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54 Spettacoli
Martedì 18 Ottobre 2011 Corriere della Sera
Tour Parte stasera da Varese lo spettacolo «Ciak si gira», metamorfosi in 80 personaggi
I mille volti di Brachetti:
mi travesto da prete
per passare inosservato
«Soffro della sindrome di Peter Pan»
MILANO — «Io ho la sindrome di Peter Pan clinicamente confermata. Lo psicologo me lo ha spiegato: «È grazie a questa che guadagni e
che fai questo genere di spettacoli. Ho letto che Peter Pan
si crea un luogo, come la casa, che è specchio di se stesso. La mia casa ha i passaggi
segreti, la libreria che gira,
l’acqua luminosa, i quadri
che parlano, i muri che si spostano, è una casa piena di scemenze che mi corrispondono». Arturo Brachetti, trasformista per lavoro e nella vita,
54 anni, torinese e cittadino
del mondo. A suo modo un
cervello in fuga, celebrato più
all’estero che in Italia. «La meritocrazia non è il nostro forte, se fossi uno che va in tv e
sbaglia tutti i suoi trucchi sarei molto più famoso».
Ama il gusto del paradosso, che è fatto della stessa pasta della sua magia, lui che in
un secondo riesce a passare
da un travestimento all’altro,
ma l’interpretazione più difficile è essere se stesso: «Vale
per tutti. Quando uno dice
che l’abito non fa il monaco è
vero fino a un certo punto. I
poliziotti si mettono gli oc-
Decapitato L’attore in scena
Clown Un’altra metamorfosi
chiali da sole, i banchieri le
cravatte, i dottori il camice, i
preti il collarino. Abbiamo tutti una specie di vestito che ci
dà, non dico la scusa, ma l’autorità di essere quello che vogliamo essere in quel momento. Dietro questa maschera
siamo tutti più coraggiosi».
La sua maschera fuori dal palcoscenico non può che essere
eccentrica. «Quando recito Arturo Brachetti nella vita sono
un personaggio un po’ fuori
dal mondo: vado in giro con
un cappello a cilindro, mantelli, sembro Jack lo squartatore. Poi ho dei travestimenti
per vivere tranquillo e non essere riconosciuto: uno da rocker, uno da prete e uno da
professore di filosofia e con
questi vado a cena, a teatro,
in discoteca. È la realtà immaginata quella che ci rende più
felici».
Celebrato in Francia —
120 mila spettatori alle Folies Bergère — da oggi
(prima tappa Varese) è
in tournée in Italia con
il suo «Ciak si gira»,
un’ora e mezza di trasformazioni, metamorfosi in 80 personaggi, valzer di
maschere che ha
come tema il
mondo del cinema, dai personaggi dei film tv (Zor-
Donna
Il
trasformista
torinese
Arturo
Brachetti,
54 anni, nei
panni di
Crudelia De
Mon, uno
dei suoi
personaggi
L’appello
ro, Crudelia De Mon, cowboy,
corsari e avventurieri) ai protagonisti dei più famosi film
horror, dall’evocazione del
mondo di Fellini a quello di
Hollywood (Charlie Chaplin,
Gene Kelly, King Kong, Shrek,
Harry Potter). Inoltre Brachetti è diventato anche speaker
radiofonico e da ieri si racconta su Radio2 nel programma
«Tutto nudo» in onda dal lunedì al venerdì alle 19.50.
Brachetti è un mago del
XXI secolo, sembra strano ma
i primi passi di quel che sa li
ha appresi in seminario. Magia e religione, accostamento
che sembra blasfemo: «Dopo
tanti anni di seminario penso
che Dio tale quale le religioni
più conosciute lo descrivono
è la più necessaria invenzione
dell’uomo. Necessaria perché
gli uomini devono sopravvivere e senza Dio il 90% delle persone non sopravvive: la gente
è infelice, quindi non capisce
il perché su questa Terra, il
perché del dolore, il perché
di tante cose. Dio ci dà tutte
queste risposte senza appello, senza controbattere, per
fede».
Il suo volto è un logo,
con quel ciuffo-antenna
da Peter Pan: «È l’eredità
di Shakespeare perché
stavo facendo Sogno di
una notte di mezza estate e il regista voleva
una pettinatura originale e stravagante. È
stata una delle più
furbe invenzioni della mia vita: finalmente l’uomo dai mille
volti aveva una faccia riconoscibile».
Renato Franco
twitter
@RenatoFranco70
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Mina sul web
cerca l’autore
del suo brano
MILANO — Caccia al tesoro via
web. Anzi, caccia all’autore. La lancia Mina per scoprire chi ha scritto
una canzone che verrà inserita nel
suo nuovo album in uscita a novembre. Il brano si intitola «Questa canzone» e da oggi si può ascoltare sul
sito (minamazzini.com) e sulla pagina di Facebook della signora della
canzone italiana che così cerca il padre del pezzo.
Il demo è arrivato negli uffici senza indicazioni. «Riceviamo e cataloghiamo 3 mila proposte ogni anno.
Mia madre in prima persona le ascolta tutte, facendo il lavoro che i discografici hanno abbandonato da tempo. Capita quasi in ogni disco di avere autori noti e altri sconosciuti:
gli Audio 2, ad esempio, li scoprimmo così», racconta Massimiliano Pani, figlio di Mina e produttore dei suoi album. «A volte capita
che lei chiami direttamente l’autore
per chiedere delle modifiche. In genere le sbattono il telefono in faccia
pensando a uno scherzo», aggiunge.
Dopo che «Questa canzone» ha superato tutte le scremature è cominciata la ricerca. «Il pezzo non è stato
nemmeno depositato alla Siae. Pensiamo quindi a un non professionista, anche perché è un provino voce
e pianoforte fatto con un semplice registratore a cassetta. Se non dovessimo scoprire chi l’ha scritto prima dell’uscita del disco, i diritti verranno accantonati dalla Siae», comunica Pani. Qualche furbo proverà a rivendicare la paternità: «Abbiamo il provino
originale: la voce è quella di un uomo, senza accenti».
A. Laf.
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