IL PUNTO SU: IL ROMANZO POLIZIESCO a cura di Giuseppe

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IL PUNTO SU: IL ROMANZO POLIZIESCO a cura di Giuseppe
IL PUNTO SU: IL ROMANZO POLIZIESCO
a cura di Giuseppe Petronio
Bari: Laterza, 1985. 210 pp.
Col recente saggio sul romanzo poliziesco Giuseppe Petronio ci
conferma quanto, dopo tanti anni di studi e di numerosissime stimate
pubblicazioni che coprono la nostra letteratura dal medioevo ai nostri
giorni, egli si sia occupato di quel filone di letteratura etichettata
paraletteratura ο meglio trivialliteratur. Che uno studioso del calibro di
Petronio si sia dedicato allo studio della cosiddetta letteratura di massa
non mi stupisce, come del resto non mi sorprese quando il noto critico
e professore Leslie Fiedler, nel 1967, in un corso di letteratura alla
Università di Buffalo, ci annuciò che si sarebbe occupato di "soap
operas"
(ovvero delle cosiddette telenovelas) come un genere di
letteratura popolare, senza pregiudizi. Per il Prof. Fiedler anche se
inizialmente fu un'occasione per attirarsi l'attenzione dei colleghi e dei
critici, in realtà fu anche un modo di far fronte a un fenomeno
televisivo che ormai attirava giovani e vecchi telespettatori da ogni ceto
e professione — anche se ben pochi, almeno tra i cosiddetti intellettuali,
erano disposti ad ammettere di seguire questi programmi.
Non sto qui a suggerire un'analogia tra il romanzo poliziesco e le
telenovelas; semmai questo andrebbe fatto tra il giallo e il romanzo di
fantascienza. L'analogia parte piuttosto dal fatto che due ben noti
studiosi e professori di letteratura decidono di analizzare seriamente,
sociologicamente parlando, un fenomeno di cultura di massa, di grande
successo commerciale, generalmente snobbato dagli accademici e dai
critici non necessariamente per ragioni estetiche ο linguistiche, ma
perché considerato mero oggetto di consumo. Ed è proprio a questi
critici che Petronio, dopo aver ribadito che "i gialli li hanno letti sempre
intellettuali e persone colte," esclama: "Ah critici! Snob, razzisti,
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classisti, e, per dirla con eufemismo garbato, uomini di scarse letture"
(p. 86).
Indubbiamente, il giallo è stato per molto tempo sottovalutato in
base a pregiudizi senza considerare che esso fa parte di un genere (o
sottogenere) letterario con regole alquanto rigide nei riguardi della
logica del delitto, del detective e della soluzione (e cioè in termini di
personaggi, intreccio, struttura ecc.), e come per la "letteratura" in
generale ci sono buoni e cattivi testi. E quindi Petronio non può non
accusare critici come Todorov il quale attribuisce al giallo "il carattere
di letteratura popolare, ignorando che chiunque ne ha scritto da Poe agli
anni Quaranta ha affermato concorde che era letteratura di intellettuali"
(p. 79). Difatti, Poe, Chesterton, Conan Doyle, Simenon, A. Christie, G.
Greene ecc. sono degli abilissimi narratori apprezzati da molti scrittori
(si vedano le testimonianze nella seconda e nella terza parte del testo).
E secondo il Nostro, un critico che voglia veramente capire il giallo,
deve porsi il problema dei "rapporti tra il giallo e quella cosa che
convenzionalmente, senza sapere bene che cosa significhi, chiamiamo
'letteratura'" (p. 72).
Il punto su: Il romanzo poliziesco è diviso in tre parti. La prima è
costituita dalla lunga (88 pagine fitte) ed eccellente Introduzione di
Petronio divisa in "premessa," "costanti e varianti," e "il giallo
problematico"; la seconda, "Le Poetiche," raccoglie delle pagine da nove
saggi di scrittori quali Poe, Chesterton, Van Dine, Chandler e Gadda;
la terza, "Le interpretazioni," anch'essa antologica, contiene pagine dei
più noti critici sul giallo. A nostro avviso la scelta degli scritti nella
seconda e terza parte non solo è un'ottima documentazione ma essa è
un'ulteriore conferma della profonda conoscenza di Petronio di un
soggetto che in Italia non ha visto molti critici, e più importante, non
ha avuto molti scrittori, come Gramsci aveva già lamentato negli anni
Trenta, di qualche rilievo (soprattutto al livello commerciale).
Come accennavamo, l'Introduzione di Petronio è un ottimo saggio
con storia, esegesi e analisi critica di un genere letterario nato — e
mantenuto (forse dalla critica) — in margine della cosiddetta letteratura.
Nelle pagine di Petronio, come in quelle dei critici documentati viene
ribadito che il giallo è sempre stato considerato a metà strada tra
narrativa e romanzo d'appendice, tra alta e bassa letteratura; e per
quanto sin dai giorni di E. A. Poe abbia affascinato tanto i lettori di
massa quanto scrittori, critici ed intellettuali, esso è rimasto un po'
come cittadino di seconda classe. Petronio, da bravo sociologo della
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letteratura, precisa che quando nasceva il giallo "stavano nascendo altre
cose" quali lo scientismo, il positivismo, il prestigio dei procedimenti
logici, i metodi delle scienze naturali, le grandi città, le istituzioni di
polizie metropolitane, e l'antropologia criminale — in breve, non è tanto
una questione di Darwin che influenza Poe oppure di Peirce che
influenza Conan Doyle ecc., quanto il caso di "un'atmosfera che si
rifletteva in tutte le attività dell'uomo" (p. 27). E va aggiunto che è
questo il momento quando la letteratura si arricchisce "al contatto della
scienza."
Il giallo da libro di intrattenimento per lettori medio-borghesi, passa
a strumento di evasione per intellettuali e professionisti e ben presto,
specialmente in America, affascina un p o ' tutti coloro che si dilettano
con problemi di logica e di intuizione e deduzione. Ma oltre ad essere
un mezzo di "distrazione, distensione e divertimento" credo che il giallo
attiri soprattutto quei lettori che amano sfidare l'autore a chi per prima
trova la soluzione al delitto. Da oltre un secolo e mezzo il giallo
affascina svariati lettori attratti dai vari tipi di delitti (individuali ο
organizzati), dai servizi segreti, e dai complotti politici (veri ο
immaginati) che richiedono l'aiuto di qualcuno che sappia far lavorare
le sue "cellule grige" — qualcuno come Dupin, Sherlock Holmes,
Maigret, Marlow, Perry Mason, Colombo ecc., ecc.
Dopo una breve esegesi del giallo Petronio distingue il romanzo
giallo da quello poliziesco, dal thriller e da altre sue varianti. L'autore
ci smonta il giallo per farci apprezzare i suoi elementi, sia quelli
costanti che quelli variabili, e ci indica le regole del giallo che
riguardano il crimine, l'indagine, la soluzione, la sua logica, il giallo tra
logica e intuizione, il romanzo che diventa più psicologico che logico,
e le differenze tra il giallo americano e anglosassone negli ultimi
cinquanta anni. Naturalmente, non mancano degli accenni al contributo
italiano a questo genere, e quindi incontriamo pure i nomi di Gadda e
Sciascia.
Il punto su: Il romanzo poliziesco è il tipo di testo che fa per
lettori, studenti e studiosi del giallo. E senza in nessun modo diminuire
il pregio di quest'opera, l'unica osservazione che andrebbe fatta al testo
è che la breve "Nota bibliografica" andava arricchita con titoli di opere
sia in italiano che in inglese francese e tedesco, dei maggiori resoconti
critici sul soggetto. Chiudiamo con le bellissime parole di Petronio,
proprio come egli conclude la sua introduzione: "[...] i gialli, i singoli
gialli, sono libri come gli altri, e ce ne sono perciò di intelligenti e di
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stupidi, di interessanti e di noiosi, di originali e di reperitivi, di
problematici e di piatti, di belli (cioè di riusciti) e di brutti (cioè di
mancati). Come è di tutti gli altri libri: quelli di critica inclusi" (pp. 8788). Ebbene, questo lavoro di Petronio è definitivamente "intelligente"
e "riuscito."
ROCCO CAPOZZI
University of Toronto,
Toronto, Ontario
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