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Stella Stollo – intervista
By chilidilibri
07 dicembre 2016
Oggi intervistiamo Stella Stollo, autrice de I delitti della primavera, edito da Graphofeel.
Iniziamo come sempre ringraziando l’autrice per la sua disponibilità e cortesia.
1 Leggendo il suo libro ho avuto l’impressione che più che un thriller il suo romanzo volesse affrontare tematiche
sociali, di attualità (in particolare il ruolo e la considerazione della donne, le coppie omosessuali e l’ingerenza
della Chiesa su questioni non religiose). C’è un messaggio, o più di uno, in particolare che vorrebbe arrivasse al
lettore?
Allegoria della primavera di Botticelli, l’opera da cui trae ispirazione il mio romanzo, ammalia il pubblico da secoli
con una sfavillante bellezza e con una seducente armonia di forme e di tinte. Ma dietro i disegni e i colori nasconde
una molteplicità di valenze simboliche, di rimandi a concezioni filosofiche e scientifiche e al contesto socio-politico
dell’epoca. I messaggi principali che vorrei arrivassero al lettore tramite i mio libro:
l’esigenza di bellezza è propria dell’animo umano; l’arte e la bellezza sono due valori da cui ripartire per
risollevare la nostra società dall’ignoranza e dai pregiudizi, nonché dalle situazioni di bruttezza e degrado
ambientale a cui ha portato lo sfrenato materialismo.
la bellezza che salverà il mondo, per dirla alla Dostoevskij, non può essere una dimensione puramente
estetica, ma anche e soprattutto etica. L’amore per la bellezza artistica solo se congiunto ad un attivo
impegno sociale potrà salvare il mondo.
2 – Tra i personaggi del libro, ce n’è uno o più di uno che le è rimasto attaccato, a cui si ritrova ancora a
pensare? Se sì: chi e perché?
Tra i personaggi storici che popolano il romanzo la mia predilezione va a Filippino Lippi, il cui talento artistico ho
sempre ammirato e al quale sono talmente legata da averlo scelto come io narrante. Tra i personaggi frutto della
mia fantasia sono rimasta particolarmente a ezionata a Ginevra, l’erborista che procura a Botticelli le piante e i fiori
che gli serviranno come modello per la realizzazione dello spettacolare tappeto erbaceo del suo dipinto. La
creazione e la definizione di una figura di donna guaritrice e alchimista mi ha dato l’opportunità di appassionarmi
alla ricerca delle proprietà medicamentose e cosmetiche e alla simbologia di alcune specie vegetali, facendomi
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accostare all’aspetto delle rappresentazioni botaniche, un valore aggiunto in quest’ opera d’arte. Inoltre Ginevra, con
la sua inso erenza verso i pregiudizi e la determinatezza nel combattere contro certe imposizioni sociali e
religiose, diventa il simbolo dell’indole rivoluzionaria che appartiene alle donne di tutto il mondo e di tutti i tempi, è
l’incarnazione dell’eterno femminino che si vuole sottrarre a una repressione continuamente attuata nel corso
della storia.
3- Se lei dovesse rappresentare il suo libro con un quadro, che elementi inserirebbe (non vale
dire che sarebbe Allegoria della Primavera!)?
Se dovessi rappresentare il mio libro con un quadro che non sia Allegoria della Primavera, mi orienterei verso l’arte
dei Preraffaelliti per il loro vagheggiare un ideale di bellezza immutabile nella fugacità effimera del quotidiano. In
particolare, Ophelia di John Everett Millais ha una grande valenza simbolica: Ophelia che annega nel fiume è
completamente circondata da fiori, il cui significato nascosto ci narra la tragica storia della giovane donna. Ecco, mi
pare che in questo quadro ci siano molti elementi che potrebbero rispecchiare lo spirito del mio libro: la bellezza e
l’amore, l’intimità con la natura fiorente e rigogliosa, il dolore e la sofferenza della donna e un’ inquietan atmosfera
di mistero e di morte.
4- Ho letto in altre interviste che dal suo soggiorno in Cina le è rimasta un po’ di insofferenza alla dualità, eppure
nel suo libro la dualità è molto presente. È voluto?
A dire il vero, se ben ricordo, in quell’intervista mi sono riferita alla mia inso erenza verso il dualismo non come ad
un e etto del mio soggiorno in Cina, ma caso mai come a qualcosa di precedente: una predilezione per il pensiero
occidentale presocratico e per la cultura orientale che mi portarono a indirizzarmi verso un certo tipo di studi,
scegliendo la facoltà di Lingue Orientali. Ma stavo parlando della mia gioventù, e di tantissimi anni fa!
Comunque, se nel mio libro è presente una buona dose di dualità (tra amore e morte, tra bene e male, tra spirito
femminile e potere maschile) è stata necessaria per rafforzare la rappresentazione di atteggiamenti e di situazioni
tipiche di quella società rinascimentale, quali le discriminazioni sessuali e i pregiudizi che sfociano nella violenza
e erata, che purtroppo permangono ancora oggi.
D’altro canto penso che nel mio libro sia percepibile una forte aspirazione al superamento degli opposti e alla
scoperta dell’interconnessione di tutte le cose. È percepibile nei metodi terapeutici di Ginevra che curano insieme
corpo e anima, considerando le malattie come un messaggio che l’anima scrive su una parte del corpo.
Si percepisce anche nelle riflessioni di Filippino sul potere energetico delle pietre e sull’unitarietà di energia e
materia, e nella sua straordinaria esperienza di sentire la materia vibrare. E ancora negli splendidi sfumati dell’arte
di Leonardo: del resto il mondo è fatto di sfumature…l’amore stesso ci o re molteplici sfumature e sarebbe cosa
ingrata non coglierle tutte!
5- Se dovesse riscriverlo adesso, c’è qualcosa che cambierebbe del libro?
Mamma mia, no! Sono stata su questo libro almeno dieci anni e nelle varie stesure ho operato tagli, aggiunte,
spostamenti di paragrafi e ripensamenti vari. Con questo non voglio dire che non si potrebbe ancora migliorare, ma
la perfezione non è di questo mondo e ad un certo punto bisogna accontentarsi dei risultati raggiunti e passare ad
altro.
6- C’è qualcosa che ci vuol dire che non le abbiamo chiesto? Una domanda che le piacerebbe le venisse posta?
No, niente in particolare. Vorrei invece ringraziare la redazione di Chili di Libri per avermi ospitata in questo spazio
insieme con il mio libro. E ringrazio anche chiunque ci abbia seguiti fin qui.
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