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Scuola di
Scienze della Salute Umana
Corso di Laurea in
INFERMIERISTICA
(abilitante alla professione sanitaria di
Infermiere)
(classe di laurea SNT/1)
La Sindrome
di Munchausen per Procura:
conoscenza ed emozioni degli
infermieri in ambito pediatrico
Relatore:
Prof. Achille Carmelo Lo Manto
Correlatore:
Dr.ssa Cinzia Tani
Candidato:
Francesca Pistolesi
Anno Accademico 2012/2013
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2
Un grazie di cuore a:
:
Il professore Lo Manto per avermi fatto conoscere questo bellissimo
argomento, per la pazienza, l’impegno e la competenza che mi ha generosamente messo a
disposizione.
Dr.ssa C. Tani: per aver accettato e supportato questa ricerca.
:
Dr. R. Domenici e Infermiera di Lucca per essersi resi disponibili al
colloquio telefonico e per avermi riferito informazioni utili a questa ricerca.
Mamma: per avere sempre creduto in me, anche nei momenti più difficili di questa
carriera universitaria e, soprattutto, per avermi fatto scoprire e amare il “bellissimo mondo”
della sanità. La sua passione e l’affetto che dimostra verso i suoi “pazienti” mi hanno spinta a
voler imitarla..Non ci sono parole per descrivere il bene che le voglio. Grazie per tutto quello
che hai fatto per me!!!
Ilaria e Massimiliano:
per il confronto e il supporto che mi hanno dato,
soprattutto in “ambito sentimentale”; per l’ospitalità fornitami nei momenti di “allagamento”
della città e in quelli delle mie “paranoie”; non dimenticherò mai le ore passate a parlare davanti
al camino o le “partite interminabili” di Burraco.
:
Famiglia per l’affetto e la pazienza che hanno dimostrato in questi 3 anni,è grazie al
loro sostegno se oggi posso realizzare il mio sogno.
Le bimbe di Latino:per i momenti di svago passati insieme; per le nostre “uscite
danzanti” e per “le mille cene” fatte nel fondo al solo scopo di stare insieme.
Le bimbe dell’università:perché hanno reso piacevoli e indimenticabili questi 3
anni di università, senza le quali questo percorso sarebbe stato ostio e difficile da superare.
:
Silvia, Elisabetta grazie a Elisabetta per essersi resa disponibile ad aiutarmi nella
dedizione delle prime fasi di questa ricerca. Silvia per il sostegno fornitomi durante questo
percorso di studi e per avermi accompagnato nel “labirinto del Meyer” durante la
somministrazione dei questionari.
Loredana e Andrea: perché, senza di loro, non sarei riuscita a “categorizzare i
risultati”; il loro corso accelerato di Excell mi è stato molto utile, senza il quale oggi non
esisterebbe la tesi. Grazie, soprattutto, a Loredana per il calore e l’affetto che mi ha dimostrato
nei nostri pochi incontri.
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4
INDICE
INTRODUZIONE....................................................................................................pag. 7
CAPITOLO 1:
LA SINDROME DI MUNCHAUSEN PER PROCURA………………………..pag.9
1.1.
La
sindrome
di
Munchausen
per
Procura:
definizione
e
cenni
storici…………………………………………………………………………........pag.11
1.2. Epidemiologia: la sindrome di Munchausen per Procura in Italia e nel
Mondo……………………………………………………………………………...pag.14
1.3. La sindrome di Munchausen per Procura in letteratura: evidenze scientifiche dai
primi studi a oggi…………………………………………………………………..pag.17
1.3.1. I fattori di rischio: cosa spinge un caregiver a procurare danni al
bambino?.............................................................................................................pag.17
1.3.2. Ruoli familiari nella determinazione della sindrome di Munchausen per
Procura…………………………………………………………………………pag.21
1.3.3.
Il
rapporto
caregiver-figlio:
perché
il
bambino
mantiene
il
segreto?...............................................................................................................pag.22
1.4.
Manifestazioni
cliniche
della
sindrome
di
Munchausen
per
Procura……………………………………………………………………………..pag.24
1.5.
L’iter
diagnostico
e
legislativo
dell’abuso
Munchausen………………………………………………………………………..pag.27
1.5.1. Il motivo del ritardo diagnostico………………………………………..pag.33
1.6. La sindrome di Munchausen per Procura diagnosticata: la gestione e le sue
conseguenze………………………………………………………………………..pag.35
1.7. In Sintesi………………………………………………………………………pag.39
CAPITOLO 2:
MATERIALI E METODI DELLA RICERCA………………………………...pag.41
2.1. Revisione della letteratura………………………………………………….....pag.43
2.2. Obiettivo e P.I.C.O della ricerca………………………………………………pag.48
2.3. Popolazione e Campione……………………………………………………...pag.56
2.4. Disegno di ricerca……………………………………………………………..pag.57
5
2.4.1. Strumenti di rilevazione: il questionario…………………………………..pag.58
2.4.2. Analisi dei dati…………………………………………………………….pag.60
2.5. Tempi di rilevazione, comunicazione, trasferimento dati…………………… pag.63
CAPITOLO 3:
RISULTATI DELLA RICERCA………………………………………………..pag.65
3.1. Descrizione del campione……………………………………………………pag.67
3.2. Esposizione dei risultati………………………………………………………pag.72
3.3. Descrizione delle risposte nei due presidi……………………………………pag.86
3.4. Analisi dei risultati…………………………………………………………pag.109
3.5. Discussione dei risultati……………………………………………………pag.125
CAPITOLO 4:
CONCLUSIONI………………………………………………………………pag.131
4.1. Gli obiettivi della ricerca…………………………………………………….pag.132
4.2. Limiti della ricerca e modalità di miglioramento……………………………pag.132
4.3. Conclusioni………………………………………………………………......pag.134
Allegati…………………………………………………………………………pag.139
All.A(Protocollo di ricerca infermieristica)…………………………………….pag.139
All.B (Richiesta questionario)………………………………………………….pag.144
All.C (Questionario)……………………………………………………………pag.145
All.D (Excell)…………………………………………………………………pag.148
All.E (Tabella Chi-Quadrato)…………………………………………………..pag.151
All.F (Analisi statistica Chi-Quadrato)…………………………………………pag.152
All.G (Risposte aperte degli infermieri)………………………………………..pag.204
Bibliografia e Sitografia………………………………………………………...pag.224
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INTRODUZIONE
La Sindrome di Munchausen per Procura è una variante dei Disordini Fittizi, una grave
forma di abuso sui bambini, difficile da diagnosticare, caratterizzata dal fatto che una
persona procura o simula segni e sintomi fisici o psichici in un’altra persona.
Tipicamente la vittima è un bambino e il responsabile è la madre; la motivazione di tale
comportamento è ritenuta essere il bisogno psicologico di assumere, per interposta
persona, il ruolo di malato.
Questa sindrome ha una dinamica molto complessa e rientra nell’ambito dei
“maltrattamenti”, presentando, tuttavia, delle caratteristiche diverse. L’abusato non
presenta segni evidenti nel corpo ed ha comportamenti sociali nella norma. L’abusante,
pur avendo problemi psichiatrici, si presenta come premuroso e attento nei confronti
della vittima. Questo in un contesto familiare in cui i componenti svolgono una vita
senza ombre.
Non esiste a oggi un corpus di ricerca consolidato sulla sindrome di Munchausen per
Procura, poiché mancano gli strumenti sia per poter identificare precocemente e
adeguatamente i bambini a rischio sia per una corretta gestione della malattia in tutte le
sue manifestazioni. Inoltre sono scarsi sia gli studi di follow-up a lungo termine, sia
quelli inerenti all’epidemiologia sia quelli riguardanti il giusto approccio fra infermierecaregiver-bambino.
Questa ricerca nasce da un interesse personale scaturito durante la lezione accademica
del dott. Lo Manto sull’argomento: l’ambito degli abusi sui bambini e la scarsità di
letteratura scientifica inerenti questa patologia mi hanno spinto alla ricerca di altre
nozioni a riguardo. È iniziata così la mia “esplorazione” bibliografica, nella quale ho
potuto rilevare che le conoscenze su questo tipo di sindrome sono scarse e imprecise;
inoltre dall’esperienza sul campo, che è stato il tirocinio in area pediatrica, ho
riscontrato che la maggior parte degli infermieri non era stata formata sulla Sindrome di
Munchausen per Procura. In questo periodo ho effettuato un colloquio occasionale con
il primario R. Domenici e un’infermiera dell’ospedale Campo di Marte di Lucca
appartenenti al setting pediatrico; i due professionisti mi hanno riferito di aver avuto un
caso di Sindrome di Munchausen per Procura nel loro reparto e di aver avuto difficoltà
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nella diagnosi di tale patologia a causa della scarsa conoscenza sull’argomento sia in
ambito medico che in ambito infermieristico.
In base a questo io e il dott. Lo Manto abbiamo concordato di estendere la nostra ricerca
infermieristica e di rielaborarla in una tesi, che sarà di tipo quantitativo e descrittivo.
L’obiettivo è di approfondire la conoscenza della Sindrome di Munchausen per Procura
e i vissuti emozionali degli infermieri che hanno affrontato l’esperienza di assistenza ai
bambini e ai loro caregiver che ne sono affetti.
A tal fine abbiamo creato un
questionario da usare come metodo di valutazione.
Per la nostra indagine abbiamo scelto come target due reparti di pediatria: UOC della
Pediatria dell’Ospedale San Giuseppe di Empoli nella nostra AUSL di appartenenza e
un cospicuo gruppo d’infermieri appartenenti a tutti i setting dell’Ospedale Meyer,
ospedale pediatrico di eccellenza in Toscana. Abbiamo così ideato un questionario “ad
hoc” finalizzato ad accertare il livello di conoscenza di tale sindrome direttamente sul
campo. Il nostro scopo principale è anche stato quello di favorire la sensibilizzazione
riguardo alla suddetta malattia tra infermieri del nostro territorio, far capire la sua
importanza e gravità, perché siamo convinti che, solo con la diffusione della conoscenza
e con il giusto approccio, possiamo individuare con precisione i casi reali di quest’abuso
raramente e difficilmente diagnosticato, alleviando le sofferenze dei bambini che, per la
natura della sindrome, sono vittime inconsapevoli e innocenti.
8
CAPITOLO 1:
LA SINDROME DI
MUNCHAUSEN PER PROCURA
Figura 1: http://kidshealth.orgparentgeneralsickmunchausen.htmli u.c. 21-11-2013
9
10
LA SINDROME DI MUNCHAUSEN PER PROCURA
1.1. La sindrome di Munchausen per Procura: definizione e cenni
storici
“Applied to anyone who
persistently fabricates symptoms
on behalf of another so causing
that person to be regarded as ill.”
R. Meadow
Prima di parlare della sindrome di Munchausen per Procura è necessario un accenno
alla malattia cardine, dalla quale poi si discosta, e che è presente nella popolazione
adulta: la Sindrome di Munchausen (MS). Si tratta di un disordine psichiatrico, in
genere molto difficile da individuare, a causa del quale i pazienti tendono
all’autolesionismo, mentendo patologicamente sulla loro condizione clinica per ottenere
l’attenzione medica. Il nome di questa sindrome deriva dal barone di Munchausen,
vissuto in Germania nel Settecento (1720-1797). Era conosciuto come il “Barone delle
bugie”, grazie alla sua abilità nel raccontare storie inventate con una tale abilità che
molti le prendevano per vereii.
Prendendo spunto da questa storia, la terminologia “Sindrome di Munchausen” fu
usata per la prima volta in ambito medico nel 1951 dal Dott. Richard Asher. In un
articolo pubblicato sulla rivista medica The Lancet egli descriveva l’atteggiamento di
alcuni pazienti che riportavano continuamente al personale sanitario il loro disagio per
disturbi inesistenti, rivolgendosi a loro con menzogne ed esagerazioniiii. Questi pseudo
pazienti erano sottoposti ad accertamenti e interventi che spesso causavano seri danni
alla personaiv. Le persone affette da questa sindrome inventano, con toni accesi e
drammatici, la loro sintomatologia caricandola di particolari fantasiosi, con la stessa
abilità del barone di Munchausen.
Attualmente l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’ICD-101, considera questa
sindrome un Disturbo Fittizio2, caratterizzato da produzione intenzionale di segni e
1
ICD-10: International Classification of Disease, abbreviato ICD-10. È uno strumento di classificazione
delle malattie e dei problemi correlati, proposta dall’OMS. Sono classificate ben oltre 2000 malattie.
11
sintomi fisici o psichici, con l’obiettivo di assumere il ruolo di malato per ricevere
attenzioni medichev.
La Sindrome di Munchausen per Procura è una variante dei Disordini Fittizi: si
distingue dalla Sindrome di Munchausen in quanto chi ne è affetto non è autolesionista,
ma genera del male a terze persone, o simula in queste un disturbo. Infatti è definita
Munchausen Syndromes by Proxy (MSbP), dove il termine “Proxy” indica la persona
che “procura” sintomi, segni fisici e psichici in un’altra persona, di solito il target è un
bambino. Ed è un adulto, di regola la madre, che crea una malattia fittizia nel bambino e
ricorre frequentemente all’attenzione dei sanitari.
Questa sindrome fu descritta per la prima volta nel 1977 da R. Meadow, pediatra
inglese, in un articolo pubblicato dalla rivista medica The Lancetvi:“applied to anyone
who persistently fabricates symptoms on behalf of another so causing that person to be
regarded as ill3”vii. Il dott. Meadow si riferiva a quelle situazioni nelle quali i genitori
richiedono per i propri figli una serie di accertamenti e interventi, talvolta inventando
sintomi inesistenti oppure procurando loro stessi danni al punto di ledere e persino
uccidere i propri figliviii. Riportiamo per esteso i due casi descritti da Meadow, essendo
quelli citati con maggior frequenza.
Nel primo caso la madre provocò ipernatriemia, somministrando ripetutamente sale al
figlio neonato (da 6 settimane a 15 mesi) fino a provocargli la morte. La malattia fu
riconosciuta poiché il bambino al momento del ricovero migliorava le sue condizioni,
mentre con il ritorno a casa la sua salute sistematicamente peggiorava. Il secondo caso
ha avuto esiti meno drammatici: si trattava di una madre che alterava ripetutamente le
urine del figlio, aggiungendovi sostanze estranee così che il figlio risultasse affetto da
infezioni urinarie. La madre sottoponeva il bambino a numerose indagini, anche
invasive, presso vari ospedali e sempre i sintomi si manifestavano solo alla presenza
della madreix.
Dalla pubblicazione della definizione e dei due casi menzionati da parte del Dott.
Meadow, sono state diagnosticate centinaia di casi di MSbP. È ovvio che non sia
2
Disturbi Fittizzi: sono disturbi caratterizzati da produzione o simulazione di segni o sintomi fisici o
psichici. La motivazione di tale comportamento è di assumere il ruolo di malato.
3
Traduzione: “ Applicata a chi inventa costantemente sintomi per conto di un’altra persona, causando
così che la persona possa essere considerata come malata.”
12
aumentata la prevalenza della malattia, bensì la sua conoscenza, poiché il miglior
sistema per arrivare alla diagnosi è avere una solida formazione sulla patologia.
Tuttavia tale definizione, con il passare degli anni, è stata molto criticata e in
letteratura si è creata molta confusione. I dibattiti più accesi si sono focalizzati sulla
terminologia, poiché il termine “by proxy” può essere applicato sia al genitore che, in
cerca di cure mediche e attenzioni per se stesso, utilizza il figlio “come un mezzo” per
arrivare al proprio scopo, oppure applicato in quei casi in cui le indagini mediche e la
finta compliance del genitore arrivano a risultare dannose per i bambini a prescindere
dalla motivazione del genitore. Alcuni autori, al fine di togliere l’ambiguità provocata
dalla parola “per procura”, hanno provato a definirla “Sindrome di Polle”, prendendo
spunto, ancora una volta, dalla storia del barone di Munchausen: la storia narra che il
barone “bugiardo” aveva un figlio, Polle, che morì in circostanze misteriosex. Ma anche
questa definizione non convinse, poiché, ormai in tutto il mondo, era conosciuta come
sindrome di Munchausen per Procura e un eventuale cambio di nome avrebbe portato a
ulteriori problemi, inoltre la storia di Polle non era così famosa come quella del padre.
La seconda controversia invece si è presentata fra psichiatri e pediatri riguardo alla
diagnosi. La domanda è: la diagnosi è applicata al genitore o al bambino? I
professionisti non sono riusciti a risolvere questa fondamentale ambiguità.
Per alleviare tale confusione l’APSAC4 ha distinto due forme nell’ambito della
sindrome: la prima definita “Pediatric Condition Falsification”, traducibile in italiano
come condizione di falsificazione pediatrica; la seconda “factitious disorder by
proxy”(disturbo fittizio per procura) dove l’adulto procura o fa procurare danni al
piccoloxi. Questa distinzione ha il vantaggio di una maggiore chiarezza lessicale e di una
più facile identificazione della Sindromexii.
Nel 2005, inoltre, è stata data una nuova e più completa definizione dal Dott. B.
Vennemann identificandola come “una grave forma di abuso, difficile da diagnosticare,
caratterizzata da 1) simulazione di malattia o 2) aggravamento riferito o procurato nel
corso di una malattia reale o 3) provocazione dei sintomi di una malattia in un bambino
da parte di un adulto.”xiii. In questa definizione Vennemann riesce a descrivere e
definire tutti i punti salienti della sindrome e la classifica come una forma di abuso
4
APSAC(AMERICAN PROFESSIONAL SOCIETY on the ABUSE of CHILDREN): l’enciclopedia Wikipedia
definisce l’APSAC come la principale organizzazione nazionale di supporto professionale che aiuta e
assiste I bambini e le famiglie affette da maltrattamento e violenza dei bambini.
13
molto grave, date le sue peculiarità, difficile da diagnosticare, caratterizzata da
simulazione o induzione della malattia da parte di un adulto su di un bambinoxiv.
Una definizione è stata data anche dal DSM-IV (DIAGNOSTIC AND STATICAL
MANUAL OF MENTAL DISORDERS)5 che l’ha indicata come “Disturbo Fittizio con
Segni e Sintomi Fisici Predominanti” e nel DSM-IV- TR è descritta in questo modo:
“La caratteristica essenziale è la produzione deliberata o simulazione di segni e sintomi
fisici o psichici in un’altra persona che è affidata alle cure del soggetto. Tipicamente la
vittima è un bambino piccolo, e il responsabile è la madre del bambino. La motivazione
di tale comportamento viene ritenuta essere il bisogno psicologico di assumere, per
interposta persona, il ruolo di malatoxv”.
Al giorno d’oggi, quindi, la MSbP fa parte del vasto capitolo degli abusi e del
maltrattamento infantile, ma in modo subdolo e quindi, essendo un disturbo difficile da
individuare date le sue peculiarità, se ne rende difficile la sua collocazione in una
categoria diagnostica e in una nosografica precisa.
Nell’ambito dell’abuso verso i minori si possono incontrare varie forme: se nel
passato prevalevano casi d’incuria e abbandono, oggi si aggiungono anche gli abusi
legati all’eccesso di cura fino a sfociare nella MSbP, evidenziabile solo nelle culture in
cui c’è un alto sviluppo della medicina e dell’assistenza sanitaria. È una situazione
molto complessa, che ha implicazioni nel campo della pediatria, della psicopatologia,
della medicina legale e della giustizia penale.
1.2. L’Epidemiologia: la Sindrome di Munchausen per Procura in
Italia e nel Mondo
In letteratura la MSbP viene presentata come una malattia piuttosto rara, sia in Italia
che a livello mondiale. Gli studi epidemiologici riscontrati sono pochi e risalenti solo
agli ultimi venti anni. Alcune fonti bigliografiche sono fatte con studi retrospettivi,
poiché molti autori riprendono i casi pubblicati nella lettaratura.
Consultando la banca dati PubMed il primo studio riferito risale al 1987 ed è stato
effettuato da D.A.Roosenber in Colorado; l’autore ha analizzato 98 articoli, trovando
5
DSM-IV: ideato dall’Amarican Psychiatric Association (APA). È uno strumento costruito per la
valutazione delle sindromi psicopatologiche.
14
117 bambini con sospetto di Sindrome di Munchausen. Dalla ricerca è stata evidenziata
un’età media delle vittime di 40 mesi, senza differenza di sessoxvi, con
tasso di
morbilità del 100% e tasso di mortalità del 9%xvii.
Nel 1991, negli Stati Uniti, gli autori H.A.Schereir e J.A.Libow condussero
un’indagine su 1218 pediatri. Un sesto di loro rispose all’indagine e risultati furono che,
fra tutti i bambini osservati, ne emersero 465, fra i quali 273 vittime certe della MSbP,
mentre i rimanenti 192 rientravano nell’ambito di forte sospetto della presenza della
sindromexviii.
Nel 1996, R. McClure prese in considerazione, per la sua ricerca sulla MSbP, varie
zone della Gran Bretagna, evidenziando il tasso d’incidenza variabile dal 0,1 fino allo
0,8 per ogni 100.000 bambini, senza prevalenza di sesso, a differenza di altre forme di
abuso. Si può notare nel grafico sottostante che ci sono zone in cui il tasso di incidenza
è sorprendentemente più alto che in altre, mentre la sindrome dovrebbe distribuirsi in
modo uniforme fra le varie regioni geografiche
xix
. Questa clamorosa differenza
potrebbe essere spiegata con la scarsa conoscenza della MSbP fra le varie zone
indagate. Questa controversia ci è servita da spunto per l’inizio della nostra indagine.
Figura 2: Mc Clure R. et al, Epidemiology of munchausen syndrome by proxy, non accidental poisoning,
and non accidental suffocation. Arch dis child, 75, 1996; pag 57-61
Nel 2003 H.A.Sheridan ha proposto una nuova revisione della letteratura tra il 1972 e
il 1999, considerando 154 articoli, escludendo quelli analizzati da D.A. Rosenberg
(1987) e trovando 451 casi. H.A Sheridan ha rielaborato l’evoluzione prognostica della
15
sindrome: il 6% dei bambini muore, l’8% ha una disabilità permanente, tutte le vittime
subiscono sofferenze psichiche che non cessano con la diagnosixx.
Il Pediatric Review riporta un’incidenza dello 0,4/100000 nella fascia di età dai 2 anni
ai 16 anni e del 2/100000 nel primo anno di vita in Gran Bretagna e si calcola un tasso
di mortalità tra il 9 e il 22% dei casi.xxi
L’analisi epidemiologica riportata dal Report to Cumbria Child Protection Committe,
evidenzia che nella stessa famiglia possono essere colpiti più bambini, al punto da
definirla “Serial Munchausen Abuse”xxii.
Gli ultimi studi a livello internazionale risalgono al 2005 ed evidenziano la presenza
della MSbP in ben 24 paesi del mondoxxiii, riportando una mortalità del 6-10%, che
aumenta fino al 33% quando si considera il soffocamento e l’avvelenamentoxxiv.
Non esistono dati salienti su questa sindrome in Italia, perché le ricerche sono poche e
altrettanto pochi sono gli elementi riportati. Gli unici dati individuati sono:
- nel 2012 nel Dipartimento Otorinolaringoiatrico di Modena è stato fatto uno studio
retrospettivo per capire se la MSbP si può riscontrare anche in un reparto di ORL e,
quindi, con sintomatologie inerenti naso, bocca e orecchie. Gli articoli trovati sono stati
24 e i casi sospetti 30, di cui solo il 20% riconducibile con certezza alla sindromexxv .
- nel 2013 al Policlinico Gemelli di Roma, nel Dipartimento di Pediatria, è stato
condotto uno studio, anche questo retrospettivo (novembre 2007-marzo 2010), che
considerava bambini affetti da disturbi fittizi. Su 751 bambini ospedalizzati, 14
risultavano affetti da questi disturbi, quindi con un tasso di prevalenza del 1,8%. Solo 4
casi soddisfacevano i criteri della MSbP (0,53% di prevalenza). L’abusante era la madre
in tre dei quattro casixxvi.
- uno studio ha evidenziato un solo caso in Toscana al policlinico le Scotte di Siena nel
1999xxvii.
Dall’epidemiologia si evince che questa sia una malattia poco frequente e, ancora
oggi, molte sono le problematiche inerenti alla MSbP. Dare una stima esatta non è facile
e sono ancora molte sono le questioni irrisolte. La domanda che si sono fatti molti autori
è se i dati sono pochi perché c’è poca conoscenza oppure perché la prevalenza del
fenomeno è effettivamente rara. Anche questo quesito è stato uno dei motivi che ci ha
spinto a elaborare questa ricerca.
16
1.3. La sindrome di Munchausen per Procura in letteratura: evidenze
scientifiche dai primi studi a oggi
Facendo un excursus di tutta la letteratura esistente, possiamo affermare che ancora
oggi esistono poche evidenze scientifiche che riguardano la MSbP, sia dal punto di vista
della prevenzione, della diagnosi e del trattamento.
Dallo scarso materiale trovato, abbiamo cercato di riassumere gli aspetti essenziali
della malattia: le varie fasi dell’iter diagnostico, il percorso del trattamento, riferito sia
al bambino sia al genitore abusante, gli aspetti legislativi e, infine non per ordine di
importanza, il ruolo e la relazione d’aiuto dell’infermiere pediatrico.
Parlare della malattia e inquadrarla sotto tutti i punti di vista non è semplice: poiché si
tratta di una forma di abuso e, come tutti gli abusi, presenta una serie di problematiche
che interessano la sfera sanitaria, sociale, educativa e anche legislativa, e quindi
coinvolge vari professionisti e ambiti di cura e di tutela.
Un aspetto molto importante da considerare è stato dato da A. Danto che sostiene che:
“Definire la malattia di Munchausen per Procura significa deformare la malattia stessa
ed è proprio alla luce di questo insight che bisognerebbe operare, soprattutto a livello
scientifico, con circospezione critica e cautela metodologica, per evitare di trovarsi
coinvolti in una sorte di caccia alle streghe il cui esito sarebbe quello di alimentare
panico e isteria sociale”xxviii, denunciando ingiustamente chi si prende cura del proprio
bambino.
1.3.1. I fattori di rischio: cosa spinge un caregiver a effettuare danni al bambino?
“Chi non vive serenamente
la propria vita è quasi sempre
destinato a disturbare
la vita degli altri”
A. Cunetta
Come tutte le forme di maltrattamento anche in questa patologia, trattandosi di abuso,
è importante individuare chi è il soggetto abusante; è un compito difficile poiché a
differenza delle altre forme di maltrattamento, in cui gli attori principali sono di solito
17
figure maschili, in questa sindrome chi abusa è sempre il caregiver primario, nella quasi
totalità dei casi la madre, a seguire il padre, la baby-sitter e i nonnixxix.
Sono state formulate varie ipotesi sulle cause che possono spingere i caregiver a
commettere questo tipo di abuso sui minori e non è stata individuata nessuna patologia
specifica scatenante; nella maggior parte dei casi, comunque, siamo di fronte a disturbi
psichiatricixxx. La malattia psichiatrica concomitante, diagnosticata più frequentemente,
è la Depressionexxxi, seguita dal Disturbo di Personalità (Istrionico, Borderline, Passivoaggressivo, Paranoide, Narcisistico)xxxii. Altre patologie che accompagnano la sindrome
sono state riportate nel corso degli anni, uno studio in particolare emerge a riguardo ed è
stato effettuato dal Dott. R. Meadow nel 1993. R. Meadow rilevò che la sindrome si
associava al Disturbo Somatoforme. Le madri dei bambini affetti arrivavano a
falsificare, anche, la propria documentazione medicaxxxiii. Altri disturbi che
accompagnano la sindrome sono la dipendenza da sostanze stupefacenti e la presenza di
disturbi alimentarixxxiv.
Dato significativo è che gli abusanti sono stati essi stessi abusati nell’infanzie, con
violenze fisiche e mentali all’interno di famiglie problematichexxxv.
Ognuna di queste persone è alla costante e disperata ricerca di attenzione e d’affetto,
come una signora inglese, affetta da MSbP, afferma: “Mi piaceva sentire la
compassione degli altri, mia figlia doveva star male perché io dovevo sentirmi
importante. In ospedale ero qualcunoxxxvi” .
Esistono vari comportamenti materni che ci portano a individuare dei profili tipici e
ricorrenti nei casi di MSbP. H.A.Schereir e J.A.Libow nel 1986 distinguono tre
tipologie di madrixxxvii:
-
Help-seekers (Cercatori di aiuto): sono donne in genere molto ansiose e
depresse che vogliono dimostrare agli altri di saper accudire la propria prole, ma
che in realtà non ne sono capaci. Attraverso la menzogna della malattia del figlio
ottengono le attenzioni necessarie per aumentare la loro autostima e soddisfare
la loro ricerca di attenzione. Queste madri difficilmente arrivano a creare danni
gravi al bambino e, una volta scoperta la loro finzione, accettano con enfasi di
essere curate.
-
Active-inducers (Induttori-attivi): sono persone con problemi psichiatrici
piuttosto importanti e spesso manifestano il loro disturbo nel bambino con
18
comportamenti molto crudeli, arrivando anche ad uccidere i propri figli. A
differenza della prima tipologia, queste donne negano, anche davanti
all’evidenza, la loro violenza e sono la tipologia più difficile da curare.
-
Doctors-addicts (Medico-dipendenti): sono donne ossessionate dal bisogno di
ottenere attenzioni dal personale sanitario; utilizzano il figlio per soddisfare il
loro ego. Falsificano ed enfatizzano la malattia del bambino, al punto di far
eseguire al piccolo vari esami diagnostici anche invasivi, non accettando alla
fine che il loro figlio sia considerato sanoxxxviii.
Una matrice in comune in tutti questi profili è che le madri sono costantemente presenti,
attente nel prendersi cura della vittima, e si dimostrano disponibili con il personale
sanitarioxxxix. Nella maggior parte dei casi abbiamo di fronte donne colte, con
un’amabile capacità espressiva e con una buona conoscenza nell’ambito medico, cosa
che provoca un ritardo nel riconoscere la patologiaxl.
Possiamo riassumere nella tabella, a pagina seguente, le caratteristiche principali citate
sopra, prendendo spunto dal lavoro di K.Thomas xli.
19
Comportamento
con Comportamento
figlio/famiglia
con Storia clinica e
lo staff
Patologie
Caratteristiche
riscontrate
Psicologiche
-rifiuta di allontanarsi dal
-in ospedale si presenta
-ha
avuto
problemi
figlio
molto attenta ed efficiente
psichiatrici
- non lascia mai il figlio
-spesso chiede di essere
-
solo durante la degenza
lei a somministrare
costantemente
bordeline
farmaci al figlio,
attenzioni per se stessa
personalità
richiede
- depressione
-
disturbo
di
trasformandosi in una
perfetta infermiera
-madre amorosa
- può chiedere ripetuti
-spesso
appartiene
a
ricoveri per il figlio
classi sociali medio-
-
disturbo
paranoide
alte
-totalmente sacrificata per
- insiste perché siano
- sembra essere ben
-
la cura e l’assistenza del
eseguiti sempre nuovi
informate della malattia
istrionico
figlio
accertamenti
del figlio
-ha istinti iperprotettivi
-non appare preoccupata
-storia
nei confronti del bambino
per la malattia del figlio
simile
di
a
malattia
quella
del
-
disturbo
disturbo
narcisistico
bambino
-solo lei può accudire al
- mantiene la calma anche
- spesso ha elevato
-
disturbo
figlio
di fronte a situazioni
istruzione
dipendente
pericolose
-permette a poche persone
-mostra interesse per i
-conoscenze in materia
-
di avvicinarsi al bambino
problemi presentati ad
sanitaria superiore alla
ossessivo-
altri pazienti
media
compulsivo
- segni e sintomi del
- può elogiare
-
bambino compaiono
eccessivamente lo staff
affettive
antisociale
quando la madre è
medico
- bassa autostima
-schizofrenia
storia
di
carenze
-
disturbo
disturbo
presente
-figura paterna di scarso
-è gratificata da
rilievo
apprezzamenti e dalle
attenzioni dello staff
sanitario
-sembra gioire ai test
- tendenza a presentarsi
invasivi sul figlio
come vittima
Tabella 1.1: Caratteristiche della madre con MSbP (adattata da K. Thomas)
20
1.3.2. Ruoli familiari nella determinazione della sindrome di Munchausen per
Procura
Molti autori hanno constatato che questa tipo di abuso si svolge all’interno di una
“famiglia tradizionale”, composta da entrambi i genitori e con la presenza di altri
componenti della famiglia. La domanda che ne sorge è: la famiglia dov’è? L’altro
genitore o gli altri familiari come possono non accorgersi del maltrattamento del
caregiver primario al figlio?
La risposta può derivare dall’assenza, sia fisica che affettiva, della figura paterna che,
spesso ha una serie di impegni di lavoro che la portano ad essere lontana da casa per
molto tempo. È in questo periodo che compaiono i segni e sintomi delle “malattie” nel
bambino che diventa un oggetto che la madre usa per ricattare il proprio compagnoxlii.
L’uomo nelle rappresentazioni familiari tende a diventare, spesso inconsapevolmente,
la figura genitoriale con caratteristiche di passività, debolezza, negligenza; per questo
viene ghettizzato dal resto della famiglia in quanto si confronta con una madre
apparentemente esemplarexliii.
Il padre non riesce a capire il disagio psichiatrico della compagna, può agire
difendendola dall’opinione dei medici, al punto che occorrono mesi o anni prima che
riesca ad accettare la diagnosi, oppure può intuire qualche anormalità nel rapporto
madre-figlio ma assume un atteggiamento di estraneità a ciò che sta succedendo.
Un’altra ipotesi può nascere dal rapporto che lega i nipoti ai nonni: nonostante
quest’ultimi siano importanti figure di sostegno per l’educazione del bambino, spesso
non si accorgono dell’alterato comportamento della madre diventando anch’essi
“vittime passive” oppure, al contrario, intuiscono qualcosa, ma rimangono figure
distanti e assenti. Alla base di questi atteggiamenti può esserci una relazione distorta fra
la madre e i suoi genitori: è possibile trovare situazioni in cui la madre ha avuto
un’infanzia difficile caratterizzata da un rilevante distaccamento emotivo; oppure può
sussistere un rapporto di competizione tra la madre e i nonni per cui lei, con questi
atteggiamenti, dimostra che si preoccupa della salute del suo piccolo.
Oggi viviamo in una società in cui le famiglie fanno affidamento a diverse figure
educative esterne: insegnanti, baby-sitter ecc che trascorrono molto tempo con i
bambini; nonostante ciò, può succedere che nessuno di loro si accorga che dietro
21
un’apparente normalità si nasconde un disturbo psichiatrico. Paradossalmente può
succedere che le madri abusanti siano per le altre madri un modello da imitare perché
attente, premurose e molto informate riguardo ai problemi di salute dei bambini.
In conclusione possiamo affermare che le dinamiche familiari, analizzate a livello
trigenerazionale, hanno un ruolo fondamentale per la determinazione della malattia.
R. Meadow, in uno dei suoi scritti, scrive: “la MSbP è una forma di abuso infantile,
piuttosto che qualcosa di cui soffre l’adulto che ha perpetrato quell’abuso. Penso che
esso abbia a che fare con le circostanze di vita della madre al tempo della messa in atto
dell’abuso. Se una madre si trova in buona condizione di vita, con un compagno
disponibile o forse con un buon lavoro, essa può affrontare meglio la vita con un figlio,
se queste cose sono complicate e problematiche, ecco che la Munchausen si
manifesta”xliv.
1.3.3. Il rapporto caregiver-figlio: perché il bambino mantiene il segreto?
“Il programmatore scrive il copione
e il bambino lo recita”
R.A.Gardner
Dopo aver chiarito il ruolo della madre e della famiglia nello sviluppo della malattia,
per inquadrarla al meglio, dobbiamo anche considerare cosa succede nel bambino.
Ancora una volta, emergono numerose domande: come mai un bimbo accetta queste
crudeltà? Perché non le svela o non si lamenta? Che relazione s’instaura fra una madremaltrattante e un bambino-vittima?
La sindrome si può sviluppare a qualsiasi età, mentre nei neonati/lattanti è intuibile
capire come mai mantengono il segreto, per gli adolescenti è un po’ più complesso.
I bambini piccoli non sempre sono capaci di riconoscersi in “vittima”. Per spiegare al
meglio questo concetto ci avvaliamo della teoria dell’attaccamento di Bowlby, secondo
cui il processo psicologico più rilevante che si verifica nel primo periodo della vita è la
formazione del legame di attaccamento alla madre o a una figura di riferimento
percepita come la più rilevante. La madre è il primo oggetto d’amore che fungerà da
prototipo per le successive relazioni futurexlv.
Nella MSbP è proprio il caregiver primario a causare danni. I piccoli non riescono a
collegare che il “loro male” è causato volontariamente dalla madre, dando completa
22
fiducia a questa figura e può risultare “normale” che il genitore somministri loro
medicinali o altre sostanze.
Con la crescita del bambino, lo scenario si complica ulteriormente; possiamo trovare
due situazioni: la più semplice è quando l’abusante, a insaputa dell’adolescente, falsifica
i dati di laboratorio o racconta una “finta” anamnesi, esagerando segni e sintomixlvi.
L’altra è quando il ragazzo partecipa ed è co-autore della falsificazione, colludendo con
la madre in una sorta di “folie à deux”, al punto che è difficile fare una distinzione fra i
due ruolixlvii. In quest’ultima circostanza la madre cerca continuamente di convincere il
bambino di essere ammalatoxlviii”, attua il cosiddetto “effetto nocebo”, cioè la
“suggestione psicologica o la somministrazione di un farmaco che fa star peggio.xlix”;
per spiegare al meglio questo concetto utilizziamo le parole di W.I. Thomas:“se per gli
essere umani un fatto è reale, esso lo è comunque nelle sue conseguenze.l”.
Turbato psicologicamente, il ragazzo è “portatore di un Io contraffatto, non
consapevole della propria contraffazione e dell’origine stessali”. I bambini, di solito, si
mostrano completamente succubi della madre, hanno il timore di far soffrire il genitore
se non manifestano qualche sintomo “strano”: dare un dispiacere ad una figura
genitoriale comporta disorientamento, isolamento, paura di essere abbandonato ecc
Un altro “meccanismo psicologico perverso” è far sentire la vittima responsabile per
qualcosa che non ha fatto, provocando in lui la sensazione di dover espiare una colpa.
Alla base del rapporto che può sembrare “idilliaco” è presente la costante ricerca di
affetto ed accettazione: sentirsi malati serve, ai ragazzi, per avvicinarsi alla madre.
Quest’amore condizionato provoca sentimenti di lealtà: parlare significa tradire la
fiducia della persona cara cui sono legati. Il bambino non comunica con la famiglia o
con le istituzioni anche per la sfiducia che ripone nel sostegno esterno, ha paura di
essere colpevolizzato, accusato dagli altri: chi può credere a un povero adolescente
malato?
Nella revisione della letteratura nessun autore approfondisce o descrive i pensieri che
avvengono nella mente dei bambini, quasi tutti parlano dei danni che subiscono e delle
conseguenze a cui vanno incontro. Ma come pensano questi bambini? Perché non vi
sono ricerche pubblicate in proposito? Questa, per ora, è ancora una domanda irrisolta.
23
1.4.
Manifestazioni cliniche della sindrome di Munchausen per
Procura
“I presidi medici nati
per garantire la salute
si trasformano in
armi nocive e talora mortali”
P. Girolami
Quando parliamo delle manifestazioni cliniche della MSbP, ci ritroviamo in un mondo
fatto di mille variabili, che non conducono a un elenco chiaro di segni e sintomi per
diagnosticarla.
Ci troviamo di fronte a un bambino, che ha dei sintomi e un decorso atipico e con
diagnosi strumentali in disaccordo con la patologia rilevata. La frequenza può essere breve
(da giorni a settimane) o lunga (da mesi ad anni) e in molti casi l’intervento da parte dello
staff sanitario, che cura la manifestazione della malattia, può essere deleterio come la
causa che l’ha scatenato.
E’ bene ricordare che le madri hanno molta dimestichezza in campo medico, tanto che
riescono a far passare il loro abuso come patologia rara e potenzialmente letale.
Molti autori hanno cercato di creare una sorta di linea-guida sui segni e sintomi
caratteristici della MSbP, anche se purtroppo, a oggi, non è ben definitiva e
standardizzabile.
I metodi più comuni di abuso sono rappresentati dal soffocamento e dai “finti”
sanguinamenti. Nel primo caso la madre mette un cuscino o la mano sulla bocca e il
naso del bambino, a volte utilizzano il “ciuccio” per asfissiarlo. Nello stesso momento
la madre si cimenta in una “perfetta” rianimazione cardiopolmonare e chiama la centrale
operativa del 118; in questo modo riceve le congratulazioni da parte dei volontari delle
ambulanze e in seguito dall’equipe infermieristica. Le diagnosi “fittizie” che ne
derivano sono le più varie: asma6, cianosi7 “inspiegabile”, situazione di “apnea
anomala” o malattie cardiocircolatorie.
Nel secondo caso la madre utilizza vari stratagemmi: nei casi più semplici si “limita”
a falsificare le analisi di laboratorio mettendo sangue nei campioni di urina o di feci, in
6
Asma: è una malattia infiammatoria cronica delle basse vie aeree, legata a episodi ricorrenti di respiro
sibillante e affannoso, dispnea, costrizione del torace e tosse ricorrente.
7
Cianosi: è uno stato di colorazione bluastra della pelle e delle mucose.
24
questo modo riesce a far diagnosticare ematuria8, sottoponendo il bambino a inutili
esami diagnostici per trovarne la causa. Nelle situazioni più gravi la madre simula
enterorragie9 o emorragie digestive superiori10, ematemesi11, epistassi12 somministrando
sangue esogeno per via orale o parenterale. Un caso eclatante si è verificato in
Germania: una madre ha somministrato sangue di maiale al proprio figlio, causando
anemia emoliticalii.
Uno staff medico attento e con esperienza riesce a smascherare questa finzione
controllando il gruppo sanguineo del piccolo che, nella maggior parte delle volte, non
coincide con quello trovato nei campioni.
Spesso le madri usano i farmaci degli anziani della famiglia come anticoagulanti o
ipertensivi; questi vengono mescolati dall’abusante nelle “pappe” del bambino. I medici
così arrivano a diagnosticare leucemie fulminanti13, anemie14, pancitopenie15 oppure
malattie cardiovascolari quali tachicardia16, crisi ipertensive17 ed ECG anomaloliii.
Per generare queste “malattie fittizie”, spesso, sono somministrati tranquillanti, sedativi
o antistaminici al fine di indurre epilessia18, convulsioni19, disturbi neurosensoriali,
apatia20, difficoltà di coordinazione, cefalea o emicrania, astenia ingravescente21 fino ad
arrivare al comaliv; lassativi, emetici per simulare nausea, vomito, diarrea cronica, o
8
Ematuria: è la presenza di sangue, a livello macroscopico o microscopico, nell’urina.
Enterroragie: emorragia intestinale caratterizzata dalla fuoriuscita di sangue rosso vivo dall’orefizio
anale con le feci; è legata a patologie del colon, del retto o dell’ano.
10
Emorragie digestive superiori: emorragia nel lume del tratto gastrico che proviene dallo stomaco o
dall’esofago.
11
Ematemesi: è l’emissione del sangue dalla bocca con conati di vomito.
12
Epistassi: è l’emissione del sangue dalle narici.
13
Leucemie fulminanti: sono casi di leucemia acuta ad evoluzione estremamente rapida e quasi
invariabilmente fatale.
14
Anemie: è una malattia caratterizzata da riduzione di emoglobina nel sangue.
15
Pantocitopenie: è la riduzione del numero di tutte le cellule presenti nel sangue.
16
Tachicardia: è una forma di accelerazione del battito cardiaco.
17
Crisi ipertensive: consistono in drammatici rialzi della pressione arteriosa.
18
Epilessia: è una condizione neurologica caratterizzata da alterazioni improvvise dell’attività cerebrale
che provocano cambiamenti visibili nel comportamento e nella funzione dell’organismo.
9
19
Convulsioni: sono brevi malfunzionamenti del sistema elettrico cerebrale.
Apatia: è una riduzione dei comportamenti finalizzati, nella quale il paziente si trova in uno stato
d’indifferenza verso il mondo circostante.
21
Astenia ingravescente: consiste nella riduzione della forza muscolare al punto che i movimenti, anche
se effettivamente possibili, sono eseguiti con lentezza e poca energia.
25
20
dolori/crampi addominali; diuretici per ipocaliemia22, acidosi metabolica23;insulina o
ipoglicemizzanti per diabete mellito di tipo 124; cortisonici o steroidi anabolizzanti per
ipertiroidismo25, sindrome di Cusching26; sostanze immunizzanti per creare la febbre.
Per indurre quest’ultimo sintomo il caregiver può frizionare il termometro sugli
indumenti oppure inserirlo direttamente in una tazza bollente o sul termosifone.
In alcuni casi possono essere simulati infezioni o ascessi in tutte le parti del corpo:
esempi sono l’introduzione di sostanze irritanti nella congiuntiva per creare
congiuntiviti ricorrenti27 oppure frammenti di varia natura nelle basse vie urinarie per
creare un’infezione, coliche renali o glicosuria28 (introducendo zucchero nella vagina
delle bambine)lv. Un caso in letteratura ha fatto scalpore: una madre è riuscita a fare
diagnosticare “proteinuria29” inspiegabile, introducendo nella “pipì” della sua bambina
albume di uovo o albumina umanalvi.
L.Franzini e J.M. Grosseberg descrivono casi di bambini in cui sono stati iniettati feci,
urina, saliva e flora fecale e microbi vaginali per via endovenosalvii .
Alcuni comportamenti sono assai violenti come le punture di spillo sul volto, negli arti o
nella testa per creare lesioni corporee o del cuoio capelluto. Sempre in ambito
dermatologico possono colorare la cute con Betadine30 o tinte per simulare itterizia31 o
esantema32; applicano pomate o sostanze caustiche per rash cutanei o dermatiti33
ricorrentilviii.
Abbiamo parlato di malattia da “ipercura”, tuttavia, al fine di diagnosticare allergie
alimentari multiple, anoressia inspiegabile, apprezzabile perdita di peso, squilibrio
22
Ipocalcemia: riduzione del livello di calcio nel sangue.
Acidosi Metabolica: è una condizione che avviene nel sangue quando aumenta la quantità di acidi che
porta a una diminuzione del valore del pH.
24
Diabete Mellito tipo 1: è una malattia caratterizzata da un’intolleranza al glucosio causata da un
deficit della produzione e dell’azione dell’insulina.
25
Ipertiroidismo: è una malattia caratterizzata da una produzione eccessiva di ormone tiroideo.
26
Sindrome di Cusching: è una malattia causata da secrezione eccessiva di uno o di tutti gli ormoni
corticosurrenalici.
27
Congiuntiviti: è l’infiammazione o l’infezione della congiuntiva.
28
Glicosuria: è la presenza nell’urina di zuccheri come glucosio, galattosio, fruttosio, lattosio.
29
Proteinuria: è la presenza di proteine nell’urina.
30
Betadine: è un preparato a base di iodopovidone utilizzato per disinfettare la cute o le ferite cutanee.
31
Itterizia: colorazione gialla della cute, delle sclere oculari e delle mucose.
32
Esantema: è l’insieme delle eruzioni cutanee a seguito di alcune malattie infettive.
33
Dermatiti: è un’infiammazione o un’infezione della pelle.
26
23
elettrolitico, la madre può alimentare il bambino con diete ipocaloriche o addirittura non
nutrirlolix.
Intossicano o avvelenano i loro figli utilizzando una moltitudine di sostanze: sale,
zucchero, pepe, oli e acqua sono quelle più utilizzate; seguono le intossicazioni da
paracetamolo, alterazioni polmonari provocate da inalazione di talco, vomito e diarrea
causate da veleno per topi.
Non possiamo non citare la “finta” perdita di coscienza effettuata attraverso la
pressione esercitata sull’arteria carotidea.
Un aspetto su cui vale la pena soffermarci è la difficoltà diagnostica fra il rapporto fra
MSbP e SIDS34 poiché è difficile distinguere tra un omicidio (provocato con il
soffocamento) o “un’inspiegabile morte in culla”. Recenti stime ritengono che circa il
10% delle SIDS sia causato da soffocamento volontariolx. Una notevole differenza fra le
due patologie, come riportato sopra, è che nella MSbP è la madre che effettua la
rianimazione cardiopolmonare e allerta il 118 quando il bambino è ancora in vita, nella
SIDS il neonato viene ritrovato morto nel lettinolxi.
La caratteristica comune a queste diagnosi fittizie è che riflettono patologie che si
possono riscontrare frequentemente nell’ambito pediatrico, tuttavia episodi ricorrenti
dovrebbero sollevare preoccupazioni, come dice D.A. Rosenberg “anche se le liste di
questi sintomi appaiono periodicamente nella letteratura medica, nessuna lista di
sintomi dovrebbe mai essere considerata completa”lxii.
1.5. L’iter diagnostico e legislativo dell’abuso Munchausen
“Non accettare mai nulla per vero,
senza conoscerlo
evidentemente come tale.”
Cartesio
Il bambino con le manifestazioni cliniche descritte nel paragrafo precedente si
presenterà al Pronto Soccorso, dove sarà preso in carico dagli operatori sanitari che
effettueranno, come prassi, sia l’accertamento medico sia quello infermieristico per
poter definire una diagnosi. I normali iter diagnostici riflettono patologie a eziologia
34
SIDS: Sudden Infant Death Syndrome, cioè la Sindrome da Morte Infantile Improvvisa, comunemente
chiamata la “malattia della morte in culla”; in questo caso il neonato/lattante è ritrovato morto nel
lettino.
27
indotta, mentre i segni e i sintomi della vera malattia, che sta alla base di tutto, non sono
facilmente identificabili. Ovviamente il medico e l’infermiere che prenderanno in carico
il bambino, non sapendo della patologia fittizia, inizieranno le loro valutazionilxiii. La
prima tappa diagnostica, sia infermieristica che medica, è l’accertamento.
L’accertamento medico consiste:
-
L’anamnesi famigliare
-
L’anamnesi personale
-
L’esame obiettivo
-
Gli esami di laboratorio e strumentali
In questa fase il mancato riconoscimento della Munchausen diventa lesivo nei confronti
del bambino che sarà sottoposto a indagini sempre più invasive.
L’accertamento infermieristico si distingue da quello medico, anche se ha alcune
similitudini e consta di:
-
Raccolta di dati per identificare anagraficamente il paziente, il suo stato attuale di
salute e identificare qualsiasi segno o sintomo di un’effettiva o potenziale alterazione
patologica. Rilevazione della mappatura familiare, che permette di capire chi si prende
cura del bimbo, le allergie conosciute e l’uso di farmaci, non solo quelli prescritti dal
medico ma anche quelli da banco.
-
Alimentazione abituale del bambino, il numero di evacuazioni e della minzione
giornaliera.
-
Anamnesi remota, che riguarda le patologie passate, il numero dei ricoveri ed
eventuali esami e interventi fatti. In questo caso la madre potrebbe riferire non solo il
numero dei ricoveri, ma soprattutto il suo giudizio negativo nei confronti dei
precedenti operatori sanitari.
-
Anamnesi familiare, permette di capire le patologie più frequenti, soprattutto quelle
psichiatriche, ed eventuali precedenti morti infantili in famiglia.
Con l’accertamento, soprattutto dopo la raccolta dei segni e sintomi, l’infermiere eseguirà
una diagnosi infermieristica per stabilire gli obiettivi e gli interventi da effettuare.
Qui di sopra abbiamo descritto le procedure che avvengono di fronte ad un paziente con
patologie “normali”. Tuttavia nel caso della malattia in questione, l’accertamento può
essere inutilizzabile, perché avviene in presenza e con l’aiuto della madre abusante che in
questo caso risponderà secondo il suo schema mentale.
28
In seguito sarà ideata una diagnosi che si concentrerà sulle sintomatologie presenti sul
paziente, cui faranno seguito una serie di trattamenti medici ai quali in un primo momento
la piccola vittima potrà rispondere positivamente alle cure, per poi avere delle ricadute
inspiegabili.
La comparsa di queste ricadute e la presenza di più ricoveri in diverse strutture
ospedaliere, con gli stessi esiti porteranno gli operatori sanitari ad avere dei dubbi sulla
diagnosi fatta in precedenza; a questo punto di norma gli operatori si riuniscono in un
breafing, dove sarà presentato il caso.
Mettendo in discussione tutto il percorso diagnostico il medico comincerà un nuovo
esame obiettivo, per verificare se la diagnosi effettuata è in disaccordo con i sintomi
riferiti. Una seconda attenta ispezione, oltre a comunicare informazioni inerenti allo stato
fisico del bambino, potrà rilevare cicatrici chirurgiche, che nella MSbP si ritrovano più
frequentemente nella parte addominale, essendo presenti maggiormente sintomatologie
gastrointestinali. Saranno eseguiti nuovi campioni ed esami di biologia molecolare per
verificare se ci siano stati degli inquinamenti volontari sui liquidi biologici e per appurare
la presenza di sostanze tossicologiche o farmacologiche, che con esito positivo possono
dimostrare che è stata falsificata la sintomatologia.
Anche l’infermiere metterà in discussione tutto l’operato precedente e con gli esiti dei
nuovi test clinici cercherà informazioni non solo dalla madre, ma da tutti i familiari e
amici del piccololxiv.
Per assistere il bambino e la famiglia nella sua globalità l’infermiere deve conoscere la
MSbP in maniera molto dettagliata, senza tralasciare alcun aspetto né dettaglio,
raccogliendo tanti elementi e informazioni, cercando di ricostruire una storia dettagliata
del bambino, collegando anche precedenti comportamenti. Potrebbe essere utile
riprendere il “metodo di Cartesio”, con le sue 4 regole riguardo alla conoscenza:
-
Evidenza: non si accetta mai nulla per vero se non per intuizione distinta di tutti
gli oggetti del pensiero e per esclusione di qualsiasi dubbio.
-
L’analisi: un problema deve essere prima affrontato e risolto nelle sue parti più
semplici.
-
La sintesi: si passa dalle conoscenze più semplici a quelle più complesse.
-
L’enumerazione e revisione: un problema richiede revisioni generali per
completare la correttezza della sintesilxv.
29
Questo metodo, applicato alla nostra sindrome, potrebbe aiutarci a formulare ipotesi
alternative a quelle che sembravano vere in precedenza, con la possibilità di passare dai
dati più generali a quelli più minuti e poi di nuovo alla sintesi con tutte le nostre
conoscenze e osservazioni.
L’infermiere, essendo la figura più presente in tutto l’arco della giornata del bimbo,
dovrà soprattutto occuparsi degli aspetti relazionali e di osservazione. Come recita il
nostro codice deontologico: “L’infermiere ascolta, informa, coinvolge l’assistito e valuta
con lui i bisogni assistenziali, anche al fine di esplicitare il livello di assistenza garantito
e facilitarlo nell’esprimere le proprie scelte.lxvi”, la relazione che instaura l’infermiere con
il paziente è una condizione senza la quale non si può verificare il prendersi cura, essa si
fonda sulla comunicazione e sull’ascolto.
L’osservazione può portare a riscontrare la situazione tipica della MSbP, il bimbo si
aggrava durante la presenza della madre, per poi migliorare quando quest’ultima si
allontanalxvii.
L’infermiere, attraverso la relazione e l’osservazione, cercherà di stabilire un rapporto
di fiducia con la madre, cercando di non creare in lei paure che potrebbero insospettire e
quindi scappare prima di essere scopertalxviii. Deve mantenere un atteggiamento tollerante
e comprensivo, dando attenzioni alla madre, che si sentirà ancora più coinvolta nelle cure
del figliolxix.
Questo dovrebbe portare ad un abbassamento dello stato difensivo della madre e a una
maggior possibilità di avvicinare il bambino e valutarne segni e sintomi con occhi diversi
dal primo momento.
L’infermiere deve sempre tenere conto anche dell’età del piccolo, ponendosi nei suoi
confronti con domande comprensibili (art. 31 c.d. infermieristico 200935). Per riuscire a
individuare quello che la madre sta somministrando realmente al bambino, l’infermiere
può parlare direttamente al piccolo, ponendogli domande semplici, di breve durata e con
termini di uso comune nel linguaggio infantile, come: “che tipo di caramella hai
mangiato? E di che colore era?”
35
Federazione Nazionale Collegio Ipasvi, Codice Deontologico dell’infermiere, 2009, In
www.ipasvi.it/norme-e-codici/deontologia/il-codice-deontologico.htm u.c. 14-10-‘13.
Art.31:”l’infermiere si adopera affinché sia presa in considerazione l’opinione del minore rispetto alle
scelte assistenziali, diagnostico-terapeutiche e sperimentali, tenuto conto dell’età e del suo grado di
maturità.”
30
Parlando di bambini è bene non dimenticare che una forma di comunicazione valida è il
gioco, individuale o di gruppo, perché a questa età il bambino simula i comportamenti
appresi durante la vita quotidiana. Il gioco utile in tale situazione è sicuramente “ il gioco
mamma-figlio”, con l’utilizzo di un bambolotto, facendo assumere al bambino il ruolo del
genitore; mettendo a sua disposizione pasticche, siringhe e bottigline finte. Un’attenta
osservazione ci può rilevare che il bambino conosce l’utilizzo di questi dispositivi.
L’infermiere avrà cura di conservare anche i disegni che il bimbo fa durante la degenza
ospedaliera; altre figure professionali potranno poi utilizzare queste produzioni figurali in
funzione interpretativa (es. lo psicologo infantile) oppure di ricostruzione dell’ambiente di
vita (es. assistente sociale) o anche se sono avviate delle indagini in funzione di prove o
indizi (es. polizia o magistratura).
Tenendo presente che in ambito pediatrico “il paziente non è il bambino ma l’intera
famiglia”lxx, l’osservazione deve allargarsi anche alla figura paterna, che permetterà di
valutare l’ambiente in cui vive il bimbo.
Dopo che l’infermiere avrà attuato l’accertamento, può richiedere la collaborazione
multidisciplinare (art.14 c.d. infermieristico 200936), soprattutto con le figure dello
psicologo e dello psichiatra, essendo riscontrabili sintomi non classificabili appartenenti
ad alcuna malattia conosciutalxxi. Prima di procedere a un’accusa formale, gli operatori
sanitari si trovano a dover fare una diagnosi differenziale con diverse forme di
maltrattamenti fisici e psicologici. Ogni operatore avrà un proprio ruolo secondo la
propria professionelxxii.
Quando parliamo di maltrattamenti in ambito infantile, non è facile fare una diagnosi,
specialmente quando questi maltrattamenti non riportano lesioni visibili, per questo dopo
una raccolta attenta di dati gli operatori sanitari devono richiedere l’intervento
dell’assistente sociale, che potrà essere la figura di collegamento fra la struttura
ospedaliera e l’Autorità Giudiziaria in particolare con il Tribunale per i Minorenni.
Di solito gli interventi di natura giuridica sono attivati su due direzioni: l’intervento della
Procura mira a svolgere indagini, disponendo ogni strumento utile ad accertare il reato.
Tra questi la videosorveglianza si è rilevata fondamentale per la diagnosi di MSbPlxxiii.
36
Federazione Nazionale Collegio Ipasvi, Codice Deontologico dell’infermiere, 2009, In
www.ipasvi.it/norme-e-codici/deontologia/il-codice-deontologico.htm u.c. 14-10-‘13.
Art. 14: “l’Infermiere riconosce che l’interazione fra professionisti e l’integrazione interprofessionale sono
modalità fondamentali per far fronte ai bisogni dell’assistito”.
31
L’altra direzione riguarda gli interventi di tutela del minore cui è preposto il Tribunale per
i Minorenni e che in questa fase potrebbero ancora non esserci proprio perché non risulta
chiara la dinamica della malattia e delle relazioni familiari.
È bene ricordare che i medici e/o infermieri in quanto pubblici ufficiali hanno l’obbligo
di informare/segnalare un’ipotesi di abuso (art.33 del c.d. infermieristico del 200937),
mentre spetterà alla magistratura indagarelxxiv.
Il Tribunale per i Minorenni interviene per proteggere e tutelare il minore e ha l’autorità
per decidere l’allontanamento del minore dal proprio nucleo familiarelxxv.
Il giudice del Tribunale per Minorenni ha il potere di rivolgersi alla struttura ospedaliera
ed ai suoi operatori sanitari per chiedere informazioni scritte relative ad atti e documenti
(art.213 codice di procedura civile.38). Questi ultimi sono obbligati a informare e
collaborare con la procura.
L’assistente sociale, insieme agli operatori sanitari, segnalerà gli interventi urgenti di
protezione del minore e il progetto di presa in carico che qualora vi siano forti sospetti di
MSbP potrà svolgersi anche senza il consenso dei genitori essendovi un mandato
dell’autorità giudiziaria.
Quando il Servizio Sociale fa una segnalazione con oggetto condotte di rilevanza penale
ai danni di un minore (quali lesioni personali, maltrattamenti in famiglia o abusi sessuali)
la Procura della Repubblica per i minorenni, prima di trasmettere gli atti al Tribunale per i
Minorenni, si confronterà con il procuratore della Repubblica competente per il
procedimento penale, allo scopo di valutare le priorità fra gli atti di indagine in sede
penale nei confronti dell’autore dell’abuso e gli interventi civili volti ad assicurare
protezione e tutela al minore vittimalxxvi.
Parlando della MSbP, sicuramente è di fondamentale importanza che il giudice tutelare
disponga con un atto urgente l’affidamento del minore ad un tutore che permetta agli
operatori di prenderlo in cura prima possibile.
37
Federazione Nazionale Collegio Ipasvi, Codice Deontologico dell’infermiere, 2009, In
www.ipasvi.it/norme-e-codici/deontologia/il-codice-deontologico.htm u.c. 14-10-‘13.
Art.33: “l’infermiere che rilevi maltrattamenti o privazioni a carico dell’assistito mette in opera tutti i
mezzi per proteggerlo, segnalando le circostanze, ove necessario, all’autorità competente”.
38
Codice di procedura Civile: Art.213: “…il giudice può richiedere d'ufficio alla pubblica amministrazione
le informazioni scritte relative ad atti e documenti dell'amministrazione stessa, che è necessario acquisire
al processo.”
32
Sarà compito del Tribunale per Minorenni verificare poi in che misura i genitori siano
competenti sul piano genitoriale e quindi in grado di esercitare la potestà genitoriale;
soprattutto in caso di accertata MSbP sarà di fondamentale importanza decidere se l’altro
genitore (di solito il padre) può essere considerata una figura tutelante o in caso negativo
il Giudice potrà decidere di allontanare il minore collocandolo in strutture idonee.
1.5.1 Il motivo del ritardo diagnostico
“Bisogna guardarsi bene dal
concepire un’opinione molto buona
delle persone di nuova conoscenza;
altrimenti nella maggior parte dei casi
ci si rimarrà delusi con proprio
scorno o magari danno”
W. Shakespeare
I tempi per diagnosticare la MSpB sono molto lunghi, il tempo di latenza tra l’inizio
dei sintomi e la diagnosi è circa 21,7 mesi, quindi superiore se paragonato alle normali
patologie pediatrichelxxvii.
Questo ritardo diagnostico è dato, oltre alle peculiarità della sindrome stessa, anche da
alcuni fattori culturali e sanitari. L’equipe sanitaria si trova davanti ad un bambino
sofferente che ha al suo fianco una madre premurosa, alla quale nessun ospedale è
riuscito a porre una diagnosi effettiva; spesso si tende a prendere in considerazione solo
i sintomi ed a cercarne l’eziologia, tralasciando gli aspetti psicologicilxxviii.
La presenza di uno psicologo in reparto aiuterebbe lo staff sanitario a distinguere fra
comportamenti patologici o sani e ad instaurare una relazione efficace fra operatoreabusante-bambino. Di solito, infatti, il forte attaccamento operatore-paziente e il fatto
che le madri sono diventate amiche di medici e infermieri ed hanno instaurato con loro
un rapporto di fiducia, allontana lo staff sanitario dall’effettuazione della diagnosi,
perché ci si affida e ci si fida di quello che racconta la madre, al punto che diventa
molto difficile accusarla. In alcuni casi potrebbe esserci la situazione opposta: le madri
cercano insistentemente di instaurare una relazione amichevole con il personale
sanitario e questo, invece, mantenendo il distacco per motivi deontologici o personali fa
si che non sorga il dubbio diagnostico, semplicemente per scarsa capacità di ascoltolxxix.
33
Anche i fattori culturali possono non aiutare nella diagnosi precoce: ad es. in Italia un
genitore assiduamente presente può essere considerato come genitore iper-protettivo ma
non certo maltrattante: solo evidenti segni di maltrattamento potranno spingere gli
operatori a cambiare idea ma abbiamo già descritto sopra come più che segni di
maltrattamento fisico nel MSbP troviamo innumerevoli sintomi medici.
Occorre qui sottolineare che il livello emotivo giochi un ruolo fondamentale rispetto
ai meccanismi di difesa della negazione: le figure professionali non vanno pensate come
“super uomini” privi di influenze emozionali; pur se dotati di competenze specifiche la
tentazione di rifiutare la realtà che man mano s’intuisce può essere forte e duratura. Non
è per niente facile o comune pensare che il “mito” dell’amore materno può avere come
eccezione una madre che “volontariamente” procura danni al figlio.
L’organizzazione sanitaria, quando tende alla razionalizzazione delle risorse rispetto
ai tempi da concedere all’osservazione diagnostica, oppure quando iperspecializza le
prestazioni rendendo più difficile l’osservazione globale della persona, può essere
un’altra causa di ritardo della diagnosi.
Altre cause di esitazione e ritardo diagnostico possono riguardare gli aspetti giuridici.
L’operatore che attiva le forze dell’ordine viene quasi certamente chiamato in tribunale
a testimoniare contro l’abusante, questa esperienza può essere vissuta come pericolosa e
sgradevole; inoltre si può dubitare della correttezza del proprio operato professionale in
quanto relazionarsi alla magistratura può attivare, se non ci si sente forti delle proprie
competenze, sensazioni di paure e impotenza e quindi ad essere spinti, anche, a tacere
proprie intuizioni o propri atti.
In conclusione possiamo affermare che al ritardo diagnostico concorrono, in varia
misura, differenti motivi la cui natura, come si è visto, può essere psicologica
(meccanismi di difesa), sociologica (organizzazione delle strutture sanitarie), giuridica
(inesperienza e obbligo della testimonianza). Con la nostra ricerca cercheremo di
indagare alcuni di questi aspetti.
34
1.6. La sindrome di Munchausen per Procura diagnosticata: la
gestione e le sue conseguenze
“Non è mai troppo presto
e non è mai troppo tardi
per intervenire”
G. Zara
Una volta diagnosticata la malattia di Munchausen, il trattamento va orientato su più
fronti: sia verso la madre sia verso il bambino e la famiglia e necessita di un team
multidisciplinare; anche se non ci sono studi esaustivi sulla cura, quindi non c’è un
trattamento definitivolxxx. L’approccio migliore per evitare o contenere i rischi anche a
lungo termine richiede un programma terapeutico integrato, con intervento non solo di
psicologi e psichiatri, ma anche di pediatri e professionisti delle agenzie di protezione dei
bambini. Un team efficace, che sia in grado di gestire questa problematica, dovrebbe
essere composto dalle seguenti figure professionali:
-
Medico di medicina generale del paziente abusante.
-
Pediatra di base del bambino
-
Infermiere pediatrico
-
Infermiere psichiatrico
-
Assistente sociale
-
Psichiatra
-
Psicologo
-
Servizi di neuropsichiatria infantile
Possiamo anche citare l’infermiere pediatrico forense che è un professionista
specializzato nella valutazione di ogni aspetto giuridico e giurisprudenziale che riguardi
l’esercizio dell’assistenza infermieristica “applica le sue conoscenze del nursing
all’assistenza dei minorenni, con particolare riguardo agli abusi e/o negligenza ed aspetti
concernenti i diritti legali e umani”lxxxi.
La prima difficoltà per la gestione riguarda la comunicazione della diagnosi alla
famiglia: il professionista deve parlare in modo chiaro ma con particolare sensibilità,
senza farsi condizionare dalle reazioni dei vari componentilxxxii.
Il padre potrebbe non accettare la malattia della moglie e, nella maggior parte dei casi,
non credere alle accuse e quindi può avere un comportamento aggressivo verso i
35
medici/infermieri con l’accusa di essere incompetenti e responsabili dell’incolumità del
loro bambino; alcune volte può arrivare alla denuncia del reparto.
La madre può assumere comportamenti diversi: nel caso più semplice da gestire, ma
anche il più raro, accetta le accuse e in qualche modo accetta di curarsi; negli altri casi
cercherà di negare anche davanti all’evidenza, rifiutandosi strenuamente di essere
considerata malata. Infine nei casi più gravi la scoperta del maltrattamento ha condotto a
tentativi di suicidiolxxxiii.
A volte l’infermiere e il medico devono attivare percorsi coatti quali il TSO39 per
riuscire ad aiutare la madre ed evitare comportamenti autolesivi; anche in questo caso la
decisione è presa in ambito civile, in quanto, oltre a due medici, è necessaria la firma del
sindaco e quindi spetta a lui decidere se è opportuno far curare la madre contro la sua
volontà.
Il comportamento dei medici e del personale può avere una certa influenza nel
determinare l’atteggiamento di rifiuto o meno al trattamento da parte del paziente lxxxiv.
Quindi un approccio efficace verso la donna abusante deve essere empatico e trasmettere
una sincera volontà di aiuto, la paziente deve percepire che il nostro non è un
atteggiamento di condanna. Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di far capire alla
paziente che ci saranno più vantaggi in un percorso di aiuto e cura nei suoi confronti e in
quelli del bambino che quelli provenienti dalla sua presunta malattia; tutto questo può
essere rafforzato dall’invito ad appoggiarsi, in questo percorso, all’aiuto dei familiarilxxxv.
Si tratta d’interventi molto complessi sul piano relazionale e operativo che richiedono
pertanto l’attivazione di specialisti psichiatri o psicologi; potrà esserci bisogno di un
intervento di psicoterapia di lunga durata. Non ci sono farmaci per i disturbi fittizi: gli
psicofarmaci possono essere utilizzati per trattare un disturbo sottostante es. un episodio
depressivo. L’uso dei farmaci inoltre in queste strutture di personalità può essere molto
rischioso sia per uso improprio (sovradosaggio, somministrazione ad altri) sia per il
rischio auto lesivo.
Il nucleo più difficile da affrontare durante la terapia con queste pazienti è il
riconoscimento interiore e l’espressione della rabbia per la propria condizione, spesso
derivata da storie di vita segnate da abusi o comunque gravi carenze affettive o distorsioni
39
TSO: Trattamento Sanitario Obbligato: è un atto composito, di tipo medico e giuridico, che consente
l'effettuazione di determinati trattamenti ad un soggetto affetto da malattia mentale che rifiuti il
trattamento.
36
nell’accudimento primario; importante è educare la paziente alle tecniche del problemsolving che indichino metodi accettabili per risolvere ostacoli e soddisfare le richieste
affettive nella dovuta maniera.
Può essere necessario affiancare anche una terapia di coppia qualora i genitori abbiano
deciso di continuare a stare insieme, non essendo facile per entrambi gestire una diagnosi
così angosciante, tanto più se vi sono altri minori in famiglia.
Un altro strumento possono essere le terapie di gruppo che però si rileva più problematico
in quanto il gruppo terapeutico dovrà essere selezionato con attenzione perché deve
integrare una persona che presenta una patologia complessa e difficile da trattare in
questo contesto di cura; a riguardo non c’è letteratura specifica e quindi possiamo
desumere che si tratta di interventi rari o inesistenti nei nostri contesti.
Per quanto riguarda la gestione del bambino inizialmente sarà improntata sul curare i
possibili danni fisici effettuati dalla madre; in seguito l’infermiere del reparto e il pediatra
contatteranno lo psicologo e l’assistente sociale, poiché la terapia principale consiste nel
supporto psicologico per cercare di attenuare gli effetti devastanti che l’abuso ha
determinato nella psiche e nello sviluppo del bambino. Un altro aspetto importante
dell’intervento psicologico sul bambino è quello di prevenire che una volta diventato
adulto, perpetri esso stesso un atteggiamento abusante.
In alcuni casi il tribunale allontana il figlio dalla famiglia, questo però può avere esiti
sfavorevoli per il piccololxxxvi.
Un’altra problematica da affrontare è rendere consapevole il bambino del danno subito
da parte della madre, ci vorranno anni di terapia perché il bambino diventi cosciente
dell’abuso che ha subito.
Nell’abuso MSbP il bambino è la persona che subisce più conseguenze a lungo termine;
può sviluppare disturbi emotivi come depressione, passività, paura, attacchi di panico,
sfiducia verso gli altri, crisi acute d’ansia, sentimenti di paura, preoccupazioni insolite,
esplosioni emotive improvvise (pianto, crisi di rabbia, mutismo), stati di ipervigilanza,
disturbo post-traumatico da stress. Sono inoltre presenti disturbi comportamentali quali
atteggiamenti aggressivi, difficoltà a relazionarsi con i coetanei, isolamento e assenza di
interazioni sociali, comportamenti immaturi e regressione nelle fasi evolutive precedenti,
comportamenti sessuali inadeguati. Possono svilupparsi anche disturbo delle condotte
37
alimentari, disturbi del sonno, incubi o sonnambulismo, atti di autolesionismo, enuresi
notturna o diurnalxxxvii.
Le conseguenze psicologiche nel bambino sono molteplici, fra le più importanti
possiamo citare le difficoltà scolastiche dovute a difficoltà di attenzione e di linguaggio, il
disinteresse verso le normali attivitàlxxxviii.
Infine, non per ordine di importanza, anche la famiglia dovrebbe essere gestita; la prima
cosa da fare è proteggere i fratelli/le sorelle, in quanto è ipotizzabile che la madre possa
effettuare abusi anche su di loro. Oppure, anche se non ci sono altri abusi, probabilmente
ci saranno relazioni molto difficoltose fra i fratelli/sorelle e la madre, in quanto
quest’ultima, avendo un rapporto errato ma privilegiato con un figlio, potrebbe non
prendersi cura abbastanza degli altri e quindi creare anche problematiche diverse, sempre
a livello psicologico.
Da considerare anche la possibilità che gli operatori sanitari che si trovano a contatto
con la MSbP possano andare incontro a fenomeni di burn-out, in quanto non è facile
doversi prendere cura di persone (bambino e madre) in cui sono stati effettuati episodi di
abuso piuttosto significativi rimanendone “distaccati”.
38
1.7. In sintesi
Nel corso della storia della malattia denominata Sindrome di Munchausen, che riguarda
un disordine psichiatrico in cui gli individui, creandosi patologie per ottenere l’attenzione
medica, tendono all’autolesionismo, gli studiosi si sono accorti che esiste una variante
della patologia dove l’individuo genera del male a una terza persona per ottenere
l’attenzione su se stesso. Patologia denominata nel 1977 da R. Meadow “Sindrome di
Munchausen per Procura”. Nella maggior parte dei casi le persone coinvolte in tale abuso
sono: la madre, abusante, e il suo bambino, l’abusato.
Gli studi epidemiologici sono pochi e risalenti solo agli ultimi venti anni. I risultati di tale
ricerca hanno evidenziato che non c’è differenza fra i due sessi e che l’età media delle
vittime è di 40 mesi, fra l’8% arriva alla morte.
I pochi dati sulla malattia rendono difficile la diagnosi fra gli operatori sanitari; che si
trovano davanti a una relazione fra madre e figlio apparentemente nella norma. Ciò che
colpisce di questa sindrome è il punto di partenza: anziché essere la mancata cura verso il
minore, tale sindrome rientra nell’apparente eccessiva cura, cioè l’ipercura.
È molto importante che l’infermiere, avendo conoscenza di questa sindrome, sappia che il
personale sanitario può essere trascinato dal genitore “abusante” in una forma
apparentemente inconsapevole di concussività nell’abuso, con tutto quello che a lungo
termine ne può comportare. A tal fine abbiamo effettuato la nostra indagine, quantitativa e
descrittiva, per rilevare se gli infermieri pediatrici erano a conoscenza di tale abuso.
39
40
CAPITOLO 2:
MATERIALI E METODI DELLA
RICERCA
Figura 2: http://blogenfermeria.comtagenfermedades-raras.itlxxxix u.c14-12-13
41
42
MATERIALI E METODI DELLA RICERCA
“L’infermiere riconosce il valore della ricerca,
della sperimentazione clinica e assistenziale
per l’evoluzione delle conoscenze
e per i benefici sull’assistito”
Art.12 C. D. Infermieristico
Uno degli obiettivi principali della professione infermieristica è quello della continua
ricerca di soluzioni all’avanguardia e innovative, che possano aiutare la stessa
professione nello sviluppo delle sue basi scientifiche e teoriche, per fornire risposte
sempre più adeguate e aggiornate (art. 12 c.d. infermieristico 200940).
Attraverso il nostro lavoro ci auspichiamo di portare un contributo e accrescere la
conoscenza dell’infermiere pediatrico sulla MSbP.
2.1. Revisione della letteratura
“L’unica persona più illusa del sognatore
è l’uomo d’azione.
Egli davvero non conosce
né l’origine di ciò che fa
né i suoi risultati”
Oscar Wilde
La ricerca è stata condotta nelle banche dati abitualmente consultati dagli infermieri:
Cochrane Library, DARE e PubMed, precisamente tramite il collegamento al “Servizio
bibliotecario di Ateneo” dell’Università degli studi di Firenzexc, durante l’intervallo di
tempo tra giugno 2013 e ottobre 2013.
Le prime due banche dati non hanno rivelato riferimenti utili alla MSbP:
-
Nella banca dati Cochrane Library, inserendo come parole-chiave “Syndromes
Munchausen by Proxy” troviamo solo due risultati però non utili alla nostra
40
Federazione Nazionale Collegio Ipasvi, Codice Deontologico dell’infermiere, 2009, In
www.ipasvi.it/norme-e-codici/deontologia/il-codice-deontologico.htm u.c. 14-10-‘13.
Articolo 12: “L’infermiere riconosce il valore della ricerca, della sperimentazione clinica e assistenziale
per l’evoluzione delle conoscenze e per i benefici sull’assistito”.
43
ricerca. In uno, infatti, si parla di un singolo caso della Sindrome di Munchausen
per Procura e nell’altro di problemi generici di salute mentale. Anche
aggiungendo la parole chiave “Nurse” + “Syndromes Munchausen by Proxy” la
ricerca non fornisce risultatixci.
-
Similmente nella banca dati DARE (Database of Abstract of Reviews of Effects)
non si trovano documenti utili alla ricerca. Ciò sia inserendo come parole chiave
“Syndromes Munchausen by Proxy and nursing dal 1960 al 2013”, sia
inserendo solo la parola-chiave “Munchausen”. In quest’ultimo caso trova un
solo studio dove sono considerate varie forme di abuso, ma con esclusione della
Sindrome di Munchausen per Procura. Inserendo come parola chiave “Abuse
and Child and Nursing dal 1960 al 2013” fornisce 14 risultati ma nessuno
inerente al nostro argomentoxcii.
La banca dati Pubmed, a differenza delle altre due, fornisce molti risultati inerenti alla
MSbP, quindi per la nostra ricerca sono stati inseriti termini specifici Mesh e si è
incentrata su 2 approcci:
Approccio “generale”: per comprendere la malattia di Munchausen per Procura,
utile per la stesura del primo capitolo.
Approccio “specifico”: focalizzato sulla ricerca di documentazioni e questionari
che definiscono il livello di conoscenza infermieristica e descrivono i vissuti
emozionali degli infermieri che hanno affrontato l’esperienza di assistenza alla
MSbP.
Sono state consultate fonti di letteratura primaria e secondaria, nonché studi
retrospettivi, trial randomizzati e quant’altro inerente alla MSbP.
L’obiettivo dell’approccio generale è quello di comprendere la Malattia di
Munchausen per Procura, focalizzandosi sulla prevenzione e sulla sua individuazione,
sulla gestione del bambino e della madre e sul ruolo dell’infermiere pediatrico.
Le parole chiave utilizzate nell’approccio generale sono state
“Syndromes
Munchausen by Proxy” e abbiamo utilizzato le seguenti stringhe di ricerca:
("syndrome"[MeSH Terms] OR "syndrome"[All Fields] OR "syndromes"[All
Fields]) AND Munchausen[All Fields] AND ("proxy"[MeSH Terms] OR
"proxy"[All Fields]) u.c. 1-10-’13.
Fornisce 657 di cui 79 sono in free-full test. Abbiamo selezionato 48 articoli.
44
Quindi abbiamo inserito un’altra parola chiave: “Child Syndrome Munchausen by
Proxy” ma fornisce solo 8 risultati di cui 1 è stato selezionato; abbiamo provato con
“Child Munchausen by Proxy” con le seguenti stringhe di ricerca:
(("child"[MeSH Terms] OR "child"[All Fields]) AND Munchausen[All Fields]
AND ("proxy"[MeSH Terms] OR "proxy"[All Fields])) AND "loattrfull
text"[sb] u.c. 1-10-‘13
Fornisce 375 risultati di cui 70 sono in free-full test. La maggior parte di questi
articoli riporta casi e pochi sono inerenti all’ambito infermieristico; molti di
questi erano gli stessi della stringa precedente.
Successivamente siamo passati all’ambito infermieristico per trovare articoli che
portassero alla luce recenti studi sull’organizzazione infermieristica. Entrando in ambito
più specialistico i risultati ottenuti sono pochi. Questo perché gli obiettivi su cui si
centrano gli studi sono orientati a trovare risultati clinici per il trattamento della MSbP
oppure i fattori di rischio; purtroppo ancora oggi molte sono le perplessità, a livello
medico, sulla MSbP quindi le risoluzioni infermieristiche passano in secondo piano.
Abbiamo inserito come parola chiave “Nurse Syndrome Munchausen by Proxy” e
“Syndrome di Munchausen by Proxy and nursing”, utilizzando le seguenti stringhe di
ricerca:
(("nurses"[MeSH Terms] OR "nurses"[All Fields] OR "nurse"[All Fields] OR
"breast feeding"[MeSH Terms] OR ("breast"[All Fields] AND "feeding"[All
Fields]) OR "breast feeding"[All Fields]) AND ("munchausen syndrome by
proxy"[MeSH Terms] OR ("munchausen"[All Fields] AND "syndrome"[All
Fields] AND "proxy"[All Fields]) OR "munchausen syndrome by proxy"[All
Fields] OR ("syndrome"[All Fields] AND "munchausen"[All Fields] AND
"proxy"[All Fields]) OR "syndrome munchausen by proxy"[All Fields])) AND
"loattrfull text"[sb] u.c. 3-10-‘13
Fornisce 41 risultati di cui 1 free-full test. Gli studi riportati affrontano casi in
cui la madre abusante è un’infermiera. Sono stati consultati tutti i 41 articoli
trovati. Utile alla nostra ricerca è stato il seguente studio:
-
Protect the children: be on the lookout for Munchausen syndrome by proxy. Si
tratta di uno studio nel quale è enfatizzato che anche le infermiere siano
responsabili della segnalazione di MSbP. Alla nostra ricerca è stato utile il
45
questionario riportato in fondo al testo: in questo caso erano state inserite delle
domande di comprensione del testo, utili per verificare la conoscenza di questa
patologiaxciii.
("munchausen syndrome by proxy"[MeSH Terms] OR ("munchausen"[All
Fields] AND "syndrome"[All Fields] AND "proxy"[All Fields]) OR
"munchausen syndrome by proxy"[All Fields] OR ("syndrome"[All Fields]
AND "munchausen"[All Fields] AND "proxy"[All Fields]) OR "syndrome
munchausen by proxy"[All Fields]) AND ("nursing"[Subheading] OR
"nursing"[All Fields] OR "nursing"[MeSH Terms] OR "nursing"[All Fields] OR
"breast feeding"[MeSH Terms] OR ("breast"[All Fields] AND "feeding"[All
Fields]) OR "breast feeding"[All Fields]) u.c. 3-10-’13.
Fornisce 43 risultati, dei quali 41 sono gli stessi della precedente ricerca; gli
ulteriori due studi non sono inerenti alla nostra ricerca.
Come è possibile vedere, gli studi e le ricerche sopra riportare coinvolgono un numero
ridotto di paesi (principalmente Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Nuova Zelanda e
alcuni dal Giappone e dall’Africa). In Italia le ricerche sono poche e, per rilevare se
esistevano studi di questo genere, abbiamo inserito la seguente parola chiave: “Italy and
Syndromes Munchausen by Proxy” con la seguente stringa di ricerca:
("italy"[MeSH Terms] OR "italy"[All Fields]) AND ("syndrome"[MeSH Terms]
OR "syndrome"[All Fields] OR "syndromes"[All Fields]) AND munchausen[All
Fields] AND ("proxy"[MeSH Terms] OR "proxy"[All Fields]) u.c. 5-10-’13.
Fornisce 9 risultati. Inerenti alla nostra ricerca ne sono stati individuati due:
-
Otolaryngology fantastica: the ear, nose and throat manifestation of
munchausen’s syndromexciv. Questo studio è già stato presentato al paragrafo 1.2
-
Factituos disorders and munchausen syndrome: the tip of icebergxcv; per la
descrizione si rimanda al paragrafo 1.2
Inserendo come parola chiave “Nurse and Italy and Syndrome Munchausen by Proxy”
la ricerca non fornisce risultati. (u.c. 6-10-’13)
Abbiamo utilizzato anche il motore di ricerca Google per la stesura del primo
capitolo; inserendo come parole chiave “Sindrome di Munchausen per Procura” trova
2.970 risultati, inserendo la parola “Infermiere + Sindrome di Munchausen per
Procura” trova 3.180 risultati, purtroppo già dalla prima pagina si affrontano argomenti
46
non inerenti alla MSbP (u.c. 6-10-’13). Al fine della nostra ricerca è stato utile un
sitoxcvi che ci ha permesso di trovare il periodico “Rassegna italiana di criminologia”:
nel 1999 è stato condotto un questionario a 25 infermieri pediatrici, appartenenti ai
reparti di Chirurgia pediatrica e di Clinica pediatrica del policlinico “Le Scotte” di
Sienaxcvii. Nello stesso periodico è stato trovato un questionario effettuato sia ai pediatri
di base sia a quelli che lavorano nei principali centri ospedalieri di Verona. Sono stati
raccolti 92 questionari, di cui 46 erano dei pediatri di famigliaxcviii.
La mia ricerca si è ampliata anche al di fuori delle banche dati e dell’utilizzo del
motore di ricerca Google. Abbiamo revisionato le riviste scientifiche pediatriche sia
infermieristiche come:
- Nursing Timesxcix,
- Gli Infermieri dei Bambinic,
- Journal of pediatric nursingci,
- Nursing children and young peoplecii,
- Neonatal, Paediatric and Child Health Nursingciii,
- Nursing Journalciv,
- Journal of Child and Adolescent Psychiatric Nursingcv,
- L’infermierecvi
sia mediche come:
- British Medical Journalcvii,
- Giornale della previdenza dei medici e degli odontoiatricviii,
- SIMEUP(Periodico quadrimestrale di informazione e dibattito della società
italiana di emergenza e urgenza),
- Journal of Child Health Carecix,
- The Lancetcx;
sia riguardanti gli abusi e i maltrattamenti come:
- Child abuse & Neglectcxi,
- SINPIA (linee guida in tema di abuso sui minori);
sia inerenti l’ambito psichiatrico come:
- Journal of American academy of child psychiatrycxii,
- The American Journal of Forensic Psycologycxiii,
- Journal of nervous and mental diseasecxiv;
47
per finire con le riviste pediatriche in generale come:
- Pediatrics in reviewcxv,
- Pediatricscxvi,
- The journal of Pediatricscxvii,
- Pediatrics Carecxviii,
- Journal Child Health Carecxix,
- Archives of Disease in Childhoodcxx,
Gli unici libri italiani trovati e quindi utilizzati sono “Demoni del Focale” di I.M.
Betsoscxxi, “La Famiglia Distruttiva: MSbP” di G. Perusiacxxii e “La Sindrome di
Munchausen per Procura” di A.L. Levincxxiii.
Gli articoli e i documenti citati sono stati necessari per descrivere le caratteristiche
peculiari della malattia e la sua gestione. La maggior parte del materiale è stata
utilizzata per la formulazione del quesito di ricerca, nonché l’individuazione di nuove
parole-chiave e di nuove stringhe di ricerca specifiche.
2.2. Obiettivo e P.I.C.O. della ricerca
“Porsi un obiettivo è
la più forte forza umana
di auto motivazione”
Pual J. Meyer
Analizzando l’epidemiologia della MSbP abbiamo riscontrato che la malattia non era
molto frequente; tuttavia abbiamo notato che molti autori si erano chiesti se i dati
fossero pochi perché c’èra poca conoscenza oppure perché la prevalenza del fenomeno
fosse effettivamente rara. Questo quesito è stato il punto di partenza della nostra ricerca
sulla malattia di Munchausen per Procura.
In seguito ad un colloquio occasionale con il primario R. Domenici e un’infermiera
dell’ospedale Campo di Marte di Lucca, appartenenti al setting pediatrico, sono venuta
a conoscenza che tale unità operativa aveva affrontato un caso di MSbP. L’infermiera ci
ha rivelato il suo stato d’animo nei confronti della madre e del piccolo ed ha focalizzato
le sue emozioni soprattutto inerenti alla videosorveglianza e la rabbia che ha provato nei
confronti dell’abusante perché aveva instaurato con lei un rapporto amichevole; inoltre
48
ha riferito di non aver mai sentito parlare della MSbP prima di quel caso e quindi era
dispiaciuta perché la mancanza di conoscenza ha portato a un ritardo diagnostico.
Per questo abbiamo costruito un questionario “ad hoc” che andasse a indagare tutte le
tematiche affrontate in questo colloquio. Il nostro scopo principale è quello di favorire
la sensibilizzazione del fenomeno negli infermieri del nostro territorio, far capire
l’importanza e la gravità della sindrome, in quanto solo con la diffusione della
conoscenza e del giusto approccio possiamo identificare i reali casi di quest’abuso e,
con il tempo, ci prospettiamo di tutelare i bambini e le loro madri.
A tal fine gli obiettivi che ci siamo posti sono:
-
Verificare la conoscenza della MSbP tra gli infermieri di alcuni reparti di
pediatria
-
Analizzare se la conoscenza del fenomeno è avvenuta attraverso percorsi
formativi formalizzati oppure attraverso l’esperienza sul campo
-
Analizzare la conoscenza riguardo agli interventi infermieristici in caso di MSbP
sospetta o accertata
-
Analizzare i vissuti emozionali degli infermieri che hanno affrontato
l’esperienza di assistenza ai bambini e ai loro caregiver affetti da MSbP
Quindi, in conclusione, possiamo riunire gli obiettivi in due grandi macroaree:
1. Verificare la conoscenza della Sindrome di Munchausen per Procura tra gli
infermieri in ambito pediatrico.
2. Analizzare i vissuti emozionali degli infermieri che hanno affrontato l’esperienza di
assistenza ai bambini e ai loro caregiver affetti da Sindrome di Munchausen per
Procura.
I quesiti di ricerca formulati sono:
1. Pico 1: “Gli infermieri pediatrici conoscono e sono in grado di definire gli
interventi infermieristici della Sindrome di Munchausen per Procura?”
2. Pico 2: “Quali emozioni scaturiscono negli infermieri che hanno affrontato la
Sindrome di Munchausen per Procura?
49
Per quanto riguarda il primo pico è composto sostanzialmente da due domande:
1. Gli infermieri pediatrici conoscono la MSbP?
P: Popolazione
Infermieri Pediatrici
Pediatric Nurse
I: Intervento
MSbP
Syndrome di Munchausen
by Proxy
C: Comparazione
O: Outcome
Conoscenza
Knowledge
Tabella 2.1: Gli infermieri pediatrici conoscono la MSbP
Per rispondere al quesito è stata utilizzata la seguente parola chiave:
“Nurse Knowlegde and Syndrome di Munchausen by Proxy” usufruendo le seguenti
strategie di ricerca:
("nurses"[MeSH Terms] OR "nurses"[All Fields] OR "nurse"[All Fields] OR
"breast feeding"[MeSH Terms] OR ("breast"[All Fields] AND "feeding"[All
Fields]) OR "breast feeding"[All Fields]) AND ("knowledge"[MeSH Terms] OR
"knowledge"[All Fields]) AND ("syndrome"[MeSH Terms] OR "syndrome"[All
Fields]) AND ("diagnosis"[Subheading] OR "diagnosis"[All Fields] OR "di"[All
Fields]) AND munchausen[All Fields] AND ("proxy"[MeSH Terms] OR
"proxy"[All Fields]) u.c 7-10-‘13
Fornisce 4 risultati; dopo averli selezionati tutti, utili alla nostra ricerca sono
stati 3 studi:
- Munchausen syndrome by proxy: a nursing overview. È uno studio del 1990
che enfatizza il ruolo degli infermieri nella sindrome e pone l’accento su come il
processo di nursing sia un metodo molto completo nella gestione di questi
disturbi ed è lo strumento più importante per una diagnosi precoce. Quindi
enfatizza l’importanza della conoscenza degli infermieri in ambito pediatrico.
Anche se i nostri obiettivi sono inerenti al suddetto studio, esso non è stato
utilizzato nella ricerca perché l’autore si limita a descrivere il processo di
nursingcxxiv.
- Nurses’s Knowledge of and experience with Munchausen Syndrome by Proxy.
È uno studio sugli infermieri pediatrici del 1996, nel quale è stato somministrato
50
un questionario a 132 infermieri relativo alla conoscenza ed esperienza di questa
sindrome; dallo studio è emerso che circa la metà degli intervistati ne aveva
sentito parlarecxxv. Purtroppo il suddetto studio è a pagamento e quindi abbiamo
utilizzato solo l’abstract. Inerente a questo studio abbiamo trovato un articolo di
E.Laird, nella rivista Pediatric Care, nella quale la scrittrice afferma che è
essenziale che le infermiere pediatriche siano informate su questo tipo di abuso
perché soltanto avendo la conoscenza possono dare un vero aiuto nella diagnosi
precocecxxvi.
- Munchaseun Syndrome by Proxy: an exploraty study of pediatrics nurses’
knowledge and involvement. Negli Stati Uniti, nel 1994, è stato somministrato
un questionario a 320 infermieri pediatrici per valutare la loro conoscenza
nell’identificazione della sindrome. Nonostante il 47% abbia risposto di averne
sentito parlare, la conoscenza che avevano dei segni e sintomi era moderata. Di
questi solo il 34% (quindi il 15% dell’intero campione) era stato a contatto con
la malattia. Lo studio suggerisce l’importanza di una maggiore informazione agli
operatori sanitari negli ospedali pediatricicxxvii.
2. Gli infermieri pediatrici sono in grado di definire gli interventi infermieristici
della MSbP?
P: Popolazione
Infermieri Pediatrici
Pediatric Nurse
I: Intervento
MSbP
Syndrome di Munchausen
by Proxy
C: Comparazione
O: Outcome
Interventi Infermieristici
Interventions nurse
Tabella 2.2. Interventi infermieristici della MSbP
Abbiamo utilizzato le seguenti parole-chiave:
“Interventions Nurse and Munchausen Syndrome by Proxy” con le seguenti stringhe di
ricerca:
Interventions[All Fields] AND ("nurses"[MeSH Terms] OR "nurses"[All Fields]
OR "nurse"[All Fields] OR "breast feeding"[MeSH Terms] OR ("breast"[All
51
Fields] AND "feeding"[All Fields]) OR "breast feeding"[All Fields]) AND
("munchausen syndrome by proxy"[MeSH Terms] OR ("munchausen"[All
Fields] AND "syndrome"[All Fields] AND "proxy"[All Fields]) OR
"munchausen syndrome by proxy"[All Fields]) u.c 8-10-‘13
Fornisce 2 risultati: il primo enfatizza il ruolo dell’infermiere forense nel caso
dell’abuso munchausen, il secondo parla di un caso nel quale una madre,
infermiera, ha procurato infezioni di tessuti molli e in seguito all’accusa di
MSbP si è suicidata.
Abbiamo quindi provato con le seguenti parole-chiave:“Nursing Process and
Munchausen Syndrome by Proxy” con le seguenti stringhe di ricerca:
("nursing process"[MeSH Terms] OR ("nursing"[All Fields] AND "process"[All
Fields]) OR "nursing process"[All Fields]) AND ("munchausen syndrome by
proxy"[MeSH Terms] OR ("munchausen"[All Fields] AND "syndrome"[All
Fields] AND "proxy"[All Fields]) OR "munchausen syndrome by proxy"[All
Fields]) (u.c. 8-10-’13)
Fornisce 17 risultati, nei quali ritroviamo anche i 4 risultati precedenti quindi
abbiamo solo 13 risultati, di cui 5 non presentano l’abstrat, il restante non è
inerente alla nostra ricerca.
Per quanto riguarda il secondo pico Quali emozioni scaturiscono negli infermieri che
hanno affrontato la Sindrome di Munchausen per Procura?
P: Popolazione
Infermieri Pediatrici
Pediatric Nurse
I: Intervento
MSbP
Syndrome di Munchausen
by Proxy
C: Comparazione
O: Outcome
Emozioni nell’esperienza di Emotions
assistenza infermieristica
in
the
experience of nurses care
Tabella 2.3. Emozioni degli infermieri pediatrici
Sono state utilizzate le seguenti parole-chiave: “Emotions in the Experience of Nurses
Care and Syndrome di Munchausen by Proxy”,“Emotions Nurse Munchausen
52
Syndrome by Proxy”, “Upset Nurse Munchausen Syndrome by Proxy”, “Feeling Nurse
Munchausen Syndrome by Proxy”, purtroppo la ricerca non fornisce risultati (u.c. 9-10’13).
Di conseguenza abbiamo tentato con altre parole-chiave “Find Nurse Munchausen
Syndrome by Proxy”: la ricerca fornisce 1 solo risultato, non inerente alla MSbP ma
all’abuso sessuale(u.c. 9-10-’13).
In seguito abbiamo utilizzato la parola-chiave “Approach + Nurse Munchausen
Syndrome by Proxy” con la seguente stringa di ricerca:
approach[All Fields] AND ("nurses"[MeSH Terms] OR "nurses"[All Fields] OR
"nurse"[All Fields] OR "breast feeding"[MeSH Terms] OR ("breast"[All Fields]
AND
"feeding"[All
Fields])
OR
"breast
feeding"[All
Fields])
AND
("munchausen syndrome by proxy"[MeSH Terms] OR ("munchausen"[All
Fields] AND "syndrome"[All Fields] AND "proxy"[All Fields]) OR
"munchausen syndrome by proxy"[All Fields]) u.c. 9-10-’13.
Sono forniti 4 studi: due sono stati già consultati, il terzo è inerente alla
videosorveglianza, l’ultimo non presenta l’abstract.
Infine abbiamo utilizzato come parola-chiave “Cases Nurse Munchausen Syndrome
by Proxy” con la seguente stringa di ricerca:
cases[All Fields] AND ("nurses"[MeSH Terms] OR "nurses"[All Fields] OR
"nurse"[All Fields] OR "breast feeding"[MeSH Terms] OR ("breast"[All Fields]
AND
"feeding"[All
Fields])
OR
"breast
feeding"[All
Fields])
AND
("munchausen syndrome by proxy"[MeSH Terms] OR ("munchausen"[All
Fields] AND "syndrome"[All Fields] AND "proxy"[All Fields]) OR
"munchausen syndrome by proxy"[All Fields]) u.c. 9-10-’13.
Sono emersi 5 risultati di cui: 2 studi sono già stati selezionati; due affrontano le
manifestazioni cliniche: il primo enfatizza quelle neurologiche, il secondo quelle
endocrine in prevalenza il diabete mellito di tipo 1. L’ultimo studio è risultato
utile alla ricerca:
-
The effects of a suspected case of Munchausen syndrome by proxy on a pediatric
nursing staff. Nel 1998 in un ospedale del Midwest è stato somministrato un
questionario con domande aperte a 20 infermieri pediatrici che erano venuti in
contatto con un caso sospetto di Sindrome di Munchausen. Veniva indagato
53
come avevano reagito, professionalmente e personalmente, alla diagnosi
presunta del medico, come la vicenda clinica aveva influenzato la relazione
degli infermieri con altri genitori e come si erano sentite coinvolte. È emerso che
solo il 10% di loro aveva avuto precedenti esperienze; il 55% non aveva mai
sentito parlare di questa malattia e più del 70% hanno riferito di essere
personalmente e professionalmente impreparata rispetto a questa sindrome. La
loro reazione alla diagnosi variava da incredulità a rabbia e nausea, perché la
maggior parte di loro aveva percepito il genitore come un caregiver amorevole e
preoccupatocxxviii.
Il nostro strumento di rilevazione è un questionario, per costruirlo abbiamo ricercato
nella banca dati Pubmed se in Italia e nel Mondo qualcuno avesse già effettuato una
simile ricerca. Si è reso necessario formulare la seguente domanda:
-
Esiste un questionario rivolto agli infermieri pediatrici che verifichi la
conoscenza sula MSbP o le emozioni provate da coloro che hanno affrontato la
MSbP?
P: Popolazione
Infermieri pediatrici
Pediatric Nurse
I: Intervento
MSbP
Syndrome di Munchausen
by Proxy
C: Comparazione
O: Outcome
Questionario
Questionnarie
Tabella 2.4. Questionario MSbP
A tal fine abbiamo utilizzato le seguenti parole chiave “Nurse Syndrome di Munchausen
by Proxy and Questionnarie” e sono state utilizzate le seguenti stringhe di ricerca:
("nurses"[MeSH Terms] OR "nurses"[All Fields] OR "nurse"[All Fields] OR
"breast feeding"[MeSH Terms] OR ("breast"[All Fields] AND "feeding"[All
Fields]) OR "breast feeding"[All Fields]) AND ("syndrome"[MeSH Terms] OR
"syndrome"[All Fields]) AND ("diagnosis"[Subheading] OR "diagnosis"[All
Fields]
OR
"di"[All
Fields])
AND
munchausen[All
Fields]
AND
("proxy"[MeSH Terms] OR "proxy"[All Fields]) AND ("questionnaires"[MeSH
54
Terms] OR "questionnaires"[All Fields] OR "questionnaire"[All Fields]); u.c. 10
-10-’13
La ricerca fornisce 4 risultati. 3 studi già selezionati e utilizzati nella nostra
ricerca. Uno studio è stato utile:
-
Characteristic of hospital-based Munchausen by Proxy in Japan. In Giappone
nel 2008 è stato somministrato un questionario a 11 primari pediatrici di diversi
ospedali. Analizzando una casistica di 20 famiglie, emerge che l’età media delle
vittime al momento della diagnosi è 4,6 anni e riscontra coerentemente con
quanto rilevato in altri studi che il 95% dei casi l’abusante è la madre biologica.
Lo studio mostra un’epidemiologia della sindrome di Munchausen, anche se
effettuato a pediatri e non a infermieri il questionario è stato visionato per la
stesura del nostrocxxix.
In seguito è stata tolta la parola nurse dalle parole chiave, quindi “Syndrome di
Munchausen by Proxy and Questionnarie” con la seguente stringa di ricerca:
("syndrome"[MeSH
Terms]
OR
"syndrome"[All
Fields])
AND
("diagnosis"[Subheading] OR "diagnosis"[All Fields] OR "di"[All Fields]) AND
munchausen[All Fields] AND ("proxy"[MeSH Terms] OR "proxy"[All Fields])
AND ("questionnaires"[MeSH Terms] OR "questionnaires"[All Fields] OR
"questionnaire"[All Fields]). u.c. 10 -10-’13
La ricerca fornisce 9 risultati; 5 risultati erano già stati consultati, i restanti 4
erano inerenti l’epidemiologia della MSbP quindi non utilizzabili per la nostra
ricerca.
Per quanto riguarda la nostra nazione non sono riuscita a trovare su PubMed alcun
questionario inerente la MSbP.
Gli articoli selezionati nelle stringhe di ricerca sono stati utili per riscoprire, tramite
un’integrata analisi della bibliografia, ulteriori studi ed evidenze di nostro interesse.
Quello che abbiamo notato è che, essendo la ricerca carente di studi, nella bibliografia i
vari autori si citano a vicenda e spesso sono affrontate le stesse problematiche; nella
maggior parte dei casi il punto di vista infermieristico non è preso in considerazione.
55
2.3. Popolazione e Campione
La MSbP colpisce i bambini, quindi la nostra popolazione di riferimento sono gli
infermieri che lavorano in ambito pediatrico.
Somministrare il questionario a livello nazionale richiede un dispendio di tempo e
risorse assai impegnativo che purtroppo non coincide con le possibilità a nostra
disposizione; perciò il campione di riferimento è, per convenienza, limitato all’area
della provincia di Firenze. Più precisamente abbiamo richiesto la partecipazione agli
infermieri dell’UOC della Pediatria dell’Ospedale San Giuseppe di Empoli, perché
inerente alla nostra AUSL di appartenenza, e agli infermieri dell’Ospedale Pediatrico
Meyer perché in ambito infantile è l’ospedale di eccellenza in Toscana. Il campione così
ottenuto comprende la collaborazione di 221 infermieri, dei quali 16 appartenenti al
primo presidio, 205 al secondo.
I setting dell’Ospedale Pediatrico Meyer che hanno partecipato all’indagine sono:
-
Day surgery pediatrico
-
Day Hospital pediatrico
-
Pediatria Medica A
-
Pediatria Medica B
-
Pediatria Chirurgica
-
Neurosensoriale e Neurochirurgico
-
Rianimazione e TIN
-
Oncoematologia
-
Fibrosi Cistica
-
Cardiologia
-
Vari ambulatori come: Malattie Infettive, Pneumologia, Nefrologia, Endoscopia,
Diabetologia, Reumatologia, Dh. Metabolico.
Mentre per quanto riguarda l’ospedale di Empoli ha partecipato tutto lo staff
infermieristico del setting di pediatria.
56
2.4. Disegno di ricerca
La ricerca nasce da una lezione accademica del Dott. Lo Manto: il professore ha
spiegato la patologia evidenziando che molti aspetti sono ancora irrisolti. L’argomento
in questione ha destato in me curiosità e perplessità, al punto che ho iniziato a
intraprendere una ricerca bibliografica, grazie alla quale ho scoperto che, in ambito
infermieristico, le conoscenze scarseggiano. Durante il tirocinio in ambito pediatrico ho
potuto constatare che effettivamente la maggior parte degli infermieri non era stata
formata sulla MSbP. In questo periodo ho effettuato un colloquio occasionale con il
primario R. Domenici e un’infermiera dell’ospedale Campo di Marte di Lucca
appartenenti al setting pediatrico; i due professionisti mi hanno riferito di aver avuto un
caso di Sindrome di Munchausen per Procura nel loro reparto e di aver avuto difficoltà
nella diagnosi di tale patologia a causa della scarsa conoscenza sull’argomento sia in
ambito medico che in ambito infermieristico.
In conformità a quanto osservato io e il dott. Lo Manto abbiamo concordato di
estendere la nostra ricerca infermieristica e di rielaborarla in una tesi, che sarà di tipo
quantitativo e descrittivo per approfondire la conoscenza della MSbP e i vissuti
emozionali degli infermieri che hanno affrontato l’esperienza di assistenza ai bambini e
ai loro caregiver affetti da MSbP, nonché creare il questionario come metodo di
valutazione.
Alla prima stesura il questionario non è stato approvato poiché le domande effettuate
analizzavano prettamente l’aspetto psicologico quindi non erano pertinenti alle
competenze del profilo infermieristico e alcune di esse non erano molto chiare.
Abbiamo così effettuato una seconda stesura e creato l’attuale questionario.
È stato consegnato dalla sottoscritta agli infermieri coordinatori dei vari reparti sopra
menzionati, previo appuntamento, e somministrato grazie alla partecipazione volontaria
degli infermieri in forma anonima, allo scopo di garantire la riservatezza e la privacy.
57
2.4.1. Strumenti di rilevazione: il questionario
Il questionario è strutturato in modo che sia efficace, ovvero finalizzato al
conseguimento del nostro obiettivo, esauriente, ovvero senza ridondanze, economico,
per quanto è possibile.
Il questionario è composto di un blocco unico preceduto dal consenso alla
partecipazione dell’indagine e dai dati anagrafici dell’infermiere (età, nazionalità,
sesso), alcuni professionali (titolo di studio, anni di servizio in setting pediatrico, se ha
un master in infermieristica pediatrica), alcuni personali (se ha esperienze dirette con
bambini). È composto da 12 domande di cui 8 sono a domanda chiusa, le restanti a
domanda aperta.
Per la creazione abbiamo preso spunto dal questionario effettuato alle infermiere
pediatriche dell’ospedale Le Scotte di Siena, in quanto l’obiettivo era il solito: verificare
il grado di conoscenza della MSbP. Il questionario senese prevede 10 domande
suddivise per sezioni di informazione riguardanti la percezione dei comportamenti dei
genitori nei confronti del figlio ospedalizzato in termini di sentimenti ansiogeni o meno,
le relazioni genitore-infermiere durante la degenza del figlio e infine il grado di
conoscenza o meno della MSbP e l’eventuale bisogno di approfondimenti professionali
sul tema. Le domande sono state consultate grazie all’analisi dei dati riportata sul
periodico. Non abbiamo ritrovato il questionario in questione, tuttavia le domande
riprese sono state estrapolate dall’analisi dei dati pervenuta nel periodico: “Rassegna
Italiana di Criminologia”. Non è stato possibile inserire, in allegato, il periodico in
questione perché è coperto da copyright, per un eventuale consultazione si consiglia di
cercare sul motore di ricerca Google; le pagine inerenti all’analisi dei risultati consultate
sono da pag.10 a pag.14cxxx.
Abbiamo ripreso e modificato le domande 8, 9:
-
Conosce la sindrome di Munchausen per Procura?
-
Ha mai riscontrato nello svolgimento della sua attività tale Sindrome?
In seguito abbiamo consultato il questionario effettuato ai pediatri di base e ai pediatri
ospedalieri di Verona, questo consta di 10 domande, molto simili a quello svolto a
Siena. Anche in questo caso non è stato possibile inserire, in allegato, il periodico in
questione perché è coperto da copyright, per un’eventuale consultazione di consiglia di
58
cercare sul motore di ricerca Google; il questionario nel periodico “Rassegna italiana di
criminologia” è inserito in fondo come allegato a pag. 33 e 34cxxxi.
In entrambi i questionari sopra citati, a differenza del nostro, la domanda concernente
la conoscenza della MSbP è stata posta per ultima poiché volevano capire se, anche
senza conoscere l’esistenza di questa sindrome, gli infermieri e i medici avessero
incontrato nella loro esperienza professionale casi con caratteristiche tipiche di essa.
Abbiamo anche preso in considerazione il questionario realizzato nel 1996 negli Stati
Uniti e quello di K.G. Hochhauser, soprattutto per comporre le domande inerenti ai
segni e sintomi della MSbP; abbiamo poi consultato il questionario del Midwest per
quanto riguarda la parte delle emozioni provate in seguito ad un sospetto caso di MSbP.
Le domande di questi ultimi sono state rilevate tramite l’abstract, perché i full-test sono
a pagamento; per un’eventuale consultazione si consiglia di andare sulla banca dati PubMed e inserire le parole-chiave citate nei paragrafici precedenti oppure inserire il
PMI:8920328cxxxii per il questionario del 1996, PMI: 7815291 per il questionario di
K.G. Hochhausercxxxiii, PMI: 3203882 per quello del Midwestcxxxiv.
Infine abbiamo utilizzato anche l’articolo di K. Beard per la realizzazione delle
domande inerenti ai sintomi della malattia. In questo caso l’articolo è gratuito, per
un’eventuale consultazione si consiglia di andare sulla banca dati Pub-Med e inserire le
parole-chiave citate nei paragrafi precedenticxxxv.
Il nostro questionario (All.C) si apre con la domanda principale della nostra indagine:
Ha mai sentito parlare di sindrome di Munchausen per Procura? Se la risposta è
negativa il questionario impone agli infermieri di fermarsi con la compilazione; se
invece la risposta è affermativa prevede ulteriori domande per valutare l’effettiva
conoscenza della MSbP.
A seguire, al fine di evidenziare i vari punti di vista sulla malattia, siamo andati a
indagare chi secondo l’infermiere intervistato subisce più danni nella malattia e perché.
Seguono due domande aperte pertinenti all’ambito infermieristico e riguardanti
l’accertamento e la diagnosi.
Successivamente volevamo scoprire se nei vari setting esiste uno strumento operativo
(istruzione operativa, procedure, protocollo ecc) che descriva il comportamento da
adottare in caso di diagnosi di MSbP.
59
Un’altra domanda effettuata, sempre per verificare la conoscenza della patologia e
soprattutto per scoprire se gli infermieri avevano consapevolezza dei danni che possono
essere procurati ai bambini, è: Quali conseguenze ci possono essere, a lungo termine,
per il bambino in caso di mancato riconoscimento diagnostico della sindrome di
Munchausen?
Il questionario si conclude con 3 domande inerenti un caso presentatosi durante il
percorso lavorativo degli intervistati; in caso di risposta negativa il questionario
termina, se invece la risposta è stata affermativa abbiamo voluto approfondire le
emozioni provate e il vissuto.
2.4.2. Analisi dei dati
Il questionario, come descritto nel paragrafo precedente, è composto di domande
aperte e chiuse.
Le domande chiuse sono state utilizzate, oltre che per la conoscenza dei dati
anagrafici degli infermieri partecipanti e del loro grado d’istruzione, anche per
verificare la conoscenza del fenomeno; alcune di esse prevedono più di una risposta
giusta.
Inizialmente abbiamo nominato gli infermieri partecipanti dal n.1 al n.103: i primi 93
infermieri appartengono all’ospedale pediatrico Meyer, i seguenti 10 al setting
pediatrico dell’UOC di Empoli.
In seguito abbiamo utilizzato il foglio elettronico Excell (All.D) per la stesura del
paragrafo 3.1 (Descrizione del campione), inerente i dati anagrafici e lavorativi degli
infermieri partecipanti, e del paragrafo 3.2 (Esposizione dei risultati) inerente alla
descrizione dell’analisi quantitativa dei risultati pervenuteci. Il software ci ha permesso
di classificare e contare le risposte, grazie all’ausilio delle Tabelle Pivot41 per poi
procedere all’elaborazione dei dati. In questa modalità il totale delle risposte non
coincide con il totale degli intervistati per via delle risposte multiple presenticxxxvi.
Abbiamo, in seguito, riportato i dati elaborati in grafici Pivot42: nello specifico abbiamo
41
Tabella Pivot: è uno strumento analitico necessario alla creazione di tabelle riassuntive; permette di
riepilogare i dati su tre dimensioni.
42
Grafici Pivot: sono grafici del foglio elettronico Excell che rendono di facile lettura le caratteristiche
della distribuzione delle variabili inserite nelle tabelle Pivot.
60
utilizzato un Grafico-Torta per illustrare le percentuali analizzate e un GraficoIstogramma per evidenziare i numeri reali pervenutecicxxxvii.
Successivamente abbiamo elaborato i dati statisticamente per la stesura del paragrafo
3.3 (Analisi dei risultati). La statistica utilizzata è il Test del Chi-Quadrato43 che verifica
“un’ipotesi sperimentale che prevede quanti soggetti di ogni gruppo rientreranno in
certe categorie, questo quindi non può essere previsto anticipatamente”.cxxxviii Il test,
quindi, ci ha permesso di raggruppare gli infermieri intervistati in categorie per scoprire
se i dati pervenuteci sono casuali o significativi a livello statistico. Il metodo impone
l’elaborazione di un’ipotesi (chiamata ipotesi H0) nella quale è specificato cosa si vuole
verificare; in seguito sono indicati i gruppi presi in considerazione e la domanda che
vogliamo analizzare; successivamente il metodo impone la stesura di Tabelle di
Contingenza44 delle frequenze osservate45 e, poi, di quelle attese46; a questo punto
dobbiamo calcolare il grado di libertà della formula47, seguito dal calcolo del ChiQuadrato. Infine sono confrontati i risultati del Chi-Quadrato con quelli della tavola dei
valori critici di Chi-Quadrato (All.E) considerando il grado di libertà della formula. I
valori critici presi in considerazione nella nostra tesi sono 0,05 e 0,01:
-
Per valori critici inferiori a 0,5 il nostro risultato non è significativo, questo vuol
dire che la nostra ipotesi non è sostenuta a livello statistico e che i dati
pervenutici sono casuali e se replicassimo il questionario in altri setting
potremmo non avere gli stessi risultati. (Da evidenziare che se viene un numero
fra il valore critico 0,10 e 0,5 noi lo considereremo tendente alla significatività)
43
Chi-Quadrato: è una misura della differenza esistente tra le frequenze osservate e quelle teoriche. La
formula del Chi-Quadrato è dalla sommatoria della differenza fra le frequenze osservate e quelle
teoriche al quadrato divise per la frequenza teorica. Chi- Quadrato: (frequenze osservate 1-frequenze
attese 1) (frequenze osservate 1-frequenze attese 1)/ frequenze attese 1 + (frequenze osservate 2frequenze attese 2) (frequenze osservate 2-frequenze attese 2)/ frequenze attese 2 +….+ (frequenze
osservate n -frequenze attese n) (frequenze osservate n -frequenze attese n )/ frequenze attese n
44
Tabella di Contingenza: sono tabelle h x K, dove h corrisponde al numero di righe della tabella e K al
numero di colonne. Il numero delle righe e delle colonne rappresenta il numero dei soggetti che
rientrano in ciascuna categoria elaborata in base all’ipotesi(H0).
45
Frequenze osservate: sono i dati ottenuti dalle risposte dei nostri infermieri.
46
Frequenze attese: sono i dati che ci attendevano dalle risposte (inerenti all’ipotesi HO); le frequenze
attese corrispondono al 50% del totale, cioè alla media dei risultati di ciascuna cella.
47
Grado di libertà della formula: il grado di livello di significatività; la sua formula è: gdL (r-1) (c-1), dove
r corrisponde al numero di righe della tabella di contingenza e c corrisponde al numero di colonne della
stessa tabella.
61
-
Per valori critici compresi fra 0,05 e 0,01 il nostro risultato è significativo,
questo vuol dire che la nostra ipotesi è sostenuta dalla statistica e che i dati
pervenutici non sono casuali, se replicassimo il questionario dovremmo arrivare
agli stessi risultati.
-
Per valori critici superiori allo 0,01 il nostro risultato è molto significativo,
questo vuol dire che non solo la nostra ipotesi è sostenuta dalla statistica, ma la
possiamo considerare attendibile.
Ricordiamo che il metodo del Test del “Chi-Quadrato” può essere applicato a
risposte totali maggiori o uguali a 5, per cui in alcune domande non è possibile il
suo utilizzo; in tal caso ci limiteremo a riportare i grafici inerenti alla risposte
pervenutecicxxxix.
Al fine di facilitare la lettura del paragrafo 3.3 (Analisi dei dati), nel testo sarà riportato
solo i risultati pervenuti dalla statistica accompagnati da grafici, per un’eventuale
consultazione dell’analisi si rimanda all’allegato (All.F).
Per le domande aperte il nostro obiettivo era scoprire quali fossero gli interventi
infermieristici nell’accertamento diagnostico della MSbP e il ruolo dell’infermiere nella
diagnosi di tale malattia. Anche in questo caso è necessario procedere a una loro
classificazione. Per analizzare le risposte, dopo un’attenta analisi, abbiamo estrapolato
le parole-chiave e, in seguito, categorizzate in cluster, per cui è stato utilizzato il
software Excell.
Il metodo del Test del Chi-Quadrato può essere applicato solo su numeri, per cui nelle
domande aperte non è possibile il suo utilizzo. Quindi abbiamo utilizzato un GraficoTorta per illustrare i risultati pervenuteci e per paragonare il setting dell’ospedale di
Empoli con l’ospedale pediatrico Meyer.
Le trascrizioni più indicative e quelle simili fra loro sono state riportate nel testo; le
restanti risposte aperte le inseriremo in fondo come allegato (ALL. G).
62
2.5. Tempi di rilevazione, comunicazione, trasferimento dati
La rilevazione della letteratura è avvenuta fra giugno e ottobre 2013.
La stesura del questionario è stata fra agosto e ottobre 2013.
La somministrazione del questionario è avvenuta nei mesi di novembre-dicembre 2013,
previo appuntamento con i coordinatori infermieristici.
La riorganizzazione dei dati è avvenuta fra dicembre 2013 e gennaio 2014.
L’analisi dei dati è stata effettuata fra gennaio e febbraio 2014.
I risultati di ricerca e la loro discussione sono stati effettuati fra febbraio e marzo 2014.
Giu
Revisione
Lug Ago
Sett
Ott
Nov
Dic
Gen
Feb
Marz
della
letteratura
Stesura
del
questionario
Somministrazione
del questionario
Riorganizzazione
dati
Analisi dei dati
Risultati
di
ricerca
Discussione
dei
risultati
Tabella 2.5 Le attività di ricerca
I dati raccolti saranno analizzati, inseriti nella mia tesi di laurea in modo anonimo e
riservato e utilizzati per un’eventuale pubblicazione, saranno inviati mediante e-mail al
Direttore del Dipartimento Professioni Sanitarie Dott.essa Simonetta Chiappi, al
Direttore delle Professioni Sanitarie Specialistiche Dott.essa Meini Loriana e al
Direttore del Dipartimento e Direttore delle Professioni Sanitarie Specialistiche
dell’ospedale pediatrico Meyer Dott.essa Monica Frassinetti.
63
64
CAPITOLO 3:
RISULTATI DELLA RICERCA
Figura 3: http://www.cisef.orgofferta_laurea.phplang=itacxl u.c 31-1-‘14
65
66
RISULTATI DELLA RICERCA
3.1. Descrizione del campione
Il nostro campione target comprendeva l’adesione di 221 infermieri, dei quali 205
appartenenti all’ospedale pediatrico Meyer e i restanti 16 al setting pediatrico
dell’Ospedale San Giuseppe di Empoli.
Il questionario è stato compilato da 103 infermieri (47%), di cui 93 (45%)
appartenenti al primo presidio e 10 (62%) al secondo.
Analizzando i dati raccolti dai questionari sopraggiuntici, si rileva che 29 infermieri
(28%) non danno informazioni sui dati personali e sui percorsi lavorativi, fra i quali 5
infermieri specificano che il questionario non è anonimo.
Di seguito si riportano i grafici inerenti.
Età:
Grafico 3.1.1: Età degli infermieri
Abbiamo diviso gli anni degli infermieri in 4 gruppi: quelli che hanno fra 21-30 anni
sono 18 infermieri(17%), fra 31-40 anni sono 17 infermieri( 17%), fra 41-50anni sono
29 infermieri (28%), fra 51-60anni sono 10 infermieri (10%); il 28% (29 infermieri) non
risponde. Il range è fra 23 anni e 60 anni, l’età media degli infermieri è 40 anni.
67
Sesso:
Grafico 3.1.2.: Sesso degli Infermieri
La maggior parte degli infermieri è di sesso femminile 63 (61%) e solo 14 persone
sono uomini (14%), il 25% (26 infermieri) non risponde.
Nazionalità:
Grafico 3.1.3.: Nazionalità Infermieri
Gli infermieri partecipanti di nazionalità italiana sono 66 (74%), uno di origine
spagnola (1%) e il restante 25% (26 infermieri) non risponde.
68
Titolo di studio:
Grafico 3.1.4.: Titolo di studio degli infermieri
Grafico 3.1.4-bis: Differenza del titolo di studio degli infermieri
Abbiamo richiesto agli infermieri il titolo di studio conseguito poiché con il passare
degli anni le modalità di svolgimento dell'istruzione infermieristica sono cambiate.
Il Diploma Regionale Infermiere Professionale è stato introdotto in Italia con la legge
n.1049 del 29 ottobre 1954; nel 1973 le scuole per gli infermieri professionali diventano
triennali (in precedenza la scuola aveva una durata di 2 anni), nel 1980 avviene la
ratifica italiana che predispone il riconoscimento reciproco dei diplomi di infermieri
nell’Unione Europea. Nel 1992, con il decreto legislativo n.502, è abilitato il Diploma
Universitario che è rimasto in vigore fino al 2002; nel decreto è equipollato il Diploma
Regionale al Diploma Universitario. Alcuni infermieri nel questionario, infatti,
riportano entrambi i titoli di studio. Nel 2001, con il Decreto Interministeriale 2 aprile
2001, il Diploma Universitario si trasforma in laurea triennale e quindi è introdotta la
Laurea Infermieristica, attualmente
in vigore. Poiché fra il Diploma Regionale
69
Infermiere Professionale e il Diploma Universitario ci corrono solo 10 anni e 2
infermieri (2%) hanno segnato entrambe le risposte, nel grafico 3.1.4. (Titolo di studio
degli infermieri) abbiamo confrontato gli infermieri che avevano ottenuto il diploma (59
infermieri, 57%) con quelli che avevano preso la Laurea Infermieristica (42 infermieri,
41%); 2 infermieri (2%) non rispondono al quesito. Nel successivo grafico 3.1.4-bis
(Differenza del titolo di studio degli infermieri) abbiamo invece diviso gli infermieri
specificando le varie scuole:
-
Diploma Regionale Infermiere Professionale 46 infermieri (45%)
-
Diploma Universitario 13 infermieri( 12%)
-
Laurea Infermieristica 42 infermieri (41%)
-
Due infermieri non rispondono (2%).
Master Infermieristica Pediatrica:
Grafico 3.1.5.: Master Infermieristica Pediatrica
Dal grafico 3.1.5. (Master in Infermieristica Pediatrica) emergere che la maggior parte
degli infermieri 87% (90 infermieri) non ha il Master in Infermieristica Pediatrica, il
restante 10% (10 infermieri) ha eseguito il corso post-laurea in Infermieristica
Pediatrica, di questi 1 infermiere sta seguendo il corso in questo momento; 3 infermieri
(3%) non rispondono al quesito.
70
Esperienza lavorativa in altri Setting Pediatrici:
Grafico 3.1.6.: Esperienza lavorativa in altri Setting pediatrici
Dal grafico 3.1.6. (Esperienza lavorativa in altri Setting Pediatrici) si evince che 60
infermieri (58%) non hanno lavorato in altri Setting Pediatrici oltre a quello dove
attualmente lavora, 38 infermieri (37%), inceve, hanno lavorato in altri setting/Ospedali
Pediatrici; il restante 5% (5 infermieri) non risponde al quesito effettuato.
Esperienze dirette con bambini:
Grafico 3.1.7.: Esperienza diretta con bambini
Grafico 3.1.8.: Descrizione esperienze dirette con bambini
71
Abbiamo proposto agli infermieri la seguente domanda: “Al di fuori dell’ambito
lavorativo ha esperienze dirette con bambini?”. In caso di risposta affermativa abbiamo
chiesto di specificare se ha esperienze presso la famiglia, parenti, amici o altro.
Dal grafico 3.1.7. (Esperienza diretta con bambini) si evidenzia che 77 infermieri
(75%) hanno esperienze dirette con bambini, 24 infermieri (23%) non sono a contatto
con bambini al di fuori dell’ambito lavorativo e 2 infermieri (2%) non rispondono alla
nostra domanda.
Nel grafico 3.1.8. (Descrizione esperienze dirette con bambini) abbiamo riportato le
risposte degli infermieri, 28 di essi (37%) hanno dato più di una risposta, per cui il
totale descritto nel suddetto grafico non coincide con il totale (103) degli infermieri
partecipanti, ma con il totale delle risposte date (124). In particolare il 45% degli
infermieri ha esperienze con bambini in famiglia, il 26% presso parenti, il 24% presso
amici e il 5% ha optato per la risposta “altro” specificando: volontario, baby-sitter, ex
animatore parrocchiale, istruttore di nuoto, Karate.
3.2. Esposizione dei risultati
Di seguito sono riportati i risultati dell’indagine e i relativi grafici.
1. Ha mai sentito parlare della Sindrome di Munchausen per Procura?
Grafico 3.2.1.: Consapevolezza degli infermieri sulla MSbP
72
Grafico 3.2.2.: Conoscenza MSbP
Abbiamo deciso di compiere due grafici per quanto riguarda la consapevolezza degli
infermieri sulla MSbP.
Nel primo grafico 3.2.1. (Consapevolezza infermieri sulla MSbP) abbiamo unito
insieme tutte le risposte affermative e confrontate con la risposta negativa; ne è emerso
che il 58% degli infermieri ne aveva sentito parlare, il restante 42% non era a
conoscenza di tale malattia.
Il secondo grafico 3.2.2. (Conoscenza MSbP) prende in considerazione solo le
risposte affermative, quindi il 58% degli infermieri, riportando dove ne avevano sentito
parlare; il 17% degli infermieri dà più di una risposta per cui il totale descritto nel
suddetto grafico non coincide con il totale (60) degli infermieri che hanno affermato di
conoscerla, ma sul totale (71) delle risposte dateci. Le risposte affermative prevedono la
consapevolezza attraverso il percorso di studi (21 risposte, 30%), l’ambiente lavorativo
(30 risposte, 42%), l’ambiente extraprofessionale (2 risposte, 3%) e attraverso i mezzi
d’informazione (18 risposte, 25%).
I risultati dei grafici seguenti riguardano solo gli infermieri che dichiarano di
conoscere la Sindrome di Munchausen per Procura (60 infermieri, il 58%); poiché la
struttura stessa del questionario imponeva, qualora la risposta fosse negativa, agli
infermieri di fermarsi con la compilazione.
73
2. Secondo lei, quali possono essere i sintomi più frequenti riscontrati nel bambini
con Sindrome di Munchausen per Procura?
Didascalia:
a)Vomito e diarrea (d.gastroenterici)
b)Percosse,ematomi,bruciature,abrasioni
/
lacerazioni,fratture diffuse,segni di
frustate
c) Dipendono dall’organo colpito
d) Problemi psicologici come
depressione, anoressia, bulimia e scarsa
igiene personale
e)I sintomi sono i più vari: dipendono
soprattutto da cosa somministra il
caregiver al piccolo
Grafico 3.2.3.: Sintomi frequenti della MSbP
Il 18% degli infermieri (11) dà più di una risposta per cui il totale descritto nel grafico
3.2.3. (Sintomi frequenti della MSbP) non coincide con il totale (60) degli infermieri
che hanno compilato la domanda, ma sul totale (75) delle risposte date. Dal grafico si
evince che il 59% dà la risposta giusta cioè la e (i sintomi sono i più vari: dipendono
soprattutto da cosa somministra il caregiver al piccolo); invece il 40% degli infermieri
dà una risposta sbagliata: 8% dà la risposta a (Vomito e diarrea (d.gastroenterici), 8% la
risposta b (percosse, ematomi, bruciature, abrasioni/lacerazioni, fratture diffuse, segni
di frustate…), il 5% la risposta c (dipendono dall’organo colpito), il 19% dà la risposta
d (problemi psicologici come depressione, anoressia, bulimia e scarsa igiene personale);
1 infermiere (1%) non rispondono al quesito. Nella percentuale del 59% delle risposte
giuste e del 40% delle risposte sbagliate sono stati considerati anche i 6 infermieri
(10%) che hanno inserito sia la risposta e sia un’altra opzione di quelle sbagliate.
74
3. Con quali sintomi specifici riusciamo a scoprire la Sindrome di Munchausen per
Procura?
Didascalia:
a)A causa di frequenti ricoveri in più
ospedali
b)Il bambino presenta sintomi/segni di
malattie difficili da diagnosticare o dal
decorso anomale
c)Il bambino presenta segni di percosse,
ematomi, bruciature, abrasioni/lacerazioni,
segni di frustate..
d)Il
bambino
presenta
iperattività
o
aggressività
e)Vi è una storia di frequenti richieste di
esami specialistici a carico del bambino
f) Il bambino presenta ritardo nello sviluppo
g)Il bambino presenta isolamento sociale o
passività
Grafico 3.2.4.: Sintomi specifici della MSbP
Grafico 3.2.4-bis: Differenza risposte giuste e sbagliate sui sintomi specifici della MSbP
Il 48% degli infermieri (29) dà più di una risposta al quesito, per cui il totale riportato
nel grafici 3.2.4. (Sintomi specifici MSbP) non coincide con il totale (60) degli
infermieri, ma con il totale delle risposte date (110). Dal grafico 3.2.4-bis (Differenza
75
risposte giuste e sbagliate sui sintomi specifici MSbP) si evince che il 75% degli
intervistati dà le risposte giuste, cioè a (a causa di frequenti ricoveri in più ospedali), b
(il bambino presenta sintomi/segni di malattie difficili da diagnosticare o dal decorso
anomalo), e (vi è una storia di frequenti richieste di esami specialistici a carico del
bambino): più precisamente, come si evidenzia nel grafico 3.2.4 (Sintomi specifici
MSbP), il 31% dà la risposta a, il 18% la risposta b, il 26% la risposta e; il restante 24%
ha riportato risposte sbagliate cioè c (il bambino presenta segni di percosse, ematomi,
bruciature, abrasioni/lacerazioni,segni di frustate) 5%, d (il bambino presenta
iperattività o aggressività) 5%, f (il bambino presenta ritardo nello sviluppo) 4%, g (il
bambino presenta isolamento sociale o passività) 10%; 1 infermiere (1%) non risponde
al quesito. Considerando il totale di 60 infermieri:
- Il 20% (12 infermieri) dà risposte sia giuste che sbagliate
- L’8% (5 infermieri) dà tutte e 3 le risposte giuste
- Il 58% (35 infermieri) non dà tutte e 3 le risposte giuste: 1 sola risposta (42%, 25
infermieri), 2 risposte su 3 (16%, 10 infermieri)
- Il 12% (7 infermieri) dà risposte sbagliate
- L’1% non risponde al quesito.
4. In questa sindrome chi subisce più danni?
Grafico 3.2.5.: Colui che subisce danni
Dal grafico 3.2.5. (Colui che subisce più danni) si evince che il 96% degli infermieri
afferma che in questa malattia colui che subisce più danni è il bambino, solo due
76
infermieri (4%) rispondono il caregiver del bambino (inteso come l’adulto che si occupa
del piccolo), di questi 1 infermiere ha optato per entrambe le risposte.
5. Perché?
Grafico 3.2.6.: Parole-chiave del danno subito
La domanda 5 è la prima domanda aperta del nostro questionario; riferendosi alla
domanda 4 è stato chiesto perché subisce più danni? Per analizzare le risposte, dopo
un’attenta analisi, abbiamo estrapolato le parole-chiave, analizzate e, in seguito,
categorizzate in cluster; abbiamo quindi creato il grafico 3.2.6. (Parole-chiave del danno
subito); le risposte sono inserite in fondo come allegato (All. G).
Il 96% degli
infermieri (come descritto nel grafico 3.2.5., Colui che subisce più danni) ha risposto
che è il bambino colui che subisce più danni; le parole-chiave estrapolate dalle loro
motivazioni sono:
-
Ricoveri: rientrano le risposte aperte inerenti a: il bambino subisce ricoveri o
cure inutili; è sottoposto a continui esami diagnostici.
-
Soggetto Debole: in questo cluster rientrano le risposte aperte inerenti a: il
bambino è la vittima dell’abuso, la malattia è un abuso, la colpa è del caregiver
quindi il bambino è la vittima, il bambino è l’anello debole della famiglia, il
bambino è colui che subisce più danni.
-
Conseguenze psicologiche: in questo cluster rientrano le risposte aperte inerenti
a: il bambino subisce un allontanamento dalla famiglia; il bambino ne risente a
livello sociale, il bambino è sottoposto a continuo stress psicologico;un
77
infermiere ci ha scritto: “Perché vive nella condizione di essere malato, senza
possibilità di seguire una vita normale”.
-
Conseguenze fisiche: in questo cluster rientrano le risposte aperte inerenti a: il
bambino subisce conseguenze fisiche, avrà problemi di salute, il bambino ne
risente a livello fisico; un infermiere ci ha scritto: “Essendo difficile da
diagnosticare il bambino continua a stare male fino (in casi estremi) a morire”.
Il 30% degli infermieri (18) non risponde al quesito, il 17% degli infermieri (10) è
stato inserito in diversi cluster in base alla risposta dataci, per cui il totale delle parolechiave (53) non coincide con il numero delle risposte pervenute (42); per la
suddivisione si rimanda all’All.G. Dal grafico 3.2.6. (Parole-chiave del danno subito) si
evince che: il 30% è stato inserito nel cluster soggetto debole; il 26% nel cluster dei
ricoveri; il 23% nel cluster delle conseguenze psicologiche; il 21% nel cluster delle
conseguenze fisiche. Il restante 4% (come descritto nel grafico 3.2.5., Colui che subisce
più danni) ha risposto che è il caregiver del bambino, inteso come l’adulto che si occupa
del piccolo. La parola-chiave estrapolata è: la sindrome provoca effetti sociali, inserita
nel grafico 3.2.6. (Parole-chiave del danno subito) nel cluster Conseguenze
Psicologiche.
6. In caso di sospetto di Sindrome di Munchausen come può l’infermiere essere
d’aiuto nell’accertamento?
Grafico 3.2.7.: Accertamento infermieristico della MSbP
78
La domanda 6 è la seconda domanda aperta del nostro questionario. Per analizzare le
risposte, dopo un’attenta analisi, abbiamo estrapolato le parole-chiave, analizzate e, in
seguito, categorizzate in cluster; abbiamo quindi creato il grafico 3.2.7.(Accertamento
Infermieristico della MSbP); le risposte sono inserite in fondo come allegato (All. G).
Le parole-chiave estrapolate dalle risposte degli infermieri sono:
-
Osservazione: rientrano le risposte aperte inerenti a: osservare la madre, il
bambino e la famiglia, monitorizzando il paziente, tenuta di un diario
giornaliero,
-
Ascolto: rientrano le risposte aperte inerenti a: conquistare la fiducia del
bambino e della madre; parlare con la famiglia;
-
Iter Diagnostico: rientrano le risposte aperte inerenti a: l’infermiere deve fare
l’esame obiettivo o l’anamnesi o la diagnosi; operando con gruppo di lavoro
-
Organi di competenza: rientrano le risposte aperte inerenti a: attivazione dello
psicologo o dell’assistente sociale
-
Procedura Aziendale: rientrano le risposte aperte inerenti a: segnalare le
anomalie, attivando la procedura aziendale
-
Non So: rientrano le risposte aperte inerenti a: non saprei oppure non so; è un
piano complesso, mai trovato un caso.
-
Non Risponde
Dal grafico 3.2.7. (Accertamento infermieristico della MSbP) si evince che il 18
infermieri (30%) non risponde al quesito; il 17% degli infermieri (10) è stato inserito in
diversi cluster in base alla risposta dataci, per cui il totale delle parole-chiave (52), non
coincide con il numero delle risposte pervenuteci (42), per la suddivisione si rimanda
all’All.G.
Dal grafico si evince che: il 40% è stato inserito nel cluster dell’osservazione, il 17%
nel cluster l’Ascolto, il 12% nel cluster dell’Iter diagnostico, il 10% nel cluster Organi
di Competenza, il 6% nel cluster Procedura Aziendale, l’15% nel cluster Non So.
79
7. Quali sono gli interventi di competenza infermieristica di fronte a diagnosi
accertata di Sindrome di Munchausen per Procura?
Grafico 3.2.8.: Competenze infermieristiche nella diagnosi di MSbP
La domanda 7 è la terza domanda aperta del nostro questionario. Per analizzare le
risposte, dopo un’attenta analisi, abbiamo estrapolato le parole-chiave, analizzate e, in
seguito, categorizzate in cluster; abbiamo quindi creato il grafico 3.2.8. (Competenze
infermieristiche nella diagnosi di MSbP); le risposte sono inserite in fondo come
allegato (All. G).
Le parole-chiave estrapolate dalle risposte degli infermieri sono:
-
Assistenza Bimbo: rientrano le risposte aperte inerenti a: sicurezza del bambino,
assistenza del bambino, conquistare la fiducia del piccolo.
-
Curare Caregiver: rientrano le risposte aperte inerenti a: osservare il
comportamento del caregiver, conquistare la fiducia del caregiver, curando la
madre.
-
Procedura Aziendale: rientrano le risposte aperte inerenti a: segnalazione codice
rosa e attivando una procedura aziendale.
-
Altro: abbiamo creato questo cluster per raggruppare tutte le risposte aperte non
inseribili nei cluster precedenti, per cui rientrano le risposte aperte inerenti a:
evitare interventi nocivi, effettuare una raccolta dati, controllare i parametri
vitali, attivazione degli organi di competenza (psicologo o assistente sociale),
sostegno alla famiglia, capire la dinamica familiare.
-
Non so: rientrano le risposte aperte inerenti a: non saprei oppure no, mai trovato
un caso.
80
-
Non risponde
Dal grafico 3.2.8. (Competenze infermieristiche nella diagnosi di MSbP) si evince che
23 infermieri (38%) non risponde al nostro quesito; il 12% degli infermieri (7)
infermieri sono stati inseriti in diversi cluster in base alla risposta dateci, per cui il totale
delle parole-chiave (46), non coincide con il numero delle risposte pervenute (37), per la
suddivisione si rimanda all’All.G.
Dal grafico si evince che: il 22% è stato inserito nel cluster Assistenza Bimbo, il 17%
nel cluster Curare Caregiver, il 15% nel cluster Procedura Aziendale, il 17% nel cluster
Altro, il 29% nel cluster Non So.
8. Esiste nel suo setting lavorativo uno strumento operativo(istruzione operativa,
procedure, protocollo ecc) che descrive il comportamento da adottare in caso di
diagnosi accertata?
Grafico 3.2.9.: Strumento operativo
Lo strumento operativo nell’ambito infermieristico si riferisce a un documento
utilizzato nella pratica assistenziale; i più comuni strumenti infermieristici sono:
-
Istruzione Operativa: “ le istruzioni operative rappresentano la descrizione più
elementare e si riferiscono ad una successione logica di azioni, rigidamente
definite, allo scopo di attuare una modalità ottimale sia semplice che complessa.
Stabilisce un’azione da compiere o precisa il modo con cui svolgere
un’attivitàcxli”.
81
-
Protocolli: “il protocollo assistenziale è uno strumento informativo che definisce
un modello formalizzato di comportamento professionale; esso descrive una
successione di azioni fisiche, mentali, verbali con le quali l’infermiere/gli
operatori raggiunge/raggiungono un determinato obiettivocxlii”.
-
Procedure: “le procedure assistenziali sono strumenti di integrazioni utili nelle
situazionio a complessità bassa o medio-bassa, che si presentano come azioni
descritte in sequenze dettagliate e logiche di atti. Le procedure sono strumenti
destinati a uniformare alcune azioni, al fine di garantire la qualità dei risultati
delle azioni medesime e di chiarire all’operatore destinatario della procedura
scritta cosa ci si aspetta da lui e quindi come deve agirecxliii”.
Dal grafico 3.2.9. (Strumento operativo) si evidenzia che il 35% degli infermieri
dichiara di non sapere se esiste uno strumento operativo nel proprio setting lavorativo
che descriva il comportamento da adottare in caso di diagnosi accertata di MSbP, il 62%
fornisce una risposta negativa e
il restante 3% (2 infermieri) dà una risposta
affermativa.
9. Quali conseguenze, a lungo termine, ci possono essere per il bambino in caso di
mancato riconoscimento della Sindrome di Munchausen per Procura?
Didascalia:
a)L’infermiere e il medico
procurano,involotariamente e
indirettamente,
aggravamento della salute del bambino
b)L’infermiere e il medico non procurano
nessun danno al bambino
c)L’infermiere e il medico con la loro
attenzione
procurano
comunque
un
miglioramento della salute del bambino
d) Si rischia l’accanimento terapeutico.
Grafico 3.2.10.: Conseguenze della MSbP
82
Grafico 3.2.10-bis: Differenza risposte giuste o sbagliate sulle conseguenze della MSbP
Il 13% degli infermieri (8) dà più di una risposta al quesito, per cui il totale riportato
nei grafici 3.2.10. (Conseguenza MSbP) non coincide con il totale (60) degli infermieri,
ma con il totale delle risposte date (68).
Dal grafico 3.2.10-bis (Differenza risposte giuste o sbagliate sulle conseguenze della
MSbP) si evince che 81% degli intervistati dà le risposte giuste, cioè a (l’infermiere e il
medico procurano, involontariamente e indirettamente, aggravamento della salute del
bambino) e d (si rischia l’accanimento terapeutico): più precisamente, come si
evidenzia nel grafico 3.2.10. (Conseguenze MSbP), il 47% dà la risposta a, il 34% la d;
il 12% degli intervistanti ha riportato risposte sbagliate cioè b ( l’infermiere e il medico
non procurano nessun danno al bambino) 1% e c ( l’infermiere e il medico con la loro
attenzione procurano comunque un miglioramento della salute del bambino) 11%; il
restante 7% riferisce di non sapere risponde al quesito.
Considerando il totale di 60 infermieri:
- L’1% (1 infermiere)dà risposte sia giuste che sbagliate
- Il 12% (7 infermieri) dà tutte e due le risposte giuste
- Il 67% (40 infermieri) dà una sola risposta giusta
- Il 12% (7 infermieri) dà risposte sbagliate
- L’8% (5 infermieri) dichiara di non saper rispondere al nostro quesito
83
10. Durante il suo percorso lavorativo in pediatria ha mai dovuto assistere i bambini e
i loro caregiver affetti da Sindrome di Munchausen per Procura?
Grafico 3.2.11.: Assistenza MSbP
Dal grafico 3.2.11. (Assistenza MSbP) vi evince che l’82% degli infermieri non ha mai
affrontato un caso di MSbP, il restante 18% ha dichiarato di aver assistito i bambini e i
loro caregiver affetti da MSbP, fra questi 1 infermiere specifica che ha affrontato un
caso sospetto di MSbP.
I risultati dei grafici seguenti non sono riportanti sul totale degli infermieri che hanno
risposto in maniera affermativa alla prima domanda (60) ma sul totale degli infermieri
che hanno affrontato un caso di MSbP: 11 infermieri (18%); in quanto la struttura stessa
del questionario imponeva, qualora la risposta fosse negativa, agli infermieri di fermarsi
con la compilazione.
84
11. Quali emozioni ha provato in quell’esperienza?
Didascalia:
a)Rabbia
nei
confronti
del
presunto caregiver
b)Rabbia nei propri confronti per
aver percepito il caregiver come
amorevole e preoccupato
c)Rabbia per aver creato danni
involontari al bambino
d)Rabbia per non aver capito
prima la situazione
e)Paura
per
conseguenze
giuridiche(querele,
eventuali
processi penali ecc)
f)Non darebbe troppa importanza
all’episodio pensando che “tocca
ad altri intervenire”
g)Incredubilità di fronte alla
presunta diagnosi
h)Ansia generica
i)Altro
Grafico 3.2.12.: Emozioni degli Infermieri
Il 54% degli infermieri (6) dà più di una risposta al quesito, per cui il totale riportato
nei grafici 3.2.12. (Emozioni degli infermieri) non coincide con il totale (11) degli
infermieri, ma con il totale delle risposte date (23).
Dal grafico si evidenzia che il 26% degli infermieri ha preferito la risposta a (Rabbia
nei confronti del presunto caregiver), il 22% la risposta b (Rabbia nei propri confronti
per aver percepito il caregiver come amorevole e preoccupato), il 17% ha risposto g
(incredulità di fronte alla presunta diagnosi), 13% la risposta d (Rabbia per non aver
capito prima la situazione), il 9% c (Rabbia per aver creato danni involontari al
bambino), 4% h (ansia generica), 9% i (altro) specificando: “Stupore per la dinamica
familiare”, “Dispiacere”; la risposta e ed f non è stata scelta da nessun infermiere(0%).
85
12. Sarebbe disposto/a a commentare il suo vissuto?
La domanda 12 è l’ultima domanda del nostro questionario; nessun infermiere ha
risposto al nostro quesito: 7 infermieri (63%) hanno specificato di non essere disposti a
raccontare la propria esperienza; 1 infermiere ha scritto: “No. Proporrei un corso di
aggiornamento per affrontare meglio le situazioni”.
3.3. Descrizione delle risposte nei due presidi
Il nostro campione prevedeva la partecipazione di un setting pediatrico e di un ospedale
pediatrico, per cui il numero totale dei partecipanti nei due presidi risulta non in
equilibrio. Un’analisi statistica di confronto fra due campioni può essere fatta solo se i
due campioni hanno le stesse caratteristiche di partenza, quindi, attraverso il Test del
Chi-Quadrato, abbiamo cercato di capire se era possibile un confronto delle due unità.
A tal fine abbiamo paragonato i dati anagrafici e lavorativi degli infermieri di Empoli
con quelli del Meyer per rilevare se i due presidi fossero significativamente diversi.
Di seguito sono riportate le analisi statistiche e le relative tabelle/ grafici.
Età Infermieri fra Empoli e Meyer
Grafico 3.3.1.: Età degli infermieri: Empoli e Meyer
86
La prima caratteristica che abbiamo considerato è l’età degli infermieri; nel grafico
3.1.1. (Età degli infermieri) abbiamo diviso gli anni degli infermieri in 4 gruppi: quelli
che hanno fra 21-30 anni, fra 31-40 anni, fra 41-50anni e fra fra 51-60anni.
Attraverso il Test del Chi-Quadrato abbiamo cercato di capire se gli infermieri di
Empoli hanno un’età significativamente diversa da quelli del Meyer; evidenziamo che
nella statistica non è stata considerato la percentuale (28%) degli infermieri che non
risponde al nostro quesito. Per cui il nostro totale, per i due presidi, al fine statistico è
stato: Meyer 64 infermieri e Empoli 10. La distribuzione attesa dell’età dovrebbe essere:
2,5 (50%) per ogni classe di età per il setting di Empoli e 16 (50%) per l’ospedale del
Meyer; invece il risultato è stato:
-
21-30anni: 10% (1 infermiere) per Empoli, 28% (17 infermieri) per il Meyer
-
31-40anni: 10% (1 infermiere) per Empoli, 17% (16 infermieri) per il Meyer
-
41-50anni: 70% (7 infermieri) per Empoli, 24% (22 infermieri) per il Meyer
-
51-60anni: 10% (1 infermiere) per Empoli, 10% (9 infermieri) per il Meyer.
Il metodo ci ha permesso di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F.) che le
percentuali pervenuteci sono significative a livello statistico, ciò vuol dire, come si
evidenzia nel grafico 3.3.1.(Età degli infermieri: Empoli e Meyer), che gli infermieri di
Empoli hanno un’età significativamente diversa da quelli del Meyer.
Sesso Infermieri fra Empoli e Meyer
Grafico 3.3.2.: Sesso degli Infermieri: Empoli e Meyer
87
In seguito abbiamo considerato la variabile: sesso; attraverso il Test del Chi-Quadrato
abbiamo cercato di capire se gli infermieri di Empoli sono di sesso significativamente
diverso da quelli del Meyer; evidenziamo che nella statistica non è stata considerato la
percentuale (25%) degli infermieri che non risponde al nostro quesito.
Per cui il nostro totale, per i due presidi, al fine statistico è stato: Meyer 67 infermieri e
Empoli 10. La distribuzione attesa dell’età dovrebbe essere: 33,5(50%) di uomini e di
donne nell’ospedale Meyer e 5 (50%) nel setting di Empoli; invece il risultato è stato:
57% donne, 15% uomini nel primo presidio, mentre nel secondo il 100% è di sesso
femminile.
Il metodo ci ha permesso di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F.) che le
percentuali pervenuteci sono significative a livello statistico, ciò vuol dire, come si
evidenzia nel grafico 3.3.2.(Sesso degli infermieri: Empoli e Meyer), che gli infermieri
di Empoli sono di sesso significativamente diverso da quelli del Meyer.
Nel grafico 3.1.2.(Sesso degli Infermieri) si rileva che il 61% (63 infermieri) sono di
sesso femminili suddivisi in 10 per l’ospedale di Empoli e 53 per l’ospedale Meyer; il
test del Chi-Quadrato evidenzia, anche in questo caso, una differenza molto
significativa.
Nazionalità infermieri fra Empoli e Meyer
Grafico 3.3.3.: Nazionalità degli Infermieri: Empoli e Meyer
In seguito abbiamo considerato la variabile: nazionalità; in questo caso non è possibile
applicare la statistica del Chi-Quadrato perché un solo infermiere ha dichiarato di essere
88
di nazionalità spagnola. In questo caso, però, possiamo rilevare che i due presidi sono
similari in quanto la quasi totalità degli infermieri 74% (66 infermieri) è di nazionalità
italiana precisamente: 100%(10 infermieri su 10) di Empoli e 71% (66 infermieri su 93)
del Meyer. Evidenziamo, però, che il 25% (26 infermieri) non rispondono al nostro
quesito e questi sono dell’ospedale Meyer.
Titolo di studio fra Empoli e Meyer:
Grafico 3.3.4.: Titolo di studio infermieri: Empoli e Meyer
Grafico 3.3.4-bis: Differenza del titolo di studio degli infermieri: Empoli e Meyer
In seguito abbiamo considerato la variabile: titolo di studio; come in precedenza
spiegato, nel grafico 3.1.4. (Titolo di studio degli infermieri), abbiamo confrontato gli
infermieri che avevano ottenuto il diploma (59 infermieri, 57%) con quelli che avevano
89
preso la Laurea Infermieristica (42 infermieri, 41%); 2 infermieri (2%) non rispondono
al quesito.
Nel successivo grafico 3.1.4-bis (Differenza del titolo di studio degli infermieri)
abbiamo invece diviso gli infermieri specificando le varie scuole:
-
Diploma Regionale Infermiere Professionale: 46 infermieri (45%)
-
Diploma Universitario: 13 infermieri( 12%)
-
Laurea Infermieristica: 42 infermieri (41%)
-
Due infermieri non rispondono (2%).
Attraverso il test del Chi-Quadrato, abbiamo cercato di capire se gli infermieri di
Empoli hanno un titolo di studio significativamente diverso da quelli del Meyer;
evidenziamo che nella statistica non è stata considerata la percentuale (2%) degli
infermieri che non risponde al nostro quesito.
Per cui il totale, per i due presidi, al fine statistico è stato: Meyer 91 infermieri e Empoli
10. Inizialmente abbiamo effettuato la statistica confrontando gli infermieri con il
diploma e quelli con la laurea nei due presidi. La distribuzione attesa di tale variabile
dovrebbe essere: 45,5(50%) per la laurea e il diploma nell’ospedale Meyer e 5 (50%)
nel setting di Empoli; invece il risultato è stato: 54% con il diploma e 44% con la laurea
per il primo presidio, 90% con il diploma e 10% con la laurea per il secondo presidio.
Il metodo ci ha permesso di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F.) che le
percentuali pervenuteci sono significative a livello statistico, ciò vuol dire, come si
evidenzia nel grafico 3.3.4.(Titolo di studio degli infermieri: Empoli e Meyer), che gli
infermieri di Empoli hanno un titolo di studio significativamente diverso da quelli del
Meyer.
In seguito abbiamo applicato il test del Chi-Quadrato confrontando, nei due presidi:
- Diploma Regionale
- Diploma Universitario
- Laurea Infermieristica
La distribuzione di frequenza attesa dovrebbe essere: 30,33 (50%) per i tre studi
nell’ospedale Meyer e 3,33(50%) per il setting di Empoli; invece il risultato è stato:
- Diploma Regionale: 60% Empoli (6 infermieri) e 43% Meyer (40 infermieri)
- Diploma Universitario: 30% Empoli (3 infermieri) e 11% Meyer (10 infermieri)
- Laurea Infermieristica: 10% Empoli (1 infermiere) e 44% Meyer (41 infermieri)
90
Il metodo ci ha permesso di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F) che, anche in
questo caso, le percentuali pervenuteci sono significative a livello statistico; questo
riconferma la statistica effettuata sopra cioè, come si evidenzia nel grafico 3.3.4-bis
(Differenza di titolo di studio degli infermieri: Empoli e Meyer), gli infermieri di
Empoli hanno un titolo di studio significativamente diverso da quelli del Meyer.
Master infermieristica pediatrica fra Empoli e Meyer:
Grafico 3.3.5.: Master Infermieristica Pediatrica: Empoli e Meyer
In seguito abbiamo considerato la variabile: Master in Infermieristica Pediatrica;
attraverso il Test del Chi-Quadrato abbiamo cercato di capire se gli infermieri di Empoli
hanno il Master in maniera significativamente diversa da quelli del Meyer; evidenziamo
che nella statistica non è stata considerata la percentuale (3%) degli infermieri che non
risponde al nostro quesito. Per cui il totale, per i due presidi, al fine statistico è stato:
Meyer 91 infermieri e Empoli 9. La distribuzione attesa dovrebbe essere: 45,5(50%)
nell’ospedale Meyer e 4,5 (50%) nel setting di Empoli; invece il risultato è stato:
- Si: 10% (1infermiere) Empoli, 10% (9 infermieri) Meyer
- No: 80% (8 infermieri) Empoli, 88% (82 infermieri)
Il metodo ci ha permesso di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F.) che le
percentuali pervenuteci sono significative a livello statistico, ciò vuol dire che gli
infermieri di Empoli sono in possesso del Master in maniera significativamente diversa
da quelli del Meyer. Se guardiamo il grafico 3.3.5.(Master Infermieristica Pediatrica:
Empoli e Meyer) le percentuali, apparentemente, sembrano similari tuttavia dobbiamo
91
considerare i numeri derivanti da tali percentuali: 1 su 9 infermieri di Empoli è in
possesso del Master contro 9 su 91 del Meyer. Inoltre, per la legge dei grandi numeri
della statistica, basta un piccolo numero per modificare il risultato su un campione più
grande.
Esperienza lavorativa in altri Setting Pediatrici fra Empoli e Meyer
Grafico 3.3.6.: Esperienza lavorativa in altri setting: Empoli e Meyer
In seguito abbiamo considerato la variabile: esperienza lavorativa in altri setting
pediatrici; attraverso il Test del Chi-Quadrato abbiamo cercato di capire se gli
infermieri di Empoli hanno lavorato in altri setting pediatrici in maniera
significativamente diversa da quelli del Meyer; evidenziamo che nella statistica non è
stata considerata la percentuale (5%) degli infermieri che non risponde al nostro quesito.
Per cui il totale, per i due presidi, al fine statistico è stato: Meyer 89 infermieri e Empoli
9. La distribuzione attesa dell’esperienza lavorativa dovrebbe essere: 44,5(50%)
nell’ospedale Meyer e 4,5 (50%) nel setting di Empoli; invece il risultato è stato:
- Esperienza in altri setting: 20% (2 infermieri) a Empoli e 39% (36 infermieri) al
Meyer
- Non esperienza in altri setting: 70% (7 infermieri) a Empoli e 57% (53
infermieri) al Meyer
Il metodo ci ha permesso di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F.) che le
percentuali pervenuteci sono significative a livello statistico, ciò vuol dire, come si
92
evidenzia nel grafico 3.3.6. (Esperienza lavorativa in altri setting: Empoli e Meyer), che
gli infermieri di Empoli hanno lavorato in altri setting pediatrici in maniera
significativamente diversa da quelli del Meyer.
Esperienze dirette con bambini fra Empoli e Meyer
Grafico 3.3.7.: Esperienza diretta con bambini: Empoli e Meyer
In seguito abbiamo considerato la variabile: esperienza diretta con bambini; nel
paragrafo precedente avevamo specificato che abbiamo confrontato le risposte negative
con quelle positive, attraverso il Test del Chi-Quadrato abbiamo cercato di capire se gli
infermieri
di
Empoli
hanno
esperienza
diretta
con
bambini
in
maniera
significativamente diversa da quelli del Meyer; evidenziamo che nella statistica non è
stata considerata la percentuale (2%) degli infermieri che non risponde al nostro quesito.
Per cui il totale, per i due presidi, al fine statistico è stato: Meyer 91 infermieri e Empoli
10. La distribuzione attesa dell’esperienza diretta dovrebbe essere: 45,5(50%)
nell’ospedale Meyer e 5 (50%) nel setting di Empoli; invece il risultato è stato:
- Esperienza con bambini: 90% (9 infermieri) a Empoli e 73% (68 infermieri) al
Meyer
- Non esperienza con bambini: 10% (1 infermiere) a Empoli e 25% (23 infermieri)
al Meyer
Il metodo ci ha permesso di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F.) che le
percentuali pervenuteci sono significative a livello statistico, ciò vuol dire, come si
evidenzia nel grafico 3.3.7. (Esperienza diretta con bambini: Empoli e Meyer), che gli
93
infermieri di Empoli hanno esperienze con bambini in maniera significativamente
diversa da quelli del Meyer.
La statistica sopra effettuata ha evidenziato che i due campioni non sono similari e che
differiscono per le seguenti variabili:
- Età
- Sesso
- Titolo di studio
- Master Infermieristica Pediatrica
- Esperienza lavorativa in altri setting pediatrici
- Esperienza diretta con bambini
L’unica variabile in comune nei due setting è la nazionalità: il 74% degli intervistati è
italiano, un solo infermiere ha dichiarato di essere spagnolo. Per questo non è possibile
effettuare un confronto, a livello statistico, nei due presidi.
A tal fine ci limiteremo a riportare i grafici e le percentuali rilevate dalle risposte
pervenuteci.
Partecipazione al questionario:
Grafico 3.3.8.: Partecipazione all’indagine
Il nostro campione prevedeva la partecipazione di un setting pediatrico e di un ospedale
pediatrico, per cui il numero totale dei partecipanti nei due presidi è non in equilibrio.
94
Non abbiamo potuto utilizzare la statistica del Test del Chi-Quadrato perché i due
campioni non sono similari. Quindi riportiamo solo le percentuali pervenuteci dalle
risposte degli infermieri nei due presidi.
Il nostro campione prevedeva la partecipazione di 221 infermieri suddivisi in 205 per
l’ospedale pediatrico Meyer e 16 per l’ospedale San Giuseppe di Empoli. La
distribuzione attesa di partecipazione dovrebbe essere: 8 (50%) per il setting di Empoli
e 102,5 (50%) per l’ospedale del Meyer; invece l’adesione è stata di 103 infermieri
totali (47%), di cui:
- 10 infermieri (62%) per l’ospedale San Giuseppe di Empoli
- 93 infermieri (45%) per l’ospedale Meyer.
Domanda 1 fra Empoli e Meyer: Ha mai sentito parlare della sindrome di
Munchausen per Procura?
Grafico 3.3.9.: Conoscenza MSbP: Empoli e Meyer
Come detto nel precedente paragrafo, abbiamo unito insieme tutte le risposte
affermative e confrontate con la risposta negativa. Non abbiamo potuto utilizzare la
statistica del Test del Chi-Quadrato perché i due campioni non sono similari. Quindi
riportiamo solo le percentuali pervenuteci dalle risposte degli infermieri nei due presidi.
Gli infermieri che hanno risposto al nostro quesito sono 103, di cui 93 appartenenti al
Meyer e 10 al setting di Empoli. Nel grafico 3.2.1.(Consapevolezza infermieri sulla
95
MSbP) si evidenzia che il 58% degli infermieri ha sentito parlare della MSbP, il restante
42% non era a conoscenza di tale malattia.
La distribuzione attesa di conoscenza della MSbP, nei due presidi, dovrebbe essere: 5
(50%) per il setting di Empoli e 46,5 (50%) per l’ospedale del Meyer; invece il risultato
è stato:
- 9 (90%) per l’ospedale di Empoli
-
51 (55%) per l’ospedale Meyer.
Domanda 2 fra Empoli e Meyer: Secondo lei, quali sono i sintomi più frequenti
riscontrati nel bambino con Sindrome di Munchausen per Procura?
Grafico 3.3.9.: Sintomi frequenti MSbP: Empoli e Meyer
Come detto nel precedente paragrafo, la risposta giusta al nostro quesito è la e (i sintomi
sono i più vari: dipendono soprattutto da cosa somministra il caregiver al piccolo), le
restanti opzioni erano risposte sbagliate, precisamente:
- Risposta a: vomito e diarrea (disturbi gastroenterici)
- Risposta b: percosse, ematomi, bruciature, abrasioni/lacerazioni, fratture diffuse,
segni di frustate…)
- Risposta c: dipendono dall’organo colpito
- Risposta d: problemi psicologici come depressione, anoressia, bulimia e scarsa
igiene personale)
Avevamo unito insieme le risposte sbagliate e confrontate con la risposta giusta; ne era
emerso che il 59% dà la risposta giusta e il 40% degli infermieri dà una risposta
96
sbagliata: più precisamente l’8% dà la risposta a, 8% la risposta b (percosse, ematomi,
bruciature, abrasioni/lacerazioni, fratture diffuse, segni di frustate…), il 5% la risposta
c, il 19% dà la risposta d. Nella percentuale del 59% delle risposte giuste e del 40%
delle risposte sbagliate sono stati considerati anche i 6 infermieri (10%) che hanno
inserito sia la risposta e sia un’altra opzione di quelle sbagliate. Specifichiamo, infatti,
che 1 infermiere (1%) non rispondono al quesito e il 18% degli infermieri (11) dà più di
una risposta (5 appartenenti all’ospedale Meyer e 1 di Empoli) per cui il totale descritto
non coincide con il totale (60) degli infermieri che hanno compilato la domanda, ma sul
totale (75) delle risposte date. Ricordiamo che abbiamo considerato solo gli infermieri
che avevano risposto in maniera positiva alla prima domanda: 51 al Meyer e 9 a
Empoli. Non abbiamo potuto utilizzare la statistica del Test del Chi-Quadrato perché i
due campioni non sono similari. Quindi riportiamo solo le percentuali pervenuteci dalle
risposte degli infermieri nei due presidi. Abbiamo costruito una tabella di Excell per
incrociare i dati (All.F) in quanto volevamo considerare solo gli infermieri che hanno
risposto in maniera giusta e in maniera sbagliata.
Nel grafico 3.3.9 (Conoscenza MSbP: Empoli e Meyer) non sono riportati gli infermieri
che danno risposte sia giuste che sbagliate (6 infermieri: 5 appartenenti al Meyer e 1 a
Empoli) e l’infermiere del Meyer che non risponde al nostro quesito. La distribuzione
attesa delle risposte giuste sui sintomi frequenti dovrebbe essere: 4 (50%) per il setting
di Empoli e 22,5 (50%) per l’ospedale del Meyer.
Invece il risultato è stato:
- Risposta giusta: 87% (7infermieri) per Empoli e 69% (31 infermieri) per il
Meyer
- Risposta sbagliata: 13% (1infermieri) per Empoli e 31% (14 infermieri) per il
Meyer
97
Analisi domanda 3: Con quali sintomi specifici riusciamo a scoprire la Sindrome di
Munchausen per Procura?
Grafico 3.3.10.: Sintomi specifici MSbP: Empoli e Meyer
Come detto nel precedente paragrafo, le risposte giuste al nostro quesito sono:
- Risposta a: a causa di frequenti ricoveri in più ospedali
- Risposta b: il bambino presenta sintomi/segni di malattie difficili da
diagnosticare o dal decorso anomalo
- Risposta e: vi è una storia di frequenti richieste di esami specialistici a carico del
bambino
Le restanti opzioni erano risposte sbagliate, precisamente:
- Risposta c: il bambino presenta segni di percosse, ematomi, bruciature,
abrasioni/lacerazioni, segni di frustate…
- Risposta d: il bambino presenta iperattività o aggressività
- Risposta f: il bambino presenta ritardo nello sviluppo
- Risposta g: il bambino presenta isolamento sociale o passività
Avevamo unito insieme le risposte sbagliate e confrontate con le risposte giuste; ne era
emerso che il 75% dà le risposte giuste, più precisamente il 31% dà la risposta a, il 18%
la risposta b, il 26% la risposta e; il restante 24% degli infermieri dà una risposta
sbagliata: più precisamente il 5% dà la risposta c, il 5% la risposta d, il 4% la risposta f,
il 10% la risposta g. Nella percentuale del 75% delle risposte giuste e del 24% delle
risposte sbagliate sono stati considerati anche i 12 infermieri (20%) che hanno inserito
sia le risposte giuste che quelle sbagliate. Specifichiamo, infatti, che 1 infermiere (1%)
non risponde al quesito e il 48% degli infermieri (29) dà più di una risposta (23
98
appartenenti all’ospedale Meyer e 6 di Empoli) per cui il totale descritto non coincide
con il totale (60) degli infermieri che hanno compilato la domanda, ma sul totale (110)
delle risposte date. Ricordiamo che abbiamo considerato solo gli infermieri che avevano
risposto in maniera positiva alla prima domanda: 51 al Meyer e 9 a Empoli. Non
abbiamo potuto utilizzare la statistica del Test del Chi-Quadrato perché i due campioni
non sono similari. Quindi riportiamo solo le percentuali pervenuteci dalle risposte degli
infermieri nei due presidi. Abbiamo costruito una tabella di Excell per incrociare i dati
(All.F) in quanto volevamo considerare solo gli infermieri che hanno risposto in
maniera giusta e in maniera sbagliata. Nel grafico 3.3.10.(Sintomi specifici MSbP:
Empoli e Meyer) non sono riportati gli infermieri che danno risposte sia giuste che
sbagliate (12 infermieri: 9 appartenenti al Meyer e 3 a Empoli) e l’infermiere del Meyer
che non risponde al nostro quesito. La distribuzione attesa delle risposte giuste sui
sintomi specifici dovrebbe essere:3 (50%) per il setting di Empoli e 20,5 (50%) per
l’ospedale del Meyer. Invece il risultato è stato:
- Risposta giusta: 100%(6 infermieri)per Empoli e 83%(34 infermieri)per il Meyer
- Risposta sbagliata: 0% per Empoli e 17% (7 infermieri) per il Meyer.
Nel paragrafo precedente aveva specificato che, considerando il totale di 60 infermieri,
risultava:
- Il 20% (12 infermieri) dà risposte sia giuste che sbagliate
- L’8% (5 infermieri) dà tutte e 3 le risposte giuste
- Il 58% (35 infermieri) non dà tutte e 3 le risposte giuste
- Il 12% (7 infermieri) dà risposte sbagliate
- L’1% non risponde al quesito.
Al fine di confrontare al meglio le due unità, in questo caso, specifichiamo che:
- Il 18% (9 infermieri) del Meyer e 33% (3 infermieri) di Empoli dà risposte sia
giuste che sbagliate
- Il 10% (5 infermieri) del Meyer e 0% di Empoli dà tutte e 3 le risposte giuste
- Il 57% (29 infermieri) del Meyer e 67% (6 infermieri) di Empoli non dà tutte e 3
le risposte giuste
- Il 14% (7 infermieri) del Meyer e 0% di Empoli dà risposte sbagliate
- L’1% del Meyer non risponde al quesito.
99
Domanda 4-5: In questa sindrome chi subisce più danni?Perchè?
Grafico 3.3.11.: Colui che subisce più danni: Empoli e Meyer
Come illustrato con grafico 3.2.5.(Colui che subisce più danni) il 96% degli infermieri
(59) afferma che in questa malattia colui che subisce più danni è il bambino, solo due
infermieri (4%) rispondono il caregiver del bambino (inteso come l’adulto che si occupa
del piccolo), di questi 1 infermiere ha optato per entrambe le risposte. Non abbiamo
potuto utilizzare la statistica del Test del Chi-Quadrato perché i due campioni non sono
similari. Quindi riportiamo solo le percentuali pervenuteci dalle risposte degli infermieri
nei due presidi. In questo caso si evidenzia che i due presidi danno risposte similari; la
risposta il bambino è stata scelta da 50 su 51 infermieri (98%) del Meyer e da 9
infermieri su 9 (90%) di Empoli. I due infermieri che rispondo il caregiver come colui
che subisce più danni sono rispettivamente 1 dell’ospedale Meyer e l’altro di Empoli,
quest’ultimo ha optato per entrambe le risposte.
Grafico 3.3.12.: Parole-chiave del danno subito: Empoli e Meyer
100
La domanda 5 è la prima domanda aperta del nostro questionario; nel precedente
paragrafo abbiamo, dopo un’attenta analisi, categorizzato le risposte aperte in cluster,
estrapolando le parole-chiave. Non abbiamo potuto utilizzare la statistica del Test del
Chi-Quadrato perché i due campioni non sono similari. Quindi riportiamo solo le
percentuali pervenuteci dalle risposte degli infermieri nei due presidi.
Nel grafico 3.3.12.(Parole-chiavi del danno subito: Empoli e Meyer) si evince che, per
entrambi i presidi, il bambino è colui che subisce più danni perché è il soggetto debole,
perché subisce ricoveri inutili e ha delle conseguenze sia psicologiche che fisiche.
In particolare, l’ospedale di Empoli pone l’importanza sulle conseguenze psicologiche
(39%, 5 infermieri) e fisiche (23%, 3 infermieri), seguiti dal cluster dei ricoveri (23%,3
infermieri) e il cluster del soggetto debole (15%, 2 infermieri); mentre per gli infermieri
dell’ospedale pediatrico Meyer il bambino subisce più danni perché è il soggetto debole
(24%, 14 infermieri), seguito dal cluster dei ricoveri (19%, 11 infermieri) e da quello
delle conseguenze fisiche (14%, 8 infermieri) e psicologiche (12%, 7 infermieri).
Il 31% (18 infermieri) del Meyer non risponde al nostro quesito.
Analisi della domanda 6: In caso di sospetto di Sindrome di Munchausen come può
l’infermiere essere d’aiuto nell’accertamento diagnostico?
Grafico 3.3.13.: Accertamento infermierico della MSbP: Empoli e Meyer
La domanda 6 è la seconda domanda aperta del nostro questionario; nel precedente
paragrafo abbiamo, dopo un’attenta analisi, categorizzato le risposte aperte in cluster,
estrapolando le parole-chiave. Non abbiamo potuto utilizzare la statistica del Test del
101
Chi-Quadrato perché i due campioni non sono similari. Quindi riportiamo solo le
percentuali pervenuteci dalle risposte degli infermieri nei due presidi.
Il grafico 3.2.7.(Accertamento Infermieristico) evidenzia che, per gli infermieri
pediatrici, le competenze infermieristiche in caso di sospetto Munchausen sono:
l’Osservazione e l’Ascolto, seguiti dall’Iter Diagnostico e dalla Procedura Aziendale e,
come si evidenzia nel grafico 3.3.13.(Accertamento Infermieristico: Empoli e Meyer) le
risposte nei due presidi sono abbastanza similari:
- Osservazione: 46% (6 infermieri) di Empoli e 26% (15 infermieri) del Meyer
- Ascolto: 31% (4 infermieri) di Empoli e 10% (6 infermieri) del Meyer
- Iter diagnostico: 15% (2 infermieri) di Empoli e 7% (4 infermieri) del Meyer
- Procedura aziendale: 8% (1 infermiere) di Empoli e 3% (2 infermieri) del Meyer
L’attivazione degli Organi di Competenza è stata optata solo dagli infermieri del
Meyer (9%, 5 infermieri). I due presidi differiscono, anche, per il cluster Non So
(14%, 8 infermieri) e Non Risponde (31%, 18 infermieri), pervenuteci solo
dall’ospedale Meyer.
Analisi della domanda 7: Quali sono gli interventi di competenza infermieristica di
fronte a diagnosi accertata di MSbP?
Grafico 3.3.14.: Competenze infermieristiche nella diagnosi della MSbP: Empoli e Meyer
La domanda 7 è la terza domanda aperta del nostro questionario; nel precedente
paragrafo abbiamo, dopo un’attenta analisi, categorizzato le risposte aperte in cluster,
estrapolando le parole-chiave. Non abbiamo potuto utilizzare la statistica del Test del
102
Chi-Quadrato perché i due campioni non sono similari. Quindi riportiamo solo le
percentuali pervenuteci dalle risposte degli infermieri nei due presidi.
Il grafico 3.2.8. (Competenze infermieristiche nella diagnosi di MSbP) evidenzia che,
per gli infermieri pediatrici, gli interventi di competenza infermieristica di fronte a
diagnosi accertata di MSbP sono: Assistenza al bambino, Curare Caregiver, seguiti da
Procedura Aziendale e, come si evidenzia nel grafico 3.3.15.( Comptenze
infermieristiche nella diagnosi della MSbP: Empoli e Meyer) le risposte nei due presidi
sono similiari. Più precisamente:
- Assistenza al bimbo: 20% (2 infermieri) di Empoli e 14% (8 infermieri) del
Meyer
- Curare Caregiver: 10% (1 infermiere) di Empoli e 12% (7 infermieri) del Meyer
- Procedura Aziendale: 40%(4 infermieri) di Empoli e 5% (3 infermieri) del
Meyer
Nel cluster Altro avevamo inserito le risposte inerenti a:
-
Evitare interventi nocivi
-
Effettuare una raccolta dati
-
Controllare i parametri vitali
-
Attivazione degli organi di competenza (psicologo o assistente sociale)
-
Sostegno alla famiglia
-
Capire la dinamica familiare.
Anche in questo caso le risposte nei due presidi sono similari: 20% (2 infermieri) di
Empoli e 10% (6 infermieri) del Meyer.
I due presidi differiscono per il cluster Non So (22%, 13 infermieri del Meyer) e Non
Risponde ( 10%, 1 infermiere di Empoli e 37%, 22 infermieri del Meyer).
Da notare, inoltre, che nel cluster Procedura Aziendale abbiamo inserito sia la parolachiave “segnalazione codice rosa” e sia “attivando una procedura aziendale”. La
seconda risposta ci è pervenuta solo dall’ospedale Meyer, mentre la prima dal setting di
Empoli.
103
Analisi della domanda 8: Esiste nel suo setting lavorativo uno strumento operativo
(istruzione operativa, procedure, protocollo ecc) che descrive il comportamento da
adottare in caso di diagnosi accertata?
Grafico 3.3.15: Strumento operativo: Empoli e Meyer
Come illustrato nel grafico 3.2.9. (Strumento operativo) il 35% degli infermieri dichiara
di non sapere se esiste uno strumento operativo nel proprio setting lavorativo che
descriva il comportamento da adottare in caso di diagnosi accertata di MSbP, il 62%
fornisce una risposta negativa e il restante 3% (2 infermieri) dà una risposta affermativa.
Ricordiamo che abbiamo considerato solo gli infermieri che avevano risposto in
maniera positiva alla prima domanda: 60 infermieri di 51 al Meyer e 9 a Empoli.
Non abbiamo potuto utilizzare la statistica del Test del Chi-Quadrato perché i due
campioni non sono similari. Quindi riportiamo solo le percentuali pervenuteci dalle
risposte degli infermieri nei due presidi.
Non abbiamo potuto utilizzare la statistica del Test del Chi-Quadrato perché i due
campioni non sono similari. Quindi riportiamo solo le percentuali pervenuteci dalle
risposte degli infermieri nei due presidi.
La distribuzione attesa dovrebbe essere: 3 (50%) per il setting di Empoli e 17 (50%) per
l’ospedale del Meyer. Invece, come nel grafico 3.3.15. (Strumento operativo: Empoli e
Meyer) si rileva, solo a livello numerico, che i due presidi rispondono in maniera
disomogenea. Per le risposte negative se confrontiamo le percentuali sono 100% a
Empoli e 55% al Meyer c’è un bel margine di differenza, tuttavia i numeri in
proporzione sono similari (9 contro 28); le risposte affermative sono pervenute sono
104
dagli infermieri del Meyer (2); anche se dobbiamo considerare che i due infermieri che
hanno optato per questa risposta scambiano la MSbP per una forma di maltrattamento
fisico; il 35% degli infermieri che riferisce di non sapere se esiste uno strumento
operativo per affrontare la MSbP appartiene all’ospedale pediatrico Meyer.
Analisi della domanda 9: Quali conseguenze ci possono essere, a lungo termine, per il
bambino in caso di mancato riconoscimento diagnostico della MSbP?
3.3.16.: Conseguenze della MSbP: Empoli e Meyer
Come detto nel precedente paragrafo, le risposte giuste al nostro quesito sono:
- Risposta a: l’infermiere e il medico procurano, involontariamente e
indirettamente, aggravamento della salute del bambino
- Risposta d: si rischia l’accanimento terapeutico
Le restanti opzioni erano risposte sbagliate, precisamente:
- Risposta b: l’infermiere e il medico non procurano nessun danno al bambino
- Risposta c: l’infermiere e il medico con la loro attenzione procurano comunque
un miglioramento della salute del bambino
Abbiamo unito insieme tutte le risposte sbagliate e confrontate con la risposta giusta; ne
è emerso che l’81% degli infermieri ha dato la risposta giusta contro il 12% che ha
inserito la risposta sbagliata, il restante 7% riferisce di non saper rispondere al quesito.
Nella percentuale dell’81% delle risposte giuste e del 7% delle risposte sbagliate sono
stati considerati anche l’1% (1 infermiere) che ha inserito sia le risposte giuste che
quelle sbagliate. Specifichiamo, infatti, che il 13% degli infermieri (8) dà più di una
risposta (7 appartenenti all’ospedale Meyer e 1 di Empoli) per cui il totale descritto non
105
coincide con il totale (60) degli infermieri che hanno compilato la domanda, ma sul
totale (68) delle risposte date. Ricordiamo che abbiamo considerato solo gli infermieri
che avevano risposto in maniera positiva alla prima domanda: 51 al Meyer e 9 a
Empoli.
Non abbiamo potuto utilizzare la statistica del Test del Chi-Quadrato perché i due
campioni non sono similari. Quindi riportiamo solo le percentuali pervenuteci dalle
risposte degli infermieri nei due presidi.
La distribuzione attesa delle risposte giuste sui sintomi specifici dovrebbe essere: 4,5
(50%) per il setting di Empoli e 25,5 (50%) per l’ospedale del Meyer; la risposta non so,
non era compresa nel nostro questionario: è stata rilevata perché 5 infermieri (8%)
hanno scritto sopra la domanda quest’affermazione.
Il risultato è stato:
- Risposta giusta: 100% (10 infermieri) di Empoli e 77% (45 infermieri) del
Meyer
- Risposta sbagliata: 0% infermieri di Empoli e 14% (5 infermieri) del Meyer
La risposta non so ci è pervenuta dall’ospedale pediatrico Meyer.
Nel paragrafo precedente aveva specificato che, considerando il totale di 60 infermieri,
risultava:
- L’1% (1 infermiere) dà risposte sia giuste che sbagliate
- Il 12% (7 infermieri) dà tutte e due le risposte giuste
- Il 67% (40 infermieri) dà una sola risposta giusta
- Il 12% (7 infermieri) dà risposte sbagliate
- L’8% (5 infermieri) dichiara di non saper rispondere al nostro quesito
Al fine di confrontare al meglio le due unità, in questo caso, specifichiamo che:
- L’2% (1infermiere) del Meyer e 0 di Empoli dà risposte sia giuste che sbagliate
- Il 12%( 6 infermieri) del Meyer e l’11% (1 infermiere) di Empoli dà tutte e due
le risposte giuste
- Il 63% (32 infermieri) del Meyer e l’89% (8 infermieri) di Empoli dà una sola
risposta giusta
- Il 14% (7 infermieri) del Meyer e 0 di Empoli dà risposte sbagliate
- Il 9% (5 infermieri) del Meyer e 0 di Empoli dichiara di non saper rispondere al
nostro quesito
106
Analisi domanda 10: Durante il suo percorso lavorativo ha mai dovuto assistere i
bambini e i loro caregiver affetti da MSbP?
Grafico 3.3.17.: Assistenza MSbP: Empoli e Meyer
Come illustrato nel grafico 3.2.11. (Assistenza MSbP) l’82% (49 infermieri) dei nostri
intervistati dichiara di non aver mai assistito un caso di MSbP, mentre il 18% (11
infermieri) ci ha riferito di aver assistito i bambini e i loro caregiver affetti dalla nostra
patologia; fra questo l’1% (1 infermiere del Meyer) ha dichiarato di aver assistito a un
caso sospetto della sindrome.
Ricordiamo che abbiamo considerato solo gli infermieri che avevano risposto in
maniera positiva alla prima domanda: 60 infermieri di 51 al Meyer e 9 a Empoli.
Non abbiamo potuto utilizzare la statistica del Test del Chi-Quadrato perché i due
campioni non sono similari. Quindi riportiamo solo le percentuali pervenuteci dalle
risposte degli infermieri nei due presidi.
La distribuzione attesa di assistenza della MSbP dovrebbe essere: 4,5 (50%) per il
setting di Empoli e 25,5 (50%) per l’ospedale del Meyer. Il risultato pervenuteci, come
illustrato nel grafico 3.3.17 (Assistenza MSbP: Empoli e Meyer), è stato che i due
presidi, a livello numerico, differiscono. All’ospedale San Giuseppe di Empoli il 44% (4
su 9 infermieri) ha dichiarato di aver assistito ad un caso di MSbP contro il 14% (7 su
51 infermieri) dell’ospedale pediatrico Meyer; il 56% (5 su 9 infermieri) di Empoli e
l’86% (44 su 51 infermieri) del Meyer ha riferito di aver mai affrontato un caso.
107
Analisi domanda 11: Quali emozioni ha provato in quell’esperienza?
Grafico 3.3.18.: Emozioni degli infermieri: Empoli e Meyer
Come illustrato nel grafico 3.2.12. (Emozioni degli infermieri) il 26% degli infermieri
ha preferito la risposta a (Rabbia nei confronti del presunto caregiver), il 22% la
risposta b (Rabbia nei propri confronti per aver percepito il caregiver come amorevole e
preoccupato), il 17% ha risposto g (incredulità di fronte alla presunta diagnosi), 13% la
risposta d (Rabbia per non aver capito prima la situazione), il 9% c (Rabbia per aver
creato danni involontari al bambino), 4% h (ansia generica), 9% i (altro) specificando:
“Stupore per la dinamica familiare”, “Dispiacere”; la risposta e ed f non è stata scelta
da nessun infermiere(0%). Non abbiamo potuto utilizzare la statistica del Test del ChiQuadrato perché i due campioni non sono similari. Quindi riportiamo solo le percentuali
pervenuteci dalle risposte degli infermieri nei due presidi. Abbiamo creato il grafico
3.3.18. (Emozioni degli infermieri: Empoli e Meyer) per rilevare, solo a livello
numerico, se i due presidi avessero risposto in maniera similare.
Ne emerso che i due presidi rispondono in maniera similare per quanto riguarda la
rabbia sia nei confronti del presunto caregiver, sia nei propri confronti sia per aver
creato danni involontari al bambino e per non aver capito prima la situazione; la paura
per eventuali conseguenze giuridiche e non dare importanza all’episodio non è stata
scelta da nessun infermiere. I due presidi differiscono per l’emozione dell’ansia
generica, pervenuta solo dall’ospedale Meyer, e per la risposta altro, pervenuta solo
dall’ospedale San Giuseppe di Empoli.
108
3.4. Analisi dei risultati
Dopo aver classificato e contato i risultati dei questionari, li abbiamo analizzati
statisticamente, utilizzando il metodo del Test del “Chi-Quadrato”; tale parametro può
essere applicato su numeri, per cui per le domande aperte non è possibile il suo utilizzo;
ricordiamo, inoltre, che tale parametro può essere applicato a risposte totali maggiori o
uguali a 5.
Di seguito sono riportate le analisi statistiche e le relative tabelle/ grafici.
Analisi domanda 1: Ha mai sentito parlare della sindrome di Munchausen per
Procura?
Inerenti alla prima domanda abbiamo effettuato, sulla base dei nostri obiettivi, alcuni
quesiti.
Di seguito sono riportate le analisi statistiche e le relative tabelle/grafici.
Consapevolezza MSbP: fra laurea e diploma
Grafico 3.4.1.: Consapevolezza MSbP: laurea e diploma
Attraverso il Test del Chi-Quadrato ci siamo domandati se c’era una differenza di
consapevolezza della MSbP fra gli infermieri che hanno preso la Laurea Infermieristica
con quelli che aveva come titolo di studio il Diploma (Diploma Regionale Infermiere
Professionale e Diploma Universitario); il nostro scopo era cercare di capire se la MSbP
era stata affrontata a livello scolastico, nel corso degli anni, in maniera similare.
109
Nel nostro campione abbiamo 59 infermieri con il diploma e 42 infermieri con la
laurea; per cui la distribuzione attesa di conoscenza della MSbP dovrebbe essere: 29,5
(50%) per gli infermieri diplomati e 21 (50%) per i laureati. Come si evince dal grafico
3.4.1. (Consapevolezza MSbP: laurea e diploma) invece il risultato è stato: 32 infermieri
diplomati (54%) e 27 infermieri laureati (64%); evidenziamo che nel grafico e nel Test
del Chi-Quadrato non è stata considerata la percentuale degli infermieri che non
risponde al quesito del titolo di studio (2%).
Il metodo ci ha permesso di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F.) che le
percentuali pervenuteci sono significative a livello statistico; ciò vuol dire che gli
infermieri con la Laurea hanno consapevolezza della MSbP in maniera diversa da quelli
del Diploma; infatti dal grafico 3.1.4. (Consapevolezza MSbP: laurea e diploma) si
evince che il 64% degli infermieri laureati ha la consapevolezza della MSbP contro il
36%; il 54% degli infermieri diplomati ha la consapevolezza della MSbP contro il 46%.
Da questo risultato possono dedurre che la MSbP nel corso degli anni è stata affrontata
in maniera diversa a livello scolastico; si deduce, quindi, che è avvenuto un
miglioramento.
Consapevolezza MSbP: con o senza Master
Grafico 3.4.2: Consapevolezza MSbP: con o senza Master
In seguito, attraverso il Test del Chi-Quadrato, ci siamo domandati se c’era una
differenza di consapevolezza della MSbP fra gli infermieri che hanno effettuato il
Master in Infermieristica Pediatrica con quelli che non hanno effettuato il corso post-
110
laurea in Infermieristica Pediatrica; il nostro scopo era cercare di capire se nel Master in
Infermieristica Pediatrica la MSbP viene studiata oppure no.
Nel nostro campione abbiamo 10 infermieri che hanno effettuato il Master in
Infermieristica pediatrica e 90 infermieri che non hanno effettuato il corso post-laurea;
per cui la distribuzione attesa di conoscenza dovrebbe essere: 5 (50%) per chi ha il
Master e 45 (50%) per coloro che non sono in possesso del Master. Come si evince dal
grafico 3.4.2. (Consapevolezza MSbP: con o senza Master) invece il risultato è stato: 8
(80%) per chi ha il Master contro 50 (55%) per chi non lo ha; evidenziamo che nel
grafico e nel Test del Chi-Quadrato non è stata considerata la percentuale degli
infermieri che non risponde al nostro quesito (3%).
Il metodo ci ha permesso di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F.) che le
percentuali pervenuteci sono molto significative a livello statistico; ciò vuol dire che
non solo la nostra ipotesi è sostenuta dalla statistica, ma la possiamo considerare
attendibile; per cui gli infermieri che hanno il Master hanno una consapevolezza in
maniera significativamente diversa da quelli che non hanno fatto il corso post-laurea in
Infermieristica Pediatrica. Infatti, se guardiamo le percentuali inserite nel grafico 3.4.2.
(Consapevolezza MSbP: con o senza Master) la percentuale degli infermieri che
conosce la malattia e che hanno il Master in Infermieristica Pediatrica è del’80% contro
il 20%, mentre quella degli infermieri che non hanno il Master è di 45% contro il 55%.
Possiamo, quindi, affermare che la MSbP al Master è affrontata.
Consapevolezza MSbP: con esperienza in altri setting
Grafico 3.4.3.: Consapevolezza MSbP con esperienza in altri setting
111
In seguito, attraverso il Test del Chi-Quadrato, ci siamo domandati se c’era una
differenza di consapevolezza della MSbP fra gli infermieri che hanno effettuato
esperienze in altri setting/ospedali pediatrici con quelli che hanno lavorato sempre nello
stesso setting/ospedale.; il nostro scopo era cercare di capire se la consapevolezza della
MSbP era avvenuta con l’esperienza diretta oppure no.
Nel nostro campione abbiamo 38 infermieri che hanno affermato di aver lavorato in altri
setting, mentre 60 dichiara di non aver avuto altre esperienze lavorative pediatriche; per
cui la distribuzione attesa di conoscenza dovrebbe essere: 19 (50%) per chi ha avuto
esperienze in altri setting contro 30 (50%) per coloro che non hanno avuto esperienze
Come si evince dal grafico 3.4.3. (Consapevolezza MSbP con esperienza in altri setting)
il risultato è stato: 21 (55%) per chi ha avuto esperienze contro 37 (63%) per chi non le
ha avute; evidenziamo che nel grafico e nel Test del Chi-Quadrato non è stata
considerata la percentuale degli infermieri che non risponde al nostro quesito (5%).
Il metodo ci ha permesso di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F.) che le
percentuali pervenuteci non sono significative, ma tendenti alla significatività; per cui
gli infermieri che hanno esperienze in altri setting/ospedali non conoscono la MSbP in
maniera statisticamente significativa di quelli che non hanno altre esperienze lavorative
in altri setting pediatrici. Infatti le percentuali pervenuteci differiscono del 7%, come
spiegato sopra: il 55% degli infermieri che ha avuto esperienze in altri setting ha la
consapevolezza della MSbP contro il 45%; il 62% degli infermieri che ha lavorato
sempre nello stesso setting/ospedale contro il 38%.
Consapevolezza MSbP: con esperienza diretta con bambini
Grafico 3.4.4.: Consapevolezza MSbP con esperienza diretta con bambini
112
In seguito, attraverso il Test del Chi-Quadrato, ci siamo domandati se c’era una
differenza di consapevolezza della MSbP fra gli infermieri che hanno esperienze dirette
con bambini con quelli che non ne hanno.
Nel nostro campione abbiamo 77 infermieri che hanno affermato di aver esperienza
diretta con bambini, mentre 24 dichiarano di non essere a contatto con bambini; per cui
la distribuzione attesa di conoscenza dovrebbe essere: 38,5 (50%) per chi ha esperienze
con bambini contro 12 (50%) per coloro che non hanno esperienze.
Come si evince dal grafico 3.4.4. (Consapevolezza MSbP con esperienza diretta con
bambini) invece il risultato è stato: 44 (57%) per chi ha esperienze contro 15 (62%) per
chi non le ha avute; evidenziamo che nel grafico e nel Test del Chi-Quadrato non è stata
considerata la percentuale degli infermieri che non risponde al nostro quesito (2%).
Il metodo ci ha permesso di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F.) che le
percentuali pervenuteci non sono significative, ma tendenti alla significatività; per cui
gli infermieri che hanno esperienza con bambini non conoscono la MSbP in maniera
significativamente diversa da quelli con che non hanno esperienza; infatti la percentuale
differisce del 5%, come si evidenzia nel grafico 3.4.4. (Conoscenza MSbP con
esperienza diretta con bambini): il 57% degli infermieri con esperienza con bambini ha
la consapevolezza della MSbP contro il 43%; il 62% degli infermieri senza esperienza
con bambini ha la consapevolezza della MSbP contro il 38%.
Analisi domanda 2: Secondo lei, quali sono i sintomi più frequenti riscontrati nel
bambino con Sindrome di Munchausen per Procura?
Inerenti alla seconda domanda abbiamo effettuato, sulla base dei nostri obiettivi, alcuni
quesiti. Di seguito sono riportate le analisi statistiche e le relative tabelle/grafici.
113
Sintomi frequenti con conoscenza attraverso i vari ambiti
Grafico 3.4.5.: Confronto quesito n.2: ambito professionale e non professionale
In seguito, attraverso la statistica del Chi-Quadrato, ci siamo domandati se gli infermieri
che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso l’ambito professionale(ambito
lavorativo e attraverso il percorso di studio) hanno dato la risposta giusta inerente ai
sintomi frequenti di MSbP in maniera statisticamente significativamente diversa rispetto
agli infermieri che hanno affermato di averne sentito parlare in ambito
extraprofessionale (ambito extraprofessionale e attraverso i mezzi di informazione).
Ricordiamo che abbiamo considerato solo gli infermieri che avevano risposto in
maniera positiva alla prima domanda: 60 e evidenziamo che nel grafico 3.4.5.
(Confronto quesito n.2: ambito professionale e non professionale) e nel Test del ChiQuadrato non è stata considerata la percentuale degli infermieri che non risponde al
nostro quesito (1%) e gli infermieri che hanno risposto sia in maniera giusta che in
maniera sbagliata (6 infermieri, 10%) e gli infermieri che hanno dichiarato di averla
conosciuta sia in ambito professionale che extraprofessionale ( 7 infermieri, 11%)
Per cui il nostro totale a fine statistico è stato:
-
Ambito professionale: 36 infermieri
-
Ambito non professionale: 13 infermieri.
La distribuzione attesa delle risposte giuste sui sintomi frequenti dovrebbe essere: 18
(50%) per l’ambito professionale e 6,5 (50%) per l’ambito non professionale; invece il
risultato è stato: 26 (72%) per il primo gruppo e 9 (69%) per il secondo.
Il metodo ci ha permesso di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F) che le
percentuali pervenuteci sono molto significative a livello statistico, questo vuol dire che
114
non solo la nostra ipotesi è sostenuta dalla statistica, ma la possiamo considerare
attendibile; per cui gli infermieri che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso
l’ambito professionale (ambito lavorativo e attraverso il percorso di studio) hanno dato
la risposta giusta inerente ai sintomi frequenti di MSbP in maniera statisticamente
significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito
parlare in ambito extraprofessionale (ambito extraprofessionale e attraverso i mezzi di
informazione).
Sintomi frequenti con conoscenza attraverso studio o lavoro
Grafico 3.4.6.: Confronto quesito n.2: studio e lavoro
In seguito, attraverso la statistica del Chi-Quadrato, ci siamo domandati se gli infermieri
che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso il lavoro hanno dato la risposta
giusta inerente ai sintomi frequenti di MSbP in maniera significativamente diversa
rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito parlare durante il percorso
di studi.
Ricordiamo che abbiamo considerato solo gli infermieri che avevano risposto in
maniera positiva alla prima domanda: 60 e evidenziamo che nel grafico 3.4.6.
(Confronto quesito n.2: studio e lavoro) e nel Test del Chi-Quadrato non è stata
considerata la percentuale degli infermieri che non risponde al nostro quesito (1%) e gli
infermieri che hanno risposto sia in maniera giusta che in maniera sbagliata (6
infermieri, 10%) e gli infermieri che hanno dichiarato di averla conosciuta sia in ambito
professionale che extraprofessionale (7 infermieri, 11%) e quelli che hanno affermato di
averne sentito parlare attraverso gli studi e il lavoro ( 3 infermieri, 5%).
115
Per cui il totale, a fine statistico, è stato:
-
Conoscenza attraverso gli studi: 13 infermieri
-
Conoscenza attraverso l’ambito lavorativo: 20 infermieri.
La distribuzione attesa delle risposte giuste sui sintomi frequenti dovrebbe essere: 6,5
(50%) per l’ambito scolastico e 10 (50%) per quello lavorativo; invece il risultato è
stato: 8 (62%) per il primo gruppo e 16 (80%) per il secondo.
Il metodo ci ha permesso di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F) che le
percentuali pervenuteci sono molto significative a livello statistico,questo vuol dire che
non solo la nostra ipotesi è sostenuta dalla statistica, ma la possiamo considerare
attendibile; per cui gli infermieri che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso
il lavoro hanno dato la risposta giusta inerente ai sintomi frequenti di MSbP in maniera
significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito
parlare durante il percorso di studi.
Analisi domanda 3: Con quali sintomi specifici riusciamo a scoprire la Sindrome di
Munchausen per Procura?
Inerenti alla terza domanda abbiamo effettuato, sulla base dei nostri obiettivi, alcuni
quesiti.
Di seguito sono riportate le analisi statistiche e le relative tabelle/grafici.
Sintomi specifici: con conoscenza attraverso i vari ambiti
Grafico 3.4.7.: Confronto quesito n.3: ambito professionale e non professionale
116
In seguito, attraverso la statistica del Chi-Quadrato, ci siamo domandati se gli infermieri
che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso l’ambito professionale(ambito
lavorativo e attraverso il percorso di studio) hanno dato la risposta giusta inerente ai
sintomi specifici di MSbP in maniera significativamente diversa rispetto agli infermieri
che hanno affermato di averne sentito parlare in ambito extraprofessionale (ambito
extraprofessionale e attraverso i mezzi di informazione).
Ricordiamo che abbiamo considerato solo gli infermieri che avevano risposto in
maniera positiva alla prima domanda: 60 e evidenziamo che nel grafico
3.4.7.(Confronto quesito n.3: ambito professionale e non professionale) e nel Test del
Chi-Quadrato non è stata considerata la percentuale degli infermieri che non risponde al
nostro quesito (1%) e gli infermieri che hanno risposto sia in maniera giusta che in
maniera sbagliata (12 infermieri, 20%) e gli infermieri che hanno dichiarato di averla
conosciuta sia in ambito professionale che extraprofessionale ( 7 infermieri, 11%)
Per cui il nostro totale a fine statistico è stato:
-
Ambito professionale: 33 infermieri
-
Ambito non professionale: 10 infermieri.
La distribuzione attesa delle risposte giuste sui sintomi frequenti dovrebbe essere: 16,5
(50%) per l’ambito professionale e 5 (50%) per quello non professionale; invece il
risultato è stato: 28 (85%) per il primo gruppo e 8 (80%) per il secondo.
Il metodo ci ha permesso di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F) che le
percentuali pervenuteci sono molto significative a livello statistico,questo vuol dire che
non solo la nostra ipotesi è sostenuta dalla statistica, ma la possiamo considerare
attendibile; per cui gli infermieri che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso
l’ambito professionale(ambito lavorativo e attraverso il percorso di studio) hanno dato
la risposta giusta inerente ai sintomi specifici di MSbP in maniera statisticamente
significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito
parlare in ambito extraprofessionale (ambito extraprofessionale e attraverso i mezzi di
informazione).
117
Sintomi specifici con conoscenza attraverso studio o lavoro
Grafico 3.4.8.: Confronto quesito n.3: studio o lavoro
In seguito, attraverso la statistica del Chi-Quadrato, ci siamo domandati se gli infermieri
che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso il lavoro hanno dato la risposta
giusta inerente ai sintomi specifici di MSbP in maniera statisticamente diversa rispetto
agli infermieri che hanno affermato di averne sentito parlare durante il percorso di studi.
Ricordiamo che abbiamo considerato solo gli infermieri che avevano risposto in
maniera positiva alla prima domanda: 60 e evidenziamo che nel grafico
3.4.8.(Confronto quesito n.3: studio e lavoro) e nel Test del Chi-Quadrato non è stata
considerata la percentuale degli infermieri che non risponde al nostro quesito (1%) e gli
infermieri che hanno risposto sia in maniera giusta che in maniera sbagliata (12
infermieri, 20%) e gli infermieri che hanno dichiarato di averla conosciuta sia in ambito
professionale che extraprofessionale (7 infermieri, 11%) e quelli che hanno affermato di
averne sentito parlare attraverso gli studi e il lavoro (3 infermieri, 5%). Per cui il nostro
totale a fine statistico è stato:
-
Conoscenza attraverso gli studi: 12 infermieri
-
Conoscenza attraverso l’ambito lavorativo: 19 infermieri.
La distribuzione attesa delle risposte giuste sui sintomi specifici dovrebbe essere: 6
(50%) per l’ambito scolastico e 9,5 (50%) per quello lavorativo; invece il risultato è
stato: 6 (75%) per il primo gruppo e 18 (95%) per il secondo. Il metodo ci ha permesso
di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F) che le percentuali pervenuteci sono
molto significative a livello statistico, questo vuol dire che non solo la nostra ipotesi è
sostenuta dalla statistica, ma la possiamo considerare attendibile; per cui gli infermieri
118
che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso il lavoro hanno dato la risposta
giusta
inerente
ai
sintomi
specifici
di
MSbP
in
maniera
statisticamente
significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito
parlare durante il percorso di studi.
Confronto quesiti sui sintomi
Grafico 3.4.9.: Confronto quesiti sui sintomi
In seguito, attraverso l’ausilio di Excell, abbiamo confrontato i due quesiti sui sintomi
della MSbP; ne è emerso che sul totale di 60 infermieri:
-
Risposte giuste entrambi quesiti: 48%
-
Risposte sbagliate entrambi quesiti: 8%
-
Risposta giusta n.2 e sbagliata n.3: 3%
-
Risposta sbagliata n. 2 e giusta n. 3: 12%
-
Risposta mista n.2 e mista n.3: 25%
-
Non risp: 2% + 2%
In questo caso non è stato possibile applicare la statistica del Chi-Quadrato perché le
due domande corrispondono a due variabili; la statistica deve essere effettuata su una
variabile sola.
119
Analisi domanda 4-5: In questa sindrome chi subisce più danni?Perchè?
Per la domanda n.4 non è possibile applicare la statistica del Test Chi-Quadrato perché
il secondo gruppo ha un numero inferiore a 5. Per un’eventuale consultazione si
rimanda ai paragrafi precedenti.
La domanda n.5 è la prima domanda aperta del nostro questionario; non è stato possibile
applicare la stastistica del Chi-Quadrato perché è inerente alla domanda 4, quindi
abbiamo un gruppo inferiore a 5. Tuttavia dalle parole-chiave estrapolate è possibile
dedurre che il 23% degli infermieri, come illustrato nel grafico 3.2.6 (Parole-chiave del
danno subito), scambia la MSbP per una forma comune di maltrattamento, il 53%,
invece, è consapevole che i danni subiti dal bambino sono provocati da ricoveri inutili e
che la MSbP provoca conseguenze fisiche e psicologiche.
Analisi della domanda 6: In caso di sospetto di Sindrome di Munchausen come può
l’infermiere essere d’aiuto nell’accertamento diagnostico?
La domanda 6 è la seconda domanda aperta del nostro questionario; non è stato
possibile applicare la statistica del Chi-Quadrato, perché, come detto precedentemente,
questo test non è applicabile alle domande aperte, inoltre abbiamo effettuato noi la
categorizzazione in cluster per cui i risultati, se applicati, sarebbe fittizzi. Per
un’eventuale consultazione si rimanda ai paragrafi precedenti.
Analisi della domanda 7: Quali sono gli interventi di competenza infermieristica di
fronte a diagnosi accertata di MSbP?
La domanda 7 è la terza domanda aperta del nostro questionario; non è stato possibile
applicare la statistica del Chi-Quadrato, perché, come detto precedentemente, questo
test non è applicabile alle domande aperte, inoltre abbiamo effettuato noi la
categorizzazione in cluster per cui i risultati, se applicati, sarebbe fittizzi. Per
un’eventuale consultazione si rimanda ai paragrafi precedenti.
120
Analisi della domanda 8: Esiste nel suo setting lavorativo uno strumento operativo
(istruzione operativa, procedure, protocollo ecc) che descrive il comportamento da
adottare in caso di diagnosi accertata?
In questo caso non abbiamo effettuato la stastica del Test del Chi-Quadrato poiché ,al
fine dei nostri obiettivi, non è necessario nessun incrocio fra le varie domande. L’unico
confronto utile potrebbe essere quello del Meyer ed Empoli, tuttavia, nel paragrafo
precedente, abbiamo specificato che è possibile effettuarlo. Per un’eventuale
consultazione si rimanda ai paragrafi precedenti.
Analisi della domanda 9: Quali conseguenze ci possono essere, a lungo termine, per il
bambino in caso di mancato riconoscimento diagnostico della MSbP?
Inerenti alla domanda nove abbiamo effettuato, sulla base dei nostri obiettivi, alcuni
quesiti. Di seguito sono riportate le analisi statistiche e le relative tabelle/grafici.
Conseguenze MSbP: con conoscenza attraverso i vari ambiti
Grafico 3.4.10.: Confronto quesito n.9: ambito professionale e non professionale
In seguito, attraverso la statistica del Chi-Quadrato, ci siamo domandati se gli infermieri
che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso l’ambito professionale(ambito
lavorativo e attraverso il percorso di studio) hanno dato la risposta giusta inerente alle
conseguenze di MSbP in maniera significativamente diversa rispetto agli infermieri che
121
hanno affermato di averne sentito parlare in ambito extraprofessionale (ambito
extraprofessionale e attraverso i mezzi di informazione).
Ricordiamo che abbiamo considerato solo gli infermieri che avevano risposto in
maniera positiva alla prima domanda: 60 e evidenziamo che nel grafico e nel Test del
Chi-Quadrato non è stata considerata la percentuale degli infermieri che hanno risposto
sia in maniera giusta che in maniera sbagliata (1 infermieri, 2%) e quelli che dichiarano
di non saper rispondere al nostro quesito (5 infermieri, 8%) e gli infermieri che hanno
dichiarato di averla conosciuta sia in ambito professionale che extraprofessionale (7
infermieri, 11%). Per cui il nostro totale a fine statistico è stato:
-
Ambito professionale: 36 infermieri
-
Ambito non professionale: 12 infermieri.
La distribuzione attesa delle risposte giuste sulle conseguenze dovrebbe essere: 18
(50%) per l’ambito professionale e 6 (50%) per non professionale ; invece il risultato è
stato: 33 (92%) per il primo gruppo e 8 (66%) per il secondo. Il metodo ci ha permesso
di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F) che le percentuali pervenuteci sono
molto significative a livello statistico,questo vuol dire che non solo la nostra ipotesi è
sostenuta dalla statistica, ma la possiamo considerare attendibile; per cui gli infermieri
che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso l’ambito professionale(ambito
lavorativo e attraverso il percorso di studio) hanno dato la risposta giusta inerente alle
conseguenze di MSbP in maniera significativamente diversa rispetto agli infermieri che
hanno affermato di averne sentito parlare in ambito extraprofessionale (ambito
extraprofessionale e attraverso i mezzi di informazione).
Conseguenze MSbP con conoscenza attraverso studio o lavoro
Grafico 3.4.11.: Confronto quesito n.9: studio e lavoro
122
In seguito, attraverso la statistica del Chi-Quadrato, ci siamo domandati se gli infermieri
che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso il lavoro hanno dato la risposta
giusta
inerente
alle
conseguenze
della
MSbP
in
maniera
statisticamente
significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito
parlare durante il percorso di studi.
Ricordiamo che abbiamo considerato solo gli infermieri che avevano risposto in
maniera positiva alla prima domanda: 60 e evidenziamo che nel grafico 3.4.11
(Confronto quesito n.9: studio e lavoro) e nel Test del Chi-Quadrato non è stata
considerata la percentuale degli infermieri che hanno risposto sia in maniera giusta che
in maniera sbagliata (1 infermieri, 2%) e quelli che dichiarano di non saper rispondere
al nostro quesito (5 infermieri, 8%) e gli infermieri che hanno dichiarato di averla
conosciuta sia in ambito professionale che extraprofessionale (7 infermieri, 11%) sia in
attraverso gli studi e il lavoro (3 infermieri,5%)
Per cui il nostro totale a fine statistico è stato:
-
Conoscenza attraverso gli studi: 14 infermieri
-
Conoscenza attraverso l’ambito lavorativo: 20 infermieri.
La distribuzione attesa delle risposte giuste sulle conseguenze dovrebbe essere: 7(50%)
per l’ambito scolastico e 10 (50%) per lavorativo; invece il risultato è stato: 13 (93%)
per il primo gruppo e 18 (90%) per il secondo.
Il metodo ci ha permesso di evidenziare (per l’analisi si rimanda all’All.F) che le
percentuali pervenuteci sono molto significative a livello statistico, questo vuol dire che
non solo la nostra ipotesi è sostenuta dalla statistica, ma la possiamo considerare
attendibile; per cui gli infermieri che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso
il lavoro hanno dato la risposta giusta inerente alle conseguenze della MSbP in maniera
statisticamente significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato
di averne sentito parlare durante il percorso di studi.
Analisi domanda 10: Durante il suo percorso lavorativo ha mai dovuto assistere i
bambini e i loro caregiver affetti da MSbP?
Inerenti alla domanda dieci abbiamo effettuato, sulla base dei nostri obiettivi, alcuni
quesiti. Di seguito sono riportate le analisi statistiche e le relative tabelle/grafici.
123
Grafico 3.4.12.: Confronto quesito n.10: assistenza MSbP e vari ambiti
In seguito ci siamo domandati se gli infermieri che hanno affermato di aver assistito
bambini e i loro caregiver affetti da MSbP hanno dichiarato di conoscere la MSbP in
maniera similare a coloro che non hanno affrontato questa esperienza; il nostro scopo
era scoprire se gli infermieri che hanno assistito la MSbP (11) hanno affermato di
conoscerla tramite il lavoro oppure tramite il percorso scolastico. In questo caso non è
possibile applicare la statistica del Chi-Quadrato perché il gruppo è composto da solo 11
infermieri e la loro suddivisione in sottogruppi porterebbe un risultato inferiore a 5.
Abbiamo, quindi, creato il grafico 3.4.12. (Confronto quesito n.10: assistenza MSbP e
vari ambiti) per rilevare, solo a livello numerico, se gli infermieri che hanno dichiarato
di aver assistito bambini e i loro caregiver affetti da MSbP avessero risposto in maniera
similare; ne emerso che 9 infermieri su 11 (82%) ha affermato di conoscere la MSbP
tramite il lavaro, 1 infermiere (9%) ha dichiarato di averla conosciuta tramite il percorso
di studi e 1 infermiere (9%) opta per entrambe le risposte.
Analisi domanda 11: Quali emozioni ha provato in quell’esperienza?
Non è stato possibile applicare la statistica del Chi-Quadrato, perché, come detto
precedentemente, perché il gruppo è composto da solo 11 infermieri e la loro
suddivisione in sottogruppi porterebbe un risultato inferiore a 5. Per un’eventuale
consultazione si rimanda ai paragrafi precedenti.
124
3.5. Discussione dei risultati
Il nostro campione, come precedentemente spiegato, prevedeva l’adesione di 221
infermieri, dei quali 205 dell’ospedale pediatrico Meyer e i restanti 16 al setting
pediatrico dell’Ospedale San Giuseppe di Empoli. La partecipazione è stata inferiore al
50%: 93 infermieri appartenenti al primo presidio e 10 al secondo, per un totale di 47%.
Durante la somministrazione dei questionari alcuni infermieri ci hanno riferito il motivo
della non-adesione alla nostra indagine. Di seguito verranno riportate le conversazioni
avutesi con alcuni infermieri non partecipanti:
-
“Mah, lasciali questi questionari..Ti avverto che noi non abbiamo mai avuto un
caso di questa malattia, anzi, sinceramente non so che cosa sia..Quindi mi
astengo dalla compilazione”.
-
“La Sindrome di Munchausen per Procura? Che si intende? Come faccio a
compilarti il questionario se il nome non mi dice nulla?”
-
“Codesta malattia oggi ha cambiato nome? Perché io non so che cosa sia..”
-
“Oh..bellina questa tesi, è innovativa, complimenti! Ma io non partecipo
all’indagine perché non conosco la malattia…”
Le motivazioni della non-adesione, quindi, potrebbero essere riconducibili alla scarsità
di conoscenza della MSbP; inoltre il questionario è stato somministrato nel periodo di
Dicembre e molti infermieri in quel periodo erano in ferie. Un consiglio per una futura
ricerca potrebbe essere effettuare l’indagine in Febbraio-Marzo, quando dovrebbe essere
presente nel reparto la totalità del personale; inoltre, con la presenza di tutti gli operatori
sanitari, avrebbero più tempo da dedicare alla compilazione del questionario.
Dalle risposte pervenute sulla prima domanda, è emerso che quasi la metà degli
infermieri non ha sentito parlare della MSbP né nell’ambito lavorativo né nel percorso
di studi effettuato. Questo è un dato preoccupante, considerando la gravità di questa
patologia, che, se non diagnosticata precocemente, può portare alla morte del bambino.
I risultati da noi effettuati sono omogenei con quanto la letteratura internazionale
descrive. Gli studi che abbiamo preso in considerazione, come base per la stesura del
nostro questionario, provengono dagli Stati Uniti, Regno Unito e, ovviamente,
dall’Italia.
Il primo studio considerato risale al 1994 e riporta che il 47% degli
infermieri ne aveva sentito parlarecxliv; nel 1996, l’indagine effettuata da B. Brush,
125
evidenzia i medesimi risultati poiché, anche in questo caso, circa la metà degli
intervistanti ne era a conoscenzacxlv. Avevamo percepito, nella nostra revisione della
letteratura, che in Italia la situazione era più drastica, poiché, la ricerca senese del 1999,
evidenziava una conoscenza solo del 20%cxlvi.
La nostra indagine, invece, ha riportato una consapevolezza del 58%, questo ci ha
portato a riflettere che la conoscenza di tale sindrome nel tempo, in Italia, sia aumentata,
ma non ancora in modo sufficiente da poterla affrontare e rilevare prontamente.
Ma in questi 15 anni cosa ha favorito la sensibilizzazione della MSbP?
La risposta può derivare sia dal percorso scolastico sia dai mezzi d’informazione
nonché dall’ambito lavorativo. Il 30% dei nostri intervistati, infatti, afferma che la sua
conoscenza deriva dal percorso di studi, il 42% dall’ambito lavorativo e il 28% da
quello extraprofessionale. Utilizzando la statistica del Chi-Quadrato abbiamo rilevato
che, nel corso degli anni, è avvenuto un miglioramento nel percorso di studi sulla
MSbP. Inoltre rispetto al passato abbiamo a disposizione un mezzo di informazione
potente, immediato e veloce: Internet che consente una rapida consultazione scientifica.
Infatti alcuni infermieri, durante la somministrazione del questionario, ci hanno riferito:
-
“Io questa malattia non la conoscevo; per rispondere al questionario ho dovuto
cercare su google”;
-
“Si la conoscevo, ma per darti le risposte sono andata a cercare su internet”
Purtroppo questo strumento presuppone una conoscenza di base, in quanto, una persona
totalmente all’oscuro di questa patologia, può trovare nozioni errate, poiché chiunque
può scrivere informazioni, anche false, nel web; come scrive U. Eco: “Una volta un tale
che doveva fare una ricerca andava in biblioteca, trovava dieci titoli sull’argomento e
li leggeva; oggi schiaccia un bottone del suo computer, riceve una bibliografia di
diecimila titoli, e rinuncia”cxlvii.
Al giorno d’oggi non solo internet fornisce informazioni sulle malattie, molti
programmi televisivi illustrano, anche se spesso in maniera errata, le patologie. Mentre
per gli abusi ed i maltrattamenti fisici sono state effettuate molte “campagne contro la
violenza”, la MSbP resta, ancora, silente. Recentemente una serie televisiva ha
affrontato questa malattia, come ci ha riferito un infermiere durante la somministrazione
del questionario: “Ah quei questionari sulla sindrome. Adesso li cerco. Ma lo sai che
126
io, a differenza dei miei colleghi, la conoscevo. Ah Ah Ah, devo ringraziare la serie
televisiva: Dott. House”.
Per questo è scaturita in noi un’altra domanda: l’aumento quantitativo della conoscenza
corrisponde a un aumento qualitativo della stessa?
Dalla nostra analisi è emerso che il 48% risponde in maniera corretta alle domande sui
sintomi della MSbP; attraverso il test del Chi-Quadrato abbiamo incrociato le domande
pervenute con gli infermieri che dichiarano di essere venuti a conoscenza della MSbP
tramite l’ambito professionale e quello non professionale. Ne è emerso che gli
infermieri che hanno saputo della patologia da una fonte non professionale, in realtà,
hanno nozioni errate. Il credere di conoscere qualcosa, che in realtà non si sa, non solo
crea maggior scompiglio, ma una condizione peggiore, poiché, una situazione di
emergenza clinica come questa, deve essere individuata precocemente e affrontata con
competenze adeguate. L’errata conoscenza può portare, paradossalmente, l’infermiere a
diventare causa indiretta di ulteriori danni al piccolo. Il nostro consiglio è di sollecitare
una corretta diffusione sulle caratteristiche di quest’abuso al fine di sensibilizzare i
professionisti sanitari all’approfondimento e a un suo precoce riconoscimento.
La MSbP è scambiata per una forma comune di maltrattamento. Portiamo, come
esempio di riferimento, un commento datoci da un infermiere:
“Io ti consiglio di rivolgerti ad un altro reparto; forse nel reparto di malattie
specialistiche che magari hanno il protocollo dei maltrattamenti, sa da noi bambini con
lesioni e violentati non li abbiamo”.
La MSbP è confusa, anche, con patologie psicologiche, quale depressione, anoressia,
bulimia, ritardo dello sviluppo, isolamento sociale o passività. Queste, in effetti,
potrebbero essere delle conseguenze derivanti dall’abuso, ma non sono certo la causa
scatenante. È proprio tale equivoco che bisogna far comprendere ai professionisti
sanitari: andranno indirizzati al “nocciolo” del problema per poterlo affrontare. Bisogna
creare un percorso che porti il professionista a individuare la “radice” per poterla
rimuovere, e non limitarsi ad osservare superficialmente i “sintomi”.
La cosa che ci ha stupito è che il 96% degli infermieri dichiara che è solo il bambino a
subire più danni: nessun infermiere ha considerato la risposta “il padre”, come se non
fosse un membro della famiglia. Tuttavia, anche, i padri subiscono un trauma, sia
causato dalla sofferenza “inspiegabile” del figlio, sia alla scoperta che i danni sono stati
127
causati volontariamente dalla moglie. Di fronte alla diagnosi accertata della MSbP tutta
la famiglia deve essere sottoposta a una terapia: il figlio sia per i problemi fisici sia per
l’accettazione di aver subito un abuso, la madre per i suoi problemi psichiatrici, il padre
per alleviare il suo senso di colpa per essere stato complice, inconsapevolmente, del
maltrattamento del figlio. Dalle risposte pervenute, possiamo immaginare che nessun
infermiere consideri come vittima il nucleo familiare nel suo complesso.
Il secondo dato preoccupante rilevato dall’indagine è che il 15% dichiara di non sapere
cosa fa l’infermiere nell’accertamento diagnostico e il 29% non conosce gli interventi
da attuare in caso di diagnosi accertata di MSbP. Ricordiamo che le percentuali citate si
basano sugli infermieri che hanno dichiarato di essere a conoscenza della malattia;
inoltre circa il 34% preferisce non rispondere ai nostri due quesiti. Possiamo ipotizzare
una sorta d’imbarazzo da parte dei compilatori, che, credendo di essere preparati ad
affrontare questa tematica, si trovano disorientati nel descrivere le competenze
specifiche del loro ruolo. Alcuni di questi si sono giustificati dicendo di non aver mai
assistito bambini e il loro caregiver affetti da tale sindrome. Riportiamo fedelmente
alcuni commenti pervenutici:
-
“Mai trovato un caso in prima persona”
-
“Credo che sia un piano assistenziale complesso”
-
“Non lo so, perché non mi è mai capitato un caso”
Nell’accertamento diagnostico della MSbP quasi la metà degli infermieri afferma che
può essere d’aiuto grazie all’osservazione diretta e dall’ascolto attivo. Alcuni esempi
sono:
-
“Facendo parlare il bambino e la madre”
-
“ Valutando gli atteggiamenti con cui la madre si pone con il bambino”
-
“ Potrebbe valutare lo strano comportamento del caregiver”
-
“Tenuta di un diario giornaliero dove registrare gli eventi “anomali” e
l’eventuale correlazione con la presenza del caregiver durante il ricovero”
Mentre il 12% si allontana dalla problematica attivando gli organi di competenza, quali
lo psicologo e l’assistente sociale. Alcuni esempi sono:
-
“Intervento dello psicologo”.
-
“Credo sia opportuno segnalare il caso agli organi di competenza, come ad
esempio gli assistenti sociali”
128
Possiamo notare, però, l’importanza che pongono gli infermieri nel lavoro d’equipe,
alcuni esempi sono:
-
“Condividendo con il medico e lo psicologo questo dubbio”
-
“Non lo so; penso che può aiutare con l’osservazione dei comportamenti e la
clinica o manifestazioni del bambino, comunicandoli ai medici”.
La pianificazione assistenziale infermieristica, in caso di diagnosi accertata di MSbP, è
per gli infermieri l’assistenza e la cura del bambino e del caregiver. Il 15% dichiara che
è loro competenza attivare la procedura aziendale; però, dall’analisi della domanda 8
(Esiste nel suo setting lavorativo uno strumento operativo che descrive il
comportamento da adottare in caso di diagnosi accertata di MSbP?), si rileva che non
esiste un protocollo o una procedura da adottare in caso di diagnosi accertata. Ancora
una volta, purtroppo, si deduce la grande confusione che hanno i professionisti sanitari
di questa malattia. Un commento che conferma quanto detto è:
“Attuando gli interventi previsti per il sospetto di abusi (protocollo aziendale)”
Analizzando la domanda 10 (Durante il suo percorso lavorativo in pediatria ha mai
dovuto assistere i bambini e i loro caregiver affetti da MSBP?) è emerso che i nostri
risultati sono similari alla letteratura internazionale. Per la stesura di questa domanda
avevamo preso spunto dal questionario effettuato negli Stati Uniti nel 1994;
nell’abstract di tale indagine è riportata la percentuale degli infermieri che dichiarano di
aver assistito a un caso di MSbP: 15%cxlviii; nella nostra ricerca, similmente, il dato
emerso è 18%. Come descritto nel capitolo 2, inoltre, abbiamo voluto riproporre la
domanda relativa alle emozioni provate nell’esperienza di assistenza della MSbP
presentata nell’indagine effettuata nel Midwestcxlix. Nella nostra ricerca è prevalso un
sentimento di rabbia nei confronti del caregiver, percepito come una persona amorevole
e preoccupata, e contro se stessi per non aver capito prima la situazione. La verità che
scaturisce dalla diagnosi accertata di MSbP è come una bomba che esplode dentro di
noi. Le certezze costruite nel tempo, grazie alla professionalità acquisita dall’esperienza,
sembrano frantumarsi in coriandoli. Nell’infermiere, dopo un lungo percorso di studi,
anni di tirocini ed un’accertata esperienza sul campo, può nascere un senso di fragilità,
inutilità e persino colpevolezza per non esser riuscito ad aiutare il bambino e
nell’avergli involontariamente causato danni. L’essenza stessa della professione
infermieristica, attraverso i codici deontologici in cui è descritta, si caratterizza da un
129
senso di calore che deve essere trasmesso alla persona che abbiamo di fronte, per
poterlo aiutare efficacemente. Sapere di essere manipolati e guidati da una mente
incoerente nei suoi comportamenti provoca, nel professionista sanitario, un disagio
psicologico che, se non trattato in modo adeguato, può provocare una situazione di
burn-out e, nel peggiore dei casi, il termine della sua vita professionale.
I partecipanti alla nostra indagine, che hanno assistito bambini e loro caregiver affetti da
MSbP, hanno rifiutato di descrivere la loro esperienza. Questo fa immaginare un blocco,
una negazione insita nella persona ad accettare tutto questo; il non parlare della
sofferenza provata scaturisce, inconsapevolmente, a non accertala e a non credere di
averla vissuta per davvero, come se ciò che ha attraversato incidentalmente la sua
attività lavorativa potesse essere eliminata da una risposta “No”.
In conclusione, dalla nostra analisi, possiamo rilevare che la consapevolezza della
MSbP sta aumentando e che molti casi, anche nel nostro territorio, sono stati
diagnosticati. Inoltre possiamo affermare che gli infermieri, purtroppo, si sentono e si
trovano impreparati, sia sul piano emotivo che professionale, ad affrontare un abuso
come questo. Tuttavia non dobbiamo pensare che non esiste un disinteresse
nell’informarsi, ma l’ignoranza della sindrome è causata da un mancata opportunità di
approfondimento. Infatti molte infermiere ci hanno ringraziato perché, attraverso questo
questionario, si sono potute documentare su una patologia per loro sconosciuta.
A tal fine riportiamo alcuni commenti:
-
“Io ti ho segnato di no. Adesso mi spieghi che malattia è.”
-
“Compilo il questionario dicendoti che non ne ho mai sentito parlare. Ma
adesso mi spieghi che cos’è così mi informo anch’io.”
-
“Grazie per averci fatto fare il questionario. Abbiamo capito che c’era una
malattia che noi non conosciamo. Sicuramente ci informeremo. Grazie.”
130
CAPITOLO 4:
CONCLUSIONI
Figura 4: http://it.123rf.comphoto_13379824_ritratto-di-una-bambina-in-divisainfermiera.htmlcl u.c 4-2-‘14
131
CONCLUSIONI
4.1. Gli obiettivi della ricerca
Con gli obiettivi della ricerca volevamo verificare la conoscenza della MSbP tra gli
infermieri di alcuni reparti di pediatria e abbiamo evidenziato che il 58% degli
infermieri intervistati ha consapevolezza di tale malattia. Consapevolezza avvenuta
soprattutto in ambito lavorativo e non attraverso i percorsi formativi; evidenziando,
però, che tale malattia, spesso, è scambiata per un comune maltrattamento fisico.
Il nostro obiettivo sulla conoscenza riguardo agli interventi infermieristici in caso di
MSbP sospetta o accertata ha rilevato confusione fra gli operatori sanitari.
L’ultimo obiettivo era di analizzare i vissuti emozionali degli infermieri che hanno
affrontato l’esperienza di assistenza ai bambini e ai loro caregiver affetti da MSbP, solo
11 infermieri hanno dichiarato di aver affrontato la malattia e fra questi i sentimenti più
rilevati sono stati la rabbia e la delusione per non aver capito prima la situazione.
4.2 Limiti della ricerca e modalità di miglioramento
Il primo limite della ricerca è stato rappresentato dalla difficoltà di paragonare le due
strutture da me scelte; i due presidi erano stati presi in considerazione in quanto
somministrare il questionario a livello nazionale avrebbe richiesto un arco di tempo che
non coincideva con quello a nostra disposizione, quindi, per convenienza, ci eravamo
limitati all’area della provincia di Firenze. L’ospedale pediatrico Meyer è stato scelto
perché è l’ospedale pediatrico, in Toscana, per eccellenza, mentre il setting pediatrico di
Empoli è stato considerato perché inerente alla nostra Ausl di appartenenza. Purtroppo il
totale dei partecipanti si è rilevato subito non in equilibrio ed è stato quindi difficile
applicare una statistica significativa ai due presidi. Il miglioramento che vogliamo
proporre è di estendere la nostra ricerca a livello nazionale, paragonando l’ospedale
pediatrico Meyer con quello del Gaslini di Genova e al Bambino Gesù di Roma poiché
sono gli ospedali pediatrici più importanti di Italia; se questo non è possibile, possiamo
proporre di paragonare i vari setting pediatrici nelle varie strutture ospedaliere toscane.
132
Il secondo limite di ricerca è insisto nella struttura stessa del questionario poiché, al
fine di valutare l’effettiva conoscenza della MSbP, abbiamo richiesto molti dati
anagrafici e lavorativi agli infermieri, purtroppo è risultato non anonimo. Infatti 5
infermieri intervistanti hanno specificato questa difficoltà, a tal fine riportiamo cosa ci
ha scritto uno di loro: “Non è anonimo perché dai dati richiesti è possibile risalire al
nominativo del compilatore”. Il miglioramento che possiamo proporre è di rielaborare
le domande inerenti questi dati, evitando, soprattutto, la domanda: “In che setting lavora
e da quanto tempo?”.
Un’altra problematica è che la parte inerente l’età, la nazionalità e il sesso che è stata
inserita in cima al questionario e non è di facile rilevazione; 24 infermieri non hanno,
infatti, specificato i loro dati anagrafici. Queste domande dovrebbero essere spostate e
messe in maniera visibile da tutti i partecipanti.
Abbiamo notato, inoltre, che il 33% degli infermieri non risponde alle domande
aperte, di conseguenza riteniamo utile, a fine dei nostri obiettivi, trasformare tali quesiti
in domande chiuse.
Un’altra considerazione che possiamo fare è inerente al nostro secondo obiettivo
(analizzare se la conoscenza del fenomeno è avvenuta attraverso percorsi formativi
formalizzati oppure attraverso l’esperienza sul campo), poiché, tra gli infermieri che
hanno risposto in maniera positiva all’esperienza di assistenza di MSbP, non abbiamo
richiesto se prima dell’esperienza diretta erano a conoscenza di tale patologia.
133
4.3. Conclusioni
Quasi un anno fa, quando all’università ci hanno chiesto di decidere l’argomento della
tesi, ho scelto la MSbP perché volevo approfondire la mia conoscenza nell’ambito degli
abusi infantili. Durante la lezione accademica del Dott. Lo Manto ho scoperto questo
maltrattamento “subdolo” e poco conosciuto. Il professore ha specificato che molte
problematiche, su questa sindrome, ancora sono irrisolte. Per “puro capriccio di
curiosità”, forse in modo ingenuo, avevo voglia di affrontare una tematica poco trattata,
nella quale l’infermiere ha un ruolo rilevante.
Ho iniziato, così, a documentarmi, a cercare articoli per capire come muovermi e come
organizzare il mio lavoro. Man mano che la ricerca proseguiva, ho trovato documenti
che hanno sconvolto il mio essere donna. Nonostante non abbia un figlio, non riesco a
comprendere come facciano queste donne a compiere certe azioni, proprio loro che
hanno portato in grembo i loro figli per nove mesi e chi li hanno sentiti crescere e
formarsi dentro il proprio corpo. Questi episodi mi hanno lasciato senza parole e hanno
sconvolto il mio stato d’animo al punto che, per qualche settimana, ho dovuto
interrompere la ricerca bibliografica della mia tesi. È impensabile e inaccettabile che
una persona possa iniettare, per via parenterale, delle feci o del sangue esogeno ad
un’altra, per giunta un figlio. Per quasi un anno sono stati due anime in un solo corpo: il
cuore, i polmoni, i reni e tutti gli organi necessari alla sopravvivenza si sono formati
grazie e, soprattutto, all’amore materno. Come può una madre ricercare attenzioni, ed
ottenerle, sapendo che il prezzo da pagare è altissimo? Infatti voglio ricordare che, se
questa patologia non viene diagnosticata in tempo, il bambino può morire.
Un’altra domanda che mi sono posta è: ma la famiglia dov’è? Come può un padre non
accorgersi delle “atrocità” che il suo bimbo subisce? Dalle ricerche da me effettuate è
emerso che, nella maggior parte dei casi, questo abuso è consumato in famiglie
apparentemente “tradizionali”, nelle quali sono presenti entrambi i genitori. Mentre la
madre viene descritta come una persona amorevole e “devota” per il proprio figlio, il
padre, diventa, inconsapevolmente, una figura passiva.
In questo contesto mi sono domandata, in qualità di futura infermiera, cosa può fare
l’infermiere per diminuire a questo supplizio? Che cosa sanno gli attuali infermieri di
questa patologia? Cosa si può migliorare, nel nostro sistema, per poterla diagnosticare
134
precocemente e salvare vite innocenti? Sono state queste domande e l’atrocità degli
eventi che ho trovato nelle mie ricerche a spingermi ed appassionarmi sempre più nella
stesura di questa tesi. A tal fine abbiamo effettuato una ricerca qualitativa e quantitativa
per evidenziare quanto gli infermieri pediatrici sono formati sulla MSbP e se, nel nostro
territorio, ci sono stati casi di questo abuso. Per rispondere ai nostri quesiti, io e il Dott.
Lo Manto abbiamo, quindi, effettuato un questionario che è stato distribuito, dalla
sottoscritta, in due presidi ospedalieri: l’ospedale pediatrico Meyer e il setting pediatrico
dell’ospedale San Giuseppe di Empoli. L’adesione è stata inferiore al 50%,
precisamente il 47%; le motivazioni delle non-adesione sono riconducibili,
ipoteticamente, alla scarsità di conoscenza della malattia e al periodo in cui è stato
somministrato: dicembre, in quanto, in questo lasso di tempo, la maggior parte degli
infermieri sono in ferie.
Nella nostra ricerca bibliografica è emerso che quasi tutti gli studi, in campo
infermieristico, provengono dall’estero; mentre in Italia la letteratura scarseggia.
Abbiamo ritrovato un solo studio in Toscana del 1999 che evidenziava una
consapevolezza della MSbP fra gli infermieri pediatrici del 20%. Nella nostra indagine,
a distanza di 15 anni, abbiamo riscontrato una conoscenza del 58%; ci siamo domandati
se questo miglioramento quantitativo corrispondesse a un aumento qualitativo.
Purtroppo la risposta è negativa, poiché l’aumento delle informazioni è dovuto, nella
maggior parte dei casi, da un’acquisizione attraverso fonti errate. Infatti solo il 48% dei
nostri intervistati ha risposto correttamente agli interrogativi, da noi posti, sui sintomi
della MSbP; le risposte sbagliate sono state fornite da infermieri che dichiarano di
essere venuti a conoscenza della patologia da una fonte non professionale. Questi
professionisti scambiano la MSbP per una comune forma di maltrattamento,
specificando sintomi come segni di frustate, percosse, ematomi, bruciature ecc. Inoltre
la MSbP viene spesso confusa con problemi di tipo psicologico quali bulimia, anoressia,
depressione e scarsa igiene personale. Quest’ultime sono delle conseguenze dell’abuso,
ma non sono certo i sintomi principali. In realtà la caratteristica identificativa di questa
sindrome è che non esistono sintomi specifici, poiché variano in conformità a cosa
somministra o “racconta” il caregiver ai sanitari.
Un dato preoccupante della nostra indagine è che il 96% degli infermieri prende in
considerazione unicamente il bambino, ponendo, al centro dell’assistenza, il suo
135
ristabilimento fisico e psicologico; una percentuale inferiore include anche la madre, ma
nessuno il padre, come se non fosse un membro della famiglia. Attualmente non
esistono linee guida per il trattamento di questo disturbo, in quanto deve essere
improntato su più fronti: la madre, il bambino e, ovviamente, la figura paterna.
Possiamo immaginare, dalle risposte pervenuteci, che nessun infermiere consideri come
vittima il nucleo familiare nel suo complesso.
Una delle difficoltà principali di questa patologia è quella di poter effettuare una
diagnosi precoce, che invece eviterebbe danni nocivi al bambino. L’infermiere, quindi,
dovrebbe cambiare completamente il suo agire professionale, poiché la tendenza è di
effettuare l’anamnesi con la presenza dei genitori. In questo caso, tuttavia, sono proprio
loro che danno nozioni errate. Bisognerà, quindi, andare ben oltre le apparenze, non
limitarsi ai sintomi descritti ma osservare ed entrare in empatia con il piccolo per capire
le sue emozioni e cosa sta vivendo. Nella nostra indagine è emerso che quasi la metà
degli
infermieri
afferma
che
può
essere
d’aiuto,
nell’accertamento,
grazie
all’osservazione diretta e all’ascolto attivo. Tuttavia è emerso un dato preoccupante: il
15% degli intervistati dichiara di non sapere cosa fa l’infermiere nell’accertamento
diagnostico e il 29% non conosce gli interventi da attuare in caso di diagnosi accertata
di MSbP. Inoltre circa il 34% preferisce non rispondere ai nostri due quesiti. Una
reazione di “freezing” di fronte a questa sindrome non è ammissibile, poiché è in
“gioco” la vita di un minore. Possiamo, però, ipotizzare una sorta d’imbarazzo da parte
dei compilatori, che, credendo di essere preparati ad affrontare questa tematica, si
trovano disorientati nel descrivere le competenze specifiche del loro ruolo. Nonostante
ciò, gli infermieri pongono molta importanza al lavoro d’equipe, cercando appoggio nei
medici, nell’assistente sociale e nello psicologo. Lavorare insieme in maniera integrata
è, per i professionisti, un punto di forza sul quale fare fulcro per una corretta assistenza;
può aiutare anche a gestire meglio il modo di relazionarsi a questa malattia che,
trattandosi di una forma di abuso e di violenza, coinvolge l’animo delle persone,
turbando il proprio essere. Per questo è necessaria una specifica formazione, rivolta alle
diverse figure professionali, sugli aspetti clinici, psicologici, giuridici e sociali per
arrivare alla stesura di un protocollo di “trattamento” condiviso e, soprattutto, per la
costruzione di un linguaggio comune su questa tematica e l’acquisizione di competenze
specializzate e integrate. Nei setting da noi scelti, infatti, abbiamo riscontrato che non
136
esiste uno strumento operativo (istruzione operativa, procedure, protocolli) che descriva
il comportamento da adottare in caso di diagnosi accertata.
Questa “mancanza” ha suscitato negli infermieri che hanno dichiarato di aver affrontato
un caso di MSbP (18%) sentimenti di rabbia e di frustrazione, andando ad intaccare
l’identità professionale che si erano costruiti nel tempo. Nessun infermiere ha voluto
“raccontarci” il proprio vissuto, questa reazione di rifiuto fa immaginare un desiderio di
voler dimenticare l’atrocità a cui hanno assistito; come se
potessimo cancellare i
ricordi, come una spugna, attraverso il silenzio. E come dice C. Ferrario: “Il silenzio è la
decima e forse la più espressiva parte del discorso”cli. Questo “silenzio”, quindi, deve
essere interpretato perché di fronte a tragedie di questo tipo i professionisti possono
cadere, inevitabilmente, nel burn-out.
Per evitare questi fenomeni e salvare il bambino, il nucleo familiare e la vita
professionale dei sanitari che ne entrano in contatto, è importante sensibilizzare anche
buona parte della società civile, come la scuola, i centri culturali, di aggregazione e le
associazioni di volontariato.
Ecco che l’infermiere pediatrico assume un ruolo molto importante perché dovrà
effettuare campagne di prevenzione per insegnare alla popolazione a “riconoscere” e
“segnalare” questo tipo di abuso.
L’infermiere, quindi, deve sapersi muovere in tanti ambiti, sia per “prevenire” queste
crudeltà, sia per “indagare” nella maniera più idonea, cercando di capire che il bambino
sta subendo una forma di maltrattamento, sia per ricercare e collaborare con gli altri
professionisti in maniera propositiva e attiva. Necessita, quindi, di una formazione che
va ben oltre quella di base, come descritto nel c.d. infermieristico del 2009 “
L’infermiere conosce il progetto diagnostico- terapeutico per le influenze che questo ha
sul percorso assistenziale e sulla relazione con l’assistitoclii. Potrebbe essere inserito un
ECM48 obbligatorio sulla MSbP a tutti gli infermieri che lavorano in pediatria, in questo
modo potranno aiutare/prevenire gli orrori che tale sindrome provoca, come riportato
nel c.d. infermieristico del 2009 “L’infermiere chiede formazione e/o supervisione per
pratiche nuove o sulle quali non ha esperienzacliii” oppure “L’infermiere fonda il
48
ECM: educazione continua in medicina: nel 1999 con la legge 229/99 è stato introdotto per i
professionisti sanitari l’obbligo della formazione continua, chiamato ECM che stabiliva, con modifiche
successive, l’obbligo di acquisire un certo numero di crediti formativi ogni anno (50 per anno e 150 in 3
anni).
137
proprio operato su conoscenze validate e aggiorna saperi e competenze attraverso la
formazione permanente, la riflessione critica sull’esperienza e la ricerca. Progetta,
svolge e partecipa ad attività di formazione. Promuove, attiva e partecipa alla ricerca e
cura la diffusione dei risultaticliv”.
138
All.A
PROTOCOLLO DI RICERCA INFERMIERISTICA
“La Sindrome di Munchausen per Procura:
conoscenza ed emozioni degli infermieri in ambito pediatrico”
Il seguente protocollo è sviluppato nell’ambito dell’elaborazione di Tesi del Corso di
Laurea infermieristica dal titolo “ La Sindrome di Munchausen per Procura:
conoscenza ed esperienza degli infermieri in ambito pediatrico” della studentessa
PISTOLESI FRANCESCA, relatore della tesi dott. ACHILLE LO MANTO.
QUESITO
Gli infermieri pediatrici conoscono e sono in grado di definire gli interventi
infermieristici della Sindrome di Munchausen per Procura? Quali emozioni
scaturiscono negli infermieri che hanno affrontato la Sindrome di Munchausen per
Procura?
MOTIVAZIONI
La Sindrome di Munchausen per Procura è una variante dei disordini fittizi, è stata
definita dal DSM-IV come “ produzione deliberata o simulazione di segni e sintomi
fisici o psichici in un’altra persona che è affidata alle cure del soggetto. Tipicamente la
vittima è un bambino piccolo, e il responsabile è la madre del bambino. La motivazione
di tale comportamento viene ritenuta essere il bisogno psicologico di assumere, per
interposta persona, il ruolo di malato”.
Questa sindrome fu descritta la prima volta nel 1977 da Meadow riferendosi a quelle
situazioni in cui i genitori fanno effettuare ai propri figli una serie di accertamenti ed
interventi, talvolta inventando sintomi inesistenti oppure provocando loro stessi dei
danni,che alla fine riescono a danneggiare e persino uccidere i propri figli.
I dati sulla sindrome di Munchausen sono pochi: il Pediatric Review riporta nel 2004
un’incidenza dello 0,4/100000 nella fascia dai due ai sei anni e di 2/100000 nel primo
anno di vita in Gran Bretagna (Roosemberg 1987, Sheppard 2001). Il primo studio
riscontrato è stato fatto da Roosember, in Colorado, nel 1987 su un campione di 117
bambini: riscontrò che i sintomi più comuni erano emorragie, convulsioni, apnea,
diarrea, vomito, febbre e rash cutaneo. Il tasso di morbilità era del 100%, il tasso di
mortalità del 9%; il 90% degli abusatori erano le madri, il 5% padri e il 5% altri
caregiver.( da “Web of deceit: a literature review of Munchausen Syndrome by Proxy”,
in Child Abuse & Neglect, vol.11, issue 4, 1987, pag. 547-563)
Attualmente non esiste un corpus di ricerca consolidato, in quanto mancano gli
139
strumenti sia per poter identificare precocemente e adeguatamente i bambini a rischio
sia per una corretta gestione della malattia in tutte le sue manifestazioni. Inoltre sono
scarsi sia gli studi di follow up a lungo termine, sia quelli inerenti l’epidemiologia e il
giusto approccio fra infermiere-caregiver-bambino.
La scarsa casistica deriva soprattutto dal fatto che questa malattia si inserisce fra i
disturbi fittizzi, ma anche fra le varie forme di maltrattamento, quindi la sua
individuazione diventa molto complessa: nell’ambito della salute risulta infatti come
una delle patologie più difficili da riconoscere.
Facendo una ricerca nelle banche dati abitualmente consultate dagli infermieri si
riscontrano i seguenti riferimenti:
- Nella banca dati Cochrane Library, (www.thecochranelibrary.com) inserendo come
parole-chiave “Syndromes Munchausen by Proxy” troviamo solo due risultati però non
utili alla nostra ricerca. In uno infatti si parla di un caso singolo della Sindrome di
Munchausen e nell’altro di problemi generici di salute mentale. Anche aggiungendo la
parola chiave “Nurse”+ “Syndromes Munchausen by proxy”la ricerca non trova risultati
(u.c 13/10/’13).
- Similmente nella banca dati DARE(Database of Abstract of Reviews of Effects)
(www.crd.york.ac.uk/CRDWeb ) non si trovano documenti utile alla ricerca.
Ciò sia inserendo come parole chiavi “Syndromes Munchausen by Proxy and nursing
dal 1960 al 2013”, sia inserendo solo la parola-chiave “Munchausen”. In quest’ultimo
caso trova un solo studio dove vengono considerate varie forme di abuso, ma con
esclusione della Sindrome di Munchausen. Inserendo come parole-chiave “abuse and
child and nursing dal 1960 al 2013” fornisce 14 risultati ma nessuno inerente al nostro
argomento (u.c 12/10/’13).
- Nella banca dati PubMed ( www.ncbi.nlm.gov/pubmed) abbiamo riscontrato diversi
studi inerenti alla Sindrome di Munchausen per Procura. Li esporremo in ordine
cronologico.
a) Nel 1988 in un ospedale del Midwest è stato somministrato un questionario con
domande aperte a 20 infermieri pediatrici che erano venuti in contatto con un caso
sospetto di Sindrome di Munchausen. Veniva indagato come avevano reagito,
professionalmente e personalmente, alla diagnosi presunta del medico, come la vicenda
clinica aveva influenzato la relazione degli infermieri con altri genitori e come si erano
sentite coinvolte. È emerso che solo il 10% di loro aveva avuto precedenti esperienze; il
55% non aveva mai sentito parlare di questa malattia e più del 70% hanno riferito di
essere personalmente e professionalmente impreparate rispetto a questa sindrome. La
loro reazione alla diagnosi variava da incredulità a rabbia e nausea, perché la maggior
parte di loro aveva percepito il genitore come un caregiver amorevole e preoccupato
(“The effects of a suspected case of munchausen syndrome by proxy on a pediatric
nursing staff”, n. 3203882; u.c 14/10’/’13).
b) Nel 1990 un altro studio enfatizza il ruolo degli infermieri nella sindrome e sottolinea
come il processo di nursing risulti un metodo molto completo nella gestione di questi
disturbi ed è lo strumento più importante per una diagnosi precoce (“Munchausen
140
syndrome by proxy: a nursing overview”, n 2133145; u.c 9/10/’13).
c) Un articolo del 1992 spiega come riconoscere la vittima della sindrome: il bambino.
Approfondisce inoltre come lo staff può provocare danni al bambino enfatizzando
quindi l’importanza che gli operatori sanitari riescano prontamente a riconoscere la
sindrome.
(“Munchausen Syndrome by Proxy: recognizing the victim”, n 1625953; u.c 14/10/’13).
d) Uno studio prospettico nel Regno Unito, eseguito dal 1992 al 1994, ha analizzato 128
casi di presunta sindrome, riconosciuta certa in 55. Nell’85% dei casi l’autore
dell’abuso era la madre. Inoltre era spesso coinvolto anche un altro fratello, anche lui
vittima di abuso. Questo studio fa capire anche la gravità di questa sindrome, esitata
nella morte per otto bambini (“Epidemiology of munchausen syndrome by proxy, nonaccidental poisoning and non-accidental suffocation”, n. 8813872; u.c. 9/10/’13).
e) Nel 1994 negli Stati Uniti è stato somministrato un questionario a 320 infermieri
pediatrici per valutare la loro conoscenza nell’identificazione della sindrome.
Nonostante il 47% ha risposto di aver sentito parlare di essa, la conoscenza che avevano
dei segni e sintomi era moderata. Di questi solo il 34% (quindi solo il 15%dell’intero
campione) era stato a contatto con la malattia. Lo studio suggerisce l’importanza di una
maggiore informazione agli operatori sanitari negli ospedali pediatrici (“Munchausen
syndrome by proxy: an exploratory study of pediatric nurses’ knowledge and
involvement”, n. 7815291; u.c. 10/10/’13).
f) Nel 1996 nella rivista scientifica Compare Paediatric Nurse è stato esposto uno studio
sugli infermieri pediatrici: veniva somministrato un questionario a 132 infermieri
relativo alla conoscenza ed esperienza di questa sindrome ed è emerso che circa la metà
degli intervistati ne aveva sentito parlare. La fonte di informazione era l’esperienza
diretta (23,5%), dai media (19%) o le riviste professionali (9%). Il 25% di loro inoltre
riportava di aver visto un caso sospetto durante l’anno precedente. Un infermiere ha
dichiarato di averne avuto conoscenza diretta durante il tirocinio universitario. (
“Nurses’s knowledge of and experience with Munchausen Syndrome by Proxy” n.
8920328; u.c. 10/10/’13).
g) Emma Laird, prendendo spunto dallo studio del punto f), nella rivista Pediatric Care
(2001), afferma che è essenziale che le infermiere pediatriche siano informate su questo
tipo di abuso perché soltanto avendo la conoscenza possono dare un vero aiuto nella
diagnosi precoce. (“Nurses’s knowledge of Munchausen Syndrome by proxy: Emma
Laird discusses the need for nurses to be better informed about fictitious or induced
illnees”, http://dx.doi.org-10.7748/paed2001.09.13.7.23.c758 u.c. 10/10/’13).
h) Nel 2008, in Giappone, è stato somministrato un questionario a 11 primari pediatrici
di diversi ospedali. Analizzando una casistica di 20 famiglie, emerge che l’età media
delle vittime al momento della diagnosi è 4,6 anni e riscontra coerentemente con quanto
rilevato in altri studi che nel 95% dei casi l’abusante è la madre biologica
(“Characteristic of hospital-based Munchausen by Proxy in Japan”, n. 18455793; u.c
9/10/’13).
141
Come è possibile vedere, gli studi e le ricerche sopra riportate coinvolgono un numero
ridotto di paesi (principalmente Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Nuova Zelanda e
Australia e alcuni dal Giappone e dall’Africa). In Italia le ricerche sono state finora
sono poche e siamo riusciti a trovarne nel nostro ambito solo due:
i) lo studio fatto nel 2012 a Modena dal Dipartimento Otorinolaringoiatrico revisiona
sistematicamente la letteratura sulla Sindrome di Munchausen per Procura a partire da
come si può presentare in un reparto di ORL, quindi con prevalenza sintomatologia
inerente naso, bocca e orecchi. Nei 24 articoli trovati in revisione vi sono 30 casi di
sospetto Munchausen di cui però il 20% poteva essere ricondotto con sicurezza alla
sindrome ( “Otolaryngology fantastica: the ear, nose and throat manifestations of
munchausen’s syndrome”, n. 22095880; u.c 14/10/’13).
l) l’altro studio, realizzato nel 2013 al Policlinico Gemelli di Roma, considera bambini
affetti da disturbi fittizi ricoverati nel Dipartimento di Pediatria fra novembre 2007 e
marzo 2010: su 751 bambini ospedalizzati, 14 risultavano affetti da disturbi fittizi,
quindi con un tasso di prevalenza del 1,8%. Solo 4 casi soddisfacevano i criteri della
Sindrome di Munchausen( 0,53% di prevalenza). L’abusatore era la madre in tre dei
quattro casi (“Factitiuous disorders and munchausen syndrome: The tip of the iceberg”,
n. 23411659; u.c 13/10/’13).
In conclusione poiché in Italia non abbiamo riscontrato dati sufficienti riguardanti la
Sindrome di Munchausen, abbiamo voluto approfondire il fenomeno chiedendoci se vi è
conoscenza di esso tra gli infermieri (nella nostra ricerca di due reparti pediatrici) e se i
dati emergenti attualmente sono in linea con quanto la letteratura descrive.
Abbiamo così costruito un questionario “ad hoc”, tenendo conto degli studi sopra
riportati, finalizzato a rilevare i dati di conoscenza degli infermieri in ambito pediatrico.
POPOLAZIONE
Infermieri che lavorano in ambito pediatrico.
OBIETTIVI
-
Verificare la conoscenza della Sindrome di Munchausen per Procura tra gli
infermieri di alcuni reparti di pediatria
Analizzare se la conoscenza del fenomeno è avvenuta attraverso percorsi
formativi formalizzati oppure attraverso l’esperienza sul campo
Analizzare la conoscenza riguardo agli interventi infermieristici in caso di
sindrome di Munchausen sospetta o accertata
Analizzare
i vissuti emozionali degli infermieri che hanno affrontato
l’esperienza di assistenza ai bambini e ai loro caregiver affetti da Sindrome di
Munchausen per Procura
142
METODI E MEZZI
Questionario con domande a risposta multipla ed aperta in allegato. Vengono
somministrati dalla studentessa previo appuntamento con il coordinatore.
CAMPIONE DI RILEVAZIONE
Infermieri della UOC di Pediatria dell’Ospedale S. Giuseppe di Empoli
Infermieri dell’Ospedale Pediatrico Meyer
TEMPI DI RILEVAZIONE
Novembre 2013- Dicembre 2013
COMUNICAZIONE E TRASFERIMENTO
I dati raccolti saranno analizzati, inseriti nella mia tesi di laurea ed utilizzati per
un’eventuale comunicazione, verranno inviati mediante e-mail al Direttore del
Dipartimento Professioni Sanitarie Dott.essa Simonetta Chiappi e al Direttore delle
Professioni Sanitarie Specialistiche Dott.ssa Meini Loriana e al Direttore del
Dipartimento e Direttore delle Professioni Sanitarie Specialistiche dell’ospedale
pediatrico Meyer Dott.essa Monica Frassinetti.
Data:
Firma relatore:
Firma studente:
143
All.B
QUESTIONARIO
Sono una studentessa del Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche dell’Università di
Firenze, sede di Empoli. Sto approfondendo una sindrome poco conosciuta che può
presentarsi nel lavoro dell’infermiere pediatrico: “la Sindrome di Munchausen per
Procura”.
Chiedo la sua disponibilità a collaborare alla mia ricerca di tesi.
Il questionario che segue è anonimo e richiede pochi minuti per la compilazione durante
i quali potrà chiedermi qualsiasi informazione o chiarimento ritenesse utile.
I dati raccolti saranno analizzati e inseriti in un database riservato ed utilizzati solo a fini
statistici per la mia tesi, saranno restituiti alla direzione Aziendale ed eventualmente
utilizzati per una pubblicazione.
La ringrazio per la gentile collaborazione.
Data:
Studente:
Pistolesi Francesca
Relatore:
Achille Carmelo Lo Manto
144
All.C
QUESTIONARIO
“La Sindrome di Munchausen per Procura:
conoscenza ed emozioni degli infermieri in ambito pediatrico”
DATA DI SOMMINISTRAZIONE DEL QUESTIONARIO:
CONSENSO ALLA PARTECIPAZIONE DELL’INDAGINE:
SI
NO 
non partecipo perché non sono interessato
altro, specificare____________________
DATI ANAGRAFICI: Età: __________ Sesso: ________ Nazionalità: _______________
Titolo di studio:
(a) Diploma regionale infermiere professionale
(b) Diploma universitario
(c) Laurea infermieristica
In che anno ha preso la laurea/diploma in Infermieristica? ___________________________
Ha fatto un master in infermieristica pediatrica?
(a) SI
(b) NO
In che setting attualmente lavora? E da quanto tempo?
____________________________________________________
Ha lavorato in altri setting pediatrici?
(a) SI  dove e per quando tempo?
___________________________________________________
(b) NO
Al di fuori dell’ambito lavorativo ha esperienze dirette con bambini?
(a) SI 
nella mia famiglia
presso parenti
presso amici
altro, specificare______
(b) NO
SINDROME DI MUNCHAUSEN PER PROCURA
1.Ha mai sentito parlare di Sindrome di Munchausen per Procura?
(a) SI: attraverso il mio percorso di studi
(b) SI: nell’ambiente lavorativo
(c) SI: in ambiente extraprofessionale: dove?___________________________
(d) SI: attraverso i mezzi di informazione (TV, Internet, Giornali…)
(e) NO: mai
Se ha optato per la risposta affermativa prosegua con le seguenti domande:
2.Secondo lei, quali possono essere i sintomi più frequenti riscontrati nel bambino con Sindrome di
Munchausen per Procura?
(a) Vomito e diarrea (disturbi gastroenterici)
(b) Percosse, ematomi, bruciature, abrasioni/lacerazioni, fratture diffuse, segni di frustate…
(c) Dipendono dall’organo colpito
(d) Problemi psicologici come depressione, anoressia, bulimia e scarsa igiene personale
(e) I sintomi sono i più vari: dipendono soprattutto da cosa somministra il caregiver al piccolo
3.Con quali sintomi specifici riusciamo a scoprire la Sindrome di Munchausen per Procura?
(a) A causa di frequenti ricoveri in più ospedali
(b) Il bambino presenta sintomi/segni di malattie difficili da diagnosticare o dal decorso anomalo
(c) Il bambino presenta segni di percosse, ematomi, bruciature, abrasioni/lacerazioni, segni di
frustate...
(d) Il bambino presenta iperattività o aggressività
(e) Vi è una storia di frequenti richieste di esami specialistici a carico del bambino
145
(f) Il bambino presenta ritardo nello sviluppo
(g) Il bambino presenta isolamento sociale o passività
4. In questa sindrome chi subisce più danni?
- Il bambino
- Il padre
- La madre
- Il caregiver del bambino, inteso come l’adulto che si occupa del piccolo
5. Perchè?
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6. In caso di sospetto di Sindrome di Munchausen come può l'infermiere essere d’aiuto
nell'accertamento diagnostico?
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7. Quali sono gli interventi di competenza infermieristica di fronte a diagnosi accertata di Sindrome di
Munchausen?
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________________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________________________________
8. Esiste nel suo setting lavorativo uno strumento operativo (istruzione operativa, procedure, protocollo
ecc) che descrive il comportamento da adottare in caso di diagnosi accertata?
(a) SI
(b) NO
(c) Non so
9. Quali conseguenze ci possono essere, a lungo termine, per il bambino in caso di mancato
riconoscimento diagnostico della Sindrome di Munchausen?
- L’infermiere e il medico procurano, involontariamente e indirettamente, aggravamento della
salute del bambino
- L’infermiere e il medico non procurano nessun danno al bambino
- L’infermiere e il medico con la loro attenzione procurano comunque un miglioramento della
salute del bambino
- Si rischia l'accanimento terapeutico
10. Durante il suo percorso lavorativo in pediatria ha mai dovuto assistere i bambini e i loro caregiver
affetti da Sindrome di Munchausen per Procura?
(a) SI
(b) No
Se ha risposto SI prosegua con le seguenti domande:
11. Quali emozioni ha provato in quell’esperienza?
(a) Rabbia nei confronti del presunto caregiver
(b) Rabbia nei propri confronti per aver percepito il caregiver come amorevole e preoccupato
(c) Rabbia per aver creato danni involontari al bambino
(d) Rabbia per non aver capito prima la situazione
(e) Paura per un eventuali conseguenze giuridiche ( querele, processi penali ecc)
(f) Non darebbe troppa importanza all’episodio pensando che “tocca ad altri intervenire”
146
(g) Incredulità di fronte alla presunta diagnosi
(h) Ansia generica
(i) Altro_______________________________________________________________________
12. Sarebbe disposto/a a commentare il suo vissuto?
________________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________________________________
Grazie per la collaborazione
Studente: Pistolesi Francesca
Relatore: Achille Lo Manto
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11)Emozioni
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9)Conseguenze
10)Assistenza
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4)Chi subisce
8)Strumento
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3)Sintomi specifici
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Conoscenza
1)Conoscenza
MSbP
2)Sintomi
frequenti
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Altri setting
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Sesso
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Titolo di studio
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Nazionalità
1 M
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Età
Ospedale
Infermiere
Excell
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e
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33 M
34 M
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si
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b
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123
si
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35 M
x
x
x
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Si
No No
si
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M
M
M
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Si
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56
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58
59
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M
M
M
M
M
M
M
M
M
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43
43
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47
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No
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No
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60
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77
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No
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No
No
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No
No
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No
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Si
2
123
Si 4
Si 1 2 3
Si 1 2
x
x
Si 2 3
Si 1 2 3
Si
1
No
No
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3
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1
No
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1
No
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1
Si
1
Si
3
Si
1
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No
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No
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No
No
No
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x
Si
No
No
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No
No
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47 F
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23
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a
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a
a
b
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a
dh
e
150
All.E
Tavola Chi-Quadrato
151
All.F
Analisi Statistica del Chi-Quadrato:
Età degli Infermieri: Meyer e Empoli
1. Verifica:
Se gli infermieri di Empoli hanno un’età significativamente diversa da quelli del Meyer.
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono:
Gruppi:
-
Meyer: 93 infermieri
-
Empoli: 10 infermieri
Età:
-
21-30anni: 18 infermieri in totale
-
21-30anni: 17 infermieri al Meyer
-
21-30anni: 1 infermiere a Empoli
-
31-40anni: 17 infermieri in totale
-
31-40anni: 16 infermieri al Meyer
-
31-40anni: 1 infermiere a Empoli
-
41-50anni: 29 infermieri in totale
-
41-50anni: 22 infermieri al Meyer
-
41-50anni: 7 infermieri a Empoli
-
51-60anni: 10 infermieri in totale
-
51-60anni: 9 infermieri al Meyer
-
51-60anni: 1 infermiere a Empoli
-
Non risponde al nostro quesito: 29 infermieri totale
-
Non risponde al nostro quesito Meyer: 29 infermieri
-
Non risponde al nostro quesito Empoli: 0 infermieri
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto al nostro quesito; per cui
il totale dell’ospedale pediatrico Meyer risulta essere 64 infermieri.
152
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate:
Età
Gruppo1:
Meyer
Gruppo2:
Empoli
2130
3140
4150
5160
1
2
3
4
17
16
22
9
5
6
7
8
1
1
7
1
Tot Marginale
Infermieri
64
10
Tot. (N)
Tot. Marginale:
Età
18
17
29
10 74
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese Meyer: 64:4=16;
Frequenze Attese Empoli: 10:4= 2,5
In seguito abbiamo proceduto con la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Attese:
Età
Gruppo1:
Meyer
Gruppo2:
Empoli
2130
3140
4150
5160
1
2
3
4
16
16
16
16
5
6
7
8
2,5
2,5
2,5
2,5
Tot Marginale
Infermieri
64
10
Tot. (N)
Tot.
Marginale:Età
18,5 18,5 18,5 18,5 74
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (17-16) (17-16)/16= 0,06
- Chi-Quadrato (cella 2): (16-16) (16-16)/16= 0
- Chi-Quadrato (cella 3): (22-16) (22-16)/16= 2,25
- Chi-Quadrato (cella 4): (9-16) (9-16)/16= 3.06
- Chi-Quadrato (cella 5): (1-2,5) (1-2,5)/2,5= 0,9
153
- Chi-Quadrato (cella 6): (1-2,5) (1-2,5)/2,5= 0,9
- Chi-Quadrato (cella 7): (7-2,5) (7-2,5)/2,5= 1,8
- Chi-Quadrato (cella 8): (1-2,5) (1-2,5)/2,5= 0,9
- Chi-Quadrato Totale: 0,06+0+2,25+3,06+0,9+0,9+1,8+0,9= 9,87
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(4-1)= 3
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (9,87) con quello della riga del
grado di libertà 3 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è risultato 9,87; nella tabella tale risultato è compreso fra il
valore critico 0,05 e 0,01 per cui il nostro risultato è significativo. Per cui gli infermieri
di Empoli hanno un’età significativamente diversa da quelli del Meyer.
Sesso Infermieri fra Empoli e Meyer
1. Verifica:
Se gli infermieri di Empoli sono di sesso similare a quelli del Meyer.
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono:
Gruppi:
-
Meyer: 93 infermieri
-
Empoli: 10 infermieri
Età:
-
Uomini Totale: 14
-
Uomini Meyer: 14
-
Uomini Empoli: 0
-
Donne Totali: 63
-
Donne Meyer: 53
-
Donne Empoli: 10
-
Non risponde al nostro quesito: 26 infermieri totale
-
Non risponde al nostro quesito Meyer: 26 infermieri
154
-
Non risponde al nostro quesito Empoli: 0 infermieri
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto al nostro quesito; per cui
il totale dell’ospedale pediatrico Meyer risulta essere 67 infermieri.
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate:
Sesso
Gruppo1:
Meyer
Gruppo2:
Empoli
Uomini
Donne
1
2
14
53
3
4
0
10
Tot Marginale
Infermieri
67
10
Tot. (N)
Tot.
Marginale:Sesso
14
63 77
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese Meyer: 67:2=33,5;
Frequenze Attese Empoli: 10:2= 5
In seguito abbiamo proceduto con la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Attese:
Sesso
Gruppo1:
Meyer
Gruppo2:
Empoli
Uomini
Donne
1
2
33,5
33,5
3
4
5
5
Tot Marginale
Infermieri
67
10
Tot. (N)
Tot.
Marginale:Sesso
38,5
38,5 77
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (14-33,5) (14-33,5)/33,5= 27,16
- Chi-Quadrato (cella 2): (53-33,5) (53-33,5)/33,5= 27,16
- Chi-Quadrato (cella 3): (0-5) (0-5)/5= 5
155
- Chi-Quadrato (cella 4): (10-5) (10-5)/5= 5
- Chi-Quadrato Totale: 27,16+27,16+5+5= 64,32
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(2-1)= 1
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (64,32) con quello della riga del
grado di libertà 1 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è risultato 64,32; nella tabella tale risultato è superiore al valore
critico 0,01 per cui il nostro risultato è molto significativo. Per cui gli infermieri di
Empoli sono di sesso significativamente diverso da quelli del Meyer.
Nel grafico 3.1.2.(Sesso degli Infermieri) si rileva che il 61% (63 infermieri) sono di
sesso femminili suddivisi in 10 per l’ospedale di Empoli e 53 per l’ospedale Meyer; il
test del Chi-Quadrato evidenzia, anche in questo caso, una differenza molto
significativa; in quanto se guardiamo la cella 2 e la cella 4 rispettivamente hanno un
Chi-Quadrato di 27,16 e di 5; inoltre la differenza fra la cella 1 e cella 2(entrambe
prendono in considerazione il Meyer) delle frequenze attese (53-14) è: 39; fra le celle 2
e 3 (considerano Empoli) la differenza delle frequenze attese è: 10.
Titolo di studio infermieri fra Empoli e Meyer
1. Verifica:
Se gli infermieri di Empoli hanno un titolo di studio significativamente diverso da quelli
del Meyer.
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono:
Gruppi:
-
Meyer: 93 infermieri
-
Empoli: 10 infermieri
Età:
-
Diploma Totale: 59 infermieri
-
Diploma Empoli: 9 infermieri
156
-
Diploma Meyer: 50 infermieri
-
Laurea Totale: 42 infermieri
-
Laurea Empoli: 1 infermieri
-
Laurea Meyer: 42 infermieri
-
Non risponde al nostro quesito: 2 infermieri
-
Non risponde al nostro quesito Meyer: 2 infermieri
-
Non risponde al nostro quesito Empoli: 0 infermieri
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto al nostro quesito; per cui
il totale dell’ospedale pediatrico Meyer risulta essere 91 infermieri.
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate:
Studio
Diploma Laurea
Gruppo1:
Meyer
Gruppo2:
Empoli
1
2
50
41
3
4
9
1
Tot Marginale
Infermieri
91
10
Tot. (N)
Tot.
Marginale:Studio
59
42 101
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese Meyer: 91:2= 45,5;
Frequenze Attese Empoli: 10:2= 5
In seguito abbiamo proceduto con la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Attese:
157
Studio
Diploma Laurea
Gruppo1:
Meyer
Gruppo2:
Empoli
1
2
45,5
45,5
3
4
5
5
Tot Marginale
Infermieri
91
10
Tot. (N)
Tot.
Marginale:Studio
50,5
50,5 101
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (50-45,5) (50-45,5)/45,5= 0,44
- Chi-Quadrato (cella 2): (41-45,5) (41-45,5)/45,5= 0,44
- Chi-Quadrato (cella 3): (9-5) (9-5)/5= 3,2
- Chi-Quadrato (cella 4): (1-5) (1-5)/5= 3,2
- Chi-Quadrato Totale: 0,44+0,44+3,2+3,2= 7,8
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(2-1)= 1
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (7,8) con quello della riga del
grado di libertà 1 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è risultato 7,8; nella tabella tale risultato è compreso fra il valore
critico 0,05 e 0,01 per cui il nostro risultato è significativo. Per cui gli infermieri di
Empoli hanno un titolo di studio significativamente diverso da quelli del Meyer.
Successivamente abbiamo confrontato, nei due presidi:
- Diploma Regionale
- Diploma Universitario
- Laurea Infermieristica
1. Verifica:
Se gli infermieri di Empoli hanno un titolo di studio significativamente diverso da quelli
del Meyer.
158
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono:
Gruppi:
-
Meyer: 93 infermieri
-
Empoli: 10 infermieri
Età:
-
Diploma Regionale Totale: 46 infermieri
-
Diploma Regionale Empoli: 6 infermieri
-
Diploma Regionale Meyer: 40 infermieri
-
Diploma Universitario Totale: 13 infermieri
-
Diploma Universitario Empoli: 3 infermieri
-
Diploma Universitario Meyer: 10 infermieri
-
Laurea Totale: 42 infermieri
-
Laurea Empoli: 1 infermieri
-
Laurea Meyer: 42 infermieri
-
Non risponde al nostro quesito: 2 infermieri
-
Non risponde al nostro quesito Meyer: 2 infermieri
-
Non risponde al nostro quesito Empoli: 0 infermieri
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto al nostro quesito; per cui
il totale dell’ospedale pediatrico Meyer risulta essere 91 infermieri.
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate:
Studio
Gruppo1:
Meyer
Gruppo2:
Empoli
D. R.
D.U.
Laurea
1
2
3
40
10
41
4
5
6
6
3
1
Tot Marginale
Infermieri
91
10
Tot. (N)
Tot.
Marginale:Studio
46
13
42 101
159
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese Meyer: 91:3= 30,33;
Frequenze Attese Empoli: 10:3= 3,33
In seguito abbiamo proceduto con la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Attese:
Studio
Gruppo1:
Meyer
Gruppo2:
Empoli
D. R.
D.U.
Tot Marginale
Laurea Infermieri
1
2
3
30,33
30,33
30,33
4
5
6
3,33
3,33
3,33
91
10
Tot. (N)
Tot.
Marginale:Studio
33,66
33,66
33,66 101
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (40-30,33) (40-30,33)/30,33= 1,47
- Chi-Quadrato (cella 2): (10-30,33) (10-30,33)/30,33= 13,63
- Chi-Quadrato (cella 3): (41-30,33) (41-30,33)/30,33= 3,75
- Chi-Quadrato (cella 4): (6-3,33) (6-3,33)/3,33= 2,14
- Chi-Quadrato (cella 5): (3-3,33) (3-3,33)/3,33= 0,03
- Chi-Quadrato (cella 6): (1-3,33) (1-3,33)/3,33= 1,63
- Chi-Quadrato Totale: 1,47+13,63+3,75+2,14+0,03+2,14+0,03+1,63= 22,65
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(3-1)= 2
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (22,65) con quello della riga del
grado di libertà 2 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è risultato 22,65; nella tabella tale risultato è compreso superiore
al valore critico 0,01 per cui il nostro risultato è molto significativo. Per cui, anche in
160
questo caso, si dimostra che gli infermieri di Empoli hanno un titolo di studio
significativamente diverso da quelli del Meyer.
Master Infermieristica Pediatrica fra Empoli e Meyer
1. Verifica:
Se gli infermieri di Empoli sono in possesso del Master in maniera significativamente
diversa da quelli del Meyer.
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono:
Gruppi:
-
Meyer: 93 infermieri
-
Empoli: 10 infermieri
Master:
-
Si Totale:10
-
Si Meyer: 9
-
Si Empoli: 1
-
No Totale: 90
-
No Meyer: 82
-
No Empoli: 8
-
Non risponde al nostro quesito: 3 infermieri totale
-
Non risponde al nostro quesito Meyer: 2 infermieri
-
Non risponde al nostro quesito Empoli: 1 infermieri
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto al nostro quesito; per cui
il totale dell’ospedale pediatrico Meyer risulta essere 91 infermieri e Empoli 9
infermieri.
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate:
161
Master
Gruppo1:
Meyer
Gruppo2:
Empoli
Si
No
1
2
9
82
3
4
1
8
Tot Marginale
Infermieri
91
9
Tot. (N)
Tot.
Marginale:Master
10
90 100
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese Meyer: 91:2=45,5;
Frequenze Attese Empoli: 9:2= 4,5
Tabella di Contingenza sulle Frequenze Attese:
Gruppo1:
Meyer
Gruppo2:
Empoli
Si
1
Master
Tot Marginale
No
Infermieri
2
45,5
3
45,5
4
91
4,5
4,5
9
Tot. (N)
Tot.
Marginale:Master
50
50 100
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (9-45,5) (9-45,5)/45,5= 29,28
- Chi-Quadrato (cella 2): (82-45,5) (82-45,5)/45,5= 29,28
- Chi-Quadrato (cella 3): (1-4,5) (1-4,5)/4,5= 2,72
- Chi-Quadrato (cella 4): (8-4,5) (8-4,5)/4,5= 2,72
- Chi-Quadrato Totale: 29,28+29,28+2,72+2,72= 64
162
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(2-1)= 1
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (64) con quello della riga del
grado di libertà 1 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è risultato 6; nella tabella tale risultato è superiore al valore
critico 0,01 per cui il nostro risultato è molto significativo. Per cui gli infermieri di
Empoli sono in possesso del Master in maniera significativamente diversa da quelli del
Meyer.
Esperienza in altri setting pediatrici fra Empoli e Meyer
1. Verifica:
Se gli infermieri di Empoli hanno lavorato in altri setting pediatrici in maniera
significativamente diversa da quelli del Meyer.
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono:
Gruppi:
-
Meyer: 93 infermieri
-
Empoli: 10 infermieri
Età:
-
Esperienza Totale: 38
-
Esperienza Meyer: 36
-
Esperienza Empoli: 2
-
Non esperienza Totali: 60
-
Non esperienza Meyer: 53
-
Non esperienza Empoli: 7
-
Non risponde al nostro quesito: 5 infermieri totale
-
Non risponde al nostro quesito Meyer: 4 infermieri
-
Non risponde al nostro quesito Empoli: 1 infermieri
163
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto al nostro quesito; per cui
il totale dell’ospedale pediatrico Meyer risulta essere 89 infermieri e 9 infermieri a
Empoli.
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate:
Esperienza
Gruppo1:
Meyer
Gruppo2:
Empoli
Si
No
1
2
36
53
3
4
2
7
Tot Marginale
Infermieri
89
9
Tot. (N)
Tot.
Marginale:Esperienza
38
60 98
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese Meyer: 89:2=44,5;
Frequenze Attese Empoli: 9:2= 4,5
In seguito abbiamo proceduto con la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Attese:
Esperienza
Gruppo1:
Meyer
Gruppo2:
Empoli
Si
No
1
2
44,5
44,5
3
4
4,5
4,5
Tot Marginale
Infermieri
89
9
Tot. (N)
Tot.
Marginale:Esperienza
49
49 98
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (36-44,5) (36-44,5)/44,5= 1,62
- Chi-Quadrato (cella 2): (53-44,5) (53-44,5)/44,5= 1,62
- Chi-Quadrato (cella 3): (2-4,5) (2-4,5)/4,5= 1,38
164
- Chi-Quadrato (cella 4): (7-4,5) (7-4,5)/4,5= 1,38
- Chi-Quadrato Totale: 1,62+1,62+1,38+1,38= 6
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(2-1)= 1
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (6) con quello della riga del
grado di libertà 1 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è risultato 6; nella tabella tale risultato è compreso fra il valore
critico 0,05 e 0,01, per cui il nostro risultato è significativo. Quindi gli infermieri di
Empoli hanno lavorato in altri setting pediatrici in maniera significativamente diversa
da quelli del Meyer.
Esperienza diretta con bambini fra Empoli e Meyer
1. Verifica:
Se gli infermieri di Empoli hanno esperienze con bambini in maniera significativamente
diversa da quelli del Meyer.
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono:
Gruppi:
-
Meyer: 93 infermieri
-
Empoli: 10 infermieri
Età:
-
Esperienza Totale: 77
-
Esperienza Meyer: 68
-
Esperienza Empoli: 9
-
Non esperienza Totali: 24
-
Non esperienza Meyer: 23
-
Non esperienza Empoli: 1
-
Non risponde al nostro quesito:2 infermieri totale
-
Non risponde al nostro quesito Meyer: 2 infermieri
165
-
Non risponde al nostro quesito Empoli: 0 infermieri
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto al nostro quesito; per cui
il totale dell’ospedale pediatrico Meyer risulta essere 91 infermieri.
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate:
Esperienza
Gruppo1:
Meyer
Gruppo2:
Empoli
Si
No
1
2
68
23
3
4
9
1
Tot Marginale
Infermieri
91
10
Tot. (N)
Tot.
Marginale:Esperienza
77
24 101
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese Meyer: 91:2=45,5;
Frequenze Attese Empoli: 10:2= 5
In seguito abbiamo proceduto con la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Attese:
Esperienza
Gruppo1:
Meyer
Gruppo2:
Empoli
Si
No
1
2
45,5
45,5
3
4
5
5
Tot Marginale
Infermieri
91
10
Tot. (N)
Tot.
Marginale:Esperienza
50,5
50,5 101
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (68-45,5) (68-45,5)/45,5= 11,12
- Chi-Quadrato (cella 2): (23-45,5) (23-45,5)/45,5= 11,12
- Chi-Quadrato (cella 3): (9-5) (9-5)/5= 3,2
166
- Chi-Quadrato (cella 4): (1-5) (1-5)/5= 3,2
- Chi-Quadrato Totale: 11,12+11,12+3,2+3,2= 28,64
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(2-1)= 1
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (28,64) con quello della riga del
grado di libertà 1 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è risultato 28,64; nella tabella tale risultato è superiore al valore
critico 0,01, per cui il nostro risultato è molto significativo. Quindi gli infermieri di
Empoli hanno esperienze dirette con bambini in maniera significativamente diversa da
quelli del Meyer.
Confronto Meyer e Empoli domanda n. 2: Secondo lei, quali sono i sintomi
più frequenti riscontrati nel bambino con Sindrome di Munchausen per Procura?
I dati inserirti nella tabella di Excell sono stati:
Gruppi:
-
Meyer: 51 Infermieri
-
Empoli: 9 Infermieri
Sintomi frequenti MSbP:
-
Risposte giuste totali: 38
-
Risposte giuste Meyer: 31
-
Risposte giuste Empoli: 7
-
Risposte sbagliate totali: 15
-
Risposte sbagliate Meyer: 14
-
Risposte sbagliate Empoli: 1
-
Risposte miste totali: 6
-
Risposte miste Meyer: 5
-
Risposte miste Empoli: 1
-
Non risponde al quesito totale: 1
-
Non risponde al quesito Meyer: 1
167
-
Non risponde al quesito Empoli: 0
(intendiamo per risposte miste gli infermieri che hanno dato sia la risposta giusta sia
quella sbagliata).
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto in maniera positiva alla
prima domanda, perché la struttura stessa del questionario imponeva agli infermieri,
qualora la risposta fosse negativa, di fermarsi con la compilazione.
Abbiamo dovuto costruire una tabella, grazie all’ausilio del foglio elettronico Excell,
per incrociare i dati sopra elencati.
La tabella costruita è la seguente:
Sintomi Frequenti
Giusta
Sbagliata Mista
Tot Marginale
Infermieri
Non Risp
Gruppo 1:
Meyer
31
14
5
1
51
Gruppo 2:
Empoli
7
1
1
0
9
Tot.Marginale
Sintomi
Frequenti
Tot. (N)
38
15
6
1 60
Da questi stati sono stati tolti la colonna la Riga Non Risp. e Mista, per la costruzione
del grafico 3.3.9.(Sintomi frequenti: Empoli e Meyer)
Per cui i dati inseriti sono:
-
Risposte Giuste Totali: 38
-
Risposta Giusta Meyer: 31
-
Risposta Giusta Empoli: 7
-
Risposte Sbagliate Totali: 15
-
Risposta Sbagliata Meyer: 14
-
Risposta Sbagliata Empoli: 1
168
Confronto Meyer e Empoli domanda n.3: Con quali sintomi specifici
riusciamo a scoprire la Sindrome di Munchausen per Procura?
I dati inserirti nella tabella di Excell sono stati:
Gruppi:
-
Meyer: 51 Infermieri
-
Empoli: 9 Infermieri
Sintomi specifici MSbP:
-
Risposte giuste totali: 40
-
Risposte giuste Meyer: 34
-
Risposte giuste Empoli: 6
-
Risposte sbagliate totali: 7
-
Risposte sbagliate Meyer: 7
-
Risposte sbagliate Empoli: 0
-
Risposte miste totali: 12
-
Risposte miste Meyer: 9
-
Risposte miste Empoli: 3
-
Non risponde al quesito totale: 1
-
Non risponde al quesito Meyer: 1
-
Non risponde al quesito Empoli: 0
(intendiamo per risposte miste gli infermieri che hanno dato sia la risposta giusta sia
quella sbagliata). Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto in
maniera positiva alla prima domanda, perché la struttura stessa del questionario
imponeva agli infermieri, qualora la risposta fosse negativa, di fermarsi con la
compilazione. Abbiamo dovuto costruire una tabella, grazie all’ausilio del foglio
elettronico Excell, per incrociare i dati sopra elencati.
La tabella costruita è la seguente:
169
Sintomi Frequenti
Giusta
Sbagliata Mista
Tot Marginale
Infermieri
Non Risp
Gruppo 1:
Meyer
34
7
9
1
51
Gruppo 2:
Empoli
6
0
3
0
9
Tot.Marginale
Sintomi
Frequenti
Tot. (N)
40
7
12
1 60
Da questi stati sono stati tolti la colonna la Riga Non Risp. e Mista, per la costruzione
del grafico 3.3.9. (Sintomi specifici MSbP: Empoli e Meyer).
Per cui i dati inseriti sono:
-
Risposte Giuste Totali: 40
-
Risposta Giusta Meyer: 34
-
Risposta Giusta Empoli: 6
-
Risposte Sbagliate Totali: 7
-
Risposta Sbagliata Meyer: 7
-
Risposta Sbagliata Empoli:0
Analisi domanda 1: Ha mai sentito parlare della sindrome di
Munchausen per Procura?
Consapevolezza MSbP: fra laurea e diploma
1. Verifica:
Se gli infermieri che hanno come titolo di studio il Diploma (Diploma Regionale
Infermiere professionale e Diploma Universitario) conoscono la MSbP in maniera
significativamente diversa da quelli che hanno come titolo di studio la Laurea.
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono:
Gruppi:
-
Diploma: 59
-
Laurea: 42
-
Non risponde al quesito della domanda di studio: 2
Conoscenza MSbP:
-
Conoscenza Totale: 60
170
-
Conoscenza con Diploma: 32
-
Conoscenza con Laurea: 27
-
Conoscenza Non risponde al quesito della domanda di studio: 1
-
Non Conoscenza Totale: 43
-
Non Conoscenza con Diploma: 27
-
Non Conoscenza con Laurea: 15
-
Non Conoscenza Non risponde al quesito della domanda di studio: 1
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto al quesito inerente il
titolo di studio. Inizialmente abbiamo dovuto costruire una tabella, grazie all’ausilio del
foglio elettronico Excell, per incrociare i dati inerenti al titolo di studio e quelli della
prima domanda (cioè la conoscenza di MSbP).
La tabella costruita è la seguente:
Conoscenza MSbP
Gruppo1:
Diploma
Gruppo 2:
Laurea
Gruppo 3:
Non Risp.
Tot. Marginale
Titolo di studio
Si
1
No
2
32
3
27
4
59
27
5
15
6
42
1
1
2
Tot. (N)
Tot. Marginale
Conoscenza
60
43 103
Da questi stati sono stati tolti la colonna la Riga Non Risp., in quanto a fine statistico ci
interessano solo gli infermieri che risposto al quesito inerente il titolo di studio.
Per cui i dati inseriti sono:
-
Conoscenza Totale: 59
-
Conoscenza con Diploma: 32
-
Conoscenza con Laurea: 27
-
Non Conoscenza Totale: 42
-
Non Conoscenza con Diploma: 27
-
Non Conoscenza con Laurea: 15
171
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate:
Conoscenza MSbP
Gruppo1:
Diploma
Gruppo 2:
Laurea
Si
No
1
2
32
27
3
4
27
15
Tot. Marginale
Titolo di studio
59
42
Tot. (N)
Tot. Marginale
Conoscenza
59
42 101
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese Diploma: 59:2=29,5;
Frequenze Attese Laurea: 42:2= 21
In seguito abbiamo proceduto con la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Attese:
Conoscenza MSbP
Gruppo1:
Diploma
Gruppo 2:
Laurea
Si
No
1
2
29,5
29,5
3
4
21
21
Tot. Marginale
Titolo di studio
59
42
Tot. (N)
Tot. Marginale
Conoscenza
50,5
50,5 101
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (32-29,5)(32-29,5)/29,5= 0,21
- Chi-Quadrato (cella 2): (27-29,5)(27-29,5)/29,5= 0,21
- Chi-Quadrato (cella 3): (27-21)(27-21)/21= 1,71
- Chi-Quadrato (cella 4): (15-21)(15-21)/21= 1,71
- Chi-Quadrato Totale: 0,21+0,21+1,71+1,71= 3,84
172
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(2-1)= 1
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (3,84) con quello della riga del
grado di libertà 1 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è risultato 3,84; nella tabella tale risultato è uguale al valore
critico 0,05 per cui il nostro risultato significativo questo vuol dire che la nostra ipotesi
è sostenuta dalla statistica. Per cui il nostro quesito ha un grado di significatività a
livello statistico; in senso pratico gli infermieri con la Laurea hanno consapevolezza
della MSbP in maniera diversa da quelli con il Diploma.
Consapevolezza MSbP: con o senza Master
1. Verifica:
Se gli infermieri che hanno effettuato il Master in Infermieristica Pediatrica conoscono
la MSbP in maniera significativamente diversa da quelli che non hanno eseguito il corso
post-laurea in Infermieristica Pediatrica.
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono:
Gruppi:
-
Master Si: 10
-
Master No: 90
-
Non risponde al quesito della domanda sul Master: 3
Conoscenza MSbP:
-
Conoscenza Totale: 60
-
Conoscenza con Master: 8
-
Conoscenza senza Master: 50
-
Conoscenza Non risponde al quesito della domanda del Master:2
-
Non Conoscenza Totale: 43
-
Non Conoscenza con Master: 2
-
Non Conoscenza senza Master: 40
173
-
Non Conoscenza Non risponde al quesito della domanda del Master: 1
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto al quesito inerente il
Master. Inizialmente abbiamo dovuto costruire una tabella, grazie all’ausilio del foglio
elettronico Excell, per incrociare i dati inerenti al Master e quelli della prima domanda
(cioè la conoscenza di MSbP).
La tabella costruita è la seguente:
Conoscenza MSbP
Gruppo 1:
Master Si
Gruppo 2:
Master No
Gruppo 3:
Non Risp.
Si
No
1
2
8
2
3
4
50
40
5
6
2
1
Tot. Marginale
Master
10
90
3
Tot. (N)
Tot. Marginale:
Conoscenza
60
43 103
Da questi stati sono stati tolti la colonna la Riga Non Risp., in quanto a fine statistico ci
interessano solo gli infermieri che risposto al quesito inerente il titolo di studio.
Per cui i dati inseriti sono:
-
Conoscenza Totale: 58
-
Conoscenza con Master: 8
-
Conoscenza senza Master: 50
-
Non Conoscenza Totale: 42
-
Non Conoscenza con Master: 2
-
Non Conoscenza senza Master: 40
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate:
174
Conoscenza MSbP
Gruppo 1:
Master Si
Gruppo 2:
Master No
Si
No
1
2
8
2
3
4
50
40
Tot. Marginale
Master
10
90
Tot. (N)
Tot. Marginale:
Conoscenza
58
42 100
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese con Master: 10:2=5;
Frequenze Attese senza Master: 90:2= 45
In seguito abbiamo proceduto con la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Attese:
Conoscenza MSbP
Gruppo 1:
Master Si
Gruppo 2:
Master No
Si
No
1
2
5
5
3
4
45
45
Tot. Marginale
Master
10
90
Tot. (N)
Tot. Marginale:
Conoscenza
50
50 100
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (8-5) (8-5)/5= 1,8
- Chi-Quadrato (cella 2): (2-5) (2-5)/5= 1,8
- Chi-Quadrato (cella 3): (50-45) (50-45)/45= 5
- Chi-Quadrato (cella 4): (40-45)(40-45)/45= 5
- Chi-Quadrato Totale: 1,8+1,8+5+5= 13,6
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(2-1)= 1
175
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (13,6) con quello della riga del
grado di libertà 1 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è risultato 13,6; nella tabella tale risultato è superiore allo 0,01
per cui il nostro risultato è molto significativo questo vuol dire che non solo la nostra
ipotesi è sostenuta dalla statistica, ma la possiamo considerare attendibile; per cui gli
infermieri che hanno il Master hanno una consapevolezza in maniera significativamente
diversa da quelli che non hanno fatto il corso post-laurea in Infermieristica Pediatrica.
Consapevolezza MSbP: con esperienza in altri setting
1. Verifica:
Se gli infermieri che hanno esperienze in altri setting/ospedali pediatrici conoscono la
MSbP in maniera significativamente diversa da quelli che non hanno altre esperienze
lavorative in ambito pediatrico.
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono:
Gruppi:
-
Setting Si: 38
-
Setting No: 60
-
Non risponde al quesito della domanda sul Setting: 5
Conoscenza MSbP:
-
Conoscenza Totale: 60
-
Conoscenza con esperienza in altri Setting: 21
-
Conoscenza senza esperienza in altri Setting: 37
-
Conoscenza Non risponde al quesito della domanda del Setting:2
-
Non Conoscenza Totale: 43
-
Non Conoscenza con esperienza in altri Setting: 17
-
Non Conoscenza senza in altri Setting: 23
-
Non Conoscenza Non risponde al quesito della domanda del Setting: 3
176
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto al quesito inerente il
setting lavorativo. Inizialmente abbiamo dovuto costruire una tabella, grazie all’ausilio
del foglio elettronico Excell, per incrociare i dati inerenti al setting e quelli della prima
domanda (cioè la conoscenza di MSbP).
La tabella costruita è la seguente:
Conoscenza MSbP
Gruppo 1:
Setting Si
Gruppo 2:
Setting No
Gruppo 3:
Non Risp.
Si
No
1
2
21
17
3
4
37
23
5
6
2
3
Tot. Marginale
Setting
38
60
5
Tot. (N)
Tot. Marginale:
Conoscenza
60
43 103
Da questi stati sono stati tolti la colonna la Riga Non Risp., in quanto a fine statistico ci
interessano solo gli infermieri che risposto al quesito inerente il titolo di studio.
Per cui i dati inseriti sono:
-
Conoscenza Totale: 58
-
Conoscenza con esperienza in altri Setting: 21
-
Conoscenza senza esperienza in altri Setting: 37
-
Non Conoscenza Totale: 40
-
Non Conoscenza con esperienza in altri Setting: 17
-
Non Conoscenza senza in altri Setting: 23
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate:
177
Conoscenza MSbP
Gruppo 1:
Setting Si
Gruppo 2:
Setting No
Si
No
1
2
21
17
3
4
37
23
Tot. Marginale
Setting
38
60
Tot. (N)
Tot. Marginale:
Conoscenza
58
40 98
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese con esperienza in altri Setting: 38:2=19;
Frequenze Attese senza esperienza in altri Setting: 60:2= 30
In seguito abbiamo proceduto con la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Attese:
Conoscenza MSbP
Gruppo 1:
Setting Si
Gruppo 2:
Setting No
Si
No
1
2
19
19
3
4
30
30
Tot. Marginale
Setting
38
60
Tot. (N)
Tot. Marginale:
Conoscenza
49
49 98
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (21-19) (21-19)/19= 0,21
- Chi-Quadrato (cella 2): (17-19) (17-19)/19= 0,21
- Chi-Quadrato (cella 3): (37-30) (37-30)/30= 1,63
- Chi-Quadrato (cella 4): (23-30)(23-30)/30= 1,63
- Chi-Quadrato Totale: 0,21+0,21+1,63+1,63= 3,68
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(2-1)= 1
178
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (3,68) con quello della riga del
grado di libertà 1 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è 3,68; nella tabella tale risultato è inferiore allo 0,05, ma
compreso fra 0.5 e 0,10 per cui non è significativo, ma tendente alla significatività; per
cui gli infermieri che hanno esperienze in altri setting/ospedali non conoscono la MSbP
in maniera statisticamente significativa di quelli che non hanno altre esperienze
lavorative in altri setting.
Consapevolezza MSbP: con esperienza diretta con bambini
1. Verifica:
Se gli infermieri che hanno esperienze dirette con bambini conoscono la MSbP in
maniera significativamente diversa da quelli che sono a contatto con bambini.
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono:
Gruppi:
-
Esperienza Si: 77
-
Esperienza No: 24
-
Non risponde al quesito della domanda sull’esperienza diretta con bambini: 2
Conoscenza MSbP:
-
Conoscenza Totale: 60
-
Conoscenza con esperienza con bambini: 44
-
Conoscenza senza esperienza con bambini: 15
-
Conoscenza Non risponde al quesito della domanda dell’esperienza con
bambini: 1
-
Non Conoscenza Totale: 43
-
Non Conoscenza con esperienza con bambini: 33
-
Non Conoscenza senza con bambini: 9
-
Non Conoscenza Non risponde al quesito della domanda dell’esperienza con
bambini: 1
179
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto al quesito inerente
l’esperienza diretta con bambini. Inizialmente abbiamo dovuto costruire una tabella,
grazie all’ausilio del foglio elettronico Excell, per incrociare i dati inerenti
all’esperienza con bambini e quelli della prima domanda (cioè la conoscenza di
MSbP).
La tabella costruita è la seguente:
Conoscenza MSbP
Gruppo 1:
Esperienza Si
Gruppo 2:
Esperienza No
Gruppo 3:
Non Risp.
Si
No
1
2
44
33
3
4
15
9
5
6
1
1
Tot. Marginale
Esperienza
bimbi
77
24
2
Tot. (N)
Tot. Marginale:
Conoscenza
60
43 103
Da questi stati sono stati tolti la colonna la Riga Non Risp., in quanto a fine statistico ci
interessano solo gli infermieri che risposto al quesito inerente il titolo di studio.
Per cui i dati inseriti sono:
-
Conoscenza Totale: 59
-
Conoscenza con esperienza con bambini: 44
-
Conoscenza senza esperienza con bambini: 15
-
Non Conoscenza Totale: 42
-
Non Conoscenza con esperienza con bambini: 33
-
Non Conoscenza senza con bambini: 9
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate:
180
Conoscenza MSbP
Gruppo 1:
Esperienza Si
Gruppo 2:
Esperienza No
Si
1
No
2
44
3
33
4
15
9
Tot. Marginale
Esperienza bimbi
77
24
Tot. (N)
Tot. Marginale:
Conoscenza
59
42 101
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese con esperienza con bambini: 77:2=38,5;
Frequenze Attese senza esperienza con bambini: 24:2= 12
In seguito abbiamo proceduto con la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Attese:
Conoscenza MSbP
Gruppo 1:
Esperienza Si
Gruppo 2:
Esperienza No
Si
No
1
2
38,5
38,5
3
4
12
12
Tot. Marginale
Esperienza bimbi
77
24
Tot. (N)
Tot. Marginale:
Conoscenza
50,5
50,5 101
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (44-38,5) (44-38,5)/38,5= 0,79
- Chi-Quadrato (cella 2): (33-38,5) (33-38,5)/38,5= 0,79
- Chi-Quadrato (cella 3): (15-12) (15-12)/12= 0,75
- Chi-Quadrato (cella 4): (9-12) (9-12)/12= 0,75
- Chi-Quadrato Totale: 0,79+0,79+0,75+0,75= 3,08
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(2-1)= 1
181
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (3,08) con quello della riga del
grado di libertà 1 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è 3,08; nella tabella tale risultato è inferiore allo 0,05, ma
compreso fra 0.5 e 0,10 per cui non è significativo, ma tendente alla significatività; per
cui gli infermieri che hanno esperienza con bambini non conoscono la MSbP in maniera
significativamente diversa da quelli con che non hanno esperienza.
Analisi domanda 2: Secondo lei, quali sono i sintomi più frequenti
riscontrati nel bambino con Sindrome di Munchausen per Procura?
Sintomi frequenti con la conoscenza attraverso i vari ambiti:
1. Verifica:
Se gli infermieri che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso l’ambito
professionale(ambito lavorativo e attraverso il percorso di studio) hanno dato la risposta
giusta
inerente
ai
sintomi
frequenti
di
MSbP
in
maniera
statisticamente
significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito
parlare in ambito extraprofessionale (ambito extraprofessionale e attraverso i mezzi di
informazione).
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono stati:
Gruppi:
-
Ambito professionale: 40
-
Ambito non professionale: 13
-
Ambito misto: 7
Sintomi frequenti:
-
Totale Risposte: 60
-
Risposte Giuste Totali: 38
-
Risposta Giusta ambito professionale: 26
-
Risposta Giusta ambito non professionale: 9
-
Risposta Giusta ambito misto: 3
182
-
Risposte Sbagliate Totali: 15
-
Risposta Sbagliata ambito professionale: 10
-
Risposta Sbagliata ambito non professionale: 4
-
Risposta Sbagliata ambito misto: 1
-
Risposta Mista ambito professionale: 3
-
Risposta Mista ambito non professionale: 0
-
Risposta Mista e ambito misto: 3
-
Non Risponde alla domanda sui sintomi: 1
(intendiamo per risposte miste gli infermieri che hanno dato sia la risposta giusta sia
quella sbagliata e per ambito misto gli infermieri che hanno affermato di conoscere la
MSbP in un ambito professionale e non professionale).
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto in maniera positiva alla
prima domanda, perché la struttura stessa del questionario imponeva agli infermieri,
qualora la risposta fosse negativa, di fermarsi con la compilazione. Inizialmente
abbiamo dovuto costruire una tabella, grazie all’ausilio del foglio elettronico Excell, per
incrociare i dati sopra elencati.
La tabella costruita è la seguente:
Sintomi Frequenti
Sbagliata Mista
Tot Marginale
Non Risp Ambito
Gruppo
1:
Professionale
26
10
3
1
40
Gruppo
2:
Non
Professionale
9
Misto
3
4
1
0
3
0
0
13
7
Giusta
Tot.
Tot.Marginale
Sintomi
38
15
6
1
(N)
60
Da questi stati sono stati tolti la colonna Mista e Non Risp e la Riga Misto, in quanto a
fine statistico ci interessano solo gli infermieri che hanno dato la risposta giusta o
sbagliata e quelli che hanno avuto la conoscenza della MSbP in ambito professionale o
non professionale.
Per cui i dati inseriti sono:
-
Totale Risposte: 49
-
Risposte Giuste Totali: 35
183
-
Risposta Giusta ambito professionale: 26
-
Risposta Giusta ambito non professionale: 9
-
Risposte Sbagliate Totali: 14
-
Risposta Sbagliata ambito professionale: 10
-
Risposta Sbagliata ambito non professionale: 4
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate:
Sintomi Frequenti
Giusta
Tot
Marginale
Sbagliata Ambito
1
Gruppo
1:
Professionale
26
2
Gruppo
2: 3
Non
Professionale
9
4
10
36
4
Tot. Marginale:
Sintomi
Frequenti
35
13
Tot.
14
(N)
49
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese ambito professionale: 36:2= 18
Frequenze Attese ambito non professionale: 13:2= 6,5;
In seguito abbiamo proceduto con la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Attese:
Sintomi Frequenti
Gruppo 1:
Professionale
Gruppo 2:
Non
Professionale
Tot. Marginale:
Sintomi
Frequenti
Giusta
Tot Marginale
Sbagliata Ambito
1
2
18
18
3
4
6,5
6,5
36
13
Tot. (N)
24,5
24,5 49
184
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (26-18)(26-18)/18= 3,55
- Chi-Quadrato (cella 2): (10-18)(10-18)/18= 3,55
- Chi-Quadrato (cella 3): (9-6,5) (9-6,5)/6,5= 0,96
- Chi-Quadrato (cella 4): (4-6,5) (4-6,5)/6,5= 0,96
- Chi-Quadrato Totale: 3,55+3,55+0,96+0,96= 9,02
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(2-1)= 1
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (9,02) con quello della riga del
grado di libertà 1 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è risultato 9,02; nella tabella tale risultato è superiore allo 0,01
per cui il nostro risultato è molto significativo questo vuol dire che non solo la nostra
ipotesi è sostenuta dalla statistica, ma la possiamo considerare attendibile; per cui gli
infermieri che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso l’ambito
professionale(ambito lavorativo e attraverso il percorso di studio) hanno dato la risposta
giusta
inerente
ai
sintomi
frequenti
di
MSbP
in
maniera
statisticamente
significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito
parlare in ambito extraprofessionale (ambito extraprofessionale e attraverso i mezzi di
informazione).
Sintomi frequenti con conoscenza attraverso studio o lavoro
1. Verifica:
Se gli infermieri che hanno affermato di conoscere la MSbP il lavoro hanno dato la
risposta giusta inerente ai sintomi frequenti di MSbP in maniera statisticamente
significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito
parlare durante il percorso di studi.
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono stati:
185
Gruppi:
-
Ambito lavorativo: 22
-
Percorso di studi: 15
-
Ambito misto: 3
Sintomi frequenti:
-
Totale Risposte: 60
-
Risposte Giuste Totali: 38
-
Risposta Giusta percorso di studi: 8
-
Risposta Giusta ambito lavorativo: 16
-
Risposta Giusta ambito misto(studio/lavoro): 2
-
Risposta Giusta ambito non professionale: 9
-
Risposta Giusta ambito misto (professionale/non professionale): 3
-
Risposte Sbagliate Totali: 15
-
Risposta Sbagliata percorso di studi: 5
-
Risposta Sbagliata ambito lavorativo: 4
-
Risposta Sbagliata ambito misto(studio/lavoro): 1
-
Risposta Sbagliata ambito non professionale: 4
-
Risposta Sbagliata ambito misto( professionale/non professionale): 1
-
Risposta Mista percorso di studi: 2
-
Risposta Mista ambito lavorativo: 1
-
Risposta Mista e ambito misto(studio/lavoro): 0
-
Risposta Mista ambito non professionale: 0
-
Risposta Mista e ambito misto( professionale/non professionale) 3
-
Non Risponde alla domanda sui sintomi: 1
(intendiamo per risposte miste gli infermieri che hanno dato sia la risposta giusta sia
quella sbagliata e per ambito misto gli infermieri che hanno affermato di conoscere la
MSbP in un ambito professionale e non professionale oppure in ambito lavorativo e
attraverso il percorso di studi).
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto in maniera positiva alla
prima domanda, perché la struttura stessa del questionario imponeva agli infermieri,
qualora la risposta fosse negativa, di fermarsi con la compilazione. Inizialmente
186
abbiamo dovuto costruire una tabella, grazie all’ausilio del foglio elettronico Excell, per
incrociare i dati sopra elencati.
La tabella costruita è la seguente:
Sintomi Frequenti
Giusta
Tot Marginale
Non Risp Ambito
Sbagliata Mista
Gruppo 1:
Studio
8
5
2
0
15
Gruppo 2:
Lavoro
16
4
1
1
22
Misto
(studio/lavoro)
2
1
0
0
3
Gruppo 3:
Non
Professionale
9
4
0
0
13
Misto
(professionale e
non)
3
1
3
0
7
Tot. (N)
Tot.Marginale
Sintomi
38
15
6
1 60
Da questi stati sono stati tolti la colonna Mista e Non Risp e la Riga
Misto(studio/lavoro), non professionale e misto (professionale e non), in quanto a fine
statistico ci interessano solo gli infermieri che hanno dato la risposta giusta o sbagliata e
quelli che hanno avuto la conoscenza della MSbP in ambito lavorativo o attraverso il
percorso di studi.
Per cui i dati inseriti sono:
-
Totale Risposte: 33
-
Risposte Giuste Totali: 24
-
Risposta Giusta percorso di studi: 8
-
Risposta Giusta ambito lavorativo: 16
-
Risposte Sbagliate Totali: 9
-
Risposta Sbagliata percorso di studi: 5
-
Risposta Sbagliata ambito lavorativo: 4
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate
187
Sintomi Frequenti
Gruppo 1:
Studio
Gruppo 2:
Lavoro
Giusta
Tot Marginale
Sbagliata Ambito
1
2
8
5
3
4
16
4
Tot. Marginale:
Sintomi
Frequenti
13
20
Tot. (N)
24
9 33
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese percorso di studi: 13:2=6,5
Frequenze Attese ambito lavorativo: 20:2= 10;
In seguito abbiamo proceduto con la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Attese:
Sintomi Frequenti
Gruppo 1:
Studio
Gruppo 2:
Lavoro
Giusta
Tot Marginale
Sbagliata Ambito
1
2
6,5
6,5
3
4
10
10
Tot. Marginale:
Sintomi
Frequenti
13
20
Tot. (N)
16,5
16,5 33
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (8-6,5) (8-6,5)/6,5= 0,34
- Chi-Quadrato (cella 2): (5-6,5) (5-6,5)/6,5= 0,34
- Chi-Quadrato (cella 3): (16-10) (16-10)/10= 3,6
- Chi-Quadrato (cella 4): (4-10) (4-10)/10= 3,6
- Chi-Quadrato Totale: 0,34+0,34+3,6+3,6= 7,88
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(2-1)= 1
188
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (7,88) con quello della riga del
grado di libertà 1 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è risultato 7,88; nella tabella tale risultato è superiore allo 0,01
per cui il nostro risultato è molto significativo questo vuol dire che non solo la nostra
ipotesi è sostenuta dalla statistica, ma la possiamo considerare attendibile; per cui gli
infermieri che hanno affermato di conoscere la MSbP il lavoro hanno dato la risposta
giusta
inerente
ai
sintomi
frequenti
di
MSbP
in
maniera
statisticamente
significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito
parlare durante il percorso di studi.
Analisi della domanda 3: Con quali sintomi specifici riusciamo a scoprire
la Sindrome di Munchausen per Procura?
Analisi della domanda 3 con la conoscenza attraverso i vari ambiti:
1. Verifica:
Se gli infermieri che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso l’ambito
professionale (ambito lavorativo e attraverso il percorso di studio) hanno dato la
risposta giusta inerente ai sintomi specifici di MSbP in maniera statisticamente
significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito
parlare in ambito extraprofessionale (ambito extraprofessionale e attraverso i mezzi di
informazione).
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono stati:
Gruppi:
-
Ambito professionale: 40
-
Ambito non professionale: 13
-
Ambito misto: 7
Sintomi Specifici:
-
Totale Risposte: 60
-
Risposte Giuste Totali: 40
189
-
Risposta Giusta ambito professionale: 28
-
Risposta Giusta ambito non professionale: 8
-
Risposta Giusta ambito misto: 4
-
Risposte Sbagliate Totali: 7
-
Risposta Sbagliata ambito professionale: 5
-
Risposta Sbagliata ambito non professionale: 2
-
Risposta Sbagliata ambito misto: 0
-
Risposta Mista ambito professionale: 7
-
Risposta Mista ambito non professionale: 2
-
Risposta Mista e ambito misto: 3
-
Non Risponde alla domanda sui sintomi: 1
(intendiamo per risposte miste gli infermieri che hanno dato sia la risposta giusta sia
quella sbagliata e per ambito misto gli infermieri che hanno affermato di conoscere la
MSbP in un ambito professionale e non professionale).
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto in maniera positiva alla
prima domanda, perché la struttura stessa del questionario imponeva agli infermieri,
qualora la risposta fosse negativa, di fermarsi con la compilazione. Inizialmente
abbiamo dovuto costruire una tabella, grazie all’ausilio del foglio elettronico Excell, per
incrociare i dati sopra elencati.
La tabella costruita è la seguente:
Sintomi Specifici
Sbagliata Mista
Tot Marginale
Non Risp Ambito
Gruppo
1:
Professionale
28
5
7
0
40
Gruppo
2:
Non
Professionale
8
Misto
4
2
0
2
3
1
0
13
7
Giusta
Tot.
Tot.Marginale
Sintomi
40
7
12
1
(N)
60
Da questi stati sono stati tolti la colonna Mista e Non Risp e la Riga Misto, in quanto a
fine statistico ci interessano solo gli infermieri che hanno dato la risposta giusta o
sbagliata e quelli che hanno avuto la conoscenza della MSbP in ambito professionale o
non professionale.
190
Per cui i dati inseriti sono:
-
Totale Risposte: 43
-
Risposte Giuste Totali: 36
-
Risposta Giusta ambito professionale: 28
-
Risposta Giusta ambito non professionale: 8
-
Risposte Sbagliate Totali: 7
-
Risposta Sbagliata ambito professionale: 5
-
Risposta Sbagliata ambito non professionale: 2
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate:
Sintomi Specifici
Gruppo 1:
Professionale
Gruppo 2:
Non
Professionale
Giusta
Tot Marginale
Sbagliata Ambito
1
2
28
5
3
4
8
2
Tot. Marginale:
Sintomi
Specifici
33
10
Tot. (N)
36
7 43
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese ambito professionale: 33:2= 16,5
Frequenze Attese ambito non professionale: 10:2= 5;
In seguito abbiamo proceduto con la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Attese:
191
Sintomi Specifici
Gruppo 1:
Professionale
Gruppo 2:
Non
Professionale
Giusta
Tot Marginale
Sbagliata Ambito
1
2
16,5
16,5
3
4
5
5
Tot. Marginale:
Sintomi
Specifici
33
10
Tot. (N)
21,5
21,5 43
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (28-16,5)(28-16,5)/16,5= 8,01
- Chi-Quadrato (cella 2): (5-16,5)(5-16,5)/16,5= 8,01
- Chi-Quadrato (cella 3): (8-5) (8-5)/5= 1,8
- Chi-Quadrato (cella 4): (2-5) (2-5)/5= 1,8
- Chi-Quadrato Totale: 8,01+8,01+1,8+1,8= 19,62
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(2-1)= 1
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (19,62) con quello della riga del
grado di libertà 1 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è risultato 19,62; nella tabella tale risultato è superiore allo 0,01
per cui il nostro risultato è molto significativo questo vuol dire che non solo la nostra
ipotesi è sostenuta dalla statistica, ma la possiamo considerare attendibile; per cui che
hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso l’ambito professionale (ambito
lavorativo e attraverso il percorso di studio) hanno dato la risposta giusta inerente ai
sintomi specifici di MSbP in maniera statisticamente significativamente diversa rispetto
agli infermieri che hanno affermato di averne sentito parlare in ambito
extraprofessionale (ambito extraprofessionale e attraverso i mezzi di informazione).
192
Sintomi frequenti con conoscenza attraverso studio o lavoro
1. Verifica:
Se gli infermieri che hanno affermato di conoscere la MSbP il lavoro hanno dato la
risposta giusta inerente ai sintomi specifici di MSbP in maniera statisticamente
significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito
parlare durante il percorso di studi.
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono stati:
Gruppi:
-
Ambito lavorativo: 22
-
Percorso di studi: 15
-
Ambito misto: 3
Sintomi specifici:
-
Totale Risposte: 60
-
Risposte Giuste Totali: 40
-
Risposta Giusta percorso di studi: 9
-
Risposta Giusta ambito lavorativo: 18
-
Risposta Giusta ambito misto(studio/lavoro): 1
-
Risposta Giusta ambito non professionale: 8
-
Risposta Giusta ambito misto (professionale/non professionale): 4
-
Risposte Sbagliate Totali: 7
-
Risposta Sbagliata percorso di studi: 3
-
Risposta Sbagliata ambito lavorativo: 1
-
Risposta Sbagliata ambito misto(studio/lavoro): 1
-
Risposta Sbagliata ambito non professionale: 2
-
Risposta Sbagliata ambito misto( professionale/non professionale): 0
-
Risposta Mista percorso di studi: 3
-
Risposta Mista ambito lavorativo: 3
-
Risposta Mista e ambito misto(studio/lavoro): 1
-
Risposta Mista ambito non professionale: 2
-
Risposta Mista e ambito misto( professionale/non professionale) 3
-
Non Risponde alla domanda sui sintomi: 1
193
(intendiamo per risposte miste gli infermieri che hanno dato sia la risposta giusta sia
quella sbagliata e per ambito misto gli infermieri che hanno affermato di conoscere la
MSbP in un ambito professionale e non professionale oppure in ambito lavorativo e
attraverso il percorso di studi).
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto in maniera positiva alla
prima domanda, perché la struttura stessa del questionario imponeva agli infermieri,
qualora la risposta fosse negativa, di fermarsi con la compilazione. Inizialmente
abbiamo dovuto costruire una tabella, grazie all’ausilio del foglio elettronico Excell, per
incrociare i dati sopra elencati.
La tabella costruita è la seguente:
Sintomi Specifici
Giusta
Tot Marginale
Non Risp Ambito
Sbagliata Mista
Gruppo 1:
Studio
9
3
3
0
15
Gruppo 2:
Lavoro
18
1
3
0
22
Misto
(studio/lavoro)
1
1
1
0
3
Gruppo 3:
Non
Professionale
8
2
2
1
13
Misto
(professionale e
non)
4
0
3
0
7
Tot. (N)
Tot.Marginale
Sintomi
40
7
12
1 60
Da questi stati sono stati tolti la colonna Mista e Non Risp e la Riga
Misto(studio/lavoro), non professionale e misto (professionale e non), in quanto a fine
statistico ci interessano solo gli infermieri che hanno dato la risposta giusta o sbagliata e
quelli che hanno avuto la conoscenza della MSbP in ambito lavorativo o attraverso il
percorso di studi.
Per cui i dati inseriti sono:
-
Totale Risposte: 31
-
Risposte Giuste Totali: 27
-
Risposta Giusta percorso di studi: 9
194
-
Risposta Giusta ambito lavorativo: 18
-
Risposte Sbagliate Totali: 4
-
Risposta Sbagliata percorso di studi: 3
-
Risposta Sbagliata ambito lavorativo: 1
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate:
Sintomi Specifici
Gruppo 1:
Studio
Gruppo 2:
Lavoro
Giusta
Tot Marginale
Sbagliata Ambito
1
2
9
3
3
4
18
1
Tot. Marginale:
Sintomi
Frequenti
12
19
Tot. (N)
27
4 31
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese percorso di studi: 12:2=6
Frequenze Attese ambito lavorativo: 19:2= 9,5;
In seguito abbiamo proceduto con la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Attese:
Sintomi Specifici
Gruppo 1:
Studio
Gruppo 2:
Lavoro
Tot. Marginale:
Sintomi
Frequenti
Giusta
Tot Marginale
Sbagliata Ambito
1
2
6
6
3
4
9,5
9,5
12
20
Tot. (N)
15,5
15,5 31
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (9-6) (9-6)/6= 1,5
- Chi-Quadrato (cella 2): (3-6) (3-6)/6 = 1,5
195
- Chi-Quadrato (cella 3): (18-9,5) (18-9,5)/9,5= 7,60
- Chi-Quadrato (cella 4): (1-9,5) (1-9,5)/9,5= 7,60
- Chi-Quadrato Totale: 1,5+1,5+7,60+7,60= 18,2
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(2-1)= 1
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (18,2) con quello della riga del
grado di libertà 1 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è risultato 18,2; nella tabella tale risultato è superiore allo 0,01
per cui il nostro risultato è molto significativo questo vuol dire che non solo la nostra
ipotesi è sostenuta dalla statistica, ma la possiamo considerare attendibile; per cui gli
infermieri che hanno affermato di conoscere la MSbP tramite il lavoro hanno dato la
risposta giusta inerente ai sintomi frequenti di MSbP in maniera statisticamente
significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito
parlare durante il percorso di studi.
Analisi della domanda 9: Quali conseguenze ci possono essere, a lungo
termine, per il bambino in caso di mancato riconoscimento diagnostico
della MSbP?
Conseguenze MSbP con la conoscenza attraverso i vari ambiti:
1. Verifica:
Se gli infermieri che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso l’ambito
professionale(ambito lavorativo e attraverso il percorso di studio) hanno dato la risposta
giusta
inerente
alle
conseguenze
della
MSbP
in
maniera
statisticamente
significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito
parlare in ambito extraprofessionale (ambito extraprofessionale e attraverso i mezzi di
informazione).
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono stati:
Gruppi:
196
-
Ambito professionale: 40
-
Ambito non professionale: 13
-
Ambito misto: 7
Sintomi frequenti:
-
Totale Risposte: 60
-
Risposte Giuste Totali: 47
-
Risposta Giusta ambito professionale: 33
-
Risposta Giusta ambito non professionale: 8
-
Risposta Giusta ambito misto: 6
-
Risposte Sbagliate Totali: 7
-
Risposta Sbagliata ambito professionale: 3
-
Risposta Sbagliata ambito non professionale: 4
-
Risposta Sbagliata ambito misto: 0
-
Risposta Mista ambito professionale: 0
-
Risposta Mista ambito non professionale: 0
-
Risposta Mista e ambito misto: 1
-
Risponde Non So ambito professionale: 4
-
Risponde Non So ambito non professionale: 1
-
Risponde Non So ambito misto: 0
(intendiamo per risposte miste gli infermieri che hanno dato sia la risposta giusta sia
quella sbagliata e per ambito misto gli infermieri che hanno affermato di conoscere la
MSbP in un ambito professionale e non professionale).
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto in maniera positiva alla
prima domanda, perché la struttura stessa del questionario imponeva agli infermieri,
qualora la risposta fosse negativa, di fermarsi con la compilazione. Inizialmente
abbiamo dovuto costruire una tabella, grazie all’ausilio del foglio elettronico Excell, per
incrociare i dati sopra elencati.
La tabella costruita è la seguente:
197
Conseguenze
Giusta
Sbagliata Mista
Tot Marginale
Ambito
Non Risp
Gruppo 1:
Professionale
33
3
0
4
40
Gruppo 2:
Non
Professionale
Misto
8
6
4
0
0
1
1
0
13
7
Tot. (N)
Tot.Marginale:
Conseguenze
47
7
1
5 60
Da questi stati sono stati tolti la colonna Mista e Non Risp e la Riga Misto, in quanto a
fine statistico ci interessano solo gli infermieri che hanno dato la risposta giusta o
sbagliata e quelli che hanno avuto la conoscenza della MSbP in ambito professionale o
non professionale. Per cui i dati inseriti sono:
-
Totale Risposte: 48
-
Risposte Giuste Totali: 41
-
Risposta Giusta ambito professionale: 33
-
Risposta Giusta ambito non professionale: 8
-
Risposte Sbagliate Totali: 7
-
Risposta Sbagliata ambito professionale: 3
-
Risposta Sbagliata ambito non professionale: 4
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate:
Conseguenze
Gruppo 1:
Professionale
Gruppo 2:
Non
Professionale
Giusta
Tot Marginale
Sbagliata Ambito
1
2
33
3
3
4
8
4
36
12
Tot. (N)
Tot. Marginale:
Conseguenze
41
7 48
198
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese ambito professionale: 36:2= 18
Frequenze Attese ambito non professionale: 12:2= 6;
In seguito abbiamo proceduto con la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Attese:
Conseguenze
Gruppo 1:
Professionale
Gruppo 2:
Non
Professionale
Giusta
Tot Marginale
Sbagliata Ambito
1
2
18
18
3
4
6
6
36
12
Tot. (N)
Tot. Marginale:
Conseguenze
24
24 48
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (33-18)(33-18)/18= 12,5
- Chi-Quadrato (cella 2): (3-18)(3-18)/18= 12,5
- Chi-Quadrato (cella 3): (8-6) (8-6)/6= 0,66
- Chi-Quadrato (cella 4): (4-6) (4-6)/6= 0,66
- Chi-Quadrato Totale: 12,5+12,5+0,66+0,66= 26,32
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(2-1)= 1
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (26,32) con quello della riga del
grado di libertà 1 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è risultato 26,32; nella tabella tale risultato è superiore allo 0,01
per cui il nostro risultato è molto significativo questo vuol dire che non solo la nostra
ipotesi è sostenuta dalla statistica, ma la possiamo considerare attendibile; per cui gli
infermieri che hanno affermato di conoscere la MSbP attraverso l’ambito
professionale(ambito lavorativo e attraverso il percorso di studio) hanno dato la risposta
giusta
inerente
alle
conseguenze
della
MSbP
in
maniera
statisticamente
199
significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito
parlare in ambito extraprofessionale (ambito extraprofessionale e attraverso i mezzi di
informazione).
Conseguenze con conoscenza attraverso studio o lavoro
1. Verifica:
Se gli infermieri che hanno affermato di conoscere la MSbP il lavoro hanno dato la
risposta giusta inerente alle conseguenze di MSbP in maniera statisticamente
significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito
parlare durante il percorso di studi.
2.Inserzione dei dati:
I dati inserirti nella statistica sono stati:
Gruppi:
-
Ambito lavorativo: 22
-
Percorso di studi: 15
-
Ambito misto: 3
Sintomi specifici:
-
Totale Risposte: 60
-
Risposte Giuste Totali: 47
-
Risposta Giusta percorso di studi: 13
-
Risposta Giusta ambito lavorativo: 18
-
Risposta Giusta ambito misto(studio/lavoro): 2
-
Risposta Giusta ambito non professionale: 8
-
Risposta Giusta ambito misto (professionale/non professionale): 6
-
Risposte Sbagliate Totali: 7
-
Risposta Sbagliata percorso di studi: 1
-
Risposta Sbagliata ambito lavorativo: 2
-
Risposta Sbagliata ambito misto(studio/lavoro): 0
-
Risposta Sbagliata ambito non professionale: 4
-
Risposta Sbagliata ambito misto( professionale/non professionale): 0
-
Risposta Mista percorso di studi: 0
-
Risposta Mista ambito lavorativo: 0
200
-
Risposta Mista e ambito misto(studio/lavoro): 0
-
Risposta Mista ambito non professionale: 0
-
Risposta Mista e ambito misto( professionale/non professionale): 1
-
Risponde Non So: 5
-
Risponde Non So percorso di studi: 1
-
Risponde Non So ambito lavorativo: 2
-
Risponde Non So ambito misto (lavoro/studio): 1
-
Risponde Non So ambito non professionale: 1
-
Risponde Non So ambito misto (professionale/non professionale): 0
(intendiamo per risposte miste gli infermieri che hanno dato sia la risposta giusta sia
quella sbagliata e per ambito misto gli infermieri che hanno affermato di conoscere la
MSbP in un ambito professionale e non professionale oppure in ambito lavorativo e
attraverso il percorso di studi).
Abbiamo considerato SOLO gli infermieri che hanno risposto in maniera positiva alla
prima domanda, perché la struttura stessa del questionario imponeva agli infermieri,
qualora la risposta fosse negativa, di fermarsi con la compilazione. Inizialmente
abbiamo dovuto costruire una tabella, grazie all’ausilio del foglio elettronico Excell, per
incrociare i dati sopra elencati.
La tabella costruita è la seguente:
Conseguenze
Giusta
Sbagliata Mista
Tot Marginale
Ambito
Non Risp
Gruppo 1:
Studio
13
1
0
1
15
Gruppo 2:
Lavoro
18
2
0
2
22
Misto
(studio/lavoro)
2
0
0
1
3
Gruppo 3:
Non
Professionale
8
4
0
1
13
Misto
(professionale e
non)
6
0
1
0
7
Tot. (N)
Tot.Marginale
Conseguenze
47
7
1
5 60
201
Da questi stati sono stati tolti la colonna Mista e Non Risp e la Riga
Misto(studio/lavoro), non professionale e misto (professionale e non), in quanto a fine
statistico ci interessano solo gli infermieri che hanno dato la risposta giusta o sbagliata e
quelli che hanno avuto la conoscenza della MSbP in ambito lavorativo o attraverso il
percorso di studi.
Per cui i dati inseriti sono:
-
Totale Risposte: 34
-
Risposte Giuste Totali: 31
-
Risposta Giusta percorso di studi: 13
-
Risposta Giusta ambito lavorativo: 18
-
Risposte Sbagliate Totali: 3
-
Risposta Sbagliata percorso di studi: 1
-
Risposta Sbagliata ambito lavorativo: 2
3. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Osservate:
Il metodo del Chi-quadrato impone la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Osservate:
Conseguenze
Gruppo 1:
Studio
Gruppo 2:
Lavoro
Giusta
Tot Marginale
Sbagliata Ambito
1
2
13
1
3
4
18
2
14
20
Tot. (N)
Tot. Marginale:
Conseguenze
31
3 34
4. Costruzione Tabella Contingenza sulle Frequenze Attese:
Frequenze Attese percorso di studi: 14:2=7
Frequenze Attese ambito lavorativo: 20:2= 10
In seguito abbiamo proceduto con la stesura di una Tabella di Contingenza sulle
Frequenze Attese:
202
Conseguenze
Gruppo 1:
Studio
Gruppo 2:
Lavoro
Giusta
Tot Marginale
Sbagliata Ambito
1
2
7
7
3
4
10
10
14
20
Tot. (N)
Tot. Marginale:
Conseguenze
17
17 34
5. Calcolo del Chi-Quadrato:
- Chi-Quadrato (cella 1): (13-7) (13-7)/7= 5,14
- Chi-Quadrato (cella 2): (1-7) (1-7)/7= 5,14
- Chi-Quadrato (cella 3): (18-10) (18-10)/10= 6,4
- Chi-Quadrato (cella 4): (2-10) (2-10)/10= 6,4
- Chi-Quadrato Totale: 5,14+5,14+6,4+6,4= 23,08
6. Calcolo del Grado di Libertà:
gdL: (2-1)(2-1)= 1
7. Confronto del Chi-Quadro con la Tavola del Chi-Quadro
Abbiamo analizzato il nostro risultato del Chi-quadrato (23,08) con quello della riga del
grado di libertà 1 della Tavola del Chi-Quadrato. Abbiamo utilizzato i valori critici 0,05
e 0,01.
8. Analisi e Discussione del Risultato:
Il nostro Chi-Quadrato è risultato 23,08; nella tabella tale risultato è superiore allo 0,01
per cui il nostro risultato è molto significativo questo vuol dire che non solo la nostra
ipotesi è sostenuta dalla statistica, ma la possiamo considerare attendibile; per cui gli
infermieri che hanno affermato di conoscere la MSbP tramite il lavoro hanno dato la
risposta giusta inerente alle conseguenze delle MSbP in maniera statisticamente
significativamente diversa rispetto agli infermieri che hanno affermato di averne sentito
parlare durante il percorso di studi.
203
All.G
Risposte aperte degli infermieri:
4-5)In questa sindrome chi subisce più danni? Perché?
Infermiere 1:
È la vittima.
Infermiere 2:
Subisce più danni
Infermiere 3:
È colui che subisce
Infermiere 4:
Sono soggetti da frequenti ricoveri anomali che possono fuorviare la diagnosi
Infermiere 5:
Perché è continuamente sottoposto ad inutili ricoveri che comportano procedure
invasive e perché viene allontanato dalla sua "casa
Infermiere 6:
Gli esiti del danno provocato al bambino possono essere anche molto gravi
Infermiere 7:
In prima persona coinvolto
Infermiere 8:
Infermiere 9:
Infermiere 10:
Perché si tratta di un abuso su un minore
Infermiere 11:
Infermiere 12:
Perché subisce un vero e proprio abuso
Infermiere 13:
Sottoposto a stress a seguito dei continui esami e ripetuti ricoveri
Infermiere 14:
Perché la mamma non stabile emotivamente e psicologicamente crea danni fisici al
bambino con lo scopo di dimostrare capacità genitoriale
204
Infermiere 15:
Soggetto debole
Infermiere 16:
Infermiere 17:
Infermiere 18:
Infermiere 19:
Ovviamente per le "eccessive" attenzioni in negativo del caregiver che sfoga su di lui/lei
la sua frustrazione, il suo bisogno di aiuto
Infermiere 20:
è colui che subisce maltrattamenti da parte di un familiare o caregiver
Infermiere 21:
Infermiere 22:
Perché è quello che presenta problemi di salute come risultato delle "cure" del
padre/madre/caregiver
Infermiere 23:
Infermiere 24:
Infermiere 25:
Viene aggravato il suo stato di salute
Infermiere 26:
Infermiere 27:
Infermiere 28:
Perché è colui che subisce pressioni psicologiche e fisiche
Infermiere 29:
Perché viene sottoposto ad esami inutili
Infermiere 30:
Il bambino viene curato per patologie che non ha
Infermiere 31:
Il bambino perché è vittima della mamma o chi per lui che somministra farmaci o altre
cose a discapito del bambino
Infermiere 32:
Il bambino subisce danni procurati dalle insicurezze della madre
205
Infermiere 33:
Il bambino è il soggetto più indisposto
Infermiere 34:
Infermiere 35:
Infermiere 36:
Infermiere 37:
Sottoposto a visite continue
Infermiere 38:
Perché direttamente interessato dagli abusi da parte del caregiver (per lo più ne è la
madre la parte determinante)
Infermiere 39:
Perché la madre arreca un danno fisico al proprio figlio per attivare l'attenzione su di se
Infermiere 40:
Infermiere 41:
Infermiere 42:
Perché il caregiver lo subisserà di "troppe attenzioni" dal punto di vista medico, continui
ricoveri, visite, indagini diagnostiche e lo limiterà nella sua quotidianità; lo opprime!
Infermiere 43:
Perché i piccoli possono subire test non necessari e/o procedure che possono provocare
disagi mentre subiscono un forte danno psicologico, che può portare depressione,
disturbo da stress post-traumatico
Infermiere 44:
è la vittima dell'abuso
Infermiere 45:
Perché vive nella condizione di essere malato, senza possibilità di seguire una vita
normale
Infermiere 46:
Subisce esami inutili o terapie ingiustificate
Infermiere 47:
Infermiere 48:
Ne risente sia a livello fisico che emotivo
Infermiere 49:
206
Infermiere 50:
Infermiere 51:
Perché viene sottoposto ad ospedalizzazioni ed esami diagnostici,anche invasivi, senza
motivo, oltre che subire danni dal genitore stesso
Infermiere 52:
Infermiere 94:
Sottoposto a visite e controlli medici molto spesso
Infermiere 95:
Viene sottoposto a "maltrattamenti" di vario tipo
Infermiere 96:
Viene sottoposto a continuo stress psicologico e fisico(con esami strumentali o visite
mediche)
Infermiere 97:
Effetti sociali
Infermiere 98:
Perché è l'anello debole del cerchio familiare
Infermiere 99:
Perché oltre che a dover intervenire sul bambino a livello fisico, bisogna intervenire
anche a livello psico-sociale
Infermiere 100:
Essendo difficile da diagnosticare il bambino continua a stare male fino (in casi estremi)
a morire
Infermiere 101:
Oltre all'aspetto clinico, c'è da considerare il ritardo evolutivo psico-sociale del bambino
Infermiere 102:
Non può avere una vita serena
Infermiere 103:
207
Categorizzazione Infermieri in Cluster:
Ricoveri:
-
Infermiere 2
-
Infermiere 4
-
Infermiere 5
-
Infermiere 13
-
Infermiere 29
-
Infermiere 30
-
Infermiere 37
-
Infermiere 42
-
Infermiere 43
-
Infermiere 46
-
Infermiere 51
-
Infermiere 94
-
Infermiere 96
-
Infermiere 101
Soggetto Debole:
-
Infermiere 1
-
Infermiere 3
-
Infermiere 7
-
Infermiere 10
-
Infermiere 12
-
Infermiere 14
-
Infermiere 15
-
Infermiere 19
-
Infermiere 20
-
Infermiere 31
-
Infermiere 32
-
Infermiere 33
-
Infermiere 38
-
Infermiere 44
-
Infermiere 95
208
-
Infermiere 98
Conseguenze Psicologiche:
-
Infermiere 5
-
Infermiere 13
-
Infermiere 19
-
Infermiere 28
-
Infermiere 43
-
Infermiere 45
-
Infermiere 48
-
Infermiere 96
-
Infermiere 97
-
Infermiere 99
-
Infermiere 101
-
Infermiere 102
Conseguenze Fisiche:
-
Infermiere 6
-
Infermiere 14
-
Infermiere 22
-
Infermiere 25
-
Infermiere 28
-
Infermiere 39
-
Infermiere 48
-
Infermiere 51
-
Infermiere 96
-
Infermiere 99
-
Infermiere 100
Non Risponde:
-
Infermiere 8
-
Infermiere 9
-
Infermiere 11
-
Infermiere 16
-
Infermiere 17
209
-
Infermiere 18
-
Infermiere 21
-
Infermiere 23
-
Infermiere 24
-
Infermiere 27
-
Infermiere 34
-
Infermiere 35
-
Infermiere 36
-
Infermiere 40
-
Infermiere 41
-
Infermiere 47
-
Infermiere 49
-
Infermiere 50
-
Infermiere 103
6) In caso di sospetto di Sindrome di Munchausen come può
l’infermiere essere d’aiuto nell’accertamento?
Infermiere 1:
Facendo parlare il bambino e la madre.
Infermiere 2:
Boh
Infermiere 3:
Esame Obiettivo
Infermiere 4:
Valutando gli atteggiamenti con cui la madre si pone con il bambino
Infermiere 5:
Potrebbe valutare lo strano comportamento del caregiver
Infermiere 6:
Attuando gli interventi previsti per il sospetto di abusi (protocollo aziendale)
Infermiere 7:
Intervento di psicologo
Infermiere 8:
210
Infermiere 9:
Infermiere 10:
Credo che sia opportuno segnalare il caso agli organi di competenza, come ad es, gli
assistenti sociali
Infermiere 11:
Infermiere 12:
Infermiere 13:
Accurate anamnesi familiari
Infermiere 14:
Monitorando l'agire del genitore
Infermiere 15:
Con l'osservazione ed anamnesi del comportamento dei genitori con il bambino
soprattutto la madre
Infermiere 16:
Infermiere 17:
Infermiere 18:
Infermiere 19:
Mai trovato in prima persona in un caso
Infermiere 20:
Osservare il bambino, avere un dialogo dove possibile
Infermiere 21:
Infermiere 22:
Non lo so; penso che può aiutare con l'osservazione dei comportamenti e la clinica o
manifestazioni del bambino, comunicandoli ai medici
Infermiere 23:
Non saprei
Infermiere 24:
Infermiere 25:
Infermiere 26:
Infermiere 27:
Non so
Infermiere 28:
211
Condividendo con il medico e lo psicologo questo dubbio
Infermiere 29:
Collaborare con lo psicologo
Infermiere 30:
Osservare se il bambino manifesta segni o evidenzia sintomi durante la visita; se inoltre
il caregiver ha comportamenti anomali
Infermiere 31:
Nell'attenzione e nel sapere conoscere e capire le persone, facendo parlare
indirettamente il bambino
Infermiere 32:
Monitoraggio
Infermiere 33:
Infermiere 34:
Non lo so
Infermiere 35:
Infermiere 36:
Infermiere 37:
Accoglienza, conquistare la fiducia dell'adulto e del bimbo
Infermiere 38:
Porre particolare attenzione agli atteggiamenti della madre nei confronti del proprio
figlio
Infermiere 39:
Monitorare il comportamento del genitore
Infermiere 40:
Infermiere 41:
Infermiere 42:
Attivando una consulenza psicologica per il caregiver che si sospetta affetto da
Munchausen
Infermiere 43:
Osserva attentamente gli atteggiamenti del genitore e del bambino e verifica che non si
verifichino aggravamenti lesivi
Infermiere 44:
212
Monitoraggio mamma e bimbo
Infermiere 45:
Relazionarsi con il caregiver e il bambino per capire il tipo di rapporto che è instaurato
fra i due; se in particolar modo il caregiver mostra massima ansia e preoccupazioni
continue, senza lasciar un minuto il bambino
Infermiere 46:
Credo che sia un piano assistenziale complesso
Infermiere 47:
Infermiere 48:
Controllando attentamente gli atteggiamenti della madre/padre durante il ricovero e
segnalare anomalie
Infermiere 49:
Sorveglianza comportamentale
Infermiere 50:
Infermiere 51:
Non saprei
Infermiere 52:
Infermiere 94:
Osservare il rapporto madre-bimbo e parlare molto con la madre
Infermiere 95:
Parlare con il bambino o con persone vicine alla famiglia
Infermiere 96:
Parlare con il bambino e osservare il suo atteggiamento e quello dei familiari
Infermiere 97:
Per arrivare a una diagnosi
Infermiere 98:
Segnalando e discutendo con il gruppo di lavoro eventuali comportamenti sospetti
rilevati nella madre
Infermiere 99:
Tenuta di un diario gionarliero degli accessi dei caregiver con il bambino e il suo stato
di salute
213
Infermiere 100:
Osservando i comportamenti del bambino all'interno del contesto familiare
Infermiere 101:
Tenuta di un diario dove registrare gli eventi "anomali" e l'eventuale correlazione con la
presenza del caregiver, durante il ricovero
Infermiere 102:
Osservare, dialogare col bambino e con chi sta con lui
Infermiere 103
Categorizzazione Infermieri in Cluster:
Ascolto:
-
Infermiere 1
-
Infermiere 20
-
Infermiere 31
-
Infermiere 37
-
Infermiere 45
-
Infermiere 94
-
Infermiere 95
-
Infermiere 96
-
Infermiere 102
Iter Diagnostico:
-
Infermiere 3
-
Infermiere 13
-
Infermiere 15
-
Infermiere 28
-
Infermiere 97
-
Infermiere 98
Osservazione:
-
Infermiere 4
-
Infermiere 5
-
Infermiere 14
-
Infermiere 15
214
-
Infermiere 20
-
Infermiere 30
-
Infermiere 31
-
Infermiere 32
-
Infermiere 38
-
Infermiere 43
-
Infermiere 44
-
Infermiere 45
-
Infermiere 48
-
Infermiere 94
-
Infermiere 96
-
Infermiere 99
-
Infermiere 100
-
Infermiere 101
-
Infermiere 102
Procedura Aziendale:
-
Infermiere 6
-
Infermiere 48
-
Infermiere 98
Organi di Competenza:
-
Infermiere 7
-
Infermiere 10
-
Infermiere 28
-
Infermiere 29
-
Infermiere 42
Non So:
-
Infermiere 2
-
Infermiere 19
-
Infermiere 22
-
Infermiere 23
-
Infermiere 27
-
Infermiere 34
215
-
Infermiere 46
-
Infermiere 51
Non Risponde:
-
Infermiere 8
-
Infermiere 9
-
Infermiere 11
-
Infermiere 12
-
Infermiere 16
-
Infermiere 17
-
Infermiere 18
-
Infermiere 21
-
Infermiere 24
-
Infermiere 25
-
Infermiere 26
-
Infermiere 33
-
Infermiere 35
-
Infermiere 36
-
Infermiere 40
-
Infermiere 41
-
Infermiere 47
-
Infermiere 50
-
Infermiere 103
7) Quali sono gli interventi di competenza infermieristica di
fronte a diagnosi accertata di Sindrome di Munchausen?
Infermiere 1:
Non saprei.
Infermiere 2:
Non so
Infermiere 3:
Assistenza al pz sempre
Infermiere 4:
216
Attivazione di una procedura aziendale
Infermiere 5:
Non lo so
Infermiere 6:
Garantire la sicurezza del bambino, contenere emotivamente
Infermiere 7:
Salvaguardare e preservare lo stato di salute del piccolo e far aiutare il genitore da
figure idonee esperte
Infermiere 8:
Infermiere 9:
Infermiere 10:
Non lo so, perché non mi è mai capitato un caso
Infermiere 11:
Infermiere 12:
Infermiere 13:
Non so
Infermiere 14:
Tutelare il minore, controllando dove è possibile l'agire della madre
Infermiere 15:
Gli interventi stabili dal piano di cura
Infermiere 16:
Infermiere 17:
Infermiere 18:
Infermiere 19:
Mai trovato in prima persona in un caso
Infermiere 20:
Segnalazione e garantire la sicurezza al piccolo con interventi mirati alla risoluzione di
tale patologia
Infermiere 21:
Infermiere 22:
Non lo so
217
Infermiere 23:
Non saprei
Infermiere 24:
Infermiere 25:
Infermiere 26:
Infermiere 27:
Non so
Infermiere 28:
Non so
Infermiere 29:
Raccolta dati e sostegno
Infermiere 30:
Parametri vitali; raccolta dati continua durante la visita con il bambino e il caregiver
Infermiere 31:
Infermiere 32:
Consultare lo psicologo e cura verso il caregiver
Infermiere 33:
Infermiere 34:
Non lo so
Infermiere 35:
Infermiere 36:
Infermiere 37:
Conquistare la fiducia del bimbo per capire i suoi bisogni
Infermiere 38:
Verificare ripetutamente cosa la madre dà al proprio figlio e sulla base del piano di cura
Infermiere 39:
Vigilare la madre
Infermiere 40:
Infermiere 41:
Infermiere 42:
Attivazione del servizio di psicologia ed eventualmente dell'assistente sociale
218
Infermiere 43:
Segue i piani di intervento concordati tra i vari specialisti che prenderanno in carico la
madre e il bambino
Infermiere 44:
Non saprei
Infermiere 45:
Evitare di fomentare le preoccupazioni del caregiver e ridurre il più possibile gli
atteggiamenti di ansia
Infermiere 46:
Infermiere 47:
Infermiere 48:
Solitamente intervengono gli psicologi
Infermiere 49:
Infermiere 50:
Infermiere 51:
Non so
Infermiere 52:
Infermiere 94:
Segnalazione codice rosa
Infermiere 95:
Cercare di individuare le dinamiche genitore/bambino
Infermiere 96:
Crea un ambiente sicuro per il bambino
Infermiere 97:
Infermiere 98:
Aiuto e supporto nei confronti della madre e del bambino
Infermiere 99:
Segnalazione al team codice rosa
Infermiere 100:
Attivare il gruppo codice rosa con una segnalazione
Infermiere 101:
Segnalazione al team codice rosa
219
Infermiere 102:
Valutare come aiutare. Creare un ambiente più idoneo e non fare interventi che
potrebbero peggiorare la situazione
Infermiere 103:
Categorizzazione Infermieri in Cluster:
Assistenza Bimbo
-
Infermiere 3
-
Infermiere 6
-
Infermiere 7
-
Infermiere 14
-
Infermiere 20
-
Infermiere 37
-
Infermiere 38
-
Infermiere 43
-
Infermiere 96
-
Infermiere 98
Curare Caregiver
-
Infermiere 7
-
Infermiere 14
-
Infermiere 32
-
Infermiere 38
-
Infermiere 39
-
Infermiere 43
-
Infermiere 45
-
Infermiere 98
Procedura Aziendale
-
Infermiere 4
-
Infermiere 15
-
Infermiere 20
-
Infermiere 94
-
Infermiere 99
220
-
Infermiere 100
-
Infermiere 101
Altro
-
Infermiere 29
-
Infermiere 30
-
Infermiere 32
-
Infermiere 42
-
Infermiere 43
-
Infermiere 48
-
Infermiere 95
-
Infermiere 102
Non So:
-
Infermiere 1
-
Infermiere 2
-
Infermiere 10
-
Infermiere 13
-
Infermiere 19
-
Infermiere 22
-
Infermiere 23
-
Infermiere 27
-
Infermiere 28
-
Infermiere 34
-
Infermiere 44
-
Infermiere 51
Non Risponde
-
Infermiere 8
-
Infermiere 9
-
Infermiere 11
-
Infermiere 12
-
Infermiere 16
-
Infermiere 17
-
Infermiere 18
221
-
Infermiere 21
-
Infermiere 24
-
Infermiere 25
-
Infermiere 26
-
Infermiere 31
-
Infermiere 33
-
Infermiere 35
-
Infermiere 36
-
Infermiere 40
-
Infermiere 41
-
Infermiere 46
-
Infermiere 47
-
Infermiere 49
-
Infermiere 50
-
Infermiere 52
-
Infermiere 97
-
Infermiere 103
222
Risposte extra:
Infermiere 21:
Alla domanda n. 9 dichiara di non sapere rispondere
Infermiere 24
Non è anonimo perché dai dati richiesti è possibile risalire al nominativo del
compilatore
Infermiere 29:
Alla risp 1: dice di averla sentita da amici
Infermiere 31:
Secondo me non è anonimo, ma ho deciso lo stesso di compilarlo
Infermiere 32:
Alla risp 1:dice di averla sentita da conoscenti
Infermiere 46:
domanda 11: stupore per la dinamica familiare
Infermiere 51:
domanda 10: Si, ma solo sospetta
Infermiere 60:
Domanda anno di laurea: che te ne frega
Infermiere 63:
Il questionario non è anonimo, non conosco questa malattia
Infermiere 69:
Domanda del setting: se ti scrivo il setting non è anonimo
Infermiere 85:
Non è anonimo
Infermiere 102:
Domanda n.12:
No. Proporrei un corso di aggiornamento per affrontare meglio le situazioni
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