Abramo morì vecchio e sazio di giorni

Transcript

Abramo morì vecchio e sazio di giorni
15
Abramo morì vecchio
e sazio di giorni
La storia di Abramo volge ormai alla fine. Ma già egli può vedere, almeno in segno,
il realizzarsi della promessa della terra dopo che ha sperimentato il compimento
della promessa della discendenza.
S
e vogliamo fissare il valore e la
forza della figura di Abramo nella
nostra esperienza di redenti, ora
che volge alla fine la lettura dei capitoli
della Genesi a lui dedicati, dobbiamo pensare alla sua storia come ad una storia di
fede, in cui la fede incomincia a prendere
carne. Per fede Abramo lasciò la terra
e andò incontro a una terra promessa.
Per fede ebbe un figlio quando era ormai
vecchio e sterile era la moglie Sara. Per
fede riebbe il figlio destinato alla morte e
offerto in sacrificio. Per fede egli divenne
padre: storicamente padre di Isacco e, a
partire da lui, di una discendenza numerosa come le stelle.
* Per fede lasciò la sua terra
e andò incontro a una terra promessa. La
terra che Dio ti dà per vivere la tua vita
è sempre terra promessa: non per stabilirsi per sempre e in maniera assoluta in
essa; ma perché tu vi impari a credere e a
«andare»...
* Per fede divenne padre di Isacco.
Anche il figlio arriva solo per un dono.
Dio lo dona; e non si limita ad esaudire
il suo desiderio: esaudendolo lo dilata, lo
apre alla sua promessa. Davanti alla moltitudine delle stelle Dio dice ad Abramo:
«Tale sarà la tua discendenza». Il figlio
di Abramo è figlio della «benedizione»:
perché attraverso lui la benedizione del
Signore raggiunge tutte le nazioni della
terra.
* Per fede consegnò il figlio in sacrificio sul monte Moria e lo riebbe.
Il racconto del sacrificio di Isacco è insieme arcaico e attualissimo. Esso esprime
cose nascoste fin dalla fondazione del
mondo e che si offrono ogni giorno alla
nostra esperienza.
Ogni giorno la vita ti rapisce ciò che
ti dà. Ogni giorno il figlio, la terra e tutto
il resto non lo puoi «possedere», ma devi
lasciarlo andare, devi riconsegnarlo. Ogni
giorno la vita ti mette alla prova; e la
prova è quella di perdere la vita. Dio mise
alla prova Abramo; e la prova fu la richiesta del figlio.
Abramo credette, obbedì. E Dio gli
restituì il figlio: «Non stendere la mano
contro il ragazzo, non fargli male. Ora so
che temi Dio e non mi hai rifiutato il tuo
figlio, il tuo unico figlio». Abramo chiamò
quel luogo «Il Signore provvede». Come
andrebbe chiamato ogni luogo e ogni
momento vissuto nella fede. Per questa
fede Abramo riebbe, come in una seconda nascita, il figlio.
E fu un «simbolo», come ricorda la
Lettera gli Ebrei («Per fede, Abramo, messo
alla prova, offrì Isacco, offrì il suo unico figlio… Egli pensava infatti che Dio è capace
di far risorgere anche dai morti. Per questo
riebbe suo figlio e fu come un simbolo»).
Non solo simbolo della speranza in
quel Dio che dà la vita, ma simbolo della
regola pasquale della vita. Simbolo di ciò
che avverrà quando Dio non risparmierà
suo figlio, il suo Unico, e darà per sempre
la speranza a tutti gli uomini: che desiderano, venendo al mondo, la casa e il figlio;
e vengono, poi, chiamati a offrirli - vincendo la paura della morte - nella fede.
La storia
del patriarca Abramo
è una storia di fede
totale.
LA BIBBIA - 71
Dal libro della Genesi
Capitolo 23, 1-20
La tomba dei Patriarchi
Gli anni della vita di Sara furono centoventisette: questi
furono gli anni della vita di Sara.
2
Sara morì a Kiriat-Arbà, cioè Ebron, nella terra di Canaan,
e Abramo venne a fare il lamento per Sara e a piangerla.
3
Poi Abramo si staccò dalla salma e parlò agli Ittiti:
4
«Io sono forestiero e di passaggio in mezzo a voi. Datemi
la proprietà di un sepolcro in mezzo a voi, perché io possa
portar via il morto e seppellirlo». 5 Allora gli Ittiti risposero
ad Abramo dicendogli: 6 «Ascolta noi, piuttosto, signore. Tu
sei un principe di Dio in mezzo a noi: seppellisci il tuo morto nel migliore dei nostri sepolcri. Nessuno di noi ti proibirà
di seppellire il tuo morto nel suo sepolcro».
7
Abramo si alzò, si prostrò davanti al popolo della regione,
davanti agli Ittiti, 8 e parlò loro: «Se è secondo il vostro desiderio che io porti via il mio morto e lo seppellisca, ascoltatemi e insistete per me presso Efron, figlio di Socar, 9 perché
mi dia la sua caverna di Macpela, che è all’estremità del suo
campo. Me la ceda per il suo prezzo intero come proprietà
sepolcrale in mezzo a voi».
10
Ora Efron stava seduto in mezzo agli Ittiti. Efron l’Ittita
rispose ad Abramo, mentre lo ascoltavano gli Ittiti, quanti
erano convenuti alla porta della sua città, e disse: 11 «Ascolta
me, piuttosto, mio signore: ti cedo il campo con la caverna
che vi si trova, in presenza dei figli del mio popolo te la cedo: seppellisci il tuo morto».
12
Allora Abramo si prostrò a lui alla presenza del popolo
della regione. 13 Parlò a Efron, mentre lo ascoltava il popolo
della regione, e disse: «Se solo mi volessi ascoltare: io ti do il
prezzo del campo. Accettalo da me, così là seppellirò il mio
morto».
14
Efron rispose ad Abramo: 15 «Ascolta me piuttosto, mio signore: un terreno del valore di quattrocento sicli d’argento
che cosa è mai tra me e te? Seppellisci dunque il tuo morto».
16
Abramo accettò le richieste di Efron e Abramo pesò a
Efron il prezzo che questi aveva detto, mentre lo ascoltavano gli Ittiti, cioè quattrocento sicli d’argento, secondo la
misura in corso sul mercato.
1
72 - LA BIBBIA
Dopo il figlio la terra
Al nostro racconto manca ancora
qualcosa: ad Abramo Dio aveva promesso un figlio e una patria. Il figlio
gli era stato donato, ed era stato
«figlio della promessa divina» fino al
punto che, in quel dono, il Patriarca
aveva potuto sperimentare la stessa
forza creatrice di Dio, sul nulla e
sulla morte.
Ma la promessa della terra non
era stata mantenuta. Quando Sarà
morì, Abramo non aveva nemmeno
un pezzetto di suolo che gli appartenesse.
E fu in questa occasione che egli
usò tutta la sua abilità e i suoi beni
per acquistare almeno quel po’ di
terra che gli serviva per seppellire la
moglie.
Il capitolo 23 del Genesi, attribuito alla fonte P (sacerdotale) anche
se la vivacità espressiva risale certamente ad un documento più antico,
narra come Abramo abbia comprato
una caverna in Canaan come luogo
di sepoltura per sua moglie. Nel fare
ciò, ci fornisce un delizioso rapido
sguardo sull’arte del baratto orientale.
Abramo soggiorna temporaneamente nel paese e, come tale, ha
solo dei diritti limitati; egli non può
avere legalmente una proprietà.
Il fatto che possa acquistarne una,
dev’essere deciso dagli anziani della
città. Gli ittiti con i quali Abramo
negozia sono probabilmente uno
dei numerosi gruppi che abitavano
allora in Canaan.
Nello scambio ogni parte tenta
di superare l’altra in cortesia. Gli
ittiti esitano a vendere della terra
a un forestiero, ma concedono ad
Abramo di seppellire Sara in una
qualunque delle loro aree sepolcrali.
Questo non è ciò che vuole Abramo
ed egli, di proposito, ignora la loro
proposta e indica l’esatto pezzo di
terra che intende acquistare.
Questo tipo di contrattazione o di
baratto, rientra completamente nei
limiti della regola del tempo. Mentre Abramo avrebbe potuto continuare a barattare per un prezzo
minore, egli accetta la prima offerta
di Efron.
Così il campo di Efron, che era a Macpela, di fronte a
Mamre, il campo e la caverna che vi si trovava e tutti gli
alberi che erano dentro il campo e intorno al suo limite 18
passarono in proprietà ad Abramo, alla presenza degli Ittiti,
di quanti erano convenuti alla porta della città.
19
Poi Abramo seppellì Sara, sua moglie, nella caverna del
campo di Macpela di fronte a Mamre, cioè Ebron, nella terra
di Canaan. 20 Il campo e la caverna che vi si trovava passarono dagli Ittiti ad Abramo in proprietà sepolcrale.
17
Pesò ad Efron il prezzo (v. 16)
Nei vv. 16-20 troviamo un regolare contratto di vendita. Abramo
raggiunge il proprio obiettivo:
ora egli possiede una proprietà in
Canaan per la sepoltura di Sara.
Il racconto non vuole semplicemente prender nota di un avvenimento della vita di Abramo.
Piuttosto, il possesso di un pezzo
di terra da parte del patriarca
viene posto qui come il segno che
ora anche la promessa della terra
A che cosa equivalessero i quattrocento sicli pagati da Abramo? È
difficile saperlo perché il valore del
siclo variava. Il fatto che fosse la prima offerta di Efron, quando egli si
attendeva che Abramo facesse una
controfferta, lascia intendere che il
prezzo era alto. A paragone, Davide
paga cinquanta sicli per un’aia e dei
buoi (2 Sam 24, 24).
comincia a realizzarsi. Così Sarà fu
sepolta nella grotta di Macpela,
nella terra di Abramo, nel primo
pezzetto di terra «promessa» e
«ottenuta», e così sarà poi tutti i
Patriarchi.
E c’è una dolente umiltà e una
profonda saggezza nel ricordare
che tutti quei nostri antichi «padri
nella fede», solo morendo poterono non sentirsi più stranieri in
terra.
Anche a questo riguardo, ancora l’autore della Lettera agli Ebrei
commenta: «Per fede, Abramo
soggiornò nella terra promessa,
come in una regione straniera...
Egli aspettava infatti la città dalle
salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso»
(11,9).
Capitolo 24,1-27. 53-67
Matrimonio di Isacco
Abramo era ormai vecchio, avanti negli anni, e il Signore
lo aveva benedetto in tutto. 2 Allora Abramo disse al suo
servo, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti
i suoi beni: «Metti la mano sotto la mia coscia 3 e ti farò giurare per il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che non
prenderai per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei,
in mezzo ai quali abito, 4 ma che andrai nella mia terra, tra
la mia parentela, a scegliere una moglie per mio figlio Isacco». 5 Gli disse il servo: «Se la donna non mi vuol seguire
in questa terra, dovrò forse ricondurre tuo figlio alla terra
da cui tu sei uscito?». 6 Gli rispose Abramo: «Guàrdati dal
ricondurre là mio figlio! 7 Il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha preso dalla casa di mio padre e dalla mia
terra natia, che mi ha parlato e mi ha giurato: “Alla tua discendenza darò questa terra”, egli stesso manderà il suo angelo davanti a te, perché tu possa prendere di là una moglie
per mio figlio. 8 Se la donna non vorrà seguirti, allora sarai
libero dal giuramento a me fatto; ma non devi ricondurre là
mio figlio». 9 Il servo mise la mano sotto la coscia di Abramo, suo padrone, e gli prestò così il giuramento richiesto.
10
Il servo prese dieci cammelli del suo padrone e, portando
ogni sorta di cose preziose del suo padrone, si mise in viag1
Guardati dal ricondurre
là mio figlio (v. 6)
Il racconto affascinante del cap.
24 del Genesi rappresenta un altro
esempio dell’arte narrativa dello
Jahwista.
Abramo, secondo le usanze, deve
provvedere al matrimonio del figlio.
Poiché è vecchio e vicino alla morte,
egli affida l’incarico di trovare una
moglie per Isacco a un servo (che la
tradizione identifica con Eliezar di
15, 2). Abramo vincola il servo con
giuramento per condurre a termine
questa missione, sottolineando la
sua suprema importanza. La «coscia» del v. 2 è un eufemismo per
i genitali, considerati sacri, perché
venivano intesi come la fonte della
vita.
Il servo non deve permettere ad
Isacco di sposare una cananea. Questa proibizione farà sì che, in nessun
caso, Isacco possa ritornare al paese
di Abramo (v. 6). Un tale viaggio
sarebbe stato considerato come un
LA BIBBIA - 73
gio e andò in Aram Naharàim, alla città di Nacor. 11 Fece
inginocchiare i cammelli fuori della città, presso il pozzo
d’acqua, nell’ora della sera, quando le donne escono ad attingere.
12
E disse: «Signore, Dio del mio padrone Abramo, concedimi un felice incontro quest’oggi e usa bontà verso il mio
padrone Abramo! 13 Ecco, io sto presso la fonte dell’acqua,
mentre le figlie degli abitanti della città escono per attingere
acqua. 14 Ebbene, la ragazza alla quale dirò: “Abbassa l’anfora
e lasciami bere”, e che risponderà: “Bevi, anche ai tuoi cammelli darò da bere”, sia quella che tu hai destinato al tuo
servo Isacco; da questo riconoscerò che tu hai usato bontà
verso il mio padrone».
15
Non aveva ancora finito di parlare, quand’ecco Rebecca,
che era figlia di Betuèl, figlio di Milca, moglie di Nacor,
fratello di Abramo, usciva con l’anfora sulla spalla. 16 La giovinetta era molto bella d’aspetto, era vergine, nessun uomo
si era unito a lei. Ella scese alla sorgente, riempì l’anfora
e risalì. 17 Il servo allora le corse incontro e disse: «Fammi
bere un po’ d’acqua dalla tua anfora». 18 Rispose: «Bevi, mio
signore». In fretta calò l’anfora sul braccio e lo fece bere. 19
Come ebbe finito di dargli da bere, disse: «Anche per i tuoi
cammelli ne attingerò, finché non avranno finito di bere».
20
In fretta vuotò l’anfora nell’abbeveratoio, corse di nuovo
ad attingere al pozzo e attinse per tutti i cammelli di lui. 21
Intanto quell’uomo la contemplava in silenzio, in attesa di
sapere se il Signore avesse o no concesso buon esito al suo
viaggio.
22
Quando i cammelli ebbero finito di bere, quell’uomo prese
un pendente d’oro del peso di mezzo siclo e glielo mise alle
narici, e alle sue braccia mise due braccialetti del peso di dieci sicli d’oro. 23 E disse: «Di chi sei figlia? Dimmelo. C’è posto per noi in casa di tuo padre, per passarvi la notte?». 24 Gli
rispose: «Io sono figlia di Betuèl, il figlio che Milca partorì a
Nacor». 25 E soggiunse: «C’è paglia e foraggio in quantità da
noi e anche posto per passare la notte».
26
Quell’uomo si inginocchiò e si prostrò al Signore 27 e disse: «Sia benedetto il Signore, Dio del mio padrone Abramo,
che non ha cessato di usare bontà e fedeltà verso il mio padrone. Quanto a me, il Signore mi ha guidato sulla via fino
alla casa dei fratelli del mio padrone». […] 29 Ora Rebecca
aveva un fratello chiamato Làbano e Làbano corse fuori da
quell’uomo al pozzo.
tornare indietro rispetto alla promessa divina della terra.
Sullo sfondo resta, forte, il tema
della promessa di Dio che non può
venir meno.
«un felice incontro»
Il racconto accenna soltanto alla
lunghezza del viaggio fino a Carran,
e passa immediatamente alla descrizione della ricerca di una moglie
adatta. Presso un pozzo, fuori della
città, il servo affida la buona riuscita
della sua missione nelle mani di Dio
e propone un segno con il quale egli
riconoscerà la scelta divina.
Il segno di attingere acqua, non
solamente per il servo ma anche per
i dieci cammelli assetati, è volto a
rivelare la personalità della donna;
solo una donna di animo nobile
e laboriosa attingerebbe di buon
grado le numerose anfore d’acqua
necessarie.
Rebecca ( il cui nome signica
“corda”, cosa che avvince e lega...)
inconsapevolmente risponde ai
requisiti del segno. Per questo ella
viene coperta di doni, i quali sono
probabilmente destinati ad essere
parte del prezzo della sposa.
La parentela di Rebecca con
Abramo è precisata da Gs 24,2: «Giosuè disse a tutto il popolo: Così dice
il Signore, Dio d’Israele: Nei tempi
antichi i vostri padri, tra cui Terach,
padre di Abramo e padre di Nacor,
abitavano oltre il Fiume. Essi servivano altri dèi».
Il pendente alle narici
Notare che fra i doni che il servo
di Abramo fa a Rebecca c’è anche un
pendente di mezzo siclo da mettere alle narici (v. 22). Così andavano
abbigliate le ragazze da marito a
Carran, quasi 4 mila anni fa!
Il servo poi, nel momento in cui
scopre che Rebecca è pronipote di
Abramo, si convince ancora di più di
essere stato guidato da Dio.
IL FRATELLO LABANO
Il fatto che sia Labano, fratello
di Rebecca, a trattare con il servo di
Abramo, dice che il padre di Rebecca, Betuel, è deceduto.
Il carattere di Labano viene
svelato quando invita a casa il ricco
74 - LA BIBBIA
Poi il servo estrasse oggetti d’argento, oggetti d’oro e vesti e li diede a Rebecca; doni preziosi diede anche al fratello
e alla madre di lei. 54 Poi mangiarono e bevvero lui e i suoi
uomini e passarono la notte. Quando si alzarono alla mattina, egli disse: «Lasciatemi andare dal mio padrone». 55 Ma il
fratello e la madre di lei dissero: «Rimanga la giovinetta con
noi qualche tempo, una decina di giorni; dopo, te ne andrai».
56
Rispose loro: «Non trattenetemi, mentre il Signore ha
concesso buon esito al mio viaggio. Lasciatemi partire per
andare dal mio padrone!». 57 Dissero allora: «Chiamiamo la
giovinetta e domandiamo a lei stessa». 58 Chiamarono dunque Rebecca e le dissero: «Vuoi partire con quest’uomo?».
Ella rispose: «Sì». 59 Allora essi lasciarono partire la loro sorella Rebecca con la nutrice, insieme con il servo di Abramo
e i suoi uomini. 60 Benedissero Rebecca e le dissero:
«Tu, sorella nostra,
diventa migliaia di miriadi
e la tua stirpe conquisti
le città dei suoi nemici!».
61
Così Rebecca e le sue ancelle si alzarono, salirono sui cammelli e seguirono quell’uomo. Il servo prese con sé Rebecca
e partì.
62
Intanto Isacco rientrava dal pozzo di Lacai-Roì; abitava
infatti nella regione del Negheb. 63 Isacco uscì sul far della sera per svagarsi in campagna e, alzando gli occhi, vide
venire i cammelli. 64 Alzò gli occhi anche Rebecca, vide
Isacco e scese subito dal cammello. 65 E disse al servo: «Chi
è quell’uomo che viene attraverso la campagna incontro a
noi?». Il servo rispose: «È il mio padrone». Allora ella prese
il velo e si coprì.
66
Il servo raccontò a Isacco tutte le cose che aveva fatto. 67
Isacco introdusse Rebecca nella tenda che era stata di sua
madre Sara; si prese in moglie Rebecca e l’amò. Isacco trovò
conforto dopo la morte della madre.
53
straniero, dopo aver visto i preziosi
doni che sono stati offerti a Rebecca.
La cupidigia di lui diventerà sempre
più evidente nei successivi racconti
di Giacobbe e Labano.
Labano ammette che Dio ha
guidato il servo e acconsente al
matrimonio. Opportunamente, altri
doni vengono offerti per ratificare
l’accordo (v. 53).
La consuetudine richiedeva un
periodo di festeggiamenti, ma il
servo vuole tornare e suggerisce di
partire immediatamente con Rebecca che è chiamata a dare il suo
consenso. Rebecca accetta e le viene
impartita un’antica benedizione
con la promessa della fertilità e del
potere sui nemici per il futuro.
Isacco uscì sul far della sera…
La scena finale (vv 62 ss.) avviene
nel Negheb, al momento del ritorno
della carovana. Il testo è corrotto e
quindi intraducibile, sicché noi non
possiamo sapere ciò che Isacco stava
facendo quando vide avvicinarsi la
sua futura sposa. I LXX traducono
che era uscito «per ciarlare»; Aquila
«per conversare con un gruppo»;
Simmaco con «chiacchierare»; la
Vulgata «ad meditandum». Ma la
radice swh, che dà l’idea di «accovacciarsi», è anche usata eufemisticamente per altre cose.
Rebecca si copre con il velo secondo l’usanza: lo sposo non doveva
vedere la sposa fin dopo le nozze. Il
passo termina con il loro matrimonio e il successivo amore.
Capitolo 25,5-11
Morte di Abramo
Abramo diede tutti i suoi beni a Isacco. 6 Invece ai figli delle concubine, che aveva avuto, Abramo fece doni e, mentre
era ancora in vita, li licenziò, mandandoli lontano da Isacco
suo figlio, verso il levante, nella regione orientale.
7
L’intera durata della vita di Abramo fu di centosettantacinque anni. 8 Poi Abramo spirò e morì in felice canizie, vecchio
e sazio di giorni, e si riunì ai suoi antenati.
5
Abramo Spirò
«La durata della vita di Abramo
fu di centosettantacinque anni»,
ricorda il v. 7. L’autore sacro, che usa
sempre i numeri alla maniera orientale, simbolicamente, vuole darci
un ultimo insegnamento: a 75 anni
LA BIBBIA - 75
Lo seppellirono i suoi figli, Isacco e Ismaele, nella caverna
di Macpela, nel campo di Efron, figlio di Socar, l’Ittita, di
fronte a Mamre. 10 È appunto il campo che Abramo aveva
comprato dagli Ittiti: ivi furono sepolti Abramo e sua moglie Sara.
11
Dopo la morte di Abramo, Dio benedisse il figlio di lui
Isacco e Isacco abitò presso il pozzo di Lacai-Roì.
9
76 - LA BIBBIA
Abramo aveva sentito per la prima
volta la voce di Jahwe; a cento anni
– quando una vita è giunta umanamente a conclusione – Dio l’aveva
fatto rivivere donandogli un figlio; a
175 anni Abramo muore, dopo aver
dunque vissuto cent’anni interi in
compagnia del suo divino Amico: un
tempo «totale».
Abramo spirò «vecchio e sazio
di giorni». Da allora la sua storia è
quella della sua «discendenza» sia
in senso amplissimo e universale, sia
in senso fisico e proprio, sia in senso
profondo e spirituale.
* In senso amplissimo e universale, perché lo riconoscono come
Padre tutte e tre le grandi religioni monoteistiche dell’umanità; e
nessun uomo nella storia è venerato
come lui da un numero così sterminato di figli.
* In un senso fisico e proprio:
perché tutta la sua esperienza fu
profezia del mistero di Cristo. Gesù
stesso ebbe a dire: «Abramo, vostro
padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno
di gioia» (Gv 8,56). E Maria, nel
suo Magnificat, spiegò che l’antica
promessa fatta ad Abramo si era
realizzata come misericordia nel suo
stesso grembo (Lc 1,55).
* In un senso.profondo e spirituale, perché «i figli di Abramo»
nascono ormai «dalla fede» (e Dio,
dice il Vangelo, può trarli anche
dalle pietre! Cf Lc 3,8).
Per questo san Paolo ha definito
Abramo: «Padre di tutti i credenti»
(cf Rom 14,16), e alcuni antichi scrittori cristiani lo chiamano: «Padre
della Chiesa».