fino al 10.II.2004Jordi LabandaFirenze

Transcript

fino al 10.II.2004Jordi LabandaFirenze
23 gennaio 2004 delle ore 00:11
fino al 10.II.2004
Jordi Labanda
Firenze, Gallery Hotel Art
Tra le pareti esclusive del Gallery Hotel Art si muovono globalizzate figure alla moda; sorseggiano
bibite, si scambiano sguardi intriganti, semplicemente oziano. Sembrerà sorprendente: non sono
gli ospiti dell’albergo, ma i personaggi glamour usciti dal pennello di Jordi Labanda
Non è moda, non è fumetto, non è arte. Il lavoro
di Jordi Labanda (Mercedes, Uruguay, 1968)
si situa tutto negli interstizi e strizza l’occhio
alla difficoltà prettamente contemporanea di
porre dei confini netti ai prodotti della società.
Come recita il volantino dal sapore di fumettohardcore preparato da Labanda per questa
esposizione: where do you think are the limits
of commercial art as opposed to…real art?”/
Dove pensi siano i confini dell’arte
commerciale rispetto alla…vera arte?. L’impossibilità
culturale di rispondere a cuor leggero a questa
domanda è l’oggetto logico del lavoro di questo
ispano-uruguayano, tutta giocata su un
gigantesco quanto incerto deja-vù.
Subdolamente le scene proposte sono quelle
che l’immaginario contemporaneo fa rientrare
nell’area semantica del bello e ricco: moda,
yacht, hotel luxury, party esclusivi, posti in
ridondanza anche con lo stesso spazio
espositivo, il modaiolo Gallery Hotel Art.
Labanda ritrae nei suoi disegni una bellezza
ossessionata da sé, dalla sua vanità e dagli
accessori che la significano e la incarnano… Si
dovesse anche arrivare a portare i cipressi del
Chianti alla villa al mare, coma accade in uno
dei pezzi più convincenti, dove un omino scrive
nel più vano dei modi la parola beauty: sulla
sabbia.
Nel mondo glamour di Labanda sfila una parata
di tipi: la ricca signora ingioiellata, la
scheletrica pseudo-intellettuale al museo d’arte
contemporanea, il cameriere tonico e il Big Jim
dalla camicia sgargiante. Il mondo elitario della
dolce vita è rappresentato in composizioni
spesso affollate, in cui si condensano episodi e
personaggi così veri da far sorridere. Lo
spettatore è invitato ad una divertente caccia al
tesoro, che porta lo sguardo a saltare da un
gruppo di figure all’altro.
Le anatomie non accennano ad insistere su
ipertrofie muscolari, ma si sgonfiano in corpi
da manichino. Il riferimento iconografico piu’
spontaneo corre ai figurini di moda: le immagini
si enucleano compatte su ambientazioni senza
ombre.
Queste icone iper-accessoriate in un ulteriore e
spaesante gioco di rimandi sono le stesse che
Labanda riproduce nella sua collezione di
design, accessori dalla borsetta al portamatite.
Le immagini accattivanti e ironiche, degne delle
bambole giocattolo piu’ costose sul mercato, si
accostano bene agli stilosi oggetti.
Sulla scia di Andy Warhol e di Keith Haring
, ma forse senza le velleità democratiche di
quest’ultimo, Jordi non disdegna la moltiplicazione
delle sue opere e i guadagni che ne derivano.
Del resto, spesso gli artisti che si inseriscono
senza fatica negli ingranaggi del mercato non
sono meno prolifici e alla moda.
La percezione dell’arte come oggetto di
elegante design pare accostarsi bene all’universo
di Labanda: si intravedono sculture dalle linee
geometriche in più di uno dei suoi gauches. Non
fanno una piega nel contesto dei party rampanti,
accanto a cocktails variopinti, occhiali da sole
e piscine.
Silvia Bottinelli e Giovanna Gioli
mostra visitata il 15 gennaio 2004
Jordi Labanda
Gallery Hotel Art e Isabella Brancolini Arte
Contemporanea
vicolo dell’oro, 5, 50123 Firenze (Ponte
Vecchio)
Fino al 10 febbraio 2004
Info: 055 281549; isabella@isabellabrancolini.
it
a cura di Isabella Brancolini
indice dei nomi: Isabella Brancolini, Silvia
Bottinelli, Keith Haring, Andy Warhol, Warhol,
Dem
pagina 1