il minimoog - Conservatorio Alfredo Casella

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il minimoog - Conservatorio Alfredo Casella
Conservatorio “Alfredo Casella” - L’Aquila
A.A. 2007/2008
Alessandro Errichetti
IL MINIMOOG
Analisi del sintetizzatore e confronto con il software
Minimoog V della Arturia
Corso di Elementi di Informatica Musicale
Prof. G. Piermarini
Corso di Elementi di Informatica Musicale - Prof. G. Piermarini
SOMMARIO
1
2
INTRODUZIONE..............................................................................................................3
STORIA .............................................................................................................................4
2.1
PERCORSO EVOLUTIVO.................................................................................................4
2.2
EVOLUZIONE DEL PROGETTO .....................................................................................6
3
LA CATENA DI SINTESI ................................................................................................7
3.1
Banco oscillatori: .................................................................................................................7
3.2
Mixer:...................................................................................................................................8
3.3
Filtro:....................................................................................................................................9
3.4
Inviluppo: ...........................................................................................................................10
3.5
Amplificatore .....................................................................................................................11
3.6
Modulazione e altri controlli..............................................................................................11
4
IL MINIMOOG V (Arturia) ............................................................................................13
4.1
I PRESET...........................................................................................................................14
4.2
LE MODALITA’ DI UTILIZZO.......................................................................................16
4.2.1 La matrice di modulazione...............................................................................................17
4.2.2 L’oscillatore a bassa frequenza. .......................................................................................17
4.2.3 L’arpeggiatore..................................................................................................................18
4.2.4 La sezione effetti..............................................................................................................18
4.3
Controlli in tempo reale e assegnazione MIDI ..................................................................19
5
Documentazione: .............................................................................................................21
INDICE DELLE FIGURE
Figura 1 - Leon Theremin (sinistra) e Robert Moog (destra) .....................................................4
Figura 2 - La copertina di "Swithched on Bach" (sinistra) e un sintetizzatore Moog (destra) ...5
Figura 3 - Un Minimoog nella sua veste definitiva. ...................................................................6
Figura 4 - Il Banco Oscillatori ....................................................................................................7
Figura 5 - Onda Quadra . Onda Triangolare . Onda a dente di sega...........................................8
Figura 6 - Il Banco Mixer ...........................................................................................................9
Figura 7 - Il Filtro ed il Generatore di Inviluppo ......................................................................10
Figura 8 - I controlli di Modulazione, Bend, Glide e Decay posti sulla sinistra della tastiera. 12
Figura 9 - La schermata del Minimoog V.................................................................................13
Figura 10 - La Sezione Preset ...................................................................................................14
Figura 11 - Le finestre di selezione preset ................................................................................15
Figura 12 - Le finestre di selezione preset con visualizzazione specifica del Sound Designer 16
Figura 13 - Il Minimoog V in modalità “Aperto”.....................................................................17
Figura 14 - Dettaglio della sezione aggiuntiva .........................................................................17
Figura 15 - Tasti di attivazione per matrice, chorus e delay .....................................................18
Figura 16 - MIDI Control Setup ...............................................................................................20
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1
INTRODUZIONE
Il Minimoog è un sintetizzatore monofonico analogico inventato da Robert Moog. Fu messo
in commercio nel 1970 dalla Moog Music e fu uno dei primi sintetizzatori di prezzo
accessibile, leggeri e largamente disponibili sul mercato.
Dalla catena di sintesi propria di questo strumento che andremo a descrivere a breve, nasce
quel suono inconfondibile, pur nelle sue infinite varianti, che fa del Minimoog uno dei miti
dell'era degli strumenti dal carattere forte, preciso, inconfondibile.
Molto apprezzato negli anni ’70 e ’80 in contesti come la musica elettronica ed il progressive
rock, fra gli artisti che utilizzarono questo strumento in modo significativo ricordiamo
sicuramente:
Kraftwerk (ad esempio sugli album “Autobahn” e “Radioactivity”).
Keith Emerson (Emerson Lake and Palmer)
Rick Wakeman (Yes)
Tony Banks (Genesis)
Vittorio Nocenzi (Banco del Mutuo Soccorso)
Flavio Premoli (Premiata Forneria Marconi).
Un piccolo aneddoto riguardante proprio Flavio Premoli: il musicista racconta che quando si
cominciò a sentir parlare in Italia di questo sintetizzatore, questo Minimoog che nessuno
sapeva bene cosa fosse e cosa facesse, egli si recò insieme a Franz Di Cioccio da un noto e
storico importatore di strumenti musicali di Milano e lo convinsero ad importarne uno.
La Premiata Forneria Marconi stava proprio allora iniziando a produrre il materiale del primo
disco (Storia di un minuto) e la famosa frase di "Impressioni di Settembre" era già scritta,
anche se non era ancora chiaro con quale strumento avrebbe dovuto essere eseguita.
Poi l'importatore ricevette il Minimoog, andarono a ritirarlo e fu subito chiaro che la frase
sarebbe stata eseguita proprio con quello strumento.
Così come la conosciamo è infatti uno dei migliori riff del progressive (non solo italiano), e
probabilmente suonato al sax o alla chitarra non farebbe lo stesso effetto, anzi, forse sarebbe
rimasto un anonimo intermezzo che nessuno avrebbe ricordato.
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STORIA
2.1
PERCORSO EVOLUTIVO
Negli anni cinquanta Robert Moog, ancora studente, costruiva il suo primo Theremin,
affascinante strumento che si suona modulando in frequenza ed ampiezza mediante il solo
movimento delle mani nell'aria, all'interno del raggio di percezione delle sue due antenne.
Inventato dal fisico russo Leon Theremin, questo particolarissimo strumento musicale (il più
antico strumento musicale elettronico conosciuto) è anche riconosciuto come il primo
sintetizzatore costruito.
Figura 1 - Leon Theremin (sinistra) e Robert Moog (destra)
Negli anni successivi, stimolato da alcuni compositori di musica elettronica e di musica
concreta, Robert Moog maturò l'idea di realizzare uno strumento elettronico a tastiera.
Fu così che iniziò a lavorare a vari progetti come oscillatori, filtri (passa-basso), generatori
d'inviluppo e così via, arrivando alla definizione di alcuni moduli i quali, collegati tra loro,
creavano la catena di sintesi del suono.
I moduli furono sistemati in un pannello ed i collegamenti fra di essi furono lasciati esterni e
liberi, in modo che l'utilizzatore potesse di volta in volta determinare il percorso del segnale a
suo piacimento, tramite una serie di prese jack.
Questi primi sintetizzatori modulari, che videro il giorno nel 1964, furono inizialmente
venduti soltanto ad Università, ricercatori e studi di registrazione, ed il loro impiego in campo
commerciale si limitò, nei primi tempi, alla produzione di sigle televisive e gingle pubblicitari.
Il successo arrivò nel 1968, con un disco di musica barocca interamente eseguita su di un
synth Moog: "Switched on Bach", di Walter Carlos, che divenne presto un hit sia nelle
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classifiche di classica che in quelle di pop, vendette più di un milione di copie e fu premiato
con tre Grammy Awards.
Figura 2 - La copertina di "Swithched on Bach" (sinistra) e un sintetizzatore Moog (destra)
Fu così che la voce dell'esistenza di questo nuovo strumento elettronico varcò l'Oceano e
giunse all'orecchio di alcuni musicisti inglesi che stavano sperimentando nuove strade
espressive, sviluppatori di un genere musicale che prenderà il nome di progressive rock.
Avendone subito fiutato le potenzialità, questi fortunati si trovarono a poter mettere le mani su
di uno strumento a tastiera innovativo e rivoluzionario, in grado di generare suoni
assolutamente irreali, potenti e mai sentiti.
Tutto ciò in una gamma timbrica praticamente infinita e, cosa più importante, progettato in
modo che avessero la facoltà di programmare da sé stessi i suoni che desideravano eseguire.
Ma alcuni ostacoli ancora impedivano la larga diffusione del sintetizzatore Moog: il prezzo,
che era veramente molto alto, e la complessità di programmazione.
Non esistevano infatti "presets" per cambiare suono ma ogni volta era necessario cablare
nuovamente tutto e regolare i moduli.
Essendo inoltre un’unità molto pesante, era problematico l'impiego dal vivo.
Si manifestava quindi la richiesta di un sintetizzatore più economico, compatto e facile da
programmare, per cui nel '69 Robert Moog avviò lo studio che porterà alla nascita del più
famoso sintetizzatore mai costruito: il Minimoog.
L’idea di Robert Moog era di individuare i moduli più utilizzati, scremando al massimo, ed
integrarli in una macchina maneggevole, facile e veloce da programmare.
Per rendere più snella la programmazione si decise anche di collegarli in modo definitivo, con
cablaggi interni, abbandonando il concetto di modularità.
Nonostante questi limiti, imposti dal progetto, il risultato doveva essere comunque uno
strumento in grado di non far rimpiangere la potenza di sintesi dei modulari.
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2.2
EVOLUZIONE DEL PROGETTO
Per il primo prototipo, Model A, si utilizzarono oscillatori, filtro e generatori di inviluppo
ricavati direttamente dai modulari, montandoli su di un piccolo pannello sovrastante la tastiera
a tre ottave, da do a do.
Il Model B venne alloggiato in un elegante struttura in legno con coperchio. Per questo
secondo prototipo vennero ridisegnati gli oscillatori ed il generatore d'inviluppo, mentre il
filtro rimase lo stesso impiegato per i modulari.
Con il Model C siamo praticamente alla forma definitiva. Il pannello comandi viene montato
su cerniere per poter essere reclinato, la tastiera è mezza ottava più lunga (da fa a do), viene
dotato di tre oscillatori. Le differenze con il definitivo Model D sono quasi trascurabili.
Il primo Minimoog Model D fu costruito nel 1970, e, vista la tiepida reazione che suscitò,
Robert Moog pensò che ne avrebbe venduti solo qualche centinaio. La domanda esplose
invece quasi subito ed il Minimoog restò in produzione, presso i laboratori di Buffalo, fino al
1981 per un totale di circa 12.000 esemplari venduti. Il costo si aggirava sui due milioni nel
’71.
Figura 3 - Un Minimoog nella sua veste definitiva.
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3
LA CATENA DI SINTESI
Di una semplicità geniale, il Minimoog ha una architettura di sintesi molto spartana e
razionale: c'è poco ma non manca niente.
Il tipo di sintesi impiegato è di tipo sottrattivo, ciò significa che al suono iniziale viene tolto
qualcosa prima dell'uscita.
Vediamo come.
3.1
Banco oscillatori:
Il suono iniziale è generato da ben tre oscillatori VCO (oscillatori controllati in tensione),
nessun portatile del periodo possedeva questa caratteristica.
Tutti i VCO hanno dei commutatori di range e di selezione per la forma d'onda prodotta.
Tramite il range è possibile selezionare una delle sei gamme di frequenza a disposizione. La
frequenza per ognuno spazia da 0.1Hz a 20000Hz
Sono inoltre presenti un generatore di rumore (bianco o rosa, a scelta) e un ingresso per un
eventuale segnale esterno.
L'oscillatore 1 comanda l'intonazione generale dello strumento mentre gli altri due possono
essere scordati rispetto al primo fino a 7 semitoni sopra o sotto.
Ogni oscillatore può lavorare su ottave diverse, selezionabili tra 2', 4', 8', 16', 32' e LO (Lenta
Oscillazione).
Le forme d'onda selezionabili per ognuno sono sei: triangolare, dente di sega, un misto
triangolare-dente di sega, quadra, impulsiva larga ed impulsiva stretta.
L'oscillatore 3 al posto del mix triangolare-dente di sega ha una dente di sega invertita.
Inoltre può essere utilizzato come generatore di frequenza di modulazione, mediante uno
switch che lo scollega dal controllo di tastiera e lo lascia libero di oscillare alla frequenza
impostata, di solito all'interno della gamma LO.
Figura 4 - Il Banco Oscillatori
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Figura 5 - Onda Quadra . Onda Triangolare . Onda a dente di sega
3.2
Mixer:
Lasciato il banco oscillatori, il segnale giunge al mixer.
Questa sezione attiva e disattiva tutte e cinque le sorgenti sonore, oltre a comandarne
distintamente i volumi; le sorgenti sono: i tre VCO, il generatore di rumore interno e un
eventuale segnale audio prelevabile dall'esterno e trattabile in cascata dalla sezione
MODIFIERS.
Gli interruttori sono posti al centro, è possibile azionare o meno qualunque sorgente sonora, i
volumi degli oscillatori si trovano in corrispondenza degli stessi a sinistra; a destra invece è
presente in alto il volume d'ingresso per il segnale audio esterno e in basso il regolatore della
quantità di rumore.
L'interruttore a fianco (WHITE/PINK) permette di selezionare quale tipo di rumore è più
adatto in aggiunta al nostro suono, vengono prodotti infatti due tipi di noise, quello bianco
oppure quello rosa.
La spia in corrispondenza dell'EXTERNAL INPUT VOLUME si accende nel caso in cui il
circuito di pre-amplificazione del mixer funzioni in sovraccarico, questo potrebbe avvenire se
il segnale audio applicato tramite l'apposito ingresso possiede un guadagno troppo elevato, se
si verifica questa evenienza basterà abbassare il volume dell'ingresso audio.
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Figura 6 - Il Banco Mixer
3.3
Filtro:
Il filtro controllato in tensione nel Minimoog è un passa-basso a quattro poli che non necessita
di molte presentazioni, è riconosciuta infatti universalmente la grande qualità e originalità di
questo componente.
La sezione di controllo del filtro è costituita da sei potenziometri e da tre interruttori,
vediamoli nel dettaglio; CUTOFF FREQUENCY regola la frequenza di taglio che può variare
da 40 a 20000 Hz, il cursore EMPHASIS regola la risonanza del filtro e cioè l'amplificazione
del punto dove avviene il taglio o la chiusura del filtro.
Le tre manopole sottostanti servono per ricreare l'inviluppo da applicare al filtro; la funzione
generata è a tre segmenti: il tempo di attacco iniziale (ATTACK), il tempo di decadimento
(DECAY), entrambi variabili da 10 mSec a 10 Sec, e il livello di sostenuto (SUSTAIN).
Il generatore di inviluppo fornisce quindi una tensione variabile nel tempo che comanda
l'apertura e la chiusura del filtro, questo effetto si aumenta o si diminuisce tramite AMOUNT
OF CONTOUR. Il primo interruttore in alto (FILTER MODULATION), se attivato, fa
modulare il filtro da VCO2 e VCO3 tramite il relativo cursore MODULATION MIX presente
nella sezione dei controlli (vedi sopra).
KEYBOARD CONTROL 1 e 2 sono altri interruttori che permettono il controllo del filtro e
del relativo EG tramite tastiera; in altri termini può non venire applicata la tensione variabile
nel tempo proveniente dal generatore di inviluppo ma la tensione di controllo proporzionale
all'altezza della nota suonata, oppure il controllo da tastiera permette di azionare ad ogni nota
pigiata la generazione di un nuovo inviluppo.
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3.4
Inviluppo:
Per il generatore d'inviluppo sarà bene spendere due brevissime parole in senso generale:
possiamo dire che trattasi di un congegno atto a variare nel tempo l'azione di un parametro.
L'inviluppo Moog è strutturato in tre stadi:
1) Attack, tempo di attacco, cioè il tempo che il parametro in questione impiega a raggiungere
il massimo livello d'azione dall'istante in cui viene premuto un tasto della tastiera.
2) Decay, tempo di decadimento, cioè il tempo che il parametro impiega, dopo l'attacco, a
ridiscendere al livello stabilito dal terzo controllo
3) Sustain, livello di mantenimento, appunto.
Il tempo che impiega il parametro per scendere al valore zero dopo il rilascio della nota,
tempo di Release, e che in quasi tutti i sintetizzatori ha un controllo indipendente, nel
Minimoog è associato a quello di Decay.
Nel filtro il tempo di attacco, regolabile da 1ms a 10s, stabilisce il tempo che questo deve
impiegare per riaprirsi, partendo dalla posizione in cui è impostata la frequenza di taglio per
portarsi progressivamente a "tutto aperto".
Il tempo di decadimento, regolabile nello stesso intervallo di quello di attacco, determina il
tempo che il filtro impiega a richiudersi al valore di mantenimento, a sua volta regolato dal
terzo controllo,
Sustain.
Il potenziometro Amount, infine, consente di dosare la quantità di segnale da prelevare
dall'insieme per essere inviata al generatore d'inviluppo. Un po' come una manopola di mix tra
segnale normale e segnale trattato.
Figura 7 - Il Filtro ed il Generatore di Inviluppo
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3.5
Amplificatore
L'ultimo stadio in cui il segnale passa prima dell'uscita è l'amplificatore che lo amplifica per
l'uscita audio.
Non è ancora tutto perché anche all'amplificatore è associato un generatore d'inviluppo.
Parliamone in breve rifacendoci ancora ai punti 1), 2) e 3) del paragrafo precedente e diciamo
che: il tempo di attacco è quello che il volume impiega a raggiungere il massimo; il tempo di
decadimento è quello che passa per arrivare al volume di mantenimento.
Se la manopola Sustain, che regola il livello di mantenimento, è posizionata sul massimo,
l'inviluppo non ha effetto.
Non essendoci il controllo di Release, il potenziometro Decay stabilisce anche il tempo di
rilascio, cioè il tempo che la nota impiega a spegnersi dopo che abbiamo sollevato il dito dal
tasto.
Un interruttore alla sinistra della tastiera, sopra le ruote di pitch e modulazione, può
disabilitare la funzione di rilascio per far sì che l'emissione della nota si interrompa di netto
lasciando il tasto.
3.6
Modulazione e altri controlli
L'azione del filtro può essere modulata dall'oscillatore 3, dal rumore o da una miscela dei due.
Come abbiamo già visto l'oscillatore 3 può essere liberato dal controllo di tastiera per oscillare
alla stessa frequenza lungo tutta l'estensione di quest'ultima.
Quando viene sacrificata la sua funzione di generatore audio per essere usato come
modulatore del filtro, esso ne pilota l'apertura e la chiusura ciclicamente, secondo la frequenza
e la forma d'onda impostate. L'intensità di modulazione è comandata dalla rotella MOD alla
sinistra della tastiera, accanto a quella di pitch.
Oltre al filtro la modulazione può essere associata all'intonazione (Pitch Modulation) per
variarne l'altezza periodicamente, su e giù.
Bending: Controllato da una seconda ruota posta accanto a quella della modulazione, serve
per variare durante l'esecuzione di un brano il pitch, comunemente identificato intonazione,
tirando quindi le note come se si trattasse di una chitarra elettrica.
Sono inoltre presenti , sempre sullo stesso pannello, due interruttori e due prese Jack:
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L'interruttore Glide attiva l'effetto del glissato tra una nota e l'altra, che si può sentire,
splendido, nel finale di "Lucky Man" (Emerson, Lake & Palmer).
L’interruttore posto di fianco, Decay, applica la funzione di rilascio del suono, regolata
tramite DECAY TIME sulla sezione LOUDNESS CONTOUR. I jack d'ingresso permettono
di collegare due pedali per l'attivazione del Glide e del Decay.
Figura 8 - I controlli di Modulazione, Bend, Glide e Decay posti sulla sinistra della tastiera.
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IL MINIMOOG V (Arturia)
Per quanto un emulatore software non potrà mai restituire esattamente le stesse caratteristiche
(e soprattutto lo stesso calore) di uno strumento reale, Il Minimoog della Arturia offre
comunque la possibilità di usufruire delle particolari sonorità del Minimoog in maniera
semplice e poco dispendiosa (il costo del software si aggira sui 200 euro).
Anche se non è proprio come avere per le mani un vero Minimoog , questo emulatore gode di
molti pregi. Si tratta di un programma ben strutturato, riproduce ottimamente i suoni desiderati
e si presenta con una veste grafica piacevolissima e fedele allo strumento originale.
Inoltre aggiunge a tutto questo i comuni vantaggi dell’essere un software , espandendo le
comuni caratteristiche di un Minimoog reale ed integrandole con nuove funzioni. Andiamo a
vederle nel dettaglio.
Figura 9 - La schermata del Minimoog V
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4.1
I PRESET
Innanzitutto un grande vantaggio pratico: come tutti i software, anche questo ha la possibilità
di salvare il lavoro svolto.
Tradotto in termini musicali, questo significa che abbiamo a disposizione dei preset, ovvero la
possibilità di richiamare un suono precedentemente programmato.
Questo non era possibile con lo strumento originale che, per quanto fosse stato semplificato
rispetto ad un originale Moog proprio per facilitarne la programmazione, andava comunque
regolato manualmente ogni volta che si desiderava modificarne il suono.
Ora è sufficiente un click del mouse per richiamare un qualsiasi suono precedentemente
salvato, modificando sensibilmente e soprattutto in un istante, la timbrica dello strumento.
Il programma al momento dell’installazione è già fornito di una grande quantità di preset già
programmati che riproducono piuttosto fedelmente alcune delle timbriche più caratteristiche
del Minimoog e ne rendono possibile l’utilizzo immediato anche per chi non ha nessuna
conoscenza di oscillatori o filtri.
Per caricare dei preset abbiamo a disposizione questa sezione, posta subito sotto la barra dei
menù:
Figura 10 - La Sezione Preset
Notiamo i due tasti “Salva” e “Salva come… che consentono di salvare eventuali modifiche
effettuate dall’utente ai suoni (o eventuali suoni costruiti da zero).
Subito a destra, troviamo la sezione dei suoni memorizzati che sono suddivisi in Banchi,
Sottobanchi e Preset, al fine di catalogare e di reperire più facilmente il suono che ci
interessa.
Il numero dei preset già memorizzati è enorme e suddividerli in categorie è stata una mossa
piuttosto saggia.
Più precisamente, all’interno della sezione Banchi, possiamo scegliere di utilizzare solamente
i preset di un determinato sound designer che ha partecipato al progetto, oppure di averli
elencati tutti quanti insieme.
Nella sezione Sottobanchi possiamo scegliere la tipologia di suono che ci interessa (bassi,
suoni lead, pads e così via).
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Dopo aver selezionato il Sottobanco dunque, è possibile accedere ai singoli suoni dalla
sezione Preset e scegliere quello che più ci interessa. Le finestre in questione appariranno
così:
Figura 11 - Le finestre di selezione preset
In questo caso abbiamo scelto di lasciare elencati tutti i sound designer dalla sezione Banchi,
di utilizzare un suono di tipo “Leads” dalla sezione Sottobanchi ed infine di aver scelto il
suono “CP_lead4” dalla sezione Preset.
Il suono che avremo a disposizione sarà un qualcosa di molto simile a quel particolare timbro
utilizzato nella già citata “Impressioni di Settembre” da Flavio Premoli.
Notiamo che i suoni sono tutti preceduti da un suffisso: CP nel caso del suono che abbiamo
scelto, GD poco più in basso, ma ne sono presenti molti altri.
Il suffisso sta ad indicare il sound designer che ha creato quel suono.
Questo significa che se vogliamo arrivare allo stesso suono “CP_lead4” o comunque a tutti i
suoni programmati dallo stesso sound designer, basterà selezionare “C.Pitman”(Chris Pitman,
le cui iniziali sono appunto CP) dalla sezione Banchi, dopodichè nella sezione “Leads”
ritroveremo il suono desiderato senza più incontrare suoni programmati da altri.
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Figura 12 - Le finestre di selezione preset con visualizzazione specifica del Sound Designer
4.2
LE MODALITA’ DI UTILIZZO
Fra le funzioni aggiuntive di cui gode il Minimoog V rispetto ad un Minimoog originale, è
sicuramente da citare la possibilità della doppia modalità di utilizzo, ovvero Chiuso o Aperto.
Possiamo passare da una modalità all’altra cliccando sul tasto “Open” in alto a destra.
Utilizzando la modalità Chiuso, il Minimoog V si comporta come lo strumento originale,
salvo alcune differenze di cui ci occuperemo in seguito.
Nella modalità Aperto ci vengono messe a disposizione una serie di caratteristiche aggiuntive
che espandono di molto le potenzialità del Minimoog: una nuova matrice di modulazione, un
nuovo oscillatore a bassa frequenza, un arpeggiatore e una sezione effetti comprendente
Chorus e Delay
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Figura 13 - Il Minimoog V in modalità “Aperto”
Figura 14 - Dettaglio della sezione aggiuntiva
4.2.1
La matrice di modulazione
Moltiplica le possibilità di editare il suono rispetto allo strumento originale. Si può scegliere
fra sei differenti sorgenti, per modulare sei differenti destinazioni.
La scelta di sorgenti e destinazioni si effettua mediante i display LCD. La matrice offre dodici
sorgenti di modulazione e trentadue destinazioni (rispetto alle due del Minimoog originale).
4.2.2
L’oscillatore a bassa frequenza.
Abbiamo visto come nel Minimoog originale, il terzo oscillatore può essere utilizzato come
generatore di frequenza di modulazione, ma in quel caso non è possibile utilizzarlo come base
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per il suono. Con questo nuovo oscillatore a disposizione possiamo ottenere lo stesso risultato
senza andare a sacrificare l’oscillatore tre come sorgente sonora.
4.2.3
L’arpeggiatore
Con questa sezione possiamo facilmente creare un arpeggio da un accordo suonato sulla
tastiera. L’arpeggiatore era una caratteristica peculiare di altri sintetizzatori ma era assente dal
Minimoog.
In questo caso abbiamo a disposizione la possibilità di regolare la velocità dell’arpeggio (che
può anche essere sincronizzato col tempo MIDI), il modo in cui l’arpeggio viene eseguito
(note in sequenza, ascendente, discendente ecc..), il numero di ottave su cui l’arpeggio viene
eseguito ed infine il numero di volte in cui la sequenza di note viene ripetuta per ottava.
4.2.4
La sezione effetti
Abbiamo a disposizione due effetti da poter utilizzare insieme ai suoni generati: un Chorus e
un Delay.
Il Chorus raddoppia il suono generato e gli applica un leggero detune, in modo da rendere il
suono complessivo più profondo. Abbiamo a disposizione tre differenti tipi di Chorus
utilizzabili e la possibilità di modificarne la velocità delle oscillazioni, la profondità ed infine
di operare sul mix suono pulito, suono effettato.
Il Delay aggiunge un effetto eco al suono. In questo caso l’effetto è anche stereo. Questo
significa che abbiamo la possibilità di effettuare settaggi indipendenti per il canale destro e
sinistro e possiamo quindi creare degli interessanti incastri ritmici fra gli effetti eco nei due
differenti canali.
I controlli di attivazione per queste caratteristiche aggiuntive, utilizzando il Minimoog V in
modalità Aperto si trovano in alto a destra, sotto la barra dei menù.
In questo caso avremo matrice non attiva e chorus e delay attivi. Di fianco il tasto Open che
consente il passaggio dalla modalità Chiuso a quella Aperto.
Figura 15 - Tasti di attivazione per matrice, chorus e delay
E’ importante notare che queste potenzialità aggiunte semplificano non di poco alcuni aspetti
importanti a livello esecutivo. Con un Minimoog originale, per ottenere un effetto di delay, era
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necessario processare il suono facendolo passare per un’altra apposita macchina, cosa che col
Minimoog V, volendo, non è più necessaria.
Lo stesso discorso vale per l’effetto chorus, ma anche per un’altra, utilissima caratteristica,
che contraddistingue questo software.
Abbiamo detto che il Minimoog è un sintetizzatore monofonico, il che significa che può
emettere una sola nota per volta. Nel caso in cui si avesse avuto bisogno di ottenere due suoni
simultaneamente la cosa sarebbe risultata impossibile se non utilizzando due Minimoog
contemporaneamente o, nel caso di una registrazione, andare a sacrificare una preziosa traccia
(negli anni ’70 non se ne avevano ancora così tante a disposizione!).
Questo problema Robert Moog lo risolse nel 1975 mettendo in produzione il Polymoog,
sintetizzatore polifonico con caratteristiche timbriche simili a quelle del Minimoog.
La caratteristica importante a cui accennavo poco sopra è che il Minimoog V ha a
disposizione un interruttore situato in basso a destra nel pannello principale, che lo trasforma
in strumento polifonico. In questo modo la versatilità di questo programma cresce in maniera
esponenziale. Ci troviamo infatti con la possibilità di usufruire dei suoni caratteristici del
Minimoog, ma anche con quella di andare ad esplorare possibilità timbriche nuove che con
l’originale non sarebbero state possibili.
4.3
Controlli in tempo reale e assegnazione MIDI
Il Minimoog V può essere utilizzato come VST instrument tramite software come Cubase ad
esempio. Abbiamo quindi la possibilità di far eseguire una traccia MIDI al Minimoog V
semplicemente assegnando lo strumento alla traccia all’interno di Cubase.
Ma il software è anche pensato per essere utilizzato in tempo reale e fra i vantaggi che ci offre,
c’è anche quello di poter assegnare qualsiasi controllo del Minimoog V ad un controller MIDI
esterno (una master keyboard).
Per farlo sarà sufficiente ciccare su un qualsiasi potenziometro virtuale del Minimoog V,
tenendo premuto il tasto CTRL.
A questo punto si aprirà una finestra di dialogo che ci consentirà di assegnare un qualsiasi
controllo della master keyboard alla funzione desiderata, semplicemente cliccando sul tasto
“Learn” della finestra di dialogo e quindi muovendo il controllo desiderato.
Conservatorio “Alfredo Casella” - L’Aquila - A.A. 2007/2008
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Corso di Elementi di Informatica Musicale - Prof. G. Piermarini
Figura 16 - MIDI Control Setup
In questo caso assegneremo un controllo della master keyboard alla funzione Glide.
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Documentazione:
•
The MINIMOOG SYNTHESIZER operation manual
•
MINIMOOG V - -QUICK START
•
www.pagine70.it
•
www.wikipedia.it
Conservatorio “Alfredo Casella” - L’Aquila - A.A. 2007/2008
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