IL QUADRO Quella mattina ero sul divano ad aspettare che il latte si

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IL QUADRO Quella mattina ero sul divano ad aspettare che il latte si
1°CLASSIFICATO
SEZIONE PROSA
CATEGORIA SCUOLE MEDIE
IL QUADRO
Quella mattina ero sul divano ad aspettare che il latte si
scaldasse, coccolata dalle fusa del gatto, quando la mamma mi
disse: “Fai presto, oggi c'è la gita !” Mi ero dimenticata dell'
uscita alla galleria d'arte.
Presi lo zaino e corsi a scuola. C' erano già tutti i miei compagni.
Alle otto arrivammo alla galleria : una gigantesca costruzione di
cinque piani , uno più stravagante dell' altro.
Pareva che i quadri non finissero mai. Cornici dorate
racchiudevano immagini di ogni tipo. Continuavo a camminare
quando vidi un quadro.
Raffigurava una signora che raccoglieva dei fiori.
Continuai a guardarla.
Ad un certo punto mi sembrò che cambiasse espressione.
Ma sì , aveva sorriso ! Improvvisamente mi prese la mano e mi
trascinò dentro al quadro ! Un bagliore accecante mi circondava
e poi . . . Il buio.
Vidi una luce in lontananza e mi avvicinai, attraversando stanze e
corridoi silenziosi, fino ad un ambiente dove splendeva un
magnifico lampadario di cristallo.
Era una sala da musica e un bellissimo pianoforte a coda
occupava gran parte dello spazio.
Affascinata dal meraviglioso strumento, mi sedetti sullo
strapuntino che era rivestito da un tessuto prezioso e
certamente antico, morbido al tatto anche se leggermente liso.
Le mie dita sfiorarono i tasti d' avorio, perfettamente lisci e
lucidi, e mi misi a suonare.
Mi accorsi che qualcuno mi osservava in silenzio : una signora con
una parrucca incipriata, decorata con fiori e farfalle da cui
sfuggivano alcuni riccioli, mi sfiorò una spalla.
“Scusi, non volevo invadere la sua dimora. Sono stata trascinata
qui dentro da una fioraia.” Dissi impaurita.
Lei mi guardò stranamente.
Provai a spiegarle che la sua casa , il pianoforte e lei stessa
erano frutto di un quadro, ma non mi credette.
“Chiamami Lis. E tu, come ti chiami signorina ? ” Mi chiese.
Io risposi “Giselle”.
“Bene Giselle” continuò “Da quanto suoni il pianoforte ?”
Io la guardai desolata : “ Ehm, Veramente io non so suonare il
piano, ho usato la mia fantasia e la mia passione per il canto.
Mi guardò sorpresa. “Bene, canto, piano, fantasia, un futuro di
successo !”
Mi sentivo una star.
Una signora aristocratica e affascinante mi diceva che sarei
diventata una celebrità ! Ma subito pensai : il mio futuro da
musicista sarebbe stato nel mondo vero o solo in quello strano
mondo dentro il quadro?
In quel momento la testa cominciò a girarmi, sempre più in
fretta, mentre la misteriosa dama ripeteva il mio nome “Giselle,
Giselle! “ Aprii gli occhi e mi trovai sdraiata sul pavimento della
galleria, con i visi dei miei compagni e dell'insegnante che mi
guardavano preoccupati.
“Dove mi trovo ! La signora dov'è ? “ Chiesi frastornata.
“Giselle, che ti succede !” Fecero in coro.
Ma, se ero stesa per terra significava che era stato tutto solo
frutto della mia mente.
Non avrò mica le allucinazioni !
Mi portarono a casa, mi misero a letto e mi addormentai
immediatamente.
Quando mi risvegliai al mio fianco c'era la mamma, che mi porse
un vassoio con una tazza di tè e una brioche.
“Vuoi qualcosa di caldo? Sei svenuta. Ti farebbe bene rilassarti e
restare un po' a letto.”
Io le chiesi : “Mi piacerebbe tanto suonare il pianoforte, che ne
dici ? “ Lei rispose : “Sarebbe bello, chissà che tu non abbia il
dono della tua trisavola Lis ! “.
“Lis ?” Le chiesi attonita.
“Sì, era una grande musicista, ed era anche molto bella ! Vieni,
andiamo in soffitta, da qualche parte deve esserci un vecchio
ritratto.”
Salimmo le scale scricchiolanti e, fra vecchie cianfrusaglie, ecco
un piccolo quadro, da cui mi sorrideva un' elegante e
aristocratica dama, con qualche ricciolo ribelle che le sfuggiva
dal fermaglio a forma di farfalla. . .
Erica Ruggiero
(1°media)