la vita senza Dio è più divertente

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la vita senza Dio è più divertente
mito 3
la vita senza Dio è più divertente
“La fede cristiana sembra noiosa, confrontata con i piaceri che trovo là fuori. Perché dovrei sottomettermi a regole che invadono la mia libertà di scelta, ad una moralità che mi fa sentire in colpa, se
non paranoico, e andare in chiesa accanto a persone che sembrano che vadano ad un funerale? Grazie
per l’offerta, sto proprio bene, è molto più divertente qua fuori. Voglio esplorare me stesso ed esplorare
il mondo libero da restrizioni.”
La vera vita cristiana – intimità profonda
con Dio, condividere la sua felicità eterna, vivere
in una comunità d‟amore radicale – non è paragonabile con i piaceri del mondo, è vero, ma non
perché sia più noiosa, ma perché è più allegra. È
come confrontare un giorno in spiaggia con un
giorno in mezzo al fango a cercare vermi: la seconda opzione gode i piaceri extra della sporcizia
e di tenere in mano vermi freddi, senza dubbio, ma questi sono piaceri molto più piccoli che sentire la sabbia tra le dita, respirare l‟aria del mare, e fare il morto mentre si
parla del più e del meno con amici.
Il sentimento che la vita senza Dio sia più divertente deriva da tre malintesi:
un malinteso del piacere, un malinteso della moralità, e una visione stretta della libertà. Invece di sminuire la fede, il godere della bellezza e attrazioni del mondo è, anzi,
una traccia concreta di Dio.
Dio è l’autore del piacere
Innanzitutto, Dio è l‟autore del piacere. Lui ha creato il mondo dall‟ampiezza
della sua gioia, per condividere la misura eterna della sua felicità. La sua festa era
troppo divertente per non essere condivisa; così ha creato persone a sua immagine e
somiglianza, che potessero apprezzare i piaceri sottili del sorseggiare un buon vino,
dell‟arte di raccontare barzellette, e dell‟armonia della musica in sottofondo.
Ogni tipo di piacere è invenzione di Dio. Lui non ha creato un mondo di spiriti,
ma un mondo solido e concreto di corpi. Lui ci ha dato intelletti per godere un pomeriggio gradevole in libreria, ma ci ha dato anche labbra per baciare, mangiare
un‟arancia fresca, e recitare una poesia. È Dio che ha progettato la natura e che ci ha
regalato la capacità di apprezzare colori, consistenze e suoni. È Dio che ci ha dato
René Breuel
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l‟abilità di comunicare con i nostri sguardi e di sentire un buon abbraccio di un amico. È Dio che ci ha fatto creativi e capaci di scrivere romanzi e di ammirare il Davide
di Michelangelo.
C. S. Lewis sottolinea questo, in un libro dove un demone
fornisce consigli ad un collega tentatore di umani. “In fondo Egli è un edonista. Tutti quei digiuni, quelle vigilie, come i roghi e le croci, sono soltanto facciata. O soltanto come la spuma sul lido del mare. Laggiù in alto mare, nel
Suo mare, c‟è il piacere, e sempre maggior piacere. E non
ne fa un segreto; alla Sua destra stanno „piaceri per sempre.‟ Ah! … E‟ volgare, Malacoda. Ha una mentalità
borghese. Ha riempito tutto il Suo mondo di piaceri… Ogni
cosa deve essere distorta prima che ci serva in qualche
modo. Noi combattiamo con uno svantaggio crudele. Dal punto di vista naturale
nulla è da nostra parte.”
Regole sono per divertimento
Ma se Dio è l‟autore del piacere, perché lui limita tanti dei nostri desideri? Perché Dio aspetta che ubbidiamo ad una moralità rigida?
In poche parole, perché vuole che ci divertiamo ancora di più. Pensa ad una
partita di calcio: ci sono regole fisse e inflessibili, ma ci sono affinché possa esserci il
gioco. Un giocatore può protestare e dire che si sente costretto, e che le regole sono
troppo rigide e non gli permettono di toccare la
palla con le mani. Certo, lui non avrà il piacere di
lanciare la palla e segnare un goal con le mani.
Ma se potesse, se ognuno agisse secondo i desideri del momento, non ci sarebbe più il calcio. Il
gioco sarebbe finito, e così il divertimento di giocare. L‟emozione di giocare a calcio deriva precisamente dal rispetto di regole fisse.
In modo simile, Dio ci chiede di comportarci in una determinata maniera perché vuole il nostro bene ed il bene delle persone intorno a noi. Come un padre amorevole, Dio vuole che evitiamo i dolori, le colpe, e i rapporti rovinati che risultano dal
peccato. Lui vuole che sperimentiamo la fiducia per dire la verità, la pace per perdonare quelli che ci hanno offeso, l‟accettazione per amarsi gli uni gli altri.
La moralità di Dio può sembrare dura, perfino irraggiungibile, ma è così perRené Breuel
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ché Dio punta in alto. Lui non vuole un mondo in cui le persone si tollerino a malapena. No, lui vuole una comunità d‟amore radicale, una società piena di giustizia, grazia
e generosità, una festa con risate senza fine e che includa persone di ogni personalità, lingua e colore – per sempre. Gli ideali di Dio ci sono avversi non perché desideriamo troppo, ma perché desideriamo troppo poco. “Siamo creature apatiche, trastullandoci con bevande e sesso ed ambizioni quando la gioia infinita ci è offerta, come
un bambino ignorante che preferisce continuare a fare torte di fango in mezzo alla
povertà perché non è capace di immaginare cosa significhi l‟offerta di una vacanza al
mare. Ci accontentiamo troppo facilmente.”
Libertà per la vita
E la libertà di scelta? Il Cristianesimo non riduce la mia libertà personale, chiedendomi di vivere in un certo modo, e la mia autonomia intellettuale, chiedendomi di
credere in certe cose?
Ogni stile di vita ci impone qualcosa e ogni convinzione ci trattiene dal farne
altre, senza eccezione. Non è necessario che sia
un stile di vita cristiano o che siano convinzioni
cristiane. Se uno sceglie di vivere la propria
sessualità liberamente, per esempio, e decide di
cambiare la propria compagna quando non gli
piace più, lui godrà così della libertà di scegliere
una nuova ragazza. Ma questo stesso atto limiterà la sua libertà: questa persona si chiuderà ai
piaceri di essere impegnato con qualcuno, e tutta la fiducia, la serenità e le memorie
condivise in un matrimonio per tutta la vita, verrano meno. In modo simile, qualcuno
potrebbe cercare di massimizzare la propria autonomia intellettuale e credere che ogni verità sia relativa. Ma così la sua libertà sarà ristretta, e lui con riuscirà a credere
in modo assoluto in un numero infinito di verità specifiche – come l‟evoluzione, la risurrezione di Gesù, o il karma – e non crederà in niente con tutto il suo cuore.
Ogni scelta, personale o intellettuale, ci limita. (E non scegliere ci limita pure,
senza darci qualche beneficio reale...) La libertà assoluta è un mito; non c‟è. Non saremo mai liberi per tutto e per tutti quanti. Il pesce non può vivere fuori dell‟acqua,
morirà. Ma dentro l‟oceano, seguendo le regole per cui fu creato, è libero di nuotare
dappertutto. La migliore domanda, quindi, non è libertà da qualcosa, ma libertà per
qualcosa. Qual è la vera vita in cui posso impegnarmi? Qual è la visione del mondo
più convincente in cui posso credere?
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E qui arriva la svolta. Paradossalmente, se troviamo la migliore scelta, e crediamo nella verità reale, troveremo la libertà per cui siamo stati creati. “Conoscerete
la verità e la verità vi farà liberi,” disse Gesù. Saremo liberi per la vita. Godremo di
tutta la gamma di piaceri della vita quando ci vincoliamo all‟Autore della vita. Possiamo trattenerci dai piaceri del peccato, ma la vera
vita, la vita di Dio, è di gran lunga migliore, in ogni
caso. Raggiungiamo la nostra più grande libertà,
troviamo la nostra più profonda identità, quando ci
impegniamo con Dio.
Il filosofo e matematico Blaise Pascal mette in contrasto l‟infinità delle gioie della vita con Dio, con i suoi
costi, che in paragone non sono niente. “Dico che quello che guadagnerai in questa
nuova vita, ad ogni passo del percorso vedrai tanta certezza di guadagno, e pochi o
niente sacrifici, che alla fine capirai che hai intrapreso una certezza, un‟infinità, per la
quale non hai rischiato niente.”
La bellezza è una traccia dell’esistenza e carattere di Dio
Albert Einstein partecipò un giorno ad un concerto di Yehudi Menuhin, uno dei
violinisti più grandi del secolo 20. Alla fine del concerto, Einstein cercò Menuhin dietro le quinte, gli fece i complimenti, e disse, “Grazie, sr. Menuhin; mi hai dimostrato
ancora un‟altra volta che c‟è un Dio in cielo.”
Einstein usa una parola forte – dimostrare è stabilire senza dubbio – ma credo
che tutti noi abbiamo già condiviso questo sentimento. Un concerto è stato eseguito
con tanta eccellenza; la musica comunica armonia e significato; sentiamo una connessione istintiva con tutto quello che è intorno a noi mentre una canzone coordina i
movimenti di tutti quanti in una stessa battuta; le
nostre menti sperimentano un allargarsi dei sensi, diffondendosi per catturare tutta l‟ampiezza
della realtà; i nostri cuori si aprono ad emozioni
nascoste) e osiamo alzare le nostre anime ad una
gioia paradisiaca; c‟è una vibrazione ed un tema
ed un ritmo ed infatti uno spirito nell‟aria; la musica carica ogni superficie di grandezza. C‟è, se riusciamo a trovare una parola, uno
spirito, una realtà, qualcosa di vago che non possiamo individuare; però troppo vera,
troppo concreta per essere accantonata.
Cos‟è? La musica ha il potere di articolare una realtà bella e misteriosa. Ma le
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note musicali non avrebbero questo effetto su di noi se non ci fosse un‟architettura
portante che le renda significative. La melodia articola in modo udibile l‟armonia
intrinseca della realtà. La musica suona il ritmo non udibile che pervade l‟universo.
Einstein fu saggio a capire che non solo la musica, ma ogni tipo di piacere porta a Dio. Sperimentiamo la bellezza, la gioia e la felicità perché Dio ci ha creato con
la capacità di goderne. Non siamo robot che rispondono ad ordini automaticamente,
ma la nostra esperienza del mondo è ricca di sfumature. Ogni momento di bellezza e
piacere è come la brezza di Dio sulla nostra faccia, un ricordo di come questo mondo
sia profondamente buono, e che il Dio che ‟ha creato è mirabile.
Considera questo: ogni volta che cerchiamo di descrivere momenti sublimi di
bellezza, perfino il più articolato dei vocabolari è costretto ad usare termini religiosi. Parliamo di atemporalità,
estasi, senso di pienezza, stupore, trascendenza, gloria,
splendore. Sentiamo l‟approccio di qualcosa al di là della
nostra vista, un lampo di presenza che ci corteggia e
chiama all‟eterno.
Perciò l‟esperienza di stupore e meraviglia è una
traccia cruciale per l‟enigma dell‟esistenza. Ci dà ragioni
sincere per esplorare cosa c‟è dietro tutto questo. Ancora
di più, ci dà ragioni per desiderare di incontrare cosa c’è
dietro tutto questo. Ogni esperienza di bellezza è una
chiamata: ci invita a desiderare e a ricongiungerci al senso di presenza che si irradia.
Dio è il più grande piacere
La vita con Dio non è solo vera; ma proprio perché è vera, è anche divertente
e liberatoria. Dio creò i piaceri del mondo, e ci invita a goderli insieme a lui. Dio ci
trasmette una moralità elevata non per limitarci, ma per insegnarci a godere il meglio della vita. In modo simile, Dio ci chiede impegni specifici perché, quando ci impegniamo con lui, troviamo la libertà per essere le persone per essere le quali siamo
stati creati.
Ma la ragione principale per cui la vita con Dio è la migliore vita possibile è che
Dio è il più grande piacere che ci sia. Il mondo è pieno di diletti, certamente, ma per
quelli che investigano le dinamiche del piacere, e trovano la presenza di Dio dietro
ogni divertimento, e sperimentano il piacere della sua compagnia e la vicinanza della
sua intimità, non c‟è nient‟altro da preferire. La comunione con Dio è dolce e gioiosa.
È la ragione per cui siamo stati creati. Ci sentiamo come finalmente arrivati a casa.
René Breuel
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