Progetto RESABES a. s. 2015.16

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Progetto RESABES a. s. 2015.16
DIREZIONE DIDATTICA
DI
S. TERESA DI RIVA
“Ogni persona è unica . . .
non c'è peggiore ingiustizia
nel dare cose uguali
a persone che uguali non sono”.
PROGETTO “ RE.S.A.BES”
A.S. 2015/2016
PROGETTO DI INCLUSIONE E DI INTEGRAZIONE
PER ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI
Docente Referente
Gestione disagio scolastico
Ins. Puglisi Rita
PROGETTO “RE.S.A.BES”
Premessa
La scuola è un comunità educante, che accoglie ogni alunno nello
sforzo quotidiano di costruire condizioni relazionali e situazioni
pedagogiche tali da consentirne il massimo sviluppo. Una scuola non
solo per sapere , ma soprattutto per crescere, attraverso l'acquisizione di
conoscenze, competenze, abilità, autonomia, nei margini delle capacità individuali,
mediante interventi specifici da attuare sullo sfondo costante e imprescindibile
dell'istruzione e della socializzazione.
Nella Nostra Istituzione Scolastica l'inclusione degli alunni è un fattore di qualità,
sia dal punto di vista educativo che da quello didattico, che sviluppa dinamiche di
collaborazione tra gli allievi, educandoli ai valori della persona, al rispetto per il
diverso e allo spirito di solidarietà.
Come comunità educante la nostra Direzione Didattica accoglie ogni alunno con
l'impegno di costruire condizioni relazionali e situazioni pedagogiche per favorirne
un positivo sviluppo, attraverso l'acquisizione di conoscenze, abilità, competenze e
autonomia.
La sfida dell'inclusione chiama tutti i protagonisti della vita scolastica (docenti,
alunni, personale, genitori, personale dei servizi socio-sanitari) ad attivarsi in
maniera sinergica in vista di una reale inclusione di tutti.
Affinché ciascun allievo voglia imparare, l’apprendimento, oltre che incrementare i
livelli di competenza e destare curiosità e interesse, deve produrre una sensazione
di benessere emotivo – cognitivo e garantire un’autoaffermazione individuale
attraverso adeguati sistemi.
La finalità del progetto “RE.S.A.BES”, si propone di favorire l'integrazione degli
alunni con disabilità, sostenere con interventi didattici e tecnologici adeguati, alunni
con DSA, costruire percorsi didattici per alunni in situazione BES, favorire i processi
di inclusione degli alunni stranieri, prevenire il disagio e la dispersione scolastica,
migliorare
le
azioni
nel
campo
della
prevenzione
del
disagio
e
della
personalizzazione degli interventi per una didattica più inclusiva per tutti.
Il progetto inclusione si rivolgerà in particolar modo ai seguenti soggetti:
1. ALUNNI CON DISABILITÀ
2. ALUNNI CON DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI
3.ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIFICI
4.ALUNNI
CON
SVANTAGGIO
SOCIO-ECONOMICO,
LINGUISTICO
E
CULTURALE.
1- ALUNNI CON DISABILITÀ
La scuola garantisce ad ogni individuo spazi di socializzazione e occasioni per
sviluppare le proprie potenzialità, in termini di apprendimenti, ma anche di
autonomia, comunicazione e relazione. La scuola si impegna affinché l'incontro con
compagni con disabilità divenga un importante momento di crescita personale ed
umana per tutti gli alunni, chiamati a percorrere insieme un itinerario di
accettazione e valorizzazione della diversità.
2- ALUNNI CON DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI
La scuola si attiva per identificare precocemente le possibili difficoltà di
apprendimento (Disturbi Specifici dell'Apprendimento DSA, Disturbo dell'Attenzione
e dell'Iperattività ADHD, Deficit del Linguaggio, Deficit delle abilità non verbali,
Funzionamento Cognitivo Limite o Evolutivo Specifico Misto) e i segnali di rischio.
3- ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIFICI
Si vuole inoltre richiamare ulteriormente l’attenzione su quell’area dei BES che
interessa lo svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale. Ogni alunno, con
continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o
per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai
quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta. Tali
tipologie di BES dovranno essere individuate sulla base di elementi oggettivi (come
ad es. una segnalazione degli operatori dei servizi sociali), ovvero di ben fondate
considerazioni psicopedagogiche e didattiche.
4-ALUNNI
CON
SVANTAGGIO
SOCIO-ECONOMICO,
LINGUISTICO
E
CULTURALE
La scuola si attiva per identificare e sostenere gli alunni che, anche in assenza di
una specifica certificazione, necessitano di un percorso didattico ed educativo
personalizzato. Per questi alunni, e in particolare per coloro che sperimentano
difficoltà derivanti dalla non conoscenza della lingua italiana - per esempio alunni di
origine straniera di recente immigrazione e, in specie, coloro che sono entrati nel
nostro sistema scolastico nell’ultimo anno - è parimenti possibile attivare percorsi
individualizzati e personalizzati, oltre che adottare strumenti compensativi e misure
dispensati.
PROGETTO RE.S.A.BES
Il progetto mira a garantire le priorità del Circolo indicate nel POF:
-Prevenzione del disagio e della dispersione scolastica;
-Promozione del successo formativo attraverso azioni al recupero degli alunni con DSA e
alunni BES.;
-Sostegno all’aggiornamento e alla formazione degli insegnamenti ai fini di valorizzare la
professionalità docente e garantire la qualità dell’offerta formativa;
-attenzione alle dinamiche relazionali e alla dimensione comunicativa.
DESTINATARI
. Alunni con DSA diagnosticati.
. Alunni con bisogni educativi speciali.
. docenti .
. Famiglie.
RISORSE UMANE
Docente referente: Puglisi Rita
Coinvolti tutti i docenti dell'Istituzione Scolastica.
Esperti della rete scuole Messina “RESABES”
FINALITÀ
-
Garantire a tutti gli alunni il successo formativo, con particolare riguardo a quelli che
presentano difficoltà riconducibili a DSA e in generale a Bisogni Educativi Speciali.
-
Attuare le buone prassi suggerite dalle linee guida riguardo gli alunni dislessici
contenute nelle circolari ministeriali e nell’Accordo di Programma della Provincia.
-
Perseguire il miglioramento dell’offerta formativa, della qualità dell’azione educativa
e didattica e della professionalità negli interventi mirati, con una sempre maggiore
attenzione alle specifiche difficoltà degli alunni e ai diversi stili cognitivi.
-
Condividere informazioni e conoscenze sull’uso di metodi, strumenti compensativi e
buone prassi didattiche nei confronti di alunni con DSA.
-
Potenziare le risorse a disposizione degli alunni in difficoltà di apprendimento.
-
Promuovere la valorizzazione e lo sviluppo delle risorse umane, attraverso la
formazione (formazione in presenza, autoaggiornamento).
-
Intraprendere percorsi educativi e didattici sperimentali attraverso modalità
coordinate di insegnamento/apprendimento, nell’ottica della calorizzazione della
persona, considerata nella sua diversità.
OBIETTIVI

Potenziamento delle attività di arricchimento dell’offerta formativa e dei relativi
servizi che rendano effettivo il diritto allo studio.

Miglioramento della qualità complessiva del servizio scolastico a favore degli alunni
con bisogni educativi speciali(BES), attraverso il sostegno reciproco e l’azione
comune, la sperimentazione e la ricerca didattica ed educativa.

Arricchimento delle competenze dei docenti nell’area educativo-didattica a favore
degli alunni che presentano bisogni educativi speciali anche mediante la
socializzazione delle risorse esistenti all’interno della Rete.

Aumentare il numero degli insegnanti del Circolo impegnati in percorsi di
autoformazione e di ricerca/azione didattica e metodologica;

Attivare percorsi di formazione-aggiornamento per i docenti su tematiche
metodologiche-operative e sull’uso di strumenti compensativi digitali riguardo ai
DSA.

Attuare test di screening nella scuola d’infanzia per far emergere alunni con
difficoltà, in particolar modo quelli che presentano scarse abilità di ordine
fonologico-metafonologico
e
simbolico;
attuare
nel
contempo
percorsi
di
potenziamento delle competenze a livello linguistico, simbolico ed operativo a
favore dei bambini di 5 anni per favorire il passaggio alla scuola primaria;

Attuare test di screening nella scuola primaria per far emergere i bambini che
potrebbero essere potenziali dislessici e conseguentemente intraprendere adeguati
potenziamenti delle abilità deficitarie e nei casi di persistenza di difficoltà
nonostante l’intervento favorire il passaggio delle informazioni alle famiglie
coinvolte, avviandole ad ulteriori accertamenti presso gli specialisti sanitari del
settore, in tempi utili.

Ridurre le difficoltà dei bambini con BES tramite appositi laboratori di
recupero/rinforzo mirati allo sviluppo delle competenze deficitarie.

Predisporre appositi setting logopedici all’interno della scuola da parte di specialisti
qualificati per gli alunni a rischio DSA, BES.
Favorire la piena integrazione degli alunni con diagnosi , monitorando le specifiche
difficoltà di ciascuno per ridurre lo svantaggio scolastico attraverso:

Attivazione di percorsi di informazione/formazione specifica dei docenti;

Favorire un clima sereno nell'ambito della classe attraverso l’accoglimento delle
caratteristiche di ogni alunno;

aiutare gli alunni “A sfruttare i propri punti di forza per compensare le difficoltà”; La
predisposizione di strumenti compensativi adeguati e modalità alternative per il
lavoro scolastico degli alunni con diagnosi anche attraverso le nuove tecnologie,
destinando loro alcuni computer portatile, appositi software per l’autonomia nel
lavoro quotidiano e i libri adottati in formato digitale;

La redazione del PEP (piano educativo personalizzato) per attuare strategie
didattiche mirate per garantire il successo formativo e una valutazione adeguata ai
casi, come previsto da circolari ministeriali e normative vigenti ;

Creare una rete di supporto (referente, insegnanti, famiglie, dirigente scolastico) per
sostenere il percorso formativo degli alunni con DSA, BES, evitando l’insuccesso
scolastico e la perdita di autostima;

Rafforzare la comunicazione e l’unitarietà di intenti tra scuola e famiglia; fornire
supporto alle famiglie degli alunni .

Documentare e diffondere materiali, strumenti e percorsi di lavoro specifici, per il
potenziamento delle abilità e delle competenze e la riduzione delle difficoltà degli
alunni con DSA e Bisogni Educativi Speciali.

Sensibilizzare docenti e famiglie attraverso incontri formativi/informativi.

Sportello genitori a richiesta.

Adattare la didattica in modo da facilitare l’apprendimento di alunni con DSA, BES
e di conseguenza di tutta la classe.

Costruire insieme conoscenze e contenuti disciplinari attraverso l'uso multimediale
per la realizzazione di mappe concettuali.

Stabilire una rete di contatti con l’Associazione AID e le associazioni locali che si
occupano del problema per momenti di formazione/informazione in itinere.

Promuovere e sostenere un approccio strategico nello studio utilizzando mediatori
didattici facilitanti l'apprendimento (mappe concettuali, schemi grafici, tabelle,
immagini).
ATTIVITÀ PREVISTE E RISULTATI ATTESI
1. Rilevamento dei bisogni formativi dell'alunno e costruzione di obiettivi didattici
individualizzati specifici a cura di docenti/famiglie/specialista di riferimento.
2. Stesura del PDP da parte del docente coordinatore in collaborazione con il Consiglio di
Classe, la famiglia e lo specialista di riferimento o tecnico competente (privato o ASL).
3. Interventi formativi rivolti agli studenti con DSA sull’utilizzo degli strumenti compensativi.
4. Incontri formativi/ informativi rivolti alle famiglie e ai docenti.
5. Apertura di uno sportello di supporto per i genitori e per i docenti dal mese di novembre
al mese di giugno a cura di un esperto esterno per la ricerca di strategie efficaci e
condivise volte ad aiutare gli alunni con difficoltà.
6. Laboratori per migliorare le abilità di studio attraverso un approccio strategico che
prevede l’utilizzo di schemi, mappe concettuali e indicatori testuali.
7. Favorire la comunicazione tra scuola, famiglie e servizi sanitari.
8. Mantenere rapporti di comunicazione con l’A.I.D.
9. Favorire il raggiungimento degli obiettivi didattici ed il successo formativo.
MODALITÀ DI VALUTAZIONE DEGLI APPRENDIMENTI
Sviluppare processi di autovalutazione e autocontrollo delle strategie di apprendimento
negli alunni. Valutare in modo costruttivo, separando gli errori dal contenuto, focalizzando
l'impegno e fornendo consigli per migliorare. La valutazione infatti, dovrebbe aiutare gli
alunni a diventare consapevoli in positivo delle proprie capacità e dei propri miglioramenti.
In caso di insuccesso prevedere prove di verifica alternative e fornire un adeguato
supporto al raggiungimento di un risultato positivo.
_ Formalizzazione della documentazione utilizzata per la didattica individualizzata e
personalizzata (piano didattico personalizza).
_ Adozione di strumenti compensativi e di misure dispensativi.
RAPPORTI CON ALTRE ISTITUZIONI
-
BiblioAid per la fornitura in comodato d’uso gratuito di libri digitali (i libri di testo
degli alunni con diaagnosi di DSA, utlizzabili con sintesi vocale e con i software
compensativi in dotazione al Circolo).
-
USP – Ufficio VI, per:- formazione e aggiornamento;- Attuazione dei PEP e delle
linee guida;-Coordinamento provinciale della referente DSA di Istituto e ricercaazione.- Rete scuole Messina “RESABES”.
PICCOLA GUIDA PER CONOSCERE I DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO
Premessa
L’acquisizione del linguaggio parlato non è ugualmente facile per tutti i bambini, come non lo è
l’acquisizione e la comprensione del linguaggio scritto e del ragionamento matematico.
Famiglia e ambiente influiscono sulle possibilità dello sviluppo cognitivo, creando più o meno
vantaggio, tuttavia numerosi bambini, nonostante siano apparentemente sani e crescano in
situazioni ambientali favorevoli, manifestano enormi difficoltà nell’imparare a scrivere, a leggere, a
comprendere ciò che leggono, ad eseguire calcoli e problemi matematici.
La gamma di tali situazioni viene raccolta entro la definizione di “ Disturbi dell’Apprendimento”.
Col termine “ disturbi specifici dell’apprendimento” (DSA) ci si riferisce ad un gruppo
eterogeneo di disturbi consistenti in significative difficoltà nell'acquisizione e nell'uso di abilità di
ascolto, espressione orale, lettura, ragionamento e matematica, presumibilmente dovuti a
disfunzioni del sistema nervoso centrale.
Possono coesistere col disturbo specifico di apprendimento problemi nei comportamenti di
autoregolazione, nella percezione sociale e nell'interazione sociale, ma questi non costituiscono di
per sé un disturbo specifico dell’apprendimento.
DISTURBI SPECIFICI D’ APPRENDIMENTO
I disturbi interessano uno specifico dominio di abilità in modo significativo ma circoscritto, senza
intaccare l’intelligenza generale.
Leggere e scrivere, ovvero trasformare i segni in suoni e viceversa e parlare, sono atti semplici a
patto che divengano automatici, che siano cioè eseguiti velocemente e correttamente con un
impegno di concentrazione minimo. Se questo non accade, chi compie queste operazioni è
costretto a utilizzare costantemente enormi quantità di energia, finendo per stancarsi rapidamente,
commettendo sempre troppi errori e rimanendo spesso indietro nell’apprendimento.
I disturbi dell’apprendimento vengono distinti in disturbi globali e disturbi specifici, questi ultimi
più comunemente conosciuti come Dislessia, Disgrafia e Discalculia.
È ormai acquisito che tali disturbi derivino da un'alterazione del funzionamento cerebrale
competente alla: - acquisizione di informazioni, alla loro integrazione, alla loro acquisizione (o
deposito), alla risposta in uscita come risultato del processo precedente.
Le difficoltà dell’apprendimento diventano evidenti durante la scuola primaria anche se spesso i
genitori hanno colto già nell’età precedente alcune diversità di competenze rispetto ai fratelli;
purtroppo la diagnosi di sospetto e poi di certezza arriva sempre troppo tardi rispetto alle esigenze
del bambino.
DISLESSIA
La dislessia evolutiva consiste in un disturbo di automatizzazione delle procedure di transcodifica
dei segni scritti in corrispondenti fonologici cioè è un disturbo della lettura che si manifesta in
individui di età evolutiva, privi di deficit neurologici, cognitivi, sensoriali e relazionali che evolutiva
incontrano difficoltà sia con i compiti di codifica fonologica sia di recupero dell’informazione. Si
evince che i soggetti con dislessia
evolutiva incontrano difficoltà sia in compiti di codifica
fonologica sia di recupero dell’informazione codificata in memoria.
Il bambino con dislessia evolutiva utilizza processi cognitivi che tendono a compensare le difficoltà
di elaborazione sequenziale del linguaggio.
La dislessia si può presentare in modalità molto diverse da soggetto a soggetto; la dislessia è un
disturbo dimensionale con un cut-off categoriale. Il cut-off categoriale è posizionato a due
deviazioni standard dalla media cioè nella velocità e/o negli errori (accuratezza) di lettura del brano
o delle liste di parole o liste di non parole.
Il bambino dislessico può presentare una scarsa discriminazione di grafemi diversamente orientati
nello
spazio.
Il soggetto mostra chiare difficoltà nel discriminare grafemi uguali o simili, ma diversamente
orientati.
Egli, ad esempio, confonde la “p” e la “b”; la “d” e la “q”; la “u” e la “n”; la “a” e la “e”; la "b" e la
"d".
Il soggetto mostra difficoltà nel discriminare grafemi che presentano somiglianze.
Egli, ad esempio, può confondere la “m” con la “n”; la “c” con la “e”; la “f” con la “t”; la "e" con la
"a”.
Il dislessico mostra scarsa discriminazione di grafemi che corrispondono a fonemi sordi e fonemi
sonori, cioè mostra difficoltà nel discriminare grafemi relativi a fonemi con somiglianze percettivouditive.
Leggere richiede al lettore di procedere con lo sguardo in direzione sinistra-destra e dall'alto in
basso; tale processo appare complesso per tutti gli individui nelle fasi iniziali di apprendimento
della lettura, ma con l’affinarsi della tecnica e con l'uso della componente intuitiva, la difficoltà
Nel soggetto dislessico, invece, talvolta ci troviamo di fronte a un ostacolo nella decodifica
sequenziale, per cui si manifestano con elevata frequenza omissione di grafemi e di sillabe, salti
di parole e salti da un rigo all’altro, inversioni di sillabe, aggiunte e ripetizioni.
Di fondamentale importanza sono le informazioni anamnestiche riguardo a
eventi pre-peri-post
natali, programmazione diminuisce gradualmente fino a scomparire.fonologica della II infanzia,
livelli di automatizzazione della letto-scrittura alla fine della prima classe scuola primaria, stile di
apprendimento (modificabile secondo lo stile cognitivo e le mappe concettuali), familiarità.
Il bambino dislessico può essere stato un “late talker”. Si considera un “late talker” un bambino
che all’età di due anni ha un vocabolario inferiore alle 50 parole o non utilizza mai combinazioni di
parole (Rescorla,1989), sono più passivi sul piano comunicativo e poveri nelle iniziative sociali,
tendono ad essere timidi, paurosi, capricciosi e usano quasi esclusivamente i gesti deittici.
LA DISGRAFIA
La disgrafia è un sintomo di disprassia intesa come incapacità a rappresentare, programmare ed
eseguire volontariamente atti motori consecutivi. La
valutazione della disgrafia si effettua
attraverso l’analisi delle funzioni principali di: sviluppo motorio e coordinazione motoria, aspetto
sensorio-motorio, aspetti visuo-spaziali, aspetto visivo-oculomotorio, Sviluppare le capacità visuomotorie ed oculo-manuali etc.
DISCALCULIA EVOLUTIVA
La diagnosi non si formula in genere prima della III classe della scuola primaria anche se già nel I
ciclo della scuola primaria possono essere rilevate discrepanze fra le capacità cognitive globali e
l’apprendimento del calcolo numerico. La valutazione si riferisce alla correttezza e soprattutto alla
rapidità. L’efficienza del problem-solving matematico non concorre alla diagnosi.
DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO (DSA)
Per rilevare la presenza di deficit
vengono utilizzati test standardizzati che consentono la
misurazione sia dell’abilità compromessa che del funzionamento intellettivo. E’ quindi necessario
escludere la presenza di condizioni che possano influenzare i punteggi nei test (criteri di
esclusione: menomazioni sensoriali e neurologiche gravi, disturbi significativi della sfera emotiva;
situazioni ambientali di svantaggio socio-culturale ).
Anche dopo gli anni della scuola primaria i ragazzi dislessici continuano a commettere errori nella
lettura e nella scrittura e rimangono lettori molto lenti: queste difficoltà possono ridurre la
comprensione del testo scritto, a scuola non riescono a copiare correttamente le informazioni
scritte sulla lavagna e a prendere nota delle istruzioni impartite oralmente, faticano a scrivere
velocemente sotto dettatura ed a ritrovare in tempi rapidi un’informazione all’interno di un testo.
Inoltre le persone con disturbi specifici di apprendimento hanno maggior difficoltà nel memorizzare
e recuperare rapidamente informazioni in sequenza come l’alfabeto, le tabelline, i giorni della
settimana i mesi dell’anno.
Alcuni bambini hanno difficoltà a collocare temporalmente gli avvenimenti, o hanno problemi a
riconoscere “destra” e “sinistra”, disegnano male o sono poco coordinati; altri invece sono abili in
queste attività e mostrano invece difficoltà in compiti che richiedono un uso raffinato del linguaggio.
In molti casi i tempi di concentrazione si riducono, anche per la fatica necessaria per leggere e
scrivere e possono essere presenti problemi di attenzione o di iperattività.
La persistenza delle difficoltà cognitive, nonostante tutti i tentativi che il bambino stesso mette in
atto e nonostante l’aiuto di insegnanti e genitori, innesca una serie di meccanismi reattivi. Dunque,
l’insieme di queste difficoltà fanno si che il ragazzo sperimenti, negli anni della scuola, una
difficoltà costante: si sente diverso dagli altri, spesso pensa di essere stupido, di non poter mai
arrivare a superare le proprie difficoltà.
Il bambino si vergogna di fronte ai compagni di classe, teme di venir deriso, di venir discriminato,
ha paura di essere considerato stupido, incapace, mentalmente ritardato; spesso si rifiuta di
leggere ad alta voce in classe o di rispondere alle interrogazioni.
A casa, non essendo riconosciuta la sua obiettiva difficoltà, finisce per essere considerato pigro,
disubbidiente, ribelle, pervicacemente senza voglia di studiare.
tuttavia, la dislessia rappresenta il disturbo più frequente e più superficialmente conosciuto dalla
gente comune, si calcola che oggi in Italia i dislessici siano un milione e mezzo. Gran parte di
questi ha avuto una carriera scolastica costellata di insuccessi, con abbandoni precoci e con
conseguenze sociali e professionali a volte molto pesanti.
La comunicazione ai genitori, l’invio ai servizi diagnostici, il problema certificazione, processi di
autosvalutazione, sono operazioni tutt’altro che facile. Occorre evitare errori di comunicazione,
approccio impositivo- personalizzare, non anticipare la diagnosi. Comunque se si sospetta la
presenza di difficoltà, ci si deve rivolgere a strutture e/o a figure sanitarie in grado di compiere
accertamenti diagnostici specialistici adeguati. Il successo dell’invio è fondamentale per il futuro
del bambino dislessico, a garanzia dei suoi diritti.
COME PUÒ ESSERE AIUTATO A SCUOLA UN BAMBINO DISLESSICO
Il percorso scolastico del bambino dislessico é in genere un percorso in salita irto di ostacoli, infatti
già dal primo anno della scuola primaria e negli anni immediatamente successivi, le difficoltà di
lettura e di scrittura e di calcolo lo portano ad un gap con i compagni con i quali si deve confrontare
e bisogna tener presente che i bambini con dislessia migliorano, ma contemporaneamente
migliorano anche gli altri e le differenze permangono. A fronte dell’entrata in vigore della legge del
prolungamento dell’obbligo scolastico,
si sente sempre più forte l’esigenza che sia la scuola
risolvere problematiche che consentano a tutti un buon percorso scolastico.
In un sistema educativo e formativo che investe sulla centralità dell'alunno, sul forte rapporto
scuola-famiglia e sull’interazione tra i soggetti – istituzionali e non – del territorio, numerose e
differenziate possono essere le iniziative e ampia la gamma degli interventi rientranti nelle politiche
a favore degli studenti.
Solo dalla collaborazione reciproca e dal lavoro condiviso di tutte le agenzie educative si potrà
veramente e concretamente aiutare il bambino dislessico.
NOTE CONCLUSIVE
Non esiste un metodo che sia la panacea di tutti i mali, esistono strategie didattiche
che, per essere tali, devono essere estremamente flessibili, tali da potersi adattare
a realtà diverse.
Poiché alcune difficoltà del bambino con disturbi specifici d’apprendimento, sono
difficilmente modificabili,
è
importante che nella scuola abbia luogo un
adattamento delle tecniche di insegnamento al bambino dislessico, disortografico,
discalculico.
La tempestività deve essere una delle variabili più rilevanti per l’efficacia di un
intervento di recupero.
MAPPA
Occorre un modalità di relazione chiara e trasparente tra professionisti della salute,
scuola e famiglia; una presa in carico condivisa e tanta buona volontà da parte di
tutti, perché il nemico dei dislessici è l'ignoranza sul problema e la mancanza di
collaborazione e di alleanza per uno scopo preciso.
Docente Referente
Gestione disagio scolastico
Rita Puglisi