Uso sostenibile delle piante della flora spontanea
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Uso sostenibile delle piante della flora spontanea
Convegno nazionale “Uso sostenibile delle piante della flora spontanea” Abstracts I sessione: Utilizzi sostenibili della flora spontanea 10:20 Giles Laverack, Scotia Seeds, Scozia (UK) Wildflower Seed Production in Scotland Scotland has lost most of its native forest and in the last 70 years almost all of its diverse traditional grassland due to agricultural intensification. Since the 1970s there has been increasing interest in recreating native forest, grasslands and other habitats. With a difficult climate for seed production, Scotland has no horticultural seed industry and much of the seed used in early projects was imported from other parts of the UK, continental Europe and even North America. Since 1995 Scotia Seeds has developed production of seeds of 150 species from populations native to Scotland with particular emphasis on seed quality and research on reducing dormancy in wildflower seeds. 10:45 Beti Piotto, ISPRA (ex APAT), Roma “Fotografare” lo stato dell’arte, le criticità e le azioni da compiere della conservazione ex situ della biodiversità di specie vegetali spontanee e coltivate in Italia 210 soggetti appartenenti a enti di ricerca, amministrazioni pubbliche o semplicemente legati alla conservazione della biodiversitàe ex situ hanno fornito contributi per la descrizione dello stato dell’arte, delle criticità e delle azioni da compiere in Italia. Attualmente si sta processando l’informazione ma si dispone già di un quadro riassuntivo che si intende presentare al MATTM, al MIPAAF ed al CFS, che sin dall’inizio hanno appoggiato l’iniziativa condotta da ISPRA, RIBES e BIFORV. 11:05 C.Vender, N. Aiello, F.Scartezzini, CRA – Unità di Ricerca per il monitoraggio e la pianificazione forestale Progetto PARMA: Piante Alimentari Aromatiche Alpine, una risorsa da valorizzare Si intende presentare l’attività svolta dal CRA-MPF nell’ambito del progetto “PARMA” (Piante Alimentari ed aRomatiche Alpine, una risorsa da valorizzare” cofinanziato dalla PAT dal 2004 al 2008 ed in cui erano coinvolte 3 U. R. L’attività svolta dal CRA-MPF è stata di reperire accessioni diverse di 6 specie spontanee in Trentino, di cui n. 5 officinali (Centaurium erythraea, Eufrasia rotskoviana, Hieracium pilosella, Lytrum salicaria e Rhodiola rosea) ed una alimentare (Cicerbita alpina) e di valutarne la resa agronomica in prove sperimentali di campo. 11:20 V. Spadaro, R.Schicchi, F.M. Raimondo, Dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università di Palermo Uso sostenibile di specie selvatiche della flora siciliana La Sicilia possiede un’antica e ricca tradizione ancora in parte radicata nel territorio che riguarda l’uso di specie native per applicazioni in vari campi. Il presente contributo prende in esame alcune specie, endemiche o rare, di potenziale interesse sia ornamentale o/e officinale. Al riguardo, rappresentative sono Centaurea erycina, Dianthus minae, Genista demarcoi, Iris sicula, I. pseudopumila, Phlomis fruticosa, Salvia argentea, S. fruticosa, Helleborus bocconei subsp. intermedius, Oncostema hughii, Ptilostemon greuteri, Tanacetum vulgare subsp. siculum, Tripolium sorrentinoi e Tulipa raddii. Meritevoli di attenzione sono i frassini da manna (Fraxinus ornus e F. angustifolia). Per alcuni taxa, negli ultimi anni, sono state effettuate indagini sulle proprietà medicinali e/o sull’attitudine alla coltivazione per scopi produttivi nel campo ornamentale e officinale. Ulteriori studi sono necessari al fine di isolare le molecole biologicamente attive e per definire le tecniche colturali e di propagazione più adeguate. 11:30 F. Grecchi, D. Zandonella Necca, G. Parolo, V. Dominione, E.Vegini, G.Rossi L’uso delle specie spontanee per il verde urbano L’uso di semi di origine locale, al fine di aumentare la possibilità di successo di progetti di recupero e rinaturalizzazione in opere pubbliche, nonché per evitare fenomeni di inquinamento genetico, va nella direzione di un uso sostenibile delle risorse naturali, del rispetto della biodiversità floristica e quindi faunistica, della continuità paesaggistica campagna-città e della conservazione della natura in generale (Cfr. molteplici Convenzioni internazionali come: UN-CBD, 1992; Convenzione Europea del paesaggio (Firenze,2000, Consiglio d’Europa); Dir. Habitat 92/43 CEE, etc.). L’impianto di “wildflowers”, ovvero i fiori selvatici spontanei, come soluzione di continuità tra paesaggio naturale ed antropizzato, è un’alternativa all’uso indiscriminato di materiale vegetale senza certificazione di provenienza. 11:40 G. Paola, A. Di Turi, Università di Genova, Polo Botanico Hanbury Prime sperimentazioni sull’utilizzo della flora spontanea per contrastare specie allergeniche in ambiente urbano genovese. L’intervento riguarda la ricerca sull’utilizzo di alcune specie erbacee spontanee, in grado di contrastare la rapida e smisurata diffusione di specie allergeniche in ambienti a limitata manutenzione nel verde urbano di Genova, prima tra tutte Parietaria judaica. Lo studio, ancora in fase iniziale, è circoscritto a specie già presenti e diffuse in città, ed ha il duplice scopo di migliorare lo stato sanitario ma anche estetico di aree verdi marginali genovesi e, al tempo stesso, di proporre una gestione del verde più “naturalistica” e a minori costi gestionali. 11:50 M.Ascagni, A. Mondoni, E.Tazzari, G.Rossi, Provincia di Pavia, Università di Pavia/CFA Specie della flora spontanea lombarda per i recuperi ambientali delle cave Le specie della flora comune spontanea lombarda possono essere validamente utilizzate nei progetti di recupero ambientale di aree dismesse, come le ex cave. Infatti, esse consentono di ridurre i rischi di inquinqmento genetico delle popolazioni limitrofe e di competizione interspecifica. Tra le specie erbacee utili per i recuperi si annoverano alcune poacee e varie specie di leguminose, nonché alcune malvacee, verbenacee, cariofillacee, ecc. Tuttavia, diverse tra queste specie presentano fenomeni di dormienza, che impediscono l’immediata germinazione dei semi. Vengono qui presentati i migliori requisiti di germinabilità di circa 15 specie della pianura padana, trattate con varie tecniche di rimozione della dormienza (ove presente) presso la Lombardy Seed Bank del CFA della Lombardia . 12:20 R.Negri, M. Brusoni, Università di Pavia Valutazione della biodiversità come indicatore degli obiettivi previsti dall’applicazione dei regolamenti comunitari (misure agro-ambientali) per un’agricoltura sostenibile Nell’agroecosistema, tra le attività antropiche considerate come principali responsabili della diminuzione della biodiversità, si pone in primo piano l’agricoltura. Nell’ambito del progetto “Studio della biodiversità come parametro di valutazione della multifunzionalità svolta dal sistema rurale” (Programma regionale di ricerca in campo agricolo 2007/2009), finanziato da Regione Lombardia, ci si è proposti, mediante il confronto di realtà gestionali diverse (convenzionale, biodinamica e con l’applicazione di misure agroambientali da almeno 10 anni), di verificare un’eventuale variazione della biodiversità vegetale in funzione del tipo di pratica agricola eseguita e se, come e in che misura l’applicazione delle misure agroambientali possa influenzare la biodiversità della vegetazione antropogena. 12:30 A.Massa Saluzzo, Società Italiana Ecologia del Paesaggio L’uso della vegetazione autoctona nella realizzazione degli interventi agroambientali Il secondo pilastro della PAC, dedicato allo Sviluppo Rurale, prevede diverse Misure indirizzate al miglioramento del paesaggio e degli aspetti naturali in ambito rurale. Tra queste, la costituzione di siepi, filari, cespuglieti, fasce tampone, e gli interi capitoli dedicati al ritiro di seminativi per scopi ambientali o alla formazione di boschi permanenti. Si tratta di elementi di “costruzione” del paesaggio e della natura per i quali il pagamento agroambientale viene condizionato alle maggiori condizioni di naturalità possibile e, di conseguenza, all’impiego delle sole specie autoctone. Si tratta, dunque, di conoscere le specie, per le quali la Regione stessa fornisce l’elenco, e le tecniche tipicamente forestali che sono alla base di interventi di questo tipo: scelta delle associazioni vegetali, impiego di piantine di misura forestale, elevata densità di impianto, cure colturali necessarie ecc. II sessione: Produzione e certificazione delle piante autoctone 14:30 R.Fiorentin, A.Rossato, Azienda Regionale Veneto Agricoltura, Neotron Servizi Srl Vivaistica e biodiversità: esperienze di Veneto Agricoltura e il progetto “Rintracciabilità” delle piantine forestali Dopo una breve presentazione delle attività del Centro Vivaistico di Veneto Agricoltura, in particolare della produzione ed impiego di specie erbacee minacciate e strutturali di habitat di particolare interesse, viene illustrato nel dettaglio il recente progetto che riguarda l’attività quantitativamente prevalente del Centro, ovvero la produzione di piante forestali. Viene illustrato il disciplinare di prodotto “Tutela della biodiversità nella produzione e vendita di piantine forestali con provenienza certa”. Vengono quindi presentate le modalità operative e gli strumenti di rintracciabilità adottati dal Centro Vivaistico, a partire dalla raccolta del materiale di propagazione. Sarà successivamente condiviso il progetto di Certificazione delle piantine forestali, a cura di un Ente terzo Accreditato SINCERT, a garanzia del rispetto delle regole stabilite. 14:45 M.Noris, ERSAF Lombardia ERSAF e la conservazione della biodiversità forestale Con l’intervento si vuole descrivere come nella realtà lombarda ci si stia muovendo per la conservazione della biodiversità forestale; in particolare attraverso: • • • • • • La definizione di zone di provenienza del materiale di propagazione; L’individuazione dei boschi da seme; La raccolta del seme; La produzione vivaistica del Centro Vivaistico Regionale di Curno; L’impiego del materiale prodotto negli interventi di rimboschimento promossi dalla regione Lombardia ( Nuovi Sistemi Verdi) in realtà urbane, peri-urbane ed agricole; Possibili sviluppi e dell’attività vivaistica alla luce delle nuove esigenze e sensibilità in campo ambientale. 15:00 M. Villa, Direttore Parco Monte Barro/CFA L’esperienza del Centro Flora Autoctona nella certificazione delle piante autoctone Il CFA, istituito dalla Regione Lombardia, è gestito dal Consorzio Parco Monte Barro e ad esso afferiscono diversi Enti (le Università degli Studi dell’Insubria e di Pavia, la Fondazione Minoprio, la Regione Lombardia ed il Parco Monte Barro stesso); il CFA ha tra i propri compiti di istituto la produzione di piante autoctone anche tramite operatori privati. La complessità dell’interazione tra i diversi attori coinvolti ha sollecitato la registrazione del marchio FLORA AUTOCTONA e la creazione di una etichetta ambientale di tipo II (UNI EN ISO 14021), quale primo passo verso l’EPD, etichetta ambientale di tipo III o dichiarazione ambientale di prodotto (ISO/TR 14025). Per la certificazione dell’autoctonia delle piante cedute a terzi il CFA ha sviluppato una soluzione operativa originale che tiene conto della specificità geografica della specie (corologia) e delle sue esigenze ecologiche. 15:10 A.Tosca, P.Spoleto, Fondazione Minoprio/CFA La produzione di piante e sementi autoctone, problematiche e opportunità La produzione di piante e sementi autoctone pone diverse problematiche legate agli aspetti naturalistici, economici ed organizzativi. I vincoli di rispetto dei requisiti naturalistici impongono altissimi costi rispetto alle comuni colture, vuoi per la filiera produttiva necessaria, vuoi per la mancanza di materiale selezionato per i fini di coltivazione. In ogni caso, sebbene le difficoltà siano elevate, la coltivazione costituisce una interessante nicchia di mercato per il piccolo agricoltore anche e forse soprattutto per le aree marginali. L’avvio di un mercato stabile richiede però normative che tutelino il materiale di provenienza autoctona certificata idoneo al sito. 15:20 R.Paradiso, Università di Napoli Federico II La flora spontanea come risorsa in florovivaismo: il caso del giglio di mare (Pancratium maritimum L.) Pancratium maritimum è una specie geofita, diffusa in ambiente mediterraneo su spiagge e dune litoranee, dove riveste un ruolo fondamentale per la conservazione del paesaggio costiero. Negli ultimi anni, la sua diffusione si sta drasticamente riducendo, soprattutto a causa della pressione antropica. Sono stati esaminati: il comportamento di piante spontanee in condizioni naturali di crescita, allo scopo di approfondire le conoscenze sulla biologia delle specie; l’attitudine alla coltivazione per la produzione di steli recisi e/o di vasi fioriti, nell’ottica di un’introduzione finalizzata all’innovazione in florovivaismo. 15:40 C.Dalla Guda, Cra – Fso Sanremo Campanule spontanee: obiettivi di studio ed azioni Presso il Cra-Fso di Sanremo, ente di ricerca nazionale su floricoltura e specie ornamentali è in corso un’attività sperimentale pluriennale sulla valorizzazione del genere Campanula, attualmente inserita nel progetto VIVAFLOR (MiPAAF). Molte specie, oltre ad a avere una forte valenza connotativa per alcuni territori nazionali (specie endemiche), o paesaggistica per quelle a fioritura vistosa, rappresentano anche un’opportunità per lo sviluppo economico legato all’attività vivaistica e alla produzione di bedding plants, vasi fioriti, fiori recisi. Vengono descritti i criteri di intervento suddivisi nei vari steps, dalla classificazione, alla caratterizzazione morfologica, alla propagazione, fino a determinare le esigenze ecofisiologiche dalle fasi vivaistiche alla fioritura e il potenziale per l’ industria. Fra le specie esaminate: C. medium, C. persicifolia, C. glomerata, C. latifolia, C. rapunculus, C. rapunculoides, C. isophylla, C. rotundifolia e altre più o meno rare. 15:50 F.Rainini, Associazione Vivai Pronatura 21 Anni di Vivaio Pronatura a difesa della fitodiversità in Lombardia In 21 anni di attività l’Associazione, iscritta al Registro regionale del Volontariato, ha propagato da seme centinaia di migliaia di piante autoctone di origine locale appartenenti a circa180 specie. L’Associazione ha fornito le sue piante per interventi di forestazione, per l’adozione di misure agroambientali, per giardinaggio naturalistico, per progetti di educazione ambientale, per reintroduzioni, per uso alimentare ed altro. L’attività, condotta anche con il coinvolgimento di persone a rischio di emarginazione, rappresenta un interessante osservatorio e fornisce un significativo punto di vista rispetto al tema oggetto del convegno. 16:00 F.Bretzel, CNR Istituto per lo studio degli ecosistemi di Pisa Valorizzazione della flora autoctona per innovazione di prodotto in floricoltura - Il progetto ReVFlor Obiettivi generali del progetto ReVFlor sono: valutare le potenzialità ornamentali di alcune specie autoctone presenti nei territori delle diverse regioni, introdurle in colture produttive florovivaistiche per rinnovare ed ampliare la gamma e la qualità di tali produzioni, conservare e valorizzare il germoplasma locale grazie all'inserimento in programmi di coltivazione di piante endemiche, individuare specie che, per il loro valore ornamentale, siano di interesse per il mercato dei prodotti florovivaistici e che risultino idonee ad essere introdotte negli ordinamenti colturali delle aziende floricole regionali. 16:10 A.Gambini, Università di Milano Bicocca Un fiore nel mio prato: educazione alla conservazione e alla sostenibilità Conoscere, studiare e imparare a sostenere la conservazione delle specie autoctone dovrebbe essere un obiettivo della scuola. Formare cittadini attenti, responsabili ma anche appassionati alla bellezza del proprio territorio, proprio quando la sua devastazione diventa sempre più insostenibile, dovrebbe diventare un aspetto fondamentale dell’educazione. Occorre quindi allestire ambienti di apprendimento appositamente studiati per rendere questo un tema familiare fin dalla più tenera età. Nella comunicazione qui proposta si riporteranno esempi di attività didattiche centrate su alcune specie spontanee e l’allestimento di un giardino in cui conservarne alcune emblematiche. La metodologia didattica utilizzata si basa su un diverso ruolo dei docenti e su esperienze dirette sul campo. Tavola Rotonda Dott. Giovanni D’Angelo – Fondazione Minoprio Le produzioni di specie e popolazioni autoctone idonee ai ripristini ambientali pongono diversi problemi la cui soluzione risiede in un approccio complementare delle varie tecniche di riproduzione, quali la produzione di semente ex situ, quella di fiorume, il trapianto di zolle erbose e piantine singole, al fine di meglio adempierealle necessità geotecniche e a quelle naturalistiche. La costituzione di unafiliera produttiva è facilitata dalla presenza di un sistema vivaistico regionale capace di offrire competenze ed organizzazione ad alto livello. L’aspetto sementiero è però più complicato di quello vivaistico ed è legato alla numerosità delle specie da trattare, alla mancanza di materiale con buone caratteristiche agronomiche e ai bassi volumi richiesti. Al fine di avviare una produzione da parte di aziende private risulta basilare la fornitura e la certificazione dei materiali di base da cui il coltivatore potrà iniziare la produzione, così come la promulgazione di normative che favoriscano l’utilizzo dei materiali autoctoni certificati a partire dalle aree protette. Roberto Tognetti, Accademia Italiana Scienze Forestali Il recupero delle funzioni del bosco e dei servizi degli ecosistemi in territori degradati Nonostante continui la conversione di superfici forestali ad agricole, ed il loro degrado, la copertura forestale è in aumento in molti paesi del mondo. Nuove foreste si sviluppano su terre precedentemente coltivate, e piantagioni forestali sono pianificate per propositi commerciali e per ripristinare aree degradate. Tali sistemi possono migliorare la qualità dei servizi degli ecosistemi ed aumentare le opportunità di conservazione della biodiversità, ma non possono eguagliare l’originale copertura forestale per composizione e struttura. L’approccio al recupero degli ecosistemi forestali dipende molto dal livello di degrado del bosco e del suolo, della vegetazione residua, e dalle attese del processo di recupero. Le opportunità per combinare ripristino funzionale degli ecosistemi e rinnovamento naturale del bosco con sviluppo sostenibile del territorio e partecipazione delle comunità rurali abbondano. Le foreste richiederanno una gestione flessibile, come sistemi dinamici e resilienti per fronteggiare gli stress del cambiamento globale. F.M. Raimondo, Società Botanica Italiana La conservazione attiva come strategia di salvaguardia della biodiversità vegetale minacciata I vegetali selvatici, più che gli animali, si prestano ad essere impiegati per fini produttivi. La loro coltivazione, ancorchè problematica, può realizzarsi anche in laboratorio. Al riguardo, le biotecnologie offrono oggi validissime ed economiche opportunità. Esistono varie specie selvatiche minacciate per rarefazione intervenuta a seguito di riduzione o danneggiamento dell'habitat o per il continuo prelievo in natura operato da parte dell'uomo anche indirettamente. Ebbene, sussistendo la potenzialità di un loro impiego produttivo, una volta messe a punto le tecniche rispettivamente di propagazione e allevamento, si può concorrere alla conservazione del taxon o della popolazione minacciata diffondendo loro espressioni in ambito colturale. Alcuni esempi concernenti il patrimonio floristico siciliano d’interesse gastronomico, medicinale, ornamentale e ambientale vengono richiamati. Fra i casi studio si prendono in considerazione specie fungine e fanerogame endemiche. Viene evidenziato il ruolo delle aree protette.