Corriere sociale settembre 2011

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Corriere sociale settembre 2011
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ANNO XLV - N. 4 - SETTEMBRE 2011
11/09/2001 - 11/09/2011
NIENTE SCONTRI DI CIVILTA',
PENSARE AL FUTURO
PAGINA 1 - IL CORRIERE SOCIALE - XLV - 4/2011
UNI.FOR.PE.
UN NUOVO ANNO ACCADEMICO
DELL’UNI.FOR.PE
L’UNIFORPE si propone ancora una volta nella nostra città e nel
territorio come una stimolante occasione di crescita e di formazione.
Sorta nel 1996 sulla base di una condivisa scelta compiuta dalla Società Operaia e dall’Amministrazione
Comunale, confermata sempre negli anni successivi, l’UNIFORPE è stata capace di offrire ai suoi utenti
corsi e programmi in grado di sollecitare l’attenzione e l’interesse di un pubblico sempre più attento e
partecipe.
Anche quest’anno l’offerta formativa si caratterizza per la qualità delle proposte che l’UNIFORPE può
presentare a tutti coloro che vorranno confermare la loro partecipazione e a coloro che, per la prima volta,
si avvicinano ad un’iniziativa che intende confermarsi come occasione di confronto, di dialogo, di
maturazione.
In un momento di difficoltà sociali ed economiche, tali da mettere in discussione la stessa sopravvivenza
dell’UNIFORPE, aver voluto riproporre i corsi, rinnovandone e qualificandone il contenuto, rafforza
l’impegno per il rilancio delle azioni di promozione e di formazione, strumento indispensabile per uscire
dalla crisi e per segnare con forza il rinnovamento del nostro paese.
Nessuno più del Consiglio Direttivo può dolersi di tale situazione e delle conseguenze che tali criticità
provocano ad una attività di eccezionale importanza culturale e sociale.
Tuttavia è nella consapevolezza che la città non possa rinunciare a questo spazio di crescita culturale, civile
e di confronto che anche quest’anno la Società Operaia, contando sull’apporto sincero di tutti coloro che
nel tempo ne hanno seguito con soddisfazione l’evolversi, propone una serie di corsi fortemente radicati
nella considerazione dei partecipanti.
L’affluenza numerosa di iscritti, come sempre, sarà la migliore garanzia per il mantenimento di una
tradizione di crescita individuale e sociale di cui sempre più a Porto San Giorgio, come altrove, si avverte
l’esigenza.
Il Presidente della Società Operaia
Prof. Alfredo Luzi
SOMMARIO
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pag. 7
-
11/09/2001 - 11/09/2011 Niente scontri di civiltà, pensare al futuro.
UNI.FOR.PE. Un nuovo anno accademico dell'UNI.FOR.PE.
UNI.FOR.PE. Corsi 2011 - 2012.
SOCIETA'. “Niente scontri di civiltà, pensare al futuro”. Ecco l'11 Settembre politicamente corretto.
CULTURA. La siepe e il viaggio. Un libro di Alfredo Luzi.
CULTURA. Ricordo di Carlo Benedetti. La scomparsa del Prof. Luigi Dania.
BLOC NOTES. Nuovo componente della redazione sociale. Attività di consorelle. Gita culturale a
Torino. XXI Esposizione Internazionale Manifesti di Mostre d'Arte.
pag. 8 - NOTERELLE A MARGINE. Regolamento di pulizia (SIC) urbana 1868. di Franco Loira.
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UNI.FOR.PE.
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SOCIETA'
“NIENTE SCONTRI DI CIVILTÀ,
PENSARE AL FUTURO” ECCO L´11 SETTEMBRE
POLITICAMENTE CORRETTO
Ricordiamo che l´11 settembre nelle Torri gemelle morirono
cittadini di 90 nazioni. Che da allora il terrorismo ha fatto
stragi in ogni parte del mondo. Citiamo il meno possibile Al
Qaeda”. Ecco i consigli su come celebrare il decimo
anniversario, politically correct. Firmati: Barack Obama.
La tragica ricorrenza ha visto impegnato il presidente e
tante altre autorità americane, negli Stati Uniti e all´estero.
Obama ha voluto evitare eccessi di patriottismo, gaffe verso
i popoli stranieri, forzature che potevano trasformare la
ricorrenza in un autogol per gli interessi strategici e la
sicurezza dell´America. Ecco perciò i “consigli per l´uso”,
diramati in due circolari della Casa Bianca: una rivolta a
tutte le autorità federali impegnate nell´evento; l´altra alle
ambasciate e consolati Usa nel mondo.
La preoccupazione principale: “Il tono della narrazione
deve essere positivo e deve proiettarci verso il futuro”, si
legge nel documento della Casa Bianca. Inoltre andrà
sottolineato che l´11 settembre “non fu solo una tragedia
nostra”. Obama ricorda quanto fu vasta e profonda la
solidarietà internazionale verso le vittime di quell´attacco;
e quanto rapidamente venne dilapidata dagli errori successivi:
le bugie su Saddam Hussein, la guerra in Iraq, gli abusi
contro i diritti umani ad Abu Graib. Il patrimonio di simpatia,
simboleggiato dal celebre titolo di Le Monde “Siamo tutti
americani”, durò poco e presto subentrarono nuovi
risentimenti. “Durante le celebrazioni – avverte Benjamin
Rhodes che è consigliere del presidente per la sicurezza
nazionale – dovremo rivolgerci ad un ampio ventaglio di
audience, l´anniversario le riguarda tutte”. Il decalogo delle
regole da seguire è particolarmente dettagliato nella versione
che è stata recapitata alle ambasciate. “Quel giorno – si
legge nel documento inviato ai diplomatici Usa – si
commemorano i cittadini di oltre 90 nazioni che morirono
negli attacchi dell´11 settembre. Onoriamo e celebriamo la
resistenza di famiglie e comunità su ogni continente, a New
York e Nairobi, Bali e Belfast, Mumbai e Manila, Lahore e
Londra”.
L´elenco dei luoghi citati è tutt´altro che casuale. Vi figurano
tutte le città che prima e dopo l´11 settembre hanno subito
gravi attacchi terroristici. Ne fanno parte le capitali di paesi
storicamente alleati nella Nato (Inghilterra, Spagna), potenze
emergenti in prima fila nella lotta al terrorismo come
l´India, grandi nazioni islamiche come Indonesia e Pakistan.
Essenziale è ricordare che tanti altri popoli hanno versato e
continuano a versare pesanti tributi di sangue; perché il
decennale non si riduca in un´esibizione di patriottismo a
stelle e strisce. Evitando di dipingere l´11 settembre come
una “tragedia americana”, si può valorizzare il contributo
dato da tante nazioni alleate nella lotta al terrorismo. La
direttiva di “minimizzare i riferimenti ad Al Qaeda” nasce
da un´altra considerazione. A dieci anni dall´attacco che fu
voluto da Osama Bin Laden, la Casa Bianca potrebbe menar
vanto perché l´uccisione di Bin Laden è avvenuta sotto
questa Amministrazione mentre era sfuggita a George Bush.
Ma il tema del castigo, della vendetta o della “missione
compiuta”, è fuorviante in una fase in cui varie popolazioni
islamiche lottano per la libertà, e Al Qaeda è apparsa
irrilevante nella “Primavera araba”.E´ più importante quindi
sottolineare com´è cambiato il vento rispetto al 2001: “Al
Qaeda rappresenta il passato, i pacifici manifestanti di
Tunisi e del Cairo rappresentano il futuro”.
Lo stesso spirito ha spinto Obama a prendere la decisione
più controversa: a Ground Zero la celebrazione ha avuto un
carattere laico, senza il coinvolgimento ufficiale di autorità
religiose. Molte chiese hanno protestato. La preoccupazione
del presidente è stata quella di evitare di rievocare i toni da
crociata e lo spirito dello “scontro tra civiltà” che prevalsero
per gran parte della presidenza Bush.
INVITIAMO I SOCI A VISITARE IL SITO
DELLA SOCIETA' OPERAIA
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PAGINA 4 - IL CORRIERE SOCIALE - XLV - 4/2011
CULTURA
LA SIEPE E IL VIAGGIO
un libro di Alfredo Luzi
E’ di recente uscito il volume “La siepe e il viaggio” del
Prof. Alfredo Luzi che attraverso una raccolta di saggi
dedicati a Leopardi, alla sua presenza nei poeti marchigiani
contemporanei, a Sereni, a Matacotta, ai grandi autori del
Novecento e a scrittori meno noti come Joyce Lussu e Mario
Verdone, alle traduzioni di testi di Ungaretti, a temi poco
frequentati dalla critica letteraria come la ferrovia nella
poesia italiana contemporanea o il rapporto tra città e poeta,
che individua nella poesia italiana contemporanea un nucleo
tematico oppositivo, tra stasi e
dinamismo. Nella prima parte del
volume, la siepe, l’immagine
leopardiana è assunta come
configurazione di uno spazio
immobile e frontiera, pre-testo
dell’immaginario e del desiderio
di un ubi consistam. Nella seconda
parte, il viaggio, vengono raccolti
studi che, direttamente o
indirettamente, affrontano il tema
dell’erranza, della dislocazione,
di una spazialità in movimento,
anche nel senso della “traduzione”
di un testo poetico da una lingua
ad altra.
I saggi raccolti nel volume
possono offrire al lettore la
percezione di una eccessiva
varietà di temi, di stilemi, di autori.
Ma l’elemento unitario che ha
sollecitato la pubblicazione è di
carattere esistenziale, testimonianza del rapporto del loro Autore
tra esperienza vissuta e poesia
nella pratica critica esercitata
ormai da molti decenni.
L’ineludibile riferimento, spesso
dialettico, a Leopardi nei poeti
marchigiani si è frequentemente configurato nella immagine
della siepe, come spazio immobile e frontiera, pre-testo
della dinamica dell’immaginario, come ho cercato di
dimostrare in Idillio e patema nell’Infinito di Leopardi. Per
molti dei poeti il cui spazio vissuto corrisponde, anche solo
in parte, ai confini regionali, Leopardi rappresenta un
modello, eccelso ed ingombrante insieme, da cui partire,
anche solo per rovesciarne i presupposti stilistici ed
ideologici. E' il caso di Franco Matacotta, poeta della
Resistenza, che, spenti gli eroici furori rivoluzionari, tornerà
ai suoi Orti marchigiani, i luoghi in cui ritrovare la propria
identità. Ed anche in molti poeti marchigiani, che per ragioni
biografiche hanno privilegiato il viaggio e
l’allontanamento dalla terra madre, la nostalgia delle siepe è
un tema ricorrente, quasi punto di partenza. Diversa è
l’impostazione metodologica adottata nel saggio su Il poeta
e la città. Milano nella poesia italiana del Novecento. Tra
alienazione e utopia, dove l’analisi topologica e semiotica
sostiene la enucleazione tematica del rapporto tra città e
poeta, prendendo lo spunto dalla metropoli milanese. La
prima parte del volume si chiude
con l’omaggio critico a Joyce
Lussu, moglie di Emilio, una delle
figure più affascinanti della lotta
al fascismo, che, pur non
rinunciando alla dimensione
internazionale del suo impegno
politico, trovava però nella quiete
di San Tommaso alle Paludi lo
spazio ideale per dedicarsi alla
poesia. Nella seconda parte sono
raccolti saggi che, direttamente o
indirettamente, affrontano l’archetipo del viaggio, della dislocazione,
di una spazialità in movimento.
Agli scritti di carattere tematico
come La poesia viaggia in treno e
Il viaggio nella poesia italiana del
‘900 si aggiungono un’analisi
testuale di Dall’Olanda di Vittorio
Sereni che trae la sua occasione
poetica da un viaggio per esigenze
professionali e uno studio
comparativo su alcune traduzioni
francesi dei Cori descrittivi di stati
d’animo di Didone, in cui Ungaretti
riversa tutta la sua Erlebnis, fatta
di peregrinazioni, di viaggi
simbolici, di attualizzazione di
archetipi recuperati dal mondo della classicità. Il testo di
chiusura è dedicato alla poesia di Mario Verdone, il grande
studioso di cinema e teatro la cui produzione poetica, meno
nota dell’ attività critica, è cadenzata, con precisione quasi
cronologica, dall’alternarsi di partenze per città e università
di tutto il mondo e di ritorni nell’ hortus conclusus della
propria casa e della propria famiglia. Durante un incontro
programmato per il mese di ottobre il volume verrà presentato
nella sala Max Salvadori del Palazzo Sociale dal Prof.
Antonio D’Isidoro dell’Università di Macerata.
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CULTURA
RICORDO DI CARLO BENEDETTI
E’ scomparso di recente il giornalista Carlo Benedetti, fratello del Sen. Gianfilippo Benedetti, per molti anni
corrispondente dall’estero di giornali importanti e indiscusso protagonista della vita culturale e sociale del territorio.
Lo ricordiamo pubblicando l’articolo di Daniele Maiani apparso su “Corriere News”.
Se è vero che non c’è periodo “bello” per morire, quello che ha scelto Carlo per andarsene da questo mondo, forse
è il migliore :la tarda primavera. L’inverno è alle spalle e la bella stagione col suo fiorire di vita è alle porte, è il
periodo della speranza, dell’avvenire… Carlo Benedetti, per chi lo conosceva, era sì un bravissimo giornalista :
corrispondente “storico” dell’Unità da Mosca, direttore di quotidiani nazionali della sinistra, scrittore di pregio,
sceneggiatore di romanzi radiofonici per la Rai. Ma era soprattutto un vulcano di idee e di iniziative che sfornava
a getto continuo e che portava a compimento con una tenacia incredibile. In Carlo esisteva una propensione
fantastica nell’agire che lo ha seguito per tutta la sua lunga carriera partita e conclusa a Fermo, tutta imperniata sul
suo essere un comunista, un uomo di cultura, un pensatore non legato a dogmi o visioni preconcette del mondo. Per
Carlo la realtà che cambiava non imponeva un cambiamento delle basi filosofiche dell’analisi : quello che era
necessario era comprendere come stava cambiando il mondo e quali nuove forme di dialogo e di azione andavano
approntate per continuare a portare avanti quegli ideali di libertà e di uguaglianza che da sempre facevano parte del
suo credo politico e filosofico.
Dopo la morte del fratello Gianfilippo era tornato a Fermo per un lungo periodo di studio e riflessione.
Ci è caro salutarlo con le parole pronunciate al Cimitero di Fermo, in occasione della cerimonia di tumulazione,
dall’on. Rizzo, nel suo commiato all’amico e compagno di partito “Ovunque tu andrai, Carlo, che la terra ti sia lieve”.
LA SCOMPARSA DEL PROF. LUIGI DANIA
La Società Operaia ricorda con affetto il Prof. Luigi
Dania, di recente scomparso, prestigioso esponente
della cultura sangiorgese che, in tanti anni di impegno di
studioso, critico, artista, ha saputo promuovere le
eccellenze del territorio.Già nel 1967 con la
pubblicazione “La pittura a Fermo e nel suo circondario”
avviava una stagione di pubblicazioni e documentate
monografie di qualità che portavano la riflessione critica
su aspetti peculiari di questa realtà, aprendoli alla
conoscenza e alla valorizzazione. Nel 1975 con un’altra
monografia apriva un percorso di riscoperta di Adolfo
De Carolis che poi è continuato con altri pittori ed artisti
marchigiani : è del 2003 il suo volume “Il romanico
nella Marca Fermana”. Pregevole è indubbiamente
l’intervento che il Prof. Luigi Dania svolse nel Convegno
che il Sodalizio organizzò, nel febbraio del 1984, per
ricordare la figura di Gino Nibbi prestigioso esponente
della cultura del territorio, purtroppo, anche lui,
dimenticato dai più. Marcata è stata l’incidenza della
riflessione teorica del Prof. Luigi Dania sull’ambiente
culturale marchigiano che lo ha caratterizzato in modo
originale e coinvolgente. Per lunghi anni ha indagato
con serietà non comune e viva curiosità intellettuale la
continuità dell’evoluzione artistica partendo dall’arte
antica sino a studiare e valorizzare le correnti
contemporanee più innovative. Ricordiamo due elementi
che meglio contraddistinguono la sua opera, la suggestione
esercitata sulle nuove generazioni, su artisti e su
collezionisti che hanno imparato ad ammirare con stupore
la sua capacità critica e la assoluta indipendenza di
giudizio che lo ha portato a riconoscere, distinguere e
segnalare il valore dell’opera indipendentemente dalle
mode o dalle correnti dominanti. Ha sempre collaborato,
con vera e disinteressata amicizia con artisti che grazie
anche al suo autorevole contributo valutativo sono
diventati famosi ottenendo, anche in scenari
internazionali, quei riconoscimenti ed apprezzamenti
anticipati dal giudizio critico severo, rigoroso, competente
e libero che solo Dania ha saputo dare ai tanti che lo
hanno conosciuto. Fortemente legato al territorio ha
sempre mantenuto relazioni con i massimi esponenti
della cultura nazionale ed internazionale restando nella
sua Porto San Giorgio. L’arte nelle Marche dopo secoli
di dispersioni, sottovalutazioni, errate attribuzioni ha
iniziato con Luigi Dania un nuovo periodo di rilettura,
riappropriazione e valorizzazione affermandosi per la
sua qualità sin a vedere riconosciuta la sua specificità.
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BLOC NOTES
NUOVO COMPONENTE DELLA REDAZIONE SOCIALE
Il Consiglio Direttivo ha chiamato il Consigliere Carla Capesciotti a fare parte della Redazione del Corriere Sociale, in
sostituzione di un componente dimissionario.
L’intera Redazione saluta Carla Capsciotti alla quale rivolge i migliori auguri di buon lavoro.
ATTIVITA’ DI CONSORELLE
La Consorella di Lodi ha festeggiato di recente il 150° anniversario della sua fondazione attraverso una serie di iniziative che sono
culminate con una riflessione sulla storia di quel Sodalizio e sull’odierno ruolo della solidarietà. A sua volta la consorella di Verona
ricorderà il prossimo 16 ottobre il 145 anno di fondazione. Tutte le lodevoli iniziative testimoniano l’importanza del ruolo che i nostri
Sodalizi possono svolgere per promuovere lo sviluppo e la crescita della società italiana, la valorizzazione del passato sul quale si fonda
l’assetto sociale di ogni comunità, e richiamano l’attenzione sulla necessità di rinnovare le norme sul funzionamento delle Società Operaie,
onde dare maggiore slancio e funzionalità all’azione solidaristica.
GITA CULTURALE A TORINO
Nell’ambito delle iniziative collegate al 150° anniversario dell’unità d’Italia, il Sodalizio concorre all’organizzazione di una gita culturale
a Torino, città che è stata la culla della nazione italiana. La gita, organizzata con la Società Operaia di Fermo, è prevista per i giorni 4, 5,
6 novembre e permetterà di visitare alcune delle mostre allestite in questo periodo in occasione dell’evento celebrativo oltre che ad alcuni
luoghi storici come il Castello di Cavour a Grinzane e il Palazzo Madama.
Per maggiori informazioni sulle modalità di partecipazione alla gita e per iscriversi, è possibile rivolgersi all’Ufficio di segreteria durante
l’orario di apertura.
MOSTRA A
MONTE SAN MARTINO
Una mostra sulla Ferrovia Adriatico – Appennino, che per ben 50
anni ha collegato Porto San Giorgio con i centri della vallata del
Tenna, è stata inaugurata sabato 10 settembre a Monte San Martino
ed è stata visitata da alcuni componenti del Direttivo del nostro
Sodalizio.
L’interessante iniziativa, promossa dal Comune di Monte San
Martino, ed organizzata da Italia Nostra, la Pro Loco e la Società
Operaia di Mutuo Soccorso, è allestita a Palazzo Ricci e resterà
aperta fino a metà novembre.
La mostra serve anche per richiamare l’attenzione sulla possibilità
di un riutilizzo del vecchio tracciato della Ferrovia che permetterebbe
di realizzare un circuito per la mobilità dolce e rilanciare il progetto
di ripristino del collegamento dalla costa alla montagna sia a scopi
turistici che per il trasporto di pendolari e di merci leggere.
Quindi un plauso alla dinamica consorella di Monte San Martino
che collaborando all’organizzazione dell’importante mostra ha
voluto richiamare l’attenzione sulla necessità di un approccio
diverso ai temi della mobilità, dimostrando particolare interesse ai
temi del recupero della memoria del territorio e della riflessione
sullo sviluppo sostenibile.
A margine dell’iniziativa il Presidente, Vittorio Barchetta, ha
permesso ai nostri consiglieri di visitare i locali, in pieno centro
storico, nei quali sarà insediata la nuova sede della Società Operaia,
frutto di un accurato intervento edilizio di recupero e restauro
veramente ambizioso ed architettonicamente gradevole. Nel
complimentarsi, i nostri consiglieri, hanno dichiarato la disponibilità
ad intervenire alla futura inaugurazione.
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NOTERELLE A MARGINE
REGOLAMENTO DI PULIZIA (SIC) URBANA 1868
Ultimo documento acquisito al patrimonio storico della nostra
Biblioteca è un “Regolamento di Pulizia Municipale” di Porto
San Giorgio risalente al 1868.
Non è conquista che possa far gridare al miracolo, ma è pur
sempre una di quelle “carte” attraverso le quali è possibile
“fotografare” un mondo in tutte le sue caratteristiche e
dimensioni: miserie, sogni, speranze, da noi, in parte, così
lontani; prossimi invece, tipicamente nostri quindi presenti
oggi.
Com’era dunque questo paese centocinquanta anni fa?
Intanto ad ogni comportamento c’è una linea guida, uno scopo
da perseguire: accreditarsi presso le autorità nazionali come
paese “igienico e civile”, meritevole quindi di autonomia e di
un territorio non “meschinissimo”.
Al bando quindi tutto ciò che possa, non solo incorrere nei
rigori della legge, ma anche semplicemente deviare da regole
che magari, concretamente, ognuno
disattende ma, in teoria, sono infrangibili.
Anche a danno di tradizioni secolari come
la famosa “caccia al toro” che resisteva
al Porto da due secoli almeno e che,
improvvisamente, viene cancellata con
il marchio della crudeltà: le povere bestie
lasciate libere, inseguite dalla folla
urlante, impazzite si scatenavano in una
corsa folle lungo le vie del paese
travolgendo tutto e … tutti.
Questo fino al 1861; appena sette anni
dopo, i Sangiorgesi tutti cuor d’oro. Nel
nuovo Regolamento di Pulizia Urbana è
scritto: “E' ordinato a tutti i bottegai,
rivenditori, ostieri e simili di tener fuori
dalle loro botteghe e magazzeni, e presso
il muro delle medesime, un vaso pieno
d’acqua netta dal primo maggio a tutto
ottobre di ogni anno, affinché i cani si possano dissetare”.
A conferma, in un articolo successivo: “Nei luoghi aperti al
pubblico è proibito di ferire e percuotere soverchiamente,
tranne in caso di difesa, gli animali tanto propri che altrui”.
Non fa comunque difetto la cautela: “…i cani colti da idrofobia
dovranno immediatamente essere uccisi; in qualunque via o
piazza non si possono lasciare, o tenere stazionari, cavalli,
buoi ed altre bestie da tiro, da sella o da soma, né far correre
precipitosamente né affidarli in custodia a persone incapaci”.
E le macchine i motorini e simili? Eh già…non erano stati
ancora inventati.
Quel che non t’aspetti: “Non si possono tenere per uso pubblico
bestie da tiro, da soma, e da cavalcatura che abbiano qualche
noto vizio” Quale?.
“Principalmente resta vietato di somministrare l’alimento ai
maiali nelle pubbliche vie e lasciarli vagare per le medesime”.
Dentro casa sì?
di Franco Loira
Salvare la faccia comunque. “Nelle vie e piazze, ed in generale
né luoghi aperti al pubblico, non si possono praticare atti contro
la licenza pubblica, in qualsiasi modo molestare gli individui,
né esporre nudità, piaghe, deformità ributtanti e simili.”
È salvaguardata l’igiene in particolare per tutto quanto attiene
i cibi di uso comune: “Non potranno nella fabbricazione, o
manipolazione del pane, pasta e simili valersi che dell’acqua
delle pubbliche fontane, e dei cereali proprio di tali elementi di
buona qualità, non corrotti né guasti ed in qualsivoglia altro
modo alterati, o pregiudicati tanto per qualità propria quanto
per misture di altre sostanze eterogenee e perniciose”.
Bene!, ma non si dice come tutto ciò sia possibile nel 1868, in
particolare in riferimento all’uso dell’acqua per la confezione
dei cibi, quando, in paese, esistono due sole fontane pubblicheuna a Nord ed una a Sud dell’incasato- e
in Consiglio comunale (seduta del 30
ottobre 1876) sono ancora lamentati “La
notevole deficienza di acqua, il bisogno
in cui se ne trova la popolazione, i lamenti
di questa…e vorrebbe si facesse uno
studio per rinvenirla”, ricorrendo al
sistema-bacchetta.
Lascia qualche dubbio la precauzione a
cui, al tempo, si dà molto rilievo: “Le
bestie macellate, nel trasporto
dall’ammazzatojo alla beccaria,
dovranno essere coperte affinché ne sia
tolta la vista al pubblico, ed il sangue e le
interiora non potranno essere portate per
le vie, che in vasi e recipienti coperti” .
Semplice preoccupazione nei confronti
della sensibilità della gente o, non
piuttosto, per non suscitare voglie e
magari qualche tentazione nella grande maggioranza dei cittadini
che di carne, al tempo, non erano ammessi a mangiarne molta?
E della “mondezza e nettezza delle strade”?
Da un articolo che garantisce “le piazze, le strade, ed in genere
tutti i luoghi aperti al pubblico e le dipendenze loro, debbono
essere costantemente tenuti puliti”, al meno rassicurante “la
spazzatura è fatta a cura dei singoli frontisti nelle strade”:
civismo o pia illusione?
Due articoli validi ancora oggi:” E’ proibito sturbare la pubblica
quiete con clamori, canti e rumori, oppure con l’esercizio di
professioni, arti e mestieri incomodi e rumorosi; è vietato
giocare alle palle, al pallone, alle bocce, trottola o ruzzola, al
formaggio e simili nelle vie, e piazze di pubblico passeggio”.
Se questo è stato in che mondo viviamo oggi?
PAGINA 8 - IL CORRIERE SOCIALE - XLV - 4/2011