New Orleans, il cuore batte a Trento

Transcript

New Orleans, il cuore batte a Trento
10
lunedì
19 dicembre 2005
U
a
cura di
Andrea
Tomasi
niversità
l'Adige
Il gruppo
di esperti trentini
lavora
sulla mappatura
delle anomalie
cardiologiche:
studi
e immagini
inviati
oltreoceano
NOTES
Borse
e part-time
Consegna ufficiale delle bor-
se di studio per gli studenti
part-time dell’ateneo. I contributi saranno 12 sono finanziate da quattro enti pubblici e
privati che hanno già lavorato
in partnership con l’ateneo nella programmazione dei corsi
part time: l’Associazione albergatori ed imprese turistiche, il
Consorzio dei Comuni del BIM
dell’Adige, il Consorzio dei Co-
muni del BIM del Sarca, Mincio
e Garda e la Confesercenti del
Trentino.
L’idea di attivare un percorso
ad hoc per studenti part time
è nata presso la Facoltà di Economia in occasione della recente riforma dell’ordinamento degli studi universitari.
Oggi dalle 16.30, nella sala
conferenze della Facoltà di
Economia.
Fermi:
la conferenza
Il 2005 è l’Anno Mondiale della Fisica e il Dipartimento di Fisica dell’Università ha voluto
contribuire alle celebrazioni
con una conferenza in memoria di Enrico Fermi, uno tra i
maggiori fisici italiani del secolo scorso. L’evento si terrà oggi alle 16 presso l’aula 21 del
Dipartimento di Fisica a Povo.
Programma
Erasmus
Avranno tempo fino a gennaio gli studenti dell’Università per presentare la domanda
di partecipazione al programma Socrates/Erasmus.
Scadenze per la presentazione della domanda di candidatura:
Giurisprudenza: 11 gennaio
2006. Scienze: 12 gennaio
2006.
Lettere e Filosofia: 13 gennaio 2006.
Sociologia: 13 gennaio 2006.
Economia: 17 gennaio 2006.
Scienze cognitive: 20 gennaio
2006.
Ingegneria: 30 gennaio 2006.
Per
dettagli:
http://www.unitn.it/internazionale/se/erasmus2/outgoing/candidatura.htm da cui
è anche possibile scaricare i
bandi.
Scrivete a:
e-mail: [email protected]
fax: 0461/886263
New Orleans, il cuore batte a Trento
LA TESI
Ricerca: collaborazione «dopo Katrina»
L’esperienza del laboratorio di biofisica
QUESTIONI DI CUORE.
Alessandro Cristoforetti ha
tenuto i contatti con il
ricercatore americano. Con lui,
nel laboratorio di biofisica,
lavorano Michela Masè,
Giandomenico Nollo, Luca Faes.
Coordina Flavia Ravelli. A destra
un’elaborazione al computer
li». L’attività (e la disponibilità a
collaborare) dei «cervelli trentini»
è stata fondamentale per il collega statunitense. Ma chi sono e che
cosa fanno esattamente i biofisici della facoltà di Scienze matematiche e fisiche? Il gruppo è coor-
Nome
Valentina Galuppo
Età
23 anni
Residenza
Trento
Ambizioni
Vorrebbe diventare pedagogista
(sta seguendo i corsi della laurea
specialistica a Verona). L’ambito
che più l’attira è quello sociale.
Hobby: legge molto, spaziando da
un genere e l’altro. Oltre che con
la cooperativa “La Rete”, svolge
attività di volontariato assieme al
gruppo “Carpe Diem”.
tore Itc e docente di strumentazione biomedica a Scienze e Luca
Faes, assegnista del dipartimento di Fisica. Assieme si occupano
dell’elaborazione di immagini e
segnali (prevalentemente cardiologici) per lo studio delle patolo-
con l’elettrofisiologia cardiaca del
reparto Cardiologia dell’ospedale S, Chiara e Radiologia per l’acquisizione di immagini Tac del
cuore, abbiamo avviato un progetto per la visualizzazione 3 D
delle camere cardiache ed in particolare dell’atrio sinistro dove il
cardiologo deve intervenire con
l’ablazione (linee di lesione che
interrompono la continuità elettrica) per curare l’aritmia. L’intervento è fatto in cateterismo per
cui fino ieri il cardiologo si muoveva quasi alla cieca, oggi grazie
alla collaborazione prima dell’intervento è possibile visualizzare
l’atrio e le connessioni con le vene polmonari (obiettivo da raggiungere attorno al quale effettuare la lesione) conoscendo così la
specifica anatomia del paziente.
Ma ciò non basta. Attraverso la
"fusione" di segnali elettrici e di
immagini cardiache ad alta risoluzione è anche possibile identificare più precisamente la natura
dell’aritmia, la esatta collocazione anatomica della zona responsabile della aritmia e quindi in definitiva guidare il trattamento terapeutico (chirurgico-mini-invasivo) personalizzato».
Il laboratorio si occupa di fibrillazione atriale da quattro anni. In
quest’arco di tempo sono stati fatti più di 50 modelli tridimensionali. Modelli che saranno molto utili anche a Michael Gay. I dati che
gli sono stati inviati (i contatti sono stati tenuti da Alessandro Cristoforetti) gli permetteranno di
proseguire il suo studio sui flussi
del sangue.
A.Tom.
Quando il figlio disabile può andare a vivere da solo: un esempio di nuova assistenza in Trentino
Prove di Volo: l’esperienza pilota della Rete
di ELIANA A.MARCHESE
Chi è
dinato da Flavia Ravelli, ricercatrice Itc e docente di fenomeni
bioelettrici. Al progetto partecipano a tempo pieno Alessandro
Cristoforetti e Michela Masè (dottorandi in Fisica, a tempo Parziale), Giandomenico Nollo, ricerca-
gie cardiache. Oggetto di intervento è la fibrillazione atriale: un tipo
di aritmia che colpisce il 5% della
popolazione che ha superato i 65
anni di età.
In pratica il gruppo prende in
esame le tac dei muscoli cardiaci.
Le immagini vengono rielaborate
al computer e trasformate in figure tridimensionali. Da «foto» in grigio si arriva ad una struttura in «3
D». Viene identificata la cosiddetta «camera cardiaca»: si identificano, anche graficamente, gli atri,
le vene e i ventricoli. «Le singole
camere vengono divise attraverso il pc». In altre parole il procedimento prevede l’individuazione
dei punti deboli del cuore, dei punti in cui l’eccitazione elettrica non
c’è o arriva in ritardo (le anomalie cardiologiche, dette aritmie, si
registrano quando i ritmi sono
troppo veloci o percorrono «strade non adatte»).
A Povo vengono quindi disegnate le mappe degli organi, con l’indicazione dei punti di intervento
in vista delle operazioni chirurgiche: in camera operatoria il medico agisce con un catetere che viene fatto passare attraverso le vene. Vengono così provocate delle
bruciature (lesioni ablative) che
permettono di eliminare le anomalie che provocano i disturbi. Il
laboratorio di biofisica è specializzato nell’individuazione della
funzione elettrica del muscolo cardiaco.
«Obiettivo del nostro gruppo spiega Nollo - è individuare i meccanismi per cui si genera e mantiene l’aritmia. Negli ultimi due anni grazie ad una collaborazione
Dopo di noi: per i genitori
è normale pensare alla vita
del figlio anche dopo la propria morte. Normale pensare che il bambino sia diventato uomo, che abbia una
sua autonomia e sia quindi
in grado di vivere anche senza la vicinanza della madre
e del padre. A qualcuno la
prospettiva può non apparire tanto semplice. Per i genitori di ragazzi disabili quel
«dopo di noi» può essere motivo di angoscia. L’angoscia
di domandarsi se il figlio sarà davvero in grado di cavarsela nel mondo. Non a caso
il progetto della cooperativa «La Rete» si chiama «Prove di Volo». Si tratta di un
esperimento di vita autonoma, con l’intento di dare an-
che al ragazzo disabile la
possibilità di vivere fuori
dalla famiglia d’origine, in
autonomia.
Valentina Galuppo ha seguito un tirocinio presso la
cooperativa, ed ha avuto
modo di «vivere» l’esperienza di «Prove di volo». Da qui
l’idea della tesi, che illustra
il progetto nella sue linee
guida e nell’applicazione; ma
fa anche di più: la ricerca
prende in esame anche i problemi delle famiglie di una
persona disabile. Meccanismi che spesso portano all’isolamento: alla base di
questa scelta, che causa la
mancanza dell’indispensabile sostegno sociale, ci sono
sentimenti di disagio e di
vergogna. Al contrario, l’integrazione della comunità
porterebbe vantaggi notevoli al disabile e alla sua fami-
FACOLTÀ
DI SOCIOLOGIA
Prove di volo: esperienza
residenziale
per diversamente
abili
RELATORE:
PROF. BRUNO BORTOLI
glia. Ma l’argomento principale della tesi rimane «Prove di volo», un’esperienza residenziale per persone disabili, nel tentativo di dare una
risposta all’angoscioso dilemma: dopo di noi. Da subito si è pensato di dare una
risposta chiara ed efficace,
lavorando insieme: infatti il
progetto, che nasce dalla
percezione di un bisogno
concreto (anzi, di due distinti bisogni: quello del disabile, come desiderio di autonomia; quello della famiglia,
come speranza di veder «sistemato» un membro) e si
sviluppa attraverso il lavoro di tutti i volontari, con il
costante sostegno dei parenti e delle famiglie. Per questo nella tesi viene illustrato il lavoro della cooperativa, ma anche il ruolo di genitori ed eventuali fratelli;
vengono proposti alcuni dei
significati che l’«uscita di casa» verso una vita indipendente può assumere: significati che non sono sempre gli
stesi, ma variano da persona a persona. Abitare per
conto proprio può voler dire molto di più che godersi
la propria autonomia: il distacco dai genitori può aiutare molti giovani a far emergere capacità sopite, che la
patologia ostacola ed il cui
emergere non viene facilitato dalla presenza costante
(qualche volta soffocante)
della madre e del padre.
Il progetto di residenzialità è stato inaugurato a febbraio 2005, ed al momento
rimane in Italia un esperimento più unico che raro:
solo in provincia di Firenze
esiste qualcosa di simile. Tra
gli obiettivi della cooperativa c’è quello di far ripetere
più volte alla stessa persona l’esperienza di vita fuori
casa: questo per permettere alle capacità individuali
di emergere al meglio, e per
mitigare il più possibile il
trauma del distacco dalla famiglia.
C5100498
New Orleans chiama Trento.
L’Università di Tulane (Louisiana),
chiama il laboratorio di biofisica.
E Povo, sede del centro di ricerca, risponde. L’uragano Katrina,
che ha devastato parte del Sud degli Stati Uniti, causando migliaia
di vittime, ha messo in difficoltà
anche parte dei protagonisti della ricerca scientifica. Negli scorsi
mesi da oltreoceano è arrivata una
richiesta di aiuto. Un giovane ricercatore americano - che sta facendo il dottorato, con una tesi
dedicata alla simulazione dei flussi sanguigni dentro le camere cardiache (emodinamica) - si è messo in contatto con gli esperti della facoltà di Fisica. I dati su cui aveva lavorato fino al settembre scorso erano inservibili: l’ospedale a
cui si appoggiava per fare ricerca
non era più efficiente; non c’erano più le Tac e i medici erano ancora lontani dal raggiungere la normalità di funzionamento.
Così Michael Gay, dottorando
di Ingegneria meccanica, navigando su Internet, ha saputo da alcuni colleghi che in Italia, in Trentino, si opera sulla stessa materia.
Da Povo gli sono stati quindi inviati testi e immagini del lavoro
svolto finora. In questo modo, in
maniera spontanea, si è creata una
collaborazione italo-americana.
«Grazie a questo dialogo a distanza - spiega Giandomenico Nollo - siamo riusciti a fornirgli i modelli tridimensionali delle camere cardiache, su cui abbiamo lavorato». Da Trento sono stati spediti quei testi e quelle fotografie
che a New Orleans non c’erano
più o erano diventate inutilizzabi-