Legato Sale, c`è uno statuto

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Legato Sale, c`è uno statuto
50 venerdì 1 marzo 2013
SAONE
Valli Giudicarie e Rendena
Approvato da un gruppo di cittadini. Luca Scalfi: «Riunioni nemmeno legittime»
Legato Sale, c’è uno statuto
DENISE ROCCA
SAONE – La prima versione di
questa storia è che ci sono
quattordici articoli, due fogli
A4, e il Legato Sale di Saone ha
una bozza di statuto a regolamentarne l’attività, documento che nelle prossime settimane l’amministratore Giuliano
Scalfi provvederà a registrare.
Apportate la scorsa sera le ultime modifiche, un gruppo di
cittadini di Saone e l’amministratore Scalfi hanno provveduto ad approvarlo con qualche modifica rispetto al documento inviato alle famiglie saonesi nei giorni scorsi. I punti
salienti: il Legato si qualifica
come Fondazione Legato Sale
di Saone; gli organi amministrativi dell’associazione sono l’as-
L’amministratore
Giuliano Scalfi
andrà a registrare
il documento
della Fondazione
semblea dei capifamiglia, il presidente, il consiglio direttivo e
il revisore dei conti; l’assemblea è formata da un capofamiglia per i residenti storici di Saone, gli oriundi avranno diritto
di accedervi dopo 6 mesi di residenza, e per chi proviene da
altri paesi l’accesso è subordinato a 10 anni di residenza; il
presidente viene eletto dall’assemblea dei capifamiglia, per
acclamazione o a voto segreto,
rimane in carica 5 anni, ed è rieleggibile; il direttivo è composto dal presidente più altri due
membri eletti fra i capifamiglia
che hanno diritto al Sale; infine, la Fondazione si doterà in
seguito di un regolamento per
la distribuzione del Sale e l’as-
segnazione in affitto dei beni
di proprietà della Fondazione.
Questo è il corso delle cose secondo Giuliano Scalfi e la trentina circa di persone che hanno animato le riunioni pubbliche indette a Saone con la consigliera del comune di Tione
Emanuela Giacomuzzi, del gruppo di minoranza «Tione & Saone in comune».
Di tutt’altro avviso, e siamo alla seconda versione di questa
storia, il consigliere Luca Scalfi,
anche lui di Saone, ma seduto
nei banchi della maggioranza
del sindaco Mattia Gottardi:
«Queste riunioni per me non
sono nemmeno legittime, perché indette da un amministratore dimissionario». Quindi, tutto da azzerare? «Va seguito un
iter normativo chiaro per arrivare ad eleggere un amministratore che poi a sua volta riunirà i capifamiglia e a quel punto si potranno prendere decisioni legittime. Chi ci va a firmare dal notaio per fare una
Fondazione, un amministratore senza carica?».
Nel frattempo è scaduto il termine del 22 febbraio indicato
dall’amministrazione tionese
per inviare proposte di modifica alla loro bozza di statuto,
inviata nei mesi scorsi ai saonesi. «L’intenzione – spiega Luca Scalfi – è di andare al prossimo consiglio comunale con
quello statuto, recepite le osservazioni che ci sono pervenute da alcuni saonesi, approvarlo, e procedere a convocare l’assemblea dei capifamiglia
che nominerà un amministratore. Poi i saonesi prenderanno le loro decisioni, e il consiglio comunale rimarrà solo come organo di vigilanza del rispetto della legge, non si tratta di interferire con le decisioni del legato». I due contendenti, se così li possiamo chiamare, vanno quindi avanti per
strade parallele, ognuno col
proprio statuto, strade che prima o poi sono però destinate
ad incrociarsi.
PONTE ARCHE
Dal 4 il Consorzio elettrico a Campo
Trasloco in attesa della sede
PONTE ARCHE - Il Consorzio
elettrico industriale di Stenico si
trasferisce il 4 marzo nella sede
dell’ex-municipio di Lomaso, a
Campo. Si tratta di un trasloco
temporaneo di circa un anno e
mezzo a causa dell’avvio dei lavori
di ristrutturazione dell’attuale sede
di Ponte Arche.
L’edificio risale agli anni ‘60 e i lavori
di riqualificazione, per un importo
di circa 1 milione e 100 mila euro,
interesseranno l’edificio principale e
i parcheggi a sud e immediatamente
a nord del fabbricato. L’obiettivo è
una riqualificazione architettonica
dell’insieme, e un ripensamento
dell’area esterna. Nel luglio 2011 il
Consorzio aveva invitato una serie
di professionisti locali a presentare
delle idee progettuali, fra le quali
era stata scelta la proposta
dell’architetto Elio Bosetti, di San
Lorenzo in Banale. Nella nuova
veste del Ceis, spariranno i
parcheggi a fronte dell’edificio,
interamente spostati sul retro, così
la facciata e l’accesso saranno
riqualificati con una serie di
frangisole in legno e all’esterno da
una piccola area verde con una
vasca di acqua all’interno della
quale farà bella mostra la scultura di
una vecchia turbina della centrale
idroelettrica. L’attuale edificio sarà
sopraelevato, ampliando la parte
dedicata agli uffici. Sulla copertura
saranno installati circa 70 mq di
impianto fotovoltaico e solare.
Ridimensionato il volume
dell’attuale deposito per far posto
ad un archivio, gli interni saranno
prevalentemente in open space,
mentre al secondo piano sarà
ricavata una sala consiliare.
L’attuale magazzino del Consorzio,
un volume aggiuntivo sul retro
dell’edificio principale, verrà
demolito per far spazio a una tettoia
sui nuovi parcheggi, coperta per 180
mq (su 195) da pannelli fotovoltaici.
D. R.
STORO
l'Adige
SAN LORENZO IN BANALE
Vendite in aumento
La «Famiglia» in assemblea
su bilancio e rinnovo del cda
SAN LORENZO – La Famiglia cooperativa
Brenta Paganella, nota per la produzione
della Ciuìga del Banale, si prepara a festeggiare nel corso di quest’anno i 120 anni dalla fondazione, alla quale, ricordano orgogliosamente i vertici della Famiglia, partecipò attivamente anche don Lorenzo Guetti,
riconosciuto padre del movimento cooperativo trentino.
Era il 24 agosto del 1893 quando, in una
San Lorenzo al tempo Curazia della Pieve
del Banale, don Antonio Prudel diede i natali alla Famiglia cooperativa di San Lorenzo. Fu il nucleo primario di quella che oggi, dopo diversi acquisti e fusioni, è diventata la Brenta Paganella, cooperativa che
oggi con la sua ciuìga, certificata presidio
slow food, detiene uno dei simboli più forti delle tradizioni e della storia del Banale.
Stasera alle 20, al Palacongressi di Andalo, i soci sono chiamati in assemblea per
la tradizionale approvazione del bilancio
e il rinnovo delle cariche. In primis, la presidenza, che vede attualmente in carica
Ivo Cornella, il Collegio sindacale formato
da Patrizio Donini (capo sindaco), Eduino
Gabrielli e Pierluigi Bottamedi, nonché oltre un terzo del Consiglio di amministrazione, in particolare gli uscenti Ciro Bottamedi, di Andalo, Ivan Meneghini di Molveno, Werner Decarli di Spormaggiore e Silvana Merli di Sclemo. Tutti gli uscenti si ricandideranno.
Distribuiti in un territorio che va da Castel
Belfort di Spormaggiore fino a Castel Campo, nel Lomaso, sono dieci i punti vendita
della Famiglia, e impiegano 48 dipendenti
e 22 lavoratori stagionali: Spormaggiore,
Cavedago, Andalo, Andalo C+C, Fai della
Paganella, Molveno, Campo Lomaso, Sclemo, Dorsino e San Lorenzo in Banale. Le
cifre che verranno presentate oggi ai 1.750
soci della Brenta Paganella mostrano un
utile di esercizio di 131.786 euro e un fatturato di circa 9 milioni e 455mila euro. La
politica commerciale a favore di soci e
clienti – cioè vendite in offerta e promozioni – ha registrato un incremento di
320mila euro rispetto all’anno precedente, per attestarsi a 1 milione e 629mila euro circa, generando un risparmio di 598mila e 448 euro. Il 10 per cento di sconto tradizionalmente riservato ai soli soci, è stato monetizzato in un beneficio di 67.802
euro. Diminuito il costo del personale, di
circa 104mila euro rispetto all’esercizio
precedente, per attestarsi sulla cifra di 1
milione e 660mila euro circa, quasi il 18 per
cento del fatturato.
D. R.
Lui ha 80 anni, lei 53, giunta dalla Moldavia
Antonio e Liuba a nozze
GIULIANO BELTRAMI
STORO - Non c’era nessuno,
ieri pomeriggio, nell’ampio
corridoio che porta all’ufficio
del sindaco, a palazzo
Cortella, l’edificio municipale
di Storo che fra le sue spesse
mura ospitò addirittura un tal
Giuseppe Garibaldi quasi un
secolo e mezzo fa. Il
personale del Comune era
immerso, come ogni giorno,
nelle consuete attività, com’è
giusto che sia e come se nulla
fosse. Ma non si può dire che
non ci fosse nulla. Infatti due
persone si sono presentate
nell’ufficio del sindaco per
sposarsi. «Scusate - sentiamo
già obiettare - ma è una
notizia il fatto che due si
sposino? Voi giornalisti non
avete altro per riempire le
pagine?». Beh, non sarebbe
una notizia, nemmeno se
dichiarassimo che quello
delle quattro di ieri
pomeriggio è il primo
matrimonio celebrato in
Comune a Storo nel 2013. Ma
quando diremo l’età degli
sposini forse anche gli
scettici più arcigni si
ricrederanno.Antonio ha 80
anni, essendo nato nel 1933, e
Liuba ne ha (sì, è vero, non si
dovrebbe dire l’età delle
signore, ma non viviamo in
un’epoca di pari
opportunità?) ne ha,
dicevamo, 53. Niente garofani,
bouquet, riso, battimani e
marcia nuziale. Però tanto
buonumore e l’eleganza che
conviene in simili circostanze.
A fare da testimoni c’erano il
fratello di Antonio ed il
Sposi e testimoni (foto Sai)
signore cui fa la
collaboratrice Liuba, il quale,
fra l’altro, è di qualche anno
più giovane dello sposo. Sì,
perché Liuba Gavrilas non è
la badante che sposa il suo
assistito, come ogni tanto
succede. Originaria della
IN BREVE
RONCONE
Farina e don Guetti
Presentazione oggi alle
20,30, nella sala riunioni
della biblioteca del libro di
Marcello Farina, prete
coraggioso e filosofo, già
insegnante, «E per un uomo
la terra. Lorenzo Guetti,
curato di campagna».
CAMPIGLIO
C’è «Lincoln»
Stasera alle 21,30 viene
proiettato al Palacampiglio
il film «Lincoln».
Repubblica di Moldova, o
Moldavia (4 milioni di
abitanti, grande pressappoco
come la val d’Aosta, il
Piemonte e la Liguria,
piazzata fra la Romania e
l’Ucraina), è arrivata a Storo
da un paio d’anni, immigrata
come tante donne che si
mettono in cerca di un lavoro
come facevano i nostri
vecchi. Se si vuol trovare una
differenza sta nel fatto che al
tempo dei nostri nonni ad
emigrare erano gli uomini,
mentre oggi arrivano da noi le
signore, che spesso lasciano
famiglie di cui diventano
l’unico sostentamento,
inviando lo stipendio.
«Anch’io ho lasciato tre figli racconta Liuba - ma sono tutti
sistemati, perciò sono
tranquilla».Antonio
Schivalocchi, invece, emigrò
già negli anni Sessanta in
Svizzera, nel Canton Ticino,
dov’è rimasto a vivere e
lavorare fino al 2007, quando,
dopo la morte della moglie,
decise di tornare al paese,
dove possedeva un
appartamento.Ricevuti con
tutti gli onori dal sindaco
Vigilio Giovanelli, avvolto
nella fascia tricolore, gli sposi
erano sorridenti: lui giacca e
cravatta, lei con gonna nera e
maglia bianca. E quando il
primo cittadino ha
pronunciato la fatidica frase,
dichiarandoli marito e moglie,
Antonio ha schioccato un bel
bacio alla novella sposa. Che
grinta, ragazzi. L’avreste
detto? È proprio vero, l’amore
non ha età. Retorica?
Lasciateci sognare, in mezzo
a tanti disastri...