Nota al testo dei «Quaderni di traduzioni» di

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Nota al testo dei «Quaderni di traduzioni» di
EDIZIONE NAZIONALE
DEGLI SCRITTI DI ANTONIO GRAMSCI
promossa dalla Fondazione Istituto Gramsci
ISTITUTO DELLA
ENCICLOPEDIA ITALIANA
FONDATA DA GIOVANNI TRECCANI
©
Proprietà artistica e letteraria riservata
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ISTITUTO DELLA ENCICLOPEDIA ITALIANA
FONDATA DA GIOVANNI TRECCANI
2007
La Fondazione Istituto Gramsci ringrazia
la Fondazione Banco di Sardegna per aver contribuito
generosamente alla pubblicazione dell’opera.
L’Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci
ha beneficiato del contributo della quota dell’8‰ dell’Irpef
a diretta gestione statale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Commissione scientifica
(DM 20 dicembre 1996, 5 giugno 1997 e 31 agosto 2004)
Renato Zangheri (presidente fino all’aprile 2000), Giuseppe Vacca
(presidente dal maggio 2000), Francesco Benvenuti, Norberto Bobbio, Remo Bodei, Joseph Buttigieg, Luciano Canfora, Michele Ciliberto, Franco De Felice, Chiara Daniele (segretaria tesoriera), Anna
Di Biagio, Angelo d’Orsi, Gianni Francioni, Eugenio Garin, Valentino Gerratana, Linda Giuva, Antonio Gramsci jr., Eric Hobsbawm,
Dante Isella, Luisa Mangoni, Scevola Mariotti, Leonardo Paggi, Armando Petrucci, Silvio Pons, Giuliano Procacci, Ezio Raimondi,
Leonardo Rapone, Cesare Segre, Mario Scotti.
PIANO DELL’EDIZIONE
I
SCRITTI (1910-1926)
sezione diretta da Leonardo Paggi
II
QUADERNI DEL CARCERE
sezione diretta da Gianni Francioni
III
EPISTOLARIO
sezione diretta da Chiara Daniele
ANTONIO GRAMSCI
QUADERNI DEL CARCERE
edizione critica diretta da Gianni Francioni
1
Quaderni di traduzioni
(1929-1932)
a cura di Giuseppe Cospito e Gianni Francioni
*
ISTITUTO DELLA
ENCICLOPEDIA ITALIANA
FONDATA DA GIOVANNI TRECCANI
FONDAZIONE ISTITUTO GRAMSCI
Redazione dell’Edizione nazionale: Benedetta Garzarelli, Francesco Giasi
Ufficio grafico: Anna Bodini
ISTITUTO DELLA ENCICLOPEDIA ITALIANA
Direttore editoriale: Massimo Bray
Art Director: Gerardo Casale
Controllo qualità: Rosalba Lanza
QUADERNI DI TRADUZIONI
(1929-1932)
*
Sigle e abbreviazioni bibliografiche
10
Introduzione
11
Quaderno A (1929)
Quaderno B (1929-1931)
Quaderno 9 [a] (1929)
41
235
439
**
Quaderno C (1929-1930)
Quaderno 7 [a] (1930-1931)
Quaderno D (1932)
499
741
829
Nota al testo
835
Indice dei nomi
Indice generale
899
907
SIGLE E ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Borghese, Tia Alene
L. Borghese, Tia Alene in bicicletta. Gramsci traduttore dal tedesco e teorico della traduzione, «Belfagor», XXXVI, 1981, pp. 635-65.
FG
Fondo Antonio Gramsci: libri posseduti da Gramsci, oggi conservati presso la Fondazione Istituto Gramsci. La sigla è eventualmente completata da:
C. carc.: contrassegni carcerari (numero di matricola di Gramsci, timbro del carcere, firma del direttore ecc.). L’indicazione dei libri con contrassegni carcerari
è volta a volta accompagnata dalle seguenti specificazioni:
Milano: libri consegnati a Gramsci nel periodo della sua detenzione nel carcere di Milano (dal 7 febbraio 1927 all’11 maggio 1928);
Turi I: libri recanti la firma del direttore del carcere, Giovanni Parmegiani.
Corrisponde al periodo dal 19 luglio 1928 (data dell’arrivo di Gramsci a
Turi) alla fine di febbraio 1929 (Parmegiani muore il 16 marzo 1929);
Turi II: libri recanti la firma del sostituto del direttore Parmegiani o del nuovo direttore, G. Gualtieri, in servizio a Turi dal 31 maggio 1929 al 24 novembre 1930. Corrisponde al periodo marzo 1929-novembre 1930;
Turi III: libri recanti la firma del direttore del carcere, Vincenzo Azzariti, in
servizio dalla fine di novembre 1930 al 18 marzo 1933;
Turi IV: libri recanti la firma del direttore del carcere, P. Sorrentino, in servizio dal 18 marzo 1933. Corrisponde al periodo tra questa data e il 19 novembre 1933 (partenza di Gramsci dal carcere di Turi);
Turi, senza firma: libri che recano il timbro del carcere di Turi e il numero di
matricola di Gramsci, ma non il visto o la firma del direttore (si tratta probabilmente di volumi non consegnati a Gramsci e da lui recuperati al momento
della partenza dal carcere di Turi).
Francioni, Officina
G. Francioni, L’officina gramsciana. Ipotesi sulla struttura dei «Quaderni del carcere»,
Napoli, Bibliopolis, 1984.
Francioni, Proposte
G. Francioni, Proposte per una nuova edizione dei «Quaderni del carcere», «IG Informazioni», 1992, 2, pp. 85-186.
Quaderni, ed. Gerratana
A. Gramsci, Quaderni del carcere, edizione critica dell’Istituto Gramsci a cura di V.
Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, 4 voll. Quando necessario, all’indicazione di quaderno, sezione e paragrafo secondo l’ordinamento della presente edizione si fa seguire
il rinvio al corrispondente nell’ed. Gerratana (numeri di quaderno e di paragrafo,
preceduti da G).
NOTA AL TESTO
1. Considerazioni preliminari e problemi di metodo
Tra l’8 febbraio 1929 e la metà del 1935 Antonio Gramsci redige –
fino al novembre 1933 in una cella della Casa penale di Turi, successivamente in una stanza della Clinica Cusumano di Formia – oltre duemila annotazioni ed esegue alcune traduzioni dal tedesco e dal russo e
pochi esercizi di inglese, utilizzando allo scopo trentatré quaderni di
tipo scolastico. Solo nel 1975, con l’edizione curata da Valentino Gerratana, le note gramsciane sono state messe a disposizione del pubblico
nella loro integrità, comprese quelle di prima stesura, cassate da Gramsci con larghi tratti incrociati di penna al momento della loro ripresa in
note di seconda stesura, più o meno rielaborate, accolte in quaderni a
carattere monografico.
La presente edizione critica dei Quaderni del carcere si articola in
tre volumi, rispettivamente dedicati ai quaderni di traduzioni (rimasti
esclusi dall’edizione Gerratana), ai quaderni miscellanei (che comprendono anche le note di prima stesura) e ai quaderni monografici.
Questa partizione del materiale non è dettata da ragioni di comodità,
né da un criterio meramente tematico, ma discende dalla considerazione del piano complessivo del lavoro di Gramsci in carcere. Va tuttavia precisato subito che con “piano complessivo dei quaderni” non
può intendersi nessuno dei progetti di lavoro che egli distintamente
enuncia in diversi momenti della sua vita di detenuto: nessuno di essi
– né l’elenco di «Argomenti principali» vergato nel Quaderno 1, né il
piano per la storia degli intellettuali italiani che apre il Quaderno 8,
né lo schema dei «Raggruppamenti di materia» incluso nello stesso
quaderno – copre infatti per intero la ricerca svolta. La complessiva
coerenza del suo programma emerge dal modo in cui Gramsci lavora.1
Si tratta, in primo luogo, di comprendere appieno la specifica fisionomia che ciascun quaderno aveva agli occhi dell’autore. La tipologia
che ricaviamo dall’analisi del materiale contempla infatti manoscritti
diversi: il quaderno miscellaneo, contenente note e appunti di vario
Cfr. in proposito M. Lichtner, Gramsci: l’agire politico come orizzonte di senso,
«Critica marxista», XXVIII, 1990, 3, pp. 79-81.
1
835
Nota al testo
argomento; il quaderno speciale (la definizione di «quaderno speciale», come è noto, è dello stesso Gramsci), in cui molte di tali note
vengono riprese e rielaborate; il quaderno di sole traduzioni. Esistono
tuttavia anche delle differenze entro i miscellanei: infatti i Quaderni
1-3, 5, 6, 14, 15, 17, simili tra loro (accolgono esclusivamente paragrafi dedicati agli argomenti che Gramsci ha messo a fuoco nei suoi
piani di lavoro), si differenziano dai Quaderni 4, 7-9. Questi delineano un quarto tipo di quaderno, che si potrebbe definire quaderno misto, per denotare in tal modo ogni manoscritto che accolga al suo interno lavori differenti: ad esempio, quaderni che contengono, oltre a
note di carattere miscellaneo, gruppi tematicamente omogenei di
paragrafi, contraddistinti da titoli specifici (le tre serie degli Appunti
di filosofia nei Quaderni 4, 7 e 8, le note sul Canto decimo dell’Inferno
nel Quaderno 4, quelle sul Risorgimento italiano nel Quaderno 9); o
quaderni di note miscellanee, blocchi tematici e traduzioni (i citati Quaderni 7 e 9); o anche di sole traduzioni, ma da testi differenti (i
Quaderni A, B e C).
Muovendo dalla peculiare fisionomia di ciascun quaderno, si può
arrivare a cogliere la dislocazione del complessivo lavoro del carcere in
aree autonome e distinte, che Gramsci attua destinando, a ciascuno di
tali ambiti, quaderni o parti di quaderni. La “geografia” dei manoscritti gramsciani ci mostra infatti una bipartizione principale – che
Gramsci traccia subito, nel momento in cui ne intraprende la stesura
nel febbraio 1929 – fra traduzioni e lavoro teorico in senso lato (redazione di note sui diversi argomenti elencati nell’apposito programma
del Quaderno 1), che costituiscono due diversi settori di lavoro: per
far ciò, egli adibisce alle versioni quaderni distinti da quelli che contengono note miscellanee. Inoltre, all’interno del primo settore (traduzioni), egli attua nel ’29 una divisione per lingue (Quaderni A e B:
tedesco; Quaderno C: esercizi di inglese nella prima parte e di tedesco
nella seconda; Quaderno 9: russo). A partire dal maggio 1930, all’interno del secondo settore viene delineandosi una differenziazione di
campi tematici particolari (come si è detto, il Canto decimo dell’Inferno e le tre serie degli Appunti di filosofia, cui si aggiungono nel ’32 le
Note sul Risorgimento italiano), che Gramsci vuole tenere materialmente separati dall’insieme delle note varie dedicate a tutti gli altri
temi individuati nei programmi di lavoro: ciò che attua riservando ai
blocchi omogenei di note parti distinte entro i quaderni miscellanei.
Questa organizzazione del lavoro vige fino all’epoca di avvio dei quaderni «speciali» (il fatto che Gramsci nel novembre 1930 per la prima
volta invada con note un quaderno, il 7, prima destinato a sole tradu836
Nota al testo
zioni, si spiega con mere ragioni di praticità e di disponibilità dei quaderni; ciò non istituisce dunque una sorta di gerarchia di importanza
tra lavoro teorico e traduzioni, giacché ha lo stesso valore e significato
dell’utilizzazione per la stesura di note, nello stesso novembre 1930,
di parte della prima metà del Quaderno 4, già destinata al solo Canto
decimo dell’Inferno). Nei primi mesi del 1932 il settore delle traduzioni viene comunque abbandonato, mentre entro il comparto del lavoro teorico si assiste ad una riorganizzazione: vengono inaugurati infatti i quaderni «speciali», contemporaneamente all’avvio dell’ultimo
blocco tematico (quello sul Risorgimento nel Quaderno 9). Dalla fine
del 1932 la mappa dei quaderni si semplifica: spariscono le serie omogenee di note e restano i quaderni miscellanei tout court, affiancati ai
quaderni monografici. Sarà questa la definitiva strutturazione del lavoro gramsciano fino al 1935, quando la redazione si interrompe.
Ora, proprio l’assetto che Gramsci ha dato man mano al proprio
lavoro e la considerazione del modo in cui emergono, progressivamente, gli interessi dell’autore – che non avvia di fatto la stesura delle
note nei primi quaderni, ricevuti nel febbraio 1929, se non dopo alcuni mesi di riflessione, in cui si dedica alle sole traduzioni; e che
inaugura i quaderni «speciali» in una fase avanzata della redazione dei
propri manoscritti – giustificano l’articolazione interna della presente
edizione in tre parti. La disposizione in sequenza di tutto il materiale
in base alla data di inizio di ciascun quaderno, senza distinzione di
ambiti fra traduzioni, note miscellanee e quaderni «speciali», avrebbe
invece il limite di una rappresentazione del lavoro gramsciano totalmente priva dell’ordine che l’autore ha in realtà inteso dare alla propria scrittura.
2. Scrivere in carcere: “regole” redazionali e modalità di stesura dei
quaderni
La disposizione editoriale dei quaderni deve inoltre essere attuata
tenendo conto delle direttive di fondo che Gramsci si è dato e ha seguito nella loro redazione (quasi sempre non per libera scelta, ma in
conseguenza dei limiti oggettivi derivanti dalla sua situazione di detenuto) e dei comportamenti scrittorii – spesso inconsci – che traspaiono dai manoscritti. Le pagine gramsciane sono piene di indizi e di
“spie”, che consentono di comprendere la “logica” con cui egli scrive i
quaderni e di disporre l’insieme apparentemente caotico delle note in
un ordinato “sistema”, a patto però di individuare – oltre all’impostazione di fondo di cui si è detto sopra circa la destinazione di ogni qua837
Nota al testo
derno o parte di quaderno ad una funzione specifica – le peculiarità e
alcune precise costanti dello “scrivere in carcere”. Queste – che chiameremo per brevità “regole” – sono sostanzialmente sei:
a) consegna dei quaderni per gruppi e avvio immediato della compilazione. Nel periodo di Turi, l’assegnazione a Gramsci, da parte della
direzione del carcere, di singoli quaderni isolati è, se mai avviene, un
evento eccezionale: i quaderni vengono di norma concessi a gruppi.
Alla consegna di un gruppo di quaderni fa seguito l’immediato inizio
da parte di Gramsci della compilazione di almeno uno, se non della
maggior parte, o addirittura di tutti i quaderni consegnati.2
b) richiesta di nuovi quaderni. La richiesta da parte di Gramsci di
nuovi quaderni alla direzione del carcere è sempre causata dal fatto
che alcuni di quelli già posseduti sono esauriti o stanno per giungere a
termine (e sono quindi necessari altri quaderni che ne continuino la
funzione specifica), o dall’esigenza di disporre di ulteriori spazi in cui
ospitare dei lavori che l’autore vuole mantenere materialmente distinti da quelli già impostati.3
2
Abbiamo individuato tre gruppi di quaderni consegnati a Gramsci tra la fine di
gennaio 1929 e l’ottobre 1930 (cfr. Francioni, Officina, pp. 24-66, passim). Primo
gruppo, ottenuto tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio 1929: Quaderni 1, 2, 9, A,
B, C (come si vedrà, i Quaderni 1, 2 e A sono iniziati subito, nel febbraio, gli altri pochi mesi dopo); secondo gruppo, maggio 1930: Quaderni 3, 4, 7 (tutti e tre avviati in
quello stesso mese); terzo gruppo, ottobre 1930: Quaderni 5, 6, 8 (il Quaderno 5 è incominciato nell’ottobre, gli altri due tra novembre e dicembre). Non è possibile, invece, determinare una precisa scansione nella consegna dei cosiddetti “Quaderni Azzariti” (10-16 e D, che certamente Gramsci non ebbe in un’unica soluzione): in proposito cfr. Francioni, Officina, pp. 90-93 (in particolare nota 133) e p. 115, nota 171. Un
ulteriore gruppo di consegna è costituito dai Quaderni 17, 17 bis e 17 ter: degli ultimi due, conservati insieme agli altri quaderni gramsciani ma mai citati o descritti dalla critica, abbiamo dato notizia per la prima volta in Francioni, Proposte, p. 161. Si
tratta di tre quaderni dello stesso tipo (copertina in cartoncino, marmorizzata, rossonera nei Quaderni 17 e 17 bis, marrone-nera nel Quaderno 17 ter; per la descrizione
completa cfr. qui la Nota al testo del vol. 2) recanti la firma del direttore, P. Sorrentino (che corrisponde alla fase Turi IV, il cui limite temporale è costituito dalla data di
partenza di Gramsci dal carcere di Turi, il 19 novembre 1933). Mentre il Quaderno
17 è compilato fin poco oltre la metà (sono scritti certamente a Turi i §§ 1-31, a Formia i §§ 38-53), i Quaderni 17 bis e 17 ter sono del tutto inutilizzati: Gramsci li ha
tuttavia raccolti insieme agli altri nel momento in cui ha lasciato Turi per Formia, e
successivamente li ha conservati. Essi costituiscono comunque, col Quaderno 17, un
gruppo di consegna: Gramsci li ha avuti, con ogni probabilità, nel settembre 1933
(data in cui avvia il Quaderno 17).
3
È il caso, come si vedrà, della richiesta, nel maggio 1930, del secondo gruppo di
quaderni, fatta da Gramsci nel momento in cui tutti i sei quaderni del primo gruppo
sono stati destinati a specifiche funzioni e in gran parte utilizzati (in particolare, il
838
Nota al testo
c) successione immediata di un quaderno ad un altro. La continuazione del lavoro svolto in un quaderno (miscellaneo o di traduzioni),
giunto al termine, in altro quaderno che ne prosegue la funzione è regolata da una sorta di meccanismo di successione immediata: ogni
quaderno (o parte di quaderno) ha un suo “successore” che assolve al
medesimo compito. Nei periodi in cui non avvengono consegne di
nuovi quaderni, lo spazio necessario per la continuazione di un lavoro
viene reperito da Gramsci sottraendo pagine a quaderni (o parti di
quaderni) che in precedenza erano stati destinati ad altre funzioni,
oppure recuperandolo in quaderni di traduzioni rimasti interrotti.
La successione di un quaderno ad un altro traccia, nella storia dei
Quaderni del carcere, delle precise linee di continuità. Così, a partire
dal febbraio 1929 e nel corso degli anni successivi, entro quello che
abbiamo definito il secondo comparto di lavoro vengono a configurarsi tre sequenze, in ciascuna delle quali si passa automaticamente da
un quaderno (o blocco di note all’interno di un quaderno) appena
concluso ad un altro. Per anticipare quanto verrà più dettagliatamente illustrato a suo luogo, una prima sequenza (febbraio 1929-dicembre 1930) vede la stesura, senza soluzioni di continuità, dei Quaderni
1, 3 e 5, con a lato l’utilizzazione sistematica del Quaderno 2 come
schedario bibliografico in appoggio ad altri quaderni nei periodi in
cui Gramsci procede agli spogli di vecchie riviste (tale funzione del
Quaderno 2 si prolunga fino all’ottobre 1931); una seconda sequenza
(maggio 1930-maggio 1932) è costituita dalla prima, dalla seconda e
dalla terza serie di note intitolate Appunti di filosofia – Materialismo e
idealismo, rispettivamente nei Quaderni 4 [b], 7 [b] e 8 [b]; una terza
sequenza (novembre 1930-settembre 1934) è scandita dai Quaderni
4 [c], 6, 8 [c], 9 [b], 9 [d], 14, 15 e 17. Poco dopo l’avvio della terza
sequenza, Gramsci comincia a stendere il gruppo omogeneo di Note
sul Risorgimento italiano (Quaderno 9 [c], maggio-settembre 1932).
Tra l’agosto 1931 e il giugno 1935 verranno anche riempiti spazi residui nei Quaderni 2, 4, 5, 7, 14 e 17.4
Quaderno A è concluso e il Quaderno 1 volge al termine). I nuovi spazi sono necessari per dare un seguito al Quaderno 1 e per inaugurare le note sul Canto decimo dell’Inferno, gli Appunti di filosofia I e le traduzioni da Marx. La richiesta dei quaderni del
terzo gruppo avviene quando anche il Quaderno 3 sta per finire. Infine, nei primi
mesi del 1932 Gramsci necessita di nuovi quaderni per avviare la compilazione degli
«speciali» monografici.
4
Cfr. Francioni, Proposte, pp. 92-93, e qui la Nota al testo del vol. 2.
839
Nota al testo
d) bipartizione (o tripartizione) di un quaderno. Presiede alla compilazione di alcuni quaderni che abbiamo chiamato “misti”, cioè contenenti lavori differenti, che Gramsci vuole in un qualche modo tener
separati ma anche portare avanti parallelamente. È il caso dei Quaderni A, B, C (di sole traduzioni), 4, 7 (quest’ultimo di traduzioni e
di note), 8 e 9 (anche quest’ultimo di traduzioni e di note). Come
mostreremo tra breve per i quaderni di traduzioni (e a suo tempo per
gli altri quaderni menzionati), nei casi citati – a eccezione del Quaderno 9, dove la stesura di note comincia quando sono già abbandonate da anni le traduzioni ivi redatte – Gramsci ha regolarmente iniziato a scrivere dalla pagina 1, per poi andare ad occupare con note (o
traduzioni) di altro argomento la prima pagina della seconda metà,
ottenendo così una bipartizione dello spazio a disposizione e mantenendo riservate, con questo (quasi sempre simultaneo) duplice inizio
di redazione, le due parti a lavori specifici. In alcuni quaderni, poi,
Gramsci ha successivamente ricavato un terzo (e in certi casi anche un
quarto) ambito di lavoro, recuperando pagine rimaste bianche nella
prima delle due parti risultanti dall’operazione di sdoppiamento o
sottraendo spazio a lavori precedentemente avviati, per i quali le pagine riservate si erano rivelate sovrabbondanti. In breve: Gramsci si
comporta in ciascuno di questi casi come se, anziché uno, avesse a disposizione due (o tre o addirittura quattro) quaderni. Al di là delle
apparenze, non esiste comunque alcun quaderno miscellaneo o di traduzioni in cui il lavoro di Gramsci non abbia regolarmente preso l’avvio dalla prima carta (o dalla seconda, se la prima rimane bianca):
questa è sempre già stata “sporcata”, quando egli comincia a scrivere
nella seconda metà. Ritenere che Gramsci possa aver principiato una
redazione organica dalla seconda metà e che sia poi passato alla compilazione delle prime pagine del quaderno, è ipotizzare un comportamento bizzarro (e resterebbe comunque, a chi volesse sostenere una
tale ipotesi, l’onere di individuare le ragioni di un così tortuoso percorso). A nostro parere, quelli che appaiono come quaderni aventi
anomalie strutturali, cioè quaderni in cui l’ordine materiale delle pagine non corrisponde in modo evidente all’ordine reale della stesura,
vanno ricondotti sotto la “regola della bipartizione” (e a questa, come
si vedrà, può essere riportato anche un caso particolare come quello
del Quaderno 10).
Ciò che determina un tale modo di procedere è il fatto che Gramsci non poteva disporre in cella di tutti i suoi quaderni contemporaneamente. Diversi testimoni diretti – ex compagni di prigionia – hanno affermato che egli, come gli altri detenuti di Turi, poteva avere
840
Nota al testo
non più di tre o quattro libri per volta, mentre gli altri volumi di sua
proprietà dovevano essere conservati nel magazzino del carcere, al
quale Gramsci era autorizzato ad attingere solo restituendo (in tutto o
in parte) ciò che aveva precedentemente portato in cella. Un’altra serie di dati e di indizi ci induce a ipotizzare che questo numero limite
vada riferito a tutto ciò che egli poteva tenere sul proprio tavolino: tra
libri e quaderni, Gramsci non doveva superare il totale di quattro, forse cinque “pezzi” per volta (ma probabilmente i dizionari non rientravano nel conto). Abbiamo peraltro precise testimonianze su ulteriori
restrizioni inflittegli in determinati periodi. Come che sia, è evidente
che con la bipartizione di alcuni quaderni egli poteva neutralizzare in
parte gli effetti del divieto, e di conseguenza avere simultaneamente a
portata di mano più lavori distinti.5
Tralasciamo per il momento le ultime due “regole” – e) invasione dei
margini della pagina; f) salto delle pagine iniziali – che attengono, la prima, a un fenomeno redazionale del 1932 e la seconda alla compilazione
di alcuni quaderni «speciali»,6 nonché altri elementi e indizi offertici dai
manoscritti gramsciani (ad esempio i differenti sistemi di numerazione
5
Abbiamo affrontato la questione della disponibilità in cella dei libri e dei quaderni e cercato di definire il “sistema” di redazione che la condizione di recluso impone a Gramsci in Francioni, Proposte, pp. 147-59, e in G. Francioni, Il bauletto inglese.
Appunti per una storia dei «Quaderni» di Gramsci, «Studi storici», XXXIII, 1992, pp.
713-41. Dell’importanza del numero di quaderni di cui Gramsci poteva disporre, ai
fini di una ricostruzione del lavoro del carcere, si era resa conto, nella fase di progettazione dell’edizione Gerratana, Elsa Fubini, che aveva chiesto in proposito lumi a Piero Sraffa con una lettera datata 29 aprile 1965: «In preparazione dell’edizione integrale dei Quaderni, stiamo cercando di riordinare cronologicamente i quaderni stessi,
ma l’impresa si presenta molto difficile. Desidereremmo perciò, su questo punto e
sull’edizione in generale, avere uno scambio di idee con Lei, quando verrà a Roma.
Per intanto, forse Lei ci può dire se G. scriveva contemporaneamente su più quaderni, quanti quaderni poteva tenere in cella ecc.» (corsivo nostro). Sraffa aveva risposto il
4 maggio successivo: «Quanto all’ordinare cronologicamente il contenuto dei quaderni, non credo che sia impossibile se si procede con metodo e con pazienza: ma bisogna far parlare i documenti. Io ho certi ricordi, più o meno esatti, che Le dirò a voce,
ma non voglio metterli per iscritto perché acquisterebbero una fissità che non meritano: ma possono servire a interpretare le carte. Tutto quello che io avevo appreso da
Gramsci sui suoi scritti l’ho messo in una lunga lettera a Togliatti del 1937 – chissà
dove è andata a finire! io non ne ho copia...» (le due lettere sono pubblicate in appendice a P. Sraffa, Lettere a Tania per Gramsci, introduzione e cura di V. Gerratana,
Roma, Editori Riuniti, 1991, pp. 266-68). Da noi interpellata nel 1992, Elsa Fubini
escluse che Sraffa le avesse fornito in seguito una risposta ai quesiti posti.
6
Si veda in proposito Francioni, Proposte, pp. 94-96. Riprenderemo questi punti
nella Nota al testo dei successivi volumi della presente edizione.
841
Nota al testo
delle pagine, la collocazione e le modalità di apposizione dei titoli nei
quaderni «speciali», l’omissione del segno di paragrafo nel primo testo di
alcuni dei monografici, ecc.), che andranno tenuti in considerazione per
ricostruire tempi e modi della fase più avanzata del lavoro del carcere.
3. Ordinamento cronologico e cronologia reale: data di avvio dei quaderni e datazione delle note
Due problemi non secondari affrontati dalla presente edizione sono quello della collocazione in sequenza cronologica dei quaderni e
quello della disposizione delle note al loro interno. Siamo partiti dalla
convinzione che non vi è edizione critica che possa «riprodurre il testo dei quaderni così come sono stati scritti da Gramsci», né «seguire
il ritmo di sviluppo con cui la ricerca gramsciana si snoda»7 nelle pagine dei manoscritti: ciò non può in alcun modo realizzarsi proprio per
le caratteristiche e i modi della scrittura gramsciana. Come abbiamo
appreso dall’edizione Gerratana, Gramsci lavorava spesso a più quaderni contemporaneamente, o riprendeva quelli compilati in periodi
precedenti per aggiungere nuove note negli spazi bianchi residui. La
reale successione cronologica delle note, dunque, attraversa orizzontalmente i quaderni: vi sono momenti della redazione in cui non si ha
successione di un quaderno ad un altro, ma di una nota ad un’altra
nell’alternarsi di differenti quaderni. Ne risultano dunque delle fasce
di sovrapposizione temporale fra parti di un quaderno e parti di un
altro.8 Ciò avviene tra l’altro perché la stesura di un testo in un quaderno miscellaneo utilizzato parallelamente ad altri è il più delle volte
casuale (salvo l’eccezione delle tre serie degli Appunti di filosofia, dei
paragrafi sul Canto decimo dell’Inferno e delle Note sul Risorgimento
italiano, del resto evidenziati da Gramsci con l’uso di specifici titoli
generali, che servono appunto, come si è detto, a costituire delle aree
relativamente autonome nel corpus dei quaderni) o rispondente a criteri di mera comodità nell’organizzazione del lavoro (si ricordi quanto
detto sulle limitazioni alla disponibilità dei quaderni in cella): non
tende comunque alla caratterizzazione del contenuto di un quaderno
per raggruppamento di materia, come accadrà invece per gli «speciali». In un certo senso, i quaderni miscellanei possono esser visti come
un’unica, ampia operazione di accumulazione e selezione di materiale
ricavato da molteplici letture, in cui le diverse linee di ricerca, che
7
8
Quaderni, ed. Gerratana, I, pp. XXXVI e XXXV.
Cfr. in proposito Francioni, Officina, specialmente pp. 44-66.
842
Nota al testo
Gramsci distintamente enuncia nei suoi programmi di lavoro, si accavallano nel corso di un’analisi che procede per stratificazioni parallele,
intersezioni e “aggiustamenti del tiro”, mentre si producono mutamenti e arricchimenti nell’armamentario concettuale.
Riprodurre realmente il testo dei quaderni così come sono stati
scritti da Gramsci comporterebbe a rigore, come aveva già osservato
Gerratana,9 collocare le singole note, prelevate dai quaderni di provenienza, in senso rigidamente cronologico. Ma si tratta di una soluzione non attuabile: anche se i termini di datazione dei paragrafi di cui
oggi disponiamo sono meno vaghi e approssimativi, essi non sono
tuttavia tali da consentirci di costruire un’unica sequenza lineare e
dunque di rompere la materiale individualità dei quaderni e dei gruppi di note per ricomporre, in una sorta di unico zibaldone, tutti i paragrafi redatti nei miscellanei. E se pure fosse attuabile, questa sarebbe
comunque una soluzione incomoda e non del tutto chiarificante ai
fini della rappresentazione del reale lavoro gramsciano.
Occorre dunque essere consapevoli che non è possibile un ordinamento dei manoscritti che non presenti, in misura maggiore o minore, l’inconveniente di costringere necessariamente il lettore a procedere nella lettura dei testi in modo non corrispondente, in molti casi,
alla cronologia della loro redazione, cioè a compiere un percorso tortuoso fatto di salti in avanti e bruschi ritorni indietro, e nel tempo e
nel dispiegarsi dell’analisi dell’autore. All’interno di questo labirinto
ci si può orientare solo in minima parte seguendo i pochi e occasionali rimandi che talvolta Gramsci fa ad altre pagine già scritte o tenendo
conto dei collegamenti fra un paragrafo e l’altro e dei termini di datazione per singoli paragrafi offerti dalle note di commento dell’edizione Gerratana. Tuttavia, in molti casi, oltre la data congetturale di inizio di un quaderno, nient’altro ci è dato di conoscere che il probabile
periodo della sua conclusione. Di un passo che contiene un concetto
importante non sappiamo quando con precisione sia stato scritto e ci
può capitare di leggerlo prima di un altro brano in cui il medesimo
concetto ci appare, anziché ripreso ed eventualmente ampliato, appena abbozzato, come se il trascorrere del tempo rendesse meno precise,
anziché meglio definite, le formulazioni gramsciane. In che modo capire, stando così le cose, come realmente lavorava Gramsci, e come
sono nati e si sono sviluppati i nuclei teorici dei Quaderni? La lettura
di qualsiasi edizione critica dei quaderni (compresa quella qui presenV. Gerratana, Sulla preparazione di un’edizione critica dei «Quaderni del carcere», cit., p. 460.
9
843
Nota al testo
tata) è dunque condannata a non essere pienamente produttiva, se
non si fornisce al lettore il necessario sussidio di una “mappa” il più
possibile precisa, con la quale egli possa ricostruire il percorso logico e
cronologico, la reale storia interna dei quaderni gramsciani. In tal
senso, le tavole di datazione dei Quaderni del carcere10 costituiscono
un elemento essenziale di corredo della presente edizione dei manoscritti gramsciani.
I risultati cui siamo pervenuti nelle nostre ricerche, per quel che
concerne la successione dei quaderni e la loro cronologia interna, sono il frutto della combinazione di molteplici dati e indizi. La datazione dell’avvio di redazione dei quaderni e la fissazione di margini cronologici sufficientemente precisi per la stesura di singole note o di
gruppi di paragrafi risultano infatti – oltre che dall’utilizzazione di
tutto ciò che è stato messo in rilievo nell’edizione Gerratana (firme
dei diversi direttori del carcere; elementi di datazione diretta contenuti in alcune note di Gramsci; elementi di datazione indiretta forniti
da riferimenti presenti nelle lettere dal carcere a determinati argomenti trattati nei quaderni; riferimenti a fonti citate o comunque
identificabili – libri, periodici, giornali – che si possono ipotizzare
contemporanee alla stesura delle note che le utilizzano; rimandi interni espliciti da una nota ad un’altra di diverso quaderno; collegamenti
impliciti fra note di diversi quaderni che trattino o facciano riferimento a uno stesso argomento; ecc.), sottoposto ad una maggiore articolazione e integrato con altri dati11 – dallo studio di particolari mo10
In appendice ai voll. 2 e 3 della presente edizione dei Quaderni del carcere. A rigore, in un ordinamento come quello qui realizzato si sarebbe dovuto procedere ad
una nuova numerazione dei quaderni. Tuttavia ciò è apparso non opportuno, tenuto
conto del fatto che cifre romane erano già state utilizzate nel suo inventario da Tatiana Schucht e cifre arabe da Gerratana nella sua edizione, dove inoltre sono state impiegate lettere alfabetiche maiuscole per distinguere i quaderni di sole traduzioni. Ne
sarebbe sortita una certa qual confusione di numeri, che abbiamo voluto evitare. Abbiamo pertanto mantenuto la numerazione dei quaderni dell’edizione Gerratana (ma
senza le cifre romane di Tatiana), divenuta ormai usuale tra gli studiosi e anche tra i
semplici lettori di Gramsci. Poiché però si tratta di usare tale numerazione entro un
assetto editoriale assai differente, nel caso di blocchi provenienti dai quaderni “misti”,
al numero del quaderno viene fatta seguire una lettera alfabetica minuscola posta tra
parentesi quadre. Essa fa comprendere immediatamente al lettore che si tratta di parte
di un quaderno “misto”. Ovviamente nella nostra edizione non si procede ad una numerazione totale dei testi all’interno di un quaderno “misto”, ma si riprende dal § 1
con ogni nuova sezione.
11
Ci riferiamo all’analisi delle diverse formulazioni delle intestazioni a penna fatte su ogni quaderno dalla direzione del carcere, dei differenti tipi di inchiostro con cui
844
Nota al testo
menti della storia interna dei Quaderni del carcere (ad esempio, il lavoro del 1930 come fase di transizione alla formulazione di un programma per la storia degli intellettuali,12 o lo spoglio delle vecchie riviste nel 1930-31)13 e dall’individuazione delle precise “regole” del
sistema redazionale gramsciano. È possibile costruire in tal modo una
“rete” in cui elementi certi, “regole”, indizi, ipotesi concorrono a fissare in modo sostanzialmente attendibile degli estremi temporali per
il contenimento sia di quaderni, sia di gruppi di paragrafi, sia di singole note. Ne conseguono alcune novità rispetto all’edizione Gerratana, per quel che concerne la sequenza dei quaderni (e dunque la loro
disposizione nella presente edizione), di cui si dirà a suo luogo.14
Il secondo problema che abbiamo dovuto affrontare è quello dell’ordinamento interno di ciascun quaderno, cioè della disposizione delle
sono vergate, del sistema di numerazione delle carte per mano dei carcerieri, ecc., elementi dai quali è stato possibile ricavare la convinzione che i quaderni nuovi non vengano di norma consegnati a Gramsci uno alla volta, ma a gruppi (cfr. Francioni, Officina, pp. 24-28, e supra, nota 2); all’individuazione di un criterio convenzionale che
consenta la generalizzazione delle ipotesi di contemporaneità fra note e fonti avanzate
talvolta nell’edizione Gerratana (assegnare alla data che figura indicata sulle pubblicazioni ricevute da Gramsci in carcere, e che egli utilizza come fonti, quelle note che
possono essere ritenute pressoché contemporanee al ricevimento e alla lettura del materiale, salvo i casi in cui elementi o dati sicuramente divergenti non contrastino l’applicazione di un tale criterio: cfr. Francioni, Officina, p. 24, nota 13); alla individuazione di ulteriori collegamenti impliciti fra note di diversi quaderni, che permettono
di stabilire delle relazioni di anteriorità (o posteriorità) logica di stesura tali da consentire, disponendo della datazione della prima nota, di approssimarsi ai termini di contenimento temporale della seconda, o viceversa (cfr. Francioni, Officina, p. 51, e, per alcuni casi specifici, pp. 55 e nota 70, 58 e nota 74, 60 e nota 80, 63 e nota 84, 105 e
nota 161, 111 e nota 167, 113 e nota 169).
12
Nei quaderni redatti tra primavera e autunno 1930 è possibile individuare un
ampliamento dell’indagine sugli intellettuali (già avviata nel Quaderno 1), nei termini di una vera e propria storia degli intellettuali italiani, cui le note del periodo forniscono una mole considerevole di materiale (cfr. Francioni, Officina, pp. 66-76). Lo
sbocco di questa fase è nella redazione di un organico piano di lavoro, quello che apre
il Quaderno 8, che va datato (in base a moltissimi indizi) novembre-dicembre 1930
(in proposito cfr. qui la Nota al testo del vol. 2).
13
Si possono collocare nel tempo molte note dei Quaderni 2, 3, 5, 6 e 7 osservando che Gramsci procede, tra il 1930 e il 1931, a spogli sistematici di vecchie riviste, accumulate negli anni precedenti, usando in parallelo il Quaderno 2 e uno degli
altri quaderni citati, e spogliando alcuni fascicoli in un quaderno e altri in un altro.
Siccome disponiamo di elenchi, fatti da Gramsci in alcune pagine dei quaderni (cfr. le
descrizioni dei mss. in questione nella Nota al testo dei miscellanei), con l’indicazione
delle riviste spedite fuori del carcere e della data di spedizione, possiamo ricavare preziosi elementi di datazione (cfr. Francioni, Officina, pp. 44-66).
14
Ma cfr. intanto Francioni, Proposte, p. 100.
845
Nota al testo
singole note – o dei blocchi di note – in sede editoriale (quando sia necessaria una collocazione diversa da quella che il quaderno materialmente presenta) e delle modalità della loro numerazione. I quaderni
teorici gramsciani, come è noto, sono in sostanza delle raccolte di brevi
annotazioni precedute, di norma, da un segno di paragrafo (§), a cui
tuttavia non fa seguito nel manoscritto alcun numero volto a scandire
progressivamente i testi (Gramsci numera talvolta solo i punti interni in
cui si articolano determinate note). L’edizione Gerratana ha provveduto
a integrare tale numerazione mancante, usando numeri arabi chiusi fra
parentesi angolari, e in modo progressivo all’interno di ciascun quaderno: soluzione utile per un facile rinvio ai singoli testi e per soddisfare
ogni esigenza di consultazione, e che facciamo nostra nella maggior parte dei casi (Quaderni 1, 3, 5, 6, 12, 13, 15-29).
Vi sono tuttavia manoscritti in cui la linearità di stesura dei quaderni appena citati non è data, perché l’ordine in cui Gramsci vi ha
effettivamente scritto le note appare, da un insieme di prove e indizi,
non corrispondente alla loro successione esteriore. In questi casi in
cui non vi è corrispondenza fra ordine materiale e ordine reale, la presente edizione ristabilisce la cronologia interna dei paragrafi se il quaderno in questione si presenta come un tutto indifferenziato; e, se il
quaderno è costituito da un insieme di blocchi differenti di note, ne
ristabilisce l’ordine in base alla data di avvio di ciascuno di essi (ciò
che abbiamo fatto – come si vedrà – per i Quaderni “misti” 4, 7, 8 e
9, e per gli «speciali» Quaderni 10 e 11, nonché per uno dei quaderni
di traduzioni, il Quaderno C). In verità, siamo stati tentati di rompere l’unità dei quaderni “misti” per dislocarne le sezioni, in base alla
data di avvio della loro redazione, in punti diversi nel continuum dei
Quaderni: e ciò in base alla considerazione che, essendo i “misti” costituiti da settori autonomi di scrittura, di fatto utilizzabili (e da
Gramsci utilizzati) come quaderni distinti, la loro unità è solo formale e dovuta alle contingenze in cui avviene la compilazione. Ma è prevalsa infine la convinzione che, pur formale che sia, l’unità-quaderno
costituisce, anche agli occhi di Gramsci, qualcosa di materialmente
identificabile. L’unica eccezione è pertanto rappresentata dai Quaderni 9 e 7, di cui si pubblicano nel presente volume le sezioni di traduzioni e nel vol. 2 quelle di note a carattere teorico: in questi due casi,
il mantenimento dell’unità di ciascun quaderno avrebbe fatto sparire
la separazione di ambiti, voluta da Gramsci, nell’indistinta omologazione dei loro contenuti come miscellanei.
846
Nota al testo
4. Descrizione dei quaderni di traduzioni
La denominazione complessiva di “quaderni di traduzioni” riguarda dunque quattro quaderni interamente dedicati a questa funzione
(A, B, C e D) e parti dei due “misti” appena citati (qui indicate come
Quaderni 9 [a] e 7 [a]). L’articolazione del lavoro di Gramsci nei quaderni di traduzioni è complessa. Come si è detto, i Quaderni A, B, C
e 9 fanno parte, coi Quaderni 1 e 2, del primo gruppo concesso a
Gramsci dalla direzione del carcere nel febbraio 1929 (sono i cosiddetti “quaderni Parmegiani”, dal nome del direttore che li firma). Il
Quaderno 7 appartiene invece a quello che abbiamo individuato come un secondo gruppo (comprendente anche i Quaderni 3 e 4) ottenuto da Gramsci, secondo quanto abbiamo ipotizzato, nel maggio
1930, gruppo di quaderni in cui non compare la firma del direttore
del carcere. La descrizione di questi manoscritti è preliminare al tentativo di stabilire, sulla base di diversi dati e indizi, la cronologia della
loro redazione.
QUADERNO A: quaderno scolastico a righe (mm 150 ! 205), di 50
fogli, per complessive 100 carte (pari, quindi, a 200 pagine o facciate);
ogni pagina ha 22 righe, con margini; copertina in cartoncino, marmorizzata, di colore beige-blu, con l’intestazione: Gius. Laterza e figli,
Bari; stesso tipo dei Quaderni 1, 2, 9, B, C.
Sulla prima di copertina, nello spazio bianco di un’etichetta a stampa, sono contenute le seguenti annotazioni: timbro circolare del carcere
(CASA PENALE SPECIALE DI TURI), numero di matricola di Gramsci
(7047), numero dei fogli numerati e timbrati dalla direzione del carcere («fogli cinquanta»), firma del direttore del carcere («Il Direttore, Parmegiani»). Un’altra etichetta, incollata da Tatiana Schucht a scopo di
inventario dopo la morte di Gramsci, reca la seguente indicazione:
«Completo da pg. 1 a 200. XIX». In seconda di copertina è ripetuto a
matita il numero di matricola di Gramsci.
Le prime 50 carte sono numerate a matita copiativa sul recto (angolo destro superiore) e recano impresso il timbro carcerario. Esiste anche, per queste carte, una numerazione parallela a penna (che pare
eseguita dalla stessa mano che numera a matita). Di Gramsci è invece
la numerazione a penna della seconda metà del quaderno, sempre sul
recto delle carte (angolo destro superiore), da c. 51 a c. 101 (terza di
copertina).
Il quaderno – interamente utilizzato, ad eccezione dei seguenti spazi: c. 99r (bianca, salvo le prime due righe); c. 99v (ultime otto righe
bianche) – contiene traduzioni, nonché elenchi di libri e appunti bi847
Nota al testo
bliografici annotati nelle ultime pagine. Il materiale si succede nell’ordine seguente:
Da c. 1r a c. 41r, traduzioni dal numero speciale del 14 ottobre
1927 della rivista tedesca «Die Literarische Welt» (non conservata nel
Fondo Gramsci), dedicato alla letteratura degli Stati Uniti (12 pp.).
Sono tradotti i seguenti articoli e brani letterari (la numerazione dei
brani da I a XVII è aggiunta da Gramsci a versione conclusa):
– Del naturalismo americano – articolo di H.G. Scheffauer [traduce Vom amerikanischen Naturalismus]. Qui, come in altri casi successivi, Gramsci anticipa
dopo il titolo la firma dell’autore del brano, che nell’originale tedesco è posta
di solito alla fine dell’articolo;
II Parole introduttive di H.L. Mencken – Una proposta dell’illustre critico americano al “Literarische Welt” [Geleitworte von H.L. Mencken. Ein Vorschlag des berühmten amerikanischen Kritikers an die “Literarische Welt”];
Piccola antologia americana III. Palline di carta di Sherwood Anderson [Kleine
amerikanische Anthologie. Papierkugeln von Sherwood Anderson];
IV. Una scena di: “Tutti i figli di dio hanno le ali” di Eugenio O’Neill [Eine Szene
aus: “Alle Kinder Gottes haben Flügel” von Eugene O’Neill ];
V. Chi è pazzo? Uno studio sul “Don Chisciotte” di Upton Sinclair [Wer ist verrückt? Eine Studie über “Don Quijote” von Upton Sinclair];
VI. Pescivendolo di Carlo Sandberg [Fischhandler von Carl Sandberg];
VII. Una tragedia americana di Teodoro Dreiser [Eine amerikanische Tragödie
von Theodore Dreiser]. Si tratta dell’episodio della morte di Roberta, introdotto da una breve didascalia redazionale;
VIII. Traduzioni tedesche della letteratura americana di Franz Schoenberner [Deutsche Übertragungen aus der amerikanischen Literatur];
IX. L’America che si ribella – “Elmer Gantry”, il nuovo romanzo di Sinclair Lewis
– articolo di Andreas Hecht [Das empörte Amerika. Sinclair Lewis’ neuer Roman “Elmer Gantry”];
X. Jack London: Martin Eden di Fritz Gottfurcht [Amerikanische Buch-Chronik.
Jack London: Martin Eden. Roman in zwei Bänden. Universitas Deutsche Verlagsgesellschaft, Berlin]. Recensione;
XI. Upton Sinclair: Petrolio – articolo di Werner Schendell [Upton Sinclair: Petroleum. Malik Verlag, Berlin]. Recensione;
XII. E.O. Hoppé: L’America romantica (ed. Ernst Wasmuth, Berlino) – di Willi
Wolfradt [E.O. Hoppé: Das romantische Amerika. Verlag Ernst Wasmuth, Berlin]. Recensione;
XIII. Kurd von Schlözer: “Lettere americane”, Deutsche Verlagsanstalt, Stuttgart. M.J. Bonn: “Denaro e spirito. Dell’essere e del divenire del mondo
americano” – Fischer, Berlino. Emil Dovifat: “Il giornalismo americano” –
Deuts‹che› Verlagsanstalt, Stuttgart [Americana. Kurd von Schlözer: “Amerikanische Briefe.” Deutsche Verlagsanstalt, Stuttgart. M.J. Bonn: “Geld und
Geist. Vom Wesen und Werden der amerikanischen Welt.” S. Fischer Verlag,
I
848
Nota al testo
Berlin. Emil Dovifat: “Der amerikanische Journalismus.” Deutsche Verlagsanstalt, Stuttgart]. Recensioni;
Adolf Halfeld: L’America e l’Americanismo – Diederichs, Jena [Adolf Halfeld:
“Amerika und der Amerikanismus.” E. Diederichs Verlag, Jena]. Recensione;
XIV. Con Sinclair Lewis – di Hans Sochaczewer [Bei Sinclair Lewis];
XV. James Branch Cabell – di Franz Blei [James Branch Cabell ];
XVI. Notizie sul film americano di Willy Haas [Notizen über den amerikanischen
Film];
XVII. Il film di guerra di Chaplin di Hans Sochaczwer [Chaplins Kriegsfilm];
Nell’intimità della Casa Bianca [Intimitäten aus dem “Weißen Hause”]. Rassegna
di libri usciti negli Stati Uniti sulla vita di alcuni presidenti americani;
Nelle società letterarie [Aus literarischen Vereinen]. Rubrica di varia informazione
letteraria;
Dalla Francia [Aus Frankreich]. Rubrica di novità letterarie francesi;
Dall’Inghilterra [Aus England].
Da c. 41r a c. 43r, traduzioni di alcuni annunci editoriali: Gramsci
si limita alla parte informativa sul contenuto dei volumi segnalati,
omettendo le altre indicazioni. Non sono tradotte parte della p. 8 e le
pp. 10 e 12.
Da c. 43r (cominciando con tre righe orizzontali di separazione dal
blocco precedente) a c. 49v, traduzioni di alcuni articoli su Emile Zola, apparsi nel numero del 30 settembre 1927 dello stesso settimanale:
La scoperta di Zola di Heinrich Mann [Entdeckung Zolas von Heinrich Mann];
Una lettera inedita di Zola a proposito del “Germinal” [Ein unveröffentlichter
Brief Emile Zolas über “Germinal” ];
Una visita a Zola nell’anno 1898 di Carlo Péguy [Ein Besuch bei Zola im Jahre
1898 von Charles Péguy];
Zola a casa – Un ricordo di Gustavo Kirstein [Zola zu Hause. Eine Erinnerung
von Gustav Kirstein].
Segue infine, a cc. 49v-50v:
Autori tedeschi in Inghilterra di Egon Wertheimer [Deutsche Autoren in England].
Da c. 51r a c. 99r, traduzioni dal volume: Fünfzig Kinder- und Hausmärchen. Gesammelt durch die Brüder Grimm, Leipzig, Verlag von Ph.
Reclam, s.d. (FG, C. carc., Milano). Le fiabe tradotte, numerate da
Gramsci in cifre romane dopo il completamento della versione, si succedono nel seguente ordine (diverso da quello del volume):
I.
Storia di uno, Giovannin Senzapaura, che partì di casa per imparare cos’è la pelle
d’oca [traduce Märchen von einem, der auszog, das Fürchten zu lernen, pp.
17-28 del vol. cit.];
849
Nota al testo
II.
Il lupo e i sette caprettini [Der Wolf und die sieben jungen Geißlein, ivi, pp.
28-34];
III. Cenerentola [Aschenputtel, ivi, pp. 99-107];
IV. Cappuccetto rosso [Rotkäppchen, ivi, pp. 114-21];
V. I quattro musicanti di Brema [Die Bremer Stadtmusikanten, ivi, pp. 121-25];
VI. Mignolino [Daumesdick, ivi, pp. 129-36];
VII. Il pellegrinaggio di Mignoletto [Daumerlings Wanderschaft, ivi, pp. 136-41];
VIII. Elsa la furba [Die kluge Else, ivi, pp. 125-29];
IX. Nevina [Sneewittchen, ivi, pp. 170-85];
X. Gianni e la fortuna [Hans im Glück, ivi, pp. 210-19];
XI. La contadinella furba [Die kluge Bauerntochter, ivi, pp. 231-35];
XII. La figlia di Maria [Marienkind, ivi, pp. 11-17];
XIII. Il re dei ranocchi [Der Froschkönig oder der eiserne Heinrich, ivi, pp. 7-11];
XIV. I dodici fratelli [Die zwölf Brüder, ivi, pp. 49-55];
XV. Fratellino e sorellina [Brüderchen und Schwesterchen, ivi, pp. 58-66].
A c. 99v un elenco di libri (cfr. l’elenco contenuto nella lettera a
Tatiana del 25 marzo 1929):
A Roma: R. Ciasca: Origini del programma dell’Unità Nazionale.
Un vol. francese sulle finanze ital. negli anni dopo il ’90.
Janroy – altro vol. oltre a quello ricevuto.
Maurice Pernot: L’esperienza italiana.
Marx: Storia delle dottrine economiche / Dall’origine della teoria del
valore ad Adam Smith – Ricardo – Da Ricardo all’economia volgare – 8 volumetti.
Rassegna italiana – N. unico dedicato ai primi 25 anni del secolo.
Sombart W., Il capitalismo moderno – Ed. Vallecchi.
Diambrini-Palazzi, La filos. di Ant. Labriola.
M. Pernot – La politique du Vatican – Ed. Colin.
Antonio Labriola – Volume postumo. – Socrate –
Lucette – Libro sullo spion. durante la guerra.
A c. 100r i seguenti due elenchi di libri (cfr. la lettera a Tatiana
dell’11 marzo 1929 e la cit. lettera del 25 marzo 1929):
Croce – Storia della storiografia ital.; Ferrero: Le due verità – La terza Roma –
Zévaès – Histoire de la IIIe Rep. – Bucard (Lauzanne): Lo spionaggio inglese.
Sinclair – Il Petrolio – Ferri: Mussolini uomo di stato. – M. Sobrero: Pietro e
Paolo; Hartmann – Il Risorgimento.
– A Roma: don Vercesi: Storia del movim. cattolico ital. (Ed. La Voce, Firenze)
Maurice Muret: La decadenza delle razze bianche (in francese)
L’Europa polit. nel secolo XIX – Conf. a cura della Cam. di Comm.
di Brescia. Vol. in 8o grande, stampato a Brescia nel ’26.
850
Nota al testo
Michels: Il Partito polit.; Le tendenze oligarchiche della dem. mod.
ediz. francese – e ediz. ital. Utet accresciuta.
De Rossi: Il P. P. dal 1919 ecc.
Congresso dell’Unione nazionale del 1925
Maritain: Difesa di Maurras.
Libri sull’attività dell’amb. francese George Louis – di Cambon,
Sulla diplom. – Mathiez: La Riv. franc. (2 vol.)
Salvemini: Mazzini (e qualche altro, mi pare).
Croce: mi pare Hegel. – Elem. di Politica – Brev. di Estetica.
Il rapporto sull’attività della Comm. dei 18 per lo Stato corporativo.
Antonio Labriola: Lez. all’Un. di Roma pubb. postume.
R. Mondolfo: Il mat. stor. di Fed. Engels (non ricordo)
Levy: Introduzione alla scienza delle finanze (in francese)
A c. 100v i seguenti appunti bibliografici:
Sull’“Action française” e la sua crisi: – La politique du Vatican, avec une preface de
Léon Daudet e un epilogue de Charles Maurras – Mermeix: Le ralliement et
l’Action française – de Roux: Charles Maurras et le nationalisme de l’Act. fr.
C. Marando – Idee e formazioni politiche in Lombardia dal 1748 al 1814 – Torino, Bocca.
Massimo Lely – Il risorgimento dello spirito italiano (1725-1861) – Milano,
L’Esame, Edizioni di Storia moderna, 1928.
J. Evola – Imperialismo pagano – Todi-Roma – Ed. Atanòr, 1928.
Aristide Carapelle – Il Centro Nazionale italiano – Roma – Stab. tip. “Corriere
d’Italia” 1928.
Antonio Monti – Pio IX nel Ris. ital. – Laterza 1928
Francesco Lemmi – Le orig. del Risorg. Ital. – Hoepli.
id. – Bibliogr. del Risorg. Ital. – Soc. An. Rom.
Bolton King – Storia dell’unità d’Italia – Treves.
G. Mosca – Manuale di diritto costituz. ital. – Libr. ed. milanese (del Mosca altro)
Treitschke – La politica. – Marx (ed. Molitor – Alfred Costes, Parigi) – Opere filosofiche: I tomo: Differenza della filosofia della natura in Democrito e in Epicuro; II tomo: Critica della critica critica di Bruno Bauer e consorti. –
Annuario Statistico It. – Pubbl. dall’Ist. Centr. di Stat. – Sinclair Lewis – se tradotto in francese “Elmer Gantry” e qualche altro. – Discorsi di Muss. 1927-28.
QUADERNO B: quaderno scolastico a righe (mm 150 ! 205), di 50
fogli, per complessive 100 carte; ogni pagina ha 22 righe, con margini; copertina in cartoncino, marmorizzata, di colore rosso-nero, recante l’intestazione: Gius. Laterza e figli, Bari; stesso tipo dei Quaderni 1, 2, 9, A, C.
851
Nota al testo
Sulla prima di copertina, nello spazio bianco di un’etichetta a
stampa, sono contenute le seguenti annotazioni: timbro circolare del
carcere (CASA PENALE SPECIALE DI TURI), numero di matricola di
Gramsci (7047), numero dei fogli numerati e timbrati dalla direzione
del carcere («fogli cinquanta»), firma del direttore del carcere («Il Direttore, Parmegiani»). Un’altra etichetta, incollata da Tatiana dopo la
morte di Gramsci, reca la seguente indicazione: «Completo da pg. 1 a
200 XV». In seconda di copertina è ripetuto a matita il numero di matricola di Gramsci.
Le prime 50 carte sono numerate a matita copiativa sul recto (angolo destro superiore) e recano impresso il timbro carcerario. Di mano
di Gramsci è la numerazione a penna della seconda metà del quaderno, sempre sul recto delle carte (angolo destro superiore), da c. 51 a c.
101 (terza di copertina).
Il quaderno – interamente utilizzato, ad eccezione dei seguenti spazi: cc. 23v (bianche le ultime dodici righe), 24r-25v, 28r, 30r, 32r,
34r, 36r, 38r (bianche) – contiene traduzioni, appunti e la minuta di
una lettera a Giulia. Il materiale si succede nel seguente ordine:
In seconda di copertina, appunti (per l’ultima annotazione si veda
la lettera a Tatiana del 22 aprile 1929):
carote 2o e 3o trimestre
piselli 3o e 4o ”
”
spinaci 3o
”
sedani 2o
Fratelli Ingegnoli – Corso Buenos Ayres 54 – catalogo (negozio in piazza Duomo)
Da c. 1r a c. 23r continua la traduzione di fiabe dal volume dei fratelli Grimm, Fünfzig Kinder- und Hausmärchen, cit. (cfr. il Quaderno
A). Le fiabe tradotte, numerate da Gramsci in cifre romane a versione
conclusa, si succedono nel seguente ordine (diverso da quello del volume):
XVI.
I tre omini della foresta [traduce Die drei Männlein im Walde, pp. 66-72 del
vol. cit.];
XVII. Le tre filatrici [Die drei Spinnerinnen, ivi, pp. 72-77];
XVIII. Giannino e Ghitina [Hänsel und Gretel, ivi, pp. 77-89];
XIX. Rosaspina, ossia la bella addormentata nel bosco [Dornröschen, ivi, pp. 15662];
XX. Rumpelstilzchen [stesso titolo, ivi, pp. 185-88];
XXI. Il cane e il passero [Der Hund und der Sperling, ivi, pp. 188-92];
XXII. Millepelli [Allerleirauh, ivi, pp. 200-07];
XXIII. Il re di macchia e l’orso [Der Zaunkönig und der Bär, ivi, pp. 238-41];
852
Nota al testo
XXIV.
Gente furba [Die klugen Leute, ivi, pp. 241-46]. La traduzione di Gramsci
si interrompe in tronco verso la fine di p. 244.
Alla c. 23r-v (a 23r cominciando dalla quinta riga, con un tratto
orizzontale di penna che separa il testo dall’ultima fiaba tradotta) figura la seguente minuta della lettera a Giulia del 30 novembre 1931
(lettera in cui peraltro la minuta risulta utilizzata solo parzialmente):
Carissima Giulia, ho riletto l’ultima lettera che mi hai scritto: è del 13 agosto,
di più che tre mesi fa ›e non sono‹. C’è qualche cosa che io non capisco, che non
riesco proprio a comprendere nel tuo atteggiamento verso di me e verso la vita
che io conduco da cinque anni. È certo che io non posso immaginare la tua vita:
essa si svolge in condizioni di libertà, di iniziativa indipendente da parte tua, di
movimento; se tu stessa non me ne parli, io non posso immaginarla e le mie lettere non possono non essere astratte, fuori del tempo e dello spazio. A›Scriverti‹
interl.B Mi riesce sempre più difficile scriverti, sempre più difficile e penoso; se
dovessi io stesso rileggere le mie lettere dopo qualche settimana, mi pare che dovrei provarne un certo disgusto, che dovrebbero apparire a me stesso insincere,
il risultato di mezz’ora di sforzo nervoso, di sforzo obbligato, direi burocratico.
Ciò non può dipendere solo dal fatto che devo scrivere a giorno fisso, entro un
tempo breve e fisso. Dipende da cause più profonde e non meccaniche. Tu scrivi, anche nell’ultima tua lettera, che noi “siamo molto diversi di ›p‹ allora (della
nostra vita di prima), più strettamente uniti, forse più forti”, ma appunto ciò mi
pare che non sia vero, ma appunto di ciò io dubito. Mi pare che noi siamo diventati dei fantasmi l’uno per l’altro, degli esseri irreali, fuori del tempo e dello
spazio, dei Aconvenzionali sps. a ›+++‹B e pallidi ricordi (cristallizzati) di un breve spazio di tempo vissuto in comune. Non comprendiamo Apiù interl.B i Anostri interl.B bisogni reciproci, non sappiamo più mantenere una | corrente di
sentimenti comuni, non siamo ›reciprocamente‹ elementi di forza l’uno per l’altro ›, non‹. Dove allora cercare una unità? Mi pare che se dovessi ora uscire di
carcere, non saprei più orientarmi nel vasto mondo, non saprei più inserirmi in
nessuna corrente sentimentale, ma continuerei a vivere col solo cervello e con la
sola volontà, vedendo Ain tutti gli sps. a negliB uomini Aanche in quelli che dovrebbero essermi vicini interl.B non degli esseri viventi ma dei problemi da risolvere. Io non voglio pretendere che la ragione di questo Amio interl.B imbozzolamento ›non‹ sia ›tanto‹ da ricercare solo fuori di me ›, solo‹ ›È possibile che‹ ›ma
non vedo come‹, il fatto è che da me stesso non so superare questa condizione
che in un solo modo, rifugiandomi nel puro dominio dell’intelletto astratto, facendo cioè del mio isolamento la Aesclusiva sps. a ›sola‹B forma della mia esistenza. Non ho voluto più oltre ›nasc‹ tenerti celato questo Aaspetto della mia vita
sps. a ›mio modo di essere‹B.
Da c. 26r a c. 100v è tradotto il volume di Franz Nikolaus Finck,
Die Sprachstämme des Erdkreises, Leipzig-Berlin, Teubner, 19233 (FG,
853
Nota al testo
C. carc., Milano), fino a p. 93. La versione rispetta l’ordine del volume e riguarda le seguenti sezioni:
Prefazione [traduce Vorwort, pp. III-VI del vol. cit.];
I. Introduzione [Einleitung, ivi, pp. 1-7];
II. Le lingue della razza caucasica [Die Sprachen der kaukasischen Rasse, ivi, pp.
7-43]:
1. Il ceppo indogermanico [Der indogermanische Sprachstamm]
2. Il ceppo linguistico camito-semitico [Der hamito-semitische Sprachstamm]
3o. Il ceppo linguistico caucasico [Der kaukasische Sprachstamm]
4o. Il ceppo linguistico dravidico [Der dravidische Sprachstamm]
5. Altre lingue della razza caucasica [Andere Sprachen der kaukasischen
Rasse];
III. Le lingue della razza mongolica [Die Sprachen der mongolischen Rasse, ivi, pp.
43-68]:
1. Il ceppo linguistico australe [Der austrische Sprachstamm]
2. Il ceppo linguistico indocinese [Der indo-chinesische Sprachstamm]
3. Il ceppo linguistico uralo-altaico [Der ural-altaische Sprachstamm]
4o. Le lingue artiche o degli Iperborei [Die arktischen oder Hyperboreersprachen]
5o. La lingua sumerica [Die sumerische Sprache];
IV. Le lingue della razza americana [Die Sprachen der amerikanischen Rasse, ivi,
pp. 68-95]:
A. Le lingue della regione del Pacifico settentrionale [Die Sprachen der nordpazifischen Region]
B. Le lingue della regione dell’Atlantico settentrionale [Die Sprachen der nordatlantischen Region]
1o. Il ceppo linguistico athapaskico [Der athapaskische Sprachstamm]
2o. Il ceppo linguistico algonkico o algonkino [Der algonkinische Sprachstamm]
3. Il ramo linguistico irokese [Der irokesische Sprachstamm]
4o. Il ramo linguistico sioux o dakotaico [Der ssiuische Sprachstamm]
5. Il ceppo linguistico muscogheico [Der muskogeische Sprachstamm]
6. Il ceppo linguistico koaviltekico [Der koawiltekische Sprachstamm]
7. Il ceppo linguistico kaddoico [Der kaddoische Sprachstamm]
C. Le lingue della regione centrale [Die Sprachen der zentralen Region]
1o. Il ceppo linguistico uto-asteko [Der uto-astekische Sprachstamm]
2. Il ceppo linguistico maya [Der majaische Sprachstamm]
3. Il ceppo linguistico otomiico [Der otomiische Sprachstamm]
4. Il ceppo linguistico sapoteco-mishtekico [Der sapoteko-mischtekische Sprachstamm]
5. Il ceppo linguistico misceico o sokeico [Der mischeische oder sokeische Sprachstamm]
6. Il ceppo linguistico ciapanekico [Der tschapanekische Sprachstamm]
7. Il ceppo matagalpaico [Der matagalpaische Sprachstamm]
8. Il ceppo linguistico ulvaico [Der ulwaische Sprachstamm]
854
Nota al testo
9. Lingue isolate della regione centrale [Isolierte Sprachen der zentralen Region]
D. Le lingue della regione delle Amazzoni [Die Sprachen der Amazonas-Region]
1. Il ceppo linguistico tupiico [Der tupiische Sprachstamm]
2. Il ceppo linguistico arovakico [Der arowakische Sprachstamm]
3. Il ceppo linguistico caraibico [Der karaibische Sprachstamm]
4. Il ceppo tapujaico o ghessico [Der tapujaische oder gessische Sprachstamm].
A c. 100v, ultima riga, l’indicazione «(continua)», di mano di Tatiana, che si riferisce alla ripresa delle traduzioni dal volume del Finck nel
Quaderno C.
A c. 51r, nelle prime tre righe, l’avvio di una traduzione (ma non è
possibile sapere da quale lingua) subito interrotta e cassata con un fitto
reticolo a penna:
›Il santo evangelo di Giovanni
Capitolo primo – In principio era il verbo e il verbo era Apresso sps. a inB dio, e il
verbo era dio. 2o In principio esso era presso dio‹
QUADERNO 9: quaderno scolastico a righe (mm 150 ! 205), di 50
fogli, per complessive 100 carte; ogni pagina ha 22 righe, con margini; copertina in cartoncino, marmorizzata, di colore rosso-nero, con
l’intestazione: Gius. Laterza e figli, Bari; stesso tipo dei Quaderni 1, 2,
A, B, C.
Sulla prima di copertina, nello spazio bianco di un’etichetta a stampa, sono contenute le seguenti annotazioni: timbro circolare del carcere (CASA PENALE SPECIALE DI TURI), numero di matricola di Gramsci
(7047), numero dei fogli numerati e timbrati dalla direzione del carcere («fogli cinquanta»), firma del direttore del carcere («Il Direttore,
Parmegiani»); di mano di Gramsci, in prosecuzione del tentativo di
numerazione dei quaderni iniziato col Quaderno 8 (di cui si dirà a suo
luogo), l’indicazione: II. Un’altra etichetta, incollata da Tatiana dopo
la morte di Gramsci, reca la seguente indicazione: «Completo da pg. 1
a 100. XIV». In seconda di copertina è ripetuto a matita il numero di
matricola di Gramsci.
Le prime 50 carte sono numerate a matita copiativa sul recto (angolo destro superiore) e recano impresso il timbro carcerario; la numerazione continua (solo sul recto, mano di Gramsci) da c. 51 a c. 70 a
penna, da c. 71 a c. 100 a matita rossa.
Il quaderno è interamente utilizzato ad eccezione dei seguenti
spazi: c. 1r (bianca, salvo le prime due righe); c. 2r (ultime due righe bianche); c. 5r (ultime sei righe bianche); c. 7r (ultime otto righe
855
Nota al testo
bianche); c. 65r (ultime sei righe bianche); c. 67r (ultime sei righe bianche); c. 67v (ultime otto righe bianche).
Da c. 1v a c. 65v (solo sul verso di ogni carta) e a cc. 66r-v e 67r,
traduzioni dalla Antologia russa, con studio particolare dei verbi, accentazione dell’intero testo, note e questionari di Rachele GutmannPolledro e Alfredo Polledro (Torino, S. Lattes & C., 1919). Si tratta
di un’antologia scolastica, divisa in tre parti: A) Fiabe e aneddoti
[CfiáœfiŸ Ÿ a‹efiÕóÈÒ]; B) Da descrizioni e racconti [ìœÔ o°Ÿcá‹i\ Ÿ
°óÀ…cÈe\]; C) Versi [CÈŸxoÈÀopé‹iª], per un totale di cento testi, numerati in cifre romane. Ogni testo è preceduto da uno specchietto dei
verbi impiegati, con il loro significato in italiano, ed è seguito da note
di carattere grammaticale e con suggerimenti per la traduzione, e da
un questionario [Bo°pócÒ].
L’opera non è conservata fra i libri del carcere (per i riscontri è stata
utilizzata una ristampa anastatica del 1945). La versione rispetta l’ordine del volume e riguarda i seguenti testi:
1. Una domanda ingenua [traduce HaŸ́À‹Ò\ Ào°pócÔ, pp. 1-2 dell’ed. cit.];
2. Lo scoiattolo e il lupo di L. Tolstoi [è…»⁄fia Ÿ Ào⁄fiÔ, ivi, pp. 2-3]. Qui, come
in altri casi successivi, Gramsci anticipa dopo il titolo il nome dell’autore del
brano, che nell’originale russo è posto in calce (spesso accompagnato dalle
date di nascita e di morte, e preceduto dal titolo dell’opera da cui il testo è
tratto);
3. Un mezzo pratico [ïpafiÈŸ́Ï‹oe cpéÕcÈÀo, ivi, p. 3];
4. La felicità non è nei danari di L. Tolstoi [He ÀÔ Õe‹ÚÃáxÔ cÏácÈÚe, ivi, p. 4];
5. Il berretto brucia sulla testa del ladro di L. Tolstoi [Ha Àop…» Ìá°fia ÃopŸ́ÈÔ, ivi,
p. 5];
6. La formica e la colomba di L. Tolstoi [MypaÀé\ Ÿ Ão⁄ý¡fia, ivi, pp. 5-6];
7. Il nocciolo di L. Tolstoi [KócÈoÏfia, ivi, pp. 6-8];
8. Il lupo magro e il cane grasso di L. Tolstoi [XyÕó\ Ào⁄fiÔ Ÿ ŒŸ́p‹aª co¡áfia, ivi,
pp. 8-9];
La primavera in Russia di Karamšin [Bec‹á ÀÔ Poccı́Ÿ, ivi, pp. 10-11];
L’incontro di Maria Ivanovna con Caterina II (dalla “Figlia del capitano”) di Alessandro Puškin [BcÈp…»Ïa MápÚŸ ìÀá‹oÀ‹Ò cÔ EfiaÈepŸ́‹o\ II, ivi, pp. 11-12];
Maria Ivanovna presso l’imperatrice di Puškin [MápÚª ìÀá‹oÀ‹a y ì°epaÈpŸ́ÎÒ,
ivi, pp. 12-14];
Dal diario di Peciorin (dall’“Eroe del nostro tempo”) di Liermontov [ìœÔ Õ‹eÀ‹Ÿfiá
ïeÏópŸ‹a, ivi, pp. 14-17];
La troica russa di N. Gogol [Pýccfiaª Èpó\fia, ivi, pp. 17-18];
Il gelo di Pietroburgo (dal “Cappotto”) di N. Gogol [ïeÈep¡ýpcfii\ ÂopóœÔ, ivi, pp.
18-20];
La steppa di S. Aksákov [CÈe°Ú, ivi, pp. 20-21];
Gli incendi nella steppa di S. Aksákov [CÈe°‹Ò»e °oŒápÒ, ivi, pp. 21-23];
Il passaggio del ghiaccio di Aksákov [îeÕoxóÕÔ, ivi, pp. 23-24];
856
Nota al testo
Il passero di Ivan Turghéniev [Bopo¡é\, ivi, pp. 24-26];
Due ricchi di Ivan Turghéniev [ëÀa ¡oÃaÏá, ivi, pp. 26-27];
Un mendicante di Ivan Turghéniev [HŸ́Ói\, ivi, pp. 27-28];
Un uomo contento di Ivan Turghéniev [ëoÀó⁄Ú‹Ò\ Ïe⁄oÀ…»fiÔ, ivi, pp. 28-29];
Anche noi lottiamo di Ivan Turghéniev [MÒ eÓë °oÀoÙ»eÂÔ, ivi, pp. 29-30];
Rosa di Ivan Turghéniev [Póœa, ivi, pp. 30-33];
“Come erano belle e fresche le rose” di Ivan Turghéniev [“KafiÔ xopoÌŸ́, fiafiÔ cÀ…»ŒŸ
¡Ò»⁄Ÿ póœÒ...”, ivi, pp. 33-35];
“Come erano belle e fresche le rose” di Ivan Turghéniev [“KafiÔ xopoÌŸ́, fiafiÔ cÀ…»ŒŸ
¡Ò»⁄Ÿ póœÒ...”, ivi, pp. 35-36];
La fanciullezza di Oblomov – Il mattino – di Ivan Gonciaróv [“ë…»ÈcÈÀo O¡⁄óÂoÀa
»
– óÈpo
, ivi, pp. 36-38];
La fanciullezza di Oblomov (continuazione) [ë…»ÈcÈÀo O¡⁄óÂoÀa (ïpoÕo⁄Œé‹ie),
ivi, pp. 38-40];
La teoria di Raskolnikov ~ di Feodor Dostoievskii [Teópiª Pacfió⁄Ú‹ŸfioÀa, ivi, pp.
40-42];
Nell’ergastolo – di Feodor Dostoievskii [BÔ ocÈpóÃ…, ivi, pp. 42-43];
La fanciullezza di Barbara Alessievna [ë…»ÈcÈÀo BapÀápÒ A⁄efic…»eÀ‹Ò, ivi, pp.
43-44];
Rosa – di Vsévolod Garscin [Póœa e Póœa (ïpoÕo⁄Œé‹ie), ivi, pp. 45-47 e 4751];
L’infanzia di Leone Tolstoi [ë…»ÈcÈÀo e ë…»ÈcÈÀo (ïpoÕo⁄Œé‹ie), ivi, pp. 51-53
e 53-55];
Gente superflua – di Anton Cekhov [îŸ́Ì‹ie ⁄Ù»ÕŸ, ivi, pp. 55-57];
Sul Volga di Vladimir Korolienko [Ha Bó⁄Ã…, ivi, pp. 58-59];
Nascita del musicista cieco di V. Korolienko [PoŒÕé‹ie c⁄…°óÃo ÂyœÒfiá‹Èa e ïépÀaª °poÃý⁄fia c⁄…°óÃo, ivi, pp. 59-60 e 61-63];
Aneddoti sulla guerra russo-giapponese di V. Veresaiev [A‹efiÕóÈÒ ŸœÔ pýccfioª°ó‹cfio\ Ào\‹Ò», ivi, pp. 63-64];
I pensieri di Barbara Mikhailovna di Massimo Gorkii [ëýÂÒ BapÀápÒ MŸxá\⁄oÀ‹Ò, ivi, pp. 64-65];
Edelweiss di Massimo Gorkii [æÕe⁄ÚÀé\cÔ, ivi, pp. 65-66];
Pazzia e orrore di Leonida Andreiev [èeœýÂie Ÿ ýŒacÔ, ivi, pp. 66-67];
Una compagnia errante di A.J. Kuprin [èpoÕª́Ïaª Èpý°°a, ivi, pp. 68-70];
Il cespuglio di lilà di A. Kuprin [KycÈÔ cŸpé‹Ÿ, ivi, pp. 70-75];
Primavera nei monti di Ivan Bunin [Bec‹á ÀÔ ÃopáxÔ, ivi, pp. 75-76];
Notte in Palestina di Ivan Bunin [ïa⁄ecÈŸ́‹cfiaª ‹oÏÚ, ivi, pp. 76-77];
L’arrivo dello studente ~ di Eugenio Círicov [ïpi…»œÕÔ cÈyÕé‹Èa, ivi, pp. 77-80];
Il risveglio della città di Semion Iuškevich [ïpo¡yŒÕé‹ie ÃópoÕa, ivi, pp. 80-82];
Il fidanzato ignoto di Fiodor Sologub [HeÀ…»ÕoÂÒ\ Œe‹Ÿ́xÔ, ivi, pp. 82-85];
Il circolo della vita – di Alessandro Amfiteatrov [KpyÃoÀopóÈÔ ŒŸ́œ‹Ÿ, ivi, pp.
86-89];
Un gran signore di I.A. Krylóv [Be⁄ÚÂóŒa, ivi, pp. 90-91];
Due botti – di I.A. Krylóv [ëÀ… ¡óÏfiŸ, ivi, pp. 91-92];
Il lupo contro il canile di I.A. Krylóv [Bo⁄fiÔ ‹a °cáp‹…, ivi, pp. 92-93];
857
Nota al testo
Due ragazzi ~ di I. Krylóv [ëÀa Âá⁄ÚÏŸfia, ivi, pp. 93-94];
Mosca di S. Glinka [MocfiÀá, ivi, pp. 94-96]. La versione di Gramsci si interrompe a p. 94, all’inizio del quinto verso. Le restanti pagine dell’Antologia
russa (che si conclude a p. 141) non vengono tradotte.
A c. 1r, nelle prime due righe, due annotazioni lessicali russe:
o°Ÿcá‹Ÿe – s.m. ~ descrizione ~ annotazione ~ relazione.
°oÀecÈÚ – s.f. ~ novella, notizia, racconto, storia.
A c. 2r il seguente promemoria (cfr. la lettera a Tatiana del 15 febbraio 1932):
Punti della lettera a Giulia.
Ordine intellettuale e ordine morale in conflitto: loro conciliazione in un
“ordine giuridico” che può apparire come puramente formale, ma in realtà rappresenta un momento del moto di sviluppo. La serenità deve avere come fondamento la sobrietà morale, cioè una coscienza dei limiti proposti e non imposti.
Contro l’ebrietà romantica. Uomo collettivo e coscienza A{volontà} variante interl.B individuale: come l’“entusiasmo” collettivo può diventare norma d’azione
individuale? Il ricordo dell’entusiasmo provato e che sussiste (ma nell’ordine intellettuale) fa sembrare inadeguato il nostro agire concreto e molecolare, quindi
contraddizioni e scrupoli e repressioni di istinti e di impulsi che nell’ordine intellettuale sono giudicati inferiori e antisociali. Questi mi paiono i limiti di un
problema psicanalitico, che però deve essere posto e risolto dallo stesso soggetto.
Autocritica. Non credo al fondamento scientifico della psicanalisi, o per lo meno credo che occorra restringere molto la sua sfera reale. I successi della psicanalisi mi paiono dovuti all’›attività‹ autorità prestigiosa di personalità eminenti su
pazienti demoralizzati, ai quali si impone una calma morale con spiegazioni soggettive del medico che vengono accolte dal paziente come vere e che gli danno
la sicurezza di se stesso. La psicanalisi ha ›creato‹ dato una forma attuale al diavolo, l’ha chiamato “inconscio” o “subconscio”.
Sempre a c. 2r (separate da una breve linea orizzontale dal testo che
precede) figurano le seguenti annotazioni, per le quali cfr. la lettera al
figlio Delio del 22 febbraio 1932:
Animali conosciuti: riccio – lepre – volpe – cuculo – barbagianni – gazza – cornacchia – stornelli – passeri – donnola – il topo e l’uovo – il topo e l’olio – il passero
e il kulak – l’asinello e il kulak – i buoi e i cavalli nell’incendio – l’uccello tessitore e
l’orso – il polledrino e la volpe – il cavallo che aveva la coda solo nei giorni di festa –
la cornacchia e gli stornelli – / la storia di Rikki-Tikki-Tawi, il mangiatore di serpenti – la storia della foca bianca / – la gazza, il cane e il gatto –
Alle cc. 3r e 4r sono annotati i conti del denaro ricevuto e speso da
Gramsci in carcere nel periodo luglio 1928-dicembre 1931. Per le spese sono calcolate le somme mensili. A c. 5r Gramsci riassume le cifre
858
Nota al testo
delle pagine precedenti per quanto concerne il periodo 1929-1931,
calcola l’avanzo al 31 dicembre 1931, detraendo la somma delle spese
dalla somma del denaro ricevuto più il fondo all’arrivo, e annota le
spese del periodo gennaio-giugno 1932:
1928 – spese £ 783.32 – media mensile 143.54 – ricevute £ 1100
1929
”
1551.25
”
”
129.2
”
1400
1930
”
1498.00
”
”
124.85
”
1450
1931
”
1417.35
”
”
118.11
”
1025
5249.92 fondo all’arrivo
trattenute per la massa 119.08
→ 633.80 = 5608.80"
5249.92
358.88"
239.80
119.08
media annua £ 1500
somma rettificata al 1o gennaio 1932 £ 230.16
1932 gennaio –
febbraio –
marzo
aprile
maggio
giugno
54.33 +
42.66 +
43.63 +
40.31 +
39.83 +
35.63 +
10.75 =
12.70 =
5.33 =
14.55 =
15.95 =
20.40 =
65.08

55.36
48.96}
54.86}
55.78}
56.03}
120.44 disponibili 109.72 +
400
169.40
224.26
£ 509.72
280.04
336.07
A c. 6r si leggono i seguenti appunti, da collegare al Quaderno 9
[b], § 8 (G 9,8):
Sottoscrizione al prestito per la sesta serie dei Buoni novennali del Tesoro
dell’aprile 1932.
Sottoscritti 4.454 milioni. – 3.618 milioni in contanti, il rimanente in richieste di rinnovaz. dei Buoni scadenti. Sottoscr. ind. in contanti 263.941, di cui
293 nelle Colonie e 246 a Rodi. – 35.447 sottoscrissero per un importo di 500
lire di capitale nominale, 43.228 di 1000; 25.941 da 1500 a 2000; 10.873 da
2500 a 3000; 6413 da 3500 a 4000; 46.603 da 4500 a 5000; 63.260 da 5500 a
10000; 107 da 900500 a 1000000; 114 per somme super. al 1000000, e i rimanenti per somme tra 10000 e 900000.
Seguono due specchietti dettagliati dei dati (cifre sottoscritte in
ciascuna regione italiana, nelle colonie e a Rodi e relativa percentuale;
cifre sottoscritte nelle province di Milano, Roma, Napoli, Torino e
859
Nota al testo
Genova). Infine, in un riquadro in basso a destra della pagina sono
annotati i seguenti dati:
Le cinque città dove le grandi Banche 3.077.000.000
Il resto d’Italia: 1.377.000.000
Le tre città settentr.: 1.892.000.000
Sott. minime (500 l.) 34.447 = £ 17.223.500 (cifra la più rilevante)
Piccoli sott. (fino a 4000 lire) 120.892 (altra cifra rilevante)
Grandissimi sott. da 900.500 a più di 1.000.000 = 221
(medi-picc. da 4500 a 10.000) – 109.863 (cifra poco attendibile)
medi (da 10.000 a 900.000) 32.965
78.675 sott. (da 500 e da 1000) danno 60.454.500
Italia sett. 2.744.195.000 – It. centr. 1.076.861.000
It. mer. 522.591.000 – Sicilia 90.050.000
Sard. 15.512.000
A c. 7r, appunti sulle elezioni prussiane del 1932 (al numero dei
deputati eletti da ciascun partito segue, tra parentesi, il dato relativo
alle elezioni precedenti; nello specchietto finale, cifre complessive dei
voti ottenuti nelle elezioni del 1932 e nelle elezioni precedenti da
socialdemocratici, comunisti, tedesco-nazionali, nazionalsocialisti). I
dati sono ricavati da «Educazione fascista», X, 20 maggio 1932, 5, pp.
391-95 (e di essi Gramsci tiene conto nel Quaderno 9 [b], § 62 [G
9,62]):
Elezioni prussiane dell’aprile 1932.
– Soc. Dem.
93 (130)
– Centro
67 (71)
– Parl. di Stato
2 (22)
– Com.
57 (45)
– Ted. pop.
7 (34)
– Ted. naz.
31 (81)
– hannoveriani
1 (2)
– crist. soc.
2 (0)
– social naz.
162 (6)
– Totale 422 dep. eletti con 30000 voti (prima con 40000). (Circa 1000000
di voti dispersi in piccoli partiti senza quoziente valido).
Baviera – 1.242.000 voti ai catt. – 1210000 ai social naz. I socialdem. scendono da 34 dep. a 20; i cattolici da 46 a 43; i socialnaz. da 9 a 43; i comun. da 9
a 8, lega dei cont. da 17 a 9, ted. naz. da 13 a 3, altri part. (ted. pop., economici, crist. soc.) scompaiono.
Württenberg – soc. naz. da 1 a 20, socialdem. da 21 a 14 (80 dep. in tutto)
Anhalt: soc. naz. da zero a 15 – socialdem. da 19 a 12.
Amburgo: socialn. 51, sociald. 49, i comun. era 39, ridotto a 26.
860
Nota al testo
– Sociald.

– Com.

Prussia – Ted. naz.


– naz. soc.

130 ! 40000 = 5.200.000
ora 93 ! 50000 = 4.650.000 – perdita di voti 1.450.000
45 ! 40000 = 1.800.000
ora 57 ! 50000 = 2.850.000 – aumento
1.050.000
81 ! 40000 = 3.240.000
ora 31 ! 50000 = 1.550.000 – perdita
1.685.000
6 ! 40000 = 240.000
ora 162 ! 50000 = 8.100.000 – aumento
7.860.000
A cc. 8r-65r (solo sul recto di ogni carta), 88 note miscellanee (vedi
Quaderno 9 [b]).
A c. 67v, una serie di dati relativi alla stampa cattolica in Italia, utilizzati anche nel Quaderno 8 [c], § 8 (G 8,8):
1o Quotidiani – 18 – Italia sett. 13 / – Centrale 3 – Mer. 1 – Sard. 1 (Sic. zero).
2o Periodici di formazione e propaganda cattolica – 121 – Sett. 83 – Centrale 22
– Merid. 12 – Isole (Sard. 1 Sicilia 4).
3o Bollettini ufficiali di Az. Catt. – (Giunta centrale e Org. Naz.) – 17 – Bologna
1 – Mil. 5 – Roma 11.
4o Pubbl. di Az. Catt. nelle Diocesi – 71 / Sett. 46 – Centr. 15 – Merid. 5 – Sard.
1, Sic. 3.
5o Periodici ufficiali di opere e organizz. diverse – 42 / Sett. 26 – Centr. 15 (tutti a
Roma) – Merid. 1 – Isole zero.
6o Bollettini diocesani – 134 – Sett. 44 – Cent. 33 – Merid. 43 – Isole (Sard. 2
Sicil. 9).
7o Periodici religiosi – 177 – Sett. 89 – Centr. 53 – Merid. 25 – Isole (Sard. 3
Sic. 6).
8o Periodici di cultura (arte, scienza, letter.) 41 – Sett. 17 – Centr. 16 – Mer. 5 –
Sic. 3.
9o Periodici giovanili – 16 – Sett. 10 – Centr. 2 – Merid. 2 – Sic. 2.
Totale periodici – 627 – Sett. 328 – Centr. 161 – Merid. 94 – Sard. 8 – Sic. 27.
Diocesi – 280 circa – Giunte diocesane di Az. Catt. – 220 circa.
A cc. 68r-88v, 30 paragrafi raccolti sotto il titolo Note sul Risorgimento italiano (vedi Quaderno 9 [c]).
Da c. 88v (partendo dall’undicesima riga, con una bianca di separazione dal blocco di note precedente) a c. 98v e da c. 99r (in questa,
solo le ultime cinque righe) a c. 100v, un altro gruppo di 24 note miscellanee (vedi Quaderno 9 [d]).
A c. 99r figura una bozza di istanza a Mussolini. Il testo si interrompe alla diciassettesima riga della pagina (dalla diciottesima, dopo
una linea orizzontale di separazione da quanto precede, lo spazio residuo verrà utilizzato per la continuazione della nota su Gli intellettuali
861
Nota al testo
che inizia nell’ultima riga di c. 98v: cfr. Quaderno 9 [d], § 21 [G,
9,139]) ed è barrato con due tratti incrociati di penna. Non risulta
che questa istanza sia mai stata spedita (ma a proposito delle richieste
che Gramsci formula qui, cfr. la lettera a Tatiana del 9 maggio 1932):
Istanza a S.E. il capo del governo ›scritta nell’agosto 1931‹.
Il sottoscritto Antonio Gramsci, detenuto nella Casa Speciale di Pena di Turi
(Bari), No di Matricola 7047, prega gli sia concessa la lettura dei seguenti volumi: 1o Autobiografia di Gandhi, con pref. di Giovanni Gentile – 2o Giorgio Sorel, L’Europa sotto la tormenta, con pref. di Mario Missiroli – 3o Benedetto
Croce, Storia dell’Europa nel secolo XIX. – Il sottoscritto ›da qualche anno‹ nei
limiti dei regolamenti e della disciplina carceraria, ›+++‹ con l’autorizzazione superiore, ha cercato di riempire l’ozio della detenzione compilando degli appunti
per una storia della formazione e dello sviluppo dei gruppi intellettuali italiani.
Poiché in questi ultimi tempi ›gli‹ pare siano sorte delle difficoltà, di carattere
non molto preciso, ma appunto perciò più difficilmente risolvibili, il sottoscritto prega l’E.V. di volergli concedere l’autorizzazione a continuare in questo suo
lavoro e a poter disporre, pertanto, di quei libri di coltura generale e di carattere
prevalentemente scientifico, che sono necessari e la cui immediata decisione Adi
concessione interl.B può essere lasciata al signor Direttore del carcere. Come indicazione generale: i libri del senatore Giovanni Gentile e del senatore Benedetto Croce e in generale quelli che sono stampati in Italia, dovuti a noti studiosi.
In terza di copertina figurano i seguenti appunti:
Vallecchi
Bocca
Zanichelli
Utet
Albrighi e Segati
La Nuova Italia
19.367.688
53% 
13.419.603
36.8% 
 90
32.787.291
10.2%
1 Libri da regalare alla Bibl. del carcere / (distruzione di riviste – raccolta di
stralci di articoli)
2o Informazione sul modo come bisogna fare le commesse di nuovi libri alla libreria S. und K.
o
15 sett. 32: 9 riviste – 6 giornali.
Il resto della pagina è occupato da vari calcoli (ma non è chiaro a
cosa possano essere riferiti).
QUADERNO C: quaderno scolastico a righe (mm 150 ! 205), di 50
fogli, per complessive 100 carte; ogni pagina ha 22 righe, con margini; copertina in cartoncino, marmorizzata, di colore rosso-nero, con
862
Nota al testo
l’intestazione: Gius. Laterza e figli, Bari; stesso tipo dei Quaderni 1, 2,
9, A, B.
Sulla prima di copertina, nello spazio bianco di un’etichetta a stampa,
sono contenute le seguenti annotazioni: timbro circolare del carcere (CASA PENALE SPECIALE DI TURI), numero di matricola di Gramsci
(7047), numero dei fogli numerati e timbrati dalla direzione del carcere
(«fogli cinquanta»), firma del direttore del carcere («Il Direttore, Parmegiani»). Un’altra etichetta, incollata da Tatiana dopo la morte di Gramsci, reca la seguente indicazione: «Completo da pg. 1 a ... XXVI». In seconda di copertina è ripetuto a matita il numero di matricola di
Gramsci.
Le prime 50 carte sono numerate a matita copiativa sul recto (angolo
destro superiore) e recano impresso il timbro carcerario. Un’altra numerazione, a penna (non di mano di Gramsci), segue l’ordine delle pagine,
da p. 1 a p. 197 (non sono numerate due pagine fra p. 5 e p. 6, cioè le
cc. 3v-4r); ugualmente non numerata è l’ultima pagina, cioè la c.
100v).
Il quaderno – utilizzato per intero, ad eccezione dei seguenti spazi:
c. 1r (ultime sette righe bianche); c. 1v (ultime undici righe bianche);
cc. 2r, 3r-v, 4r-v (bianche); c. 25v (ultime nove righe bianche); c. 89v
(ultime dodici righe bianche); c. 98v (ultime tredici righe bianche); c.
99r-v (bianche); c. 100r (ultime quattordici righe bianche); c. 100v
(bianca) – contiene traduzioni ed esercitazioni linguistiche, alcuni
elenchi di libri e appunti bibliografici.
In seconda di copertina si leggono i seguenti appunti scritti a penna (da mettere in relazione con le lettere a Tatiana del 10 febbraio
1930, del 24 febbraio 1930 e del 28 marzo 1931):
Italia che scrive dic.
Marzocco 17 dic.
Ital. Letteraria 8 e 17 d., manca altro?
Probl. del Lav. 1o gennaio 1929
La Nuova Italia
Spillmann
Calend. Atlante
Cataloghi Reclam, Teubner, N. Italia.
Alle cc. 1r-v e 2v, Esercizi di lingua inglese: sotto questo titolo dato
da Gramsci sono compresi un glossario, alcuni esercizi di traduzione e
di pronunzia, la versione delle prime nove righe della notizia biografica
preposta a John Milton, Paradise Lost, with Biographical Notice (Milan, Fratelli Treves, 1919; il libro è conservato nel Fondo Gramsci, C.
863
Nota al testo
carc., Turi II) e due citazioni con relativa traduzione e trascrizione fonetica (da Algernon Charles Swinburne e da John Skelton).
Da c. 5r a c. 25v continua la versione del citato volume di F.N.
Finck, Die Sprachstämme des Erdkreises, iniziata nel Quaderno B. Sono
tradotte, nell’ordine, le seguenti sezioni del volume:
5. Piccoli ceppi e lingue isolate della regione delle Amazzoni [traduce Kleinere Sprachstämme und isolierte Sprachen der Amazonas-Region, pp.
95-99 del vol. cit.]:
E. Le lingue della regione della Pampa [Die Sprachen der Pampa-Region, ivi,
pp. 99-102];
F. Le lingue della regione delle Ande o del Pacifico meridionale [Die Sprachen der Anden- oder südpazifischen Region, ivi, pp. 102-05];
V. Le lingue della razza etiopica [Die Sprachen der äthiopischen Rasse, ivi, pp.
105-27]:
A. Le lingue dei negri africani [Die Sprachen der afrikanischen Neger]
1. Il ceppo linguistico paleo-africano [Der paläo-afrikanische Sprachstamm]
a) Il ramo linguistico boschimano [Der buschmännische Sprachast]
b) Il ramo linguistico ottentotto [Der hottentottische Sprachast]
2. Il ceppo linguistico neo-africano [Der neo-afrikanische Sprachstamm]
a) La branca linguistica bantu [Der bantuische Sprachast]
b) La branca linguistica sudanese occidentale [Der westsudanische Sprachast]
c) La branca linguistica sudanese centrale [Der zentralsudanische Sprachast]
d) La branca linguistica nilotica [Der nilotische Sprachast]
B. Le lingue dei negri oceanici [Die Sprachen der ozeanischen Neger]
1. Il ceppo linguistico australico [Der australische Sprachstamm]
2. Il ceppo linguistico andamanico [Der andamanische Sprachstamm]
3. Il ceppo linguistico papuasico [Der papuanische Sprachstamm];
Nota sull’ortografia dei nomi [Register. Vorbemerkung, ivi, p. 128].
Da c. 26r a c. 50v sul recto e sul verso; a c. 52r; da c. 53r (cominciando dalla settima riga con una doppia linea orizzontale di separazione
tracciata e penna) a c. 89r solo sul recto; da c. 90r a c. 98v sul recto e sul
verso, Conversazioni di Goethe con Eckermann (titolo di Gramsci): è tradotta una parte del volume di J.P. Eckermann, Goethes Gespräche mit
Eckermann, Leipzig, Insel Verlag, 1921 (FG, C. carc., Turi II). La versione riguarda, nell’ordine, le seguenti parti del volume:
Introduzione di Franz Deibel [traduce Einleitung von Franz Deibel, pp. 1-13 del
vol. cit.];
Prefazione di Eckermann alla prima e seconda parte [Eckermanns Vorreden zum
ersten und zweiten Teil, ivi, pp. 14-17];
Alla terza parte [Zum dritten Teil, ivi, pp. 17-21];
864
Nota al testo
Introduzione di Eckermann [Eckermanns Einleitung, ivi, pp. 22-42];
Conversazioni con Goethe negli anni 1823-24 – 1823 [Gespräche mit Goethe
1823/32 – 1823, ivi, pp. 43-84];
1824 [1824, ivi, pp. 84-144]. La traduzione di Gramsci si arresta poco dopo l’inizio della conversazione di mercoledì 25 febbraio 1824 (in corrispondenza
della fine di p. 100).
A cc. 51r-v, 52v, 53r (in quest’ultima, solo nelle prime sei righe,
seguite dalla doppia linea di separazione a penna di cui si è detto), e
da c. 54v a c. 89v solo sul verso, figurano Esercizi di lingua tedesca sulle
poesie di Goethe (titolo di Gramsci): traduzioni dal volume Über allen
Gipfeln. Goethes Gedichte im Rahmen seines Lebens, München, Wilhelm Langewiesche-Brandt, 1922 (FG, C. carc., Turi I; è compreso
tra i libri che Gramsci aveva lasciato a Ghilarza e aveva poi chiesto di
riavere a Turi: cfr. la lettera al fratello Carlo dell’11 settembre 1928).
Il volume, di 283 pagine, è tradotto da p. 4 a p. 65. La versione riguarda, nell’ordine, le seguenti parti:
Nota preliminare di Ernst Hartung [senza titolo nell’originale, p. 4 del vol. cit.];
Le poesie... [Gedichte..., ivi, p. 5];
Anni di studente a Lipsia... [Studentenjahre in Leipzig..., ivi, pp. 6-7]. Nota biografica del curatore;
1a A mia madre [An meine Mutter, ivi, p. 6];
2a Canzone per nozze, ad un mio amico [Hochzeitlied, an meinen Freund, ivi, p. 7];
Amore appassionato... [Leidenschaftliche ... Liebe..., ivi, p. 8]. Nota biografica del
curatore;
La bella notte [Die schöne Nacht, ivi, p. 8];
{Varietà} [Unbeständigkeit, ibidem];
Lenta convalescenza... [Langsame Genesung..., ivi, p. 9]. Nota biografica del curatore;
A Federica Oeser [An Friederike Oeser, ivi, pp. 9-14];
Alla luna [An Luna, ivi, p. 15];
A un’amica forestiera [An eine auswärtige Freundin, ivi, p. 16];
Impazienza [Sehnsucht, ivi, p. 17];
Benvenuto e commiato [Willkommen und Abschied, ivi, pp. 18-19];
Ah! come anelo... [Ach, wie sehn ich mich..., ivi, p. 19];
A Federica [A Friederike, ivi, p. 20];
Alle sorelle Brion [An die Schwestern Brion, ibidem];
{Inviando} un nastro dipinto [Mit einem gemalten Band, ivi, p. 20];
Canzone di maggio [Mailied, ivi, pp. 22-23];
Rosellina di macchia [Heidenröslein, ivi, p. 24];
La violetta [Das Veilchen, ivi, p. 25];
La canzone di Gretchen (dal “Faust”) – La preghiera di Gretchen (dal “Faust”)
[Gretchens Lied und Gretchens Gebet (Aus dem Faust), ivi, pp. 26-27];
Un tenero giovanile affanno... [Ein zärtlich jugendlicher Kummer..., ivi, p. 28];
865
Nota al testo
{Cristina} [Christel, ivi, pp. 29-30];
Essere gaio e addolorato... [Freudvoll und leidvoll..., ivi, p. 30];
A J.C. Kestner [An J.C. Kestner, ivi, p. 31];
A Carlotta Kestner nata Buff [An Charlotte Kestner geb. Buff, ivi, p. 32];
Desinare a Coblenza [Diner zu Koblenz, ivi, p. 33];
Il ragazzo perfido [Der untreue Knabe, ivi, pp. 34-35];
Il re di Tule (dal “Faust”) [Der König in Thule (Aus dem Faust), ivi, p. 36];
Nel deserto... [In der Wüsten..., ivi, p. 37];
Il più grande uomo... [Der größte Mensch..., ibidem];
Il conoscitore e l’entusiasta [Kenner und Enthusiast, ivi, pp. 38-39];
A Cronos {auriga} [An Schwager Kronos, ivi, pp. 40-41];
Prometeo [Prometheus, ivi, pp. 42-43];
Ganimede [Ganymed, ivi, p. 44];
Maometto [Mahomet, ivi, pp. 45-47];
Il figlio delle muse [Der Musensohn, ivi, p. 48];
Dal “Faust” [Aus dem Faust, ivi, p. 49];
{Pastorale} a J.H. Merck [Sendschreiben an J.H. Merck, ivi, pp. 50-51];
Canzone della sera dell’artista [Künstlers Abendlied, ivi, p. 52];
Nuovo amore, nuova vita [Neue Liebe, neues Leben, ivi, p. 53];
{Cuore} [Warum ziehst du mich..., ivi, p. 54];
Il parco di Lilì [Lilis Park, ivi, pp. 55-59];
Sul lago [Auf dem See, ivi, p. 60];
A un cuore d’oro che egli portava al collo [An ein goldnes Herz, das er am Halse trug,
ivi, p. 61];
Sentimento autunnale [Herbstgefühl, ivi, p. 62];
Voluttà del dolore [Wonne der Wehmut, ibidem];
Congedo [Abschied, ivi, p. 63];
Canzone serale del cacciatore [Jägers Abendlied, ivi, p. 64];
A Lilì [An Lili, ibidem];
Canzone di zingari [Zigeunerlied, ivi, p. 65].
A c. 100r è annotato un breve glossario dal tedesco:
Stosstruppen ~ truppe d’assalto (de choc)
dermalen ~ presentemente, ora, al presente (gegenwärtig, jetzt, wirklich, derzeit
(ag. derzeitig), nun, heutzutage)
adesso (nel significato di subito) – soeben, gleich, sogleich, bald, im Augenblick, plötzlich, unversehens, sofort, schnell, geschwind, heftig, hitzig; – in
einem Nu – in un subito.
auswendig lernen ~ imparare a memoria
QUADERNO 7: quaderno scolastico a righe (mm 147 ! 198), di 38
fogli, per complessive 76 carte; ogni pagina ha 21 righe, senza margini; copertina in cartoncino rigido, di colore nero, dorso grigio, con risguardi. Un’etichetta a stampa in prima di copertina porta l’intestazione: Gius. Laterza e figli, Bari. Stesso tipo dei Quaderni 3, 5, 6, 8.
866
Nota al testo
Nello spazio bianco dell’etichetta in copertina è segnato a matita
blu il numero di matricola di Gramsci (7047); mancano il timbro e la
firma del direttore del carcere. Sempre sulla prima di copertina, un’altra etichetta, incollata da Tatiana dopo la morte di Gramsci, reca la
seguente annotazione: «Completo da pg. 2 a 76 – VII».
Le carte sono numerate a penna sul recto (angolo destro superiore),
in inchiostro verde, da 1 a 74; la c. 32r, saltata nella numerazione, è
numerata successivamente come 31a (mano e inchiostro diversi); la c.
71r, anch’essa saltata nella numerazione, è numerata successivamente
come 69a. Sul recto di ogni carta (angolo destro superiore) è impresso
il timbro circolare CASA PENALE SPECIALE DI TURI. Pure numerato (75)
e timbrato è il recto del primo risguardo.
Il quaderno è interamente utilizzato, ad eccezione dei seguenti spazi:
c. 1r-v (bianca); c. 73v (ultime cinque righe bianche); c. 74v (bianca).
Da c. 2r a p. 35v è tradotto quasi per intero il volumetto antologico:
Karl Marx, Lohnarbeit und Kapital Zur Judenfrage und andere Schriften
aus der Frühzeit, zweite Auflage, Leipzig, Verlag von Ph. Reclam, s.d.,
nn. 6068-69 della Reclams Universal Bibliothek (FG, C. carc., Turi II).
L’ordine dei brani tradotti da Gramsci, diverso da quello in cui i brani
stessi si succedono nel volume, è il seguente:
1. Ludovico Feuerbach [traduce Über Feuerbach, pp. 54-57 del vol. cit.];
2. Il materialismo storico [Historischer Materialismus, ivi, pp. 43-46; è antologizzata una parte di Zur Kritik der Politischen ökonomie. Vorwort, da «Die erste
Arbeit, unternommen zur Lösung der Zweifel...» a «... mit unserem ehemaligen philosophischen Gewissen abzurechnen»];
3. Teoria della storia [Manifest der kommunistischen Partei, 1. Bourgeois und Proletarier, ivi, pp. 103-21];
4. Esigenze della politica tedesca prima del 1848 [Forderungen der kommunistischen Partei in Deutschland, ivi, pp. 122-24];
5. Salario e capitale [Lohnarbeit und Kapital, ivi, pp. 61-102];
6. Sulla quistione degli ebrei [Zur Judenfrage (Auszug), ivi, pp. 47-53; è antologizzata una parte dello scritto, da «Die Frage nach der Emanzipationsfähigkeit des
Juden...» alla fine]. Il brano, nell’antologia tradotta da Gramsci, presenta inoltre
diversi tagli, in genere in corrispondenza delle citazioni da Bruno Bauer;
7. Il materialismo francese del 18o secolo [Der französische Materialismus des 18.
Jahrhunderts, ivi, pp. 30-42; corrisponde al cap. VI di Die heilige Familie, da
«“Genau und im prosaischen Sinne zu reden”...» a «... die logische Basis des
Kommunismus»];
8o. Su Goethe [Über Goethe, ivi, pp. 58-60; nell’antologia erroneamente attribuito a Marx: da Friedrich Engels, Deutscher Sozialismus in Versen und Prosa, 2:
Karl Grün: «Über Goethe von menschlichen Standpunkte». Darmstadt 1846, è
antologizzata la parte da «Wir können hier natürlich über Goethe...» a «...
einfach das Faktum zu konstatieren»];
867
Nota al testo
9. Il suonatore [Der Spielmann, ivi, p. 29];
10. Lettera a suo padre – Berlino, 10 novembre 1837 [Brief an seinen Vater, Berlin, den 10. November [1837], ivi, pp. 15-28]. La traduzione è interrotta in
corrispondenza di p. 17 (fino a «... wurde mein Himmel, meine Kunst»).
Da c. 35v a c. 51v (ma nel ms., per il salto nella numerazione di
cui si è detto, 50v), cominciando dalla quarta riga (senza soluzione di
continuità rispetto alla sezione delle traduzioni), un gruppo di 60
note di vario argomento (vedi Quaderno 7 [c]).
Da c. 52r a c. 75v (ma nel ms., a causa dei salti di numerazione, 51r
e 73v), 48 note, raggruppate sotto il titolo generale Appunti di filosofia ~ Materialismo e idealismo ~ Seconda serie (vedi Quaderno 7 [b]).
A c. 76r, un elenco di riviste (identico a quello incluso nella bozza
di istanza al capo del governo, datata alla fine di ottobre 1931, che si
legge nel Quaderno 2, cc. 92v-93v):
1o La Nuova Italia – Rassegna crit. mensile – Redattori, E. Codignola, Franc.
Ercole, C. Pellegrini, N. Sapegno – Firenze.
2o L’Italia che scrive – di A.F. Formiggini.
3o Rassegna della Stampa Estera ~ Roma – Ed. Libreria di Stato.
4 Nuova Antologia.
5 Gerarchia.
6o Critica fascista.
7 Riforma sociale – di econ. e scienza delle finanze – Torino.
8 La Critica – di B. Croce.
9 Civiltà cattolica.
10 Pègaso – di Ugo Ojetti.
11 La Cultura – Milano-Roma.
12 Educazione fascista – dirett. Gentile.
13 Nuova Rivista Storica – Direttori Barbagallo, Porzio, Luzzatto.
14 Marzocco – Firenze.
15 Italia Letteraria – Roma.
16 Das Deutsche Buch – rivista bilbiografica.
17 Nimm und Lies! – id.
18 Labour Monthly –
19o Manchester Guardian Weekly –
20o Politica – di F. Coppola.
21 – Les Nouvelles Littéraires – ed. Larousse.
22 Nouvelle Revue Francaise – Gallimard.
23 Nuovi Studi di Econ., Diritto, Politica – Spirito e Volp.
24o La Critique Sociale – Rivista bibliografica dell’edit. Marcel Rivière.
25o Leonardo – dirett. F. Gentile – Treves.
26o Problemi del Lavoro –
868
Nota al testo
I titoli 1o-4, 14, 25o sono sottolineati; i titoli 4-6o, 10, 12, 20o sono
contrassegnati da una crocetta; i numeri 16-19o, 21, 22, 24o sono riquadrati a penna.
Sul recto del secondo risguardo, un promemoria seguito da annotazioni bibliografiche:
1o quistione dei libri non concessi
2o quistione dello studio sulla filosofia della pratica di Croce
3o quistione della lettura del giornale quotid.
4o condiz.: isolamento; facilità di controllo come a Milano
5o Libri di consultazione: atlante, annuario banca commerciale, ann. Società
delle Nazioni – Prospettive del Mortara.
1o Le procès du Parti industriel de Moscou – Resoc. abbreviato, pref. di Pierre
Dominique.
2o K. Marx – Lettres à Kugelmann (1862-1874) – Pref. di L. da p. 27 a p. 37.
Scritta nel 1907 e pubbl. sotto lo zarismo.
3 M.N. Pokrowsky – Pages d’histoire – articol. su Costantinople Lamartine Cavaignac – Nicolas I (nel 1848).
4 Grinko – Le plan quinquennal.
5 Yakovliev – Les exploitations collectives et l’essor dell’agriculture.
6 Trotsky – La Revolution défigurée.
7
”
Vers le capitalisme ou vers le socialisme?
Panférof – La Communauté des Gueux – Romanzo.
›+++ +++ +++‹
Corréspondance Marx-Engels. Primi 3 vol. ed. Costes.
›Pokrosky –‹
›Marx, Lettres à Kugelmann‹
Knickerbocher – Il piano quinquennale sovietico (Bompiani).
QUADERNO D: piccolo album (mm 160 ! 230 circa), di 20 carte;
copertina in cartoncino grigio, con l’intestazione ALBVM DISEGNO.
Sulla prima di copertina, in alto, a matita, è segnato il numero di matricola di Gramsci (7047); più in basso, a penna, sotto l’intestazione, si
legge la seguente annotazione: «Il presente album contiene venti fogli
numerati dall’uno al venti della Mla 7047». Sul bordo superiore della
stessa pagina di copertina, un’etichetta, incollata da Tatiana dopo la
morte di Gramsci, reca la seguente indicazione: «Incompleto XXXI».
Le carte sono numerate e timbrate sul recto (angolo destro superiore).
Il timbro circolare impresso sulla prima carta (CASA PENALE SPECIALE DI
TURI) reca la sigla (VA) del direttore del carcere, Vincenzo Azzariti. Ciascuna carta (sul recto e sul verso) è suddivisa in due metà da due linee
verticali ravvicinate e perfettamente rettilinee, tracciate a penna da
Gramsci.
869
Nota al testo
È utilizzata solo la prima carta dell’album, interamente sul recto e
parzialmente sul verso. Vi è trascritta, con miglioramenti stilistici, una
parte della versione della fiaba dei Grimm Rumpelstilzchen, che Gramsci aveva svolto nel Quaderno B (cc. 12v-14v).
5. La cronologia delle traduzioni
Il maggior problema dato dai quaderni di traduzioni15 è una particolarità grafica (una t tagliata da un lungo tratto obliquo), che Gerratana
aveva indicato come presente nelle versioni da Finck del Quaderno B e
che aveva definito «una caratteristica dei primi scritti del carcere».16 La
Borghese aveva invece sostenuto che la t tagliata non contraddistingue
soltanto la parte di traduzioni da Finck del Quaderno B, come si era indotti a ritenere dalla descrizione di Gerratana, ma anche il seguito di
questa versione nel Quaderno C e sezioni di altri quaderni di traduzioni. Secondo quanto affermava la studiosa, vi sarebbe una sorta di evoluzione della t tagliata, da un uso costante a una sua comparsa solo occasionale, fino alla completa estinzione del fenomeno. Questo processo
consentirebbe di distinguere quattro “fasi” nel lavoro di traduzione:
“prima fase”, 1929: presenza piena e costante della t tagliata (riguarda le
traduzioni da Finck nei Quaderni B e C e gli esercizi sulle poesie di
Goethe nel Quaderno C); “seconda fase”, prima metà del 1930: «la caratteristica grafica compare solo occasionalmente nei raddoppi di consonante»17 (interessa le traduzioni da Eckermann nel Quaderno C); “terza
fase”, estate-autunno 1930: «ulteriore rarefazione della t tagliata, presente ormai solo in alcuni raddoppi di consonante»18 (a questo periodo
appartengono le traduzioni da Marx del Quaderno 7); “quarta fase”: «la
caratteristica grafica è assente»19 (riguarda l’intero Quaderno A e la seconda parte delle traduzioni dai Grimm nel Quaderno B, nonché la
minuta della lettera a Giulia).
15
La cronologia dei quaderni di traduzioni ha costituito uno dei nodi più impegnativi della nostra ricerca. Quella illustrata nelle pagine che seguono è sostanzialmente la
soluzione cui siamo pervenuti in Francioni, Proposte, pp. 111-30 (poi ripresa in G. Francioni, Problemi di filologia gramsciana: le traduzioni nei «Quaderni del carcere», «Studi
storici», XXXIII, 1992, pp. 7-32) – dove cfr. in particolare la nota 114 a pp. 175-77 –
mentre è da considerare del tutto obsoleto quanto si legge in Francioni, Officina, pp.
28-37 e nella prima stesura delle Proposte («IG Informazioni», 1992, 2, pp. 34-37).
16
Quaderni, ed. Gerratana, IV, p. 2438.
17
Borghese, Tia Alene, pp. 641-42.
18
Ivi, p. 642.
19
Ibidem.
870
Nota al testo
La cronologia fissata dalla Borghese, in gran parte alternativa a
quella di Gerratana,20 era dunque questa: Quaderno B (Finck I, da c.
26r): 1929; Quaderno C (Goethe, da c. 51r): 1929, traduzioni «forse
almeno in parte contemporanee» a Finck I; Quaderno C (Finck II, da
c. 5r): 1929; Quaderno 9 (antologia russa): entro il 1930; Quaderno
C (Eckermann, da c. 26r): 1930; Quaderno 7 (Marx): estate-autunno
Gerratana, dopo aver ricordato che il Quaderno 9 «fa parte del gruppo di sei
quaderni concessi dalla direzione del carcere nel 1929 (Quaderni Parmegiani)», osserva che «Gramsci lo ha utilizzato inizialmente come quaderno di traduzioni scrivendo
su una sola facciata» e che «lo ha poi ripreso nel 1932, servendosene occasionalmente
per annotazioni sparse e, più sistematicamente, per stendere due gruppi di note». Ne
possiamo dedurre che per Gerratana le traduzioni dal russo non superano il 1929.
Dello stesso anno sarebbe il Quaderno A, che fa parte anch’esso «del primo gruppo di
sei quaderni che Gramsci ottenne di tenere in cella nel febbraio 1929» e che «non offre elementi di datazione posteriori al 1929, sicché è pensabile che esso sia stato iniziato e completato nel corso di quell’anno, a partire dai primi giorni di febbraio quando
Gramsci iniziò i suoi esercizi di traduzione, come risulta dalla lettera a Tania del 9
febbraio 1929». Del Quaderno B, Gerratana rimarca il fatto che «è stato utilizzato almeno in parte dopo il Quaderno A, come risulta dalla numerazione data alle traduzioni dal libro dei fratelli Grimm»; quanto al suo avvio, egli nota che «una particolarità di scrittura (t tagliata), presente qui solo nelle traduzioni dal volume di Finck, e che
è una caratteristica dei primi scritti del carcere, sembra suggerire l’ipotesi che questo
quaderno sia stato iniziato da p. 26 appunto con le traduzioni dal Finck. Con ogni
probabilità si tratta di uno dei primi esercizi di traduzione avviati nel 1929. Il quaderno sarebbe stato poi completato riprendendo la traduzione di fiabe dal libro dei
Grimm, iniziata nel Quaderno A». Gerratana sottolinea poi, quale elemento per il
contenimento temporale del quaderno, la presenza della minuta di lettera a Giulia
dell’autunno 1931. Il Quaderno B viene pertanto datato 1929-31. Infine, quanto alla
cronologia del Quaderno C, dichiarato «quaderno di incerta datazione, posteriore
tuttavia, almeno in parte, al Quaderno B», perché Gramsci vi continua la traduzione
del libro del Finck, Gerratana pone in rilievo l’appunto che compare in seconda di
copertina, collegabile, tra l’altro, con una lettera del febbraio 1930; sottolinea ancora
il fatto che «in un’altra lettera, del 28 settembre 1931, Gramsci accenna ad un passo
delle Conversazioni di Goethe con Eckermann parzialmente tradotte in questo quaderno. Il passo in questione non è compreso tuttavia nella parte del volume tradotta da
Gramsci. È probabile che egli fosse andato avanti con la lettura dopo aver interrotto
la traduzione»; non affronta il problema della stesura degli esercizi sulle poesie di
Goethe e del modo in cui Gramsci ha proceduto a questa e alla precedente versione;
afferma infine che gli esercizi di inglese posti all’inizio del quaderno «potrebbero risalire al periodo in cui Gramsci, in una lettera a Tania del 29 giugno 1931, scriveva:
“Puoi scrivere a Piero che faccio rapidi progressi nella lettura dell’inglese; mi riesce
molto più facile del tedesco...”». Il Quaderno C viene comunque datato al 1929-31.
Infine, per le traduzioni da Marx del Quaderno 7, Gerratana osserva che «il volumetto tradotto da Gramsci è richiesto in una lettera a Tania del 24 marzo 1930 [...]. In
un’altra lettera dal carcere del 1o giugno 1931 [...] Gramsci accenna al brano su Goethe [...] da lui tradotto forse proprio in questo periodo» alle cc. 33v-34r (cfr. Quaderni, ed. Gerratana, IV, pp. 2403, 2434, 2438, 2441, 2392).
20
871
Nota al testo
1930, traduzioni «quasi certamente» appartenenti a «una fase successiva [...] ai Gespräche»;21 Quaderno A («Die Literarische Welt», da c.
1r): fine 1930; Quaderno A (Grimm I, da c. 51r): 1931; Quaderno B
(Grimm II, da c. 1r): 1931, interrotto nel novembre. La scomparsa
della t tagliata avverrebbe dunque, secondo la Borghese, verso la fine
del 1930, quando Gramsci attende alla versione della rivista tedesca
nel Quaderno A, dopo aver concluso le traduzioni da Marx nel Quaderno 7 (estate-autunno).
Ma cosa significa esattamente che la t tagliata è «una caratteristica
dei primi scritti del carcere»? Che essa contraddistingue per un certo
tempo, dall’incarcerazione in poi, tutti i manoscritti, comprese le lettere? Che è una peculiarità della scrittura gramsciana già negli anni
prima del carcere, e che proprio poco dopo l’arrivo a Turi tale fenomeno di lungo periodo viene a cessare? In realtà la t tagliata è già usata in modo costante da Gramsci nel suo quaderno di appunti di fisica
degli anni del liceo,22 mentre manca del tutto, ad esempio, in lettere
del 1926.23 Unendo questi dati a quelli offerti dalla Borghese, pare
dunque da escludere che tutto ciò che Gramsci scrive dal 1908-11 in
poi, e fino almeno al cadere del 1930 (ma in misura progressivamente
minore dopo il 1929), debba presentare la t tagliata; sembra piuttosto
trattarsi di un fenomeno grafico intermittente (meglio, di una caratteristica della scrittura calligrafica di Gramsci: propria di pagine intenzionalmente redatte in bella copia, per intenderci, coeve a pagine in
cui la grafia è assente) che si manifesta in periodi diversi (più o meno
lunghi) della vita del nostro autore.
Il controllo diretto sui manoscritti ci ha consentito di accertare che
la t tagliata non compare affatto nel programma di apertura a c. 1r-v
del Quaderno 1 (che pure dovrebbe essere una pagina calligrafica per
eccellenza), esplicitamente datato da Gramsci 8 febbraio 1929; è invece presente nelle prime note redatte in questo stesso quaderno. Sappiamo tuttavia che il § 1 non è precedente al giugno 1929, e che fino
a quella data Gramsci non ha avviato la regolare redazione delle sue
note, dedicandosi alle sole traduzioni. Nell’arco dei §§ 1-30 del Quaderno 1, la t tagliata tende progressivamente a farsi sempre più rara, e
21
Borghese, Tia Alene, p. 642; poche righe sotto tuttavia la studiosa affermava
che le traduzioni da Marx sono «forse parzialmente in concomitanza con le Conversazioni».
22
Il quaderno è conservato presso la Fondazione Istituto Gramsci.
23
Informazione fornitaci a suo tempo da Antonio A. Santucci, alla cui memoria
va il nostro ringraziamento.
872
Nota al testo
dopo il § 30 praticamente scompare, salvo qualche ulteriore sporadica
occorrenza: il che fa pensare che i testi dopo il § 30 siano tutt’al più
riconducibili a quella che la Borghese configura come una “terza fase”
nell’uso di quella particolarità grafica. Il § 29 del Quaderno 1 è dell’ottobre 1929, mentre il successivo § 33 è del dicembre di quell’anno; ne risulterebbe quindi che la t tagliata passa, nel primo quaderno,
dalla “prima” alla “terza fase” tra il giugno e il dicembre 1929. Se analizziamo poi le ultime pagine, possiamo notare come nel § 123 (c.
81r) la particolarità grafica compaia una sola volta, in un raddoppio
di consonante («dottrine»), mentre non ricorre mai nelle trentacinque
note successive (§§ 124-158, alle cc. 81v-92v e 95v-100v): poiché il §
123, come anche i §§ 124-144, sono scritti tra il febbraio e il marzo
1930 (il quaderno è concluso, coi §§ 149-158, nell’ultima decade di
maggio di quell’anno), ne verrebbe che la “quarta fase” ipotizzata dalla Borghese (quella della definitiva assenza della t tagliata) vige già
nella primavera del 1930. Dall’analisi del Quaderno 1 si ricava pertanto che la parabola evolutiva della t tagliata si compirebbe interamente tra il giugno 1929 (con assenza del fenomeno prima di questa
data) e il marzo 1930 (mese dopo il quale la particolarità grafica sembra estinguersi); laddove, secondo l’ipotesi che era stata formulata
dalla Borghese, un tale sviluppo dovrebbe abbracciare l’intero arco
febbraio 1929-fine 1930.
Se passiamo a considerare il Quaderno 2, notiamo che la t tagliata
non compare affatto nelle primissime pagine, e si ravvisa per la prima
volta a c. 2r, ma solo nel titolo di una nota. Le occorrenze nelle pagine immediatamente successive fanno pensare ancora una volta alla
cosiddetta “terza fase”: così, a c. 9r il fenomeno compare una sola volta («tassa») e in un contesto in cui peraltro Gramsci non taglia le doppie, mentre a c. 12v non è mai presente, né nelle semplici né nelle
doppie. È possibile attribuire le diciotto note delle cc. 1r-17v del
Quaderno 2 alle prime due decadi del maggio 1930. Ma con ogni
probabilità Gramsci aveva già usato le cc. 49r-55r di questo quaderno
nel 1929 (nel febbraio o poco dopo):24 in nessuna di queste pagine
24
Alla c. 49r-v (bianca la seconda metà della 49v e per intero la c. 50r-v), una bibliografia sotto il titolo L’Action Française e il Vaticano, significativamente non preceduta dal consueto segno di paragrafo; alla c. 51r-v (bianca la seconda metà della 51v e
per intero la c. 52r-v) una Bibliografia varia, non preceduta dal segno di paragrafo;
dalla c. 53r ai due terzi della c. 55r, la prima parte di una lunga nota (anche questa
non preceduta da segno di paragrafo) a proposito di un articolo di R. Michels, Les
Partis politiques et la contrainte sociale. La seconda parte della nota viene stesa, in epoca successiva, dallo spazio residuo della c. 55r al termine della c. 58r. Tenuto conto
873
Nota al testo
centrali del quaderno compare la t tagliata, né essa ricorre mai nel seguito. I dati del Quaderno 2 modificano dunque in parte quelli ricavati dal Quaderno 1: mentre pare confermato che la t tagliata non
venga instaurata prima del giugno 1929, stando a questo secondo
quaderno si deve concludere che la cosiddetta “terza fase” arriva poco
oltre la metà di maggio 1930. Una riprova in tal senso si ha dal fatto
che la particolarità grafica non è ravvisabile mai nel Quaderno 3 (iniziato tra il 20 e il 30 maggio e concluso nell’ottobre 1930) e nel Quaderno 4 (avviato anch’esso nel maggio del ’30 e compilato in gran
parte lungo quell’anno). È tuttavia singolare che la t tagliata abbia ancora sporadiche manifestazioni nel Quaderno 2 durante le prime due
decadi di maggio 1930, quando non compare più nelle note del Quaderno 1 scritte dopo il marzo di quell’anno.
Sulla scorta di questi elementi, passiamo a verificare i quaderni di
traduzioni. La caratteristica grafica non si presenta mai, come aveva
già segnalato la Borghese, nelle versioni dai Grimm del Quaderno A
e del Quaderno B, e nelle traduzioni dalla rivista «Die Literarische
Welt» del Quaderno A. Invece nel Quaderno B, entro il settore riservato al Finck, il fenomeno della t tagliata è effettivamente imponente,
ma non riguarda tutte le pagine: la particolarità compare per l’ultima
volta a c. 58r (in consonante semplice – ma in un contesto in cui si è
già profilato l’uso della grafia normale per le scempie – a 327,25; in
consonante doppia a 328,9), dopo la quale è sempre assente (anche
nel caso di raddoppiamenti) fino a c. 64r. Da c. 64v fino alla fine del
quaderno, alcune scempie e alcune doppie sono scritte normalmente,
altre sono tagliate (tuttavia la c. 85r rappresenta un improvviso e isolato ritorno al massimo del calligrafismo).
Nella seconda parte della traduzione Finck, ospitata nel Quaderno
C, la t tagliata sembra farsi rarissima: assente nelle scempie, è solo occasionale nelle doppie (ad esempio, a c. 6v si legge «dialetti» – 560,
12 –, scritto normalmente, ma anche «sotto» (due volte) e «tutto» –
560,18, 19 e 24 – col caratteristico taglio). Parrebbe dunque che
la forma grafica passi dalla “prima” alla “seconda fase” già nel blocco
Finck del Quaderno B e sia nell’estrema “terza fase” nel seguito della
traduzione nel Quaderno C. Quanto alle versioni da Goethe in quest’ultimo quaderno, che la Borghese supponeva «forse in parte contemporanee» a quelle da Finck nel Quaderno B, è possibile notare un
che i 28 paragrafi seguenti, scritti da Gramsci alle cc. 58v-65r, sono dell’agostosettembre 1930, si può ipotizzare che entro questi margini temporali sia stata redatta
anche la seconda parte della nota su Michels.
874
Nota al testo
uso costante della t tagliata (nelle semplici e nelle doppie) solo fino a
c. 52v; a c. 55v la grafia sembra scomparsa, a c. 58v balza altresì agli
occhi un «cattiva» (511,13) scritto normalmente, mentre a c. 60v ricorre due volte «ritratto», la prima volta scritto con le due t tagliate, la
seconda no (513,1 e 6). Non è dato più ritrovare il fenomeno se non
a cc. 64v («violetta»: ma solo nel titolo – 516,18 – e non nelle successive occorrenze del termine nella poesia), 66v («Francoforte»: 517,28)
e 86v («Sentimento»: 535,13), e sempre nei titoli dei brani tradotti.
Per contro, a c. 76v, tutto il brano dal titolo Ganimede è scritto con la
t tagliata (nelle scempie e nelle doppie). Le pagine successive del quaderno sino a c. 89v sembrano attestare la sparizione del fenomeno.
Negli esercizi di inglese che aprono il Quaderno C troviamo una
sola volta la t tagliata («tra»: 501,21), in un contesto in cui le scempie
sono scritte normalmente (come è scritta normalmente l’unica parola
che contiene le doppie, «attualmente»: 501,8-9), mentre è del tutto
assente nelle altre due pagine. Nella sezione Eckermann la t tagliata
compare per la prima volta a c. 27r («attualmente»: 615,33; ma poco
dopo si legge «diletto», in grafia normale: 615,34). Dalla c. 30v sembra sparire del tutto.
Nelle traduzioni dal russo del Quaderno 9 si incontra una sola t tagliata a c. 1v («ti»: 441,13), dopo la quale non si registra nessuna occorrenza della grafia sino a c. 15v («mendicante», nel titolo: 451,17).
Nelle successive cc. 16v, 21v, 23v, 41v, 65v il fenomeno si presenta
sporadicamente (in scempie e doppie), e sempre e soltanto nei titoli
dei brani tradotti (cfr. 452,15; 455,17; 457,7; 470,1; 488,1): ciò che
richiama il caso analogo delle versioni da Goethe nel Quaderno C.
Infine, nelle traduzioni da Marx del Quaderno 7 la grafia, assente nelle prime pagine, compare a c. 10r («società»: 760,14) e si riscontra in
seguito solo a cc. 13r («affatto»: 766,23) e 22r («netto»: 784,8).
Quali conclusioni se ne possono trarre? In primo luogo, che la parabola della t tagliata non attraversa fasi così uniformi e regolari come
riteneva la Borghese: basterebbe la versione del goethiano Ganimede,
a c. 76v del Quaderno B, a dimostrare come, dopo averne quasi del
tutto abbandonato l’uso, Gramsci possa repentinamente ripristinarlo
in una pagina calligrafica, per tornare subito dopo ad un impiego del
tutto sporadico del tratto. Appare pertanto arduo fare una precisa distinzione fra la t tagliata con caratteristiche da “seconda fase” e grafia
da “terza fase”: non si può escludere che nei testi che la Borghese riconduceva a questi due diversi tempi il fenomeno abbia momenti
“ascendenti” e “discendenti” (con zone di totale assenza, come, tra
l’altro, nelle cc. 67v-75v, 77v-85v, 87v-89v della sezione Goethe nel
875
Nota al testo
Quaderno C, o nelle cc. 2v-14v, 24v-40v, 42v-64v delle versioni russe nel Quaderno 9); ugualmente non si può escludere che alcune pagine in cui la t tagliata è usata non sistematicamente siano precedenti
all’instaurarsi di una fase contraddistinta dal suo uso costante e metodico. In secondo luogo, si può affermare che la particolarità grafica
interessa soltanto paragrafi dei quaderni miscellanei e pagine delle traduzioni: in nessuno dei promemoria, minute, elenchi che Gramsci redige in periodi in cui attende alle traduzioni compare mai la caratteristica in questione25 (come ben si comprende: sarebbe stato strano uno
sfoggio di calligrafismo in pagine vergate currenti calamo). In terzo luogo, nessuno dei testi scritti tra il febbraio e il giugno 1929 nei Quaderni 1 e 2 offre una sola occorrenza della grafia in questione. Per contro,
Gramsci pare aver cessato del tutto di usarla intorno al maggio 1930.
Ne deriva la possibilità, per questo rispetto, che alcune delle traduzioni
in cui il fenomeno non compare siano dei primi mesi del 1929, cioè
siano precedenti all’instaurazione della t tagliata, anziché appartenere
alla fase in cui l’uso scompare.
La ricostruzione fatta da Gerratana e dalla Borghese dei tempi in
cui Gramsci avrebbe scritto i quaderni di traduzioni comportava inoltre un singolare e inspiegabile modo di procedere da parte del traduttore: se il Quaderno B è avviato con le traduzioni da Finck e se ciò avviene in una fase in cui non vi sono urgenti problemi di spazio (dal
momento che, secondo Gerratana, almeno il Quaderno C – che del B
è in parte il “successore” – non è stato ancora adoperato; mentre, secondo quanto affermava la Borghese, è ancora completamente bianco
il Quaderno A), non si capisce perché Gramsci abbia voluto cominciare la traduzione del Finck dalla c. 26r anziché, regolarmente, dalla
c. 1r, e non abbia utilizzato anche le prime cinquanta pagine del quaderno (che si suppongono, nel momento in cui inizia la versione del
La t tagliata non figura assolutamente nei cinque elenchi di libri compilati da
Gramsci alle cc. 93r-95r del Quaderno 1 e nel sesto elenco vergato sulla terza di copertina. Il primo, il terzo, il quarto e il quinto elenco recano in testa, rispettivamente,
le date del 9 giugno (poi corretta in 11 novembre) 1929, 20 febbraio, 13 marzo e 20
maggio 1930. Anche le pagine finali del Quaderno 2 (cc. 92r-95r e terza di copertina)
contengono minute di istanze e di lettere ed elenchi di libri. Va notato, in particolare,
che l’istanza di c. 92r-v è, come annotato dallo stesso Gramsci, «spedita nel settembre
1930», mentre gli elenchi di cc. 94r e 94r-v sono di libri inviati fuori del carcere il 15
giugno e il 2 ottobre 1930 (cfr. la descrizione dei Quaderni 1 e 2 nella Nota al testo del
vol. 2). Nel Quaderno C, infine, nessuna traccia della t tagliata si trova nel breve glossario tedesco di c. 100r e negli appunti bibliografici della seconda di copertina, che si
possono forse agganciare alle lettere di Gramsci a Tania del 10 e 24 febbraio 1930.
25
876
Nota al testo
Finck, bianche) per tradurre un libro per il quale poteva ben verificare, ad occhio, non essere sufficienti le centocinquanta pagine contenute tra c. 26r e c. 100v, ed anzi essere indispensabili, per una versione completa, anche le prime cinquanta: poco meno di cinquanta
pagine, infatti, gli occorreranno nel Quaderno C per concludere il
Finck interrotto nel Quaderno B per esaurimento dello spazio. Ancora: per Gerratana, neanche nel Quaderno C Gramsci si determinerebbe ad iniziare la prosecuzione della traduzione del Finck dalla prima
pagina, giacché egli ipotizza un aggancio degli esercizi di inglese delle
cc. 1r-v e 2v al periodo della lettera del 28 giugno 1931 e una loro
posteriorità rispetto al «corpo di traduzioni dal tedesco», cioè ipotizza
che Gramsci abbia cominciato il quaderno con la traduzione della seconda parte del Finck, da c. 5r; la Borghese, invece, sosteneva che le
versioni dalle poesie di Goethe sono il primo lavoro che Gramsci
compie nel Quaderno C e che esse sono «forse addirittura contemporanee» (e se non in tutto «almeno in parte»)26 alla sezione dedicata al
Finck nel Quaderno B: il che comporterebbe una irrazionalità assoluta nel modo di procedere di Gramsci, che dispone, dal febbraio 1929,
dei Quaderni 9, A, B e C (uno dei quali, il Quaderno A, secondo l’ipotesi allora formulata dalla studiosa, rimane completamente bianco almeno fino all’autunno dell’anno successivo), che non ha dunque urgenti problemi di spazio, e che non ostante ciò procederebbe a tradurre
la prima parte del Finck nel Quaderno B – ma lasciandovi in bianco le
prime cinquanta pagine – e contemporaneamente (o con una leggera
sfasatura temporale) a svolgere gli esercizi sulle poesie goethiane nel
Quaderno C, muovendo però dalla c. 51r, cioè lasciando in bianco la
prima metà del quaderno, che tuttavia utilizzerebbe, poco dopo, per il
seguito del Finck. Quanto, poi, agli esercizi di inglese, non è chiaro a
quale epoca la Borghese volesse assegnarli; a meno che, quando scriveva che «il Quaderno C accoglie, dopo alcuni esercizi di inglese, la continuazione del Finck, tradotto per intero e con grafia immutata»27 rispetto alla prima parte ospitata nel Quaderno B, non intendesse dire
che gli esercizi di inglese non sono un lavoro del 1931, come sostenuto
da Gerratana, ma precedono immediatamente, in senso cronologico, la
traduzione del Finck.
È significativo che Gramsci abbia utilizzato per Eckermann le pagine “a destra” (ma solo dopo aver scritto, per le prime 25 carte di questa
traduzione, su recto e verso) e per gli esercizi su Goethe le pagine “a si26
27
Borghese, Tia Alene, pp. 641 e 642.
Ivi, p. 641.
877
Nota al testo
nistra”; e che le traduzioni russe del Quaderno 9 vengano svolte anch’esse sul solo verso, mentre nella versione di Finck del Quaderno B
viene lasciata in bianco, per un primo tratto, una pagina “a destra”
ogni quattro. La Borghese aveva assegnato giustamente i blocchi Goethe e Eckermann a tempi diversi, considerando «non solo l’andamento
della t e la grafia più “consumata” nei Gespräche», ma anche «la loro
stessa posizione nel quaderno, dove il primo di essi [gli esercizi sulle
poesie di Goethe], “interno” al secondo, è manifestamente precedente».28 Appare evidente che nell’eseguire certe traduzioni Gramsci ha volutamente rispettato le pagine “a destra” per avere uno spazio dove
operare eventuali correzioni a quanto veniva traducendo nelle pagine
“a sinistra” (e dunque che le traduzioni che vengono svolte sul recto appartengono ad un momento successivo e rappresentano una utilizzazione di spazi residui).29
La tesi che il Quaderno C possa esser stato avviato da Gramsci nel
1929, come quaderno di esercizi (di inglese nella prima parte, di tedesco nella seconda), sembra però incontrare un ostacolo nella datazione proposta da Gerratana per le cc. 1r-v e 2v. Già nell’Officina avevamo tuttavia sostenuto che l’aggancio degli esercizi di inglese al periodo della lettera a Tatiana del 29 giugno 1931 non è convincente: in
tale lettera Gramsci afferma infatti di leggere l’inglese «abbastanza rapidamente, sebbene il dizionarietto che ho sia insufficiente e manchi
di molti termini tecnici o più legati all’uso corrente. L’estratto dell’“Economist” sul piano quinquennale l’ho letto in due o tre giorni e
credo che non mi sia sfuggita neanche un’espressione». E ancora, in
una lettera alla medesima destinataria, del successivo 27 luglio: «puoi
scrivere a Piero che leggo sistematicamente le due pubblicazioni inglesi che ricevo e che spero di fare dei progressi molto rapidi nell’apprendimento della lingua». Da questi brani si ricava che il livello di
conoscenza dell’inglese del Gramsci del 1931 è notevolmente più
avanzato di quello, assai elementare, testimoniato dai suddetti esercizi: al punto da far ritenere molto probabile che egli si sia dedicato allo
studio dell’inglese già nel primo periodo di Turi (e che a questo appartenga la stesura di quei pochi esercizi), e che lo abbia poi continuato senza più cimentarsi in esperimenti scritti. Del resto, il 17 dicemIvi, p. 642.
Nel Quaderno C, mentre sta traducendo le poesie di Goethe, Gramsci invade
in un primo momento la c. 53r, evidentemente destinata a rimanere in bianco: accortosene una volta giunto alla sesta riga, traccia due lunghe linee divisorie e riprende la
versione a c. 53v.
28
29
878
Nota al testo
bre 1928 egli aveva chiesto alla cognata di inviargli una grammatica
inglese, per poter riprendere una lingua che aveva già studiato all’università, e il 25 marzo 1929 le aveva domandato un dizionario ingleseitaliano o inglese-francese (è il «dizionarietto» di cui parla nella citata
lettera del giugno 1931); per parte sua, Tania gli aveva scritto, l’8 febbraio 1929: «Come va l’inglese? e il libro quadrilingue? esso ti potrà
essere assai utile tanto per il tedesco, quanto per il russo e l’inglese».30
Niente impedisce dunque di ritenere che il Quaderno C sia stato iniziato con gli esercizi d’inglese nel 1929. La presenza, qui, anche di
una sola t tagliata rende plausibile quest’ipotesi, mentre concorre a far
ritenere insostenibile la datazione degli esercizi al 1931 proposta da
Gerratana.
Un indizio della massima importanza per la datazione delle traduzioni è costituito dal ricorrere degli stessi numeri di carte che la descrizione dei quaderni evidenzia: nel Quaderno A le versioni dalla rivista tedesca finiscono esattamente a metà quaderno (c. 50v), ed esattamente dalla seconda metà (c. 51r) hanno inizio le traduzioni da
Grimm; nel Quaderno B, da c. 51r cominciava la traduzione del
Vangelo di Giovanni, di cui Gramsci ha tuttavia scritto solo il titolo e
un paio di righe, per poi abbandonarla, cancellandola,31 così come da
c. 51r si avviano nel Quaderno C gli esercizi sulle poesie di Goethe; e
ancora: da c. 26r (che delimita a monte un quarto esatto di quaderno)
iniziano le traduzioni Finck nel Quaderno B, e ugualmente da c. 26r
muovono le traduzioni Eckermann nel Quaderno C. I Quaderni A, B
e C applicano cioè quella che abbiamo chiamato la “regola della bipartizione” degli spazi. L’utilizzazione della c. 1r – nel Quaderno A
per le versioni dalla rivista tedesca, nel Quaderno B per la seconda
parte delle fiabe dei Grimm, nel Quaderno C per gli esercizi di inglese – costituisce dunque l’atto iniziale con cui Gramsci avvia i quaderni di traduzioni. Simultaneamente, o in un momento di poco successivo, egli sdoppia gli spazi disponibili, spezzando idealmente in due
ciascun quaderno: ciò avviene intraprendendo alla c. 51r un differente lavoro di traduzione (nel Quaderno A la versione della prima parte
del libro dei Grimm, nel Quaderno B quella – non importa se subito
abbandonata – del Vangelo di Giovanni, nel Quaderno C gli esercizi
di tedesco sulle poesie di Goethe) da eseguire in parallelo al lavoro a
Non siamo riusciti a identificare il «libro quadrilingue».
Di questo inizio di traduzione la Borghese non faceva cenno, mentre Gerratana si era limitato a darne notizia (e a trascrivere le poche righe vergate da Gramsci)
nella descrizione del quaderno.
30
31
879
Nota al testo
cui sono destinate le pagine della prima metà. La ragione di questo
modo di procedere è da attribuire senz’altro al fatto che, come si è
detto, Gramsci non può tenere in cella contemporaneamente tutti i
sei “quaderni Parmegiani” (oltre ai libri che volta a volta gli occorrono): ma grazie alla “bipartizione” egli può avere sempre a sua disposizione più ambiti di lavoro. La specularità delle due sezioni del Quaderno C (esercizi di inglese nella prima, di tedesco nella seconda) è in
proposito significativa; l’identità del ductus che si ravvisa all’analisi
delle pagine iniziali delle due parti del manoscritto conferma che la
destinazione delle due metà a distinti lavori avviene in un’unica operazione.
Come avverrà nel Quaderno 4, anche nei Quaderni B e C alla “bipartizione” fa seguito, in epoca successiva, una “tripartizione”: Gramsci la attua sottraendo pagine allo spazio già riservato nella prima metà
ad un lavoro specifico, ricavando così un’ulteriore zona autonoma e
distinta dove avviare nuove, diverse traduzioni. Nel caso del Quaderno B sembra probabile che l’inizio della versione del Finck avvenga
alla c. 26r (che apre il secondo quarto del quaderno) o perché Gramsci
considerava ancora riservato al proseguimento della traduzione del
Vangelo di Giovanni lo spazio delle cc. 51r-100v, o perché, essendo
stato quest’ultimo progetto ormai abbandonato, il maggior numero di
pagine occorrente per tradurre il volume di Finck lo induceva a spostare più indietro, rispetto alla metà, il punto di partenza di questo
nuovo lavoro. La redazione finirà per utilizzare comunque anche la c.
51r e, di seguito, le pagine di quella che era la seconda parte riservata.
Nel Quaderno C la tripartizione si realizza con l’esordio delle traduzioni da Eckermann dalla c. 26r (ancora, esattamente all’inizio del secondo quarto del quaderno), con cui Gramsci intende lasciare una
porzione di pagine sufficientemente ampia agli esercizi di inglese. Anche in questo caso il proseguimento della stesura potrà adoperare spazi
bianchi residui, cioè le cc. 52r-89r solo sul recto, non utilizzate accanto
agli ormai conclusi esercizi su Goethe. In questo quaderno si assiste
inoltre ad una “quadripartizione”, allorché Gramsci recupera le pagine
del primo quarto, già destinate agli esercizi di inglese, per ospitarvi la
seconda parte delle traduzioni da Finck.
Le “regole” redazionali individuate nei quaderni di note e appunti ci possono offrire un ulteriore indizio per il caso del Quaderno 7. Si
è già detto che nel periodo di Turi i nuovi quaderni vengono di norma concessi a Gramsci non uno alla volta, ma a gruppi; che la richiesta di nuovi quaderni alla direzione del carcere è sempre causata dal
fatto che alcuni di quelli ricevuti in precedenza sono esauriti o stanno
880
Nota al testo
per giungere al termine, ovvero dall’esigenza di ospitare nuovi lavori
che Gramsci non vuole inserire negli spazi residui dei quaderni già disponibili, ma mantenere distinti; che alla consegna di un nuovo gruppo di quaderni segue l’immediato inizio della compilazione di uno
di essi (se non di tutti). Ebbene: Gramsci riceve il secondo gruppo
(Quaderni 3, 4 e 7) nel maggio 1930. In quel momento, il Quaderno
1 sta per finire: e infatti, in quello stesso maggio verrà iniziato il suo
“successore” (Quaderno 3), come anche vengono principiati due nuovi e distinti lavori nel Quaderno 4 (il Canto decimo dell’Inferno da c. 1r
e gli Appunti di filosofia I da c. 41r), applicando la “regola della bipartizione”. Il fatto che al Quaderno 7, avviato con tutta probabilità in
quello stesso maggio, venga affidata la funzione di contenitore delle
traduzioni da Marx ci pare costituire un buon indizio che nessuno dei
sei “quaderni Parmegiani” è, nel maggio 1930, ancora in bianco; non
si spiegherebbe altrimenti per quale ragione Gramsci chieda alla direzione del carcere tre quaderni e non due, come avrebbe potuto fare se
fosse stato ancora intatto il Quaderno A (come sosteneva la Borghese),
nel quale appunto avrebbe potuto collocare le traduzioni marxiane.
In assenza di elementi diretti di datazione, siamo costretti, per individuare i tempi in cui Gramsci esegue le singole traduzioni, a basarci su elementi indiretti, quali la accertata disponibilità dei volumi tradotti o gli eventuali riferimenti a questi lavori contenuti nelle lettere
dal carcere. Queste ci offrono diversi indizi per la cronologia delle traduzioni. In primo luogo, Gramsci aveva con sé il volume dei Grimm
quando si trovava ancora nel carcere di Milano (il libro reca i contrassegni carcerari di quel periodo) e lo stava leggendo al tempo della lettera alla cognata del 23 maggio 1927. In quella lettera egli enuncia il
suo primo programma di studio delle lingue (in assenza, ancora, del
permesso di scrivere in cella, e dunque nell’impossibilità di fare delle
traduzioni: «cerco di fare [questo studio] sistematicamente, cioè non
trascurando nessun elemento grammaticale, come non avevo mai fatto sinora, poiché mi ero accontentato di sapere quanto bastava per
parlare e specialmente per leggere [...]. Sono proprio deciso a fare dello studio delle lingue la mia occupazione predominante...») e dichiara
di voler continuare a studiare, come già sta facendo, la grammatica tedesca, per passare solo in un secondo momento ad uno studio più approfondito: «perciò finora non ti ho scritto di mandarmi nessun dizionario: il dizionario tedesco del Kohler che mi avevi mandato ad
Ustica è stato perduto dai miei amici di colà; ti scriverò di mandarmi
l’altro dizionario, quello sistema Langescheid, quando avrò studiato
881
Nota al testo
tutta la grammatica; allora ti scriverò di mandarmi anche i Gespräche
di Goethe con Eckermann, per farvi su delle analisi di sintassi e di stile e non solo per leggerli; ora leggo le novelline dei fratelli Grimm che
sono elementarissime». Questa affermazione ci mostra che per Gramsci le fiabe sono un testo più semplice e propedeutico rispetto ai Gespräche, se egli è in grado di leggerle (o meglio, rileggerle, risalendo la
sua conoscenza dei testi a molti anni prima)32 senza un buon vocabolario nel maggio del 1927.
Per le versioni dal russo del Quaderno 9 non disponiamo di un
dato importante, quando cioè Gramsci abbia ricevuto l’Antologia russa sulla quale esegue le versioni, perché il libro non è conservato fra i
volumi del Fondo Gramsci (dove è invece presente, coi contrassegni
del carcere di Milano, la Grammatica russa dei Polledro). Abbiamo
tuttavia un riferimento nella lettera a Giulia del 1o ottobre 1933: nel
passo in questione Gramsci afferma che «da quasi tre anni» non ha
«più letto un rigo in lingua russa». La Borghese lo intendeva nel senso
che Gramsci deve aver completato le versioni del Quaderno 9 entro il
1930. Ma in realtà le parole citate non hanno un significato univoco:
esse possono essere interpretate anche nel senso che, concluse nel
1929 le traduzioni, Gramsci ha continuato poi, nel 1930, nella sola
lettura di testi in russo. La frase comunque non esclude in alcun
modo che le versioni del Quaderno 9 siano potute cominciare nel
1929. Contro quest’ultima ipotesi sembra a tutta prima giocare il fatto che, nella lettera a Tatiana del 18 novembre 1929, Gramsci affermi: «adesso traduco solo dal tedesco [...] ma l’anno venturo [...] riprenderò a fondo il russo», che può appunto far pensare che le traduzioni del Quaderno 9 siano state iniziate (e, alla luce della lettera del
’33, concluse) nel 1930, essendo il 1929 interamente dedicato al tedesco; ma quell’«adesso» può anche significare che nel novembre
1929 Gramsci si stia dedicando interamente al tedesco perché le versioni russe del Quaderno 9 sono un lavoro concluso nei mesi precedenti.33
Occorre anche comprender bene che cosa Gramsci intenda dire
con «riprenderò a fondo il russo»: si tratta evidentemente di un ulteriore approfondimento nella conoscenza di questa lingua. Sappiamo
32
Come attestano due articoli del 1917: cfr. in proposito Borghese, Tia Alene, p.
651 e nota 33.
33
Del resto, nella lettera a Tatiana del 25 marzo 1929 in cui richiede il dizionario
di inglese, Gramsci domanda anche un vocabolario russo: «quello russo-italiano, che
voleva Giulia, nel 25 era ancora in preparazione: forse oggi è già uscito».
882
Nota al testo
che egli studiava il russo, parallelamente al tedesco, già nel carcere di
Milano; nella lettera a Tatiana del 23 maggio 1927 aveva tracciato un
preciso programma per il futuro studio delle lingue: «voglio sistematicamente riprendere, dopo il tedesco e il russo, l’inglese, lo spagnuolo
e il portoghese...» (programma che resterà inattuato nella sua interezza). Quella alla medesima destinataria del 18 novembre 1929 sembra
accreditare l’idea che una prima fase nell’apprendimento del russo sia
conclusa. Quale fosse il livello raggiunto, prima della progettata ripresa a fondo, è lo stesso Gramsci a dircelo: il 10 marzo 1930, rimproverando la cognata per aver ordinato per lui, senza suo previo consenso, «cinque volumetti Berlitz» alla libreria, afferma: «io sono molto più avanti dei manuali Berlitz in tutt’e tre le lingue», cioè, possiamo interpretare, in tedesco, russo e inglese. Che le traduzioni dal russo svolte nel Quaderno 9 siano state un modo per raggiungere questo
livello, è infine esplicitamente confermato dalla citata lettera del 18
novembre 1929; di seguito al brano in cui Gramsci dice che per il
momento traduce solo dal tedesco – riproponendosi di riprendere a
fondo il russo solo nell’anno successivo, una volta esaurito il «programma di tedesco» prefissatosi –, si indica chiaramente quale potrà
essere il testo russo da tradurre per realizzare questa “ripresa a fondo”:
«l’Oblomov mi pare adatto perché ne ho tradotto qualche brano in
una antologia per le scuole commerciali italiane e inoltre perché avendo la traduzione integrale del Lo Gatto, potrò controllare il mio lavoro personale». Non pare vi possano essere dubbi che l’«antologia per
le scuole commerciali italiane» sia l’Antologia russa dei Polledro, comprendente due brani trattati dall’Oblomov di Gončarov, da Gramsci
tradotti alle cc. 21v-23v del Quaderno 9;34 ciò che consente di assegnare con certezza l’avvio – e con ogni probabilità anche la conclusione – delle traduzioni russe al 1929.
34
È da sottolineare che Gramsci non deciderà mai di passare alla seconda fase
(più approfondita) nello studio del russo. Nella lettera del 15 giugno 1931 invita infatti la cognata a non inviargli per il momento l’Oblomov in edizione integrale e con
traduzione a fronte, pregandola di conservare il volume in vista di una sua richiesta
«se sarà il caso, tra qualche tempo». Anche nella lettera a Tatiana del 24 agosto 1931
si parla di una futura ripresa dello studio di questa lingua: «quando avrò fatto maggiori progressi in inglese riprenderò a studiare il russo, almeno per non dimenticare ciò
che ho già imparato». Ciò spiega perché il Quaderno 9 non venga mai utilizzato per
altre traduzioni: essendo stato destinato al russo, resta riservato alla sua ripresa a fondo. Solo nel 1932, con l’abbandono di tutte le traduzioni, Gramsci lo impiegherà per
la stesura di note.
883
Nota al testo
Anche la rivista «Die Literarische Welt», come l’antologia russa,
non è conservata fra i libri del carcere: sappiamo però che Gramsci
aveva chiesto alla cognata «qualche numero» del periodico il 3 ottobre
1927. Inoltre, l’11 marzo 1929 (lo stesso giorno in cui scrive a Giulia:
«mi sono ingolfato in traduzioni dal tedesco e questo lavoro mi calma
i nervi e mi fa stare più tranquillo») chiede a Tania di riavere Le pétrole di Upton Sinclair (un romanzo che aveva già ricevuto in carcere a
Roma, in attesa del processo, e aveva poi rispedito fuori), che era stato
recensito in termini elogiativi proprio nel numero speciale di «Die Literarische Welt»; e il 25 marzo 1929 richiede Elmer Gantry di Sinclair
Lewis, anch’esso recensito favorevolmente sulla rivista tedesca che con
ogni probabilità sta in quel momento traducendo.
Sempre dal carcere di Milano Gramsci aveva richiesto «il libretto
del Finck» in data precedente il 3 ottobre 1927, anche se esso non gli
arriva che poco prima del 14 novembre (e possiamo ipotizzare che gli
sia stato consegnato non molto tempo dopo tale data). Inoltre, egli
probabilmente ha appena concluso la versione del paragrafo dedicato da Finck a Der westsudanische Sprachast – che termina a c. 22r
del Quaderno C – quando scrive la lettera a Tania del 16 dicembre
1929.35
35
Commentando l’affermazione contenuta nel Quaderno 5, § 23 – dove, a proposito del problema della morfologia nel cinese, Gramsci osserva: «bisognerebbe vedere il libretto del Finck sui tipi principali di lingue» – Gerratana aveva fatto un rinvio (peraltro generico, senza indicazione di pagine) proprio a Die Sprachstämme des
Erdkreises tradotto nei Quaderni B e C (Quaderni, ed. Gerratana, IV, pp. 2672); il che
poteva indurre a credere che Gramsci si aspettasse di trovare indicazioni sulla morfologia del cinese nel cap. III, Die Sprachen der mongolischen Rasse, e che pertanto nell’ottobre 1930 (data in cui redige il § 23 del Quaderno 5) quel capitolo – la cui versione compare alle cc. 63v-81v del Quaderno B – non fosse stato ancora tradotto. È
stato però chiarito (Borghese, Tia Alene, p. 646, nota 23) che quell’accenno non allude al libro del Finck che Gramsci traduce, ma ad un altro dello stesso autore, Die
Haupttypen des Sprachbaus (Leipzig, Teubner, 19233), che per un malinteso era stato
inviato a Turi dalla libreria in luogo di Die Sprachstämme, come lo stesso Gramsci
spiega nella lettera a Tatiana del 3 ottobre 1927. La Borghese ha sostenuto ancora
che, all’altezza temporale del brano citato del Quaderno 5, Gramsci «probabilmente
aveva già spedito alla moglie» Die Haupttypen (come aveva dichiarato di voler fare
nella lettera a Tania appena citata). La precisazione della Borghese sul significato dell’allusione a Finck nel Quaderno 5 corrobora l’ipotesi che la versione gramsciana di
Die Sprachstämme sia un lavoro del 1929 e che non oltrepassi quell’anno: tanto più se
si considera che tra la fine del paragrafo La branca sudanese occidentale a c. 22r del
Quaderno C (paragrafo che – come suggerito dalla Borghese, Tia Alene, p. 643 –
Gramsci ha appena tradotto quando scrive la lettera a Tania del 16 dicembre 1929:
884
Nota al testo
Il terzo volume tedesco che ci interessa, Über allen Gipfeln. Goethes
Gedichte im Rahmen seines Lebens, reca i contrassegni carcerari classificati con «Turi I», propri del periodo che va dal luglio 1928 alla fine
di febbraio 1929; sappiamo anche che il libro era stato richiesto da
Gramsci l’11 settembre 1928, e che risulta già ordinato alla libreria l’8
ottobre (come conferma la lettera a Tatiana in pari data); è dunque
probabile che lo avesse già a disposizione quando riceve i sei “quaderni
Parmegiani”. Invece il volume dei Gespräche di Eckermann, che ha,
come si è detto, i contrassegni «Turi II», non è ancora disponibile
quando Gramsci, nel febbraio 1929, dà inizio ai suoi quaderni di traduzioni. Discorso analogo per il Paradise Lost di Milton, utilizzato per
gli esercizi di lingua inglese del Quaderno C: è della fase «Turi II», e
dunque è stato consegnato a Gramsci non prima del marzo 1929.
Appartiene allo stesso periodo «Turi II» anche Lohnarbeit und Kapital, del quale però sappiamo che è stato richiesto da Gramsci alla
cognata il 24 marzo 1930. Cominciate nel maggio 1930, al ricevimento del secondo gruppo di quaderni di cui il 7 fa parte, le versioni
marxiane non possono tuttavia essere contenute, come aveva proposto la Borghese, nell’estate-autunno 1930: giustamente Gerratana ha
sottolineato che la lettera a Giulia del 1o giugno 1931 autorizza a ritenere che il passo (non di Marx, ma di Engels) su Goethe incluso nell’antologia, che si trova in versione italiana alle cc. 33v-34r, possa esser stato tradotto «forse proprio in questo periodo».36 Del resto, poco
tempo dopo (agosto 1931) Gramsci avvia nello stesso quaderno, senza soluzione di continuità (ma con ductus variato) rispetto alle traduzioni interrotte, la redazione di note miscellanee (da c. 35v).
Abbiamo tuttavia anche degli altri indizi, che ci consentono di sapere
quando Gramsci ha sicuramente avuto per le mani alcuni quaderni di
traduzioni. Come risulta dalla descrizione dei manoscritti, è abbastanza
frequente che le pagine finali di un quaderno (come anche i risguardi o
la copertina) vengano utilizzati, mentre la compilazione è in itinere, per
promemoria, appunti, elenchi di libri. Ad esempio, mentre ancora scrive il Quaderno 1 Gramsci utilizza le pagine finali del quaderno (da c.
93r in poi) per redigere, come abbiamo già accennato, elenchi di libri
«in questo momento mi interessa la quistione se la lingua dei Niam Niam [...] appartenga o no alla branca sudanese occidentale, anche se il territorio dove è parlata è posto nel Sudan orientale [...]. Quindi se la classificazione delle lingue sia da fare meglio
secondo la distribuzione geografica o secondo il processo storico di filiazione») e la
conclusione della versione del Finck a c. 25v restano solo cinque pagine.
36
Quaderni, ed. Gerratana, IV, p. 2392.
885
Nota al testo
spediti fuori dal carcere; poiché tali elenchi sono datati, sappiamo che le
liste sono state stese il 9 giugno 1929, il 20 febbraio, il 13 marzo e il 20
maggio 1930. Come si vede, nessuna di queste date oltrepassa l’ultima
decade di maggio, in cui si conclude la stesura delle note del Quaderno
1. Nel Quaderno 2 Gramsci ha vergato un elenco di «libri consegnati a
Tatiana» il 15 giugno 1930 a c. 94r, poi è tornato indietro per compilare la bozza di un’istanza a Mussolini «spedita nel settembre 1930» a c.
92r-v, quindi il 2 ottobre 1930 ha steso una lista di «Libri consegnati a
Carlo» a c. 94r e il 13 marzo 1931 un’altra – sempre di «Libri consegnati a Carlo» – a c. 94r-v; alla fine di ottobre di quell’anno ha scritto la
bozza di un’ulteriore istanza a Mussolini a cc. 92v-93v (mentre non conosciamo l’epoca degli elenchi di libri che compaiono, non datati, alle
cc. 94v-95r, né quella degli appunti bibliografici in terza di copertina).
Sappiamo tuttavia che il Quaderno 2 viene utilizzato a fasi intermittenti
(come quaderno di appoggio durante gli spogli di vecchie riviste svolti
specialmente in altri quaderni) tra il maggio 1930 e l’ottobre 1931: gli
appunti bibliografici e le minute di istanze di cui si è detto cadono, non
a caso, entro questi estremi temporali.37
Nel Quaderno B, i rapidi appunti che compaiono in seconda di
copertina, e che possono essere messi in relazione con la lettera a Tania del 22 aprile 1929, confermano che si tratta di un quaderno iniziato presto. Anche nel Quaderno C leggiamo, in seconda di copertina, un appunto bibliografico: secondo Gerratana esso «è parzialmente
utilizzato in una lettera [a Tatiana] del 10 febbraio 1930 e forse in
quelle del 24 febbraio successivo [a Tatiana] e del 28 marzo 1931 [a
Carlo]».38 Poiché la presenza qui della seconda parte delle traduzioni
dal Finck ci dà buoni elementi per ipotizzare che il quaderno sia stato
avviato nel 1929, l’appunto steso nel febbraio 1930 sulla seconda di
37
Solo in parte differente è ciò che avviene nel Quaderno 9: Gramsci vi redige
promemoria e bozze di istanze, utilizzando alcune delle pagine “a destra” iniziali (sul
verso delle carte, come si è detto, si leggono le traduzioni dal russo) certamente in
un’epoca in cui le traduzioni erano state già abbandonate, ma poco prima di riprendere il quaderno per la stesura di note: le cc. 2r-7r vengono infatti impiegate nel
febbraio-aprile 1932, e nell’aprile Gramsci avvia da c. 8r la redazione di note miscellanee nelle pagine vuote a fianco delle traduzioni. Il quaderno è ancora in corso (si conclude nel novembre 1932) quando nell’agosto egli adopera la c. 99r per stendere la
minuta di un’istanza e quando, il 15 settembre, usa la terza di copertina. Anche il
Quaderno 7 è ancora in corso (nella parte che riguarda le note miscellanee e gli Appunti di filosofia II) quando Gramsci vi scrive, a c. 76r, un elenco di riviste identico a
quello compreso nell’istanza della fine di ottobre 1931 (cc. 92v-93v del Quaderno 2).
38
Quaderni, ed. Gerratana, IV, p. 2441.
886
Nota al testo
copertina ci induce a ritenere che nei primi mesi di quell’anno Gramsci stia lavorando alla versione dei Gespräche.
Nel Quaderno A, a c. 99v, compare, come si è detto, un elenco di
libri preceduto dall’intestazione «A Roma» che possiamo con tutta sicurezza collegare alla lettera a Tatiana del 25 marzo 1929; a c. 100r la
lista connessa alla lettera dell’11 marzo alla medesima destinataria;
sempre a c. 100r quella («A Roma») databile in base alla lettera a Tatiana del 25 marzo 1929; a c. 100v ulteriori appunti bibliografici, in
parte collegabili alla suddetta lettera del 25 marzo, in parte alla Bibliografia varia di c. 51r-v del Quaderno 2 (scritta, come si è visto, a metà
quaderno – prima del regolare avvio delle note qui contenute – con
ogni probabilità nei primi mesi del 1929).39
Gramsci ha dunque per le mani il Quaderno A nel febbraio-marzo
1929, e appare massimamente improbabile che lo tenga sul tavolo per
un paio di mesi solo per redigervi degli elenchi nelle pagine finali:
non essendovi per tutto il 1929 problemi urgenti di spazi per la scrittura, gli stessi appunti avrebbero potuto essere ospitati in altri quaderni sicuramente già cominciati in quell’anno.
Per tirar le somme: molteplici elementi e indizi concorrono a farci
ritenere che Gramsci abbia avviato i Quaderni 9, A, B e C nei primi
mesi del 1929. La nostra idea è che egli abbia cominciato nel febbraio
il Quaderno A (proprio nei giorni in cui stende il programma del
Quaderno 1), portando avanti parallelamente (in applicazione della
“regola della bipartizione”) le versioni dalla rivista «Die Literarische
Welt» e la prima parte delle fiabe dei Grimm, e che lo abbia compiuto
intorno al marzo (è la data di alcuni degli elenchi nelle pagine finali
del quaderno); che, terminato il primo blocco Grimm, egli abbia subito avviato nel Quaderno B la versione della seconda parte delle fiabe
(e contemporaneamente, con lo “sdoppiamento” del quaderno, la traduzione del Vangelo di Giovanni a c. 51r). Entro le cc. 1r-23r del
Quaderno B sono ben visibili tre variazioni nel ductus (delle riprese
calligrafiche di breve periodo – senza però la t tagliata – sempre all’inizio di una nuova fiaba) alle cc. 6r, 16r e 21r: ciò suffraga l’ipotesi che
la sezione grimmiana di questo quaderno (alla quale Gramsci sta lavorando nell’aprile, quando scrive una lettera a Tania che fornisce un interessante indizio riferibile alla ventesima fiaba40 e quando utilizza la
Cfr. supra, nota 23.
Il 22 aprile 1929, scrivendo a Tania per avere dei semi da piantare in un’aiuola
del cortile del carcere, Gramsci chiede in primo luogo dei semi di carote, «ma della
39
40
887
Nota al testo
seconda di copertina del quaderno) sia stata ad un dato momento (nel
giugno del ’29 o poco prima) interrotta, per essere ripresa molto tempo dopo.
Successivo al completamento del Quaderno A e all’avvio della sezione Grimm nel Quaderno B sarebbe dunque l’inizio della prima
parte della versione Finck in questo stesso quaderno (come si è detto,
la partenza da c. 26r comporta il virtuale abbandono del brano evangelico a c. 51r): la data del giugno 1929, ricavata dall’analisi dell’andamento della t tagliata nei Quaderni 1 e 2, pare plausibile. La destinazione del Quaderno C ad esercizi di inglese nella prima parte e di
tedesco (sulle poesie di Goethe) nella seconda, e del Quaderno 9 alle
versioni dal russo può essere temporalmente non molto distante: se,
come abbiamo affermato, alcune pagine in cui l’uso della t tagliata è
sporadico possono essere precedenti anziché successive alla fase del
suo impiego sistematico, si potrebbe individuare nel periodo compreso tra l’aprile e il giugno 1929 il momento del decollo dei Quaderni 9
qualità detta pastinaca, che è un piacevole ricordo della mia prima fanciullezza: a Sassari ne vengono di quelle che pesano mezzo chilo e prima della guerra costavano un
soldo, facendo una certa concorrenza alla liquerizia». Ebbene: come ha notato a suo
tempo la Borghese, quando esegue la versione di Rumpelstilzchen, la ventesima fiaba,
giunto al passo che recita: «“Heißt du vielleicht Rippenbiest oder Hammelswade oder
Schnürbein?” aber es antwortete immer: “So heiß ich nicht”. Den dritten Tag kam
der Bote wieder zurück und erzählte: “Neue Namen habe ich keinen einzigen finden
können, aber wie ich an einen hohen Berg um die Waldecke kam, wo Fuchs und Has
sich gute Nacht sagen...”» (pp. 187-88 dell’originale), Gramsci traduce: «“Ti chiami
forse Catarrino, Saltamontone, Trombatore?”, ma egli rispondeva sempre: “Non mi
chiamo così”. – Il terzo giorno ritornò il messaggero che raccontò: “Non ho potuto
trovare neanche un nome nuovo, ma mentre attraversavo un’alta montagna nel paese
di Pastinacca, dove la volpe augura la buona notte alle galline...”» (Quaderno B, c.
14r ; qui a p. 257). Il testo subisce così, a giudizio della Borghese, delle «modifiche significative, convergenti in una pennellata accorta di colore locale che quasi inavvertitamente conferisce al mondo germanico del Märchen un orizzonte più familiare [...].
Con gli inusitati nomi suggeriti dal messo (Catarrino, Saltamontone, Trombatore),
che evocano studiate assonanze col sardo, ma soprattutto con l’arcaicizzante invenzione rural-comunitaria del paese di Pastinarca [...], Gramsci ambienta la vicenda in uno
spazio diverso, dissipando le nebbie nordiche del paesaggio boscoso per evocare
un’immagine paesana [...], completata dalla sostituzione della lepre selvatica con le
più domestiche galline» (Borghese, Tia Alene, pp. 653-54). Che quell’«immagine
paesana» («ghilarzese», aveva scritto la Borghese nell’81; meglio: sarda in senso lato, se
il «paese di Pastinacca» può essere quello dove le carote pesavano mezzo chilo e costavano un soldo, cioè Sassari) sia potuta venire in mente a Gramsci, coltivatore e giardiniere nell’ora d’aria trascorsa nel cortile del carcere, in un giorno – non di molto successivo alla lettera a Tania del 22 aprile 1929 – dedicato alla versione delle fiabe dei
Grimm, pare molto probabile.
888
Nota al testo
e C. La versione delle poesie di Goethe e le traduzioni dal russo sono
state portate avanti parallelamente al Finck per un tratto del 1929,
anche se gli esercizi goethiani sono forse già conclusi e il Quaderno 9
è certamente già interrotto (all’altezza temporale, come si è visto, della lettera del 18 novembre) quando Gramsci non ha ancora finito la
versione di Die Sprächstamme des Erdkreises; questa, viceversa, è con
ogni probabilità già compiuta quando egli principia nel Quaderno C
la traduzione dei Gespräche di Eckermann. Certamente è questo il
quaderno che sta utilizzando nel febbraio 1930, quando vi adopera la
seconda di copertina per appunti. Ultima ad essere inaugurata è infine la versione dell’antologia marxiana nel Quaderno 7, a partire dal
maggio 1930.
Più difficile è dire quando Gramsci abbia ripreso le fiabe dei
Grimm, sospese nel Quaderno B, come si è ipotizzato, prima del giugno 1929. Sappiamo, per la presenza della minuta della lettera a Giulia, che questo è l’ultimo lavoro di traduzione a cui egli sta ancora attendendo nel novembre 1931. Potrebbe averlo ripreso in mano in
quello stesso mese o poco prima, per affrontare la fiaba XXII (a c. 16r,
dove la fiaba inizia, vi è il cambiamento di ductus di cui si è detto); o
addirittura, compiute in epoca precedente (prima del giugno 1929,
quando in altre versioni viene instaurata la prassi della t tagliata, o
dopo il maggio 1930, data in cui il fenomeno della t si estingue) le
prime ventitré versioni, è possibile che Gramsci abbia, in quel novembre 1931, dedicato la sua attenzione proprio a quella ventiquattresima (che inizia a c. 21r, come abbiamo visto, con una nuova variazione calligrafica) con la quale le traduzioni dai Grimm si interrompono definitivamente.41 Di poco più tarda (gennaio 1932) la seconda stesura – subito interrotta per un probabile «divieto della direzione carceraria all’invio del quaderno fuori del carcere»42 – della
versione di Rumpelstilzchen nell’album da disegno (Quaderno D), destinato appunto ad accogliere in bella copia la traduzione di alcune
delle fiabe dei Grimm quale contributo di Gramsci «allo sviluppo delÈ altresì significativo che l’ordine in cui Gramsci procede nelle traduzioni
coincida con l’ordine in cui egli è entrato in possesso di alcuni dei testi tradotti: come
si è visto, nel maggio 1927 egli dispone dei Märchen grimmiani; probabilmente dalla
fine di ottobre 1927 possiede i fascicoli di «Die Literarische Welt»; da metà novembre
di quell’anno ha il volume di Finck; tra la metà di ottobre 1928 e la fine di febbraio
1929 riceve le poesie di Goethe; il Paradise Lost di Milton, utilizzato per gli esercizi di
inglese, e i Gespräche di Eckermann sono nelle sue mani non prima del marzo 1929;
infine l’antologia marxiana giunge a Turi non prima della fine di marzo 1930.
42
Quaderni, ed. Gerratana, IV, p. 2442.
41
889
Nota al testo
la fantasia dei piccoli» nipoti sardi – come si legge nella lettera alla sorella Teresina del 18 gennaio 1932, che giustamente Gerratana cita
come elemento di datazione del quadernetto.
In conclusione, la datazione che proponiamo per le traduzioni è la
seguente:
Quaderno A [a]: febbraio-marzo 1929
Quaderno A [b]: febbraio-marzo 1929
Quaderno B [a]: tra aprile 1929 e novembre 1931
Quaderno 9 [a]: tra aprile-giugno e novembre 1929
Quaderno C [a]: aprile-giugno 1929
Quaderno C [b]: tra aprile-giugno e dicembre 1929
Quaderno B [b]: 1929 (dal giugno)
Quaderno C [c]: entro dicembre 1929
Quaderno C [d]: primi mesi del 1930
Quaderno 7 [a]: tra maggio 1930 e luglio 1931
Quaderno D: gennaio 1932.
6. Criteri di edizione
6.1. Il testo
Per le ragioni che abbiamo illustrato, nella presente edizione i quaderni sono pubblicati in sequenza cronologica in base alla loro data di
inizio (o, quando si tratti di quaderni “misti”, alla data di inizio del
loro primo blocco interno). I blocchi sono contraddistinti da una lettera minuscola fra quadre. Nel caso del Quaderno C, in cui, come si è
detto, la collocazione materiale delle sezioni non corrisponde all’ordine reale in cui Gramsci le ha principiate, queste vengono pubblicate
nell’ordine di avvio della loro stesura.
Abbiamo ovviamente mantenuto i titoli apposti da Gramsci ai singoli blocchi (Quaderni A [a], B [b], 9 [a], C [a], [b], [c], [d]), mentre
ai Quaderni A [b], B [a], 7 [a] e D, a cui l’autore non ha dato un titolo, ne abbiamo premesso uno redazionale, descrittivo del contenuto,
ponendolo tra parentesi angolari.
Compatibilmente con le esigenze di un’edizione critica e moderna,
abbiamo cercato di riprodurre i quaderni di traduzioni nel modo più
fedele possibile e sforzandoci di restituire, anche visivamente, il loro
carattere di “officina” (ma lo stesso discorso vale per i quaderni teorici). Questa esigenza di fedeltà ci ha spinto a rispettare alcune peculiarità grafiche, che ci sono parse significative, della pagina gramsciana
(si veda, ad esempio, il modo in cui è stato reso il titolo del Quaderno
890
Nota al testo
C [d]). Così, negli Esercizi di lingua inglese del Quaderno C [a] abbiamo riprodotto esattamente accenti e segni che Gramsci utilizza per
una sua personale trascrizione fonetica dei brani. Non abbiamo ritenuto di dover uniformare la posizione dei titoli interni, che Gramsci a
volte allinea a sinistra, a volte scrive al centro della riga, né il modo in
cui numera singoli brani (con l’eccezione di quanto segnalato in apparato di 570,13 e 25; 572,4). Non abbiamo tuttavia seguito il nostro
autore nella sua estrema cura nel risparmiare gli spazi. Per non sprecare righe nei quaderni, egli affida a brevi tratti orizzontali di penna la
separazione fra un brano e l’altro o fra un capitolo e l’altro, mentre
sono rarissime le righe lasciate in bianco a questo fine: abbiamo riprodotto i tratti di penna, ma abbiamo altresì lasciato degli stacchi per
rendere più leggibile il testo.
Abbiamo rispettato i capoversi, e non li abbiamo introdotti se, pur
presenti negli originali da cui Gramsci traduce, non sono stati recepiti
dall’autore, che spesso preferisce affidare la funzione di “a capo” a
particolari segni (come ad esempio il segno ~ o la lineetta lunga —),
che abbiamo sempre riprodotto.
In misura maggiore o minore, a seconda della difficoltà delle singole traduzioni, Gramsci dissemina nelle pagine dei quaderni diversi segnali per denotare dubbi, esprimere insoddisfazione per le soluzioni
adottate, evidenziare parole o passi su cui si ripropone di tornare. Si
tratta di sottolineature (peraltro perfettamente distinguibili – anche
grazie al confronto con gli originali da cui egli traduce – da quelle
aventi funzione di corsivo), che per maggior chiarezza abbiamo rappresentato come sottolineature tratteggiate; riquadri o circoli a penna,
che abbiamo reso con sottolineature continue; parentesi tonde, di solito di lunghezza maggiore del normale (anche queste sempre distinguibili dalle parentesi che racchiudono un inciso), che abbiamo trasformato in { }; barre verticali o oblique, che abbiamo ricondotto a
 ; punti interrogativi, che abbiamo riprodotto in corpo ridotto e
ponendoli a esponente, per non ingenerare confusione con la normale interpunzione. Talvolta il dubbio o l’insoddisfazione sono espressi
da Gramsci con tratti verticali e crocette sul margine delle righe: di
questi casi abbiamo dato conto, discorsivamente, nell’apparato critico
a piè di pagina.
Abbiamo regolarizzato l’uso delle maiuscole (comprensibilmente
eccessive, in questi quaderni, per una sorta di condizionamento esercitato dai testi tedeschi che Gramsci traduce), in generale abbassando891
Nota al testo
le;43 posto in maiuscolo Chiesa e Stato (soggetti a oscillazione); integrato i corsivi mancanti in alcuni titoli (di fiabe o di capitoli) e normalizzato l’uso delle virgolette e delle lineette nei discorsi diretti. Ma non
abbiamo ripreso lo spaziato che, nelle traduzioni da Finck, Gramsci mutua sporadicamente dall’originale tedesco per evidenziare i nomi
delle lingue. Siamo intervenuti con la maggiore discrezione possibile
sulla punteggiatura (anche questa condizionata dagli usi del tedesco) e
abbiamo sistemato apostrofi44 e accenti (eliminandoli quando superflui
e inserendoli quando necessari; ma non abbiamo aggiunto gli accenti
mancanti a nomi45 e toponimi,46 affidando alle note di commento l’indicazione delle forme corrette e correnti). Abbiamo sciolto fra parentesi
angolari le abbreviazioni.
Nella resa del testo, abbiamo rispettato le oscillazioni nella grafia di
uno stesso termine47 e accolto forme non errate ma insolite, come abbominio (63,23; 262,3), abbominevole (262,13; 466,21; 461,1), compatriotta (74,23), inebbriante (117,18) e gittò (152,27). Non abbiamo ritenuto di dover intervenire su voleggiavano (61,24), Cañon (83,5), rudamente (86,20), drammaturgi (101,11), fina osservazione (106,11),
spiazzale (257,27), valtzer (455,9; 473,20) e eccletica (806,13). Lo stesso criterio conservativo abbiamo applicato anche a sdruscite (51,11),
chiacchera, -e (53,2; 148,33; 205,29), chiaccherona, -i (53,4; 525,2), lascierò (441,13); a freccie (57,20), roccie (83,2; 213,21; 527,2), guancie
(97,16; 190,4; 249,25; 250,16; 455,4; 461,30; 463,17; 468,26; 518,
43
La riduzione è stata più drastica nei Quaderni B [b] e C [c], dove – anche per
rendere più scorrevole la lettura – abbiamo minuscolizzato tutti i nomi delle lingue
(che Gramsci rende quasi sempre con la maiuscola, seguendo il testo tedesco del
Finck) ma lasciato la maiuscola ai nomi dei popoli.
44
In particolare, abbiamo eliminato l’apostrofo in fin’ora (67,25), ricondotto a
fin ora, e in fin’allora (749,7-8), reso con finallora; in qual’è (686,10) e sol’uomo
(770,16), che abbiamo separato, e in d’avanti (169,20; 477,19), che abbiamo unito.
45
Con l’unica eccezione di Lili (532,10; 535,6 e 8; 537,6), che abbiamo accentato alla luce di due occorrenze di Lilì nel ms. (532,4 e 6).
46
Per contro, abbiamo rispettato gli accenti posti da Gramsci in Mississipì (376,
17; 378,28; 379,6 – dove peraltro il ms. reca Missisipì, che abbiamo corretto –; 380,
8) e in zulù (574,25, 27 e 30; 575,3).
47
Abbiamo recepito cosidetto, -a, -e (57,25; 649,3; 652,1; 654,7; 686,33) e cosiddetto, -i (325,4; 669,19), pur in presenza di così detto, -i, -a, -e, di gran lunga preponderanti nel testo (e a questa forma abbiamo tacitamente riportato un cosìdetto: 712,32);
stassera (168,25; 247,30; 679,28; 682,2; 687,18; 695,27), di poco più frequente di stasera (cinque occorrenze); sopratutto (297,7; 654,19) e sopra tutto (83,12-13; 200,31;
638,23) a fronte del più diffuso soprattutto; dinnanzi (184,24; 237,24-25 e 26; 454,13;
632,9) contro il prevalente dinanzi; diecine (481,22) e, a una riga di distanza, decine
(481,23).
892
Nota al testo
26), sconcie (157,17), salsiccie (167,12-13 e 15; 175,6; 193,33), focaccie
(175,6), selvaggie (185,2 e 12), striscie (207,32; 208,12), goccie (214,
22), traccie (309,12), faccie (458,10), quercie (507,13; 525,10); e ancora a vizii (109,7), sazii (481,33), proprii (510,30), servizii (520,21); e
infine a brettone, -i (309,20-21, 28-31), contradditorie (314,25) e avvitichiarmi (464,28). Abbiamo lasciato a testo, senza emendare, dal “The
Spoon River Anthology” (49,7), nel “The Evening World” (101,3), del
“American Monthly” (102,8). Abbiamo accolto sessanta due (107,29) e
quaranta due (466,7), ma emendato fora siepe (268,5) in forasiepe, alla
luce delle dodici occorrenze di quest’ultima grafia.
Per non appesantire inutilmente l’apparato, abbiamo compiuto tacitamente una serie di correzioni. In particolare, abbiamo rimediato ad
alcuni evidenti trascorsi di penna48 e ad altre distrazioni di Gramsci.49
48
rilevale per rilevare (58,1), altrettando per altrettanto (66,24), pensò per penso
(96,13), sapelli per sapessi (152,6), cominciaro per cominciarono (159,9), invitata per invitava (161,32), camminaro per camminarono (168,33), quandi (169,32) e quanda
(482,23) per quando, qui per cui (179,21; 284,24; 318,4), frattento (180,24) e frattemto
(461,19-20) per frattempo, interrò per interrogò (189,23-24), esse per essere (196,4;
813,13), sdraiono per sdraiarono (199,15), a cacciava per a caccia (212,12), invigioso per
invidioso (240,2), erà per era (253,7), passerò per passero (259,20), germirlo per ghermirlo
(260,33-34), guarde per guardie (263,32), uno strappò per uno strappo (265,32), sancrito
per sanscrito (297,8), pakrito per prakrito (298,28), divergenze per divergente (298,32), si
riconduco per si riconducono (300,9), dialettare raccentemente per dialettale recentemente
(300,19), lonto per lontano (305,5), Aremoricae per Aremoriacae (309,25), austroausiatico per austroasiatico (341,27), costituisco per costituiscono (364,10), dui per due (382,9),
della per detta (382,27), si allontano per si allontana (386,21), tosse per tossisce (455,12;
687,14), arruzza per azzurra (469,10-11), uniformente per uniformemente (479,2-3),
credende per credendo (488,14), tui per tuoi (489,29), dove per dovete (511,7), dai lui per
da lui (517,7), presse per presso (533,18), decessi per decenni (562,25), efel per efe
(586,4), sei per sia (629,10), volere per voleva (633,9), appenà per appena (635,2), materiamente per materialmente (639,23), supposiamo per supponiamo (780,13), seguido per
seguito (781,30), sopierchieria per soperchieria (783,13), spiegandò per spiegando (801,
10), sono per solo (809,5).
49
gridi per grido (66,21), preoccupati per preoccupato (81,11), dalla per dalle (119,
6), dalle per dalla (625,31), cappelli per capelli (190,15), contadini per contadino (196,
28), ai per a (209,28), era per erano (217,8; 808,18), erano per era (256,10; 691,7), re
per il re (264,22), presentate per presentati (284,12), un altro per un’altra (289,1), sparite per spariti (292,4), giusto per giusta (294,9), indicato per indicata (297,2), compreso
per compresa (297,14-15), indica per indicano (301,31), ricongiunge per ricongiungono
(307,8), conosciuta e conosciuti per conosciuto (308,7; 369,3), vicino per vicina (319, 3),
diramazione per diramazioni (324,10), distaccatisi uno dall’altro per distaccatesi una
dall’altra (324,10-11), rimasta per rimasto (325,15), al per alla (331,20), da per dal
(333,18-19), stato trasferito per stata trasferita (334,25), col per colla (334,31), la quarta per il quarto (342,14), registrate per registrati (345,28), sulle per sui e per sulla (346,
22; 482,3), una per uno (350,21), un per una (688,6), necessari per necessarie (353,9),
893
Nota al testo
Siamo poi intervenuti su calcagne (52,24), inconsciente (750,17), omnilaterale (751,33); su diggià (50,5; 103,30), commandano (95,3), commanda (782,31), commodo (805,27), schiammazzo (151,12), suddiciume
(160,14), obblioso (469,24), sovverchiando (473,29), occuppato (638,12),
straccarica (683,29); come anche su pallotola (460,17) e pallotoline (52,
8), giaciono (91,28), batello (104,17), contrasegnato (105,8), imbizzarivano (156,26), scapò (198,19), fritelle (249,10), pezzetini (262,26), addiritura (283,26), riattacarsi (288,29), assomano (361,5) e assoma (466,10),
cocarda (465,28), camello (487,1), avvilupata (695, 13), tragicomedia
(764,8), diferenze (804,11). Abbiamo diviso qualchecosa (73,8; 145,10),
dilà (83,20), trentanni (85,28), ingiro (506,12), finaquando (185,14;
473,29). Abbiamo emendato la grafia di alcuni nomi e toponimi (in
casi in cui l’abbiamo ritenuta frutto di una mera svista di Gramsci), riconducendola alla forma corretta.50 Di ogni altro intervento sul testo si
dà conto in apparato.
6.2. L’apparato critico
L’apparato critico, posto in calce a ogni pagina, è costituito di due
fasce (la seconda è contraddistinta da un corpo tipografico minore).
La seconda fascia è di carattere genetico, e documenta il lavorio correttorio e i pentimenti di Gramsci prima dell’esito del ms. (esito talvolta soggetto – come si vedrà tra breve – a ulteriore evoluzione). Ogni fenomeno segnalato in apparato è preceduto dal riferimento al testo,
espresso dal numero della riga (o delle righe) della nostra edizione (la
numerazione delle righe è sul margine esterno della pagina, di cinque
ognuna per ognuno (358,16), sta per stanno (362,10), tutte per tutti (370,31), parlata
per parlato (371,19), parlato per parlata (386,17), nel per nella (378,23), giudicate per
giudicati (385,1), stimate per stimati (385,1-2), isolate per isolati (387,27), inserite per
inseriti (387,29), le per gli (389,28), acquistano per acquistavano (394,20), ragazzi per
ragazze (482,25), aveva per avevano (504,14), annotazione per annotazioni (504,21),
tirassi per tirasse (511,5), usato per usata (559,31), conservato per conservata (567,31),
sospinte per sospinta (619,10), invernale per invernali (634,17), fecero per fece (641,23),
i primi per dei primi (642,5), adattarla per adattarlo (653,15), di lui per da lui (696,
28-29), capace per capace di (701,28), grandi per grande (702,29), verificatesi per verificatisi (759,32), rappresentati per rappresentanti (761,17), case per casa (780,16), peggiorato per peggiorata (782,33), fila per filo (832,13).
50
Hansum(74,23), Zaratustra(302,6), Balucistan(305,10), Vikingi(311,12), plattdeutch (312,13), Batapalscinks (325,1), Bismark (346,21), Oloniez (357,34), Ingermannlang (358,2), Afganistan (360,33-34), Buenos Ayres (565,11), Herreros (571,5 e 7) e herrero (579,18), Tumbuctù (582,21), Werter (676,3). Ma abbiamo lasciato maia (383,5, 11,
14; 384,15), a fronte di due occorrenze di maya (382,29 e 32), e Orenoco (366,22;
392,16-17 e 19; 393,1 e 2; 557,9; 558,31–559,1).
894
Nota al testo
righe in cinque righe, mentre sul margine interno è data l’indicazione
della carta del ms.;51 la barra nel testo, che indica il passaggio da una
pagina all’altra, è omessa quando la nuova pagina coincide con l’inizio
di un capoverso) e dalla citazione della parola o delle parole interessate,
delimitate da una quadra chiusa (nel caso di porzione ampia se ne citano gli estremi e si fa uso di puntini di sospensione, omettendo comunque gli esponenti numerici delle note). Le parti di testo richiamate in
apparato e i relativi fenomeni descritti sono dati esclusivamente in tondo, il corsivo essendo riservato a contraddistinguere le didascalie del
curatore. I segni A B delimitano una porzione interessata da didascalia: questa intende altrimenti come punto di sviluppo l’intera porzione,
quand’anche logicamente isolabile. La didascalia ecc. significa che, nella
parte omessa, la lezione coincide con la corrispondente parte della porzione di testo richiamata prima della quadra.
Le parole cassate nel ms. sono racchiuse fra parentesi angolari rovesciate (› ‹). I segni +++ indicano parola illeggibile sotto cassatura.
La didascalia segue introduce uno sviluppo lasciato cadere e dunque
non direttamente riferibile alla lezione a testo che nel ms. la precede.
Le didascalie segue, prima, riscr. (riscritto), su (nel senso di lezione ricalcata su altra precedente), da (lezione ricavata, per vie diverse – correzioni interlineari o marginali, parole o lettere ricalcate, aggiunte ecc. –,
da quella segnalata), sps. a (lezione soprascritta in interlinea) si riferiscono sempre al testo in rigo, salvo altra indicazione. Con interl. e
marg. si indicano le aggiunte interlineari e marginali, con ins. le parole
inserite. Con la didascalia seriore vogliamo segnalare che, in base al ductus, alcuni interventi o correzioni sono senz’altro da attribuire ad epoca
successiva al compimento del testo base.
La didascalia ms. indica che ciò che segue è lezione del ms. rispetto
alla quale l’edizione ha adottato una differente soluzione. Questa didascalia introduce errori, ripetizioni, sviste e quant’altro si sia ritenuto di
dover emendare facendone esplicita menzione in apparato. Quando
l’emendamento accolto a testo è suggerito dal corrispondente nella lingua da cui Gramsci traduce, se ne dà l’indicazione; uguale indicazione
si dà nei casi in cui l’errore del nostro autore è provocato da un refuso
nell’originale di partenza.
51
Si indica, volta a volta, il recto e il verso della carta. Nel caso del Quaderno D, in
cui Gramsci, come si è detto nella descrizione, ha diviso ogni pagina a metà con due linee a penna, verticali e parallele, si indicano con 1r a, 1v a, rispettivamente, la metà di
sinistra della prima e della seconda pagina, con 1r b la metà di destra della prima pagina.
895
Nota al testo
La prima fascia dell’apparato è evolutiva ed è destinata a dar conto
dell’ulteriore labor limae a cui Gramsci ha sottoposto le proprie traduzioni con la frequente apposizione di varianti, che a tutta prima si presentano come alternative – dal momento che il testo base non viene
esplicitamente rifiutato –, ma che in realtà sono varianti destitutive.
Esse sono apposte solitamente in interlinea (raramente in rigo), ma
senza che vi corrisponda una cassatura della lezione di fatto superata,
anche quando, come si comprende dal prosieguo della traduzione, di
correzione effettivamente si tratta. Valgano alcuni esempi: a c. 32v del
Quaderno A [a], Gramsci scrive in un primo momento una bella nota;
nell’interlinea sopra nota mette scolio, quindi interviene su ciò che precede trasformando una bella in un bello (cfr. 91,5-6 e relativi apparati).
A c. 72v del Quaderno A [b] si legge la necessità dà le gambe; in interlinea Gramsci pone fa correre, e prosegue poi il testo in rigo con anche i
vecchi, evidentemente non concordato con la lezione di base (cfr. 179,
15-16 e relativo apparato). A c. 2r del Quaderno B [a] si legge il pavimento ne fu ricoperto; ma il pavimento è variante interlineare sopra la
stanza, e ricoperto risulta pertanto concordato non con la lezione di
base, ma con la variante (cfr. 239,17 e relativo apparato). Sempre in
questo quaderno (c. 13r), nello scambio di battute fra il coboldo e la
mugnarina, la seconda offre al primo, in cambio dei suoi servizi, La
mia collana, sopra cui Gramsci appone la variante Il monile che ho al
collo; ma subito dopo il racconto prosegue con: Il coboldo prese il monile (cfr. 256,6-7 e relativo apparato). Si potrebbero addurre in proposito
numerosi altri esempi (ma il lettore non avrà difficoltà a individuarli)
atti a confermare che quelle che sembrano essere varianti alternative
sono in realtà vere e proprie correzioni del testo base. Significativo è
poi il fatto che, nella quasi totalità dei casi, la traduzione dell’originale
tedesco o russo introdotta dalla variante è, rispetto al testo base, fedele
o più perspicua (dei casi in cui invece si ha un’involuzione, risultando
più corretta la lezione primitiva, si dà puntualmente conto nelle note
di commento). Per questa ragione, abbiamo accolto a testo la variante
e registrato nella prima fascia di apparato, dopo la quadra chiusa, ciò
che viene superato.
Nel rappresentare le varianti, abbiamo reso esplicita l’intenzione di
Gramsci, al di là della forma, spesso abbreviata, in cui la variante compare nel ms. Per fare un solo esempio: nell’episodio della morte di Roberta (Quaderno A [a], c. 18v) portò la barca al completo rovesciamento
è registrato come variante di produsse il completo rovesciamento della
barca, anche se il ms. reca in interlinea solo portò la barca al. Abbiamo
però indicato, utilizzando la didascalia ms., i casi in cui Gramsci ha
896
Nota al testo
omesso di concordare con la variante parte del testo successivo (su cui
siamo necessariamente intervenuti).
Per l’accesso alla prima fascia di apparato valga quanto detto sopra, a
proposito della seconda fascia, su riferimento numerico alle righe del
testo, citazione della porzione interessata e uso del corsivo nelle sole didascalie. Se non accompagnate da alcuna didascalia del curatore, le varianti sono da intendersi vergate nell’interlinea, sopra la parola soggetta
a variazione; la didascalia variante in rigo, invece, significa che nel ms.
quanto precede la quadra è scritto di seguito alla lezione di base. Con
la didascalia seriore (frequente nell’apparato che accompagna le traduzioni delle poesie di Goethe) abbiamo voluto indicare che, in base al
ductus, la variante è senz’altro da attribuire ad epoca successiva al compimento del testo base.
Quando, rispetto alla lezione di base, si hanno due o più varianti,
viene accolta a testo l’ultima di esse, e nell’apparato, dopo la quadra
chiusa, si dà conto in senso diacronico di tutto ciò che la precede, scandendo i vari stadi con una lettera a esponente in corsivo, a partire in
primo luogo dal testo base. Nel caso, ad esempio, di 518,24-25 – in
cui l’apparato registra: il cuore si turba!] al’anima {mi si innalza} bil cuore si apre cil cuore {si consuma} (varianti seriori) – a indica la lezione di
base, b e c sono la prima e la seconda variante, mentre la terza variante
è costituita da ciò che è accolto a testo; e la didascalia finale chiarisce
che tutte e tre le varianti sono di epoca più tarda rispetto al testo base.
La prima fascia di apparato non dà conto della eventuale genesi della lezione di base sottoposta a variazione (ma solo, se si dà il caso, di
minimi interventi operati da Gramsci sulla variante stessa). Tuttavia,
quando ciò che è stato variato è a sua volta il frutto di un lavorio correttorio, abbiamo premesso alla lezione di base registrata nella prima
fascia un punto fermo a mezza altezza (ad esempio 61,16: · coperta)
con funzione di richiamo, per indirizzare visivamente il lettore al passaggio dalla prima alla seconda fascia di apparato: in questa, per la medesima porzione – preceduta dallo stesso o dagli stessi numeri di riga
citati nella prima fascia e dal punto fermo di richiamo –, si dà conto
della correzione o dell’intervento che la riguarda.
6.3. Le note
Per quel che concerne le note di commento, poste al termine di
ogni sezione, rinviamo a quanto già detto in sede di Introduzione52 a
52
Cfr. in particolare pp. 31-32 e 39-40.
897
Nota al testo
proposito dei criteri adottati per segnalare le discrepanze più o meno
intenzionali della traduzione di Gramsci rispetto al testo di partenza e
in generale le peculiarità della versione di ciascun testo. Segnaliamo
inoltre che la già ricordata complessità della traduzione del manuale di
linguistica del Finck – in relazione specialmente ai nomi delle lingue e
dei popoli citati e ai toponimi – ci ha indotto a dar conto dell’originale
più liberamente di quanto si faccia nel commento degli altri quaderni,
ponendo a confronto col testo gramsciano porzioni più limitate – spesso singoli termini, privati delle desinenze dovute alla loro funzione nel
contesto logico e sintattico – per rendere più semplice e diretto il confronto con la resa da parte del traduttore e con quella oggi corrente.
Qui come altrove abbiamo infine aggiunto una serie di notazioni volte
a informare il lettore su luoghi, personaggi o testi menzionati in modo
non del tutto preciso o comunque non immediatamente perspicui.
Gianni Francioni
898