intervista a claudia cassandro

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intervista a claudia cassandro
INTERVISTA A CLAUDIA CASSANDRO
Scritto da Giovanni Dimita
Venerdì 27 Luglio 2012 10:36
In occasione del suo debutto nelle sale con il cortometraggio "In Cammino", abbiamo
intervistato la giovane regista santermana Claudia Cassandro, il cui lavoro sarà proiettato
sabato 28 luglio alle 20.30 nella sala cinematografica Pixel di Santeramo. La proiezione è il
pimo evento di Suoni della Murgia, giunto alla sua decima edizione.
Ciao Claudia. Facci una tua breve descrizione.
Ciao Giovanni. Per prima cosa ti ringrazio per questa intervista. Partiamo. Mi piace definirmi
una GLOBETROTTER STORYTELLER. Sin da bambina porto avanti due grandi passioni: la
sceneggiatura e i viaggi. Sono nata a Brindisi nel 1978 da genitori santermani. Da 11 anni per
motivi di studio e lavoro vivo in diverse città, in Italia e all’estero.
Quando nasce la tua passione per il documentario?
Nel periodo adolescenziale ma non ne vedevo molti perché, purtroppo, nei palinsesti italiani il
documentario è un prodotto quasi inesistente. Credo che mi abbia portato verso questo genere
il mio interesse per la ricerca. Sono una persona molto curiosa ed analitica ma ho bisogno di
“paletti” per arginare il mio bisogno di approfondire una tematica. Il documentario, in quanto
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prodotto audiovisivo, mi impedisce di essere dispersiva.
Chi consideri un tuo maestro del genere?
I miei attuali punti di riferimento non sono dei registi ma broadcaster molto diversi tra loro come:
Arte, National Geographic, BBC.
Sei al tuo debutto come regista. Raccontaci un po' la genesi del tuo lavoro.
Novembre 2010. Vivevo a Santeramo ed era stato un anno molto difficile per la mia famiglia per
una perdita importante. Avevo bisogno di costruire qualcosa di positivo, per scrollarmi di dosso
tutto quel dolore. Da tempo procrastinavo la mia prima regia. Avevo ovviamente già partecipato
alla realizzazione di altri prodotti audiovisivi, nello specifico, documentari; ricoprendo ruoli
nell’ambito della scrittura e della produzione. Ho iniziato a buttare giù qualche idea, tra cui una
biografia musicale sul Quartetto L’Escargot, di cui ero già fan da qualche anno grazie a Suoni
della Murgia, che lo aveva portato in concerto a Santeramo. Grazie ad un network
professionale, creato negli anni, ho messo su una piccolissima troupe e ho contattato il
Quartetto tramite i social network, per proporre ai ragazzi questa mia follia! Tra folli ci si
capisce e abbiamo iniziato a girare dopo soli due mesi, a Gennaio del 2011.
Chi ha curato la colonna sonora del tuo lavoro?
La colonna sonora è il cd CORRI del quartetto barese L’ESCARGOT, composto da: Alessandro
Pipino, Adolfo La Volpe, Massimo La Zazzera e Stefania Ladisa.
A primo impatto, si notano influenze della cinematografia francese. Ce ne spieghi il
motivo?
Nel 2001 ho vissuto un anno a Parigi e quella città mi ha rubato il cuore. Lì, tra le altre cose, ho
riscoperto la passione per il cinema e ho deciso che l’avrei fatta diventare una professione. Nel
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2002, a Parigi, usciva nelle sale “Il favoloso mondo di Amélie”, uno dei miei film preferiti. In
tutta la rete metropolitana parigina il comune faceva trasmettere la colonna sonora di Yann
Tiersen. Inevitabilmente è diventata la colonna sonora della mia vita e volevo che lo fosse
anche della mia prima regia. Il primo cd del Quartetto l’Escargot è fortemente ispirato dalla
musica francese. I ragazzi del quartetto sono pugliesi come me. Insomma, mi sembrava un bel
modo per chiudere il cerchio.
Da operatrice nel settore, cosa manca secondo te alla cinematografia italiana in
generale?
Umiltà, metodo e meritocrazia. Questi elementi, a mio avviso, permettono di creare una vera
industria. A livello creativo agli autori italiani non manca proprio nulla, all’estero siamo ancora
stimati per questo ma non vogliono lavorare con noi perché siamo un Paese troppo corrotto. Ai
produttori e ai broadcaster italiani manca inoltre il coraggio di osare, di percorrere strade non
ancora tracciate, di investire sul proprio capitale umano, su idee giovani e svincolate da quei
giochi politici, in cui troppo spesso questo settore rimane intrappolato. Purtroppo questo non è
un problema che caratterizza solo il settore cine-televisivo ma tutto il sistema Italia. Siamo un
Paese meraviglioso, con risorse artistiche e culturali da far gola a tutto il mondo ma siamo gli
unici a dimenticarlo e a non sfruttare questa immensa risorsa.
Se ti fosse chiesto di avanzare una proposta per la cultura locale, cosa ti sentiresti di
dire agli amministratori della città?
Può sembrare una sviolinata ma non lo è: continuare a sostenere economicamente iniziative
come Suoni della Murgia, una piccola perla che rischia di scomparire perché si appoggia quasi
esclusivamente sulla passione dei suoi soci. Allo stesso tempo premiare chi, come il
lungimirante Cinema Pixel, continua ad investire “in cultura” a Santeramo. E perché no, magari
puntare su un altro progetto ambizioso e organizzare con loro un bel festival cinematografico.
Chiedo troppo? Che difficoltà trova una donna nel mondo cinematografico?
Purtroppo molte ma anche qui non me la sento di dire che è un problema solo di questo settore.
La verità è che, nonostante gli sforzi di tutti, dobbiamo ammettere che anche in Occidente
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viviamo ancora in una società fatta a misura “d’uomo”.
Se un giovane regista volesse intraprendere questa carriera, cosa gli consiglieresti?
Non consiglierò mai di frequentare le persone giuste perché quelle nel nostro Paese cambiano
con le elezioni politiche. Consiglio invece di lavorare molto sul proprio carattere: è necessaria
tanta umiltà, passione, determinazione da vendere, spirito di sacrificio e una buona dose di
sana autostima. La strada è lunga e tutta in salita e troppo spesso assomiglia al mito di Sisifo.
Indispensabile è quindi individuare subito un valido piano B, su cui far convogliare parte delle
proprie energie nel caso, esausti, si decidesse di abbondonare quel sentiero. Per il momento io
sono ancora IN CAMMINO! 4/4