Juan Gelman

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Juan Gelman
Juan Gelman, un poeta immenso,
immenso un combattente
coraggioso,, un eroe antifascista.
Juan Gelman è morto a Città del Messico il 14 gennaio di quest’anno. La
prsidentessa dell’ Argentina Cristhina Fernandez ha dichiarato tre giorni di
lutto nazionale affermando che “Gelman nella
ella sua opera ha spiegato
fortemente il suo compromesso sociale, ritraendo fedelmente la realtà
del nostro paese e le ingiustizie dell’ America Latina”.
Latina
Moltissime notizie di Juan Gelman, sulla sua vita, sulle sue poesie ed i suoi
scritti si possono trovare sul sito:
www.juangelman.net
Ho tradotto quello che ha scritto Elena sul giornale messicano La Jornada,
Jornada il
17 gennaio in memoria di Juan Gelman.
Gelman. Un semplice episodio, ma
significativo del valore umano di quest’uomo.
quest’uomo
http://www.jornada.unam.mx/2014/01/17/cultura/a04a1cul
Juan Gelman, militante
di Elena Poniatowska
Il 15 agosto 1994, invitati dal subcomandante Marcos, partecipammo al
Primo Congresso Zapatista, a La Realidad, vicino a San Cristobal, nei monti
del sud-est
est messicano, per il quale gli zapatisti avevano costruito, in mezzo al
bosco con tronchi d’ alberi e grandi teli, una nave come quella
la di Fitzcarraldo,
Fitzcarra
il personaggio di Werner Herzog, assolutamente straordinaria.
D’ un tratto dopo che gli invitati d’ onore, Carlos Payán, Alberto Gironella (che
(
donò un magnifico
o dipinto Zapata que sparì con il temporal),
), Pablo González
Casanova, Luis Villoro, Rosario Ibarra de Piedra, Eraclio Zepeda, Antonio
García de León, Manuel Tello, el fotógrafo Heriberto Rodríguez ed altri,
salutarono da da un palco imprivvisato, si scatenò un violento temporale che
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spazzo via le vele, cioè il tetto della grande tenda da campagna, dove si
sarebbe celbrato il primo congresso zapatista. Proprio prima che cadesse il
primo acquazzone, il Subcomandante ci aveva detto: “ Non diano importanza
alla televisione e alla radio, non si meraviglino, non si vendano, non
siabbandonino, non abbiano paura, non stiano zitti, non si siedano a
riposare.”
Tutti ci bagnammo, ci infangammo e, completamente zuppi, ci rifugiammo in
un’ altra tenda, più o meno improvvisata nella quale più male che bene ci
sistemammo per passare la notte, allinati sulla terra bagnata. Eravamo più di
70. Altri non ebbero la stessa fortuna di un tetto e passarono la notte sotto la
pioggia sotto la pioggia tra Durito,lo scarabeo ed il vecchio Antonio che si
ripeteva*, Ocosingo, Oventic, Altamirano, Las Margatitas La Indipendencia,
Trinitaria.
“ Non puoi dormire così, vai ad ammalarti”, mi disse Eugenia León, che mi
prestò dei pantaloni tanto lunghi che mi impedivano di caminare. Mariana
Yampolosky, che le avevano preso la macchina fotografica, non stava bene.
“ Non posso vivere senza la mia macchina fotografica. Graciela Ititurbbe
fotografava con una piccola che nascose nl taschino. Monsivais decreto che
si era storto un ed andò a trascorrere la notte nel l’unico luogo dove aveva
una branda. Andai a visitarlo: “ Ti passa presto”. Jesusa Rodriguez trovò
un’amaca e offrì: “ Chi sa come dormire in un’amaca, venga qui”. Margarita
Gonzáles de León, si preoccupava per la fossa settica e pr la carta del cesso.
Qualcuno disse che il Subcomandante Marcos, con la sua pipa in bocca, si
era affacciato ad un’apertura per veder come stavamo e questo dette
coraggio a tutti. Al fisico Manuel Fernández Guati gli venne in mente di
prendere una piccola chitarra ed intonare con allegria jaranas** che ci
ricordavano Veracruz. Altri sfiniti come Enrique Gonzáls Rojpo, chiesro che
stesse zitto e li lasciasse dormire.
La maggior parte di noi si lamentava per la sventura e si piangeva addosso,
quando improvvisamente udimmo Juan Gelman: “ La smettano di lamantarsi
è una vergogna ascoltarvi”. In piedi,arrabiato, una coperta sulle spalle,
continuò: “ Se siamo venuti qui è per aiutare non per complicare di più le
cose”. Non mi ricordo se disse altro, ma ricordo bene il tono della sua voce e
la sua figura alta la metà della tenda di campagna. Tutti restammo in silenzio
vergognosi. Jesusa mi ricordò: “ La dittatura militare argentina eliminò 30 mila
persone e lui è un combattente”. La mattina dopo andai ad abbracciarlo e mi
disse con la bontà che sempre vidi nei suoi occhi: “ Corri, vedi se puoi avere
del caffè caldo, laggiù sotto gli alberi Moisés lo sta distribuendo”.
Non so se gli zapatisti sapessero bene chi fosse qull’illustre visitatore, il
grande poeta che scrisse: “ Lì sta la poesia in pedi contro la morte”, era
solo uno in più di quelli che ammiravano il zapatismo. Quello che, sì, ricordo
è la sua rettitudine e lealtà che lo fece adare fino al Chiapas ad
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accompagnare “i più piccoli” per dal loro, lo sapessero o no, la protezione
della sua opera classica, calorosa, sempice e, per tanto, indistruttibile.
*Elena Poniatowska si riferisce ad una storia messicana, Don Durito, lo scarabeo, ripresa
dal Subcomandante Marcos. Notizie a riguardo si trovano in rete.
** Jarana, musica e danza di origine spagnola che ha trovato in America Latina varie
interpretazioni. Elena Poniatowska parla di quella di Veracruz.
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