Intervento del Presidente, Fabrizio Moretti

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Intervento del Presidente, Fabrizio Moretti
INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI RIMINI, FABRIZIO MORETTI
La presentazione del “Rapporto sull’economia della provincia di Rimini 2014/2015” rappresenta quest’anno
l’occasione per festeggiare i 20 anni di attività della nostra Camera di commercio al servizio delle imprese e
dell’economia locale.
Sebbene sia stata istituita nel 1994, la Camera di commercio di Rimini ha infatti cominciato ad operare
attivamente nell’ormai lontano 1995.
Una distanza che oggi, sia dal punto di vista economico che sociale, appare molto maggiore dei venti anni
che di fatto ci separano da quell’anno.
Un anniversario importante che cade in un momento difficile per la nostra economia, anche se si
cominciano ad intravvedere i segnali di una ripresa che ci invitano a essere più ottimisti che non nel recente
passato.
Fatemi dire, anche se è recente la mia nomina a Presidente, che siamo orgogliosi di questi 20 anni di
attività della nostra Camera di commercio; crediamo di aver fatto molto, o almeno quanto era nelle nostre
possibilità, per sostenere le imprese nel loro sforzo competitivo e lo sviluppo del nostro territorio. Lo
abbiamo fatto in uno scenario economico e sociale che, come dicevo, è profondamente cambiato nel
tempo: segnato dalla globalizzazione, da una crisi economica senza precedenti, per profondità e durata, e
da ultimo da una fase di trasformazione che sta interessando le istituzioni locali, comprese le Camere di
commercio.
Affideremo ad un breve video, che verrà proiettato tra poco, una sintesi del contributo che la nostra Camera
di commercio ha dato a questo territorio e che costituirà, senza enfasi e sprechi, come i tempi richiedono, la
celebrazione di un compleanno che comunque ritenevamo non fosse giusto passare sotto silenzio.
La storia della Camera di commercio di Rimini e dell’attività che ha svolto in questi ultimi vent’anni, vuole
rappresentare anche lo stimolo per la discussione che faremo più avanti, nel corso di questa giornata, sul
rapporto tra imprese, società civile e istituzioni, e di come questo rapporto sia destinato a mutare alla
ricerca di una combinazione tra i diversi fattori che sia la più adatta ad affrontare le sfide di un futuro che è
già qui e ci interroga sulle traiettorie da intraprendere per ritrovare la strada della crescita e dello sviluppo.
Ne discuteremo insieme ad autorevoli ospiti che ringrazio per la loro presenza e per il contributo che
daranno alla nostra riflessione.
Consentitemi però, in questo mio intervento di apertura, di fare anche qualche rapido accenno alla
situazione economica, lasciando naturalmente al dott. Massimo Guagnini di Prometeia, il compito di
illustrarci con la sua relazione i dati economici e, soprattutto, lo scenario previsionale che abbiamo davanti.
Il 2014 è stato l’ennesimo anno difficile dall’inizio della crisi: 6 lunghi anni di crisi, cominciando da quel 2009
che ha visto crollare tutti i principali e tradizionali indicatori economici in un tonfo che certamente nessuno di
noi aveva mai visto.
In provincia di Rimini, nel 2014, sono calate le imprese attive iscritte al Registro Imprese della Camera di
commercio. Siamo scesi per la prima volta sotto quota 35.000. Erano 35.593 nel 2008, sono 34.503 nel
2014. Un dato preoccupante che ci rivela che le imprese che cessano sono superiori a quelle che iniziano
una nuova attività, senza contare che queste ultime sono certamente più piccole di quelle che cessando
lasciano spesso dietro di sé una storia importante, oltre che donne e uomini la cui esperienza e
professionalità rischia di essere dispersa. Alcuni settori hanno contribuito più di altri a questo calo: uno su
tutti quello delle costruzioni e del cosiddetto terziario tradizionale, cioè il commercio.
L’altro indicatore alquanto significativo della crisi è certamente quello legato al mercato del lavoro: alto il
tasso totale di disoccupazione nella nostra provincia, pari all’ 11,1%, e soprattutto alto, e in crescita, quello
giovanile che, nella classe di età dai 15 ai 29 anni, è arrivato al 28,1%, a segnalare che il problema
principale è proprio quello della mancanza del lavoro soprattutto tra i giovani.
Solo i dati del commercio con l’estero ci segnalano un costante incremento, anche in questi anni di crisi, del
valore delle merci esportate, a testimonianza che l’apertura verso i mercati internazionali è in grado di offrire
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oggi alle nostre imprese, a fronte del crollo dei consumi interni, una valida opportunità di produrre profitti e
quindi occupazione e investimenti.
Il Rapporto sull’Innovazione condotto da Unioncamere Emilia-Romagna e Camera di Commercio di Rimini
su di un campione di 141 imprese riminesi testimonia che le imprese che hanno introdotto processi
innovativi, in buona parte hanno incrementato i loro fatturati, hanno bilanci più sani e sono più forti anche
sui mercati esteri.
Dicevo all’inizio di segnali di ripresa che ci spingono ad essere ottimisti per l’immediato futuro, sia pure con
tutte le cautele del caso. Non è la prima volta, dobbiamo essere sinceri, che i principali osservatori
economici annunciano la ripresa dell’economia, ora però la congiuntura interna e internazionale lasciano
ben sperare.
Il deprezzamento dell’Euro dà respiro alle nostre esportazioni, il calo del prezzo del petrolio riduce la nostra
pesantissima bolletta energetica e, da ultimo, ma non certo meno importante, il recente intervento della
Banca Centrale Europea dovrebbe assicurare quella liquidità che è mancata in questi anni soprattutto sotto
forma di credito delle Banche a famiglie e imprese.
Sul piano interno, una previsione di stabilità dell’esecutivo e una propensione ormai diffusa tra le forze
politiche a mettere mano alle riforme necessarie per modernizzare il paese, lasciano ben sperare sulla
possibilità di cogliere e sfruttare al meglio la favorevole congiuntura.
A livello locale, dopo l’ennesima annualità negativa che ci siamo lasciati alle spalle, il 2015 e gli anni
immediatamente successivi, si presentano quindi con una previsione che, dopo tanti, troppi anni, dovrebbe
tornare ad avere il segno “più” davanti ai principali indicatori economici.
Naturalmente non solo i Governi, nazionale, regionali e locali, dovranno essere in grado di cogliere le
opportunità della ripresa ma anche le imprese devono imparare, molto più che in passato, ad affrontare i
mercati esteri, a lavorare in rete, ad innovare utilizzando la creatività e le nuove tecnologie, puntando in
particolare sulle ICT, sulla Green Economy, sulla collaborazione con le Start Up innovative, con i Centri di
Ricerca e Laboratori Universitari. Quest’azione non deve riguardare solo il manifatturiero e le PMI, ma tutti i
settori, l’artigianato, il commercio, il turismo, l’agricoltura, l’alimentare e l’enogastronomia.
Voglio concludere questo intervento con un accenno rapido ma indispensabile, in questo momento, alla
riforma annunciata delle Camere di commercio.
Le Camere di commercio possono e devono essere riformate, come tutto il resto della pubblica
amministrazione: non ci sono santuari intoccabili. Ma attenzione a non disperdere un patrimonio di
competenze e di professionalità che è stato faticosamente messo insieme in decenni di attività a servizio
delle imprese e, aspetto non certo secondario, con i soldi delle imprese e non dell’intera collettività. Infatti,
non un solo euro viene trasferito alle Camere dallo Stato. Sono le imprese dei rispettivi territori che,
pagando il diritto annuale, finanziano le attività amministrative e di promozione economica svolte dalle
Camere di commercio. Lo possiamo sostenere senza tema di smentita, la Camere di commercio sono le
pubbliche amministrazioni più avanzate per quanto riguarda il processo di digitalizzazione dell’economia ed
in particolare del rapporto tra imprese e amministrazioni pubbliche. Attraverso l’invio telematico delle
pratiche e i dispositivi di firma digitale, le imprese possono ormai dialogare a distanza con la Camera di
commercio come con nessun’altra amministrazione. Il Registro delle Imprese è un fiore all’occhiello per
l’Italia e la più importante banca dati di tipo economico, una vera e propria anagrafe delle imprese. La
riduzione drastica del 50% delle entrate da Diritto Annuale nel triennio 2015/2017, prevista da una legge
entrata in vigore nell’agosto scorso, rischia di demolire, senza avere una valida alternativa, un intero
sistema, quello delle Camere di commercio, che non è certo di ostacolo allo sviluppo e alla ripresa
economica che, al contrario, può contribuire efficacemente a promuovere.
Concludendo, vorrei portare una riflessione che ritengo importante per il nostro Territorio Riminese, che
rispecchia da una parte i limiti e dall’altra le forti potenzialità della nostra “italianità”.
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Il Paese Italia ha vissuto per tanti anni in stagnazione, poi dal 2009 ha conosciuto una profonda crisi; la
regione Emilia-Romagna ha subito fortemente questa crisi ma ha saputo resistere decisamente meglio
rispetto alla media nazionale. I dati ci dicono che, purtroppo, la provincia di Rimini vive una situazione
maggiormente negativa rispetto alle medie regionali e, in alcuni casi, anche rispetto alle medie nazionali.
Seppure abbiamo fatto e stiamo facendo scelte molto importanti che hanno favorito e favoriranno il
sostegno del nostro territorio, quali la Fiera, il Palacongressi, il Piano Strategico, il Polo Universitario,
nonostante le eccellenze turistiche, manifatturiere ed imprenditoriali che hanno reso famosa e importante
Rimini, da circa 20 – 30 anni il sistema territoriale riminese è risultato meno performante rispetto ai nostri
cugini regionali. In un territorio tradizionalmente così pieno di fermenti, di iniziativa ed attrattività quali sono
le cause che non ci hanno decretato vincenti in questa epoca di forti cambiamenti?
Lancio qualche riflessione personale che vorrei poi fosse di spunto per il Talk Show che caratterizzerà
questo nostro incontro. Penso che dopo gli anni del dopoguerra di forte crescita ed imprenditorialità
innovativa ci siamo adagiati investendo nella rendita piuttosto che nella ricerca ed innovazione; abbiamo
teso sempre più a chiuderci in un individualismo ed in un campanilismo che sono in forte contrasto con un
mondo che cambia sempre più velocemente, troppo spesso abbiamo incontrato scelte ideologiche di lobby
rinchiuse in se stesse, forse anche di malaffare, che non hanno dato spazio ad una logica economica e
sociale collettiva.
Non abbiamo dato sufficienti strumenti e voce alle nuove generazioni affinché si affermassero in nuovi
modelli sociali ed imprenditoriali; nonostante le tante eccellenze che comunque ci contraddistinguono,
politiche, sociali, culturali ed imprenditoriali, abbiamo continuato ad agire a compartimenti stagni personalisti
ed individualisti, inconsapevoli forse che solo una logica di forte dialogo e coesione sociale può generare
innovazione e sviluppo.
Voglio però pensare, e certamente spero, che i cambiamenti e le sfide che abbiamo di fronte, dalla ripresa
di un percorso di crescita alle riforme destinate a cambiare un paese che ha perso competitività,
rappresentino uno sforzo comune destinato a migliorare la vita dei cittadini e a creare un ambiente più
favorevole allo sviluppo economico.
Voglio pensare alla rinascita della nostra bella Italia, della nostra meravigliosa Romagna e della nostra
splendida Rimini.
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