Centro di Cura per Ricci di Maggia

Transcript

Centro di Cura per Ricci di Maggia
Centro di Cura per Ricci di Maggia
Presentazione
Il Centro di Cura per Ricci di Maggia ha visto il
suo inizio sette anni fa grazie alla volontà della
Società Protezione Animali Bellinzona (SPAB).
Infatti,
per
mancanza
di
personale
specializzato, non era in grado di guarire i ricci
e difficilmente si trovava un veterinario
disposto ad occuparsene.
Al presidente della SPAB questa situazione
dispiaceva. Chiese dunque se qualcuno fosse
disposto a mettersi a disposizione per far
qualcosa per salvare questi animali; trattandosi
d’animali selvatici non si poteva sperare di
coprire tutti o parte dei costi.
Le gabbie interne, ossia l’infermeria, possono
ospitare fino a dodici ricci malati, feriti adulti o una
trentina di cuccioli, fino al momento che possono essere
messi nel parco esterno. Ogni riccio che viene affidato,
viene dapprima messo in infermeria per osservazione,
quarantena o per la cura.
Alex Andina e Elsa Hofmann-Perini di Maggia
proposero la loro collaborazione e iniziarono
ad informarsi e frequentare corsi presso la Pro
Riccio di Mettmenstetten (ZH) per conoscere e
Il parco esterno iniziale poteva ospitare fino a dodici
imparare ad aiutare i ricci feriti, ammalati o in ricci contemporaneamente, dove gli animali possono
difficoltà; dando nascita al Centro di Cura per riprendersi fino al momento del rilascio in libertà. Oggi
Ricci a Maggia (CCRM) al quale é stato questo recinto è stato sostituito da uno più adeguato.
concesso il permesso cantonale per questa
attività.
Il budget iniziale previsto era ca. Fr. 5'000.- per
anno, pensando ad una ventina di ricci l’anno
al massimo; ben presto però ci si rese conto
che il numero preventivato sarebbe aumentato
molto, ma mai si pensava di arrivare alle cifre
attuali (oltre 360 unità per il 2008!).
Certamente
l’informazione
periodica
e
costante tramite i media ha largamente
contribuito alla diffusione della conoscenza
dell’esistenza del centro-ospedale per ricci,
varcando pure i confini nazionali, cosicché se
da una parte il numero di ricci curati presso il
centro è in aumento continuo dall’altra le
entrate non hanno seguito la stessa
evoluzione.
Quello che doveva succedere è successo,
come il figlio che cresce e diventa adulto e un
bel giorno deve separarsi dai genitori. Questo
è quello che è successo con il CCRM, pur
mantenendo degli ottimi rapporti con la SPAB.
Infatti la nostra collaborazione è rimasta la
stessa. Nel 2008 è stata fondata l’associazione
“Amici del Riccio” (AdR). Il CCRM è quindi
passato sotto la tutela dell’AdR, associazione
che annovera anche molti altri soci attivi.
2
Il riccio è un insettivoro. Si nutre quindi di
insetti, vermi e lumache, ma non disdegna
topolini e altri animaletti, ammesso che
riesca a catturarli. L’habitat del riccio era
una volta il margine del bosco e i campi.
Oggi questo habitat è stato praticamente
distrutto. Con la mania di “pulire” tutto, i
margini dei boschi, una volta pieni di arbusti,
rovi e cespugli, sono stati tagliati e il riccio
ed altri animaletti non vi trovano più rifugio. I
campi, che fornivano cibo a questi animali,
sono ormai diventati delle monoculture e
non offrono più la necessaria variazione di
cibo ai ricci. Essi sono ora trattati con
erbicidi, pesticidi e fertilizzanti, tutti veleni
per le prede dei ricci e per il riccio stesso.
Inoltre macchinari agricoli di ogni genere vi
entrano
costantemente
tagliando
e
schiacciando tutto. L’habitat principale del
riccio oggi sono diventati i nostri giardini,
dove il riccio trova ancora cibo, rifugio e una
strutturazione adeguata.
I nemici naturali dei ricci sono il gufo reale
ed il tasso, mentre volpi e altri rapaci lo
sono soltanto marginalmente, ma il nemico
più temibile è però l’uomo con: le
automobili, i taglia-erba a filo o a lama,
piscine, fuochi per bruciare erbacce in
giardino, alcuni cani e anche i diserbanti e
fertilizzanti, tutti veleni che vengono dispersi
continuamente in molti giardini.
Se venissero a mancare i ricci l’impatto
ambientale verrebbe ulteriormente seriamente compromesso. Infatti essi eliminano
una grande quantità di insetti, vermi e
specialmente di lumache e per di più lo
fanno di notte, quando gli altri animali che
hanno la stessa dieta dormono. Inoltre c’è
da tener conto che le lumache più dannose,
i lumaconi, sono attive proprio di notte. Se
dovesse mancare il riccio, esse si
troverebbero senza il loro nemico più
efficace. In tal caso verremmo letteralmente
sommersi dai lumaconi e noi uomini
reagiremmo con un ulteriore spargimento di
erbicidi e pesticidi nei nostri orti e giardini,
intossicando definitivamente il nostro
ambiente.
Tuttavia il riccio è in costante, anche se
lenta, diminuzione. Non si può aspettare fino
alla sua estinzione perché allora sarà troppo
tardi. Anche se un’eventuale reintroduzione
In alto il primo riccio accudito dal centro, una femmina,
poi rimesso in libertà nel marzo 2002. Questo riccio è stato
rivisto in libertà più volte.
Uno dei più grandi successi è stato ottenuto con
orfanelli, consegnati al centro all’età di uno o due giorni
(vedi foto in metà), ancora ciechi e nudi. Essi venivano
nutriti con un latte speciale e dopo una settimana avevano
già l’apparenza visibile nella foto in basso. Mai dare ai ricci
del nostro latte perchè contiene troppo lattosio e provoca
forti diarree, dalle quali non sempre possono riprendersi. I
ricci nascono già con gli aculei, avvolti in una membrana,
che protegge la madre durante il parto. La madre stessa
provvede in seguito a togliere quella membrana. Una
combinazione a colori sulla schiena viene applicata per
riconoscimento.
3
del riccio non comporterebbe molte difficoltà, va
rilevato
che
senza
una
preventiva
sensibilizzazione della gente ad accettarlo, non
avremmo risolto il problema. In particolare
bisogna tener conto del suo principale habitat,
ossia i nostri giardini, e a ridurre i molti pericoli a
cui è continuamente esposto. Ed è proprio
questo il punto critico che necessiterà molto
tempo, tempo che il riccio non avrà per essere
reintrodotto. Il nostro è quindi in primo luogo un
lavoro preventivo di sensibilizzazione onde
evitare appunto la sua estinzione. Il riccio è
Alex Andina ed Elsa Hofmann-Perini con un ospite
molto importante per la salvaguardia del nostro
del centro, che posano davanti al vecchio parco esterno.
ambiente.
Il CCRM si prende cura di ricci feriti, provocati
specialmente da automobili e taglia-erba, di ricci
ammalati, quasi esclusivamente in seguito ad
indebolimento causato da ferite, di madri in
difficoltà, perché sloggiate dal loro nido in
seguito ad attività umane, di orfanelli e di ricci
nati troppo tardi, che non fanno in tempo a
crescere sufficientemente per poter passare
l’inverno. Tutti questi ricci vengono raccolti dalla
gente e portati al CCRM. I ricci esclusivamente
trovati fin ora da Alex Andina e Elsa HofmannPerini si possono contare sulle dita di una
mano. Il fatto che dopo solo sette anni d’attività i
ricci ospitati hanno raggiunto 1800 unità
testimonia la sua notorietà e la necessità della
popolazione di poter fare capo al centro. La
gente ovviamente si è presa a cuore la
possibilità di poterli così salvare.
Il CCRM è ormai ben noto nella Svizzera
Italiana. La popolazione, grazie all’informazione
periodica nei media, come giornali, radio,
televisione e riviste specializzate, comincia ora
ad essere sensibilizzata e a cambiare
atteggiamento nei confronti degli animali
selvatici accettandoli nel proprio giardino.
L’attività più importante per il CCRM è quindi la
sensibilizzazione
e
l’informazione
alla
popolazione. Il Centro riceve quotidianamente
da 20 a 30 telefonate, senza contare gli
“e-mails”, con richieste d’informazione su come
comportarsi con questi animali. La sua notorietà
non è però limitata alla Svizzera Italiana, ma si
è espansa in tutta la Svizzera e all’estero.
Specialmente dall’Italia, e non solo limitrofa,
arrivano al Centro quotidianamente numerose
richieste d’informazione. L’associazione Amici
del riccio si assumerà nel prossimo futuro il
compito di rispondere a una parte di queste
richieste per alleggerire il lavoro al CCRM.
Gli orfanelli ci considerano come la madre e non
hanno nessuna paura di noi, anzi cercano la nostra
compagnia. Essi sono molto ghiotti del loro latte
speciale e impazientemente (vedi foto a metà) stanno
già bevendo dal bicchiere, senza lasciarci nemmeno il
tempo di versarlo nel loro piatto. Si noti i colori di
riconoscimento sulla schiena.
I ricci, se ben nutriti, dopo 2! mesi sono già grandi.
In natura però il nutrimento e le condizioni ambientali
sono fortemente alterate dall’uomo e specialmente i
nati tardi non crescono così in fretta e spesso muoiono
durante l’autunno o l’inverno per non aver raggiunto il
peso minimo. Nella foto in basso, stanno bevendo del
loro latte speciale e non hanno paura di noi, perchè ci
considerano sempre ancora come i loro genitori. A
quest’età però non cercano più il nostro contatto.
Anche qui si noti i colori di riconoscimento sulla
schiena.
4
Infatti il tempo giornaliero dedicato al centro è notevole e impegna i due collaboratori a tempo
pieno tutto l’anno, senza nessuna pausa di fine settimana, di Natale o di Pasqua. Va ritenuto
inoltre che vi sono periodi di ca. 5 mesi in cui è necessario procedere all’allattamento di cuccioli
neonati orfani (ogni 2 ore anche di notte) e che oltre ai ricci vengono accolti al centro talvolta
anche dei cuccioli di scoiattoli, ghiri e faine da allattare.
Data d’inizio attività
Fondazione
22-11-2001
dicembre 2001
Ricci curati nel 2001
Luoghi d’affidamento a terzi nel 2001
Ricci ospitati per il letargo (inverno 2001/2002)
Ricci curati nel 2002
Luoghi d’affidamento a terzi nel 2002
Ricci ospitati per il letargo (inverno 2002/2003)
Ricci curati nel 2003
Luoghi d’affidamento a terzi nel 2003
Ricci ospitati per il letargo (inverno 2003/2004)
Ricci curati nel 2004
Luoghi d’affidamento a terzi nel 2004
Ricci ospitati per il letargo (inverno 2004/2005)
Ricci curati nel 2005
Luoghi d’affidamento a terzi nel 2005
Ricci ospitati per il letargo (inverno 2005/2006)
Ricci curati nel 2006
Luoghi d’affidamento a terzi nel 2006
Ricci ospitati per il letargo (inverno 2006/2007)
Ricci curati nel 2007 (proiezione)
Luoghi d’affidamento a terzi nel 2007 (proiezione)
Ricci ospitati per il letargo (inverno 2007/2008) (proiezione)
3
0
6
87
3
49
169
10
71
249
25
115
271
36
133
297
38
153
320
45
180
Ricci curati nel 2008
Luoghi d’affidamento a terzi nel 2008
Ricci ospitati per il letargo (inverno 2008/2009)
360
42
160
Scoiattoli / ghiri curati nel 2003
Scoiattoli / ghiri curati nel 2004
Scoiattoli / ghiri curati nel 2005
Scoiattoli / ghiri / faine curati nel 2006
Scoiattoli / ghiri / faine curati nel 2007
Scoiattoli / ghiri / faine curati nel 2008
1/0
3/8
4/4
12 / 5 / 2
10 / 5 / 3
15 / 5 / 0
Il lavoro al Centro consiste in: pulizia delle gabbie interne, diverse volte al giorno e recinti
esterni; somministrazione di medicinali a dipendenza dello stato pure diverse volte al giorno
lavori amministrativi e di manutenzione ed ev. trasporti di ricci da e per il centro.
Lavoro giornaliero incomincia con la pulizia che oltre ad essere una questione d’igiene è anche
importante per evitare il propagarsi di malattie e infezioni. Durante questo lavoro vengono
somministrati i necessari medicinali. I ricci sono affetti da parassiti interni come vermi dei
polmoni e dell’apparato digerente. Inoltre, dato che vengono trovati spesso feriti o indeboliti da
ferite o mancanza di cibo hanno bisogno degli antibiotici per combattere le infezioni. Vengono
pure somministrati antidolorifici, specialmente se feriti gravemente, ma ancora salvabili. Per
ogni riccio viene quindi allestita una cartella clinica per poter seguire il suo progresso di
ristabilizzazione.
5
Un lavoro molto particolare sorge tra maggio e
settembre, ossia quando il Centro riceve orfani
neonati in continuazione in quanto la mamma è
stata uccisa da un’automobile, tagliaerba o altra
attività umana. Questi orfani devono essere
allattati con uno speciale latte, che ha un basso
contenuto di lattosio ed un relativamente alto
contenuto di grassi. Meglio sarebbe un latte
completamente privo di lattosio, ma ciò non
esiste. A questi orfani viene dato del latte ogni
due ore con una pausa notturna di 3 – 4 ore.
Durante
l’allattamento
è
assolutamente
indispensabile massaggiare la pancia e i genitali
dei cuccioli per indurli a defecare e urinare, in
sostituzione della madre, che lo farebbe
leccandoli. Questa fase dura tre settimane per
dei cuccioli, ma dato che l’arrivo dei cuccioli al
centro non si arresta mai, il processo
d’allattamento è continuo.
Il nutrimento dato ai ricci comporta oltre al
mangime per gatti (carne in scatola e crochette)
numerosi altri alimenti, come uova, che vanno
cotte strapazzate, mangime speciale, colli di
pollo e un po’ di frutta. Per i neonati è necessario
un latte speciale in polvere (a basso contenuto di
lattosio e alto contenuto di grassi) ed in seguito
degli omogeneizzati a base di carne. I medicinali
usati sono soprattutto degli antibiotici,
antielmintici-antiparassitari,
ricostituenti
e
antiinfiammatori-analgesici. Interventi medici
semplici vengono effettuati al centro stesso, ma
per interventi più complessi o chirurgici il centro
si
avvale della collaborazione di alcuni
veterinari.
I ricci, dopo aver passato un certo periodo nel recinto
esterno sono pronti per il rilascio in libertà, possibilmente
nel luogo del loro ritrovamento.
Alex Andina e Elsa Hofmann-Perini (foto in metà),
fotografati con due ricci, gestiscono al Centro di Cura
per Ricci a Maggia (CCRM).
In basso, un riccio appena rilasciato in libertà, dopo la
permanenza invernale presso il centro.
Nello spirito di sensibilizzazione della
popolazione i collaboratori del Centro hanno
deciso di fare affidamento a persone disposte
a tenere i ricci nel loro giardino.
Quest’anno le famiglie che hanno costruito un
recinto nel proprio giardino, sono circa 45. A
queste famiglie vengono affidati da due a
dodici ricci fino al loro rilascio in libertà. Senza
questi aiuti sarebbe impossibile al Centro
salvare un numero così consistente di ricci.
Infatti, sia in estate, quando le mamme con cuccioli arrivano fino a 30, sia in inverno, le capacità
del Centro non sarebbero sufficienti ad ospitarli tutti.
Con questa organizzazione i collaboratori del Centro sono riusciti a coinvolgere attivamente una
parte della popolazione. Questo sistema non ha pari in Svizzera e probabilmente neppure in
Europa. Grazie al quale si é riuscito ad aumentare il numero di ricci curati e a ridurre notevolmente i
costi. La tabella in alto rende un’idea dello sviluppo del centro nel corso della sua esistenza.
6
A sinistra il riccio no. 02063, chiamato “Zomba”, il giorno dopo il ricovero al CCRM (27-12-2002). Questo riccio
aveva la rogna e non riusciva ad arrotolarsi di più di così! Il suo stato era molto critico. Gli sono stati somministrati
diversi medicinali e ogni giorno si doveva fargli il bagno, applicandogli una lozione speciale. A destra lo stesso
riccio nel giorno del rilascio in libertà (19-3-2003). Un bellissimo riccio!
A parte gli insetti, il cibo naturale del riccio non è molto nutriente. Per saziarsi deve perciò
mangiare relativamente tanti vermi, lombrichi e lumache (da ciò anche l’utilità del riccio). Di
conseguenza defeca anche molto. In cattività viene nutrito con lo stesso mangiare dei gatti, che
viene dato loro all’inizio della serata. Verso mezzanotte le gabbie devono però essere
nuovamente pulite, a causa della continua defecazione di questi animali. In questa occasione
vengono somministrati anche eventuali medicinali.
Il costo medio per la cura di un riccio si aggira sui Fr. 50.--, ai quali si aggiungono diverse spese
di manutenzione e di gestione. Non da dimenticare sono i costi per la sensibilizzazione.
L’attività del centro é ormai vicina al suo limite massimo, ma non bisogna dimenticare il
continuo aumento di soci attivi, che si applicano per la salvaguardia del riccio. Il nostro sito
internet da molte ulteriori informazioni al riguardo.
Il riccio 0344 (chiamato Lourdes) è stato ricoverato al CCRM il 19-7-2003 alle 14:45 (foto a sinistra). Era un
maschio dal peso di 786 g. È stato trovato appeso in una rete metallica. L’animale era incastrato in maniera che
non poteva più liberarsi. Quanto tempo era appeso in quel posto, non si sa con precisione, ma si crede che siano
stati tre giorni! Questo riccio aveva la pancia molto gonfia e dura al punto da spingere l’ano e la gamba posteriore
destra addirittura sulla schiena. La superficie d’aculei era stata compressa ad un minimo ed era diventata
impenetrabile per un ago da siringa. L’animale era pienamente cosciente e ci guardava. Subito gli sono stati
somministrati dei medicinali. Cinque giorni dopo il suo ricovero al Centro di Cura per Ricci di Maggia (vedi foto a
destra) è stato messo in un recinto esterno. Il suo stato di salute non destava ormai più nessuna preoccupazione.
Lourdes è stato liberato il 2-8-2003 a 100 m dal luogo del ritrovamento in un prato, che l’animale conosceva bene.
In quel momento il suo peso era di 1.015 kg.
7
Il riccio 03065, Carina, una femmina, è stato trovato in
una mangiatoia dove si era rifugiato in pieno giorno. Aveva
una brutta ferita sul muso e due buchi sulla schiena
abbastanza profondi. La ferita sul muso gli è probabilmente stata causata da un tagliaerba, mentre i due buchi
sulla schiena probabilmente più tardi da un cane.
In alto a destra lo stesso riccio dopo l’intervento del
veterinario. La ferita ha messo a nudo anche parte
dell’osso frontale. L’occhio destro è in pericolo. La ferita ha
dovuto essere trattata due volte al giorno con una pomata.
A sinistra Carina è guarita, l’occhio destro è salvo e i
peli gli stanno ricrescendo sul muso. È questa l’ora per
ridargli la libertà, dopo essere stata ospitata e curata al
centro per un mese. Era il 6-10-2003 alle 19:00. È stata
rimessa nella stessa mangiatoia dove è stata trovata.
L’anno seguente è stata rivista più volte.
Ecco come si presentano oggi i recinti esterni. Nell’autunno del 2008 sono stati costruiti due recinti identici, il
recinto nord ed il recinto sud, quest’ultimo al posto di quello vecchio. Essi hanno una costruzione modulare, che
permette in caso di necessità di allargarli per il passaggio di ricci da una nicchia all’altra. La tettoia permette di
poter lavorare di fuori con ogni tempo. Sotto di essa c’è anche la possibilità di deporre materiale ciò che facilita e
razionalizza il lavoro giornaliero. Un rubinetto per l’acqua è stato aggiunto, ciò che facilita anche di molto il lavoro
quotidiano per la pulizia delle nicchie.
Durante il periodo estivo una rete speciale viene posta sopra il recinto. Ciò per poter impedire alle faine di
entrare. Difatti nel 2008 per la prima volta, ancora nel recinto vecchio, una faina ha preso due piccoli e la madre
non ha potuto proteggerli. La faina, come del resto anche i gatti, non rappresentano un pericolo per i ricci, ma
possono tuttavia prendere i loro piccoli.
Esternamente questi recinti sono stati costruiti in maniera da poter permettere l’accesso a gente andicappata,
ciò che prima purtroppo non era il caso. Molta gente specialmente scuole visitano il centro. Il periodo migliore per
le visite è dalla metà di maggio alla fine di giugno e da settembre fino a Natale.
8
Il Centro risulta essere uno dei centri all’avanguardia non solo in Svizzera, ma anche in Europa.
Infatti fornisce informazioni e materiale all’Italia, Francia. Per es. con l’Italia si é collaborato per
aprire un centro a Reggiolo (RE) e possibilmente altri stanno sorgendo in Piemonte e nel
Veneto. In Italia per esempio assolutamente niente del genere esisteva malgrado un’enorme
richiesta e necessità.
Non solo la TSI ha già fatto diversi servizi sul centro, ma anche la RAI-2, ha preso molto a
cuore il Centro e lo ha già visitato ben tre volte.
Alla protezione Animali di Bellinzona va un nostro particolare grazie, un grazie di cuore per
averci permesso di nascere, crescere e decollare fino al punto da poterci muovere con i nostri
propri mezzi.
Centro di Cura per Ricci, Maggia
C.P. 82, CH-6673 Maggia.
telefono 0041-91-753 2922
cellulare 0041-79-423 7460
www.ricci-in-difficolta.ch
[email protected]
dicembre 2008