Un uomo a metà

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Un uomo a metà
IDENTICAZIONE
Fondo
Tipologia
Stato
Titolo originale
Regia
Lingua
Produzione
Luogo di produzione
Casa di produzione
Anno di produzione
Distribuzione
Casa di distribuzione
Luogo
Anno di distribuzione
DESCRIZIONE FISICA
Durata
Cromatismo originale
Audio originale
CONTENUTO
Cast
Intepreti
Soggetto
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia
Montaggio
Musica
Aiuto regia
Operatore
Assistente al montaggio
Fonico
Trucco
Organizzazione
Direttore di produzione
Direzione musicale
Vittorio De Seta
Lungometraggio
Finito
Un uomo a metà
Vittorio De Seta
Italiano
Italia
Dear Film
1966
Dino De Laurentis Cinematografica S.p.a
Italia
1966
66„
Colore
Sonoro
Jacques Perrin
Lea Padovani
Ilaria Occhini
Gianni GarKo
Rosemarie Dexter
Pier Paolo Capponi
Francesca De Seta
Kitty Swan
Ivan Rassimov
Annie Degli Uberti
Renato Montalbano
Vittorio De Seta
Fabio Carpi
Vera Gherarducci
Vittorio De Seta
Dario Di Palma
Vera Gherarducci
Fernanda Papa
Ennio Morricone
Davide Montemurri
Luciano Tovoli
Mariella Ercoli
Fausto Aucillai
Goffredo Potier
Mario Bramanti
Vittorio Visco
Alberto Cortina
Carlo Murzilli
Bruno Nicolai
Sinossi
Soggetti
Location
DOCUMENTAZIONE
Premi e riconoscimenti
Bibliografia
Principali percorsi di fruizione
ACCESSO E UTILIZZAZIONE
Tipo di acquisizione
Luogo di acquisizione
Diritti di proiezione
Diritti di utilizzo
COMPILAZIONE
Data
Nome
Funzionario responsabile
Girato da Vittorio De Seta nel 1966 senza copione, è dedicato, come si legge
nei titoli di testa, ad Ernest Bernhard, medico ebreo allievo di Jung fuggito in
Italia durante la persecuzione nazista e con il quale De Seta era in analisi dal
1958.
Michele, un giovane intellettuale in preda ad una profonda crisi esistenziale e
psicologica che lo allontana dalla realtà, dagli amici, dalla donna a cui era
legato, vaga senza una meta in un parco, dove osserva a volte con distacco,
a volte con curiosità morbosa gli altri: … Guardo gli altri felici … che cosa
sentono ?... cerco di comprendere ma è inutile … Per questo suo errare
ambiguo, sarà scambiato per un “voyeur”, verrà accerchiato, picchiato e
ricoverato in una clinica psichiatrica dove verrà sottoposto ai trattamenti
terapeutici dell‟epoca, elettroshock e contenzione. All‟amico Ugo, unica
presenza di vita reale in tutto il film, dopo i trattamenti subiti, dirà:… credi
forse, che non mi renda conto …? non si può disporre così della vita di un
uomo … Michele fuggirà dalla clinica per raggiungere i luoghi della sua
infanzia e della sua prima giovinezza, la casa materna dove non era più stato.
L‟impatto emotivo sarà molto forte, da questo momento, inizierà a rivivere più
che ricordare il passato, alla ricerca di una soluzione per il proprio disagio. Il
film diventa una sorta di seduta psicoanalitica in cui la narrazione è quella
della visione onirica, con flussi temporali dal passato al presente, e contesti
che oscillano e si alternano tra mondo interiore e mondo reale.
Egli, rivivrà da adulto e spesso solo come osservatore, situazioni e
avvenimenti del passato, tra cui il rapporto con la madre interpretata da Lea
Padovani, tirannica, severa (appare con un frustino in mano), in
atteggiamento fallico, la quale preferisce il fratello (Gianni Garko) a Michele
stesso. Questi due personaggi contribuiscono fortemente al disagio del
protagonista: il fratello è bello, sereno, ride sempre, ha successo con le
donne, mentre Michele è umbratile, tormentato, esattamente come il padre
deceduto che la madre gli presenta colpevolizzandolo, come un essere
inutile, inetto, capace solo di divertirsi con le donne, simile a lui e quindi
passivo, buono solo a sognare. Michele rivive la propria timidezza nel
rapporto con Rina (suo primo amore), spregiudicata e concreta quanto lui è
austero e visionario; rivive il legame con Simonetta, una figura infantile e
delicata che mostra nei suoi confronti atteggiamenti di tenerezza e
protezione. La morte improvvisa del fratello e di Rina, avvenimento per il
quale non prova nessuna pena ma solo sensi di colpa, l'abbandono di Elena
(la sua fidanzata) sono ulteriori prove dolorose. Michele ha bisogno, per porre
fine ai patimenti, di curare le sue ferite, simbolicamente rappresentate da
immagini di forbici, coltelli, arpioni, uccelli che precipitano dal cielo. Il film si
conclude con l‟immagine del protagonista, stanco, sfinito, tormentato, dalla
figura schiacciata da linee scure, che afferma: … non bastava ricordare, ho
dovuto rivivere la sofferenza di allora per tornare a vivere una seconda vita …
Nel 2006 il Moma di New York lo ha consacrato tra i film più importanti del
cinema italiano.
Psicologia
Psicoanalisi
Famiglia
Parco di Caserta
Coppa Volpi migliore interpretazione maschile a Jacques Perrin, Mostra
Internazionale d‟ Arte Cinematografica, Venezia, 1966
Il Cinema di Vittorio De Seta, a cura di Alessandro Rais, 1995
MOMA, retrospettiva completa dedicata al regista siciliano, New York, 2006
Festival delle culture europee, III edizione, Teatro Miela di Trieste, 2004
Acquisto, 1999
Palermo
Finalità culturali
Eredi De Seta
2013
Sergio Giuseppa Diana
Cappugi Laura