Albo d`Onore dei Caduti della Prima Guerra mondiale

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Albo d`Onore dei Caduti della Prima Guerra mondiale
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Albo d'Onore
Caduti
della
Prima Guerra Mondiale
del Comune di Soave
1
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
2
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Soave
ai Suoi figli Caduti
1915 - 1918
a cura del
1° Maresciallo “Luogotenente” tramat (aus.) Salvatore Rainone
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Questa ricerca storica è stata realizzata utilizzando le informazioni contenute
nei seguenti archivi nazionali1:
 Ministero della Difesa – Banca Dati sulle sepolture dei
Caduti in Guerra.
 Ministero della Guerra – Albo d'Oro dei Militari Caduti nella
Guerra nazionale 1915 – 1918.
 Archivio di Stato di Verona.
 Centro Documentale di Verona (ex Distretto Militare).
____________
1.
Per un’assoluta conferma delle sepolture dei Caduti o sul rimpatrio dei Resti mortali, si consiglia di
contattare il MINISTERO DELLA DIFESA - COMMISSARIATO GENERALE ONORANZE
CADUTI IN GUERRA - Direzione Situazione e Statistica - Via XX Settembre, 123/a – 00187 ROMA
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Cronologia di guerra
La Prima Guerra Mondiale (altrimenti nota come “Grande Guerra”), ebbe inizio
con la dichiarazione di guerra inviata dall'Austria-Ungheria alla Serbia il 28
luglio 1914, a seguito dell'assassinio dell'erede al trono austriaco, l'Arciduca
Francesco Ferdinando, ucciso a Sarajevo da uno studente bosniaco militante in
una organizzazione irredentista serba.
In brevissimo tempo, nel cuore dell'Europa si vennero a creare due schieramenti
militarmente contrapposti: da una parte Austria e Germania (Imperi Centrali), a
cui si aggiunsero in tempi successivi Bulgaria ed Impero Turco.
Dall'altra parte invece, Francia, Inghilterra e Russia (uniti in un’alleanza
denominata “Triplice Intesa”), decisero di scendere in guerra a fianco della
Serbia2. L'Italia in questo primo momento mantenne una posizione di neutralità,
pur essendo legata fin dal 1882 ad un patto di alleanza con Austria e Germania3.
Dopo quasi un anno dall'inizio delle ostilità, il 23 maggio 1915 il Regno d'Italia
decise di interrompere la sua posizione di neutralità e di schierarsi militarmente
a fianco delle potenze Alleate della “Triplice Intesa”. Nelle prime ore del 24
maggio 1915, reparti dell'esercito italiano varcarono in armi il confine con
l'Austria-Ungheria.
Anno 1915
24 maggio
Reparti di Alpini conquistano le posizioni austro-ungariche del Monte Nero.
29 maggio
Truppe italiane occupano Cortina d’Ampezzo, abbandonata dalle truppe
nemiche.
La Prima battaglia dell'Isonzo
Fu combattuta dal 23 giugno al 7 luglio 1915 tra l'esercito italiano e quello
austro-ungarico.
____________________
2.
Alle originarie potenze della “Triplice Intesa”, si aggiungeranno nel corso del conflitto anche
paesi extra europei quali il Giappone e gli Stati Uniti.
3. Il Governo italiano aveva deciso di non entrare in guerra a fianco degli Imperi Centrali, in
quanto i termini del trattato stipulato richiamavano i doveri di alleanza militare reciproca solo in
caso di aggressione esterna, cosa questa che non era assolutamente avvenuta nella crisi serbo
austriaca di Sarajevo.
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I primi giorni di guerra erano stati caratterizzati dal Primo Balzo progettato dal
comandante in capo delle forze armate, Luigi Cadorna, che consistette in
un'offensiva di larga scala lungo l'intera lunghezza del fronte, e che attestò le
linee italiane sulla sponda destra del fiume Isonzo. Già nei giorni precedenti gli
italiani avevano cercato di prendere possesso della testa di ponte di Tolmino e
del Monte Nero (in sloveno Krn), vale a dire dei primi importanti obiettivi al di
là del corso d'acqua, ma mancavano di un sufficiente supporto d'artiglieria ed
erano stati respinti.
L'obiettivo degli italiani era l'allontanamento degli austro-ungarici dalle loro
posizioni difensive sul fiume e scalare i monti che vi si affacciavano:
nonostante, però, la superiorità numerica, due italiani per ogni austro-ungarico,
Cadorna commise l'errore di lanciare assalti di fanteria dopo imponenti (ma
brevi, vista la carenza di munizioni) sbarramenti d'artiglieria che non
proseguivano durante il movimento degli uomini; diluì peraltro l'attacco su più
fronti (come il Trentino e l'Isonzo centrale, vicino Gorizia) nel tentativo di
distrarre l'attenzione del nemico.
Si trattava di un errore comune anche ai francesi che combattevano sul fronte
occidentale, e che di fatto avvantaggiò gli austro-ungarici, che erano in
posizioni difensive quasi tutte sopraelevate e dotate di reticolati di filo spinato
contro i quali non potevano nulla le poco precise cannonate italiane.
In particolare i combattimenti più aspri si ebbero sulla direttrice di Gorizia,
dove si lottò per ogni palmo di terreno fino a far intravedere agli uomini delle
brigate Re e Casale la periferia della città. Una visione momentanea, visto che
alla fine gli italiani furono costretti a ripiegare rapidamente.
L'attacco venne definitivamente respinto nei primi giorni di luglio, quando il
comandante austro-ungarico Boroevic riuscì a disporre di due divisioni di
fanteria di rinforzo.
Gli italiani avevano conseguito così guadagni territoriali minimi: la testa di
ponte di Tolmino di là dal fiume, le alture vicino Plezzo, il monte Colovrat e
parte del monte Nero. La pausa dei combattimenti fu breve, e le ostilità
tornarono pochi giorni dopo.
La Seconda battaglia dell'Isonzo
Fu combattuta dal 18 luglio al 3 agosto 1915 tra gli eserciti italiano e austriaco.
Dopo il fallimento dell'attacco di due settimane prima, Luigi Cadorna,
comandante in capo delle forze italiane, decise una nuova spinta sulle linee
nemiche con un più nutrito supporto di armi pesanti e da tiro indiretto.
La tattica del generale era semplice quanto spietata: dopo uno sbarramento di
artiglieria, gli italiani dovevano avanzare frontalmente, in massa, verso le ben
difese trincee austro-ungariche ed espugnare le posizioni, dopo aver superato i
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reticolati. L'endemica mancanza di materiali, però – dai fucili, alle munizioni
per i cannoni, alle cesoie per tagliare il filo spinato –, rese praticamente nullo il
vantaggio del numero, ancora superiore per gli italiani rispetto al nemico
(grazie anche ai 290.000 soldati arrivati al fronte prima della battaglia), che pur
si dimostrava capace di riassorbire le 45.000 perdite della battaglia in corso.
Una tattica siffatta mostrava ancor più il proprio lato inumano, viste le notizie
che venivano dal fronte occidentale dove la sua applicazione non aveva dato
altro frutto che inutili massacri.
Se sulle teste di ponte vicino Plezzo e Tolmino le schermaglie furono
relativamente di basso livello, ma costanti tanto da superare le date ufficiali
della Seconda battaglia, sul Carso – in particolare sul Monte Nero – si sviluppò
un'estenuante serie di combattimenti corpo-a-corpo che coinvolsero la Seconda
e la Terza Armata italiane, con perdite altissime da ambo le parti. La XX
Divisione ungherese di fanteria fu messa in rotta, avendo perso due terzi degli
effettivi, parte in seguito agli attacchi e parte in seguito alle difficoltà di un
terreno che, in quota, non offriva alcuna sicurezza.
Fu in questo periodo che il Carso cominciò a guadagnarsi la sinistra fama che lo
avrebbe accompagnato nei decenni a venire, dapprima per le battaglie e in
seguito per la tragedia delle foibe.
Il 25 luglio gli italiani occuparono Bosco Cappuccio, un contrafforte a sud del
Monte San Michele, un collina poco pronunciata ma otticamente dominante,
che presidiava la testa di ponte austriaca di Gorizia da Sud. Il Monte San
Michele fu conquistato e brevemente tenuto dagli italiani, ma un disperato
contrattacco del colonnello Richter, al comando di una selezione di reggimenti
scelti, la riprese dopo aspri combattimenti.
La battaglia si spense da sola, quando entrambi gli schieramenti rimasero a
corto di munizioni sia per le armi leggere che per l'artiglieria. Le perdite totali
delle tre settimane di scontri si aggirarono attorno agli 91.000 uomini, di cui
42.000 italiani e 47.000 austro-ungarici.
La Terza battaglia dell'Isonzo
Fu combattuta tra il 18 ottobre e il 3 novembre 1915 tra l'esercito italiano e
quello austro-ungarico.
Dopo circa due mesi e mezzo di relativa tregua per ricostituirsi dalle perdite
dovute agli assalti en masse della prima e della seconda battaglia dell'Isonzo,
Luigi Cadorna, capo di Stato Maggiore dell'esercito italiano, comprese che
l'artiglieria giocava un ruolo assolutamente fondamentale, e portò l'effettivo a
1.200 bocche da fuoco.
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rovine di Monfalcone
Gli obiettivi principali dell'offensiva erano la presa definitiva delle teste di
ponte austro-ungariche a Plezzo e Tolmino, nonché la città di Gorizia. La tattica
di Cadorna, tuttavia, si rivelò poco incisiva, avendo distribuito le proprie forze
in modo completamente uniforme lungo tutto il fronte – lungo quanto l'Isonzo –
, e avendo deciso di attaccare su piccoli fronti. Gli austro-ungarici
approfittarono della situazione per concentrare la loro potenza di fuoco sul
nemico, che avanzava su direttrici più strette.
Grazie a estesi bombardamenti, gli italiani avanzarono a Plava, sul bordo
meridionale della piana della Bainsizza, e sul Monte San Michele, punto focale
dell'avanzata per aggirare il grosso delle forze che difendevano Gorizia: l'altura
fu scenario di feroci attacchi e contrattacchi tra la Terza Armata italiana e i
rinforzi austro-ungarici appena arrivati su ordine di Boroevic dai fronti orientale
e balcanico, con un alto costo di vite umane da entrambe le parti.
Il Monte Sei Busi, difeso strenuamente dalla 106° Divisione di fanteria austroungarica, fu il teatro di quattro sanguinosi assalti all'arma bianca. Cadorna
ordinò la fine degli attacchi quando valutò più attentamente la situazione: si
rese conto che gli italiani non stavano guadagnando nulla, e che il nemico si
manteneva sulla difensiva non scalzato dalle posizioni sopraelevate.
In una visione più ampia, il basso profilo tenuto dalle truppe di Boroevic (per
questo soprannominato l'ingannevole testa croata dalle sue truppe) consentì loro
di mantenere le posizioni a prezzo di perdite alte, ma certamente minori rispetto
a quelle italiane. Soprattutto, dimostrò che Boroevic era uno dei migliori tattici
in forza all'esercito austro-ungarico, a dispetto del fatto che la sua visione
strategica non fosse irreprensibile.
La pausa dei combattimenti durò solo due settimane, prima che l'offensiva
italiana riprendesse.
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La Quarta battaglia dell'Isonzo
Fu combattuta tra il 10 novembre e il 2 dicembre 1915 tra gli eserciti italiano e
austro-ungarico.
A differenza delle tre battaglie precedenti (a giugno, luglio e ottobre) questa
durò poco di più e può per molti versi considerarsi la continuazione
dell'offensiva precedente.
La gran parte dei combattimenti si concentrò sulla direttrice per Gorizia e sul
Carso, ma la spinta fu distribuita lungo tutta la linea del fiume Isonzo: la
Seconda Armata italiana premette sul capoluogo e occupò Oslavia, mentre la
Terza Armata, incaricata di coprire il fronte fino al mare, si lanciò in estesi e
sanguinosi scontri che non fruttarono nulla, se non minimi avanzamenti del
fronte.
Il Monte Sei Busi, già teatro di combattimenti asperrimi e disperati da parte
italiana, fu assaltato per altre cinque volte dalle truppe di Cadorna.
I combattimenti subirono una vera e propria escalation fino alla fine di
novembre, quando la testa di ponte di Tolmino fu scossa da pesanti
bombardamenti da ambo le parti, e i combattimenti raggiunsero il massimo
livello di perdite giornaliere. Nei quindici giorni seguenti, fino alla metà di
dicembre, lungo tutta la linea gli eserciti si affrontarono in piccole schermaglie
piuttosto che in massivi attacchi frontali come nelle precedenti fasi della
battaglia.
La tregua si instaurò con l'arrivo del primo, pungentissimo freddo sulle
montagne del Carso, spazzato dalla Bora, per il quale le operazioni militari si
bloccarono del tutto per mancanza di equipaggiamenti e preparazione da ambo
le parti – retaggio dell'idea che quella del 1915 sarebbe stata una Blitzkrieg e
non una logorante guerra di posizione.
L'alto comando austro-ungarico, preoccupato delle perdite nonostante l'afflusso
al fronte di 12 divisioni di rinforzo, chiese per la prima volta l'aiuto dell'Impero
tedesco, il quale ancora non era formalmente in guerra con l'Italia. Motivo,
questo, che portò i tedeschi a intervenire sul Carso molto tempo dopo, non
prima dell'Undicesima battaglia dell'Isonzo.
La Quinta battaglia dell'Isonzo
Fu combattuta tra il 9 e il 15 marzo 1916 tra l'esercito italiano e quello austroungarico.
Dopo quattro tentativi di superare il fiume Isonzo e dilagare in territorio austroungarico, Luigi Cadorna organizzò una nuova offensiva forte della tregua
invernale che aveva consentito all'Alto Comando italiano di raggruppare e
organizzare 8 nuove divisioni da posizionare sul fronte.
Si trattava, comunque, di un'offensiva non lanciata a seguito di accurati studi
tattico-strategici, bensì come dimostrazione, atta a deconcentrare l'attenzione
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degli Imperi Centrali sulle proprie vittoriose offensive in atto sul fronte
orientale contro la Russia e a Verdun, dove in effetti si stava compiendo la più
grande carneficina di tutta la guerra. Era stato dato seguito all'attacco, dunque,
nel rispetto degli accordi della Conferenza interalleata di Chantilly del dicembre
1915.
Gli assalti, intesi come "azioni dimostrative" come da ordine verbale inoltrato
da Cadorna ai comandi della II e III Armata ad integrare gli ordini scritti dati in
precedenza, furono meno impegnati e meno sanguinosi che nelle battaglie
precedenti, si distribuirono sul Carso, sulla direttrice per Gorizia e nell'incassata
testa di ponte di Tolmino.
Dopo una settimana di combattimenti che costarono la vita su entrambi i fronti
a 4.000 uomini, gli scontri si spensero, a causa del pessimo tempo che
complicava tremendamente la vita nelle trincee, e a causa dell'inizio
dell'offensiva austro-ungarica "punitiva" dalle basi in Trentino.
Alcune porzioni del fronte – soprattutto attorno a Gorizia – videro una
continuazione degli scontri tra pattuglie avversarie fino al 30 marzo e oltre, in
un lento logorio che di fatto non presentava vantaggi né per gli italiani né per
gli austro-ungarici.
La Sesta Battaglia dell'Isonzo
Conosciuta anche col nome di Battaglia di Gorizia fu una decisiva vittoria
Italiana presso il fiume Isonzo durante la Prima Guerra Mondiale.
Il comandante austriaco Franz Graf Conrad von Hötzendorf aveva ridotto la
consistenza delle forze austro-ungariche lungo il fronte dell'Isonzo per
rafforzare l'offensiva sul Trentino. Il Capo di Stato Maggiore italiano Luigi
Cadorna fece così spostare parte delle sue truppe dal Trentino verso il fronte
dell'Isonzo per attaccare le difese nemiche, indebolite dal trasferimento. Il 6
agosto 1916 l'offensiva venne lanciata su Gorizia. L'8 agosto, Gorizia cadde e
venne stabilita una testa di ponte sull'Isonzo. Gli austro-ungarici riportarono
altre truppe nel settore delle operazioni per prevenire uno sfondamento e
Cadorna, soddisfatto per i risultati ottenuti, fece terminare gli attacchi il 17
agosto.
L'attacco su Gorizia fu l'offensiva italiana più riuscita nel fronte dell'Isonzo e
alzò molto il morale delle truppe. Dopo la battaglia, il 28 agosto, l'Italia
dichiarò finalmente guerra anche alla Germania.
Successivamente gli storici ritennero che quella battaglia (21 mila morti da
parte italiana) fosse una inutile ed effimera conquista, forse l'unica vittoria di
Cadorna. In realtà gli austriaci, a corto di truppe ( visto che dovevano
combattere su due fronti), si ritirarono in territorio Sloveno dove il Cadorna
sacrificò migliaia di soldati nell'inutile tentativo di avanzare verso Lubiana e
Trieste.
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Gli austriaci, meglio equipaggiati, preferivano preservare le truppe. I generali
italiani invece cercavano di supplire alla loro inferiorità negli armamenti
mandando allo sbaraglio, e spesso a morte sicura, i propri soldati. Sia la 2a che
la 3a armata italiana si dissanguarono per conquistare qualche chilometro di
fronte.
Cadorna e i suoi miopi generali furono i maggiori responsabili di tanto
spargimento di sangue, tanto che i nostri soldati ritenevano che il vero nemico
fosse lo stato maggiore dell'esercito e non gli austriaci.
Se si visiona il numero di morti italiani, rispetto a quelli austriaci, la
sproporzione evidenzia quanto costò agli italiani questa vittoria. Inoltre, come
in quasi tutte le battaglie dell'Isonzo, da parte italiana ci fu sempre un alto
numero di dispersi, in quanto la superiorità delle artiglierie austriache si
traduceva in tantissimi fanti che morivano dilaniati dalle bombe. In tal senso
per i generali italiani contava di più essere citati nel bollettino di guerra che
avere risparmiato qualche decina di migliaia di poveri soldati, costretti a
combattere intontiti dal cognac e dalla grappa che veniva loro data, prima di
ogni attacco, perché non si rendessero conto a pieno della morte cui andavano
incontro.
La Settima battaglia dell'Isonzo
Fu uno scontro bellico, perdurato dal 14 al 18 settembre 1916, che vide
l'esercito italiano tentare un'offensiva contro le truppe austro-ungariche.
L'attacco italiano riuscì sul Carso, tra il mare Adriatico e Gorizia. La Terza
armata italiana doveva irrompere sull'altura di Fajti (Quota 432) in direzione
Trstelj per poi attaccare Trieste. Gli Italiani riuscirono appena a conquistare
alcune trincee e una piazzaforte presso Merna (Miren).
L'ottava battaglia dell'Isonzo
E' un evento della prima guerra mondiale: l'offensiva italiana iniziò tra il 10 ed
e il 12 ottobre 1916 nella zone di Doberdò, a est di Monfalcone.
L'offensiva è una delle cosiddette "spallate" militari lanciate da Luigi Cadorna
per logorare l'Austria-Ungheria. Ma il tempo avverso, la resistenza delle truppe
imperiali, gli errori tattici, la scarsità di mezzi e materiali fanno guadagnare
poco terreno alle truppe italiane che poi vengono costrette alla ritirata sulle
posizioni di partenza dalla controffensiva austriaca. Le perdite sono alte da
entrambe le parti.
La Nona Battaglia dell'Isonzo
Fu combattuta nel 1916 dal 31 ottobre al 4 novembre tra il Regio Esercito e
quello dell'Impero asburgico.
Nonostante i tanti caduti, l'eroico esercito italiano riesce ad avanzare solo di
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pochi chilometri. Si tratta dell'ennesima prova di cecità dimostrata dall'Alto
Comando italiano, nello specifico di Cadorna.
La decima battaglia dell'Isonzo
Fu combattuta tra il 12 maggio e il 5 giugno 1917 nel corso della prima guerra
mondiale tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche.
Gli Italiani potevano contare su 430 battaglioni e 3.800 pezzi di artiglieria,
l'Austria-Ungheria su 210 battaglioni e 1.400 pezzi di artiglieria. L'obiettivo
dell'offensiva italiana era rompere il fronte per raggiungere Trieste. Dopo 2
giorni e mezzo di bombardamenti a tappeto sull'intera linea del fronte da
Tolmino (Tolmin) fino al Mare Adriatico e dopo un attacco nei pressi di
Gorizia, il fronte austro-ungarico venne rotto nella periferia meridionale della
città. Gli Italiani riuscirono a conquistare temporaneamente il villaggio di
Jamiano, oltre a diverse alture del Carso monfalconese, ma vennero respinti da
un contrattacco austriaco partito dalle alture del monte Ermada. Tra Monte
Santo (Sveta Gora) e Zagora, a nord di Gorizia, riuscirono a passare l'Isonzo, a
costruire tempestivamente una testa di ponte e a difenderla.
Da parte italiana si contano 160.000 vittime (tra cui 36.000 caduti), gli austroungheresi perdettero invece 125.000 uomini (di cui 17.000 morti). L'esercito
italiano riuscì a fare prigionieri 23.000 soldati austriaci, quello austriaco 27.000
italiani, testimonianza del debole morale delle truppe italiane in questa fase
della guerra.
L'Undicesima battaglia dell'Isonzo
Fu combattuta durante la Prima Guerra Mondiale (18 agosto – 12 settembre
1917) sul fronte delle operazioni italiano, fra l'esercito italiano e l'esercito
austro-ungarico.
Luigi Cadorna, il capo di stato maggiore italiano, aveva concentrato tre quarti
delle sue truppe presso il fiume Isonzo: 600 battaglioni (52 divisioni) con 5.200
pezzi d'artiglieria. L'attacco venne sferrato su un fronte che si estendeva da
Tolmino (nella valle superiore dell'Isonzo) fino al mar Adriatico. Gli italiani
attraversarono il fiume in più punti su ponti di fortuna, ma lo sforzo maggiore
venne fatto sull'altopiano della Bainsizza, la cui conquista aveva lo scopo di far
proseguire l'avanzata e di rompere le linee austro-ungariche in due, isolando le
roccaforti del Monte San Gabriele ed Hermada.
Un fante italiano tra le rovine di posizioni austriache sul Carso
Dopo un combattimento aspro e sanguinoso, la Seconda Armata italiana
(comandata dal generale Capello), fece indietreggiare gli austro-ungarici,
conquistando la Bainsizza e il Monte Santo. Altre postazioni furono occupate
dalla Terza Armata del Duca d'Aosta.
Comunque, il Monte San Gabriele ed il Monte Hermada si rivelarono
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
inespugnabili, e l'offensiva si arrestò.
Dopo la battaglia, le forze austro-ungariche erano sull'orlo del collasso, e non
avrebbero potuto sostenere un altro attacco. Fortunatamente per loro (e
sfortunatamente per i loro nemici) gli italiani si trovavano nelle medesime
condizioni, e non avrebbero potuto trovare le risorse per un'altra offensiva. La
battaglia finì così in un bagno di sangue sostanzialmente inconclusivo.
Le battaglia venne combattuta anche da Sandro Pertini con il grado di Tenente
che per aver espugnato con pochi uomini delle postazioni difese da
mitragliatrici venne proposto alla medaglia d'argento al valor militare.
La medaglia non venne approvata subito e dopo il regime fascista occulto la
notizia dato che Pertini era comunista e antifascista. La richiesta di medaglia
venne riscoperta quando Pertini venne eletto Presidente della Repubblica
Italiana ma gli venne consegnata solo nel 1985 allo scadere del suo mandato da
Presidente della Repubblica per sua esplicita richiesta.
Mappa degli avanzamenti italiani nelle battaglie dell'Isonzo.
La battaglia di Caporetto
(Kobarid) (o dodicesima battaglia dell'Isonzo)
Venne combattuta durante la prima guerra mondiale ed iniziò alle ore 2.00 del
24 ottobre 1917. Vide la rotta dell'esercito italiano contro quello austroungarico e tedesco. La sconfitta fu tanto pesante che il termine Caporetto è
entrato nella lingua italiana come sinonimo di disfatta.
Storia
Dal 1915 al 1917 undici tremende battaglie sull'Isonzo condussero l'armata
imperiale austro-ungarica sull'orlo della catastrofe. Cadorna, comandante
supremo del regio esercito italiano, non era riuscito a sfondare, ma aveva
logorato l'esercito austroungarico infliggendogli enormi perdite; una nuova
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spallata poteva diventare quella fatale. Era quindi necessario per gli Austro
Ungarici reagire al più presto per liberarsi dall'abbraccio mortale delle armate
italiane. A tal fine fu chiesta dagli austriaci, ed ottenuta, la collaborazione dei
tedeschi che inviarono sul fronte dell'Isonzo alcune unità di eccellenza e degli
ottimi comandanti, il generale Otto von Below ed il suo capo di Stato Maggiore
Konrad Krafft von Dellmensingen, a capo della 14a Armata di cui entrarono a
far parte anche reparti austro-ungarici. Con la XII battaglia dell'Isonzo iniziata
alle ore 2.00 del 24 ottobre 1917, meglio nota come battaglia di Caporetto, poco
mancò a che gli imperi centrali conseguissero la distruzione completa delle
forze armate italiane.
La battaglia
La data d'inizio fissata dapprima al 22 ottobre 1917, fu spostata di due giorni, al
24 ottobre, a causa delle insormontabili difficoltà di approvvigionamento,
soprattutto nel settore nord (valichi e monti già innevati). Le ricognizioni aeree
furono impedite dal cattivo tempo, semplificando la marcia di avvicinamento
delle truppe ed evitando il disturbo dell'artiglieria nemica ai preparativi. Entro il
19 erano già pronte al fuoco trecento batterie dotate di munizioni per quattro
giorni. Il 24 ottobre, alle 2.00 di mattina cominciarono i tiri dell'artiglieria lungo
l'intero fronte, raggiungendo il massimo dell'intensità dalle 7.30 alle 8.00
quando entrarono in azione anche i lanciamine e lanciagas; la reazione dei
cannoni italiani fu piuttosto debole. In quelle ore Badoglio trasmette via radio e
in chiaro le sue posizioni che ovviamente sono subito bombardate, su questo
episodio si espresse il generale di artiglieria tedesco von Berendt:
« Raramente l'artiglieria ha ricevuto in battaglia notizie così incoraggianti
sull'effetto del proprio fuoco direttamente dal bersaglio. »
Appena cessata la tempesta delle granate, le truppe d'assalto si gettarono
nelle trincee nemiche di prima linea, travolgendo i soldati storditi dal
bombardamento o avvelenati dai gas tossici (in una sola grotta morirono
intossicati tremila soldati italiani); l'attacco di sorpresa riuscì subito sull'intero
fronte investito. In poche ore l'ala destra della 2a Armata fu distrutta. Già la sera
del primo giorno risultò che erano state superate la prima e la seconda linea
italiana. La battaglia era persa.
La sera del 25 ottobre ci si rese conto che le linee di difesa avanzate italiane
erano in disfacimento; la conquista del Monte Stol era ormai sicura, probabile
quella del Monte Mataiur, imminente quella del Monte Hum e Monte San
Martino. Nelle prime fasi della battaglia di Caporetto si distinse un giovane
tenente svevo, Erwin Rommel, che con il suo reparto conquistò il giorno 24
ottobre il monte Kolovrat, poi la cima del monte Kuk, infine il Matajur,
postazione strategica per la difesa della valle del Natisone. La via verso Udine e
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la pianura friulana era completamente libera. Il giorno 26 concluse la completa
rottura del fronte italiano, dando la certezza di una grande vittoria. Decisiva per
l'ordine di ritirata del generale Cadorna fu la conquista della Punta di Monte
Maggiore (a sud della Sella Uccea), fatta dal primo reggimento Kaiserschützen,
perché essa costituiva a nord il pilastro d'angolo dell'ultima linea difensiva e
quindi gli italiani non potevano più pensare ad una resistenza a nord.
Ora era decisiva la velocità, per togliere agli italiani la possibilità di organizzare
efficaci contromisure. Era necessario quindi sopravanzare le truppe italiane in
ritirata per occupare i ponti sul Tagliamento prima di loro imbottigliandole così
in una enorme sacca, per annientarle. Ma questo piano fallì e gli austro-tedeschi
poterono oltrepassare il Tagliamento solo il 4 di novembre, dopo attacchi ben
organizzati alle ultime sacche di resistenza, e continuare l'avanzata il giorno
dopo. Si perdette tempo anche al nord per raggiungere la zona di Belluno-Feltre
ed il corso medio del Piave, cosicché la 4a Armata italiana riuscì in gran parte a
sfuggire alla prigionia e ad attestarsi sul Monte Grappa. Infine bisognò fermarsi
al Piave a causa dell'intervento di truppe inglesi e francesi e per la scarsità di
munizioni e di rifornimenti, data la grande distanza dalle basi di partenza.
In conseguenza dello sfascio del fronte isontino gli italiani dovettero sgombrare
anche l'intera linea d'alta quota dalle Alpi Giulie e Carniche alle Dolomiti ed ai
Monti di Fiemme, fino alla Valsugana.
Prigionieri della 2a Armata in piazza ad Udine
La pagina peggiore di Caporetto, oltre al successo delle truppe austro-ungariche
e tedesche, fu quello che seguì: il caos sulle strade, l'assenza di coordinamento e
di collegamento, le brigate accerchiate e lasciate al proprio destino, i soldati
dispersi, i furti e le violenze. Quando le armate in ritirata giunsero sulle rive del
Tagliamento, della Livenza e del Piave, lì sui ponti la ritirata delle truppe
divenne un indescrivibile groviglio di uomini, carri, cavalli uccisi, colonne
ferme per decine di chilometri.
Non sarebbe andata così se i comandi fossero stati capaci di organizzare la
circolazione stradale, la trasmissione delle notizie e i rifornimenti. La disfatta di
Caporetto costò agli italiani 11.000 morti, 19.000 feriti, 300.000 prigionieri,
400.000 fra disertori e sbandati, 3.200 cannoni, 1.700 bombarde, 3.000
mitragliatrici, 300.000 fucili.
Approfondimenti
Le ragioni tecniche dello sfondamento di Caporetto da parte delle truppe
imperiali sono note ma permangono a tutt'oggi alcuni dubbi (misteri secondo
alcuni autori) sull'operato delle unità italiane. Il comandante supremo
dell'esercito era Luigi Cadorna che comandava direttamente tutte le armate
disposte dal mare sotto Gorizia al Trentino. Sul fronte dell'Isonzo Cadorna
15
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
aveva, a sud (destra) la 3a Armata comandata dal Duca d'Aosta e costituita da 4
corpi d'armata e a nord (sinistra) la gigantesca 2a Armata, comandata dal
generale Luigi Capello e costituita da ben 8 corpi d'armata. Lo sfondamento
avvenne sul fianco sinistro della II armata tra Tolmino (Tolmin) e Plezzo
(Bovec).
Val di Rose
Trincea
Tale parte di fronte era presidiata a sud tra Tolmino e Gabrije (paese a metà
strada tra Tolmino e Caporetto), dal XXVII Corpo d'armata di Pietro Badoglio,
mentre a nord da Gabrije fino a Plezzo, dal IV Corpo d'armata di Alberto
Cavaciocchi. Incuneato tra i due corpi d'armata ed in posizione più arretrata era
stato disposto molto frettolosamente anche il debole VII Corpo d'armata
comandato dal generale Luigi Bongiovanni.
Molto sinteticamente, le ragioni che permisero lo sfondamento sono:
Una disposizione eccessivamente offensiva della seconda armata ed in
particolare del XXVII Corpo d'armata, con le artiglierie ed alcune unità (tre
divisioni su quattro sulla sinistra dell'Isonzo) troppo avanzate rispetto alla prima
linea di fronte e un fianco sinistro eccessivamente debole. Nella zona sfondata
16
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
del XXVII Corpo d'armata era presente solo la 19a Divisione, rinforzata con la
Brigata Napoli, ed il X gruppo alpini.
Di queste truppe va rilevato che la Brigata Napoli era stata assegnata al XXVII
Corpo d'Armata solo prima dell'inizio dell'offensiva, e non guarniva il
fondovalle Isonzo all'altezza di Foni, come pure suo compito, gravitando sulle
pendici meridionali della valle; il X gruppo alpini, arrivato in linea anch'esso
all'ultimo momento, guarniva una linea teoricamente forte, ma in realtà
organizzata più su capisaldi che in modo continuo.
Debolezza e disposizione sbilanciata delle riserve, tutte a sud della linea di
sfondamento, sia quelle d'armata a disposizione di Capello che quelle generali a
disposizione di Cadorna.
Comunicazioni difettose a tutti i livelli, rese ancora più precarie dalle
condizioni meteo, pioggia battente e nebbia a valle, bufere di neve in quota.
Mancate azioni di comando e manovra accentuate dalla mancanza di
comunicazioni e dalla scarsità e debolezza delle riserve.
Utilizzo difettoso e di scarsa efficacia dell'artiglieria italiana.
Errori tattici a livello di comandi divisionali (ad esempio l'abbandono
prematuro della stretta di Saga, che aprì la direttrice della Valle Uccea e del
Tagliamento).
trincea Austriaca
Insufficienza tattica delle nostre truppe, che dopo due anni e mezzo di assalti ad
ondate non avevano l'abitudine tattica ad attaccare per nuclei, cercando
l'infiltrazione nei punti deboli; c’è da dire che le truppe tedesche avevano una
dotazione di mitragliatrici più ampia, ed una diversa dottrina del loro impiego,
come elementi di fuoco in movimento e non come supporto di linea.
Mancanza di esperienza difensiva. Il nostro esercito si era forgiato durante le
precedenti 11 battaglie tutte offensive.
17
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Dilagare del panico anche di fronte ad infiltrazioni di forze non numerose, nella
convinzione che l'essere accerchiati fosse una situazione comunque
irrimediabile; anche questo un lascito di due anni di battaglie "muro contro
muro", un'ondata dopo l'altra.
Al di là delle responsabilità di singole piccole e medie unità, le colpe maggiori
di ordine strategico e tattico non possono che essere attribuite in ordine al
comando supremo (Cadorna), al comando d'armata interessato (Capello), ed ai
tre comandanti dei corpi d'armata coinvolti, Badoglio, Cavaciocchi e
Bongiovanni, che in effetti, con l'unica eccezione di Badoglio, vennero tutti,
almeno in prima istanza giudicati colpevoli dalla prima commissione d'inchiesta
del 1918-19 (anche se la posizione del Badoglio, nel frattempo divenuto vice di
Diaz, fu tutelata amputando la relazione di alcune pagine, verso di lui molto
severe).
Il comandante supremo dell'esercito italiano Luigi Cadorna aveva disposto con
un ordine del 18 settembre, dopo la conclusione dell'undicesima battaglia
dell'Isonzo, e a seguito di informazioni più o meno attendibili sulle intenzioni
nemiche, che le sue armate sull'Isonzo (la e 2a Armata comandata da Luigi
Capello e la 3a Armata comandata dal Duca D'Aosta) si apprestassero in una
disposizione difensiva nelle migliori condizioni possibili.
Luigi Capello comandante della seconda armata, avendo una visione più
offensiva, credeva che in caso d'attacco occorresse lanciare subito un'energica
controffensiva, non solo a fini tattici, come raccomandava Cadorna, ma anche a
fini strategici. Eseguì quindi solo parzialmente ed in ritardo gli arretramenti del
grosso delle truppe e delle artiglierie pesanti sulla destra dell'Isonzo, richiesti da
Cadorna. In particolare molti medi calibri restarono sulla Bainsizza, in
previsione di un progetto controffensivo che, attraverso i Lom di Tolmino,
aveva ad obbiettivo le retrovie della testa di ponte austriaca di Tolmino.
Bisogna però osservare che tutte le disposizioni date da Capello furono
trasmesse, per conoscenza, anche al comando supremo e che Cadorna non ebbe
nulla da obiettare.
A questo si aggiunge il fatto che Capello, già costretto a letto da una nefrite agli
inizi di ottobre, nei giorni antecedenti l'attacco nemico, dovette ricoverarsi in
ospedale a Treviso, lasciando il comando interinale della 2a Armata al generale
Montuori, riprendendolo solo alle 22.30 del 22 ottobre. Il cambio al comando
della II armata generò confusione negli ordini in particolare lungo la linea di
congiunzione tra il XXVII ed il IV C.A. i cui reparti furono continuamente
spostati.
Lo stesso Cadorna si allontanò per 15 giorni rientrando al comando generale di
Udine solo il 19 ottobre. Cadorna era poco convinto che il nemico avrebbe
effettivamente sviluppato una offensiva di vasta portata ed il suo ordine
difensivo del 18 settembre rimase isolato fino al 19 ottobre, giorno del suo
18
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
rientro in Udine. Il 20 ottobre due ufficiali disertori dell'esercito asburgico, tra
cui il tenente Maxim, comunicarono al comando della 2a Armata l'imminenza
dell'offensiva oltre a illustrare alcune direttive di attacco della 50a Divisione
austriaca.
Venne confermata l'intenzione del nemico di effettuare lo sfondamento sull'asse
Tolmino-Caporetto-Plezzo. Cadorna non diede molto credito a tale
informazione che si rivelò in seguito del tutto esatta. Il 22 ottobre si ebbe anche
conferma degli orari esatti dell'offensiva che sarebbe iniziata con due ore di tiro
a gas. In definitiva due giorni prima della battaglia i comandi italiani
conoscevano quasi alla perfezione il piano del nemico.
In effetti, l'offensiva nemica iniziò alle ore 2.00 del 24 ottobre con tiri di
preparazione dell'artiglieria, prima a gas, poi a granate fino alle 5.30 circa.
Verso le 6.00 cominciò un violentissimo tiro di distruzione a preparazione
dell'attacco delle fanterie. Le testimonianze di parte Italiana, ad esempio i
rapporti del comando d'artiglieria del XXVII Corpo d'armata (colonnello
Cannoniere) indicano che il tiro tra le 2.00 e le 6.00 produsse perdite molto
lievi. Il gas non ebbe grandi effetti, sia perché nei giorni precedenti erano state
effettuate grandi distribuzioni di maschere protettive efficaci, sia per le
condizioni meteo sfavorevoli all'uso dei gas. Comunque gli artiglieri del XXVII
e IV Corpo d'armata avevano fin dal 22 ottobre ricevuto ordine di indossare le
maschere già alle ore 1.30 del 24, mezzora prima del previsto inizio
dell'offensiva. Solo nella conca di Plezzo i gas, lanciati tra l'altro con tecniche
innovative (tubi lancia bombole), ebbero effetti apprezzabili.
truppe Italiane sull’Isonzo
L'attacco delle fanterie nemiche cominciò alle ore 8.00 con uno sfondamento
immediato sull'ala sinistra del XXVII Corpo d'armata, occupato dalla 19a
divisione, e sull'ala destra del IV Corpo d'armata (generale Cavaciocchi) tra
Tolmino e Caporetto. A fronte della sola 19 a Divisione italiana il nemico
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
disponeva di ben sette divisioni, tra cui l'Alpenkorps e la 12 a Slesiana in prima
linea.
Le artiglierie Italiane del XXVII Corpo d'armata, sia i grossi calibri che i piccoli
e medi calibri divisionali, non risposero, per ordine esplicito, al tiro di
preparazione nemico. Poi, alle 6.00 quando iniziò il tiro di distruzione, la
risposta delle artiglierie Italiane fu del tutto inefficace.
La debole, intempestiva ed inefficace risposta delle artiglierie Italiane sul fronte
del XXVII Corpo d'armata è una delle ragioni accertate dello sfondamento, ma
il motivo per cui ciò avvenne è tutt'oggi fonte di disquisizioni.
Tra le cause ipotizzate, vi sono:
Ignoranza dei comandi Italiani sull'uso difensivo delle artiglierie in particolare
della fase di contropreparazione. L'avere ordinato più o meno esplicitamente di
non rispondere al tiro di preparazione (ore 2.00 - 6.00) fu un grave errore anche
se a parziale discapito dei protagonisti è utile osservare che fino ad allora questa
era la regola di utilizzo delle artiglierie nell'esercito italiano. Solo nella
primavera del 1918 e proprio a causa della sconfitta di Caporetto furono
cambiate le regole di risposta al fuoco.
Secondo le direttive di Cadorna le artiglierie medie e pesanti avrebbero dovuto
effettuare un tiro efficace sulle batterie nemiche e sui punti di raccolta delle
fanterie dall'inizio del bombardamento nemico. Capello interpretò,
probabilmente in sintonia con il volere di Cadorna, per "inizio del tiro nemico"
l'inizio del tiro di distruzione quello cioè che iniziò alle ore 6.00. Tutte le fonti
nemiche concordano che l'azione di contropreparazione italiana fu
sorprendentemente debole.
La nebbia, pioggia battente al mattino del 24 a valle e nevicate in quota (alcune
testimoni usano il termine "bufere di neve") impedirono alle prime ed alle
seconde linee Italiane di scorgere in tempo l'avanzata delle fanterie nemiche e
di conseguenza di ordinare il tiro controffensivo con i piccoli e medi calibri,
mortai e bombarde divisionali. Bisogna osservare che i tedeschi agirono
esplicitamente con l'intento di fare meno rumore possibile ed in effetti la
maggior parte dei soldati italiani di prima linea vennero catturati senza sparare.
Le testimonianze dei comandanti di batteria divisionali riportano che il tiro
automatico di sbarramento (senza ordine esplicito) non fu effettuato in quanto
non si udirono scariche di fucilerie o mitraglia dalle prime linee, che in effetti
cedettero immediatamente quasi senza combattere. Le testimonianze del
nemico, in particolare quelle del giovane tenente Erwin Rommel (che
nonostante fosse solo tenente era al comando di ben tre compagnie, quasi un
battaglione) confermano che le prime e le seconde linee italiane furono prese in
totale sorpresa, scavalcate in velocità senza quasi combattere.
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Caporetto
Il tiro di preparazione ma più ancora quello di distruzione (ore 6.00) nemico
fece saltare i collegamenti telefonici tra i reparti combattenti ed i comandi. Lo
stesso Badoglio riferisce che fino alle 6.00 erano ancora in funzione alcune
linee telefoniche, mentre alle 8.00 era completamente isolato nel suo comando.
Nel contempo le pessime condizioni meteo impedirono l'uso dei segnali ottici
ed acustici per la comunicazione. Le poche comunicazioni in campo italiano
avvennero, con enormi ritardi, tramite staffette.
È necessario osservare che il nemico comunicò più efficacemente mediante
razzi luminosi. Badoglio aveva disposto alle sue artiglierie che l'inizio del tiro
controffensivo sarebbe dovuto iniziare solo dietro suo ordine esplicito, ma al
momento giusto, causa mancanza totale di comunicazioni, non fu in grado di
darlo.
L'azione di comando di Badoglio fu debole in quanto completamente isolato
nelle varie sedi del suo comando continuamente spostate durante il 24 in quanto
soggette a massicci quanto precisi tiri dell'artiglieria nemica. A tal proposito
fonti nemiche rivelano che i messaggi in chiaro trasmessi via radio dal comando
di Badoglio e che indicavano ai suoi reparti le nuove posizioni del comando,
furono sistematicamente intercettate e immediatamente comunicate
all'artiglieria nemica.
Le cose non andarono molto meglio sul fronte del IV Corpo d'armata di
Cavaciocchi, confinante a sud con il XXVII c.a. di Badoglio. L'utilizzo delle
artiglierie del IV Corpo d'armata fu più efficace e tempestivo ed il fronte nel
settore centrale intorno al monte Nero, a nord est di Caporetto durante le prime
ore della battaglia. Lo sfondamento del IV Corpo d'armata avvenne sull'ala
sinistra, nella conca di Plezzo ma il vero disastro cominciò quando il nemico,
21
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
arrivò a Caporetto, da entrambi i lati dell'Isonzo dal fianco sud.
Incuneato tra il IV ed il XXVII Corpo d'armata ed in posizione leggermente
arretrata vi era anche il debole (due divisioni) VII Corpo di armata di
Bongiovanni, messo lì tardivamente a riserva. La sua efficacia fu nulla.
La mancanza di riserve dietro il IV Corpo d'armata, e qui la colpa non può che
essere di Cadorna e Capello, fu senz'altro uno dei motivi principali che
contribuirono alla disfatta. In effetti il vantaggio di ogni attaccante è quello di
poter concentrare la pressione offensiva, mediante concentrazione di truppe, su
una parte ridotta di fronte, sconosciuta normalmente (ma non nel caso di
Caporetto) fino all'ultimo al difensore. Lo sfondamento in piccoli settori è
inevitabile e deve essere preventivato dal difensore, provvedendo ad un
congruo numero di riserve da far affluire tempestivamente verso le posizioni
sfondate. Nonostante questa elementare verità fosse ben nota a Capello, tanto
che la espose ai suoi comandanti di corpo d'armata qualche giorno prima, non
prese provvedimenti correttivi.
L'errore tattico più sconcertante ed oggettivamente misterioso fu senza dubbio
operato da Badoglio sul suo fianco sinistro ovvero sulla riva destra dell'Isonzo
tra la testa di ponte austriaca davanti a Tolmino e Caporetto. Questa linea, lunga
pochi chilometri, costituiva il confine tra la zona di competenza del XXVII
C.A. di Badoglio (riva destra) e la zona assegnata al IV C.A. di Cavaciocchi
(riva sinistra). Nonostante tutte le informazioni indicassero proprio in questa
linea la direttrice dell'attacco nemico, la riva destra fu lasciata praticamente
sguarnita con piccoli reparti a presidiarla mentre il grosso della 19a divisione e
della brigata Napoli era arroccato sui monti sovrastanti. Osservando le cartine
della relazione ufficiale dello stato maggiore (Vol IV tomo 3 ter) in cui sono
riportate le disposizioni delle truppe italiane nella mattina del 24 ottobre, non si
può non rimare colpiti dalla presenza di questo corridoio libero e sguarnito e
risulta impossibile immaginare che sia sfuggito ad un generale della
competenza di Badoglio. Probabilmente in una giornata di tempo sereno (con
buona visibilità) la posizione in quota avrebbe consentito alla fortissima 19a
divisone di dominare tutta la riva destra rendendo il corridoio impercorribile.
Al contrario, il 24 in presenza di nebbia fitta e pioggia, le truppe italiane in
quota non si accorsero minimamente del passaggio dei tedeschi in fondovalle
che catturarono senza combattere e quindi senza provocare rumore le
scarsissime unità italiane presenti.
In 4 ore le unità tedesche risalirono la riva destra arrivando integre a Caporetto,
sorprendendo da dietro le unità del IV C.A. Sebbene non ce ne siano le prove, si
è molto vociferato (testimonianze di ufficiali presenti alle decisioni di
Badoglio) che il corridoio sulla riva destra dovesse costituire la "trappola di
Volzana" appositamente preparata da Badoglio per annientare l'offensiva
nemica e trasformatasi invece nel disastro di Caporetto. L'ipotesi della trappola
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
di Volzana non ha molto credito tra gli storici militari ma costituisce forse
l'unica spiegazione plausibile della assurda disposizione di truppe operata da
Badoglio.
Il caos e la disorganizzazione dei comandi Italiani sono testimoniati da
moltissimi fatti e fra questi:
Badoglio pur essendo a pochi chilometri dal fronte, ebbe le comunicazioni tanto
interrotte che seppe dell'attacco delle fanterie nemiche (iniziato alle 8.00) solo
verso mezzogiorno e lo comunicò al comando della 2a Armata soltanto qualche
ora dopo aggiungendo però che non sapeva nulla della 19a divisione (l'unica
presente al suo fianco sinistro).
Cadorna a Udine che dista circa 20-30 chilometri dal fronte ancora alle 19.00
era convinto che l'azione nemica da Tolmino fosse solo un diversivo per sviare
l'attenzione dalla vera azione offensiva che sarebbe partita più a sud; seppe
della gravità dello sfondamento e del fatto che il nemico aveva conquistato
alcune forti posizioni solo alle 22.00!
Soldati a riposo in trincea
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Il dolore delle madri
Toscana (28/10/1921 – 04/11/1921)
Traslazione della Salma del Milite Ignoto4
_________________________
4.
Beni Culturali della Lombardia: Raccolte grafiche e fotografiche del Castello Sforzesco – Fondo
Lamberto Vitali – L.V. 867/74.
24
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Regio Esercito Italiano
Nell'anno 1917 (nel pieno svolgimento del Primo conflitto mondiale), l'esercito
italiano risultava essere organizzato nel seguente modo:
• Compagnia fucilieri di fanteria.
Composta nominalmente da 200 uomini (compresi 5 ufficiali), includeva
anche una sezione di mitragliatrici.
• Battaglione di fanteria.
Risultava composto da tre compagnie di fucilieri, da una sezione
lanciafiamme e da una compagnia mitragliatrici (con sei mitragliatrici
pesanti).
• Tre battaglioni formavano un reggimento.
• Due reggimenti, con l'aggiunta di due o più compagnie mitragliatrici (di
Brigata), formavano una Brigata di fanteria.
• Due Brigate di fanteria formavano una Divisione.
La Divisione di fanteria (oltre ad includere le due sopracitate Brigate), aveva ai
suoi ordini anche un certo numero di compagnie mitragliatrici (divisionali), un
reggimento di artiglieria campale o da montagna5, un battaglione del Genio.
La Brigata Bersaglieri aveva una composizione analoga alla brigata di fanteria6.
L'insieme di tre o più battaglioni Alpini (corrispondente circa ad un reggimento
di fanteria), era invece chiamato “Gruppo”7.
Due o più divisioni costituivano il Corpo d'Armata, che includeva anche una
propria artiglieria (di calibro superiore a quella divisionale), piccole aliquote di
cavalleria, truppe del Genio, Sanità, Sussistenza.
L'insieme di parecchi Corpi d'Armata costituiva una specifica Armata, a sua
volta dotata di proprie batterie d'artiglieria (del calibro più grosso), truppe
ausiliarie, batterie contraeree, squadriglie di aeroplani e sezioni aerostatiche8.
__________________
5.
6.
7.
8.
Circa 48 cannoni.
Alcuni Battaglioni Bersaglieri (di solito aggregati alle unità di cavalleria), risultavano dotati di
biciclette.
Due o più “Gruppi” Alpini formavano un “Raggruppamento”, corrispondente grossomodo alla
Brigata di fanteria.
Risultavano presenti almeno 13 sezioni aerostatiche, ciascuna attrezzata con un dirigibile di tipo
“Avorio”, armato con mitragliatrici.
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Le denominazioni usate per la classificazione dei vari raggruppamenti militari
risultavano essere le seguenti:
• un numero ordinale arabo (es. 25° o 69°), indicava ciascun reggimento di
fanteria o Bersaglieri9.
• Ciascun battaglione Alpino aveva un nome (es. Val Chisone od Aosta)10.
• Ciascuna Brigata di Fanteria aveva anch'essa un proprio nome (es.
Toscana o Firenze).
• Le Brigate dei Bersaglieri ed i Raggruppamenti Alpini erano invece
indicati da un ordinale romano.
• Le divisioni riportavano un ordinale arabo.
• I Corpi d'Armata e le Armate con un ordinale romano (es. II o IX).
_____________________
9.
La scritta II/69° era quindi usata per indicare il secondo battaglione del 69° reggimento.
10. Ogni Gruppo Alpino era invece indicato con un ordinale romano.
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Vita di guerra
La caratteristica tipica ed unica della Prima Guerra Mondiale è chiaramente
individuabile nella cosiddetta “guerra di trincea”, messa in atto da ogni esercito
belligerante per annullare di fatto ogni possibile movimento ed assalto nemico.
Le trincee (stretti fossati estesi per chilometri nei vari settori di guerra, protetti
da una massa inestricabile di reticolati e vigilati da nidi di micidiali
mitragliatrici), rappresentano il simbolo più drammatico ed eloquente di tutte le
estreme sofferenze patite dai nostri combattenti.
“...[nelle trincee] le teste degli uomini ingoiate si vedevano da lontano
comparire a fior di terra, come se camminassero da sé sole; poi scomparivano
improvvisamente al primo cadere di un proiettile.
Chi scendeva nelle trincee sentiva già il viscidume e il lezzo della
decomposizione.
Quelle budella delle terra, squarciate là sotto il cielo azzurro, erano
spaventose. Dinanzi al reticolato ed alla trincea, verso il nemico, si stendeva
fino all'altro reticolato ed all'altra trincea, la squallida “terra di nessuno”.
Di giorno la breve striscia era deserta e l'erba non vi cresceva più.
Se un uccello l'attraversava sperduto, non cantava e spariva gridando di
sgomento. Più triste diventava quando l'ombra saliva, viva e terribile, perchè
sembrava che uscisse dal profondo e si diffondesse a poco a poco nel cielo.
I monti lontani, le colline, la pianura, i villaggi diroccati, gli uomini, tutte le
cose basse della terra, irradiavano quella triste oscurità.
Faceva freddo: il silenzio s'avanzava col suo passo felpato e, dove passava,
tutto impietriva. Soltanto grandi stormi di corvi continuavano a ruotare
oziosamente per l'aria, ondeggiavano un poco là e qua, poi calavano sulle cime
degli alberi e rimanevano aggrondati, senza più muoversi.
Nei campi non tremava brivido di vita. Nell'acqua non lampeggiava riso di
colore. Una larga fascia d'ovatta avvolgeva uomini e cose.
Dove la terra si confondeva col cielo, al di là dei fiumi che si coprivano di
nebbia, s'addormentavano le città ed i villaggi devastati.
La solitudine e la disperazione posavano sulla terra.
Ognuno si sarebbe voluto distendere dov'era, stanchissimo, e dormire
finalmente in pace. Fra i reticolati, le trincee, la terra di nessuno e la terra di
desolazione a ridosso delle trincee, stette schiacciata al suolo per tre anni e
mezzo, la folla senza nome dei fanti d'Italia....”11
_________________
11. Testimonianza scritta del colonnello Angelo Gatti, tratta dal libro “Isonzo 1917” di Mario
Silvestri.
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Se la vita condotta in trincea imponeva condizioni di vita durissime, il momento
dell'assalto contro le postazioni nemiche era per molti soldati l'ultimo atto
assoluto dell'inferno creato sulla terra dal Demone della Guerra.
In mezzo al frastuono delle bombe e delle esplosioni, urlando a pieni polmoni il
grido “Savoia”, i nostri soldati uscivano dalla protezione comunque assicurata
dalla trincea, per lanciarsi nel vuoto della “terra di nessuno”, di corsa verso i
reticolati e le armi del nemico, sottoposti ad un fuoco incrociato e geometrico
studiato appositamente per ucciderli sistematicamente.
I pochi uomini sopravvissuti a questa tremenda decimazione di massa,
tornavano in trincea smarriti e terrorizzati, poveri esseri incapaci d'intendere e
di volere, molte volte ricacciati indietro, ancora all'assalto, da comandanti
incapaci ed ottusi che misuravano la gloria e gli onori con i conteggi delle
perdite subite. Rimanevano nella “terra di nessuno” i morti ed i feriti che non
potevano più muoversi, dolorose anime dannate destinate ad urlare a lungo il
loro dolore immenso ed inumano.
L'assalto!
L'assalto in questa guerra è la più terribile cosa che mente umana possa
raffigurare, tanto terribile che, da ieri, io non sogno che di vederlo scongiurare
per sempre dal capo di mio figlio12.
Fanterie italiane all'assalto del Monte San Michele (1916)13
_________________
12. Lettera di un sopravvissuto ad un attacco lanciato ad Oslavia contro alcune posizioni nemiche (di
220 uomini partiti all'assalto, ne tornarono indietro soltanto 40).
13. Museo Centrale del Risorgimento – raccolta album fotografici.
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Soave
Caduti, Dispersi in Combattimento, Deceduti per malattie
contratte in zone di operazioni
Soldato BELLOMI Feliciano Luigi, nato a Soave (VR) il 22 settembre 1875,
figlio di Giacomo e di ZAGO Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 32° Battaglione M.T. lì 16 agosto 1918;
Morto il 12 ottobre 1918 nell’Ospedale da campo n° 241 per malattia.
Soldato MAGRINELLO Antonio Arcadio, nato a Soave (VR) il 31 luglio
1876, figlio di Luigi e di VENTURI Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nella Milizia territoriale del Distretto di Verona lì 15 giugno 1909;
Disperso nel combattimento di Monte Ortigara lì 30 giugno 1916;
Tale prigioniero di guerra (Disp. Min.le ) Morto presso il nemico nell’Ospedale
di Briditz ( Circondario di Rilfotz Alesia col n° 23355) lì 06 dicembre 1917.
Vice Brigadiere ZAGO Arcadio, nato a Soave (VR) il 08 marzo 1876, figlio di
Orlando e CARRERO Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere;
Morto a Treviso lì 15 agosto 1916.
Soldato MAGAGNA Eugenio, nato a Soave (VR) il 07 marzo 1877, figlio di
Luigi e di TEBALDI Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nella 1019° Centuria (Boscaioli) lì 01 gennaio 1917;
Morto a Crespadoro per accidente sul lavoro lì 28 marzo 1918.
Soldato MIGLIORINI Marcellino Gaetano, nato a Soave (VR) il 06 aprile
1877, figlio di Gio Batta e di PASETTO Angela.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione muratore;
Tale nel 39° Battaglione M. T. Distretto Militare di Piacenza lì 24 aprile 1918;
Morto nell’Ospedaletto da Campo n° 0154 per bronco polmonite lì 18 ottobre
1918.
Caporal Maggiore FERRO Antonio, nato a Soave (VR) il 29 marzo 1878,
figlio di Luigi e di.
Distretto Militare di leva di Verona Morto il 05 febbraio 1919 a Soave per malattia.
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra.
N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il C.D. e/o l’Archivio di
Stato di Verona.
Soldato SAMBUGARO Ferdinando Pietro, nato a Soave (VR) il 1 maggio
1878, figlio di Antonio e di DANTE Luigia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nella 697° Centuria lì 27 novembre 1916;
Morto nell’Ospedale da campo n°076 come da estratto dell’atto di morte
inscritto sul registro tenuto dal suddetto Ospedale a pag. 57 n° 55 d’ordine in
seguito a polmonite lì12 ottobre 1918.
Soldato MASTELLA Filippo, nato a Soave (VR) il 21 marzo 1879, figlio di
Giulio e di PRETO Romana.
Iscritto di leva nel comune di Monteforte - di professione contadino –
Tale nel Deposito del 10° Reggimento Fortezza lì 09 gennaio 1917;
Tale prigioniero di guerra nel fatto d’armi di caporetto lì 24 ottobre 1917;
Deceduto presso il nemico nell’Ospedale di Francoforte in seguito a dissenteria
come da Disp. Minist. lì 20 febbraio 1918.
Soldato ZENARI Gaetano, nato a Soave (VR) il 20 febbraio 1879, figlio di
Eugenio e di SITA Toscana.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione ………..;
Tale nel 220° Reggimento Fanteria M.M. lì 16 maggio 1917;
Tale prigioniero di guerra nel fatto d’armi degli avvenimenti ottobre lì 24
ottobre 1917;
Morto presso il nemico (Elenco Ministeriale n° 692 para 82 12 gennaio 1920) lì
20 febbraio 1918.
Soldato FERRANDINI Giuseppe, nato a Soave (VR) il 18 gennaio 1880,
figlio di fu Silvestro e di ZANDOMENEGHI Carolina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 4° Reggimento Alpini (Battaglione Intra tabella di mobilitazione lì 11
agosto 1915;
Morto nell’Ospedaletto da Campo someggiato n° 28 in seguito ad enterite acuta
come da verbale del Consiglio d’Amministrazione in data 11 aprile 1916 n° 588
lì 17 ottobre 1915.
Caporale PIUBELLO Fausto Fulgenzio Mario, nato a Soave frazione
Castelcerino (VR) il 06 agosto 1880, figlio di Bernardino e di MARTINELLI
Maria.
30
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Distretto Militare di leva di Verona Nel 70° Reggimento Fanteria “ANCONA”, morto il 07 settembre 1918 a Roma
per malattia.
Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra.
N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il C.D. e/o l’Archivio di
Stato di Verona.
Soldato TAMELLIN Augusto Antonio, nato a Soave frazione Costeggiola
(VR) il 20 agosto 1880, figlio di Giuseppe e di LAVANDA Amalia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione ………….;
Tale nel deposito del 70^ Reggimento Fanteria lì 28 febbraio 1917;
Morto a Sarcedo (VI) lì 23 maggio 1917.
Sergente BONTURI Alessandro Pasquale, nato a Soave (VR) il 21 aprile
1881, figlio di Giovanni Battista e di DAL PRA’ Zefferina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione ………..;
Tale nel 47° Reggimento Fanteria lì ………….;
Morto in combattimento di Dosso Faiti (Carso) in seguito a ferite come risulta
da atto di morte inscritto al n° 1553 del registro degli atti di morte del 47°
Fanteria lì 16 maggio 1917.
Soldato BURATO Adriano Mario, nato a Montecchia di Crosara (VR) il 30
giugno 1881, figlio di Faustino e di DANESE Candida.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nella Milizia Territoriale del Battaglione Verona lì 31 dicembre 1914;
Partito da territorio dichiarato in istato di guerra per malattia lì 25 novembre
1915;
Morto a Torino lì 13 dicembre 1915.
Soldato CORA’ Giuseppe, nato a Soave (VR) il 25 gennaio 1881, figlio di
Alessandro e di VENERI Luigia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino Richiamato alle armi a senso del R. decreto 22 aprile 1915 (circolare riservata
n° 555 del Ministero della Guerra _ Direzione Generale leva e truppa) e giunto
lì 11 maggio 1915;
Mandato in licenza straordinaria di mesi 4 per convalescenza lì 05 giugno 1915;
Rientrato al Corpo lì 05 ottobre 1915;
Tale in territorio dichiarato in istato di guerra lì 05 ottobre 1915;
Mandato in licenza straordinaria di convalescenza di mesi sei in seguito a
rassegna con assegni lì 25 giugno 1917;
Partito da territorio dichiarato in istato di guerra lì 25 giugno 1917;
31
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Inviato in congedo con assegno rinnovabile per la durata di anni quattro a
decorrere dal 06-02-1918 perché riconosciuto temporaneamente inabile al
servizio militare dal 16 novembre 1918;
Morto a San Bonifacio lì 26 giugno 1920.
CAMPAGNA, AZIONI DI MERITO
Riportò una contusione alla regione dorsale della mano destra in seguito ad un
improvviso scarto di una mula mentre la staccava dalla mangiatoia il 12
febbraio 1904 come da verbale del Consiglio d ‘Amministrazione in data 29
marzo 1904 n° 946.
Soldato FERRO Ottavio, nato a Soave (VR) il 26 novembre 1881, figlio di
Gio Battista e BATTOCCHIA Luigia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel deposito del 71° Reggimento Fanteria (Circolare Ministeriale n°436201 del 24 08 916) lì 06 settembre 1916;
Morto il 10 settembre 1917 in combattimento in Monte Lora, come da atto di
morte inscritto al n°310 del registro degli atti di morte del 71° Reggimento
Fanteria.
Soldato MANTOAN Alessandro, nato a Soave frazione Castelletto (VR) il 10
giugno 1881, figlio di Giuseppe e di ZONATO Elisabetta.
Iscritto di leva nel comune di San Bonifacio - di professione contadino Tale nel 78° Reggimento Fanteria lì 15 maggio 1917;
Prigioniero di guerra lì 23 dicembre 1917;
Morto il 21/04/1918 per malattia presso il nemico come risulta da
comunicazione ministeriale n° 652/78 del 03/04/1918.
Soldato ALDIGHIERI Beniamino Pietro, nato a Soave (VR) il 19 ottobre
1882, figlio di Lorenzo e di TREGNAGO Angela.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nell’8° Reggimento Alpini Battaglione Monte Arvenis lì 28 ottobre 1916;
Morto in seguito a peritonite sepolto a Canal San Bovo lì 14 ottobre 1917.
Caporale PIUBELLO Giuseppe, nato a Soave (VR) il 21 marzo 1882, figlio
di Domenico e di MILANI Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nell’8° Reggimento alpini Battaglione Monte Arvenis lì 28 ottobre 1916;
Presunto morto in guerra come da informazioni avute dai R.R. CC. Di Soave
con foglio n° 529 in data .. marzo 1931.
32
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Soldato TAMELLIN Felice, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 19
febbraio 1882, figlio di Sante e di SALGARO Rosa.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 254° Reggimento Fanteria lì 07 marzo 1917;
Tale prigioniero di guerra lì 29 giugno 1918;
Morto presso il nemico lì 01 luglio 1918.
Soldato MARTINELLI Ermenegildo, nato a Soave (VR) il 27 novembre
1883, figlio di Eugenio e di FRANCARIN Luigia.
Iscritto di leva nel comune di San Bonifacio - di professione fruttivendolo;
Tale nel gruppo specialisti di artiglieria in Velletri lì 19 aprile 1918;
Morto a Roma il 17 dicembre 1918 come da atto di morte inscritto al n° 519
parte II^ del registro degli atti di morte.
Soldato BRUNETO Ottavio Giocondo, nato a Soave (VR) il 17 settembre
1884, figlio di Giocondo e di B………………..
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione calzolaio;
Tale nel 4° Reggimento Bersaglieri lì 07 marzo 1916;
Morto nell’Ospedale Civile di Verona, come da atto di morte inscritto al n°
2098 P. II del Registro degli atti di morte tenuto dal municipio di Verona lì 14
agosto 1919.
Soldato CUNICO Antonio, nato a Soave (VR) il 02 luglio 1884, figlio di
Angelo e di fu ADAMI Santa.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 28 febbraio 1916;
Morto ad Auzza in seguito a ferite riportate nel fatto di guerra come da atto di
morte inscritto al n° 66 del registro degli atti di morte del Battaglione Monte
Berico 108^ Compagnia lì 16 settembre 1917.
Soldato MELLERI Rizieri Alberigo, nato a Soave (VR) il 23 maggio 1884,
figlio di Eugenio e di TOSADORI Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione …………….;
Tale nel 5° Reggimento Alpini 663^ Compagnia mitraglieri FIAT lì 10
settembre 1917;
Morto in Soave nell’Ospedale da Campo n° 201 Villabella come da atto di
morte inscritto al n° 201 del registro degli atti di morte tenuto dal suddetto
Comune lì 17 dicembre 1918.
Soldato MOLINAROLO Cesare, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il
29 settembre 1884, figlio di Domenico e di BURATO Luigia.
33
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 20° Reggimento Bersaglieri mobilitato lì 20 settembre 1917;
Morto in prigionia come consta da Elenco Ministeriale lì 21 dicembre 1917.
Soldato ZAGO Beniamino Domenico, nato a Soave (VR) il 28 luglio 1884,
figlio di Angelo e di CASAGRANDE Teresa.
Iscritto di leva nel comune di San Bonifacio - di professione contadino;
Tale nel 101° Reggimento Fanteria lì ………..;
Morto d’infezione malarica perniciosa a bordo della nave ospedale Italiana
FERDINANDO PALASCIANO come da atto di morte lì 17 settembre 1918.
Caporale Maggiore ZAMPICININI Angelo, nato a Soave (VR) il 24 marzo
1884, figlio di Aurelio e di ADAMI Barbara.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 114° Reggimento Fanteria lì 12 dicembre 1915;
Tale prigioniero di guerra nel fatto d’armi di Costa Violina lì 17 maggio 1916;
Morto in prigionia Dispaccio Ministero della Guerra Direzione Generale Leva e
Truppa Divisione Matricole Sezione 2^ del 29 Maggio 1917 n° 652/49 lì 06
marzo 1917.
Caporale SCALCHI Gaetano, nato a Soave (VR) il 18 aprile 1885, figlio di
Valente e di VERZINI Filomena.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere;
Tale nella Milizia Mobile di detto lì 31 dicembre 1914;
Tale in territorio dichiarato in istato di guerra lì 24 maggio 1915;
Riformato in seguito a rassegna per …………………………con
determinazione della Direzione dell’Ospedale militare di Verona lì 17 agosto
1917;
Congedato in seguito alla suddetta rassegna lì 17 agosto 1917;
Morto il 12 dicembre 1918 a Soave (VR).
Soldato TEBALDI Domenico Luigi, nato a Soave (VR) il 13 ottobre 1885,
figlio di Eugenio e di MARTINELLI Teresa.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 6° Reggimento Bersaglieri (Ord. M.le n° 7156R.S. del 27-11-16
Com.do Corpo d’Armata Torino) lì 01 dicembre 1916;
Disperso in combattimento M. Melette lì 04 dicembre 1917.
Soldato BALLAROTTO Silvio, nato a Soave (VR) il 20 maggio 1886, figlio
di Antonio e di TREVISANI Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere;
34
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Tale nel deposito del 22° Reggimento Fanteria lì 13 novembre 1917;
Disperso in combattimento sul Montello il 18 giugno 1918.
Soldato MULIARI Augusto, nato a Soave (VR) il 02 aprile 1886, figlio di Gio
Batta e di FUIN Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 28° Reggimento Fanteria (telegramma ministeriale n° 58/5 del 29
agosto 1915) lì 30 agosto 1915;
Morto il giorno 19 ottobre 1915 nel combattimento di Monte Sabatino come da
atto di morte in data 19 ottobre 1915 firmato Rubbi.
Soldato ADAMI Alessandro Secondo, nato a Soave (VR) il 02 marzo 1887,
figlio di Nazzareno e di ALDEGHERI Maria.
Iscritto di leva nel comune di San Pietro Incariano - di professione manovale;
Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 06 novembre 1915;
Morto nell’Ospedale da Campo n° 115 per malattia lì 11 novembre 1916.
Caporale Maggiore ALBERTI Fioravante Alfonso, nato a Soave frazione
Costeggiola (VR) il 27 ottobre 1887, figlio di Angelo e di PAGANI Lucia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel centro di mobilitazione di Vicenza tabella di reclutamento e di
mobilitazione 1913 lì 01 luglio 1913;
Riformato in seguito a rassegna per Bronco Alveolite degli apici, lato polmone
destro con determinazione della Direzione dell’Ospedale Militare di Verona lì
02 settembre 1917;
Congedato in seguito alla suddetta rassegna lì 02 settembre 1917;
Partito da territorio dichiarato in istato di guerra lì 02 settembre 1917;
Morto a Soave (VR) lì 24 agosto 1918.
Soldato AVOGARO Narciso, nato a Soave (VR) il 9 luglio 1887, figlio di
Desiderio e di BONOMI Corilla.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 42° Fanteria lì 13 luglio 191.;
Morto il 18/11/1918 nell’Ospedale da Campo n° 308 come da certificato di
morte del comune di Soave lì 16 ottobre 1919.
Soldato CENZI Luigi, nato a Soave (VR) il 24 ottobre 1887, figlio di
Giovanni e di FACCHINETTI Carlotta.
Iscritto di leva nel comune di Belfiore - di professione contadino;
Tale nel 8° reggimento artiglieria da campagna (treno) lì 31 dicembre 1913;
35
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Morto per malattia nell’ospedale da campo n°065 come da atto di morte a
scritto al n°68 degli atti di morte del suddetto ospedale lì 31 agosto 1917.
Soldato CISAMOLO Albino Silvio, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il
01 ottobre 1887, figlio di Angelo e di VEZZARI Fortunata.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione ………..;
Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 07 novembre 1915;
Morto per ferita da scheggia di bombarda al fianco destro come da processo
verbale iscritto sul registro degli atti di morte tenuto dal 121° Reparto
Someggiato di sanità a pagina n° 10 lì 12 agosto 1918.
Soldato FERRANDIN Costante, nato a Soave (VR) il 21 dicembre 1887,
figlio di Silvestro e di ZANDOMENEGHI Carolina.
Distretto Militare di leva di Verona Morto il 10 ottobre 1918 nell’Ospedale da Campo n° 28 per broncopolmonite e
sepolto a Roverbella (MN).
Dati tratti dal Sito Web del Ministero della Difesa, e Estratto atto di morte
da Archivio di Stato di Verona.
N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il C.D. e/o l’Archivio di
Stato di Verona.
Soldato FILIPPI Richelmo, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 30
novembre 1887, figlio di Gio Batta e di MUSERLE Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Dal Disp. Min.n° 67122 del 30-6-1921 si è rilevato che il Filippi morì in
Francia quale soldato del 1° Reggimento Legion Estranger Barone lì 09 maggio
1915.
Soldato MILANI Guglielmo, nato a Soave (VR) il 11 settembre 1887, figlio di
Pietro e di DALLA BENEDETTA Teresa.
Iscritto di leva nel comune di Ronco all’Adige - di professione contadino;
Tale nel 43° Reggimento Fanteria lì 11 novembre 1915;
Morto il 07 giugno 1916 in combattimento a Monte Boscon come da atto di
morte inscritto al n° 286 del Registro degli atti di morte del 43° Reggimento
Fanteria.
Soldato MULIARI Giuseppe, nato a Soave (VR) il 05 marzo 1887, figlio di
Zefferino e di VALLE Bellarmina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel deposito del 6° Reggimento Alpini lì 06 maggio 1917;
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Morto in combattimento a quota 774 come da atto di morte iscritto al n° 3 del
registro degli atti di morte dello Stato Maggiore Monte Berico - 6° Reggimento
Alpino lì 29 agosto 1917.
Soldato PASETTO Antonio Virgilio, nato a Soave (VR) il 04 settembre 1887,
figlio di Michelangelo e di PIZZOLO Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
tale nel 65° Reggimento Fanteria quale facente parte al 18° Reparto D’assalto lì
20 maggio…;
Disperso in combattimento sul Monte Campo molon lì 01 novembre 1918;
Rilasciata dichiarazione d’irreperibilità lì 16 marzo 19…
Soldato ROSSETTI Silvio Augusto, nato a Soave (VR) il 20 giugno 1887,
figlio di Domenico e di TEBALDI Catterina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 43° Reggimento Fanteria lì 28 febbraio 1916;
Morto il 13 giugno 1916 in combattimento a Monte Lemerle come da atto di
morte inscritto al n° 263 del Registro degli atti di morte del 43° Reggimento
Fanteria.
Sergente SOLFA Gaetano, nato a Soave (VR) il 10 maggio 1887, figlio di
Giovanni Battista e di PERUZZI Maria Lucia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione muratore;
Tale nel 28° Reggimento Fanteria (tele Min. n° 658/5 del 29 agosto 1915) lì 30
agosto 1915;
Morto nell’Ospedale da campo 110 in seguito a ferita lacero contusa all’addome
penetrante in cavità, come da verbale in data 29 ottobre 1915 lì 23 ottobre 1915.
Soldato STIZZOLI Augusto, nato a Soave (VR) il 28 dicembre 1887, figlio di
Cirillo e di MASO Olinta.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 255° Fanteria lì 20 giugno 1917;
Disperso nel fatto d’armi a Quota 146 lì 04 settembre 1917;
Soldato TESSARI Amedeo Silvio, nato a Soave (VR) il 08 novembre 1887,
figlio di Luigi e di TESSARI Luigia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel Deposito del 73° Reggimento Fanteria lì 19 luglio 1916;
Riformato in seguito a rassegna per postumi di pleurite con determinazione
della Direzione dell’Ospedale Militare di Brescia lì 28 novembre 1917;
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Morto per malattia nella propria abitazione come da atto di morte iscritto al n°
100 del registro degli atti di morte del comune di Monteforte lì 4 novembre
1918.
Soldato VESENTINI Nicola Alberto, nato a Soave frazione Castelcerino (VR)
il 06 dicembre 1887, figlio di Sante e di ZENATELLO Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 1° Granatieri Mobilitato lì 08 aprile 1916;
Morto il 17/10/1918 a Como per paralisi cardiaca come da atto di morte
inscritto al n° 991 parte 2^ serie 13^ del registro degli atti di morte del comune
di Como lì 30 ottobre 1918.
Soldato CESTONATO Gio Batta, nato a Soave (VR) il 24 giugno 1888, figlio
di Gustavo e di RONCA Marianna.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione sellaio;
Tale nel 6° Reggimento Alpini truppe di Completamento Centro di Verona lì 06
maggio 1916;
Disperso nel combattimento di Monte Pasubio lì 10 settembre 1916.
Soldato PIUBELLO Egidio Mario, nato a Colognola ai Colli (VR) il 08
maggio 1888, figlio di Carlo e di ALDEGHERI Luigia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 2° Reggimento Fanteria lì 26 agosto 1910;
Ferito da scheggia di granata all’occhio sinistro in seguito al combattimento dal
15 al 18 maggio 1916 a Ponte Colombaio Quota 382 Altopiano di Pozza
(Verbale del Consiglio d’Amministrazione n° 91 del 25/09/1916).
Morto a Soave lì 30 gennaio 19...
Soldato BRESSAN Luigi, nato a Soave (VR) il 06 settembre 1889, figlio di
Vittorio e di ADAMI Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 48° Reggimento Fanteria lì 31 dicembre 1915;
Morto per malattia come risulta da atto di morte inscritto al n° 46 del registro
degli atti di morte tenuto dal Comune di Soave lì 16 giugno 1916.
Soldato DAL PALU’ Umberto Giuseppe, nato a Soave (VR) il 14 marzo
1889, figlio di Fortunato e di ZANOLLI Giustina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Morto a Cividale per malattia lì 25 dicembre 1915.
38
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Soldato DAL PRA’ Antenore, nato a Soave (VR) il 03 agosto 1889, figlio di
Eliseo e di PASETTO Albina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 113° Reggimento Fanteria M.M. lì 09 maggio 1915;
Tale prigioniero di guerra nel fatto d’armi di quota 238;
Morto presso il nemico nell’ospedale di Mathausen lì 25 novembre 1916.
Tenente FELISI Guglielmo Luigi, nato a Soave (VR) il 22 ottobre 1889, figlio
di Giovanni e di GAZZO Elisa.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Sottotenente in servizio attivo permanente nel 7° Reggimento Alpini dal 1
novembre 1915- con riserva d’anzianità relativa D.to Comando Supremo lì 17
dicembre 1915.
Estratto dell’Atto di morte del Tenente FELISI Sig. Guglielmo inscritto sul
Registro tenuto dal 245° Reparto Someggiato Sanità (fascicolo 1°) a pagina 12
n° 10 d’ordine.
“L’anno millenovecentodiciassette ed addì 27 del mese di Febbraio
nell’Infermeria di Malene mancava ai vivi alle ore diciannove e venticinque in
età d’anni ventisette e mesi due il tenente FELISI Sig. Guglielmo del 7°
Reggimento Alpini Battaglione Monte Pavone, nativo di Soave provincia di
Verona figlio di Giovanni e di GARZO Elisa morto in seguito a ferita per
scoppio di lanciabombe, sepolto a Malga Sorgazza come consta
dall’attestazione delle persone a piè del presente”.
F.to Cap. medico POZZI Dott. Riccardo.
Soldato MASTELLA Giulio Alessandro, nato a Soave (VR) il 27 marzo 1889,
figlio di Antonio e di MONTE Angela.
Iscritto di leva nel comune di Monteforte - di professione contadino;
Tale nel 113° Reggimento Fanteria M.M. lì 9 maggio 1915;
Morto il 1 novembre 1916 nel combattimento avvenuto al … come da atto di
morte inscritta al n°64 del registro degli atti di morte del 113° Reggimento
Fanteria.
Soldato PIUBELLI Domenico, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il 23
aprile 1889, figlio di Bernardino e di MARTINELLI Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere;
Tale nel 62° Reggimento Fanteria lì 09 maggio 1915;
Morto il 12 aprile 1916 nel combattimento di quota 500-600 monte sperone
come da atto di morte iscritto al n° 50 del registro degli atti di morte del 62°
Reggimento Fanteria.
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Soldato SACCHIERI Eugenio, nato a Soave (VR) il 02 novembre 1889, figlio
di Vittorio e di CESTONATO Augusta.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione ……………;
Tale nel 76° Reggimento Fanteria lì 16 novembre 1917;
Morto nell’Ospedale da campo 061 per broncopolmonite il 20 ottobre 1918
(atto n° 15 – Parte II Serie C anno 1918).
Soldato TESSARI Domenico Vittore, nato a Soave frazione Costeggiola (VR)
il 26 settembre 1889, figlio di Ippolito e di LAITA Luigia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione tornitore;
Tale lasciato a disposizione della Ditta Tornio di Brescia ed assegnato al
Deposito 7° Bersaglieri ai sensi n° 8 e 10 circ. n° 529 G.M. 1916 lì 07 maggio
1917;
Morto in seguito a malattia come da atto di morte inscritto al n° 19 del registro
degli atti di morte, dell’Ospedale della Croce Rossa Italiana n° 1 in Brescia lì
15 settembre 1918.
Soldato BATTOCCHIA Angelo, nato a Soave (VR) il 18 luglio 1890, figlio di
Luigi e di ALDIGHERI Delfina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione muratore;
Tale nel 113° Reggimento Fanteria di M. M. lì 20 aprile 1915;
Morto all’Ospedale Principale di Venezia in seguito a cachessia lì 17 agosto
1917.
Sergente BONTURI Giovanni Silvio, nato a Soave (VR) il 23 giugno 1890,
figlio di Giovanni Battista e di DAL PRA’ Zeffirina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione meccanico;
Tale nel 51° Reggimento Artiglieria da Campagna (Ordine del Comando Corpo
d’Armata di Verona in data 20 settembre 1917 n° 3270 R.S.) lì 27 ottobre 1917;
Inviato in licenza illimitata lì 18 agosto 1919;
Morto a Soave come risulta dagli atti di morte di detto comune al progressivo
n° 29 parte prima lì 19 marzo 1920.
Caporal Maggiore BUSATO Luigi Giuseppe, nato a Soave (VR) il 14 aprile
1890, figlio di Antonio e di SORDATO Angela.
Distretto Militare di leva di Verona Nel 76° Reggimento Fanteria “NAPOLI”, morto il 10 novembre 1915 sul Carso
per ferite riportate in combattimento.
Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra.
N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il C.D. e/o l’Archivio di
Stato di Verona.
40
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Sergente PASETTO Ferdinando, nato a Soave (VR) il 12 novembre 1890,
figlio di Gaetano e di MANTOVANI Giovanna.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
morto il 18 febbraio 1918 a Foggia in seguito ad incidente di volo.
Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra.
N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il C.D. e/o l’Archivio di
Stato di Verona.
Soldato PIZZOLO Alfonso, nato a Soave (VR) il 24 marzo 1890, figlio di fu
Carlo e di GUIOTTO Albina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione falegname;
Tale nel 77° Reggimento Fanteria lì 17 febbraio 1916;
Morto in combattimento il 09 luglio 1916 nel Monte Sabotino come da atto di
morte inscitto al n° 88 del registro atti di morte del 77° Reggimento Fanteria.
Caporal Maggiore BRUNA Gino, nato a Soave (VR) il 22 luglio 1891, figlio
di Marco e di CANEZZOLA Lavinia.
Distretto Militare di leva di Verona Nella 260^ Batteria Bombardieri, morto il 02 luglio 1918 sul Piave per ferite
riportate in combattimento.
CAMPAGNA, AZIONI DI MERITO
Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra.
N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il C.D. e/o l’Archivio di
Stato di Verona.
Soldato CASTAGNEDI Ferruccio, nato a Soave (VR) il 17 luglio 1891, figlio
di Luigi e di BETTERLE Angela.
Distretto Militare di leva di Verona Nel 203° Reggimento Fanteria “TANARO”, morto il 15 settembre 1918 a
Corfù (Grecia) per malattia.
Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra.
N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il C.D. e/o l’Archivio di
Stato di Verona.
Soldato DAL CERO Battista Luigi, nato a Soave (VR) il 26 aprile 1891,
figlio di Margherito e di PRANDO Melania.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nell’80° Reggimento Fanteria lì 23 aprile 1915;
Prigioniero di guerra lì 24 ottobre 1918;
Morto in prigionia a Milowitz lì 10 febbraio 1918.
41
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Soldato MUGLIARI Alessandro, nato a Soave (VR) il 14 agosto 1891, figlio
di Giovanni e di FUIN Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nell’113° Reggimento Fanteria di M.M. lì 20 aprile 1915;
Morto per malattia nell’Ospedale Territoriale n° 32 C.B.T. come da atto di
morte inscritto al n° 63 del registro degli atti di morte dell’Ospedale Territoriale
C.B.T. lì 11 ottobre 1917.
Soldato CLAUDIO Ettore, nato a Soave (VR) il 04 gennaio 1892, figlio di
Silvio e di TURELLA Melania.
Iscritto di leva nel comune di Verona - di professione operaio;
Tale nel 62° Reggimento Fanteria lì 17 maggio 1915;
Morto il 30 maggio 1916 in località Passo Buole come risulta dall’atto di morte
inscritto al n° 96 del Registro degli atti di morte tenuto dal 62° Reggimento
Fanteria.
Soldato DAL BON Virgilio, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il 12
maggio 1892, figlio di Clemente e di TESSARI Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere;
Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 14 settembre 1912;
Morto per malattia nel Comune di S. Bonifacio come da atto di morte inscritto
al n° 30 del registro degli atti di morte del suddetto Comune lì 23 giugno 1917.
Sergente DALLE AVE Giacomo, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il
29 luglio 1892, figlio di Gianmaria e di MAGNABOSCO Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 17° Reggimento Fanteria lì 16 settembre 1912;
Morto in combattimento in Monte Sei Busi come da atto di morte inscritto al n°
315 del registro degli atti di morte del 17° Reggimento Fanteria lì 01 novembre
1915.
Soldato SALGARO Luigi, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 17
agosto 1892, figlio di fu Augusto e di MOSERLE Luigia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 137° Reggimento Fanteria lì 17 settembre 1915;
Morto il 31 dicembre 1915 in combattimento in Palazzo come da atto di morte
inscritto al n° 275 del registro degli atti di morte tenuto del 137° Reggimento
Fanteria.
Appuntato VESENTINI Luigi, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il 13
novembre 1892, figlio di Sante e di ZENATELLO Maria.
42
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 18° Reggimento Cavalleggeri lì 16 settembre 1912;
Morto a Bengasi lì 15 dicembre 1918.
Soldato ADAMI Augusto, nato a Soave (VR) il 19 luglio 1893, figlio di Luigi
e di SCARTOZZINI Elisabetta.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione commesso;
Tale nel 13° Reggimento Fanteria lì 03 febbraio 1915;
Morto nell’Ospedale da Campo n° 46 in seguito a ferite riportate per fatto di
guerra come da atto di morte inscritto al n° 288 del registro degli atti di morte
del 13° Reggimento Fanteria lì 22 novembre 1915.
Soldato ADAMI Francesco, nato a Soave (VR) il 21 giugno 1893, figlio di fu
Gaetano e di MONSARDO Giuditta.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 22 febbraio 1915;
Morto nell’Ospedale Militare Principale di Verona in seguito a ferite riportate
per fatti di guerra come da atto di morte inscitta al n… nel registro degli atti di
morte nell’Ospedale Militare Principale di Verona lì 24 luglio 1916.
Soldato ALDEGHERI Alessandro, nato a Soave (VR) il 05 agosto 1893,
figlio di Cristoforo e di TESO Maria.
Iscritto di leva nel comune di San Bonifacio - di professione cocchiere;
Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 21 febbraio 1915;
Morto il 19 giugno 1917 sul Monte Ortigara per ferite riportate in
combattimento.
CAMPAGNA, AZIONI DI MERITO
Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Caporale BONOMI Antonio, nato a Soave (VR) il 15 settembre 1893, figlio
di fu Quirino e di MAGAGNA Angela.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 6° Reggimento Alpini lì ……….….;
Disperso nel combattimento di Monte Poite lì 30 ottobre…;
Tale prigioniero di guerra (di spaccio ministeriale 652/44 del 22 03 1917) lì 20
settembre…;
Morto in prigionia in Nikolsburg (Moravia) lì 18 giugno 1917.
Soldato DALLA MURA Achille, nato a Soave (VR) il 20 marzo 1893, figlio di
Albano e di GINI Diodata.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione orefice;
43
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Tale nella 6^ Compagnia Automobilisti del Reggimento Artiglieria a Cavallo 9°
Autoparco Distaccamento di Maveno lì 24 novembre 1918;
Morto in seguito a sfacello …… sinistra ………………. nell’ospedale da
campo n° 241 come da atto di morte inscritto al n° 112 del registro degli atti di
morte tenuto da detto ospedale lì 30 marzo 1919.
Tenente GRISI Carlo, nato a Colognola ai Colli (VR) il 28 giugno 1893, figlio
di Domenico e di CAMPARA Carolina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione studente;
Sottotenente di Complemento Arma di Fanteria con anzianità ………………
Con riserva di anzianità…………………..effettivo per mobilitazione al
Deposito ……………………ed assegnato all’87° Reggimento fanteria per il
prescritto servizio di prima nomina lì 17 settembre 1915.
L’anno millenovecentodiciasette ed alli diciannove del mese di Giugno sul
Monte Forno mancava ai vivi alle ore …….. in età di anni ventiquattro il
Tenente GRISI Sig. Carlo del 214° Reggimento Fanteria Comandante della 10^
Compagnia, nativo di Colognola ai Colli provincia di Verona figlio di
Domenico e di CAMPARA Carolina morto in seguito a ferita di pallottola alla
fronte.
Sepolto a Malga Pastori come risulta dall’attestazione dell’Aiutante di Battaglia
TRAMANZOLI Martino e Soldato GASPARRINI Gino.
CAMPAGNA, AZIONI DI MERITO
Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Sergente MANDATO Vittorio, nato a San Bonifacio (VR) il 22 luglio 1893,
figlio di Paolo e di MORANDO Lucia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione facchino Tale nell’80° Reggimento Fanteria lì 13 agosto 1913;
Caporale in detto lì 13 gennaio 1915;
Tale in territorio dichiarato in istato di guerra lì 23 maggio 1915;
Trattenuto alle armi per mobilitazione in base all’articolo 133 del testo unico
sulle leggi sul reclutamento del Regio Esercito dal 1° gennaio 1916;
Sergente in detto per merito di guerra lì 27 giugno 1917;
Morto nell’ospedale da campo n° 143 in seguito a ferite riportate per fatto di
guerra come da atto di morte inscritto al n° 27 del registro degli atti di morte
dell’ospedale stesso lì 20 luglio 1916.
CAMPAGNA, AZIONI DI MERITO
Autorizzato a fregiarsi della medaglia commemorativa nazionale della guerra
1915-1918 istituita con R.D. n° 1941 in data 29.7.1920 ed apporre sul nastro
della medaglia le fascette corrispondenti agli anni di guerra (Circ. 562 del G.M.
920).
44
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Autorizzato a fregiarsi della medaglia interalleata della Vittoria (R.D. n° 637
del 6/04/1922) concessione n° 97001.
Soldato MANZATI Francesco Giuseppe, nato a Soave (VR) il 28 marzo
1893, figlio di Gaetano e di FUMIANI Filomena.
Iscritto di leva nel comune di Verona - di professione meccanico;
Disperso nel combattimento di Monte Pertica lì 23 ottobre 1917;
Soldato SITTA Giuseppe, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 22 marzo
1893, figlio di Albino e di MUSERLE Rosalba.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 18° Reggimento Fanteria lì 24 gennaio 1915;
Il 31 marzo 1917 deceduto e perduto di forza lì 31 marzo 1917.
Sergente TEBALDI Leone Lorenzo, nato a Soave (VR) il 07 novembre 1893,
figlio di Pietro e di MARTINELLI Alessandra.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 21 settembre 1913;
Disperso nel combattimento di Monte Ortigara lì 19 giugno 1917.
CAMPAGNA, AZIONI DI MERITO
Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Soldato VERZINI Antonio Giuseppe, nato a Colognola ai Colli (VR) il 13
gennaio 1893, figlio di Silvino e di SARTORI Rosa.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel deposito del 72° Reggimento Fanteria lì 31 gennaio 1918;
Morto nell’Ospedale da Campo n° 007 lì 18 giugno 1918.
Soldato ALBARELLO Guerino Luigi, nato a Soave (VR) il 08 marzo 1894,
figlio di fu Antonio e di ZANINI Angela.
Iscritto di leva nel comune di Zevio - di professione contadino;
Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 22 febbraio 1915;
Morto lì 10 agosto 1916 in combattimento come da atto di morte inscritto al n°
8 del registro degli atti di decesso dell’ufficio 258^ Compagnia Alpini.
Soldato AVOGARO Emilio Luigi, nato a Soave (VR) il 21 ottobre 1894,
figlio di Giuseppe e di CLAUDIO Angela.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione calzolaio;
Tale nel 1° Reggimento Artiglieria da Campagna lì 22 settembre 1914;
Morto il 31 dicembre 1916 a Verona per malattia.
45
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Soldato BORTESI Roberto Virgilio, nato a Soave (VR) il 09 marzo 1894,
figlio di Candido e di FACCIERI Albina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione muratore;
Inviato in licenza straordinaria con assegni in attesa espletamento atti medico
legale Direzione dell’Ospedale Militare di Verona lì 20 dicembre 1919;
Morto in Verona lì 27 maggio 1920.
Soldato CASSINI Richelmo Carlo, nato a Soave (VR) il 31 dicembre 1894,
figlio di Noè e di ROSSI Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 20 gennaio1915;
Morto nell’Ospedaletto da campo n° 137 in seguito a ferita riportata nel fatto di
guerra come da atto di morte inscritto al n° 29 del registro atti di morte del
suddetto Ospedaletto lì 23 luglio 1916.
Soldato MOLINAROLI Attilio, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il 25
gennaio 1894, figlio di Antonio e di GRIGOLINI Luigia.
Iscritto di leva nel comune di Colognola ai Colli- di professione bracciante;
Tale nel 88° Reggimento Fanteria (Ordine Comando 3^ Armata Telegrafo n°
8366 del 24/09/1915) li 29 settembre 1915;
Prigioniero di guerra lì 27 ottobre 1917;
Morto presso il nemico il 10/03/1918 mentre si trasportava nell’Ospedale di
Sedan per debolezza cardiaca e sepolto nel cimitero di Minden lì 10 marzo
1918.
Caporal Maggiore MOSERLE Richelmo, nato a Cazzano di Tramigna (VR)
il 24 luglio 1894, figlio di Valentino e di ZANTEDESCHI Maria.
Iscritto di leva nel comune di Cazzano di Tramigna - di professione panettiere Tale nel 14° Reggimento Fanteria lì 11 novembre 1914;
Caporale trombettiere in detto lì 05 febbraio 1916;
Giunto in territorio dichiarato in istato di guerra lì 26 maggio 1916;
Caporale Maggiore in detto lì 29 luglio 1916;
Morto in combattimento nei pressi di Castagnevizza in seguito a ferite d’arma
da fuoco come risulta da atto di morte inscritto al n° 595 del registro degli atti
di morte del 138° Reggimento Fanteria lì 01 novembre 1916.
CAMPAGNA, AZIONI DI MERITO
Croce di Guerra al Valor Militare.
N.B. All’anagrafe risulta nato a Soave.
Caporale Maggiore POGIATTO Federico Secondo, nato a Soave (VR) il 25
giugno 1894, figlio di Antonio e di PASETTO Giuditta.
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione muratore;
Tale nel 75° Reggimento Fanteria lì 05 luglio 1917;
Tale morto in guerra il 15/06/1918 come risulta dall’ atto di morte rilasciato dal
Comune di Soave.
Caporale SAMBUGARO Luigi, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 19
maggio 1894, figlio di Silvio e di MATTIELLO Angela.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 13° Reggimento Fanteria lì 10 novembre 1914;
Morto sul Carso per ferite riportate in combattimento lì 19 giugno 1915.
Soldato ADAMI Gio Batta, nato a Soave (VR) il 18 ottobre 1895, figlio di
Augusto e di BETTELI Elisa.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel deposito del 73^ Reggimento Fanteria lì 15 ottobre 1916;
Tale nel 258^ Reggimento Fanteria (Circ. 500 G. del Ministero della Guerra) lì
13 gennaio 1917;
Ferito il 19 agosto 1917 alla regione mammaria sinistra da pallottola di fucile
(sponda dell’Isonzo). Morto il 26 ottobre 1918 sul Monte Grappa per ferite
riportate in combattimento.
Soldato ADAMI Pietro Domenico, nato a Soave (VR) il 29 aprile 1895, figlio
di Tranquillo e di MAGAGNA Domenica.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 13° Reggimento Fanteria lì 03 febbraio 1915;
Morto in combattimento in Begliano come da atto di morte inscritto al n° 4 del
registro degli atti di morte del 13° Reggimento Fanteria lì 12 giugno 1915.
Soldato CISCATO Giovanni Antonio, nato a Soave frazione Castelcerino
(VR) il 04 settembre 1895, figlio di Giuseppe e di NASSI Veneranda.
Distretto Militare di leva di Verona Nel 70° Reggimento Fanteria “ANCONA”, disperso il 27 ottobre 1917 in
combattimento nel ripiegamento al Piave.
Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra.
N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il C.D. e/o l’Archivio di
Stato di Verona.
Soldato DIAN Luigi, nato a Monteforte d’Alpone (VR) il 09 agosto 1895,
figlio di Raimondo e di DONIN Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino Chiamato alle armi e giunto lì 12 gennaio 1915;
47
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Tale nel 18° Reggimento Fanteria lì 27 marzo 1915;
Morto in combattimento ad est di Vermigliano come da atto di morte inscritto
al n° 471 del registro degli atti di morte del 18° Reggimento Fanteria lì 19
ottobre 1915.
Soldato FACCHINETTI Giuseppe Secondo, nato a Soave (VR) il 12 ottobre
1895, figlio di Luigi e PADOVAN Lucia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 20 gennaio 1915;
Ucciso il 30 dicembre 1915 nel combattimento di Malga Zurez come da verbale
del consiglio di amministrazione in data 20 gennaio 1916 n°298.
Soldato MASOTTI Mario Giovanni, nato a Soave (VR) il 27 luglio 1895,
figlio di Albino e di FRIZZERO Rosa.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 6° Reggimento Alpini il 20 gennaio 1915;
Ucciso il 30 dicembre 1915 nel combattimento di Malga Zurez come da verbale
del consiglio di amministrazione in data 20 gennaio 1916 n°298.
Soldato MELERI Umberto Luciano, nato a Soave (VR) il 11 marzo 1895,
figlio di Eugenio e di TESSARI Adelaide.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 20 gennaio 1915;
Tale in territorio dichiarato in istato di guerra lì 22 maggio 1915;
Tale prigioniero di guerra nel ripiegamento lì 03 giugno 1917;
Rientrato in Italia per cessata prigionia lì 15 gennaio 1919;
Tale nel 6° Reggimento Alpini lì 20 gennaio 1919;
Deceduto in Ospedale Militare Principale di Verona in seguito a peritonite lì 17
ottobre 1919.
Soldato VERLATO Antonio, nato a Soave (VR) il 17 settembre 1895, figlio
di Domenico e di GIORDANI Angela.
Iscritto di leva nel comune di Cologna Veneta - di professione contadino;
Tale nella 131^ Compagnia Ausiliaria lì 16 febbraio 1918;
Morto a Nancy (Francia) lì 27 gennaio 1919.
Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra.
Soldato BACCO Marco Antonio, nato a Soave (VR) il 27 aprile 1896, figlio
di Patrizio e di BURATI Caterina.
Distretto Militare di leva di Verona Morto il 28 giugno 1919 a Zevio (VR).
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Dati tratti dal Sito Web del Ministero della Difesa.
N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il C.D. e/o l’Archivio di
Stato di Verona.
Sotto Tenente BURATO Guglielmo Dimidriano, nato a Soave (VR) il 14
novembre 1896, figlio di Ignazio e di TAPPARELLI Anna.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione negoziante;
Sottotenente di complemento, arma di Fanteria, con anzianità 1 settembre 1917
e con riserva di anzianità relativa lì 31 gennaio 1918;
Morto per fatto di guerra a Kuci (Albania) il 28 luglio 1918.
CAMPAGNE, AZIONI DI MERITO
Campagna di guerra 1916-1917-1918;
Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Soldato CHERUBINI Pietro Antonio, nato a Soave (VR) il 21 aprile 1896,
figlio di Angelo e di FRACCARO Pasqua.
Soldato nel 6° Reggimento Fanteria Alpini 145^ Compagnia
Morto il 17 giugno 1915 in località “Grotta del Ghiaccio” Slovenia.
Dati tratti dal Registro degli Atti di Morte del Comune di Soave (VR).
N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il C.D. e/o l’Archivio di
Stato di Verona.
Caporale MONTANARI Luigi Giuseppe, nato a Soave (VR) il 08 marzo
1896, figlio di Eugenio e di LURAGO Regina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione meccanico;
Tale nel 1° Parco della 1^ Armata lì 17 dicembre 1915;
Riformato in seguito a rantoli a piccole bolle in corrispondenza agli apici
polmonari, respirazione soffiante su determinazione del Direttore dell’Ospedale
Militare di Torino lì 09 luglio 1917;
Congedato in seguito alla suddetta rassegna lì 09 luglio 1917;
Partito da territorio dichiarato in istato di guerra lì 09 luglio 1917;
Morto a Soave lì 13 ottobre 1917.
Soldato REGINATO Mariano, nato a San Paolo (BRASILE) il 09
gennaio1896, figlio di Angelo e di PADOVANI Giuditta.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel centro di mobilitazione del 2° Reggimento Genio Zappatori lì 03
dicembre 1915;
Morto il 17 giugno 1917 in combattimento a Monfalcone come da atto di morte
inscritto al n° 1 del registro degli atti di morte tenuti dalla 121° compagnia
Zappatori Genio.
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Soldato RIZZOTTO Luigi Francesco, nato a Soave frazione Castelcerino
(VR) il 29 ottobre 1896, figlio di Domenico e di BERTOLAZZI Margherita.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere;
Tale nel Centro di Mobilitazione del 2° Reggimento Artiglieria da Montagna lì
04 dicembre 1915;
Morto nell’Ospedale Militare di Riserva n° 8 per malattia ed inscritto nel
registro degli atti di morte del comune di Soave lì 22 settembre 1919.
Soldato RUGOLOTTO Noè Eugenio, nato a Soave (VR) il 22 aprile 1896,
figlio di Santo e di FERRO Carlotta.
Distretto Militare di leva di Verona Nel 206° Reggimento Fanteria “LAMBRO”, morto il 02 dicembre 1918
nell’Ospedale da Campo n° 178 per malattia.
Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra.
N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il C.D. e/o l’Archivio di
Stato di Verona.
Soldato TOFFALONI Attilio Bortolo, nato a Soave (VR) il 24 gennaio 1896,
figlio di Fortunato e di TURCO Lucia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel deposito del 37^ Reggimento Fanteria lì 26 dicembre 1914;
Giunto in territorio dichiarato in istato di guerra lì 01 luglio 1916;
Tale nel 23^ Reggimento Fanteria lì 01 luglio 1916;
Non completato per mancanza di notizie, morto ad Udine lì 01 agosto 1929.
Soldato AMBROSI Leone Pio Pietro, nato a Soave (VR) il 06 settembre1897,
figlio di Urbano e di BETTILI Angela.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel deposito 2° Reggimento Genio lì 15 ottobre 1916;
Morto per malattia nell’ospedale da campo n° 198 come da atto di morte
inscritto al n°23 del registro degli atti di morte tenuto dal suddetto ospedale lì
24 giugno 1918.
Soldato CANELLINI Mario, nato a Soave (VR) il 01 luglio 1897, figlio di
Simone e di SALVARO Lucia.
Distretto Militare di leva di Verona Nel 258° Reggimento Fanteria “TORTONA”, morto il 20 agosto 1917 in Val
Pedola per ferite riportate in combattimento.
Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra.
N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il C.D. e/o l’Archivio di
Stato di Verona.
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Soldato DALGRANDE Attilio Giuseppe, nato a Soave (VR) il 04 luglio
1897, figlio di Angelo e di ZANCONATO Maria.
Iscritto di leva nel comune di montecchia di crosara - di professione calzolaio Tale nella 465^ Compagnia Mitraglieri mod. 1907 Fiat Brigata Cosenza lì 08
novembre 1917;
Prigioniero di guerra lì 28 settembre 1918;
Ritenuto scomparso in prigionia lì 10 settembre 1919;
Da ritenersi scomparso durante la prigionia non avendo fatto ritorno nel regno
posteriormente alla data dell’armistizio né essendosi avute più notizie sulla sua
sorte circ. G. M. n° 692 del 24 dicembre 1921 Dispaccio Ministeriale n° 88720
del 19 novembre 1929. Direzione Generale Leva Sottufficiali e Truppa.
CAMPAGNA, AZIONI DI MERITO
Campagne di Guerra 1917 – 1918.
Soldato DALLE AVE Gilio, nato a Soave frazione Costeggiola (VR) il 07
giugno 1897, figlio di Tommaso e di MASCHI Toscana.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione pasticcere;
Tale nel 258° Reggimento Fanteria (Circ n° 500 G. del Ministero della Guerra)
lì13 gennaio 1917; Tale in territorio dichiarato in istato di guerra lì 28 febbraio
1917;
Morto in combattimento nella riva dell’Isonzo come da atto di morte inscritto al
n° 52 pagina 54 del registro degli atti di morte del 258° Reggimento Fanteria lì
19 agosto del 1917.
Soldato LEGATINI Santo, nato a Soave (VR) il 01 marzo 1897, figlio di
Ottavio e di DAL CERO Santa.
Iscritto di leva nel comune di Verona - di professione calzolaio;
Tale nel Deposito del 6° Reggimento Fanteria Alpini lì 26 settembre 1916;
Morto in prigionia per malattia lì 28 luglio 1918.
Soldato SINESTRI Vittorio Enrico, nato a Soave (VR) il 07 luglio 1897,
figlio di Fortunato e di fu RIGO Carolina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 258° Reggimento Fanteria (Circ n°500 G. del Ministero della guerra)
lì13 gennaio 1917; Tale in territorio dichiarato in istato di guerra lì 28 febbraio
1917;
Morto in combattimento come risulta da atto di morte sul monte Kuk e inscritto
al n° 105 registro degli atti di morte del 288° Reggimento di Fanteria il 20
agosto 1917.
51
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Caporale Maggiore STECCANELLA Giovanni Battista, nato a Soave
frazione Castelcerino (VR) il 26 maggio1897, figlio di Gaetano e di
ANGIULLA Rosa.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione meccanico;
Tale nel deposito del 25 ° Reggimento Fanteria, siccome facente parte del 277°
Fanteria di M.M. lì 15 luglio 1917;
Morto in combattimento sul monte San Lorenzo come da atto di morte inscritto
al n°… del registro degli atti di morte del 277° Reggimento Fanteria Mobile lì
27 ottobre 1917.
Soldato TOGNETTI Augusto, nato a Soave (VR) il 19 luglio 1897, figlio di
fu M. Angelo e di BIASE Carolina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione falegname Tale nel 22° Reggimento Fanteria lì 30 novembre 1917;
Morto nel Comune di Soave lì 03 luglio 1924.
Soldato TOZZONI Ernesto, nato a Colognola ai Colli (VR) il 02 settembre
1897, figlio di Felice e di SIVERO Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere;
Tale nel 299° Reggimento Fanteria lì 27 maggio 1917;
Si presume morto in guerra.
Appuntato TURISENDO Arturo Pasquale, nato a Soave (VR) il 19 aprile
1897, figlio di Vittorio e di BRAGGIO Carolina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino Allievo Guardia di Finanza di terra passato in 1^ categoria in seguito a sua
domanda ed ascritto alla classe 1897 per la ferma di anni tre lì 10 luglio 1916;
Tale nell’8° Batt. Mobil. lì 1° dicembre 1916;
Morto a …………….. (Austria) come da comunicazione di morte del ministero
delle Finanze Generale della G. di F. al n° 65668 in data 2/11/1919 lì 05
settembre 1918.
Caporale VERZE’ Luigi Alberto, nato a Soave (VR) il 12 agosto1897, figlio
di Alessandro e di GRUNILLI Rosa.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione muratore;
Tale nel deposito del 25° Reggimento Fanteria, siccome facente parte del 276°
Reggimento Fanteria di M.M. lì 15 luglio 1917;
Disperso in combattimento sulla Bainsizza lì 28 agosto 1917.
Soldato VERZIN Augusto, nato a Soave (VR) il 15 aprile 1897, figlio di
Gaetano e di BUSSINELLO Luigia.
52
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel deposito del 2° Reggimento Artiglieria da montagna lì ………..;
Morto nell’ospedale da campo n° 157 come risulta da atto di morte inscritto al
n° 3 del registro degli atti di morte tenuto dal comune di Soave lì 30 ottobre
1918.
Sotto Tenente ZUANAZZI Giuseppe Maria Felice Fortunato, nato a Soave
(VR) il 08 dicembre 1897, figlio di Francesco e di RANFIOLI CORRADI
Amalia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione studente;
Tale nella scuola Militare di Caserta perché ammesso agli speciali corsi
d’istruzione accelerati per la nomina a Sottotenente di Complemento di cui la
circolare n° 464 del G.M. 1916 lì 02 ottobre 1916;
Aspirante Ufficiale di Complemento nel Deposito Reggimento Bersaglieri
Verona D.M. 11/3/1917 lì 18 marzo 1917;
Tale nel 259° Reggimento Fanteria lì 29 marzo 1917;
Disperso nel combattimento di quota 145 HERMADA lì 01 agosto 1917.
CAMPAGNE, AZIONI DI MERITO
Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Soldato AMBROSI Attanasio, nato a Soave (VR) il 25 febbraio 1898, figlio di
Eugenio e di FARINATI Elisa.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel Deposito del 22° Reggimento Fanteria siccome facente parte della 69^
sezione portatori di lanciafiamme. Brigata Cremona 15 …………. 12745 R. S.
M. del 10/03/1918 Comando Divisione Territoriale di Alessandria lì 12 marzo
1918.
Estratto dell’atto di morte del soldato AMBROSI Attanasio.
L’anno millenovecentodiciotto ed alli sette del mese di Settembre sul Monte
Rivon (Grappa) mancava ai vivi in seguito a ferita da scheggia granata regione
clavicola sinistra con lesione arteria succlavia, per fatto di guerra.
Sepolto a Casoni di Meda (grappa) come consta da verbale mod. 147 redatto dal
Cap. SERANTONI Sig. Mario.
Soldato BELTRAME Luigi, nato a Cariacica (Brasile) il 12 aprile 1898, figlio
di Stefano e di CENGIORETTI Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel deposito del 6° Reggimento Alpini lì 02 marzo 1917;
Disperso nel combattimento di Monte Ortigara lì 11 giugno 1917.
53
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Soldato BETTILI Giuseppe, nato a Soave (VR) il 20 luglio 1898, figlio di
Enrico e di CONTIN Teresa.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel deposito del 2° Reggimento Artiglieria da Montagna lì 07 marzo 1917;
Morto per malattia nell’Ospedale Civile di Conegliano come risulta da atto di
morte inscritto al n° 60 d’ordine del registro degli atti di morte del Comune di
Conegliano lì 03 maggio 1917.
Soldato BRESSAN Vittore Gaetano, nato a Soave (VR) il 08 maggio 1898,
figlio di Giovanni e di VENTURI Anna.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere;
Tale nel deposito del 6° Reggimento Alpini lì 02 marzo 1917;
Tale nel Battaglione “Verona” 73^ Compagnia lì 30 giugno 1917;
Disperso nel combattimento di Regg. Gallio lì 12 novembre 1917.
Soldato CASTAGNEDI Gio Batta, nato a Soave (VR) il 29 marzo 1898, figlio
di Alessandro e di PONTIROLLO Augusta.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 1° Reggimento Alpini lì 18 agosto 1917;
Prigioniero di guerra lì 27 ottobre 1917;
Morto in prigionia (Austria) lì 28 giugno 1918.
Soldato CORRA’ Domenico Guido, nato a Soave (VR) il 24 maggio 1898,
figlio di Giuseppe e di ZANINI Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel deposito 73° Reggimento Fanteria lì 11 marzo 1917;
Morto il 21 agosto 1917 in combattimento in Dosso Faiti come da atto di morte
inscritto al n° 1381 del registro degli atti di morte del Comando del 73°
Reggimento Fanteria.
Caporale ELPONTI Domenico Giovanni, nato a Soave (VR) il 24 marzo
1898, figlio di Giuseppe e di FAZION Luigia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione falegname;
Tale nel deposito 49° Reggimento Fanteria lì 19 novembre 1918;
Morto sotto le armi nell’Ospedale da Campo n° 241 a San Bonifacio in seguito
a meningite e sepolto nel locale cimitero di San Bonifacio lì 21 maggio 1919.
Soldato FILIPPI Attilio Pasquale, nato a Soave (VR) il 10 aprile 1898, figlio
di fu Antonio e di fu BURATO Rosa.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel deposito del 6° Reggimento Alpini lì 02 marzo 1917;
54
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Morto in combattimento a M. Ortigara quota 2105 come da atto di morte
inscritto al n° 21 del registro degli atti di morte della 142^ Compagnia 6°
Reggimento Alpini lì 19 giugno 1917.
CAMPAGNA, AZIONI DI MERITO
Campagna di Guerra 1917.
Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Soldato GRADIZZI Giovanni, nato in America il 14 febbraio 1898, figlio di
Carlo e di SCANDOLARA Maria.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione minatore;
Tale nel 4° Reggimento Alpini – Battaglione Cervino (Ordine Comando
Intendenza I^ Armata) lì 5 luglio 1918;
Morto in seguito a Bronco Polmonite nell’Ospedale da Campo n° 077 come da
atto di morte inscritto al n° 146 del registro degli atti di morte dell’Ospedale da
Campo n° 077 lì 13 novembre 1918.
Soldato GRISI Ferdinando Giuseppe, nato a Soave frazione Costeggiola
(VR) il 11 ottobre 1898, figlio di Domenico e di CAMPARA Carolina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 276° Reggimento Fanteria (896 Compagnia Mitraglieri) lì 10 luglio
1917;
Morto in combattimento in Mersiusch come da atto di morte inscritto al n° 52 a
pagina 54 del registro degli atti di morte del 276^ Reggimento Fanteria lì 26
agosto 1917.
Soldato HUBACECH Augusto, nato a San Bonifacio (VR) il 24 aprile 1898,
figlio di Epifanio e di MASETTO Elisabetta.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 55° Battaglione da Montagna lì 01 gennaio 1918;
Tale passato effettivo al Comando tappa di Verona lì 30 ottobre 1918;
Ricoverato all’Ospedale da Campo n° 102 a Schio (VI) per malattia lì 24 aprile
1919;
Tale nell’Ospedali Militare Seminario in Vicenza lì 14 maggio 1919;
Tale nel Deposito dell’8° Reggimento Artiglieria Campagna lì 08 settembre
1919;
Tale nell’Ospedale Principale di Verona lì 14 settembre 1919;
Inviato in licenza straordinaria di convalescenza con assegni di prima categoria
in attesa espletamento atti medico legali determinazione della Direzione
Ospedale Militare di Verona lì 20 dicembre 1920;
Morto a Soave lì 12 gennaio 1921.
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Soldato MOLINAROLO Benvenuto Fortunato, nato a Soave (VR) il 07
marzo 1898, figlio di Antonio e di GRIGOLINI Luigia.
Distretto Militare di leva di Verona Nel 6° Reggimento Fanteria Alpini, morto il 15 novembre 1917 sull’Altipiano
di Asiago per ferite riportate in combattimento.
Albo d’oro dei Caduti della Grande Guerra.
N.B. non si possiede il fascicolo matricolare presso il C.D. e/o l’Archivio di
Stato di Verona.
Soldato BALLAROTTO Noè Michele, nato a Soave (VR) il 06 settembre
1899, figlio di fu Fortunato e di fu ADAMI Adelaide.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione carrettiere;
Tale nell’80° Reggimento Fanteria mobilitato lì 18 ottobre 1917;
Morto in combattimento a Monastier Fornaci come risulta dall’atto di morte
inscritto al n°528 del registro atti di morte dell’80° Fanteria Mobilitato lì 21
giugno 1918.
Soldato DAL CERO Giuseppe, nato a Soave (VR) il 22 marzo 1899, figlio di
Margherito e di PRANDO Melania.
Iscritto di leva nel comune di Ronco all’Adige - di professione contadino;
Tale nel 96° Battaglione M. T. lì 23 febbraio 1917;
Trasferito effettivo al Deposito del 2° Reggimento Genio Zappatori (n° 4 della
Circolare 355 de G.M. 1917) lì 28 giugno 1917;
Morto per ferite riportate per fatto di guerra nell’Ospedale Ambulatorio clinico
come da atto di morte inscritto al n° 544 del registro degli atti di morte tenuto
dal suddetto Ospedale. lì 20 gennaio 1918.
Soldato FORCATO Giulio, nato a Soave (VR) il 04 luglio 1899, figlio di
Giulio e di DANIPO Fiorina
Iscritto di leva nel comune di Verona - di professione fattorino;
Tale nel 4° Battaglione Bersaglieri Ciclisti 6 norme Amministrative truppe di
campagna lì 16 marzo 1918;
Morto a la Pastore in combattimento, come da atto di morte iscritto al n° 30 del
registro degli atti di morte del 4° Battaglione Bersaglieri Ciclisti lì 18 giugno
1918.
Sergente SGOBBI Antonio, nato a Verona il 30 agosto 1899, figlio di
Ermenegildo e di fu ZAMBELLI Luigia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione studente;
Tale nell’8° Reggimento Artiglieria Campagna con sede a Verona e mandato in
congedo illimitato lì 13 febbraio 1920;
56
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Tale nel Distretto Militare di Verona (Circolare n° 351 G.M. 1921) lì 13
febbraio 1920;
Morto a Soave per malattia lì 18 novembre 1920.
Soldato TEBALDI Silvio Valentino, nato a Soave (VR) il 03 aprile 1899,
figlio di Eugenio e di MARTINELLI Teresa.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 5° Reggimento Alpini Battaglione Morbegno lì 17 gennaio 1918;
Morto in combattimento a Monte Cornone, come da atto di morte inscritto al n°
11 del registro degli atti di morte tenuto dalla 47° Compagnia del 5°
Reggimento Alpini lì 11 febbraio 1918.
CAMPAGNA, AZIONI DI MERITO
Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Soldato VENTURI Ferruccio Giovanni, nato a Soave (VR) il 07 febbraio
1899, figlio di Daniele e di ZANDOMENEGHI Regina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Trasferito presso il 6° Reggimento Alpini lì 23 giugno 1917;
Tale nel Battaglione Val d’Adige lì 20 novembre 1917;
Disperso nel combattimento di …. lì 16 dicembre 1917.
l'affondamento del piroscafo “Verona”
Bloccata la flotta austro-ungarica nel canale d’Otranto da uno sbarramento
navale italo-francese e impedito l’ingresso nel Mediterraneo ai tedeschi grazie
al blocco dello Stretto di Gibilterra ad opera delle navi da guerra inglesi, dal
mese di febbraio del 1917 la Germania decise di intensificare la guerra
sottomarina per bloccare i rifornimenti ai paesi nemici e isolare
economicamente la Gran Bretagna.
Fu per tale motivo che parecchi U-Boot penetrarono nel Mediterraneo,
stazionando anche nello Stretto di Messina.
fonogramma con cui i Reali Carabinieri informarono il Prefetto di Messina.
12 maggio 1918
..”Per notizia informasi che ore 13,00 oggi Piroscafo Italiano “Verona”
carico 3000 uomini truppa proveniente porto Messina diretto Tripoli,
giunto a circa 4 miglia da Reggio, in quelle acque territoriali venne
silurato affondando dopo quasi 25 minuti. Accorso naviglio ed altre navi
prontamente inviate da questa Difesa Marittima venne operato
salvataggio. Finora risultano sbarcati Messina circa 540 naufraghi..”
57
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Soldato MARTINELLI Luigi, nato a Soave frazione Castelcerino (VR) il 07
settembre 1891, figlio di Beniamino e di BURATO Carolina.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione giardiniere;
Tale nel 2° Reggimento Speciale d’Istruzione ..34° Fanteria 25 dicembre 1917;
Morto per annegamento in seguito al siluramento del piroscafo “Verona” come
da atto di morte inscritto al n° 55 del registro del 34° Fanteria lì 11 maggio
1918.
Caporale Maggiore RUGOLOTTO Pietro Antonio, nato a Soave frazione
Costeggiola (VR) il 30 agosto 1891, figlio di Mario e di CASTELLI Teresa.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione contadino;
Tale nel 2° Reggimento Speciale d’Istruzione (Mef. 34 Fanti) lì 29 dicembre
1917;
Morto per annegamento in seguito al siluramento della R. Nave Verona; come
da atto di morte inscritto al n° 9 del registro degli atti di morte tenuto dal 2°
Reggimento Speciale lì 11 maggio 1918.
l'affondamento del piroscafo “Linz”
Il LINZ fu impiegato dai Lloyd Austriaci come nave mercantile, fino agli inizi
della Grande Guerra, sulla tratta greco-albanese. Nel 1917 il Piroscafo fu preso
in affitto dalla direzione dei Trasporti Marittimi di Fiume per il trasporto delle
Forze Armate in Albania. La rotta del Piroscafo iniziava da Fiume (attuale
Rijeka: n.d.r.), toccava Zelenika, situata presso l’attuale Kotor (Cattaro: n.d.r.) e
terminava a Durazzo (attuale Durres, n.d.r.).
Alle ore 18,00 del 18 marzo 1918, il Linz salpò dal porto di Zelenika in qualità
di nave adibita al trasporto truppe sotto il comando del Capitano Hugo Tonello
e scortato dalle Torpediniere “98” e “TB 974” nonché dal Cacciatorpediniere
SMS Balaton.
Secondo le annotazioni della Direzione dei Trasporti Marittimi, ufficialmente
erano stati imbarcati 1003 civili. Tuttavia non furono annotati centinaia di
Soldati Austro-Ungarici che volevano trascorrere le loro licenze in Montenegro.
Poiché questi Soldati non potevano aspettare 14 giorni a Zelenika in attesa di un
imbarco autorizzato, provvidero ad imbarcarsi illegalmente sul Piroscafo.
A seguito di un’esplosione, il 19 marzo 1918 il Linz affondò nel giro di 25
minuti. Perirono più di 1000 uomini. Ora però tutto si potrà chiarire, tutto potrà
venire alla luce dopo 80 anni. Infatti, il 13 dicembre 2000, dopo lunghe ricerche
e preparativi durati due anni, il relitto del Piroscafo è stato individuato davanti
alla costa albanese da un gruppo di sommozzatori italiani ed il Linz giace dritto
e maestoso a 45 metri di profondità: in questo modo viene rimessa in
58
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
discussione una delle più grandi catastrofi navali della Marina Austriaca.
La chiglia presenta una grossa falla poco visibile per l’oscurità e per
l’abbondante fanghiglia; e proprio la falla nella chiglia depone a favore (solo
ipotesi in mancanza di documenti militari) di un cozzo accidentale contro una
mina magnetica di profondità: un siluro, infatti, avrebbe arrecato un danno
(falla a livello della linea di galleggiamento). L’ispezione dei sub durò solo 20
minuti causa la forte corrente e l’acqua gelida.
Fra le 1003 persone a bordo vi erano ben 413 Prigionieri Italiani e fra questi
ne morirono 284 e precisamente: 7 Ufficiali, 265 Soldati, 11 Marinai ed
un’Infermiera della Croce Rossa.
Anche questo episodio richiama alla mente come il numero dei Soldati deceduti
durante la 1ª Guerra Mondiale debba essere continuamente aggiornato: basti
pensare che nel 1964, anno in cui iniziarono ad essere pubblicati gli Albi d’Oro
alla memoria, erano stati censiti 650.000 morti; nel 1968, anno in cui venne
istituito il Cavalierato di Vittorio Veneto, la cifra ufficiosa parlava di 680.000
morti, mentre al 31 dicembre del 2000 si era arrivati ad una cifra presunta di
743.000! Occorre, infatti, tenere presente che i deceduti nella Grande Guerra
vanno compresi fra il 24 maggio 1915 ed il 31 ottobre 1920 e questo in base ad
una ben precisa Legge.
Soldato MONTE Luigi, nato a Soave (VR) il 18 novembre 1894, figlio di
Vittorio e di FINETTO Luigia.
Iscritto di leva nel comune di Soave - di professione muratore;
Tale nel 4° Reggimento Bersaglieri lì 02 giugno 1915;
Morto a Durazzo in seguito all’affondamento del Linz lì 19 marzo 1918.
Malattie ed epidemie
Le durissime condizioni di vita esistenti nelle trincee, scatenarono il proliferare
d'innumerevoli malattie non propriamente dovute ad attività belliche o
combattimenti:
• Scabbia e Colera – provocate entrambe dalle scarse condizioni igieniche
esistenti e dall'elevata promiscuità14.
• Tifo petecchiale – dovuto alla massiccia e costante presenza dei pidocchi,
59
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
inseparabili compagni di ogni combattente.
• Dissenteria – causata anch'essa dalle cattive condizioni di cibo ricevute15
e, soprattutto, dalla cattiva qualità dell'acqua potabile, molte volte
inquinata se non addirittura totalmente mancante16.
• Malattie Veneree – dovute all'elevata presenza di prostitute.
• Reumatismo Articolare acuto – causato dalla forzata immobilità nelle
fredde trincee allagate dalla pioggia e dal fango17.
• Congelamento degli arti inferiori (soprattutto nelle posizioni di alta quota
del Fronte del Trentino).
• Problemi psicologici (soprattutto shock con conseguente mutismo), che si
abbattevano terrificanti nella mente di quei giovani ragazzi costretti a
vivere in condizioni abominevoli, sotto bombardamenti incessanti e
talmente feroci da far sanguinare i timpani, con la morte continuamente al
loro fianco in ogni momento.
____________________
14. Sul Carso si registrarono diverse epidemie di colera assai gravi, con migliaia di vittime.
15. Molte volte, per difficoltà logistiche e belliche, ai combattenti di prima linea veniva
somministrato un misero rancio costituito da una brodaglia fredda e fangosa, condita con pane
sporco ed ammuffito.
16. Durante la Battaglia della Bainsizza, l'assoluta mancanza dell'acqua da bere costrinse i soldati a
bere di tutto: dalla propria orina filtrata al liquido di raffreddamento delle mitragliatrici.
17. In queste situazioni i soldati non potevano distendersi sul fango, ma non potevano neanche
alzarsi a schiena dritta per il rischio di beccarsi una pallottola sparata da un cecchino nemico.
• Su tutto questo mondo infernale regnavano sovrani grossi topi di trincea,
che scorrazzavano imperterriti alla ricerca di cibo, apportatori di malattie
quali la rabbia o la leptospirosi18.
60
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
La vita malsana e sedentaria della trincea, che indeboliva il fisico ed abbruttiva
il morale, rendeva i soldati pallidi, senza alcuna voglia di conservare una certa
decenza od aspetto civile.
Campi di prigionia per soldati italiani
All'inizio del conflitto, quando i generali degli Imperi Centrali pronosticavano
una vittoria sicura e veloce contro gli eserciti nemici, le autorità austro
ungariche fecero costruire numerosi campi di prigionia, necessari per ospitare
una moltitudine di soldati avversari che sicuramente sarebbero caduti
prigionieri nelle loro mani.
Ciascun campo19, delimitato da reticolati e torrette di sorveglianza, era costituito
da baracche di legno che ospitavano separatamente ufficiali e truppa, trattati
differentemente in virtù del loro grado20.
Dopo la disfatta di Caporetto dell'ottobre 1917, caddero in mano austriaca circa
350.000 italiani che andarono ad aggiungersi ai circa 150.000 prigionieri già
esistenti.
Con l'ultimo anno di guerra, il numero dei nostri soldati prigionieri raggiungerà
la cifra di 600.000 unità, di cui oltre 100.000 troveranno la morte in terra
straniera.
Oltre al clima rigido, alle ferite, ai massacranti lavori pesanti imposti21, l'alto
numero di decessi è anche imputabile a tutta una serie di odiosi comportamenti
assunti dal nostro Comando Supremo e dal Governo Italiano.
Già dall'inizio del conflitto, uno dei maggiori problemi per tutte le nazioni
belligeranti era la gestione di enormi masse di prigionieri nemici.
Il blocco navale imposto agli Imperi Centrali dalla “Triplice Intesa”, aveva
messo in seria difficoltà le scorte alimentari di Austria e Germania, le cui
autorità avevano seria difficoltà a reperire viveri per i loro stessi cittadini,
figuriamoci per i prigionieri.
________________
18. I morsi dei roditori generalmente causavano setticemia e cancrena gassosa
nelle ferite già esistenti.
19. Kriegsgefangenenhlager.
20. Gli oltre 8.000 ufficiali italiani internati usufruiranno di un trattamento di prigionia abbastanza
accettabile, che permetterà loro alte probabilità di sopravvivenza. I soldati di truppa invece,
vivranno in condizioni terribili, sovraffollati, ammalati ed affamati, pressoché dimenticati dalla
madrepatria, con un tasso di mortalità altissimo.
21. La maggioranza dei prigionieri italiani vennero inquadrati nelle cosiddette “Arbeits
Unternehmen“(“compagnie di lavoro”), dove erano costretti a svolgere pesanti attività senza il
conforto di un vitto e di un trattamento adeguato.
Attraverso i canali ufficiali della Croce Rossa, Francia ed Inghilterra si
attivarono per inviare ai loro soldati prigionieri quantità sufficienti di cibo per
integrare la misera dieta di quasi 1.000 calorie a cui erano sottoposti22.
61
Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
Al contrario di tutti, l'Italia rifiutò qualsiasi intervento ufficiale di assistenza,
lasciando solo ai familiari, ai singoli civili ed alle organizzazioni umanitarie il
compito di aiutare i prigionieri. Secondo il pensiero delle autorità militari e
politiche italiane, la prigionia non era l'effetto naturale di una battaglia perduta,
ma era invece imputabile ad uno scarso spirito bellico dei militari catturati, che
non si meritavano quindi alcun aiuto dalla madrepatria23.
Dopo Caporetto la situazione assunse livelli drammatici24, ma nonostante gli
appelli della Croce Rossa, il Governo italiano non modificò assolutamente la
propria posizione: l'ossessione della diserzione e la convinzione che un buon
trattamento ai prigionieri l'avrebbe sicuramente incrementata, spingeva la nostra
classe dirigente affinché non fossero in alcun modo migliorate le condizioni di
vita dei nostri stessi connazionali25. Impedendo od ostacolando l'invio di viveri
ed aiuti da parte delle famiglie dei prigionieri, il Governo italiano divenne
sicuramente corresponsabile della morte per stenti o debilitazione di decine di
migliaia di nostri soldati catturati.
…I prigionieri di guerra americani erano mantenuti dal loro governo con una
larghezza principesca; gli inglesi ricevevano pure dal loro governo o da
comitati privati anche il superfluo ed erano vestiti e calzati a nuovo; i francesi
avevano tutti, senza distinzione e fin dal primo giorno della cattura, pane
biscottato in abbondanza e ricevevano gratuitamente indumenti e viveri a
sufficienza da comitati vari. Noi italiani fummo invece abbandonati
completamente a noi, ed il patrio governo che pur sapeva le condizioni
nostre, non intervenne mai se non a nostro danno: censurò la posta con criteri
bizantini, ne limitò l’invio a sole cartoline, impose limitazioni infinite e
difficoltà burocratiche d’ogni specie all’invio dei pacchi, vietò la spedizione di
generi indispensabili, e per lungo tempo lesinò perfino i mezzi di trasporto dei
pacchi stessi.
______________________
22. Lo stesso fecero in anche nei confronti dei Russi e dei Serbi, in supplenza dei Governi ufficiali
(nel 1917 lo stato Serbo non esisteva più, e la Russia degli Zar era in rivolta).
23. D'Annunzio definì i nostri soldati prigionieri del nemico come “imboscati d'Oltralpe”.
24. Il Parlamento austriaco arrivò addirittura ad esaminare l'eccessiva mortalità degli internati
italiani nei campi di Milovice e di Mauthausen, tentando in qualche modo di porvi rimedio.
25. Ci si oppose addirittura anche allo scambio dei prigionieri, pratica normale sul Fronte
occidentale per i malati gravi.
Tale politica miope ed inumana diede però i suoi frutti: migliaia e
migliaia di soldati nostri, gioventù balda che aveva dato tesori sui campi di
battaglia, giacciono ora nei cimiteri tedeschi, altre migliaia sono tornati in
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
patria rosi da un male terribile che non perdona. Il soccorso del governo
giunse soltanto ridicolo e tardivo: dodici mesi circa dalla nostra cattura,
qualche giorno prima dell’armistizio, quando già di migliaia di italiani morti
di fame era seminata l’Austria, inviò per i prigionieri di guerra alcuni vagoni
di galletta!...”26
Il dovere della memoria
Le capacità di acquisire ed immagazzinare informazioni tramite l’uso della
memoria e dei ricordi, è certamente uno degli aspetti più complessi ed assoluti
di tutto il nostro comportamento umano. L’acquisizione delle personali
esperienze vissute ed il loro immagazzinamento stabile a livello mentale,
costituiscono elementi decisivi per la costruzione di una base individuale (la
nostra cosiddetta “capacità di giudizio”), a cui ogni uomo deve attingere per
l’elaborazione ed attuazione delle proprie azioni conseguenti.
La capacità intrinseca della memoria non risulta fondamentale soltanto per la
sopravvivenza quotidiana dei singoli individui, essa risulta essenziale nel
trasmettere tutte le conoscenze acquisite nel passato e nel capire tutte le
evoluzioni degli uomini e delle civiltà nel corso dei millenni.
Tutta la Storia dell’intera umanità (dall’antichità fino ai giorni nostri), risulta
essere il prodotto d’innumerevoli “memorie storiche” condivise ed accumulate
nel corso dei secoli, trasmesse tramite registrazioni scritte o tradizioni orali
salvaguardate con estrema cura. Nella Storia (in questa complessa ed articolata
catena formata da innumerevoli e differenziate “Memorie Storiche”), oltre alla
vita ed alle evoluzioni dei popoli e delle diverse civiltà, vengono ricordati ad
eterna memoria (affinché le generazioni future ne possano far uso nella loro
“capacità di giudizio”), anche i casi in cui l’uomo eccelle in umanità oppure, in
senso opposto, tutti gli innumerevoli casi in cui egli smarrisce la ragione e non
vi è niente più di umano in lui. Tutti i padri hanno il dovere di ricordare ai
propri figli il lato oscuro dell’essenza umana: le nere tenebre dell’oblio non
devono celare e nascondere gli avvertimenti sussurrati dal passato che mettono
in guardia dalla terribile e disumana realtà della guerra fra uomini.
___________________
26. Da “Memorie di Prigionia” di Angelo Bronzini (testimonianza estratta dal libro “Mauthausen
1918 – una tragedia dimenticata” di Gian Paolo Bertelli).
E’ un dovere assoluto ed eterno smascherare il vero volto del demone della
Guerra che non è apparentemente soltanto un gioco appassionante, un mondo
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Soave – Albo d'Onore dei Caduti della Prima Guerra Mondiale
eroico dove combattono soldati invulnerabili e tecnologicamente perfetti, un
luogo astratto dove non esistono fame, freddo, sete, violenze, malattie, un
mondo asettico ed assurdo dove basta premere un piccolo bottone per
ricominciare tutto da capo, invincibili ed eterni. E’ compito del ricercatore
storico, portare alla luce le testimonianze relative alle vittime in guerra di ogni
comunità civile, in modo di creare, senza retorica o falsa ideologia, un filo
indivisibile tra le generazioni di padri e figli indispensabile per attivare il cuore
e le menti degli uomini affinché l’orrore della guerra e dello sterminio non si
debbano ripetere mai più su questo nostra terra.
Anonimo
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