Scheda di sintesi di Celeste Acquarelli JEAN

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Scheda di sintesi di Celeste Acquarelli JEAN
Roussdiseg
Scheda di sintesi di Celeste Acquarelli
JEAN JACQUES ROUSSEAU
Discorso sull'origine della disuguaglianza tra gli uomini
Questo testo venne pubblicato in Francia nel 1755 in occasione del concorso bandito dall'Accademia di Digione.
Rousseau aveva già vinto il primo premio con il libro "Discorso sulle scienze e sulle arti" nel 1750, quando la
medesima Accademia aveva bandito un concorso sul seguente tema: "Se il progresso delle scienze e delle arti abbia
contribuito a migliorare i costumi.”
Egli pubblicò il suddetto libro all’ interno del concorso che aveva come tematica: “Qual è l'origine dell'ineguaglianza
tra gli uomini e se essa sia autorizzata dalla legge naturale”. Nonostante non riuscissea vincere il primo premio questo
scritto ebbe una notevole risonanza; celebri le critiche ricevute da alcuni suoi contemporanei quali Diderot e Voltaire.
"Io devo parlare dell' uomo; e il problema che esamino mi mostra che
sto per parlare a uomini; perché non si propongono di tali problemi,
quando si abbia paura di onorare la verità." 1
Rousseau afferma nell'introduzione che è necessario, per affrontare l'argomento della disuguaglianza tra gli uomini,
comprendere la natura dell'uomo nel suo stato originario, poiché l'ineguaglianza si è sviluppata man mano che l'uomo si
è allontanato dalla sua condizione naturale.
PRIMA PARTE:
L'uomo nello stato di natura è autosufficiente, possiede un corpo robusto dovuto al continuo confronto con la natura,
non teme gli animali perché più forte o più scaltro di loro, i suoi bisogni sono ridotti al minimo: il cibo per sfamarsi, un
essere umano dell'altro sesso per soddisfare il desiderio sessuale ed il tempo libero per riposare. Egli oltretutto non ha
paura della morte perché non possiede l'idea del futuro. Anche le malattie non costituiscono un problema, dato che esse
derivano dagli eccessi e dalla fatiche propri della vita civile. La natura ha destinato l'uomo ad essere sano, spolto dai
caratteri non naturali, libero dalle preoccupazioni. La natura ha dunque fatto nascere l'uomo in uno stato di perfezione.
Ciò che lo distingue dalla condizione degli animali sono:
- il libero arbitrio
- la capacità di perfezionarsi
"Se essa (la natura) ci ha destinati ad essere sani, oserei quasi
assicurare che lo stato di riflessione è uno stato contro natura, e che
l'uomo che medita è un animale depravato."2
Pertanto l'uomo selvaggio per Rousseau è privo di ragione, vive in una condizione di felicità e serenità; sono gli uomini
civili ad essersi sempre lamentati delle loro vite, mentre l'uomo selvaggio non è stanco della vita e non pensa al suicidio
come soluzione.
L'uomo nello stato di natura non è malvagio e non ritiene di avere il diritto su tutto come invece sostiene Hobbes.
L'errore di Hobbes, secondo Rousseau, è stato quello di proiettare nello stato di natura tutte le paure della borghesia,
quali l'espropriazione dei beni e la guerra civile. Hobbes per di più non considera che l'uomo selvaggio possa essere
mosso da passioni, quali la pietà e l'amore, che invece secondo Rousseau contribuiscono a preservare la specie umana a
lungo tempo. Ecco perché Rousseau afferma che l'uguaglianza degli uomini non nasca dalla ragione ma dai
sentimenti, che arrivano prima delle riflessioni.
Tuttavia egli ammette che nello stato di natura possano nascere scontri tra gli uomini. Questi sono dovuti al
soddisfacimento di qualche desiderio fugace come quello del cibo o della femmina.
SECONDA PARTE:
1
Jean Jacques Rousseau, Discorsi, Edizione Bur, pag. 93
2
Ibidem, pag.102
Roussdiseg
L'uomo inizia ad aggregarsi, a sentire il bisogno di incontrarsi con esseri simili a lui. Grazie al continuo confronto,
l'uomo affina sempre di più l'ingegno, pertanto inizia ad usare gli strumenti che lo porteranno a costruire luoghi in cui
ripararsi, ovvero abitazioni. Le abitazioni portano alla nascita delle prime famiglie e di conseguenza all'abitudine
sempre
più incessante a frequentarsi, ai sentimenti d'amore coniugale, materno, paterno.
Con la nascita dei primi doveri civili tra gli uomini avviene una “sovversione” dei sentimenti che si trasformano in
desiderio di prevaricazione, di vendetta, di odio, di ambizione, giungendo così alla legge del più forte; questi per
Rousseau sono i primi passi verso la diseguaglianza, della quale individua due distinte tipologie:
- Diseguaglianza naturale o fisica
cioè stabilita dalla natura, che si esprime in termini di differenze di età, di vigore del corpo, di qualità dello spirito, di
salute. Ma queste differenze sono tali da rendere la diseguaglianza quasi nulla nello stato di natura.
- Diseguaglianza morale o politica
fondata su un certo consenso tra gli uomini.
E' quest'ultima a generare le diseguaglianze che Rousseau critica, attribuendole allo sviluppo delle nostre facoltà e dello
spirito umano, e che sono sanzionate dalla società e dal diritto positivo.
In quest'ultimo genere Rousseau fa altre distinzioni di diseguaglianze:
-
proprietà privata (che nasce dall'agricoltura e dalla metallurgia),che sancisce la differenza tra ricchi e
-
l'istituzione di magistrature,che sancisce la differenza tra potenti e deboli.
trasformazione del potere da "legittimo" ad "arbitrario", che sancisce la diseguaglianza tra padroni e
schiavi.
poveri.
In questo modo la società ha infranto l'uguaglianza e si trova in uno stato di disordine assoluto ed usurpazione in cui si
necessita di un potere che sappia prendere in mano la situazione.
Pertanto l'esito finale è il dispotismo, che non tollera alcun principio superiore, in cui il despota esercita il potere con
la forza e non con la virtù per il bene dei cittadini. Dunque i cittadini sentiranno il bisogno di liberarsi da questo giogo,
da questa cieca obbedienza che li rende sudditi; ecco che si arriva al rovesciamento della forza ed alla ribellione.
Rousseau conclude affermando che l'uomo in questa condizione vorrebbe ritornare al suo stato di natura; ciò tuttavia è
impossibile poiché egli durante il suo progresso ha acquisito delle passioni che ormai non sono più annullabili.
"E' qui l'ultimo termine della diseguaglianza (si riferisce al
dispotismo),e il punto estremo che chiude il circolo, e tocca il punto
da cui siamo partiti: qui tutti gli individui tornano uguali, perché non
son più nulla, e non avendo più i sudditi altra legge che la volontà del
padrone, né il padrone altra regola che le sue passioni, le nozioni del
bene e i principi della giustizia svaniscono di nuovo: qui tutto ti
riporta alla sola legge del più forte, e in conseguenza la nuovo stato
di natura, differente da quello di cui abbiamo preso le mosse, in
quanto quello era lo stato di natura nella sua purezza, e quest'ultimo è
il prodotto di un eccesso di corruzione.”