milioni) e San Ferdinando; mentre Rosarno l’ha ottenuta prima. Ma ancora nessuno
dei tre comuni è riuscito ad incassare un euro. A ciò si aggiunga la proposizione dell’Appello
da parte del Ministero che oltre
a ritenere esagerato il danno riconosciuto, ritiene che il fondo
per le vittime di mafia è tenuto
solo al pagamento delle spese
legali. Non la pensa così l’amministrazione Madafferi che ha
deciso di costituirsi in giudizio
e contestare la tesi.(a.n)
GIOIA. Fioccano le interrogazioni parlamentari per la situazione del porto di Gioia Tauro.
Questa volta è partita dall’Api
con il senatore Franco Bruno.
«È ormai evidente come il porto sia mantenuto ad una produttività che si aggira sui 2 milioni di teus annui non più caratterizzata dall’obiettivo di
5/7 milioni. D’altronde, il terminalista Mct ha una importante presenza al porto di Tangeri Med, direttamente concorrente di Gioia con costi minori. Conseguentemente la
forza lavoro rischia di subire
una riduzione di almeno il
50%. Non si riesce ancora a
concretizzare l’Apq. Il Governo
non ha ancora mantenuto gli
impegni. L’unica strada capace
di rilanciare il porto appare
quella di acquisire una parte
della banchina, gestita attualmente in regime di concessione attraverso una seria rilettura e riconsiderazione del piano
industriale del terminalista».
Per questo il senatore chiede al Ministro Corrado Passera
di sapere «se, a quanto risulta
al Ministro, l’intero importo finanziario a carico dello Stato
destinato, secondo l’Apq, agli
interventi previsti da Rfi sia effettivamente disponibile; se
non si intenda intervenire per
pianificare l’aumento della
produttività del porto di
Gioia».
A giudizio di Sergio Laganà,
segretario provinciale dell’Api,
«è necessaria l’unità delle forze
politiche e sociali attorno ad
una questione così rilevante
per lo sviluppo della regione,
condannando ogni sterile violenza che ha il solo effetto di distrarre l’attenzione dal dibattito sulle vere tematiche che attanagliano Gioia».(a.n)
MELICUCCÀ Interviene l’on. Laganà
ROSARNO
Troppi interrogativi
e nessuna risposta
sulla discarica
Francesco
Pesce
imputato
ha 27 anni
MELICUCCÀ. La problematica
relativa alla discarica di località
La Zingara del Comune di Melicuccà, oggetto di numerose denunce della stampa, dei cittadini del centro della provincia di
Reggio Calabria e delle associazioni impegnate sul territorio, è
al centro di un’interrogazione
parlamentare a risposta scritta
che la deputata Maria Grazia
Laganà Fortugno (Pd) ha indirizzato ai competenti organi di
governo. Rivolgendosi al presidente del Consiglio, Mario Monti, e al ministro dell’Ambiente,
Corrado Clini, la parlamentare
ripercorre le tappe della vicenda, cominciata, spiega, quando
«il commissario delegato per il
superamento dell’emergenza
rifiuti in Calabria autorizzava la
costruzione di una discarica di
rifiuti solidi urbani» in quel sito.
Una questione che ha registrato
un’immediata e ferma presa di
posizione della popolazione del
luogo, con la denuncia di «presunte irregolarità sia nella scelta del sito, sia nella realizzazione della stessa» da parte «delle
associazioni ambientaliste locali, del sindaco di Bagnara Calabra e da ultimo della Cgil».
Della discarica, peraltro, si
sono a più riprese occupati gli
organi d’informazione locali e
nazionali. Dai reportage giornalistici, evidenzia Maria Grazia
Laganà Fortugno, «si evince che
nei pressi del sito individuato
per lo smaltimento dei rifiuti vi
erano pozzi artesiani, poi asciugati ed interrati, riconducibili
alla sottostante falda acquifera
che alimenta l’acquedotto denominato «Vina». Tale acquedotto rifornisce di acqua i comuni di Palmi, Seminara, Melicuccà S. Anna, Taureana, parte di
Gioia Tauro e parte di Rosarno.
Il rischio concreto di un’eventuale contaminazione delle acque potabili – prosegue la deputata democratica – ha altresì indotto il Commissario prefettizio
di Palmi ad inviare al Commissario straordinario una nota
nella quale chiedeva rassicurazioni in merito». Laganà Fortugno sottolinea come si stiano
«riscontrando, nei lavori di realizzazione della discarica, delle
differenze sostanziali rispetto al
progetto iniziale presentato,
difformità che riguarderebbero
le effettive dimensioni realizzate che vanno ben oltre quelle riportate inizialmente. Altro
aspetto che desta preoccupazione è la presenza, proprio nel
mezzo della discarica, di tralicci
della società “Terna” di tensione nominale 380.000 volt, i cui
cavi passano proprio sopra le
vasche di accumulo, da dove secondo quanto in progetto dovranno essere estratti biogas facilmente infiammabili». Per
questo, l’esponente calabrese
del Pd chiede ai rappresentanti
del governo se intendano attivarsi «affinchè vi sia la massima
trasparenza sia durante la finale
fase realizzativa che durante la
gestione della discarica in grado
di rassicurare le popolazioni locali».
Dall’avvocato Santambrogio
riceviamo e pubblichiamo.
La Gazzetta del Sud nell’edizione di sabato 17 dicembre,
alla pag. 47, ha pubblicato, in
basso, un articolo dal titolo “All
inside: droga, armi e legami
con il clan Santapaola”.
Orbene, al centro dell’articolo è stata riprodotta la fotografia di Francesco Pesce cl.
1978. Mi corre l’obbligo segnalare che l’imputato di cui ha
parlato, nel corso della udienza, l’ispettore Caccamo è Francesco Pesce cl. 1984. Ne consegue che, ingiustamente, è stato
pubblicizzato il coinvolgimento in gravi delitti di droga di un
soggetto che, in realtà, ne è
estraneo. Mi sembra, pertanto,
opportuno che il giornale provveda alla correzione dell’errore commesso. Si segnala, comunque, che il soggetto effigiato nell’articolo del 17 dicembre non è neppure imputato nel processo che si sta celebrando, in Palmi.
Francesco Pesce (cl.84)
Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011
45
Reggio Ionica
.
LOCRI L’assoluzione di Alessandro e Giuseppe dall’accusa di associazione mafiosa
GERACE
La sentenza “Onorata Sanità”
entra nel ricorso dei Marcianò
Stasera
in scena
il “Cantico
di Natale”
di Dickens
I difensori: «Caduta l’ipotesi di un “favore” reso a Domenico Crea»
Rocco Muscari
LOCRI
«Formalizzeremo nei prossimi
giorni motivi aggiuntivi per il ricorso in Cassazione, già presentato, alla sentenza d’appello per
il delitto Fortugno, allegando la
sentenza di assoluzione disposta
nei confronti di Alessandro e
Giuseppe Marcianò nell’ambito
dell’inchiesta “Onorata Sanità”.
È quanto hanno affermato gli avvocati Menotti Ferrari e Antonio
Managò, difensori dei Marcianò
padre e figlio, condannati in primo e secondo grado all’ergastolo
quali
presunti
mandanti
dell’omicidio del vicepresidente
del Consiglio regionale, avvenuto il 16 ottobre del 2005 a Palazzo Nieddu-Del Rio.
La ragione dei motivi aggiunti
che saranno presentati davanti
alla Suprema Corte si ricavano, a
parere dei due penalisti, direttamente dal contenuto del capo di
imputazione contestato ai Marcianò, ovvero che il mandato per
eseguire il delitto sarebbe stato
concepito nell’ottica di «favorire
la surroga in consiglio regionale
di Domenico Crea», risultato primo dei non eletti nella competizione elettorale del 2005. Questo capo di imputazione si ritrova sia nell’indagine “Onorata Sanità”, sia nel contesto dell’inchiesta sul delitto Fortugno.
Partendo dal presupposto che
Alessandro e Giuseppe Marcianò sono stati assolti l’altro ieri
dalla Corte d’appello di Reggio
Calabria dal reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, dopo una condanna rispettivamente a 6 e 5 anni in primo
grado in abbreviato, gli avvocati
Ferrari e Managò si richiamano
alle osservazioni completate sin
Alessandro Marcianò, condannato in secondo grado all’ergastolo
dai primi ricorsi contro la misura
eseguita a carico dei propri assistiti per “Onorata Sanità”, sempre rigettate dai vari giudici.
In particolare l’avv. Menotti
Ferrari, richiamandosi alla discussione svolta davanti alla
Corte d’appello reggina, rileva
l’assoluta mancanza di elementi
probatori che dimostrino la partecipazione dei Marcianò sia al
clan Cordì, in quanto assolti dal
reato associativo nel procedimento Fortugno, sia di conseguenza al più ampio sodalizio
criminoso, in particolare alla
partecipazione a cosche africesi,
contestato in “Onorata Sanità”.
«Del resto – dichiara il penalista
sidernese – non vi è alcuna informativa che possa giustificare il
teorema accusatorio della ritenuta appartenenza dei nostri assistiti all’associazione di Africo,
detta “Talia”, in quanto esponenti della cosca Cordì, per spiegare il fatto dell’assenza di collegamenti fattuali tra le asserite
cosche e, per sostenere il paradosso accusatorio che il rea, per
le elezioni del 2005, dopo il decesso di Cosimo Cordì e il conse-
guente vuoto di potere in Locri,
si sarebbe rivolto ai Marcianò
che, come Domenico Novella,
cercavano di espandersi come
“cosca autonoma”». Secondo
l’avv. Ferrari si tratta di un’ipotesi «assurda», anche alla luce delle affermazioni del pg Santo Melidona nell’appello “Onorata Sanità”, che con riferimento a
un’intercettazione telefonica del
13 marzo 2005, utilizzata per richiedere l’assoluzione di Giuseppe Errante dalla partecipazione al sodalizio criminoso africese, ha sostenuto che l’impegno
elettorale di questo per Crea «era
inteso al solo tornaconto personale». In quella telefonata tra Errante e Stilo emerge che Alessandro Marcianò aveva preso appuntamento da Crea, per quel
giorno, «per dirgli che voleva garanzie scritte», altrimenti saltava l’accordo elettorale che, sostiene l’avv. Ferrari, «non riguardava un legame criminoso e, di
conseguenza, non poteva assurgere a movente di un delitto».
Sul punto sono intervenuti
anche gli avvocati Rosario Scarfò ed Eugenio Minniti, difensori
rispettivamente di Salvatore Ritorto, presunto killer, e Domenico Audino. In particolare l’avv.
Minniti a rilevato che l’assoluzione dei Marcianò è un risultato
processuale
«assolutamente
sconvolgente, rispetto all’intero
scenario indiziario e investigativo del delitto Fortugno, stante la
palese connessione oggettiva e
soggettiva riguardante la suddetta ipotesi delittuosa soprattutto con riferimento all’asserito
movente, che allo stato, unitamente alla nuova informativa riguardante panorami reggini, appare svuotato da qualsivoglia
contenuto probatorio».
Vincenzo Cataldo
I frammenti recuperati nel mare di Ferruzzano
FERRUZZANO Resi alla Soprintendenza
Una rete da pesca
“cattura” reperti
di rilievo archeologico
Antonello Lupis
ROCCELLA
Antichi reperti di natura archeologica nelle acque antistanti la costa ionica della Locride. Si tratta di frammenti
di vasi e anfore di epoca, verosimilmente, molto antica.
A recuperarli, nello specchio
di acqua antistante il tratto di
spiaggia di Ferruzzano, sono
stati i pescatori di una paranza, salpata dal porto turistico
“Delle Grazie” di Roccella Jonica, impegnata in una battuta di pesca. I frammenti di vasi e anfore sono finiti nelle fitte maglie delle reti utilizzate
dai pescatori.
Dopo il recupero i reperti
sono stati consegnati ai militari della Capitaneria di Porto
e della Guardia Costiera di
Roccella guidate dal tenente
di vascello Antonio Ripoli.
In seguito, dopo una prima
e sommaria verifica, i frammenti di vasi e anfore, per il
successivo lavoro di datazione e restauro, sono stati consegnati dai militari alla dottoressa Teresa Iannelli, direttrice del museo di Monasterace
nonché ufficio periferico del-
la Sovrintendenza per i beni
archeologici di Reggio Calabria.
E’ stata la stessa dottoressa
Iannelli – secondo quanto riferito dai responsabili della
Guardia Costiera roccellese –
a confermare l’importante
valore storico dei reperti recuperati al largo di Ferruzzano.
«I reperti archeologici – è
stato riferito in una nota dalla
Capitaneria di Porto di Roccella – hanno un grande valore di testimonianza poiché
dal loro studio il più delle volte è possibile risalire a costumi e abitudini di vita di antichi popoli. In quest’ultimo caso il ritrovamento di frammenti di vasi e anfore potrebbe essere particolarmente indicativo in fatto di traffici marittimi o rotte commerciali risalenti a centinaia e centinaia
di anni addietro».
Gli stessi responsabili della
Capitaneria di Porto di Roccella hanno, infine, ricordato
che, secondo leggi e norme
vigenti, «l’indebito impossessamento di reperti archeologici è punibile con l’arresto».
GERACE
Oggi pomeriggio alle 17 la Pro
Loco di Gerace, con il patrocinio della Regione Calabria e
del Comune di Gerace, nella
chiesa di San Francesco d’Assisi presenterà “Cantico di Natale” di Charles Dickens, a cura
della compagnia teatrale di
Reggio Calabria “Scena Nuda”
diretta da Teresa Timpano,
con la voce narrante di Enzo
De Liguoro e le musiche di Mario Lo Cascio. «Il motivo che ha
sostenuto questa scelta, fra le
tante che erano state programmate e annullate per carenza
di fondi – afferma la presidente della Pro Loco Patrizia Cataldo – è che il prossimo anno,
il 2 febbraio, ricorrerà il bicentenario della nascita di Charles
Dickens», uno dei più grandi
scrittori inglesi, fondatore del
romanzo sociale, cioè di quella
forma di racconto che narra la
vita dei ceti sociali più svantaggiati. A conclusione del recital gli spettatori nell’antistante Largo Tre Chiese potranno gustare le ottime zeppole geracesi e scambiarsi gli
auguri di Natale. I più piccoli
potranno fare invece una foto
ricordo con Babbo Natale.
La presidente Cataldo ricorda anche un’altra iniziativa
della Pro Loco, il giorno di Natale, quando durante la messa
solenne celebrata in Cattedrale dal vescovo Giuseppe Fiorini Morosini, all’offertorio saranno messi a disposizione dei
cestini natalizi generosamente confezionati e donati da tutti i commercianti, da destinare
alle famiglie più svantaggiate
di Gerace.
Venerdì 23 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
46
Reggio Ionica
.
MARINA DI GIOIOSA Alla sbarra a Reggio Calabria 40 indagati
LOCRI
Amministrazione
“targata” Mazzaferro
il 27 febbraio
l’udienza preliminare
Messaggio
del vescovo
su famiglie
e... crisi
Antonio Condò
LOCRI
Nell’inchiesta sulla presunta infiltrazione del clan
è finito in carcere anche l’ex sindaco Rocco Femia
Rocco Muscari
LOCRI
Fissata al 27 febbraio del prossimo anno la prima udienza preliminare del procedimento “Circolo Formato”. Sono 40 gli indagati
chiamati a comparire davanti al
gup di Reggio Calabria, giudice
Tommasina Cotroneo, su richiesta della Distrettuale Antimafia,
in particolare del pm Maria Luisa
Miranda, titolare dell’inchiesta
scattata all’alba del 3 maggio
scorso nei confronti di presunti
appartenenti al clan Mazzaferro
di Marina di Gioiosa. Tra gli indagati, a vario titolo accusati di associazione per delinquere di
stampo mafioso, c’è anche l’allora
sindaco Rocco Femia, detto “Pichetta”, per il quale nei giorni
scorsi è stata rigettata la richiesta
di scarcerazione formulata dai difensori, tra i quali l’avv. Francesco
Macrì. Con l’ex sindaco all’epoca
sono stati arrestati tre assessori
della giunta municipale nominata a seguito della vittoria alle elezioni dell’aprile del 2008: Rocco
Agostino, detto “Gemello”, con
delega alle politiche sociali, Vincenzo Ieraci, assessore all’ambiente, e Francesco Marrapodi,
già assessore ai lavori pubblici e
urbanistica, al quale in seguito è
stata revocata la misura custodia-
le. Gli ex amministratori furono
prima sospesi dal prefetto Luigi
Varratta e, in seguito, dichiarati
decaduti con il decreto ministeriale che ha commissariato il Comune di Marina di Gioiosa.
Le indagini coordinate dalla
Dda di Reggio Calabria, guidata
dal procuratore Giuseppe Pignatone e dall’aggiunto Nicola Gratteri furono eseguite dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria,
coadiuvata dal Commissariato di
Siderno e dallo Sco di Roma, che
hanno interrotto il presunto connubio tra ‘ndrangheta e politica
che, dal 2008, avrebbe diretto
ogni attività del paese ionico. Nel
corso delle investigazioni gli
agenti hanno individuato attraverso la captazione di numerose
intercettazioni telefoniche e ambientali, l’interesse che avrebbero
avuto elementi ritenuti di primo
piano della famiglia Mazzaferro
per l’esito delle elezioni amministrative, tanto che gli inquirenti
ipotizzano una sorta di intervento diretto nella competizione
elettorale in favore di candidati
ritenuti “vicini”, e con i quali
avrebbero poi festeggiato la vittoria sull’altro candidato, che invece sarebbe stato più gradito ai “rivali” Aquino. Nel corso della conferenza stampa seguita agli arresti il procuratore Pignatone aveva
sottolineato: «Abbiamo assistito
alla formazione delle liste, alla
designazione dei candidati e ai
tradimenti tra i singoli gruppi.
Tutto fatto con l’impiego della
violenza sempre sullo sfondo».
In un’intercettazione, infatti,
gli investigatori captarono una
conversazione eloquente in cui
un presunto boss dice a un altro:
«Dobbiamo rispettarci, oppure
dobbiamo ammazzarci». Nel corso dell’indagine i poliziotti, avvalendosi anche dei cosiddetti metodi tradizionali, in particolare
nel corso di un servizio di osservazione e pedinamento, hanno registrato anche il rito di affiliazione,
avvenuto in aperta campagna, di
due “picciotti” inseriti al centro di
un “circolo formato”, da cui il nome dell’operazione.
Ieri il gip Trapani ha accolto
l’istanza presentata dall’avv. Riccardo Misaggi, concedendo gli arresti domiciliari a Guerino Mazzaferro. Nei confronti del 64enne, ritenuto dagli inquirenti elemento di vertice dell’omonima
consorteria, il magistrato ha riconosciuto affievolite le esigenze
cautelari per la gravità delle condizioni di salute in cui versa, come
riportate nelle conclusioni della
relazione medica stilata dal perito nominato dal Gip, a seguito
della richiesta del difensore.
LOCRI In ospedale nuovo caso “figlio” della carenza di personale
Al centralino per 24 ore consecutive
la Uil-Fpl denuncia l’Azienda sanitaria
Pino Lombardo
LOCRI
Dipendente ospedaliera adibita
al centralino costretta a prolungare il turno per 24 ore a causa
dell’improvviso malore del collega che doveva subentrarle. E della carenza d’organico, che ha impedito una sostituzione. Immediato l’intervento della segreteria
aziendale delle Uil-Fpl, il cui segretario, Nicola Simone ha chiesto alla manager Rosanna Squillacioti di attivarsi per dare «urgente disposizione» affinché la
centralinista «sia rimossa ed
esentata dall’effettuare il turno
pomeridiano». Nella nota di protesta Simone informa il dg
dell’Azienda sanitaria provinciale che qualora «la dipendente non
sarà rimossa dal suo servizio» la
sua organizzazione sindacale si
vedrà «costretta ad investire le
forze dell’ordine per denunciare
le inadempienze sia della S.V. che
del dirigente preposto».
Dopo il caso della caposala di
Cardiologia costretta a prolungare il proprio turno per 24 ore perché mancavano gli infermieri, ecco che ieri a documentare le
preoccupanti conseguenze dei
gravi vuoti di organico presenti in
parecchi settori del nosocomio,
un ulteriore caso. L’importante
servizio del centralino è garantito
24 ore su 24 soltanto da sei operatori, tre dei quali con capacità la-
L’ospedale di Locri
L’ex sindaco di Marina di Gioiosa Rocco Femia al momento del trasferimento in carcere
GIOIOSA JONICA L’esecutivo nel mirino di Rifondazione
Prc: «La Città Mercato? Un bluff»
Antonio Labate
GIOIOSA JONICA
Per Rifondazione comunista
“Città Mercato” è stata un fallimento. «Era – si legge in una nota del circolo del Prc – un’iniziativa che poteva e potrebbe essere valorizzata, ma che si sta consumando insieme a questa amministrazione. L’andamento di
quest’anno – aggiunge – riflette
la decadenza che sta vivendo la
maggioranza che sostiene Mario
Mazza. Per un’iniziativa che co-
vorative ridotte in quanto titolari
della “104”. I sei si alternato nei
tre turni giornalieri, uno dei quali, quello notturno 21/7, è di dieci
ore. È da tempo che gli operatori
del settore e i sindacati, «anche
perchè lo striminzito numero degli addetti fa sì che i turni vengono espletati da un operatore per
volta e la cosa comporta seri rischi soprattutto di notte», hanno
chiesto che l’organico di quel servizio venga ampliato ma «fino ad
oggi nessuno ha fatto nulla ».
La centralinista, F.F., ieri mattina al termine del turno di servizio, visto che nessuno si presentava a darle il cambio, intorno alle
7,30 informava il proprio caposervizio, che cercava di contattare gli altri operatori per organizzare una sostituzione, ma senza
successo. E così la centralinista
ha dovuto continuare il servizio
fino alle 14. Ma non ha potuto andare a casa perché il turno pomeridiano di ieri, dalle 14 alle 21,
era stato già assegnato a lei..
CAULONIA Il comitato vicino a Campisi: «Per l’Amministrazione è ora di andare a casa»
Rilievi della Corte dei Conti, attacca “Copernico”
Armando Scuteri
CAULONIA
La Corte dei Conti “bacchetta” il
Comune e il “Comitato Copernico”, che fa capo agli avvocati Rocco Femia e Luigi Fuda, vicino al
consigliere provinciale Pierfrancesco Campisi, fa sentire la sua
voce. E c porta all’attenzione dei
cittadini i passi più salienti dei rilievi che l’organo ha mosso a carico dell’Amministrazione guidata
da Ilario Ammendolia. Lo fa senza alcun commento «lasciando
alla popolazione ogni considerazione sulle attitudini amministrative» di chi governa Caulo-
nia. Femia e soci rilevano che i
magistrati contabili hanno riscontrato «situazioni di irregolarità e criticità ritenute pregiudizievoli o comunque sintomatiche
di inefficienze e/o criticità della
gestione dell’ente», e che l’amministrazione comunale «solo in sede di contraddittorio ha fornito il
bilancio di previsione».
Un modo di operare, rileva
“Copernico”, che «non è conforme alla natura collaborativa del
controllo della Corte», perché in
tal modo si «viola il principio costituzionale di leale collaborazione. L’ente nell’esercizio 2010
ha proceduto alla rinegoziazione
dei mutui in ammortamento. Al
riguardo non ha esplicitato, sebbene richiesto, l’utilizzazione
delle entrate correnti liberate
dall’operazione». Quindi «l’eventuale incremento della spesa corrente finanziato con le economie
derivanti dall’operazione di rinegoziazione del debito, costituirebbe un comportamento non
avveduto» da parte del Comune.
Un «profilo di evidente criticità
va individuato nell’eccedenza
della spesa», che è aumentata
nell’ultimo anno del 33%, passando dai circa 5.700.000 euro a
circa 7.700.000 euro, quasi 2 milioni in più in un solo anno. La
Corte dei Conti sottolinea un
«evidente contrasto con la normativa che impone il contenimento della spesa». Inoltre,
«l’approvazione del piano delle
alienazioni dei beni immobili,
non preceduta dall’individuazione dei beni da parte della Giunta,
comporta la violazione dell’art.
58 del dl. 112/2008, convertito
in legge 133/2008». Tutto questo per il 2010. Gli estensori poi,
fanno presente che l’ente ha previsto nel 2011 un indebitamento
da 3 milioni 113.070 euro e chiedono agli elettori se sia giunta
«l’ora di mandare a casa gli attuali amministratori».
sta tra i 30 e i 40 mila, i benefici
sono congrui rispetto alle somme investite? Nella Città Mercato di quest’anno le attività produttive del territorio, che avrebbero dovuto essere le protagoniste, si contavano sulla punta delle dita (per essere generosi)».
«Un altro aspetto imbarazzante – aggiunge il Prc – è la “Fiera Provinciale dell’Agricoltura”.
Come si può parlare di fiera
dell’agricoltura quando, eccezion fatta per un piccolo spazio
gestito dalla Copagri, non c’era
nulla che potesse rappresentare
degnamente il comparto agroalimentare? Inoltre, i due convegni annunciati a palazzo Amaduri sono stati un grande bluff:
in quello sul peperoncino si è almeno riusciti ad identificare i relatori, quello generico sull’agricoltura è saltato completamente. Non si può sbandierare
l’evento “Terza Fiera dell’Agricoltura” sui manifesti, farselo finanziare, e poi presentarsi con il
nulla, qualcuno dovrà spiegare
ai cittadini questo bluff».
Contingenza
economica,
unione familiare e valore della
famiglia, riscoperta dei principi autentici. Questi gli ingredienti del messaggio che il vescovo mons. Giuseppe Fiorini
Morosini, ha inviato ieri pomeriggio alla Diocesi in occasione
delle festività natalizie. «A Natale – scrive il vescovo – più che
in ogni altra festa, ci auguriamo la pace, la serenità, la felicità. Sappiamo come sia difficile oggi questo augurio, afflitti come siamo dalla contingenza economica, che, in alcuni
momenti, sembra sommergerci e negarci ogni barlume di
speranza. Ma dobbiamo reagire con fede. Il senso religioso
del Natale sta nella consapevolezza che Dio si è fatto uomo
per dirci che non ci abbandona, e che quando tutto sembra
buio fitto lui sa accendere per
noi una luce di speranza».
C’è, però, «un’altra speranza a nostra portata, la cui esistenza dipende tutta da noi:
l’unione familiare. Chi di noi
non lega la gioia del Natale
all’intimità della famiglia?
Miei cari amici, nel ricordo di
questa nostra bella tradizione
riconsideriamo la famiglia come il dono grande che Dio ci
fatto. Siamo noi che dobbiamo
garantire ai giovani questa
esperienza dolcissima che ci
portiamo nel cuore. Amiamo,
perciò, la famiglia».
Morosini ricorda, infine,
che «nei prossimi mesi intensificheremo il lavoro per arrivare alla grande festa della famiglia del 6 maggio allo stadio di
Locri». E invita «tutte le coppie
all’incontro del 4 gennaio alle
18,30 a Locri».
SIDERNO Del Consiglio d’istituto
ARDORE
Scuola media Pedullà
“spaccata” in due:
lettera di protesta
Il programma
di eventi
di Comune
e Pro Loco
Aristide Bava
SIDERNO
Il consiglio d’istituto della scuola media “Gesumino Pedullà” di
Siderno d’intesa con il collegio
dei docenti, si è riunito per discutere sulla delicata situazione
che si è creata con il piano di dimensionamento proposto dalla
Provincia per il prossimo anno.
«Il piano – è stato evidenziato andrebbe a penalizzare pesantemente la scuola. Dopo una serrata discussione è stato elaborato un documento di protesta,
«Tale proposta – si legge – sarebbe orientata a dividere la
scuola media Pedullà in due parti, ciascuna delle quali andrebbe
a far parte dei due istituti comprensivi che dovrebbero essere
costituiti, a decorrere dal 1. settembre 2012, con le due direzioni didattiche esistenti oggi nel
Comune di Siderno. Tralasciando il fatto che, se tale ipotesi fosse confermata, bisognerebbe capire secondo quale logica e quali
criteri è stata decisa, riteniamo
che una simile scelta non abbia
tenuto conto di quello che la
scuola rappresenta e ha rappresentato per la comunità sidernese fino ad oggi. La scuola ha costruito una sua identità storica e
culturale che rischia ora di essere cancellata. Dividerla apporterebbe un danno all’immagine
della nostra scuola, da sempre
serbatoio di professionalità che,
operando con sinergia e passione, hanno saputo costruire percorsi educativi nuovi e creare
coscienze libere. Alla luce di
quanto detto, dividendo la scuola media si verrebbe a creare una
situazione discriminante a più
livelli: la disparità di servizi e di
offerta formativa, l’annullamento delle attività già consolidate di Coro ed orchestra, composti da alunni provenienti dalle
due sedi, la disparità di servizi e
di offerta formativa (es. corso ad
indirizzo musicale), la divisione
dei beni materiali fino ad oggi di
proprietà di tutta la scuola». «Il
quadro fin qui illustrato – prosegue la nota – dimostra l’illogicità
della proposta della Provincia
che smembra facendo scomparire questa istituzione scolastica. Tutto il territorio di Siderno
verrebbe così gravemente impoverito in una fase in cui diversi
soggetti stanno dedicando grandi energie per la ricostruzione di
un tessuto di legalità e crescita,
che ridia speranza soprattutto
alle nuove generazioni».
Docenti, personale Ata, genitori e alunni esprimono quindi
«il loro vibrante e indignato disappunto per le decisioni che la
Commissione preposta al Piano
riorganizzativo ha deliberato»
con «un atto frettoloso e superficiale, distante dalle dinamiche
culturali e sociali attive nel territorio». Si chiede quindi di rivedere i criteri di riorganizzazione
della rete scolastica.
Il documento è firmato dal dirigente scolastico Tommaso
Mittiga e dal presidente del consiglio d’istituto Antonio Bagnato.
Nicola Chinè
ARDORE
Col patrocinio del Comune e
la collaborazione di numerose
associazioni, quest’anno, la
nuova Pro Loco di Ardore ha
organizzato un vasto programma d’iniziative per allietare le festività natalizie.
Giorno 25 alle 17 e alle 19
Babbo Natale farà trionfalmente ingresso prima in piazza Saverio Montalto di San Nicola e poi in piazza Stazione di
Ardore Marina. Il giorno di
Santo Stefano, invece, alle 19
il Coro di voci bianche “Note in
Festa” di Santa Maria del Pozzo si esibirà nel Concerto di
Natale in Piazza della Concordia con la pertecipazione del
Piccolo coro “S. Nicola di Bari”
di Bovalino. Seguiranno degustazioni di prodotti tipici.
A Capodanno la biblioteca
comunale “R. Scordo” ospiterà la Tombolata d’inizio d’anno 2012 e la proclamazione
dei vincitori del Concorso di
bellezza “La Vetrina e l’Albero
di Natale più belli”. Il 5 gennaio, alle 20,15, sarà la volta
del saggio di danza sportiva
“Insieme è più Bello Dance” a
cura di Francesca Todarello
presso la palestra della scuola
media dell’istituto comprensivo “Emanuele Terrana”, mentre il giorno dell’Epifania in biblioteca alle 19 premi in palio
e la consegna delle targhe ai
commercianti vincitori del
concorso.
Venerdì 23 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
40
Catanzaro - Provincia
.
ALTO JONIO Il 20 febbraio comincerà il processo per sei imputati tra cui due botricellesi
MONTEPAONE
“Cravatte piegate”, tutti a giudizio
gli indagati dell’operazione antiusura
I saperi
di una volta
raccontati
attraverso
la Natività
Tra loro anche l’ex assessore all’Agricoltura di Scandale, Rota
CATANZARO. “Cravatte piegate”
al giro di boa: si è conclusa con
sei rinvii a giudizio l’udienza
preliminare a carico di altrettante
persone
coinvolte
nell’omonima operazione antiusura, scattata all’alba del 14
luglio scorso nel territorio
dell’Alto Jonio catanzarese nei
confronti di personaggi ritenuti
responsabili di usura e tentata
estorsione ai danni di un’imprenditrice della zona. In particolare il gup di Catanzaro Emma Sonni ha rinviato a giudizio
l'ex assessore comunale di
Scandale (Crotone), Salvatore
Rota, di 45 anni, con l'accusa di
usura, estorsione e violenza privata. Gli altri imputati sono
Giuseppe Turrà, di 41 anni, di
Steccato di Cutro; Mario Falcone (57) ed il figlio Marco (33),
di San Leonardo di Cutro; Antonio Froio (42) e Francesco Rondinelli (41), entrambi di Botricello. Il giudice ha accolto la richiesta dell’Ufficio di procura
mandando gli imputati al processo, che avrà inizio il 20 febbraio davanti al tribunale collegiale di Catanzaro, dove saranno difesi dagli avvocati Pietro
Pitari, Gianni Russano, Luigi
Falcone, Enzo Ioppoli, Giuseppe Fonte e Franco Verri.
L’operazione “Cravatte piegate” è stata coordinata dal sostituto procuratore Alessia Miele, titolare delle indagini condotte dai carabinieri della stazione di Botricello e della Compagnia di Sellia Marina. L’inchiesta portò all’esecuzione di
un’ordinanza cautelare emessa
dal gip Livio Sabatini, mentre fu
solo indagato Marco Falcone, figlio di Mario e anch’egli residente a San Leonardo di Cutro
per il quale non vene emessa alcuna misura.
Sabrina Amoroso
MONTEPAONE
Il Tribunale di Catanzaro dove, il prossimo 20 febbraio, prenderà il via il processo
Il pm Alessia Miele
I reati contestati nel procedimento, a vario titolo, sono usura, estorsione e violenza privata.
L'inchiesta è iniziata dopo la
denuncia di un'imprenditrice
che, su un prestito iniziale di 30
mila euro chiesto per fronteggiare temporanee difficoltà, si è
vista applicare tassi di interesse
mensili fino al 10%. Alle difficoltà da parte della vittima di
restituire il prestito, secondo
l'accusa sono seguite inizialmente pressioni e minacce, sia
telefoniche che mediante frequenti visite, che hanno portato
il marito della donna anche ad
allontanarsi per un periodo dal
paese. Successivamente, per far
fronte ai debiti, l'impresa ha ceduto le proprie attrezzature
aziendali per un valore di circa
40.000 euro a due delle quattro
L’attestato di benemerenza
è stato consegnato nei giorni
scorsi nell’auditorium “Casalinuovo” di Catanzaro, dove sono stati convocati tutti i gruppi folk e le bande musicali della Calabria ai quali i Comuni
di appartenenza avevano in
precedenza conferito il valore
“di interesse comunale”.
Le tre formazioni folkloristiche di Russo, Leone e Padella, e quella bandistica di
Mercurio, lo scorso mese di
gennaio erano state riconosciute tali dal consiglio comunale di Settingiano, presieduto dal sindaco Alfeo Talarico,
su sollecitazione del presidente del “Tavolo nazionale per la
musica popolare e amatoriale” al ministero per i Beni e le
attività culturali, Antonio Corsi.
L’iniziativa assunta da Corsi rientrava nell’àmbito delle
celebrazioni dei 150 anni
dell’Unità d’Italia.
La cerimonia del Casalinuovo, che di fatto costituisce l’atto conclusivo del percorso avviato ad inizio anno, organizzata dal “Mibac”, è stata presieduta dallo stesso presidente del “Tavolo nazionale per la
musica popolare e amatoriale”, promotore dell’iniziativa,
che ha provveduto a consegnare gli attestati rilasciati
proprio dal ministero per i Be-
persone coinvolte nelle indagini. Le attrezzature sono state recuperate e sequestrate. Quattro
dei sei imputati, Turrà, Mario
Falcone, Froio e Rondinelli, erano stati arrestati dai carabinieri
della Compagnia di Sellia Marina e posti ai domiciliari nel luglio scorso. Nei confronti di Rota, all'epoca assessore all'Agricoltura e al Turismo del Comune di Scandale, in provincia di
Crotone, fu notificato un obbligo di dimora nel comune di residenza con divieto di uscire da
casa nelle ore notturne. Dopo il
provvedimento Rota si dimise.
Il tribunale del riesame di Catanzaro aveva confermato tutte
le misure cautelari eseguite nell'ambito dell'operazione antiusura. Oggi il pm esprimerà il suo
parere sull’istanza di revoca
delle misure cautelari.(b.c.)
ni e le attività culturali.
«Sono felice e allo stesso
tempo orgoglioso di questo riconoscimento conferito al mio
gruppo - ha commentato il
presidente del “San Francesco
di Martelletto”, Salvatore
Russo - ancora giovane ma determinato a valorizzare e tramandare gli aspetti peculiari
della nostra tradizione popolare e contadina».
Soddisfazione
è
stata
espressa anche dal sindaco di
Settingiano, Alfeo Talarico,
per il conferimento della pergamena di paese di musica
popolare e amatoriale di interesse nazionale. «Il conferimento di tale benemerenza è
un onore per la comunità. La
accolgo piacevolmente come
giusto riconoscimento alla
tradizione folclorica e bandistica che Settingiano ha saputo esprimere e, nonostante le
difficoltà oggettive, continua
a proporre».(l.g.c.)
Teatro e solidarietà, binomio sempre vincente
DAVOLI
Lodevole iniziativa del gruppo
“Vincenziano” di Davoli che ha
avuto luogo al teatro comunale
di Soverato patrocinata dai Comuni di Soverato e Davoli e sponsorizzata dal Governatore della
Calabria Giuseppe Scopelliti.
Si è svolta infatti una rappresentazione teatrale dal titolo
“Miriam e Joseph suo Padre e sua
Madre” di Gregorio Calabretta.
Un evento importante che si deve
alla disponibilità dell’associazione di volontariato “Vincenziano”
capace di creare un esclusivo bi-
Un presepio perfetto
realizzato a scuola
Giornata
Unitalsi
in favore
dei disabili
Francesco Ranieri
DAVOLI Iniziativa dell’associazione “Vincenziano” per finanziare l’oratorio
Mario Arestia
DAVOLI
Si è costituito ai Cc
Cristian G. Pirelli
Adesso ne manca uno
Musica popolare e amatoriale
Importante riconoscimento alla città
tanti altri comuni della Calabria, è stato riconosciuto “paese di musica popolare e amatoriale di interesse nazionale”.
Stesso riconoscimento, come a tanti altri gruppi folkloristici e bandistici della regione, è andato ai gruppi folklorici esistenti a Settingiano
“San Francesco di Martelletto”, “Città di Settingiano” e
“Sette Porte”, presieduti rispettivamente da Salvatore
Russo, Antonio Leone e Vincenzo Padella, e alla “Banda
musicale Città di Settingiano
Associazione culturale” presieduta da Raffaele Mercurio.
CARAFFA Opera di Gino Vonella
“SHOWDOWN” Rinchiuso in carcere
SETTINGIANO La cerimonia di consegna al “Casalinuovo”
CARAFFA. Settingiano, come
gip, che dovrà verificare l’esistenza dei presupposti del provSANT’ANDREA JONIO
vedimento di fermo nei suoi
Si è costituito Cristian Giuseppe confronti. Attività già eseguita
Pirelli, 29enne residente a Ga- nei giorni scorsi verso gli altri 15
gliato, colpito dal provvedimen- soggetti coinvolti. In tutto sale
to di fermo della “Direzione di- così a diciassette il numero delle
strettuale antimafia” di Catan- persone raggiunte effettivazaro nell’àmbito dell’operazio- mente dal provvedimento,
ne “Showdown” contro la cosca mentre resta ancora irreperibile
soveratese “Sia-Tripodi-Proco- Giuseppe Santo Procopio, 26enne di Guardavalle (frazione Elce
pio”.
Il giovane - che nel giorno della Vecchia), che per due volte
dell’operazione, lo scorso 16 di- è stato oggetto di tentato omicicembre, era risultato irreperibi- dio. Nel complesso dell’operale perché si trovava all’estero - si zione in due hanno avuto la conè presentato alla Compagnia ca- valida del provvedimento (Brurabinieri di Soverato, da dove è no Procopio e Antonio Gullà);
stato poi trasferito nel carcere di invece, pur non essendosi visti
Catanzaro-Siano. Anche per lui convalidato il fermo, sono stati
il pubblico ministero della Dda trattenuti comunque in carcere,
del capoluogo, Vincenzo Capo- tutti con l’accusa di associazione
molla, ha formulato l’accusa di a delinquere di stampo mafioso
associazione a delinquere di nell’àmbito della consorteria soveratese, Vincenzo Bertucci,
stampo mafioso.
Pirelli è genero del defunto Angelo Procopio, Michele Lentipresunto boss soveratese Vitto- ni e Fiorito Procopio; la scarcerio Sia e, secondo gli inquirenti, razione, e non convalida del feravrebbe «manifestato l’adesio- mo, è stata invece disposta dal
ne al sodalizio delinquenziale» gip per Pietro Aversa, Francesco
con il quale avrebbe altresì «di- Chiodo, Pasqualino Greco, Giumostrato stabile disponibilità». seppe Pileci, Francesco ProcoOra Pirelli è in attesa dell’inter- pio, Giandomenico Rattà e Marogatorio di garanzia davanti al rio Sica.
Un presepio vivente per guidare alla scoperta dei saperi
di una volta e del borgo antico di Montepaone.
È questa l’iniziativa natalizia di punta del comune ionico realizzata in collaborazione con la Misericordia di
Soverato con il patrocinio
del consiglio regionale della
Calabria e della Provincia.
La rappresentazione, divisa in tre giorni, racconterà i
momenti cardine della storia delle storie, dal censimento all’arrivo dei Re Magi, rimanendo fedele alla
narrazione delle sacre scritture ma arricchendosi di elementi nuovi che incrociano
la storia di Montepaone che
si racconterà attraverso gli
antichi mestieri con i suoi artigiani che svolgeranno il loro lavoro incuranti della presenza del pubblico. Una sorta di contaminazione tra
Terra Santa e Calabria pensata per rivivere la natività
nel modo più fedele possibile alla storia che tutti non faticheranno a riconoscere,
aprendo però la riflessione
sul pensiero ideale della nascita di Gesù nei borghi di
questa terra in cui rivive
ogni anno attraverso la tradizione del Natale.
Attorno all’iniziativa si è
riunita la comunità di Montepaone che intratterrà oltretutto i presenti con i classici dolci natalizi. Tre le giornate da non perdere: il 26 e
il 30 dicembre e, poi, il gran
finale nella giornata del 5
gennaio.
Una “gazzella” dei carabinieri impegnata nel trasferimento in carcere dei fermati
nomio in un incontro tra “cultura
e beneficenza” così come ha sottolineato il segretario dell’associazione Aldo Marcellino affermando: «Questa sera abbiamo
deciso di fare questo spettacolo
coniugando la beneficenza con
la cultura, binomio abbastanza
sostenibile. Abbiamo deciso di
presentare un artista calabrese
famoso in tutta la Calabria e oltre
, quale Gregorio Calabretta».
Il ricavato dello spettacolo è
stato devoluto interamente alla
parrocchia di Davoli marina per
la costruzione dell’oratorio parrocchiale e a favore di famiglie
bisognose. L’incasso, infatti, è
stato consegnato al parroco, don
Gregorio Montillo, dalla presidente del sodalizio Angela Moraca. Il programma si è svolto in un
monologo teatrale, interrotto da
incursioni sceniche scandite dal
linguaggio musicale. È stato
messo in scena dall’attore, nonché sceneggiatore e scrittore,
Gregorio Calabretta, su una
grande storia d’amore. La storia
d’amore più importante e misteriosa del mondo perché l’uomo si
chiamava Giuseppe e la donna
Maria. Spettacolo impegnativo
ricco di profonde riflessioni. La
bravura dell’artista, supportata
da un’ evidente e profonda espe-
rienza umana e religiosa, è stata
quella di riuscire a trasportare i
sentimenti vissuti dalle due figure nella nostra contemporaneità,
dimostrandone così la grande vitalità, intrattenendo e incantando in tal modo un folto pubblico
desideroso di calarsi nei panni
dei due personaggi per rivivere le
stesse emozioni. L’interpretazione è stata un cammino attraverso
il dolore, l’amore, il sogno, il dubbio, la ragione e la verità dei due
personaggi. Un bravissimo Gregorio Calabretta, che ha fatto rivivere, in modo pregevole, le
sensazioni più intime dei personaggi in modo reale.
Gino Vonella posa soddisfatto accanto alla sua “creatura”
Luigi Gregorio Comi
CARAFFA
Sarà possibile ammirare anche durante le festività natalizie l’artistico presepio allestito nell’atrio dell’Istituto
scolastico di Caraffa dal collaboratore scolastico Gino Vonella.
L’idea avanzata dall’assessore comunale alla Cultura,
Luigi Comi, nel corso della cerimonia di insediamento del
sindaco e del consiglio comunale dei ragazzi, è stata sollecitamente accolta dal dirigente scolastico Giovanna Macrillò.
È un’opera in stile classico,
tradizionale, che merita di essere ammirata. Nel presepio
Vonella ripropone in miniatura, ma con una certosina cura
dei particolari, la comunità
semplice e laboriosa di un
passato quasi completamente
prevaricato dall’incedere della modernità. La comunità
dei mestieri, delle botteghe
artigiane (fornai, calzolai, pastori, falegnami, contadini e
quant’altro) e degli animali
domestici (galline, maiali, cani, asini) che riusciva a soddisfare le esigenze di ciascuno.
Il tutto sormontato da una serie di casette, un ipotetico
paese, in cui è incastonata la
capanna della natività.
Per realizzarlo Vonella ha
impiegato circa un mese, per
la gioia degli alunni che hanno visto giorno dopo giorno il
presepio prendere forma attraverso l’utilizzo di materiali
semplice e del tradizionale
sughero. Una realizzazione
che ha fatto vivere in anticipo
l’atmosfera del Natale alla
scolaresca dell’istituto comprensivo di corso Colombo
che ne ha apprezzato la fattura, per l’intima soddisfazione
del suo autore.
«Costruire il presepio è una
passione che coltivo da tanto
tempo - ha sottolineato Gino
Vonella. Per me è una gioia
immensa soprattutto quando
noto i bambini e i ragazzi
guardare con stupore il presepio che ho realizzato e, ovviamente, mi fa piacere che venga apprezzato anche dagli
adulti».
DAVOLI. La sottosezione
Unitalsi di Soverato ha organizzato il consueto pranzo di fine anno per scambiarsi gli auguri con i soci e i
disabili. Nei giorni scorsi,
infatti, l’iniziativa è stata organizzata a S. Sostene, anche per dare un segno che l’
associazione è presente su
tutto il comprensorio. L’incontro è avvenuto alle 10
nella parrocchia di S. Sostene, dove il parroco don Marcello Froiio ha celebrato la
messa. Quindi gli associati e
i disabili si sono incontrati
sul lungomare, in un lido,
per il pranzo. Erano presenti circa 100 persone di cui
circa una trentina erano i disabili.
La presidente Pina Abbruzzo , prima di iniziare il
pranzo ha voluto ringraziare i partecipanti ed ha consegnato la tessera dell’associazione ai volontari che sono per il primo anno partiti
per Lourdes.
La giornata è trascorsa
serenamente fra musica e
balli fino alle 18, quando
ognuno ha fatto rientro.
L’Associazione volontari
italiani del sangue di Soverato ha voluto donare a tutti
i diversamente abili il panettone come segno di augurio. In sostanza è stata
una magnifica giornata
all’insegna dell’amicizia e
della solidarietà e del sociale. (m.a.)
Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011
41
Catanzaro - Provincia
.
CHIARAVALLE Grazie alla generosa offerta di un cittadino acquistati generi alimentari
CHIARAVALLE
Anche per i poveri sarà Natale
Consorzio
metano
Sestito
eletto
presidente
A beneficiarne una cinquantina di famiglie indigenti
Vincenzo Iozzo
CHIARAVALLE CENTRALE
Una piccola goccia di sollievo,
nell’immenso oceano della solidarietà.
Nella sede municipale di via
Castello il binomio pubblico e
privato funziona anche per
quanto riguarda il terzo settore.
Servizi sociali che, in questo
scorcio di 2011, sono al lavoro
per stare vicino alle famiglie
che vivono il disagio economico: un evento importante che
ha messo in luce la vicinanza
degli amministratori nei confronti di quella gente che ha
maggiormente bisogno. Importa davvero poco, a questo punto, il quantum, ma per una volta
è valso il pensiero di avvicinarsi
a quella gente che vive il disagio.
Grazie ad un contributo finanziario finalizzato, concesso
dall’imprenditore Luciano Principe (in questo caso presente
esclusivamente come privato
cittadino), l’amministrazione
comunale di Gregorio Tino alla
vigilia di Natale ha elargito buoni acquisto per generi alimentari in favore delle famiglie che,
effettivamente, ne hanno bisogno.
Ieri mattina al Municipio la
consegna dei buoni acquisto da
parte di Luciano Principe al sindaco Gregorio Tino. Una buona
parte di copertura finanziaria
l’ha così garantita il privato cittadino che ha voluto fare
un’opera meritoria, viste le ristrettezze economiche che affliggono tutti ma, soprattutto,
quanti non riescono neppure a
portare a casa un tozzo di pane.
Famiglie censite che risultano
in un apposito elenco stilato dal
Comune. Il tutto, ovviamente, è
avvenuto nel pieno rispetto della privacy.
Rosa Villirillo, il sindaco Gregorio Tino, l’imprenditore Luciano Principe e Sergio Garieri
Oltre al contributo un’altra
piccola parte di finanziamento
da finalizzare al progetto la garantirà il Comune.
Così facendo una cinquantina di famiglie potranno passare
un Natale meno austero e qualche bambino in più si ritroverà a
tavola le tipiche pietanze di
queste feste.
All’operazione
solidarietà
hanno preso parte pure la responsabile del settore sociale,
Rosa Villirillo, assieme al consigliere delegato al ramo Sergio
Garieri.
«Nessuna azione eclatante -
ha detto il sindaco Gregorio Tino - ma solo la consapevolezza
che in questo momento di necessità estrema c’è bisogno di
tutti, in quanto il disagio è dappertutto e come massima istituzione locale abbiamo il compito
di stare vicino alla gente che ha
davvero bisogno. La soddisfazione reale ottenuta è che un
privato ha inteso volontariamente e senza nessuno scopo
secondario avvicinarsi a noi a
darci fiducia in un settore delicato, dove non serve alcun genere di visibilità. Con questo gesto tutti passeremo un Natale
GIRIFALCO Dopo le critiche parla il sindaco Mario Deonofrio
migliore, almeno crediamo noi
amministratori».
Emozionato anche Luciano
Principe che ha donato l’offerta
al Comune.
«Ritengo che in questo momento chi ha qualcosa deve darla a quelle persone che ne hanno veramente bisogno. Ho scelto il Comune perché volevo dare la massima trasparenza ed
essere certo che le finalità dovevano essere quelle nobili di un
gesto che, mi auguro, venga seguito da altri».
Insomma adesso sarà davvero un bel Natale. CHIARAVALLE CENTRALE. Disco verde per l’elezione di Santo Sestito, consigliere provinciale a Palazzo di Vetro e capogruppo di “Chiaravalle – Futura” in consiglio comunale,
quale presidente del consorzio di metanizzazione delle
Preserre.
Per come anticipato proprio da queste colonne, l’assemblea composta dai 16
componenti dei Comuni che
fanno parte in àmbito di bacino dell’area delle Preserre Catanzaresi e delle Serre Vibonesi, a larga maggioranza ha dato il via libera al cambio di gestione al vertice dell’assemblea e dell’ufficio di presidenza. La riunione ha praticamente ratificato l’accordo raggiunto qualche giorno addietro, in
sede di conferenza dei sindaci,
che aveva messo allo stesso tavolo 16 Comuni in tutto di cui
11 della provincia di Catanzaro: Argusto, Chiaravalle Centrale, Cardinale, San Vito sullo
Jonio, Petrizzi, Palermiti, Olivadi, Gagliato, Cenadi, Torre
di Ruggiero e Centrache, mentre i restanti cinque sono del
Vibonese (Capistrano, Monterosso, Polia, San Nicola da
Crissa, e Vallelonga).
Santo Sestito arriva alla
presidenza dopo sette mesi di
“transizione”. L’elezione del
sindaco Gregorio Tino, di area
Pdl, aveva portato alla nuova
rappresentanza del Comune
e, per questo motivo, la necessità di cambiare pelle. Lascia
la presidenza dopo 18 anni di
gestione continuativa Giuseppe Maida che, in città, aveva
ricoperto la carica di sindaco
per 9 anni e di vicesindaco per
dieci. (v.i.)
SELLIA MARINA Controllo del territorio
Le davvero misere risorse finanziarie Sei denunce dei Cc
non aiutano l’attività degli enti locali Due fogli di via
Pietro Danieli
BORGIA
Un incontro di fine anno con il
cronista ma anche il momento per
tirare i bilanci dell’attività.
L’incontro con Mario Deonofrio, sindaco di Girifalco, non poteva così che scivolare sullo stato
di salute della compagine amministrativa che lui guida da sei mesi, dopo la gestione commissariale dell’ente.
«La crisi economica - sottolinea il primo cittadino - che interessa l’Italia, si manifesta soprattutto negli enti locali che rappresentano l’ultimo anello del sistema e, per questo, il più vulnerabile, per cui sta diventando frequente leggere di sindaci che si dimettono dalla carica per difficoltà di gestione, amministrazioni
che non riescono a garantire la
mensa scolastica o addirittura i riscaldamenti nelle scuole, per non
parlare della carenza di investimenti nei servizi sociali. L’amministrazione di Girifalco - prosegue - nonostante il pesante fardello ereditato del mancato rispetto
del “patto di stabilità” sta riuscendo, in questo primo scorcio, con
una gestione oculata, a garantire
quei servizi che vanno da quello
idrico alla raccolta differenziata,
nonché a quelli in supporto delle
fasce più deboli ovvero servizi sociali e scuole».
Soffermandosi sulle critiche
ed i mugugni che si registrano nei
confronti della sua amministrazione, Deonofrio afferma che sono forse più «strumentali che reali». Infatti, sottolinea, «si parla di
progetti ereditati ( per la verità
pochi), e l’unico che abbiamo tro-
Il sindaco Mario Deonofrio
vato depositato è stato gia mandato in appalto dopo ben 4 anni in
cui dimorava negli uffici; tutte le
lottizzazioni, anch’esse ormai impolverate, sono state approvate.
Per il resto l’amministrazione ha
dovuto pianificare a breve, a lungo e a medio termine, partendo
da una posizione poco privilegiata. Ebbene chiarire - insiste il sindaco - che l’amministrazione non
ha avuto alcun tipo di incontro
“occulto” con le società che hanno
a che fare con il parco eolico, ovvero la “Parco Eolico” di Girifalco
e l’ “International Power”. Gli incontri avuti in via del tutto ufficiale nella sede comunale miravano
a chiarire lo stato dell’arte di questa annosa vicenda nonché quale
via, per il bene del Comune, doveva essere perseguita. Comunque
è bene specificare che la “Brulli
Energia” ha in gestione la centralina idroelettrica di “Vosina”».
E ancora: «Lo scorso lunedì,
per essere precisi, sono stato convocato alla Prefettura di Reggio
Calabria per presiedere al tavolo
tecnico per la valutazione degli
unici due progetti inseriti nel Pon
sicurezza “accoglienza degli immigrati” finanziato dal ministero
degli Interni con la somma di
350.000 euro. Tale progetto prevede la riqualificazione dell’immobile comunale di piazza della
Repubblica che, nell’agosto scorso, alla richiesta della Fondazione “Citta Solidale” non poteva
ospitare gli immigrati in quanto
non idoneo. L’amministrazione
di Girifalco si è dimostrata sia propositiva che coagulante nelle programmazioni che l’hanno vista
interfacciarsi con altre amministrazioni».
Per Mario Deonofrio la veridicità di quanto detto è evidente nel
ruolo che il Comune di Girifalco
sta svolgendo nel Psa e nella presentazione dei progetti Pisl. «Nei
momenti di crisi economica che
può portare ad uno scollamento
del tessuto sociale, grande rilievo
come catalizzatore di idee - è sempre il sindaco che parla - devono
avere le associazioni presenti sul
territorio che devono essere in
grado di colmare o meglio sopperire alle lacune istituzionali. La
convocazione di tutte le associazioni presenti sul territorio per ripristinare la consulta dei cittadini
è una riprova dell’importanza che
questa amministrazione dà al volontariato, investendo energie
per restituire il giusto ruolo. A
supporto di tali affermazione ripongo l’apertura del distaccamento dei volontari dei vigili del
fuoco ed il potenziamento della
nostra Protezione Civile. Grande
importanza abbiamo dato alle
scuole».
Rosario Stanizzi
SELLIA MARINA
Nell’àmbito di una serie di servizi, i carabinieri di Sellia Marina hanno denunciato alcune
persone ed hanno notificato
alcuni fogli di via obbligatori.
Sei persone sono state denunciate dai militari di Simeri
Crichi per avere smaltito il
contenuto delle fosse biologiche a servizio delle proprie
abitazioni direttamente nei
terreni circostanti. Secondo le
indagini dei militari dell’Arma, i sei, tutti residenti in contrada “Apostolello”, avrebbero
inquinato la zona sin dal 2009.
Infatti, pur essendo in posses-
so delle concessioni edilizie e
delle autorizzazioni per la costruzione delle fosse biologiche per la raccolta dei liquami
fognari, ne avrebbero smaltito
il contenuto spargendolo sui
terreni e per le strade, causando così rischi per l’ambiente ed
il paesaggio. Due prostitute
colombiane di 36 e 34 anni, invece, sono state controllate
dai carabinieri. Ad entrambe è
stato notificato il foglio di via
obbligatorio dal territorio di
Simeri Crichi, comune dove in
alcune zone frequentate soprattutto nella stagione estiva
si prostituivano all’interno di
un’abitazione che avevano
preso in affitto.
GUARDAVALLE In via Pietro Nenni
Principio di incendio
danneggia un’abitazione
S. ANDREA JONIO. Una cucina
danneggiata così come l’arredamento e gli altri elettrodomestici. È, tutto sommato, un bilancio
meno grave del previsto quello
scaturito dal principio d’incendio divampato improvviso ieri
intorno all’ora di pranzo in un
appartamento di via Pietro Nenni, a Guardavalle Marina.
Le fiamme si sono sprigionate da una piccola cucina proprio
mentre le persone si trovavano
a tavola. Fortunatamente hanno avuto la prontezza di lanciare subito l’allarme e di cercare di
trovare un rimedio per “frenare” il fuoco che, se si fosse esteso, avrebbe rischiato di danneggiare l’intero stabile. Sul posto
assieme ai carabinieri, sono
giunti i vigili del fuoco del distaccamento di Soverato (guidati dal caposquadra Urbano)
con due automezzi. Un intervento che è valso a domare il rogo e a bloccarne l’estensione. I
danni, alla fine, hanno interessato la stanza della cucina, dove
sono stati “abbrustoliti” gli elettrodomestici e parte dell’arredamento. (f.r.)
Una delle scene del presepio allestito dal quartiere Bonporto
SOVERATO Ieri festosa inaugurazione
Un presepio “storico”
quello realizzato
dal quartiere Bonporto
Maria Anita Chiefari
SOVERATO
Anche il quartiere Bonporto ha
inaugurato, ieri sera, nei locali
della sede associativa, il suo
presepioe.
È stata una vera festa quella
di Bonporto con la banda Città
di Soverato “Umberto Pacicca”
, con la visita di Babbo Natale
che, accompagnato dai suoi
aiutanti , ha distribuito caramelle e dolci, e con la presenza
del Comandante di Stazione
dei Carabinieri di Soverato,
luogotenente Di Ciello.
“Affacciatevi , partecipate
alla nascita della vita. Dalla finestra di un antico pellegrinaggio verso un mondo di pace”: queste sono le parole che
introducono la visita al presepio. Il quartiere Bonporto, in
effetti, ci racconta magicamente una storia, che risale a
2011 anni fa. Vi è una casetta
di campagna, fatta di paglia e
di pietra, che porta come numero civico lo “zero”. La casetta nella sua semplicità è molto
bella, quasi ad evidenziare
l’importanza dell’essere e non
dell’apparire. Nella casetta vi è
una finestra aperta, mentre la
porta è chiusa. Dalla finestra,
quindi, si può sbirciare benissimo e si vede un mondo nuovo:
la Natività!.
Il presepio, infatti, si trova
all’interno della casetta. Si
tratta della versione evangelistica con i protagonisti tradizionali. Si notano anche due
poster, posti ai lati opposti: da
un lato vi è Gerusalemme e,
dall’altro, vi è Soverato Vecchia. Insomma le nostre origini.
«Ho voluto trovare uno stacco - ha così spiegato l’ideatore
dell’opera, Gianni Sangiuliano
- tra questo e l’altro mondo, ecco il perché del muro. La gente
può spiare dalla finestra e così
scoprirà Gesù, la Natività. Invece la porta è chiusa, sarà
aperta solo per chi lo merita».
La realizzazione del presepio ha preteso l’impiego di tante braccia del quartiere e di
tanto tempo, ma come ha sottolineato il presidente dell’associazione, Rocco Paparazzo,
ne valeva la pena. Nella benedizione il parroco di Soverato
Superiore, don Giorgio Pascolo, ha posto l’accento sullo spirito del Natale e sulla famiglia,
che è al centro del presepio,
ma anche delle nostre esistenze.
VALLEFIORITA Scarcerato l’uomo
Tentata estorsione
Giudizio immediato
per Rocco Mungo
CATANZARO. La Procura del-
la Repubblica di Catanzaro
ha chiesto il giudizio immediato a carico di Rocco Mungo, 52 anni, imprenditore
edile di Vallefiorita, raggiunto a novembre scorso da un
provvedimento di custodia
cautelare con l’accusa di aver
tentato un’estorsione aggravata, assieme ad altre due
persone, nei confronti della
società “Brulli energia Spa”,
impegnata nella realizzazione del parco eolico di Girifalco.
L’inizio del processo a carico dell’uomo è previsto davanti al tribunale collegiale
di Catanzaro per il prossimo
27 febbraio, data che Mungo
attenderà in libertà dal momento che oggi il giudice per
le indagini preliminari, accogliendo la richiesta del difensore di fiducia, l’avvocato Arturo Bova, lo ha scarcerato
(il provvedimento di custodia cautelare era stato confermato dal tribunale del
Riesame lo scorso 11 novembre).
Secondo la tesi della pubblica accusa a carico di Mungo, nel maggio 2009 il rappresentate della “Brulli energia società per azioni” sarebbe stato avvicinato da Giovanni Bruno, successivamente ucciso in un agguato, il
quale avrebbe richiesto alla
ditta emiliana il pagamento
di una somma di denaro con
lo scopo «di agevolare la cre-
scita del territorio» (nonostante né lui né alcuno dei
suoi familiari fossero in possesso di terreni legati all’iniziativa) nonchè per evitare
che succedessero «cose strane» nei cantieri.
A favorire questo incontro,
sempre secondo l’accusa, sarebbe stato proprio il cinquantaduenne Rocco Mungo, assieme a un altro imprenditore di Girifalco, Domenico Strumbo, già arrestato per lo stesso motivo il 17
maggio scorso e tutt’ora in
carcere.
Anche per quest’ultimo la
Procura ha chiesto il giudizio
immediato, che avrebbe dovuto iniziare a dicembre ma
che è stato rinviato al 27 febbraio quando, con ogni probabilità, il procedimento sarà riunito a quello di Mungo.(agi)
Rocco Mungo
Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011
45
Cosenza - Provincia
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CORIGLIANO La sentenza del gup distrettuale Tiziana Macrì ridisegna la mappa criminale tracciata dall’inchiesta condotta dal pm Vincenzo Luberto
Santa Tecla, ricostruiti i ruoli del “locale”
Ginese, Nigro, Azzaro, Conocchia, Longobucco e Marrazzo ritenuti i dirigenti del clan ‘ndranghetistico
Emilia Pisani
CORIGLIANO
Bisognerà attendere almeno
tre mesi per conoscere le motivazioni del gup distrettuale Tiziana Macrì in merito alle condanne e alle assoluzioni di
“Santa Tecla”. Trascorso questo perido, gli avvocati difensori potranno decidere se ricorrere in appello.
In molti si aspettavano pene
più pesanti rispetto a quelle
comminate, ma il giudice catanzarese ha invece avvalorato
in buona sostanza l’impianto
accusatorio del pubblico ministero Vincenzo Luberto. I reati
per i quali i 55 imputati sono
stati condannati vanno dall’associazione per delinquere di
stampo mafioso, all’estorsione,
al traffico di droga e all’intestazione fittizia di beni. Solo per
citarne alcuni, Carmine Ginese
(10 anni) è accusato di essere
dirigente dell’associazione mafiosa, di concorso in estorsione
aggravata dal metodo mafioso
ai danni dell’imprenditore Giuseppe Curto (pena minima in
questi casi che va da 12 a 24 anni). L’uomo è difeso dagli avvocati Di Iacovo e Zagarese. Per
Rocco Azzaro e Ciro Nigro, entrambi condannati a 10 anni,
valgono le stesse accuse rivolte
a Ginese. Pietro Longobucco
(16 anni) in quanto considerato dirigente dell’associazione
mafiosa e dirigente dell’associazione finalizzata al narcotraffico (in questi casi le pene
vanno da un minimo di 20 ad
un massimo di 24 anni). Dirigente dell’associazione mafiosa
è considerato anche Antonio
Marrazzo (8 anni) mentre Carmine Alfano e Vincenzo Curato
(entrambi condannati 4 anni)
sono considerati partecipanti
dell’associazione mafiosa come
Eugenio Morrone (8 anni), Cesare Cardamone (6 anni),
Francesco Surace (5 anni e 4
mesi). Leonardo Antonio Zangaro (6 anni) è stato ritenuto
responsabile di aver partecipato all’associazione mafiosa e di
concorso in estorsione, Mario
Antonio Straface (8 anni) partecipante all’associazione mafiosa e concorso in estorsione
aggravato dal metodo mafioso,
Cosimo Meligeni (6 anni e 4
mesi) partecipante all’associazione mafiosa e Francesco Arcangelo Conocchia (10 anni)
dirigente dell’associazione mafiosa.
Poi ci sono tutti coloro i quali, oltre ad essere considerati
partecipanti
all’associazione
mafiosa, sono stati ritenuti dal
giudice Macrì anche partecipanti o dirigenti dell’associazione dedita invece al narcotraffico e allo spaccio di cocaina. Tra questi vi sono Alfonso
Marrazzo e Giuseppe Mauro,
tutti e due condannati a 10 anni, poi Giacomo Pagnotta (8
anni). Per quello che riguarda
la sola associazione dedita al
traffico di droga spicca un nome su tutti gli altri: quello
dell’avvocato Antonio Piccoli al
quale il gup ha inferto la condanna di 10 anni di reclusione,
l’unico a intervenire durante la
lettura del dispositivo di sentenza del giudice Macrì gridando «Se questa è giustizia».
Va infine ricordato che la
sentenza è giunta al termine
del processo che s’è svolto secondo il rito abbreviato, procedura che ha consentito agli imputati di usufruire di uno sconto di pena pari ad un terzo e di
essere giudicati sulla base delle
prove raccolte fino all’indizione dell’udienza.
CORIGLIANO
Fli, nomine
importanti
per Fino
e Dardano
Ernesto Paura
CORIGLIANO
Una panoramica di Corigliano
Un’immagine del blitz del 21 luglio di un anno fa
CORIGLIANO L’uomo è scivolato mentre effettuava alcune riparazioni a una grondaia
Cade dal tetto, trentanovenne in rianimazione
CORIGLIANO. È in prognosi ri-
servata nel reparto di rianimazione dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza F.G., il
39enne di Corigliano che ieri
mattina è caduto rovinosamente dal tetto di un immobile in
via Provinciale. L’uomo era intento a lavori di manutenzione
di una grondaia collocata nello
stabile che ospita il bar della
sorella quando, intorno alle
8.30, ha perso l’equilibrio cadendo in avanti e finendo per
schiantarsi con il volto
sull’asfalto del cortile dell’esercizio pubblico. Un drammatico
incidente avvenuto nel giro di
pochissimi istanti, che ha lasciato attoniti i parenti che
hanno assistito inermi alla scena.
L’uomo ha da subito perso
conoscenza, e nei minuti successivi sul posto sono intervenuti un’ambulanza del 118 di
Corigliano e una pattuglia dei
carabinieri in forza locale Compagnia, guidata dal capitano
Pietro Paolo Rubbo. I sanitari,
CORIGLIANO Condannato per l’incidente che sette anni fa costò la vita a un ucraino
quando sono accorsi sul luogo
dell’incidente, si sono immediatamente resi conto della
gravità
delle
condizioni
dell’uomo ed hanno avvisato
l’elisoccorso dell’ospedale cosentino. F.G. è stato trasportato in ambulanza fino alla piattaforma di atterraggio e decollo situata nel porto di Schiavonea, scortato dai militari
dell’Arma e dai familiari, per
poi essere ricoverato nell’ospedale
del
capoluogo.(emi.pis.)
L’arrivo a Cosenza dell’elisoccorso
CORIGLIANO Campi nomadi sul litorale
Operaio morto, 9 mesi al datore di lavoro Spiaggia trasformata
CORIGLIANO. È stato condan-
nato il datore di lavoro
dell’operaio ucraino Miraslau
Kamitski, 37 anni, morto il 5
giugno del 2004 a Corigliano.
L’uomo fu travolto e schiacciato da una betoniera mentre
stava eseguendo la costruzione di un muro di contenimento in calcestruzzo.
Dopo una serie di vicissitudini giudiziarie, tuttavia, dopo ben sette anni si è giunti a
una sentenza di primo grado.
Da una parte i familiari del
giovane straniero, la madre
Olha Protsyk e la sorella Anastasiya, che si sono costituite
come parte civile con il patrocinio dell’avvocato Salvatore
Sisca. Dall’altro lato il datore
di lavoro, M.B., assistito legal-
Il cadavere dell’ucraino
mente dagli avvocati Enzo
Belvedere e Stefania Calabrese.
Al termine dell’udienza che
si è svolta ieri mattina nel tribunale di Rossano, il giudice
monocratico Guglielmo Labonia ha chiuso il processo di
primo grado affermando la responsabilità del datore di lavoro e condannandolo a nove
mesi di reclusione. La pena è
stata sospesa, ma M.B. dovrà
anche sostenere le spese di risarcimento dei danni in favore delle parti civili.
Miraslau stava lavorando
all’interno di un fossato per
predisporre la gettata di calcestruzzo ad un certo punto è
stato travolto dalla betoniera
lasciata incustodita da M.B.
alla distanza di circa dieci metri dal fossato, con la leva di
marcia inserita in posizione
“avanti” e gli organi di betonaggio in movimento.
Bastarono pochissimi minuti per far sì che il mezzo pesante avanzasse precipitando
nel fossato travolgendo il
37enne.
L’ucraino, tra l’altro, lavorava anche in nero insieme ad
altri due operai bielorussi.
Inoltre, il fossato nel quale
Miraslau ha perso la vita era
sprovvisto di rampe d’accesso
e di risalita utili ai lavoratori
nei cantieri per entrare e riuscire velocemente ed agevolmente. In modo tale da non
mettere a rischio la propria incolumità.(emi.pis.)
TREBISACCE Positivo il bilancio delle attività di volontariato svolte dalla confraternita
L’impegno della Misericordia per il territorio
Rocco Gentile
TREBISACCE
Si avvicina la fine dell’anno, e per
la Misericordia di Trebisacce e
tempo di bilanci. Si chiude un
2011 pieno di soddisfazioni, di
servizi prestati ai bisognosi e di
tanti chilometri percorsi da tutti i
confratelli con un unico obiettivo,
radicarsi sempre più nel tessuto
sociale di Trebisacce e dell’Alto
Jonio e stare quanto più possibile
vicino alle popolazioni già così
penalizzate dai continui tagli ai
servizi. Tra le tante iniziative promosse dalla Confraternita guidata da Vincenzo Liguori c’è il corso
di “Primo Soccorso”, un progetto
che ha riscosso un notevole successo grazie anche alla viva e costruttiva partecipazione del medico Rago vero trascinatore di
questo tipo di attività. Altra iniziativa, dettata dal periodo natalizio, è l’impacchettamento dei
regali che i volontari della Misericordia effettuano al centro commerciale “I Portali” di Corigliano.
Liguori, a nome di tutti i confratelli, coglie l’occasione di ringraziare coloro i quali sono stati vicini alla Misericordia, augura a tutti
buone feste sperando in un nuovo
anno ricco di maggiori soddisfazioni e che i progetti della confra-
ternita si realizzino facendo sì che
il territorio abbia quello slancio
che per molti anni è mancato. Ricordiamo che la Misericordia porta avanti da dodici anni un’opera
meritoria a difesa degli ammalati,
dei più deboli, degli umili e bisognosi, con la confraternita trebisaccese sempre in prima linea
nell’aiutare il prossimo, nonostante le difficoltà economiche, i
pochi o quasi inesistenti aiuti da
parte delle istituzioni, e anche,
purtroppo, i danni subiti, considerando che in diverse occasioni
l’associazione ha dovuto fare i
conti con atti vandalici ai mezzi di
soccorso che quotidianamente
assicurano il trasporto di decine
di dializzati dalle loro abitazioni
all’ospedale di Trebisacce, nonchè supporto al 118, con diverse
postazioni anche estive, e trasferimenti di pazienti da un nosocomio all'altro. Oltre a servizi di protezione civile, con presenza assidua nei luoghi colpiti da sisma ed
altri eventi atmosferici avversi.
Milioni di chilometri di solidarietà con ambulanze e automediche.
Per il prossimo futuro sono previsti la creazione dei poliambulatori gestiti dal dottor Francesco
Odoguardi figlio del compianto
Luigi Odoguardi, già fondatore
della locale Misericordia.
in una baraccopoli
senza alcun controllo
Johnny Fusca
CORIGLIANO
In questi giorni di festa sta
tornando d’attualità il problema delle cosiddette “baraccopoli” che sorgono in
maniera periodica e con posizionamenti casuali sul litorale coriglianese. La questione “nomadi”, infatti, da tempo riguarda la comunità di
Corigliano, considerato che
l’ampia spiaggia di Schiavonea fa da forte richiamo naturale a gruppi che si muovono continuamente e vivono
senza fissa dimora. Le zone
più battagliate e spesso affollate sono quelle alle estremità del centro abitato, ossia
alla fine del lungomare: sia
nei pressi del ponte che collega con il litorale di fronte
la frazione di Fabrizio che di
fronte alla frazione Rivabella, in prossimità del porto,
infatti, comunità nomadi
spesso “piantano le tende”
parcheggiando anche per
lunghi periodi le proprie
roulottes e allestendo i proprio campi. Fino a qui, però,
nulla di strano, considerato
che si tratta di persone come
tutte le altre e che quindi
hanno diritto a gestire la
propria vita come preferiscono, purché sempre nel rispetto delle regole e delle
leggi. Il nodo su cui però si
solleva la polemica sta però
nelle modalità di collocamento delle tendopoli da
parte dei gruppi nomadi. In
molti, a Corigliano, si chiedono se queste persone seguano delle indicazioni nel
parcheggiarsi sulla spiaggia
o se invece vadano a caso
senza che nessuno controlli;
da più parti la domanda è
sempre la stessa: esiste
un’ordinanza che affronti il
problema e, così come dovrebbe essere, destini a questa gente delle aree attrezzate e prefissate dove poter dimorare? Alcuni cittadini, in
questi giorni, hanno infatti
protestato in maniera sensibile perché preoccupati dello stato di salute della spiaggia di Schiavonea, chiedendo alle forze dell’ordine di
vigilare affinchè sia garantito il rispetto per l’ambiente.
Anche su questo aspetto, però, sorgono dei dubbi: chi
deve controllare? Chi è delegato a questo compito al fine
di garantire che i gruppi nomadi si sistemino nel posto
giusto e siano adeguatamente assistiti per una convivenza pacifica con la popolazione “indigena” e con l’ambiente che li circonda? Il problema, in una società che per
fortuna diventa sempre più
multirazziale e quindi evoluta, non è se le tendopoli abbelliscano o abbruttiscano
l’ambiente, ma semmai è
quello del rispetto delle regole, che devono valere per
nomadi e per amministratori.
Due esponenti del circolo di
Futuro e Libertà di Corigliano
chiamati a far parte di alcuni
organismi regionali del partito di Gianfranco Fini. Si tratta
di Giampiero Dardano e di
Tonino Fino. Il primo quale
componente nel coordinamento regionale, presieduto
dall’on. Angela Napoli; l’altro, nella commissione Legalità e Sicurezza, coordinata
dal dottor Angelo Grano. Con
tali due nomine – come viene
sottolineato in una nota – «è
stato, ancora una volta premiato l’ottimo lavoro svolto in
questi primi mesi dal circolo
Fli di Corigliano. Queste nomine dimostrano, infatti, la
vicinanza di Futuro e Libertà
a Corigliano e danno fiducia a
quanti hanno sempre visto la
nostra città relegata ai margini nelle scelte fondamentali
per lo sviluppo del territorio».
Fresco di nomina, Dardano
ha auspicato «un’azione partecipata e autonoma che possa ridare credibilità al sistema
politico Coriglianese». Intanto, dal presidente del circolo
cittadino di Fli, Maurizio Capalbo è stato annunciato la
celebrazione del primo congresso cittadino, che si terrà il
prossimo 15 gennaio.
AMENDOLARA
Agricoltura
Un incontro
sui progetti
della Regione
AMENDOLARA. Quali prospettive per lo sviluppo dell’agricoltura? A questa domanda si è
risposto durante un incontro
che si è tenuto nella sala consiliare del Comune, alla presenza del sindaco Salvatore Antonio Ciminelli, di Gregorio Scigliano (consigliere comunale
delegato all’agricoltura), di
Antonio Liguori (imprenditore agricolo), di Anna Acciardi
(agronomo), di Marsio Blaiotta (presidente del Consorzio
Integrale dei Bacini Arco Jonico Cosentino), di Franco Mazzei (direzione provinciale della Cia) e di Giovanni Iannuzzi
(direttore Confagricoltura Calabria). A concludere i lavori è
stato l’assessore regionale
all’agricoltura Michele Trematerra. In sala si è notata la presenza di sindaci, amministratori dell’area ed agricoltori, interessati a conoscere le intenzioni della Regione per rilanciare il settore agricolo in questo lembo di Calabria citeriore,
dove peraltro l’agricoltura
rappresenta una delle principali fonti di sostentamento.
Nel caso specifico, l’assessore
Trematerra ha portato come
“regalo di Natale” ai vertici del
Municipio amendolarese un finanziamento per la costruzione di un invaso idrico in località Timpone del Prato ad esclusivo uso degli agricoltori. In
questa maniera si metterà fine
alla triste piaga della siccità
che più volte ha creato seri disagi agli operatori.(ro.ge.)
Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011
45
Cronaca di Crotone
Piazza Resistenza, 17 - Cap 88900
Tel. 0962.29786 / Fax 0962.29791
[email protected]
Autovettura a fuoco
lungo via Amatruda
Ieri sera alle 18,14
autovettura a fuoco
lungo via Amatruda:
sono intervenuti
i Vigili del fuoco
Concessionaria: Publikompass S.p.A.
Piazza Resistenza, 17 - Cap 88900
Tel./Fax 0962.905002 [email protected]
.
Alla fine di un lungo e rissoso dibattito in Consiglio provinciale passa la proposta “bipartisan” di creare un organismo che si riunisca per affrontare il problema
Treni tagliati? Un tavolo tecnico per pensarci
Polemiche fra esponenti di maggioranza e opposizione sul ruolo della Regione nella crisi dei trasporti
Laura Leonardi
Anche il Consiglio provinciale ha
preso una posizione ufficiale in
merito alla decisione di Trenitalia
di abolire anche l’ultimo treno a
lunga percorrenza in partenza da
Crotone. Dopo il documento sottoscritto dal Consiglio comunale
nei giorni scorsi, ieri nell’aula Magna dell’Istituto “Pertini” l’assemblea provinciale ha discusso della
questione trasporti invitando a
partecipare al dibattito anche altre istituzioni, tra cui i sindaci dei
27 comuni, i consiglieri e la giunta
regionale. L’argomento ha trovato
tutti d’accordo, maggioranza come opposizione: bisogna trovare
soluzioni concrete ai problemi dei
trasporti in provincia.
I presenti si sono trovati invece
un po’ meno in sintonia sul ruolo
che la Giunta regionale avrebbe in
tutta la vicenda “Trenitalia”. Mentre il consigliere regionale del Pdl
Salvatore Pacenza ribadiva l’impegno di Scopelliti per difendere
la rete ferroviaria ionica, i consiglieri regionali d’opposizione
Emilio De Masi (capogruppo
dell’Idv) e Francesco Sulla (Pd)
hanno sottolineato la distanza che
la politica ha sempre avuto nei
confronti delle esigenze del territorio, distanza che oggi si manifesta in gravissimi disagi che, in questo caso, rischiano addirittura
l’isolamento dell’intera provincia.
Assai polemico l’intervento del
capogruppo del Pd in consiglio
provinciale Ubaldo Schifino, che
ha anche parlato dei rischi che correrebbe l’aeroporto “Pitagora”
qualora dovesse nascere quello di
Sibari.
La vice presidente della giunta
regionale Antonella Stasi ha tranquillizzato tutti in merito, assicurando che l’aeroporto di Crotone
non corre alcun rischio, per tanti
motivi: il primo è relativo al fatto
che questo è l’unico a livello nazionale ad aver registrato un aumento di passeggeri; il secondo riguarda la decisione dell’Enac di continuare a puntare su Crotone rendendo così vano il tentativo di Sibari di diventare la quarta stazione aeroportuale della Calabria.
Per quanto riguarda la linea ferroviaria, la Stasi ha confermato l’impegno della Giunta regionale di
chiedere a Trenitalia di ripristinare due linee a lunga percorrenza
che passino da Crotone.
In conclusione è stata approvata la proposta del presidente Zurlo, e sostenuta dal consigliere regionale De Masi, di creare un tavolo tecnico che si riunisca periodicamente per affrontare i problemi
legati ai trasporti nel territorio
provinciale.
La mattinata era iniziata con altri punti all’ordine del giorno, come la “tutela dai rischi di contraffazione e di concorrenza sleale e
conseguente valorizzazione e promozione del vero made in Italy
agroalimentare”
approvato
all’unanimità. Approvato anche il
piano faunistico venatorio provinciale proposto dall’assessore Do-
Teatro
All’Apollo
stasera
in replica
Biagio Izzo
Un’immagine molto eloquente della ferrovia ionica: nessun treno in transito, un binario unico e per giunta non elettrificato
menico Spataro ed il conseguente
regolamento per l’accentramento, il risarcimento e la prevenzione dei danni causati alle produzioni agricole dalla fauna selvatica.
Spataro ha spiegato che nel nuovo
regolamento gli imprenditori
agricoli saranno risarciti direttamente, facendo una semplice richiesta alla Provincia, per danni
Antonella Stasi:
«La Regione
chiederà
il ripristino
di due linee»
provocati dalla fauna selvatica inferiori ai mille euro; servirà una
normale perizia per quelli inferiori ai duemila euro, mentre ci vorrà
una perizia giurata per quelli che
superano tale cifra.
A riscaldare gli animi però era
stato il punto riguardante l’approvazione del piano provinciale per
la realizzazione di una rete scolastica per il 2012/2013. Il Consiglio provinciale aveva già mandato in Regione un primo piano di dimensionamento il mese scorso,
che però era stato rimandato indietro a causa di alcuni punti da rivedere dalla Giunta provinciale:
l’autonomia degli istituto comprensivi di Casabona, Pallagorio e
Savelli; più quelle degli istituti superiori “Gangale” di Cirò, “Lucifero” e “Santoni” di Crotone.
L’assessore Lentini ha spiegato
di aver presentato alla commissione tre proposte: una prevedeva accorpamento dell’isituto comprensivo di Verzino-Savelli a quello di
Pallagorio, quello di Rocca di Neto
a quello di Casabona, e quello di
Caccuri a Belvedere Spinello.
Questa era anche la proposta più
gradita alla maggior parte dei consiglieri che è poi stata sostituita da
quella, approvata dalla commis-
La requisitoria del pubblico ministero Salvatore Curcio al processo scaturito dalle operazioni “Efesto” e “Conte di Melissa”
Chieste 11 condanne per complessivi 120 anni di carcere
A nove anni dall'omonima operazione della Dda, il processo "Efesto" si avvia alla conclusione in
Tribunale. Ieri infatti il sostituto
procuratore della Dda Salvatore
Curcio ha pronunciato la sua requisitoria. Il rappresentante della
pubblica accusa al termine del suo
articolato intervento, ha chiesto
undici condanne per complessivi
120 anni e sei mesi di reclusione.
Il pm ha proposto anche sette assoluzioni al Tribunale presieduto
da Massimo Forciniti (a latere
Giulia Proto e Franco Russo Guarro; cancelliere Giovanna Morabito).
Singoli episodi di estorsioni,
danneggiamenti, furti di bestiame; questi i reati contestati a vario
titolo ai 18 imputati ai quali si contesta inoltre l’aggravante del me-
todo mafioso. Il sostituto procuratore Curcio in particolare ha chiesto ai giudici di condannare a ventiquattro anni di reclusione il
49enne Napoleone Vulcano; per
giuseppe Giuseppe Sestito (48), il
pm ha chiesto dieci anni; per Umberto Santoro (53), ha chiesto dodici anni; per Domenico Nucera
(60), dieci anni; per Antonio Nucera (36), dieci anni e sei mesi;
per Nicola Capalbo (36), tredici
anni; per Vito Castiglione (58),
dodici anni; per Pantaleone Russelli (38), dodici anni; per Salvatore Pasquale Santoro (28), cinque anni; per Vincenzo Gangale
(48), otto anni; per Vincenzo Santoro (45), cinque anni. Il sostituto
della Distrettuale antimafia ha poi
chiesto l’assoluzione per Agostino
Russano, Francesco Amantea (49
Il pm Salvatore Curcio
anni), Cataldo Grisafi (59), Giuseppe Spagnolo (42); Giuseppe
Mangone (39), Leonardo Mangone, Salvatore Cerminara (33).
Dopo la requisitoria del Pm sono intervenuti gli avvocati del nutrito collegio difensivo composto
tra gli altri dagli avvocati: Giuseppe Garrubba, Mario Bombardiere,
Francesco Laratta, Gianni Russano, Giancarlo Pittelli, Giuseppe
Malena, Nuccio Barbuto, Luigi
Scaramuzzino, Antonio Mandolara, Giuseppe Barbuto, Raffaele
Pugliese, Sergio Rotundo, Vittorio Gangale, Nicola Serafini, Rocco Cariglino.
Per i 18 imputati in sede di Appello era caduta l'accusa di associazione a delinquere di stampo
mafioso, che era stata contestata
originariamente nel corso del pro-
cedimento nato da due distinte
operazioni condotte dai carabinieri: l'operazione "Efesto" del settembre 2002 e l'operazione "Conte di Melissa" del maggio 2003
contro le cosche del Cirotano. Parte degli imputati furono scarcerati
dal Tribunale della libertà; quindi
il gup distrettuale di Catanzaro
decise che le intercettazioni non
erano utilizzabili quali fonti di
prova per l'accusa, e dispose il non
luogo a procedere per gli imputati. Il successivo ricorso per Cassazione dell’allora pm Sandro Dolce
fu invece accolto, per cui gli atti
del processo furono rinviati alla
Corte d'Appello di Catanzaro. É in
quella sede che è stato deciso il
rinvio a giudizio per i 18 imputati
nel procedimento in corso presso
il Tribunale di Crotone.(l. ab.)
Dopo l’assoluzione del 69enne coinvolto in “Eracles” il Tribunale ha revocato la confisca dei beni
Restituiti all’imprenditore Campisi i patrimoni di tre società edili
Gli avevano confiscato lo scorso
febbraio l'intero patrimonio di tre
società edili. Antonio Campisi, 69
anni originario di Castelsilano,
ma residente da anni in città, era
infatti sospettato dagli inquirenti
di essere «l'imprenditore di riferimento», della cosca dei "papaniciari" e segnatamente del gruppo
che farebbe capo a Leo Russelli.
Ma dopo essere stato assolto da
quelle pesanti accuse lo scorso
giugno dal Tribunale, ieri un’altra
sezione dello stesso Tribunale gli
ha restituito i beni che gli erano
stati confiscati. I giudici della Sezione misure di prevenzione presieduta da Pietro Carè (Francesco
Il villaggio che era stato confiscato
Murgo e Valeria Salatino a latere),
hanno accolto infatti la richiesta
di revoca della confisca presentata da Campisi che è stato rappresentato dagli avvocati Salvatore
Iannotta e Francesco Verri.
Il collegio ha definito ammissibile la richiesta di revoca del provvedimento patrimoniale, oltre
che per l’intervenuta sentenza assolutoria pronunciata dal Tribunale nell’ambito del processo
“Eracles” anche e soprattutto per
il fatto che la Corte d’Appello di
Catanzaro nei mesi scorsi aveva a
sua volta revocato la misura della
sorveglianza speciale alla quale
Campisi era sottoposto dal 2 feb-
braio del 2010.
Il venir meno della misura di
prevenzione personale ha di conseguenza determinato la decisione del collegio, che ha disposto la
restituzione a Campisi ed ai suoi
familiari di tutti i beni che erano
stati confiscati col precedente decreto del 21 febbraio 2001 che
aveva confermato il sequestro
dell’ottobre
2009,
eseguito
nell’ambito dell’indagine patrimoniale della Polizia di Stato denominata “Dirty investments”.
A Campisi è stato restituito un
lungo elenco di beni e le quote sociali di tre società: la "Costruzione
Campisi Antonio & C"; la "Calce-
struzzi Campisi Antonio Srl" e la "
G. S. C. Global Service Construction" che è a sua volta proprietaria
di un villaggio in costruzione a
Margherita. Il valore complessivo
dei soli beni immobili acquistati
dalle società e di alcuni depositi
bancari si aggira intorno ai cinque
milioni circa di euro. A questo si
deve aggiungere il valore delle
stesse società e dei beni mobili e
immobili a queste intestate. Basti
pensare che erano stati confiscati
tra l'altro, 6 appezzamenti di terreno, 3 autovetture, 2 opifici, 16
autoveicoli industriali (tra autocarri e mezzi meccanici) e 10 fabbricati.(l. ab.)
sione e portata ieri in consiglio,
che prevedeva l’accorpamento
dell’istituto comprensivo di Pallagorio a Casabona, Rocca di Neto a
Belvdere Spinello e Caccuri insieme a Verzino e Savelli. Una proposta troppo penalizzante per i comuni montani che ha portato i
consiglieri Franco Spina e Carmela Scutifero a presentare un emendamento con il quale si chiedeva
di ripristinare la prima ipotesi.
La questione ha talmente diviso l’assise che Lentini è stato costretto a ritirare l’ordine del giorno e a rinviare la votazione alla
prossima seduta. In replica, stasera al Teatro
Apollo alle 20,30, Biagio Izzo
nella commedia brillante
“Guardami guardami”, di
Bruno Tabacchini e Biagio Izzo, per la regia di Claudio Insegno. Sulla scena, con Biagio Izzo, Teresa Del Vecchio,
Francesco Procopio, Federico Perrotta, Sabrina Pellegrino, Valentina Olla e con la
partecipazione di Gino Cogliandro. Le scene sono di
Luigi Ferrigno, i costumi di
Graziella Pera, le coreografie
di Germana Bonaparte e le
musiche di Paolo Belli.
È un felice ritorno a Crotone quello di Biagio Izzo, che
per le festività natalizie presenta il suo nuovo spettacolo.
Si tratta di una farsa
dell’amore con uomini e donne al centro, in un gioco che si
ripete da sempre ma che trova nuovi spunti di fronte ad
una società in continua trasformazione. La vita coniugale di una giovane coppia fa
da sfondo alla storia. Agenda telefonica cittadina
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CRUCOLI TORR. tel 0962373008
CUTRO tel. 0962775800-1
ISOLA CAPO RIZZUTO tel. 0962791970
LE CASTELLA tel. 0962795216
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MARCEDUSA tel. 0961932556
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Pronto intervento tel. 1515
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Segnalazione guasti tel. 096223076
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Segnalazione guasti tel. 800900800
PREFETTURA
Centralino tel. 0962663611
Polizia Amministrativa, 09626636453
Protezione Civile tel. 09626636441
Pubbliche Relazioni e Reclami tel.
0962901124
Ufficio Affari Sociali tel. 09626636453
PROVINCIA
Centralino tel. 0962901829
Numero verde Ambiente Natura tel.
167-298363
SERVIZI COMUNALI
Numero verde tel. 167-299000
Acquedotto numero verde 800900.999
Segnalazione guasti pronto intervento
idrico 800457911
Comando Polizia Municipale tel.
0962921538 - 096221569
Emergenza Sociale pronto intervento
tel. 096221508
Manutenzione verde tel. 0962921536
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Servizi Tecnici tel. 0962921551
Stato Civile tel. 0962921218
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Tel. 096229918
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Tel. 0962794388
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CINEMA
APOLLO: Prosa: Biagio Izzo in “Guardami, guardami”
Spettacolo ore: 20,30
SALA RAIMONDI: “Finalmente la felicità”
Spettacoli ore: 16 - 18 - 20 - 22
Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011
47
Cronaca di Crotone
.
La decisione del gup al termine dell’udienza preliminare sul procedimento antimafia
Isola C. Rizzuto
A giudizio l’ex assessore Marino
con altri quattro imputati di Hydra
La Polizia
controlla:
sequestrate
cinque
slot machine
In 17 invece saranno giudicati la prossima primavera col rito abbreviato
Luigi Abbramo
A giudizio l’ex assessore provinciale Gianluca Marino (39 anni),
accusato di concorso esterno in
associazione mafiosa e scambio
politico-mafioso; a giudizio gli
altri quattro imputati che come
Marino hanno optato per il rito
abbreviato. Così ha deciso ieri
dopo più di tre ore di camera di
consiglio il giudice dell’udienza
preliminare di Catanzaro Tiziana
Macrì che giudicherà invece con
il rito abbreviato, nella primavera prossima gli altri 17 imputati
del procedimento scaturito
dall’operazione antimafia della
Polizia di Stato denominata
“Hydra”.
Insieme a Marino compariranno il 29 marzo prossimo davanti
al Tribunale di Crotone, Damiano Bevilacqua (26 anni), accusato di associazione finalizzata al
narcotraffico; Michele Cava (48
anni); accusato di associazione
mafiosa finalizzata al voto di
scambio; Giovambattista Morabito (40 anni), accusato di associazione mafiosa; Luigi Spagnolo
(27 anni), accusato per droga.
Marino è difeso dagli avvocati
Francesco Laratta ed Aldo Truncè mentre Bevilacqua e Spagnolo
sono assistiti dall’avv. Mario Nigro. L’avv. Nando Pantuso difende Cava e Morabito.
Nella lettura investigativa con
l’operazione “Hydra” venuta alla
luce con il blitz dell’11 febbraio
scorso gli investigatori della Polizia di Stato coordinati dalla Dda
avrebbero colpito le nuove leve
della cosca Vrenna-Bonaventura-Ciampà che erano subentrati
ai vecchi capi finiti in carcere con
le operazioni “Eracles” e “Perseus”. Al vertice della nuova “paranza” della ‘ndrina ci sarebbe
L’arresto di Antonio G. Vrenna durante il blitz dell’operazione Hydra
stato per gli inquirenti Antonio
Gaetano Vrenna. Ma nella carte
di “Hydra” viene anche ricostruita una presunta “combine” politico-mafiosa che sarebbe stata
messa in atto a sostegno del centrodestra in occasione delle elezioni provinciali del 2009. Per
l'accusa sostenuta ieri in udienza
dal pm della Dda Pierpaolo Bruni, Marino, quando era candidato per il Pdl alle elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale,
tra maggio e giugno del 2009,
avrebbe chiesto ed ottenuto l'aiuto ad alcuni elementi della cosca
(Iembo e Vrenna), per procurarsi
voti in cambio di somme di denaro.
Un’accusa sempre respinta da
Marino che tramite i suoi legali si
è detto tranquillo di riuscire a
chiarire in sede di dibattimento
la sua estraneità alle accuse.
«Siamo molto fiduciosi», ha com-
Gianluca Marino
Gli ha consegnato le chiavi il direttore generale Claudio De Angelis
Giuseppe Bennardo si è insediato
al comando dei Vigili del fuoco
Ha invocato «il rispetto delle regole e dei ruoli a cominciare dal
comandante», ha sottolineato la
necessità di «un’ottimizzazione
delle risorse», per meglio operare
sul territorio e non ha mancato di
pronunciare una citazione che
racchiude in sè lo spirito del Corpo : «Come valorosi opliti combatteremo le fiamme ed il fuoco». Così si è presentato ieri mattina alla
stampa ed ai suoi uomini, il nuovo
comandante provinciale dei Vigili
del fuoco, l’ing. Giuseppe Bennardo.
Cinquant’anni, sposato e padre di due figli, cosentino di nascita, l’ing. Bennardo si è ufficialmente insediato ieri al Comandodella caserma di Via Gioacchino
De Angelis con Bennardo
Da Fiore. Il direttore generale dei
Vigili del fuoco della Calabria
Claudio De Angelis, gli ha consegnato materialmente le chiavi del
suo nuovo ufficio.
Bennardo comanda 180 Vigili
del fuoco («il 10 % impegnati in
ruoli amministrativi e tecnici»),
dislocati nella sede di Crotone e in
due Distaccamenti (Cirò Marina e
Petilia Policastro). Il Comando è
dotato anche di un presidio aeroportuale e uno portuale. Lo ha ricordato lo stesso neo comandante
che s’ detto onorato di assumere
l’incarico di comandante provinciale dei Vigili del fuoco. «Proprio
un incendio – ha raccontato Bennardo – scoppiato all’inizio del
Novecento a Crotone, fece com-
mentato a caldo dopo la conclusione dell’udienza preliminare
l’avv. Aldo Truncè.
Oltre al capitolo delle collusioni politico-mafiose, nel fascicolo
dell’inchiesta “Hydra” sono contemplati come reati l’associazione mafiosa, il traffico di droga,
una miriade di danneggiamenti
con tentate estorsioni ai danni di
commercianti e intimidazioni
compiute ai danni di familiari di
tre collaboratori di giustizia.
Reati contestati a vario titolo a
23 imputati. Di questi però come
è noto in 17 hanno optato per il
rito abbreviato e saranno giudicati nella prossima primavera
dallo stesso gup Tiziana Macrì. Si
tratta di: Domenico Bevilacqua
(43 anni); Salvatore Ciampà (31
anni); Claudio Covelli (29 anni);
Pasquale Crugliano (28 anni);
Agostino Frisenda (49 anni);
Carmelo Iembo (33 anni); Antonio Manetta (26 anni); Giuseppe
Mesuraca (29 anni); Giuliano
Napoli (23 anni di Cinquefrondi); Francesco Passalacqua (31
anni); Giuseppe Passalacqua (25
anni); Leonardo Passalacqua (37
anni); Francesco Pugliese (33
anni); Armando Taschera (58
anni); Antonio Gaetano Vrenna
(31 anni); Youness Zari (26 anni,
di Moncalieri); Massimo Zurlo
(35 anni).
Gli imputati sono difesi da un
collegio di penalisti composto tra
gli altri dagli avvocati: Fabrizio
Salviati, Lucio Canzoniere, Mario Prato. Oltre ai collaboratori di
giustizia Vincenzo Marino, Luigi
Bonaventura detto “Gne gne” e
Domenoco Bumbaca, si sono costituite parti civili la Provincia,
assistita dall’avv. Anna Paola De
Masi, il Comune e la Confcommercio rappresentate dall’avv. Ilda Spadafora.
Una delle foto della discarica allegate alla lettera di segnalazione
prendere la necessità di istituire i
comandi provinciali dei Vigili del
fuoco». Il neocomandante che ha
ringraziato il personale ed i Vigili
del fuoco dell’associazione pensionati presenti all’incontro, ha
un curricula di tutto rispetto.
Dal 1990 nel Corpo dei Vigili
del fuoco, l’ing. Bennardo, prestato servizio fino all’agosto 1995
presso il Comando di Asti partecipando agli interventi di soccorso
nelle alluvioni dell’ottobre 1993
(Genova) e del novembre 1994
(Piemonte). Dal settembre 1995
ha prestato servizio presso il Comando Provinciale VV.F. di Catanzaro dove dal 2004 al giugno
2011 ha ricoperto l’incarico di Vice Comandante Vicario. Ha partecipato al meccanismo di soccorso
per le emergenze per alluvione di
Crotone (ottobre 1996), di Sarno
(maggio 1998), di Soverato (settembre 2000), di Vibo Valentia
(luglio 2006) e a quella per il dissesto idrogeologico in Calabria
del 2009-2010.(l. ab.)
Importante decisione del Dipartimento della Polizia di Stato
Organizzata dal Gruppo giovani industriali di Confindustria
Riffa benefica per i piccoli pazienti
curati nel reparto di Oncologia
Una riffa di beneficenza per raccogliere fondi da destinare ai
pazienti più piccoli del reparto
di Oncologia dell’Ospedale civile “San Giovanni di Dio” è stata
organizzata dai Giovani imprenditori di Confindustria. Numerosi imprenditori e professionisti crotonesi hanno accolto
l’invito dei Giovani imprenditori di Confindustria Crotone, guidati da Sabrina Gentile. Hanno
partecipato così a all’iniziativa
“Aperitivo di Natale con Confindustria Crotone”, che si è svolta
l’altra sera nei locali della Baia
del Togo sul Lungomare Gramsci.
La serata è stata organizzata
per raccogliere fondi per i piccoli pazienti curati nel reparto di
Oncologia dell’Ospedale civile
“San Giovanni di Dio”. In questo
modo il Gruppo Giovani Imprenditori ha voluto dare un segnale forte di solidarietà, pur in
un contesto fortemente provato
dal punto di vista economico e
finanziario.
«E’ un momento molto diffi-
cile per le imprese e per i lavoratori, ma sappiamo che proprio
nei periodi di crisi bisogna mantenere alta l’attenzione nei confronti di chi soffre gravi disagi»,
ha dichiarato la presidente del
Gruppo Giovani industriali Sabrina Gentile. «Abbiamo pensato – ha aggiunto – di devolvere il
ricavato della riffa di beneficenza ai piccoli pazienti del reparto
oncologico dell’ospedale di
Crotone perché il Natale è la festa dei bambini e soprattutto
dei bambini che soffrono». Sabrina Gentile
Con una lettera al Comune e alla Procura
Nuova Hera segnala
una discarica abusiva
in contrada Zigari
L’associazione Nuova Hera ha
reso noto di avere segnalato al
sindaco Peppino Vallone ed alla
Procura della Repubblica la
presenza di una discarica abusiva in località Zigari Ponticelli.
L’associazione Nuova Hera ha
inoltrato la lettera di segnalazione con alcune fotografie allegate a ciascuno degli organi citati per denunciare la presenza
di un’ennesima discarica abusiva dell’estensione di circa 500
metri quadrati in località Zigari
Ponticelli. È costituita – precisa
l’associazione – principalmente
di rifiuti edili ma soprattutto di
lastre in eternit. La lettera di segnalazione) è stata scritta affinché si intervenga il più presto
possibile a risanare la zona e si
impedisca il continuo scarico di
rifiuti e detriti d’ogni genere.
«Una precedente segnalazione
di un’altra discarica sempre in
zona – lamenta il presidente di
Nuova Hera, Christian Greco –
era stata fatta nell’agosto scorso
ma il problema permane.
L’associazione spiega si voler
continuare a dare l’esempio a
tutti quei cittadini crotonesi
«che restano immobili davanti
alla violenza, all’assassinio,
all’oltraggio ed alla condanna a
morte del proprio territorio dove ci si sente proprietari soltan-
to nel momento in cui si viene
coinvolti in prima persona!» «Il
cosiddetto bene comune – ricorda il presidente dell’associazione Christian Greco – che troviamo fuori dall’uscio delle nostre case, di cui a Crotone non si
conosce il senso, una volta appreso cosa sia va protetto, assicurato e preservato da ogni tipo
di atto vandalico, restare a
guardare significa esserne complici.
L’associazione Nuova Hera
spiega di non volere essere
complice di nefandezze e di
prendere perciò le dovute distanze dallo scempio denunciato. «Le cose cambiano e migliorano – secondo Christian Greco
– soltanto se ogni singolo cittadino ci mette il proprio impegno nel farlo, senza aspettare
che siano gli altri ad intervenire
perché le cose si possono fare se
veramente si vogliono fare. Non
bisogna per forza essere supereroi per intervenire dove qualcosa non va per il verso giusto».
L’associazione ricorda a tutti
coloro che vogliono prendere
parte alle iniziative di Nuova
Hera condividendone le finalità, il blog: nuovahera.blogspot.com, oppure visitare la pagina facebook: Nuova Hera
Educazione Civica.
Proseguono i controlli della
Polizia di Stato nel territorio
della provincia. Durante la
giornata di ieri personale
della divisione P.a.s.i. Squadra di polizia amministrativa, insieme con personale della Squadra mobile,
del Reparto prevenzione crimine di Siderno e del Reparto mobile di Reggio Calabria, ha effettuato specifici
servizi disposti dal questore
Giuseppe Gammino presso
alcuni esercizi commerciali
del comune di Isola Capo
Rizzuto.
Al termine delle attività di
controllo, il personale della
Polizia di Stato impegnato
nei servizi ha proceduto al
sequestro di 5 “slot machine”
in quanto prive dei previsti
titoli autorizzatori, alla redazione di 5 sanzioni amministrative per un totale di euro
10.000, ed infine ad elevare
una sanzione amministrativa a carico di una persona
che esercitava l’attività mediante un rappresentante
non autorizzato: è stata
emessa in quest’ultimo caso
una sanzione edittale pari ad
euro 3.098.
Nel corso di tali attività di
controllo, è intervenuto personale della Squadra mobile,
che con la collaborazione
delle unità di rinforzo ministeriale ha eseguito alcune
perquisizioni domiciliari alla
ricerca di armi, in particolar
modo nelle zone di Isola Capo Rizzuto dove risultano alloggiare soggetti con precedenti di polizia. Si è così proceduto all’identificazione di
55 persone ed al controllo di
29 veicoli.
Aiello promosso commissario
per meriti straordinari di servizio
Lo scorso 27 settembre si è riunita a Roma la commissione Avanzamento del dipartimento della
Polizia di Stato del ministero
dell’Interno presieduta dal prefetto Nicola Izzo vicecapo vicario
della Polizia di Stato. La Commissione ha deciso di concedere il
massimo dei riconoscimenti – la
promozione per merito straordinario al grado superiore – al sostituto commissario della Polizia di
Stato Rosario Antonio Aiello, in
servizio presso la Squadra mobile
della Questura di Crotone.
È degna di nota la motivazione: «Dirigeva con notevole acume investigativo e sprezzo del pericolo una attività di indagine
contro la criminalità organizzata
crotonese. Malgrado le pesanti
minacce di morte ricevute dai capi della cosca, partecipava alla intera indagine consentendo fattivamente all’arresto di numerosi
esponenti di spicco della ndrangheta .Chiaro esempio di eccezionale dedizione e straordinario
coraggio. Crotone, 21.01.2011».
Si tratta dell’operazione antimafia Hydra, che 12 fermi e 23 indagati, in seguito alla quale proprio
ieri cinque persone sono state
rinviate a giudizio, mentre altre
17 hanno optato per il processo
con il rito abbreviato.
È la seconda volta (caso rarissimo) che al commissario Rosario Aiello, già primo nella graduatoria nazionale dei sostituti
commissari della Polizia di Stato,
viene riconosciuta da parte del
Dipartimento della Polizia di Stato, la promozione per merito
straordinario. La prima volta è
avvenuto a Milano, durante i 20
anni in cui il commissario Aiello
Il commissario di Polizia Aiello
ha prestato servizio nel capoluogo lombardo. Era alla Digos, sezione Antiterrorismo, dove comandava una sezione Antiterrorismo proprio nel periodo cosiddetto degli “anni di piombo”, durante i quali ha condotto e portato a termine numerose operazioni con l’arresto di decine di terroristi facenti parte delle formazioni delle “Brigate Rosse”, di “Prima Linea”, dei “Nar” e di altri
gruppi “combattenti” , con e la
scoperta di numerosi “covi”. Era
il 3.11.1977 quando ad Aiello veniva riconosciuta la prima promozione per Merito straordinario, a seguito di un conflitto a fuoco avuto con quattro terroristi dei
N.A.R. Questa la motivazione:
«Sottufficiale in servizio ad un
Commissariato, mentre transitava nei pressi di un ufficio postale,
accortosi, con eccezionale prontezza di intuito, che all’interno
era in atto una rapina, quantun-
que fosse solo, interveniva con
grave rischio della propria vita,
affrontando, arma alla mano, un
primo malvivente che sostava in
una autovettura davanti all’ufficio e, con straordinario sangue
freddo e capacità professionale a
ferire il malvivente ed ingaggiando poco dopo un aspro e lungo
conflitto a fuoco con altri tre rapinatori terroristi armati che stavano per uscire con il bottino.
L’Aiello non soltanto riusciva
successivamente a disarmare e
catturare un altro malvivente a
conclusione di una colluttazione,
ma rendeva per altro possibile
l’arresto di un terzo rapinatore ad
opera di altri Agenti intervenuti
nella circostanza. Mirabile esempio di attaccamento al dovere e
sprezzo del pericolo».
Davvero numerosi gli altri riconoscimenti (Encomi, Elogi Parole di lode, Premi) avuti da Rosario Aiello durante la sua carriera. a Milano e succesivamente
per la sua attività a Crotone. Rosario Aiello ha ricevuto numerossissimi premi, per operazioni di
servizio con l’arresto di decine di
mafiosi, rapinatori latitanti, trafficanto di droga, consentendo il
sequestro di ingenti quantitativi
di droga e armi. Una nota di compiacimento è stata trasmessa dal
questore Giuseppe Gammino.
Fra l’altro nel documento si legge: «Aiello ha dimostrato in tutte
le circostanze eccellenti capacità
di risoluzione delle criticità, non
disgiunte ad elevatissime risposte di funzionalità che ne hanno
aumentato il carisma, elevandolo al ruolo di leader indiscusso in
ogni gruppo di lavoro in cui si è
trovato ad interagire».