Imprenditore della Carità

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Imprenditore della Carità
Angelo Sardone
Imprenditore
della carità
Arti e mestieri
nell’opera educativa
di Padre Annibale
Curia Generalizia PP. Rogazionisti • Roma
Introduzione
L’opera del Beato Annibale Maria Di
Francia, imprenditore della carità, nasce e
si afferma a Messina, la seconda città della Sicilia dopo Palermo che, nel contesto
dell’Italia post-unitaria e giolittiana, consolida il suo nuovo ruolo di scalo per il continente.
Messina è investita da una progressiva
esplosione demografica dovuta all’eccedenza dei nati sui morti e al trasferimento dalle campagne in città. Nonostante le 6 mila
vittime del colera del 1867, passa con il suo
interland da 103 mila abitanti nel 1861 a
112 mila abitanti nel 1871. Nel 1881 conta
126 mila abitanti e 153 mila nel 1901. Subisce un brusco arresto con il terremoto del
1908 che la rade al suolo per il 90% e miete migliaia di vittime. Il censimento del
1911 registra la presenza di 126 mila abitanti.
Negli anni ‘70 dell’ottocento la città,
ancora racchiusa all’interno delle mura
del XVI secolo e compressa tra il mare ed
i monti Peloritani, è interessata dal primo
piano di ampliamento urbanistico e di risanamento della Sicilia, che tende ad
espandere l’abitato verso sud, in direzione
di Catania dove sorge il quartiere Avignone.
Le suggestioni letterarie del Capuana,
di Verga e di Pirandello restituiscono l’immagine di una Sicilia attraversata da for–3–
me arcaiche di produzione e coinvolta nel
processo di ammodernamento che andava
scardinando un caposaldo dei valori tradizionali: la famiglia patriarcale. La loro denuncia porta alla ribalta nazionale la condizione contadina e minorile: infatti la modernizzazione e la trasformazione del lavoro tradizionale stavano creando inevitabilmente una nuova classe di sfruttati, una
“marmaglia” che il disprezzo borghese riteneva socialmente pericolosa per l’ordine
pubblico e tendeva ad emarginare.
A questa tendenza si contrappone la risposta filantropica delle frange più illuminate della società civile e la risposta caritativa della Chiesa il cui impegno assume
connotati spiccatamente sociali ad opera
di grandi personalità, come Padre Annibale, che prestano grande attenzione a quelle
nuove marginalità (infanzia e condizione
femminile) che stanno ridisegnando la società italiana.
L’organizzazione dei lavoratori in Società di Mutuo Soccorso a scopo solidalistico ed assistenziale (aiuto ai lavoratori ammalati e disoccupati, sostegno alle famiglie
in caso di decesso) e l’irrompere sulla scena
politica del Movimento Socialista che tende a formare, istruire, dare dignità e guidare i lavoratori sulla base di un nuovo
quadro di valori e di diritti scaturiti dal
conflitto con il nuovo modello di società industriale, determina un progressivo avvicinamento della Chiesa allo Stato Liberale
che solo in età giolittiana fornirà le prime
risposte agli annosi problemi suscitati dalla modernizzazione (problema dell’istru–4–
zione, protezione del lavoro femminile ed
infantile).
In questo quadro si svolge l’azione del
Di Francia caratterizzata dallo slancio caritativo ed umanitario e da una prospettiva di riscatto sociale.
La sua vicenda biografica risulta determinante per la comprensione del suo
impegno sociale. Orfano di padre, collegiale, precettore e sacerdote, sperimenta personalmente la trasformazione della condizione dell’infanzia ed estende questa attenzione, ancora prerogativa dei ceti benestanti,
all’intera società.
Il Quartiere Avignone di Messina, più
che sancire l’incontro con la povertà di
Zancone (un topos della carità cristiana), è
la scoperta dell’infanzia abbandonata ed
emarginata di una città profondamente segnata dalle trasformazioni urbane e dal
processo di modernizzazione.
Suo obiettivo sarà conferirle tutela e dignità attraverso la soluzione dei bisogni
primari (una dimora stabile, l’alimentazione e l’igiene), la garanzia di una formazione umana (vita comunitaria, istruzione)
e la promozione sociale (avviamento al lavoro).
Tra il 1878 (ordinazione sacerdotale) e
il 1897 si delineano compiutamente le
coordinate del suo impegno sociale (nascita degli orfanotrofi femminile e maschile) e
la strutturazione delle sue istituzioni (nascita delle congregazioni femminile e maschile).
Il terremoto del 1908 e l’apertura delle
case in Puglia, Calabria, Padova e Roma
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determinerà il superamento della dimensione municipale e la proiezione della sua
opera in ambito nazionale.
Nella scelta delle attività formative
emerge chiaramente il superamento di una
concezione del lavoro tradizionale ed il suo
fiuto per le attività redditizie che una società in continua trasformazione offre: da
quelle legate al modello tradizionale (gestione di mulino, panificio e pastificio, cucito, ricamo, produzione e confezione di indumenti), alle nuove di “tipo industriale”
(calzoleria, calzaturificio, tipografia) organizzate secondo il modello dell’impresa artigianale e della produzione in serie.
Ma la novità assoluta sta nell’aver colto l’importanza della stampa per la diffusione del suo carisma e per il sostentamento delle sue opere attraverso l’ausilio dei
benefattori.
Tutto questo troviamo succintamente,
ma esaurientemente, raccontato in questo
studio su Padre Annibale, imprenditore
della carità, a dimostrazione della modernità ed attualità dell’opera del Beato Di
Francia.
PASQUALE SARDONE
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Premessa
Padre Annibale Maria Di Francia, sulla scia di don Bosco, è stato definito un
pratico dell’educazione. Come il santo piemontese, che aveva iniziato la sua opera a
favore dei giovani istituendo la scuola elementare ed aprendo i laboratori per l’apprendimento di un mestiere secondo le
personali preferenze dei ragazzi, Padre
Annibale preferì per i suoi orfanelli una
istruzione di tipo artigianale.
Era ancora chierico quando nel 1870,
visitando nella cittadina pugliese di Oria
Maria Palma, una santa donna dotata di
doni soprannaturali, da lei aveva ricevuto
una previsione, quasi una profezia. Facendo segni, come se stesse accarezzando dei
bambini, la carismatica gli aveva detto: Il
Signore ti destina per l’educazione dei
bambini. Di fatto la storia lo ha consacrato padre dei piccoli e dei poveri. Sul piano
del servizio caritativo, sociale ed umano,
oltre che su quello tipicamente religioso,
Padre Annibale, nella educazione dei ragazzi, ha impegnato tutto se stesso come
pedagogo e pedagogista.
Nella sua lunga esperienza, ha redatto
norme disciplinari e criteri d’impostazione
dell’educazione al lavoro, attraverso i numerosi Regolamenti che costituiscono i
primi tre volumi della intera raccolta dei
suoi Scritti.
In particolare, secondo il suo modo di
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vedere, l’educazione dei piccoli si esprime
in forma completa in molteplici aspetti:
dalla religione alla scuola, dalle attività fisiche e motorie alle arti e mestieri.
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L’opera di Padre Annibale
a Messina
Il problema dell’assistenza e della salvaguardia dei valori morali e civili, soprattutto in riferimento ai piccoli ed ai poveri,
era una coscienza ben nota alla città di
Messina di fine ottocento inizi novecento.
Governo, Comune e privati, nel secolo anteriore alla nascita di Padre Annibale, avevano avviato istituzioni di beneficenza ed
assistenza soprattutto a vantaggio di poveri e bambini abbandonati: il Convitto
Margherita (1739) per educare le fanciulle
popolane, il Convitto Cappellini (1775) casa di ricovero per la povera gente, e dove in
particolare, a fine ottocento, si raccoglievano giovinetti, figli di genitori ignoti ed orfani di tutta la provincia, per essere avviati alle arti.
Nel quartiere Avignone, luogo d’impegno sociale, civile e religioso di Padre Annibale, dove il prete altolocato era stato
condotto da un cieco denutrito, si giaceva
nella più desolante povertà materiale e
morale. I bambini scalzi, cenciosi, erano
facilmente contagiati da malattie per tanto sudiciume e poca pulizia; si rincorrevano per le viuzze del quartiere, apprendendo anzitempo la libertà del vivere e la cleptomania della quale si contagiavano con
facilità, alla scuola dei più grandi che o per
fame o per malattia visitavano spesso le
case o i negozi di diversi messinesi. Questo
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era il lavoro cui presto si abituavano, e,
con frutto.
Le fanciulle erano esposte per la fame
ai più gravi pericoli fisici e morali: l’avvenenza fisica e la civetteria loro tipica le faceva diventare esca prelibata di quanti
cercavano avventura. Facilmente si concedevano ai primi arrivati, contentandosi di
un tozzo di pane o di qualche spicciolo.
Diplomato maestro delle elementari il
26 agosto 1870, durante il tempo del suo
chiericato, per 5 anni circa Annibale era
stato precettore di tre ragazzi nella famiglia Cumbo di Messina. Molti istituti cattolici della città, inoltre, se lo contendevano come insegnante, sebbene fosse appena
ventenne. Al quartiere Avignone il Di
Francia cominciò la sua azione educativa
a partire dalle più elementari norme igieniche di pulizia e di decoro, fino all’istruzione culturale e la formazione al lavoro.
Diede vita perciò alle strutture formative
e lavorative: asili, scuole di arti e mestieri.
Occorre – diceva – togliere i bambini all’ambiente di provenienza, immetterli in
un nuovo ambiente, in una nuova famiglia
(gli asili appunto) nella quale possono acquistare gli strumenti anzitutto per distogliersi dall’ambiente nocivo e corrotto dal
quale provenivano, e poi per mantenersi
nel nuovo ambiente, nella nuova famiglia,
anche se non definitiva. Questi strumenti
sono la preghiera e il lavoro.
Incominciò una scuola serotina per
maschietti ed istituì un rifugio per le giovanette per una conveniente educazione
ed istruzione in varie specie di lavori, e an– 10 –
che nelle classi elementari. Accanto a queste iniziali strutture, ritenendo il lavoro
primo coefficiente di educazione e di moralità per i suoi orfani e poveri, Padre Annibale provvide all’impostazione di vere e
proprie scuole di lavoro. Venne presa in affitto una casetta, fu trovata una maestra
e, ben presto, tutti a lavoro: le donne, a pochi soldi giornalieri lavoravano la corda
per le sedie; le giovanette si dedicavano alla tessitura al telaio e al lavoro delle calze
a macchina. Pregavano, lavoravano e cantavano, destando la meraviglia dei passanti, attratti dalla novità.
I fanciulli invece furono avviati alle arti ed ai mestieri con le officine, a partire da
una calzoleria: un ricchissimo messinese, il
signor Mariano Gentile, si prestò per impiantarla, con l’ausilio di un bravo calzolaio. Fu poi la volta di una piccola tipografia, cominciando con una macchina regalata dal Cav.Giuseppe Crupi, proprietario di
un apprezzato stabilimento tipografico a
Messina. Coi Tipi del Quartiere Avignone,
sin dal 1884 cominciarono le varie pubblicazioni. Il periodico antoniano a larga tiratura e a carattere popolare, Dio e il Prossimo, a partire dal 1907 era stampato a Messina proprio nella Tipografia Antoniana.
Dopo il terremoto, la tipografia pur
sufficientemente attrezzata, fu chiusa perché il tipografo era rimasto vittima con la
sua famiglia sotto le macerie del terremoto e non vi era alcuno che potesse assumere l’incarico. Solo molto tempo dopo la tipografia riprese il suo abituale lavoro per
opera soprattutto del religioso rogazioni– 11 –
sta Fra Mariano Drago e di Carmelo Rappazzo, un ragazzo divenuto poi religioso
col nome di Fra Consiglio, che trascorrevano notti intere al lavoro, riposando sui cassoni dei caratteri. Nel 1917 l’istituto femminile dello Spirito Santo, Casa Madre
delle Suore Figlie del Divino Zelo, acquistò
una tipografia. Nell’agosto 1918 lo stesso
fece la casa di Oria e, nel dicembre successivo, la casa di Altamura.
Nel 1923 fu impiantata nel quartiere
Avignone una nuova grande macchina rotativa di fabbricazione tedesca che riusciva a stampare 24 mila copie all’ora, con
una tiratura di circa 400 mila copie. Per
queste sue capacità fu denominata e benedetta dal P.Annibale La Grazia.
Fu poi la volta dei laboratori di falegnameria, scuola del ricamo, della musica,
della confezione di fiori di carta... Il tutto
in un regime a conduzione familiare, tanto
da far denominare questa struttura lavorativa una domestica azienda.
Una nota significativa contraddistingue sin dagli inizi gli istituti del Di Francia: gli orfani sono avviati al lavoro secondo la loro naturale inclinazione. Lo stesso
per le ragazze. E’ questo uno dei criteri pedagogici caratteristici dell’opera caritativa
annibaliana.
Padre Annibale è figlio del suo tempo.
Alcuni modelli europei sono la chiave di
lettura del modo originale di impostare la
didattica del lavoro con i minori, nel pensiero e nell’opera del Di Francia.
Una ordinanza francese del 1732 aveva affrontato la questione dell’orienta– 12 –
mento professionale dei ragazzi assistiti,
cioè privi di una famiglia in grado di sistemarli presso dei padroni per imparare un
mestiere, come domestici o apprendisti. In
particolare, nelle diverse istituzioni laiche
e religiose che si prendevano cura dell’educazione dei bambini, si svilupparono sin
da allora i laboratori di cucito (soprattutto
nei conventi) ed altre forme di work-houses, case di lavoro, che perseguivano un fine
ben preciso: moralizzare i ragazzi col lavoro e poi lasciarli andare con la capacità di
sapersi mantenere da soli, onestamente.
Nella Germania luterana sin dalla fine
del sec. XVII si moltiplicarono le scuole di
filatura di lino o di merletto per le bambine dai 6 ai 9 anni.
Una laica di Valenciennes a fine secolo
impiantò una comunità religiosa intitolata
alla S. Famiglia per diffondere l’amore per
il lavoro tra gli orfani e gli abbandonati,
accogliendo le bambine sin dall’età di 5 anni. Dalle 5 di mattina alle 9 di sera esse
conducevano una vita quasi da convento,
alternando preghiera, insegnamento religioso, lavori di ricamo o di merletto con le
mani e gli occhi occupati, con la mente
aperta a devote letture. Piccole gratificazioni monetarie compensavano il lavoro e
l’applicazione al dovere fatto per bene. Si
organizzavano anche classifiche mensili
delle alunne per l’assegnazione di un premio alle migliori. Si sviluppò così una forza-lavoro ben disciplinata che in alcuni casi i commercianti sapevano utilmente impiegare. I ragazzi e le ragazze ricevevano
anche una istruzione elementare.
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Principi per l’educazione al lavoro
in Padre Annibale
Padre Annibale, attraverso i principi
di pedagogia acquisiti nello studio, conosceva la situazione dell’infanzia in Italia e
le norme educative che ne regolavano i
rapporti.
Non si possono spiegare diversamente
le sue intuizioni e la realizzazione dei
principi pedagogici sul percorso aperto da
molteplici esperienze europee. Vittorio
Nazzareno, in un suo studio, lo definisce
iniziatore delle scuole nuove1 e delle scuole di lavoro (inizio del sec. XX) nell’Italia
meridionale.
Il Di Francia, comunque, in riferimento ad altre esperienze di marca europea
che ebbero appoggio dai Governi o da
gran parte dell’opinione pubblica interessata ai problemi educativi e alla formazione dei giovani, si ritrova solo.
Rigida moralità e interiore spiritualità sono i capisaldi della sua scuola: questi principi egli ha presente nella sua
opera educativa. Eccoli qui, succintamente.
1 L’inizio si deve nell’ultimo ventennio del sec. XIX all’educatore inglese Cecil Reddie con l’intento di trasformare la scuola in tirocinio di vita.
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1. Educazione e religione
Formazione al lavoro ed educazione alla fede. Egli scrive: Base indiscussa di ogni
educazione civile si è l’educazione religiosa. Se si istruisce la mente dei giovani nella grande palestra dello scibile, bisogna altresì istruirla nei supremi principi della fede cattolica.
Il lavoro deve essere profondamente
connesso con l’attività educativa e religiosa. Se si esercitano le braccia dei figli del
popolo alle arti e ai mestieri, bisogna altresì esercitare le loro labbra alla preghiera e
innalzare la loro mente a quella purissima
regione di luce in cui non vi sarà distinzione secondo i ranghi e le condizioni sociali,
ma secondo le virtù e i meriti della vita cristiana. Viene sempre salvaguardato il primato degli elementi spirituali strettamente connessi al dato formativo e lavorativo.
2. Educazione e morale
Ammassare delle ragazze per cibarle e
lasciarle vegetare, non è impiantare una casa di educazione, non è mutare le sorti dell’abbandonata orfanità e preparare l’avvenire delle derelitte figlie del popolo. Bisogna
che l’educazione rigeneri e moralizzi la fanciulla strappata al vagabondaggio; bisogna
che l’istruzione la renda atta a guadagnarsi un giorno onestamente il pane della vita.
L’esperienza del quartiere Avignone a Messina, gli aveva confermato la validità di simili principi. La vera educazione rigenera,
forma e dà valore morale alle azioni.
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3. Principi del lavoro
nella casa religiosa
I ragazzi e le ragazze debbono avvezzarsi al lavoro fin dalla più tenera età e col
crescere degli anni si deve trovare il modo
di rendere fruttifero il lavoro. Il lavoro in
una casa educatrice è tra i primi coefficienti della moralità: esso è ordine, è disciplina, è vita, è arra di un buon avvenire dei
soggetti che vengono educati. Essi apprendono per tempo a guadagnarsi il pane col
sudore della loro fronte. Non vi può essere
educazione né religiosa né civile, discompagnata dal lavoro.
Ora et labora, prega e lavora era il motto che prendevano a loro divisa i solitari
dell’Occidente che, sebbene dedicati ad una
vita di trascendentale ascetismo, pure proclamavano che non vi è sodezza di principi
religiosi dove manca il lavoro.
Ho nutrito costantemente queste idee
ed ho subìto in silenzio per tanti anni la
taccia che gli orfani e le orfane da me ricoverati avessero l’ozio per programma! Ma
viva Iddio!
Si tratta di criteri degni dei più rinomati manuali di pedagogia e sociologia del
lavoro. Gli assistiti negli istituti e nella case di formazione non hanno tempo per
oziare: il lavoro è associato alla preghiera,
l’educazione e la formazione scolastica si
alternano alle attività manuali e pratiche.
4. Lavoro e mezzi di sussistenza
Col lavoro indefesso e con le più faticose industrie, si è potuto trarre i mezzi per
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mantenere in tanto tempo due numerosi
istituti di beneficenza con le molteplici spese che sopra ho accennato di affitti, di fabbriche, di manutenzioni, di impianto di arti e mestieri. Il concorso delle braccia, accompagnato agli aiuti della Provvidenza,
ha provveduto da sempre al mantenimento degli istituti annibaliani.
Essendo azienda domestica, da tutti si
deve concorrere. Padre Annibale volle anche la compartecipazione dei ragazzi ai
guadagni e la scrupolosa attenzione alla
giustizia distributiva nei loro confronti:
quando i ragazzi usciranno dall’istituto
alla debita età, verrà loro consegnato il peculio.
5. Lavoro,
prima opera di beneficenza
Raccogliere orfane abbandonate e disperse ed avviarle al lavoro ed alla sana
educazione è stata sempre ritenuta, in tutte le nazioni, come opera altamente civile
ed umanitaria, anzi forse come la primaria
fra tutte le opere di beneficenza; dappoichè
non vi sono esseri maggiormente esposti ai
pericoli ed alla depravazione e che maggiormente reclamano l’aiuto di ogni cuore
nobile e pietoso, quanto i poveri bambini,
orfani, randagi e vagabondi.
Questi principi sono criteri pedagogici
efficaci che hanno regolato il lavoro minorile negli istituti di Padre Di Francia. Con le
sue diverse iniziative lavorative: panificio,
pastificio, sartorie, falegnamerie, botteghe
d’arte, officine meccaniche, telai, industria
delle carte colorate da imballo, con l’ammo– 17 –
dernamento costante delle attività e delle
tecnologie sempre nuove, Padre Annibale
ha voluto condurre gradualmente gli orfani, i ragazzi, i giovani, a volersi, a sapersi
guadagnare il pane ed inserirsi nel mondo
del lavoro come dignitosa presenza di vita,
ripudiando il ricorso alla elemosina parassitaria, alla carità passiva, come processo,
invece, di contribuzione efficace e coerente
alla formazione della personalità ed allo
sviluppo della dignità dell’uomo o della
donna, consapevoli e responsabili.
Rimangono fondamentali alcuni di
questi criteri riportati da P. Carmelo Drago, suo fedele discepolo, che si riferiscono
all’impostazione della formazione professionale negli istituti del Di Francia. Essi si
possono così riassumere.
a. Necessità di un apprendistato idoneo,
con varie specializzazioni, in modo che
ci sia maggiore possibilità di scelta da
parte dei ragazzi, secondo le inclinazioni di ciascuno.
b. Modernità dei mezzi tecnici e dei laboratori, con macchinari adatti allo scopo, forniti di protezione per evitare disgrazie.
c. Necessità della docenza di capi d’arte,
capaci di istruire ragazzi esterni agli
istituti ed anche interni, provvisti di
regolare competenza acquisita dallo
studio e dall’esperienza presso altri.
d. Conoscenza delle inclinazioni dei ragazzi per trarne il maggior profitto e
non costringerli a passare da un mestiere all’altro.
e. Laboratori non profit: impostati e di– 18 –
retti senza scopo lucrativo e commerciale, ma a scopo formativo, tenendo
sempre conto anche della possibilità di
guadagno per l’istituto.
f. Partecipazione dei ragazzi, soprattutto
più grandetti e meritevoli, ai guadagni.
g. Esposizione dei migliori lavori eseguiti
in vista della premiazione annuale: ciò
rende concreta la formazione e dà prestigio all’istituto.
h. Regolazione del curriculum professionale in base ad un programma teoricopratico svolto in modo progressivo.
6. Attività remunerative
Nella impostazione programmatica pedagogica e formativa degli orfanotrofi ed
istituti educativi, la contribuzione del lavoro delle innocenti mani dei ragazzi e ragazze, sotto la guida e l’esempio dei diretti
responsabili (suore, religiosi rogazionisti,
maestri laici), doveva costituire, oltre che
un modo concreto per sottrarre dall’ozio
piccoli e grandi, anche una fonte di introito per gli istituti, per far fronte alle esigenze di vitto ed alloggio. Era così assicurata, per i ragazzi una graduale introduzione alla professione lavorativa, per l’ente l’imposizione alla pubblica opinione della possibilità concreta di sussistere autonomamente ed onestamente.
In verità era forse più facile procurarsi
un telaio, arnesi di lavoro, qualche maestro che insegnasse un mestiere, che trovare insegnanti di scuola, religiosi e religiose
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che prendessero la cura della formazione.
Questi i motivi per i quali, sin dall’inizio di queste attività, ci si adoperò in diverse piccole industrie lavorative determinate dall’urgenza, dalle richieste, dal desiderio di offrire alla cittadinanza un punto
di riferimento significativo nell’istituto dove si pregava, sì, ma si studiava, si lavorava... si sono formate industrie di diversa
maniera: telai per tessitura di seta, macchine per maglieria, ricami di varie specie,
e un lavoro di tomaie per calzature, pel
quale furono ritirate macchine abbastanza
costose. Opificio, mulino a macchina.
La tenacia e la fiducia cieca nella Provvidenza di Dio hanno spinto Padre Annibale anche ad indebitarsi per la realizzazione dei laboratori e l’impianto di macchinari: per l’impianto di arti e mestieri, industrie e loro sviluppo, abbiamo contratto
debiti di più di 30 mila lire con le case fornitrici o di macchinari o di materie prime,
e si vanno scomputando col pagamento di
effetti cambiari.
L’arte appresa nell’istituto aiuterà i
vari assistiti a trovare nel mondo del lavoro un sicuro posto di occupazione. Lo stesso Padre Annibale riferisce che una ex-allieva, tale Maria Mazzullo, uscita dall’orfanotrofio mise una calzetteria a macchina, rimpetto alla fontana Di Gennaro in
Messina, e da tanti anni si dà pane esercitando quell’arte che apprese nell’orfanotrofio. Un’altra, Giuseppina Lembo, partita
per Buenos Aires… vi trovò da vivere agiatamente esercitando tutti quei lavori di cucito, di taglio e di ricamo che apprese nell’orfanotrofio.
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Le iniziative di lavoro
◆ LAVORI FEMMINILI DI AGO E MACCHINA. Si
svilupparono significativamente al Palazzo Brunaccini di Messina, dove, il 1891, si
era trasferita la comunità femminile dal
quartiere Avignone. Dalla stampa del tempo si conosce l’entità dei lavori: maglieria
(calze, flanelle, copribusti); berrette da prete (raccomandata ai rettori di chiesa e sacerdoti di Messina); il tutto a prezzi convenientissimi.
◆ FIORISTELLA. Si trattava della confezione di fiorellini artificiali di carta fatti a tagli finissimi per l’abbellimento delle casse
degli agrumi. Erano di quattro qualità: 1)
tutto metallo con fiocco d’oro e corona d’oro; 2) tutto metallo con solo fiocco d’oro; 3)
di carta lucida e corona d’oro con fiocco d’oro; 4) di carta lucida con fiocco d’oro. Questa iniziativa era cominciata già il 1888
per conto di un commerciante messinese,
Giovanni Zurfl. Dal 1890 Padre Annibale
continuò il lavoro in proprio.
◆ MULINO E PANIFICIO. Con un legato di 55
mila lire del signor Mariano Gentile, nel
maggio 1897 Padre Annibale impiantò al
monastero dello Spirito Santo, a Messina,
un molino-panificio: … abbiamo messo
avanti un mulino e un panificio: opera veramente ardita, che ci ha fatto invecchiare
anzi tempo, ma con cui abbiamo risoluto
un grave problema pei nostri istituti: cioè il
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pane quotidiano che si trae dai guadagni
della vendita del pane di puro grano; il che
rappresenta un introito di circa mille lire
al mese…Il macchinario era costituito da
un motore a gas di 40 cavalli. Più tardi si
aggiunse anche un pastificio, con due pressoi acquistati da un fallito pastificio di
Bausa, una contrada di Messina. L’industria si affermò e divenne popolare in Messina un tipo di pane detto Pane Padre
Francia, riconoscibile per le iniziali
P.M.S.S., distribuito in tre rivendite il
1897 ed in sei il 1906. La stessa cosa per le
ostie per la celebrazione della S. Messa.
Santoro riferisce che durante la guerra
mondiale 1915-18 molino, panificio e pastificio dello Spirito Santo lavoravano per
le Forze Armate. Analoga struttura di mulino fu impiantata nell’Orfanotrofio Antoniano di S. Pier Niceto (ME) ed inaugurata il 26 novembre 1916. Vi presiedé Padre
Annibale che tenne anche un discorso d’occasione2.
◆ M AGLIERIA . Al quartiere Avignone a
Messina, gradualmente si era passato dagli iniziali telai che sviluppavano un gradevole concerto di voi e strumenti, alle
macchine di maglieria per la confezione di
articoli diversi: anche prima del panificio
avevamo impiantata una maglieria con
macchine, per confezionare calze, flanelle,
mutande, sciallini, copribusti e simili. Per
l’apertura della casa di Altamura, nelle
Cfr. A.SARDONE, Le mani colme di pane, Collana Nazarena Majone, Roma, n. 6, 48 pp., Roma 2001.
2
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Puglie, il 1916, Padre Annibale assicura
Mons.Adolfo Verrienti, il vescovo che l’accoglie e che è preoccupato per la sussistenza economica del nuovo istituto, che fornirà la casa di macchine di maglieria (del
costo di lire 700 in media) e le suore svilupperebbero lavori lucrativi di cucito, di
taglio, di ghipurre, di ricamo…
◆ SCUOLE DI LAVORO A PAGAMENTO PER LE
ESTERNE. Furono impiantate a Messina, a
partire dal 1895. Mentre le scuole elementari per le fanciulle offrivano istruzione e
cultura, le scuole di lavoro erano riservate
alle signorine della città, per dedicarsi ai
lavori di gusto e al disegno, alternando un
giorno per i diversi generi di ricamo, un
giorno per i lavori di pittura, secondo un
calendario settimanale prestabilito: lunedì ricamo, martedì taglio e cucito, mercoledì fiori, venerdì ricamo, sabato lavori
di maglia e lavori di capriccio.
◆ FLORICOLTURA. Si tratta della coltura
dei fiori. La prima idea Padre Annibale
l’ebbe il 1903 per la confezione di ghirlande mortuarie. Dal 1904 partì una vera e
propria industria, destinando una buona
parte del giardino del monastero dello Spirito Santo a Messina alla piantagione e
coltura giornaliera di fiori di diverse specie. A questo seguiva poi la confezione di
bouquet per feste di famiglia, nozze, battesimi, onomastici, ghirlande di variopinti e
fragranti fiori per l’omaggio ai defunti.
◆ LA BANDA ANTONIANA. Al quartiere Avignone Padre Annibale aveva avviato tra i
ragazzi anche lo studio della musica per
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formare un corpo di banda. Il 1908 fu impiantata infatti la Banda Antoniana con
l’acquisto di strumenti musicali da Milano
e la guida del maestro napoletano Prof.
Cav. Luigi De Marco, già direttore di vari
concerti musicali in Sicilia e nel continente. I ragazzi fecero grandi progressi mietendo felici risultati e lusinghieri apprezzamenti nei pubblici concerti che andavano facendo nel circondario. Questa esperienza si ripeterà quasi alla lettera nelle
successive fondazioni antoniane: ad Oria
(BR) il 1909, al Villaggio del Fanciullo S.
Nicola a Bari il 1946, al Villaggio del Fanciullo Cristo Re a Messina il 1947.
◆ LA COLONIA AGRICOLA DI GRAVINA DI PUGLIA. Si tratta di una esperienza singolare,
vagheggiata dal Di Francia sin dai primordi dell’opera, sia perché l’agricoltura era
l’attività più diffusa in Italia, sia perché
gli orfani provenienti da famiglie di agricoltori potessero rimanere nel proprio ambiente, sia perché una simile esperienza
era già portata avanti da altri fondatori
del calibro di don Orione e don Bosco. L’occasione gliela offriva una nobildonna di
Gravina di Puglia, la signorina Marianna
Meninni, concedendogli un bel fondo rustico con vigneti, grani, ortaggi, alberi fruttiferi, pineta3. La colonia doveva nascere inizialmente come scuola di lavoro per le
bambine, poi divenne una vera e propria
Colonia Agricola per gli orfanelli. Da una
convenzione tra i contraenti Di Francia e
3
Rinviamo alla lettura del Documento in appendice.
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Meninni, si riscontrano finalità ed intenzioni. La colonia fu inaugurata il 1° novembre 1913, interamente diretta dai religiosi laici rogazionisti con alcuni ragazzi
che lavoravano nella tenuta sotto la direzione di contadini pratici del mestiere. Si
chiuse però nei primi mesi del 1916 a causa del trasferimento dei due religiosi a
Oria nel lavoro del calzaturificio per giustificare la loro esenzione dal servizio dei
combattenti al fronte.
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Standard significativo
di imprenditoria annibaliana
La presenza e l’opera del Di Francia
nella cittadina pugliese medievale di Oria
fu determinata dal trasferimento degli orfanotrofi femminile e maschile da Messina
dopo il disastro tellurico del 28 dicembre
1908, rispettivamente nel monastero delle
benedettine e all’ex-convento alcantarino
di S. Pasquale. Ad Oria, a quell’epoca, tanti ragazzi, figli di contadini e di artigiani,
erano costretti a seguire i propri genitori
in campagna o in bottega.
L’inizio delle attività fu costituito da
corsi specializzati in diversi settori artigianali e andò incontro a difficoltà di natura diversa: Il municipio non ci ha dato mai
un soldo, i privati non contribuiscono, il
popolino è misero… abbiamo un esternato
di 60 ragazze figlie del popolo che non pagano nulla, ma vengono tutte gratis e per le
quali abbiamo dovuto spendere onde fornire il laboratorio di tutto l’occorrente.
Gli assistiti dell’istituto maschile di
Oria sono consacrati alla storia rogazionista come gli Artigianelli. Essi, afferma il
Di Francia, non hanno altro nome che
quello di artigianelli, o sarti, o tipografi, o
calzolai, secondo l’arte cui sono dedicati.
Le arti ed i mestieri avviati da Padre
Annibale nella città pugliese furono diversi:
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◆ LA TIPOGRAFIA fu il primo settore lavorativo con nome di Tipografia antoniana
del piccolo operaio, sostituito dopo una decina di anni (1920) in Tipografia Antoniana dell’Orfanotrofio Maschile del Can.co
A. M. Di Francia. Le macchine, i caratteri
e gli altri accessori occupavano il vasto locale del grande refettorio dell’antico convento. Padre Annibale assicurava che la tipografia costituisce una delle nostre più
grandi risorse per le stampe che vi si fanno….
Il periodico Dio e il Prossimo che, dopo
il terremoto del 1908 era stampato ad Acireale (CT), dal settembre 1910 ad aprile
1911 fu stampato in Oria. In seguito tornò
a Messina. Padre Annibale stesso, come si
evince dalla storia della casa il 17 ottobre
1926 benediceva le nuove e moderne macchine tipografiche.
◆ IL CALZATURIFICIO. Alla stessa maniera
di Messina, anche in Oria il Di Francia impiantò questa risorsa economica e provvidenziale occupazione per i suoi orfanelli:
… abbiamo impiantato recentemente…un calzaturificio a macchina, cioè con
13 macchine per fare le scarpe, il cui impianto, compreso il motore di 16 cavalli e
adattamento dei locali, mi è costato finora,
senza esagerazione alcuna, lire 36 mila. Le
macchine possono produrre paia 80 al
giorno di scarpe con un guadagno di lire 5
al paio in media, di netto: salvo minore
smercio. Il calzaturificio di Oria è passato
alla storia perché, per opera di P. Pantaleone Palma, rogazionista dalle non comuni doti imprenditoriali e braccio destro del
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Di Francia nel settore amministrativo, ottenne dal Governo Italiano regolare rimessa di provvista di scarpe alle Forze Armate ed ai combattenti impegnati sul fronte
italiano. E ciò fu causa anche di guadagno
per l’orfanotrofio.
◆ LA TESSITURA. Era operata su sei telai
giunti da Milano al costo singolo di 600 lire: su quattro lavoravano le suore che precedentemente erano state inviate a Napoli
ad apprendere la nuova specie di tessitura, su due le ragazze. La scuola di lavoro
per ragazze esterne fu aperta ufficialmente il 7 novembre 1910. Si producevano bellissime coltri da letto vendute in Oria e nei
paesi vicini. Da foto divenute ormai storiche e da notizie d’archivio, si rileva anche
la presenza nell’istituto maschile di una
avviata sartoria.
◆ LA FALEGNAMERIA. Si aggiunse l’anno
1927 ai vari laboratori.
◆ LA BANDA MUSICALE. In un reportage per
Dio e il Prossimo Padre Annibale traccia
un resoconto delle attività svolte negli istituti col concorso degli orfanelli: … noi, usi
come siamo a portarci avanti con lavori e
industrie, non lasciammo in ozio i nostri
orfanelli. Oltre la sartoria e la calzoleria…li abbiamo posto eziandio all’insegnamento degli strumenti musicali per formare una piccola banda antoniana… piccoli bandisti fecero il loro primo debutto in
Ceglie Messapica… invitati per la festa di
S. Antonio di Padova… Parecchie città delle Puglie vollero i nostri orfanelli antoniani con la loro banda musicale e tutte, chi
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più, chi meno, trattarono i ragazzetti con
grande affetto, sia nell’alloggiarli sia nel
compensarli. Lo storico Teodoro Tusino,
uno dei primi sacerdoti rogazionisti, conferma che i parroci e le commissioni delle
feste patronali ricorrevano alla banda degli orfanelli di Oria in occasione delle feste, specie quelle patronali: dal 1 giugno a
tutto novembre 1909 i nostri bandisti si
esibirono in ben 16 paesi. Ciò, non senza
aver destato una sorta di invidia e preoccupazione nelle bande locali che si vedevano così quasi spodestate da un’attrazione
certamente più allettante, dal momento
che si trattava esclusivamente di piccoli
bandisti.
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Conclusione
La maggior parte di queste attività sono andate avanti nella storia dell’opera
annibaliana fino agli anni del secondo dopoguerra. Negli orfanotrofi antoniani si
sono formati provetti artigiani ed onesti
lavoratori, che benedicono e ricordano con
gratitudine il tempo trascorso nelle nostre
case. E il Di Francia si è rivelato un autentico, intelligente imprenditore che, per
affermare saldamente i principi spirituali
e religiosi nei suoi istituti, si è servito anche dell’elemento moralizzante del lavoro
e del naturale cespite di guadagno. Scopi
dell’istituto, persone che lo compongono,
mezzi con cui si sostiene, introiti ed esiti,
formarono la domestica azienda di Padre
Annibale, una vera e propria azienda a
conduzione talora familiare, talora industriale (come nel caso del calzaturificio ad
Oria). Negli istituti del Di Francia il lavoro c’era sempre e, quando non c’era, s’inventava pur di non denigrare la dignità
dell’uomo e del bisognoso.
Il lavoro era per tutti: gli assistiti
innanzitutto, perché potessero prepararsi
alla vita del domani con responsabilità,
onestà e capacità produttiva; poi per gli
esterni, soprattutto maestri di arti e mestieri, perché insegnassero ai ragazzi a
formarsi come provetti artigianelli.
Questa esperienza è continuata anche
nel tempo moderno nelle opere rogazioni– 30 –
ste, memori di quella iniziale e carismatica cominciata dal santo ed intelligente
fondatore. Negli anni sessanta in Italia
nelle opere maschili rogazioniste si è avuto anche il boom dei Centri di Formazione
Professionale che, proposti dalle Regioni
per l’occupazione dei figli del popolo, hanno trovato collocazione negli istituti servendo insieme con gli esterni, gli orfani
tradizionali e moderni ivi dimoranti.
Nel settore femminile sono andati
avanti, con una certa sistematicità, i cosiddetti esternati: una sorta di scuole di lavoro per l’insegnamento del taglio, cucito, ricamo alle ragazze, con periodicità giornaliera. Sono state riprese con frutto simili
iniziative con le scuole di lavoro estive dirette dalle suore per l’impiego del tempo libero di allieve non più provenienti dal bacino dell’internato, ma in genere da parrocchie, gruppi, famiglie di conoscenti e vicini all’istituto; come anche nei campi estivi di lavoro sia in Italia che all’estero.
Il processo di industrializzazione ha
assorbito le deboli forze costituite da un
modesto istituto, per cui, soprattutto ora,
risulterebbe anacronistico ed oneroso in
calcoli economici, l’impianto di un laboratorio. Lo stesso artigianato, confluito inesorabilmente e talora schiacciato dalle
grandi fabbriche ed ipermercati gestiti
dalle multinazionali, non sembra avere
prospettive, a maggior ragione in un ambito religioso e popolare.
A nessuno più verrebbe in mente di impiantare una tipografia, quando le tecniche di composizione, pubblicistica e stam– 31 –
pa sono facilitate dall’uso del computer.
L’odierna mentalità dell’usa e getta determinata anche da ferree leggi economiche,
non fa più pensare al risparmio o al ripristino di un prodotto. Il lavoro in cooperazione nell’istituto ha trovato forse evoluzione nelle cosiddette cooperative che tentano in un certo senso di poter assicurare,
con la copertura delle leggi, il lavoro alle
classi giovanili anche fornite di laurea, disoccupate.
Ecco che allora, come nel caso dell’Istituto maschile di Oria, grazie alla buona
volontà ed alla perizia di alcuni ed all’utilizzazione di mezzi semplici e coinvolgenti,
è possibile impiantare un laboratorio di
ceramica, con moderni mezzi tecnici, di falegnameria ed oggettistica manuale per la
confezione di icone, il restauro antico. Padre Annibale diceva: Lavoro io vi domando, o signori: … il contingente delle giovinette già addestrate al lavoro non vuol vivere di elemosina: esse vogliono lavorare,
anche se debbono togliere le ore al sonno,
purché lavorino, purché mangiando il pane quotidiano possano dire: noi ce l’abbiamo lavorato…
Insieme con le attività scolastiche e
manuali, quelle delle belle arti, il canto, la
musica, la recitazione, il teatro: il tutto
magari corredato, secondo la tradizione rogazionista, dall’esposizione dei lavori, dalla premiazione, dalle rappresentazioni.
L’innalzamento dell’obbligo scolastico
per i ragazzi, l’inquadramento nel posto di
lavoro sicuro e possibilmente fisso, allontanano qualsiasi velleità di artigianato
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spicciolo e familiare da azienda domestica.
Il lavoro dei campi, l’agricoltura sembrano
non accessibili alla mentalità moderna, soprattutto a quella giovanile.
Cosa fare? Lo stato deve rispondere attraverso leggi sagge ed eque. Ma sappiamo
che non sempre la legislazione è adatta alle esigenze concrete sul campo.
L’esperienza di Padre Annibale e dei
suoi figli si pone ancora come una pietra
miliare sul delicato campo dell’educazione
e formazione al lavoro delle giovani generazioni. Mi pare non ci possa essere conclusione migliore di questa suggerita dal
Padre Annibale stesso e riferita non solo a
coloro che governano la cosa pubblica, ma
a tutte le persone di buona volontà e di
cuore: Vi domando il vostro appoggio morale, la vostra benevolenza… la volontà
propensa di aiutarli non solo con l’obolo
ma ancor meglio con le buone parole, con le
tante relazioni di cui disponete, in quelle
propizie occasioni in cui una parola, una
raccomandazione può fruttare a volte un
positivo vantaggio.
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Documento4
J. M. J. A.
Napoli 29/10/1913
Obblighi che assume il Canonico Annibale Maria Di Francia da Messina per sé e
suoi successori circa la Fondazione di una
Colonia Agricola di orfanelli che fa la Signorina Maria Sottile Meninni da Gravina in detta Città, e vantaggi che la stessa
dichiara di voler dare.
Art. 1°) La Signorina Maria Sottile Meninni da Gravina, fonda una Colonia Agricola di orfanelli nella sua Casa di campagna in Gravina in contrada detta Guardiadalto.
Art. 2°) Essa affida la Colonia Agricola
al Rev. Canonico Annibale Maria Di Francia da Messina, con le condizioni che risultano dal presente Articolato.
Art. 3°) Per abitazione degli orfanelli e
del Personale addetto, la Signorina Maria
Sottile Meninni, cede al Canonico Annibale Maria Di Francia l’uso del piano terreno
riserbandosi per sé tutto il piano superiore.
Inoltre appresta tutti i mobili e utensili occorrenti per l’Orfanotrofio.
4 Convenzione tra Padre Annibale e la Sig.na Meninni
per la fondazione della Colonia agricola di Gravina di
Puglia.
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Art. 4°) La Signorina Maria Sottile,
qualora le cose andranno bene e vi sarà la
salvezza degli orfani e il loro avviamento
all’Agricoltura e alla buona educazione,
dichiara di non togliere l’Orfanotrofio e di
non ritirare i vantaggi risultanti dal presente Articolato.
Art. 5°) Il Can. A. M. Di Francia si obbliga da parte sua per sé e successori di tenere in buone condizioni i ragazzi, di avviarli all’Agricoltura, e ne assume l’incarico della loro educazione.
Art. 6°) La Signorina Maria Sottile, volendo che i ragazzi siano avviati all’Agricoltura, cede all’uopo il latifondo di Guardiadalto al Canonico Di Francia con le annesse acque di sorgiva e di cisterna per la
irrigazione del fondo. I ragazzi, sotto la
guida di abili insegnanti, dovranno coltivare detto fondo, sia per apprendere l’agricoltura, sia per farlo fruttare.
Art. 7°) Il ricavato del fondo sarà tutto
introitato dal Can. Di Francia o da chi lo
rappresenta, e speso a vantaggio degli orfani ricoverati e dell’incremento e sviluppo
dello stesso Istituto.
Art. 7° bis) La Signorina Maria Sottile
darà inoltre lire quattrocento al mese al
Rev. Can. Di Francia contro ricevo da lui o
da chi lo rappresenta, da servire pel completo mantenimento degli orfani, per la loro buona riuscita, e per lo sviluppo e incremento dell’Istituto. Quindi, sulla detta
somma il Can.co Di Francia o chi per lui
dovrà provvedere pel vitto regolare ed igienico dei ragazzi, pei vestiti, per la calzatu– 35 –
ra, per la biancheria, per medico e medicine, se occorreranno, per viaggi necessari
del Personale, per ordegni di agricoltura,
per generi di scrittoio e libri per lo studio
delle Classi Elementari, per maestro per le
dette Classi quando debba prenderne uno
patentato, per veicolo occorrente alle persone di cui l’Orfanotrofio avesse bisogno, per
l’illuminazione serotina e notturna, non
che per qualche maestro o pratico e tecnico
per insegnare l’Agricoltura ai ragazzi e per
coloni che ci fossero bisogno per la fertilità
e maggior produzione del fondo, fintantoché i ragazzi possono supplire convenientemente con la loro personale fatica e per
ogni altra spesa di coltivazione
Inoltre, essendo parte indispensabile
della Colonia Agricola la tenuta di alcuni
animali, come qualche vacca, qualche vitello, qualche animale suino, resta pure in
obbligo del Can. Di Francia l’acquisto e
mantenimento di detti animali.
Art. 8) I ragazzi dovranno anche essere
educati ai doveri religiosi del loro stato.
Quindi, oltre l’insegnamento del Catechismo che faranno il Direttore o altri del Personale che condurrà il Canonico Di Francia, vi sarà una Messa quotidiana nell’Oratorio Gentilizio dello stesso fondo, che
sarà celebrata o da un Sacerdote dello stesso Canonico Di Francia o da altri che lo
stesso sceglierà col permesso di Sua Eccellenza Mons. Vescovo di Gravina. Il Canonico Di Francia dovrà erogare lire 60 al mese
per la detta Messa quotidiana che sarà celebrata secondo l’intenzione della Signori– 36 –
na M. Sottile Meninni; e dovrà pure prendere sopra di sé le spese di culto dell’Oratorio suddetto, come per es. cera, ostie, vino,
arredi sacri, festicciuole che occorrono nell’anno e simili, l’olio pel SS.mo.
Art. 9) Il Can. A. M. Di Francia si obbliga di tenere a direzione e custodia dei
ragazzi un Personale sufficiente e adatto,
sotto la sua responsabilità per la buona
educazione dei ragazzi, e per l’azienda domestica.
Art. 10) Si conviene che oltre dell’avviamento all’Agricoltura, che forma lo scopo
principale dell’Orfanotrofio, si potrà ammettere qualche altra arte o Sartoria, o Tipografia, o Calzoleria, o altra industria secondo particolare inclinazione, e se qualche ragazzo manifestasse particolare ingegno, inclinazione alla pietà e vocazione di
appartenere all’Istituto Religioso del Can.
Di Francia, lo si ammetterebbe.
Art. 11) Il Can. A. Maria Di Francia,
avendo assunto l’incarico e la responsabilità della buon educazione degli orfani e
della loro riuscita nel lavoro agricolo, resta
libero di educarli secondo i sistemi da lui
adottati e sperimentati da tanti anni negli
altri Orfanotrofi che egli ha fondati e condotti in Sicilia e nel Continente.
Art. 12) Tanto la Signorina M. Sottile,
quanto il Can. Di Francia all’occasione
ammetteranno orfani nell’Orfanotrofio fino al numero di 12.
Art. 13) Gli orfani ammittendi dovranno essere poveri, privi di ambo i genitori, da
Gravina e Provincia, dell’età di anni dai 5
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ai dieci, e si fermano fino agli anni 21. Per
l’ammissione in età sopra i dieci anni fino
ai dodici è da attendere accuratamente alla
loro indole e stato in cui si trovano.
Art. 14) Per condizione imposta dalla
Signorina Maria Sottile, il Can. A. M. Di
Francia si obbliga di rispettare e far rispettare le piantagioni di albereti o boschetti e
dei fiori come si trovano, che trovansi nel
suddetto fondo a Guardiadalto, la cui manutenzione e coltura resta ancora affidata
ad un giardinerie adibito dalla Signorina
Sottile, finché i ragazzi siano al grado di
supplirlo essi stessi convenientemente col
loro lavoro personale.
Art. 15) Il Can. A. M. Di Francia, per
dovere che ne sente e per cosa grata alla benefattrice Signorina Maria Sottile Meninni, si dichiara di tener sempre viva nella
mente dei ragazzi la memoria dei defunti
prossimi parenti della sullodata pia Signorina, i cui corpi dormono nel sonno della pace nel Soccorpo dell’Oratorio Gentilizio. A tal fine i ragazzi giornalmente offriranno la S. Messa in suffragio e il S. Rosario ogni sera, e faranno speciale commemorazione nelle tre seguenti date: il 10 Febbraio pel Signor Ferdinando Sottile Meninni, padre della Signorina, il 5 Aprile
per la Signora Filomena Sottile, di lei madre, e il 17 Settembre pel Signor Girolamo
Sottile Meninni, di lei fratello. Speciale
commemorazione sarà pure fatta nella settimana e nel giorno dei defunti il 2 Novembre, anche con Messa di Requie.
A tali suffragi si aggiungerà il pio
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omaggio di una ghirlanda di fiori freschi
che faranno gli stessi ragazzi nelle tre date, e similmente nel giorno della Commemorazione dei defunti il 2 Novembre. Le
ghirlande porteranno una iscrizione devota e commemorativa.
Art. 16) Il Can. A. M. Di Francia dichiara che tanto lui quanto i suoi rappresentanti insinueranno nell’animo dei ragazzi la più sentita gratitudine e il più doveroso rispetto verso la loro benefattrice Signorina M. Sottile, e faranno che i ragazzi
giornalmente la raccomandino ai Cuori
Santissimi di Gesù e di Maria, e le mostrino all’occorrenza tutti i segni del rispetto e
della gratitudine.
Art. 17) La Signorina M. Sottile, volendo dare stabilità in perpetuo all’Orfanotrofio e Colonia Agricola, che vuole rimangano
sempre ente privato, e ad evitare che suoi
eredi possano indebitamente attentarne la
esistenza, dichiara che da ora stesso tutte le
cessioni e tutti i vantaggi risultati da questo Articolato li assicurerà con Testamento
anche olografo, ed indi, quando fra qualche
paio d’anni le cose andranno regolarmente
bene, ne farà un istrumento civile, o si disfarà del fondo e della Casa di Guardiadalto vendendoli al Can. A. M. Di Francia o
ad altri di fiducia di costui. In quanto al
capitale delle lire cinquecento al mese, che
la Signorina intenderà di elevare a lire
duecentomila, procederà essa stessa come
meglio a Lei piace.
Art. 18) Il Can. A. M. Di Francia in ultimo dichiara che tutti gli obblighi che egli
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assume col presente articolato firmato
d’ambo le parti, intende assumerli per sè e
suoi rappresentanti o successori.
J. M. J. A.
Carissimo Padre Don Orione,
Una signorina (di avanzata età) da
Gravina di Puglia mi cedette in Gravina
una casa con latifondo, per stabilirvi una
Colonia Agricola di orfanelli. Con la benedizione e l’intervento di sua Eccellenza
Monsignor Vescovo di Gravina s’inaugurerà la piccola Colonia il 1° novembre
prossimo, giorno di Tutti i Santi. Per me
questa fondazione è novella; non so bene
come si conducano queste colonie agricole.
Vengo a pregare la sua carità se può darmi
qualche istradamento. Per esempio, potrebbe darmi alcune norme pratiche?
In ogni modo la prego onorarmi di una
risposta e raccomandarmi al Cuore santissimo del nostro Sommo Bene Gesù e al
Cuore Immacolato della dolcissima Madre
nostra Maria.
Con baciarle le mani mi dico:
Gravina di Puglia (Bari) a dì 27. 10. 13
Suo devot.mo servo
Can. A. M. Di Francia
Può rispondermi a Gravina dove dimorerò alquanto.
Indirizzo: Can.co A. M. Di Francia
in Gravina di Puglia (Bari)
Nel Casino Sottile Meninni
a Guardialto.
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Cronologia
(vita, opere e iter della Causa di canonizzazione)*
5 luglio 1851 ◆ Nasce a Messina Maria Annibale
Di Francia, terzo di quattro figli, dal Cav. Francesco e dalla Nobildonna Anna Toscano.
23 ottobre 1852 ◆ All’età di quindici mesi rimane
orfano di padre.
Verso il 1868 ◆ A diciassette anni ottiene dal suo
confessore il permesso di ricevere quotidianamente l’Eucaristia. Probabilmente in questo
periodo, mentre prega dinanzi al Santissimo
Sacramento esposto solennemente nella
Chiesa di San Giovanni di Malta a Messina,
intuisce la necessità di pregare per le vocazioni: ha quella che si può definire «intelligenza
del Rogate». Qualche tempo dopo, scopre nel
Vangelo il «comando» di Gesù: Rogate ergo
Dominum messis, ut mittat operarios in messem suam (Mt 9, 38; Lc 10, 2).
Ottobre 1869 ◆ Pubblica l'opuscolo di 32 pagine
intitolato: Primi versi di Annibale Di Francia
da Messina.
8 dicembre 1869 ◆ Veste l'abito ecclesiastico nella chiesa di San Francesco all'Immacolata, insieme con suo fratello Francesco Maria Di
Francia.
16 gennaio 1870 ◆ A Messina, nella chiesa di San
Nicolò dei Cuochi, inizia l'attività oratoria con
il panegirico su Maria Santissima della Provvidenza.
26 maggio 1877 ◆ L’Arcivescovo di Messina, Monsignor Giuseppe Guarino, gli conferisce il Diaconato nella chiesa di Montevergine.
Dic. 1877-Genn. 1878 ◆ Provvidenziale incontro,
in un vicolo di Messina, con il mendicante
Francesco Zancone.
* Estratto dalla Cronologia di Padre Annibale a cura di
Padre Salvatore Greco.
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Febbraio 1878 ◆ Ancora diacono, il giovane Annibale Di Francia fa la sua prima visita alle «Case Avignone», il luogo di miseria dove abita anche il mendicante Francesco Zancone.
16 marzo 1878 ◆ Il diacono Annibale Maria Di
Francia viene consacrato sacerdote da Monsignor Giuseppe Guarino nella chiesa dello Spirito Santo.
Marzo - Aprile 1878 ◆ Padre Annibale, novello
sacerdote, comincia il suo apostolato di rigenerazione umana, sociale e cristiana degli oltre
duecento poveri che abitano nel quartiere Avignone.
Verso il 1880 ◆ Compone la prima preghiera per
le vocazioni, non avendone trovata alcuna nei
vari libri di devozione.
19 marzo 1881 ◆ Per la prima volta celebra la
santa Messa tra i poveri del quartiere Avignone, nella piccola Cappella dedicata al Cuore
Santissimo di Gesù.
Settembre-Ottobre 1881 ◆ Dà inizio ai primi
laboratori per le ragazze.
Dicembre 1881 ◆ Viene nominato direttore del
settimanale messinese La Parola Cattolica.
22 gennaio 1882 ◆ Monsignor Giuseppe Guarino
lo nomina Canonico Statutario della Cattedrale di Messina.
8 settembre 1882 ◆ Dà inizio al primo Orfanotrofio femminile.
4 novembre 1883 ◆ Inaugura il primo Orfanotrofio maschile.
Novembre 1884 ◆ Impianta la prima tipografia
che, insieme alla sartoria e alla calzoleria, serve ad avviare gli orfani ad un mestiere in vista
del loro inserimento nella società.
Settembre 1885 ◆ Stampa nella sua Tipografia,
al quartiere Avignone, la prima preghiera per
ottenere i «buoni operai alla santa Chiesa», che
viene diffusa tra i fedeli.
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1° luglio 1886 ◆ Dopo due anni di fervorosa attesa e di intensa preparazione spirituale, con il
consenso dell'Arcivescovo rende sacramentale
la prima Cappella delle «Case Avignone».
19 marzo 1887 ◆ Ingresso nel Noviziato delle prime quattro ragazze ed inizio della Congregazione religiosa femminile.
1° luglio 1887 ◆ Nel primo anniversario della venuta di Gesù Sacramentato tra i poveri del
quartiere Avignone, Padre Annibale stabilisce
di ricordare in perpetuo l'evento dando così origine, per i suoi Istituti, a quella che tuttora si
chiama: Festa del Primo Luglio.
Ottobre 1887 ◆ Provvidenziale istituzione della
devozione del Pane di Sant’Antonio per gli orfani del quartiere Avignone.
9 gennaio 1888 ◆ Muore la mamma di Padre Annibale, la signora Anna Toscano.
16 maggio 1897 ◆ Vestizione religiosa dei primi
tre Fratelli Coadiutori e inizio della Congregazione religiosa maschile.
22 novembre 1897 ◆ Istituisce la Sacra Alleanza
per promuovere tra i Vescovi, i Sacerdoti e i Religiosi la preghiera per le vocazioni comandata
da Gesù.
6 maggio 1900 ◆ Professione religiosa ad annum
di Padre Annibale insieme con i Religiosi della
prima Comunità maschile.
8 dicembre 1900 ◆ Istituisce la Pia Unione della
Rogazione Evangelica del Cuore di Gesù, per
diffondere tra i fedeli la preghiera per le vocazioni comandata da Gesù.
14 settembre 1901 ◆ L’Arcivescovo di Messina,
Monsignor Letterìo D’Arrigo, approva i nomi
definitivi delle due Congregazioni religiose del
Di Francia: i Rogazionisti del Cuore di Gesù e
le Figlie del Divino Zelo del Cuore di Gesù.
12 gennaio 1902 ◆ Inaugura l’Orfanotrofio femminile di Taormina (Messina), prima Casa filiale.
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20 aprile 1904 ◆ È ricevuto in udienza privata dal
Santo Padre Pio X, che paternamente benedice
le sue Opere e gli concede indulgenze per la
Pia Unione della Rogazione Evangelica del
Cuore di Gesù.
26 giugno 1908 ◆ Inizia la pubblicazione del mensile intitolato: Dio e il prossimo, che raggiungerà la tiratura di settecentomila copie.
28 dicembre 1908 ◆ Il disastroso terremoto di
Messina causa tredici vittime nell'Istituto femminile del Di Francia.
4 aprile 1909 ◆ Inaugura ufficialmente l’Orfanotrofio femminile di Oria (Brindisi), nell’ex Monastero benedettino.
11 luglio 1909 ◆ Padre Annibale è ricevuto in
udienza privata dal Papa San Pio X, il quale gli
concede il permesso di poter inserire nelle Litanie dei Santi l'invocazione: Ut dignos ac
sanctos operarios in messem tuam copiose mittere digneris, Te rogamus, audi nos.
28 settembre 1909 ◆ Apre l’Orfanotrofio maschile
nell’ex Convento «San Pasquale» di Oria (Brindisi).
2 aprile 1910 ◆ Inaugura l’Orfanotrofio femminile di Trani (Bari) nel Palazzo Càrcano, donato
generosamente dall’Arcivescovo Francesco
Paolo Carrano.
1° luglio 1910 ◆ A Messina si inaugura la chiesabaracca, dono del Papa San Pio X. Sulla facciata si legge: Rogate Dominum messis. È la prima chiesa dedicata alla preghiera per le vocazioni comandata da Gesù.
1° agosto 1911 ◆ Dall’Autorità Ecclesiastica gli
viene affidata la Congregazione religiosa delle Figlie del Sacro Costato e quella dei Piccoli
Fratelli del Santissimo Sacramento, fondate
dal Servo di Dio Don Eustachio Montemurro.
15 agosto 1916 ◆ Ad Altamura (Bari) si apre l’Orfanotrofio Antoniano Femminile per le orfane
dei militari caduti in guerra.
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26 aprile 1919 ◆ A Messina, nella notte tra il 26
e il 27 aprile, un misterioso incendio distrugge
la chiesa-baracca, che era stata donata a Padre
Annibale dal Papa San Pio X.
8 aprile 1921 ◆ L’Arcivescovo di Messina, Monsignor Letterìo D’Arrigo, benedice la prima pietra dell’erigendo Tempio del Rogate e Santuario di Sant’Antonio.
4 maggio 1921 ◆ Padre Annibale è ricevuto in
udienza particolare dal Papa Benedetto XV,
che si volle iscrivere quale «Socio» della Pia
Unione della Rogazione, chiamandosi «Primo
Rogazionista».
22 aprile 1923 ◆ Professione religiosa perpetua di
Padre Annibale, insieme con alcuni Religiosi
Rogazionisti.
24 maggio 1925 ◆ Padre Annibale inaugura l’Orfanotrofio Maschile Infantile di Roma affidato
alle Suore Figlie del Divino Zelo.
6 agosto 1926 ◆ Monsignor Angelo Paino, Arcivescovo di Messina, con due Decreti distinti,
approva le due Congregazioni Religiose del Di
Francia.
1° giugno 1927 ◆ Alle ore 6,30 P. Annibale muore
santamente nella residenza di campagna in
contrada Guardia (Messina).
4 giugno 1927 ◆ Apoteosi dei funerali di Padre
Annibale per le vie della città di Messina. La
partecipazione popolare è stata spontanea, immensa, commovente.
2 agosto 1934 ◆ Il Beato Don Luigi Orione, con un
pressante telegramma inviato a Padre Francesco Vitale, insiste perché venga avviato subito
il Processo per la Beatificazione e la Canonizzazione di Padre Annibale.
21 aprile 1945 ◆ Monsignor Angelo Paino apre il
Processo Informativo Ordinario, relativo alla
Causa di Beatificazione e Canonizzazione del
Di Francia.
– 45 –
8 marzo 1980 ◆ Monsignor Ignazio Cannavò, Arcivescovo di Messina, apre il Processo Apostolico per la Causa di Canonizzazione.
2 dicembre 1981 ◆ Presso il Vicariato di Roma il
Cardinale Ugo Poletti apre il Processo Apostolico, per l’esame dei Testimoni residenti a Roma e dintorni.
13 ottobre 1987 ◆ Monsignor José Alberto Lopes
de Castro Pinto, Vescovo di Guaxupé (Brasile),
apre il Processo sul presunto miracolo attribuito alla intercessione di Padre Annibale, e riguardante la prodigiosa guarigione della bambina Gleida Ferreira Danese.
11 giugno 1988 ◆ Il Papa Giovanni Paolo II, in visita pastorale a Messina, sosta in preghiera
presso la tomba di Padre Annibale.
23 giugno 1989 ◆ Il Congresso Speciale, riunitosi
presso la Congregazione delle Cause dei Santi,
conclude la discussione sulle virtù eroiche di
Padre Annibale col «Voto» unanime affermativo dei Consultori Teologi.
7 novembre 1989 ◆ Presso la Congregazione delle Cause dei Santi i Cardinali ed i Vescovi riuniti in Congresso Ordinario, dopo la Relazione
del Cardinale Eduardo Francesco Pironio,
esprimono unanime parere affermativo, in merito all'esercizio eroico delle virtù del Servo di
Dio Annibale Maria Di Francia.
21 dicembre 1989 ◆ Alla presenza del Papa Giovanni Paolo II viene promulgato il Decreto relativo alle virtù eroiche di Padre Annibale, che
da questo momento è dichiarato Venerabile.
1° giugno 1990 ◆ A Messina, nel Tempio della Rogazione Evangelica del Cuore di Gesù e Santuario di Sant’Antonio, ha luogo la esumazione
e ricognizione della salma del Venerabile Padre Annibale. Il suo corpo è mirabilmente incorrotto.
30 giugno 1990 ◆ Presso la Congregazione delle
Cause dei Santi si riunisce la Consulta Medi– 46 –
ca, presieduta dal Professore Raffaello Cortesini. Dopo la discussione, con parere unanime favorevole, dichiara scientificamente inspiegabile la guarigione della bambina brasiliana Gleida Danese.
14 luglio 1990 ◆ Il Congresso Speciale dei Consultori Teologi, riunito presso la Congregazione delle Cause dei Santi, dopo il risultato della
Consulta Medica, esprime parere unanime favorevole e definisce miracolosa la guarigione
di Gleida Danese, attribuita alla intercessione
di Padre Annibale.
27 luglio 1990 ◆ Presso la Congregazione delle
Cause dei Santi i Cardinali e i Vescovi riuniti
in Congresso Ordinario, dopo la Relazione del
Cardinale Eduardo Francesco Pironio, esprimono unanime parere affermativo in merito al
miracolo attribuito alla intercessione del Venerabile Padre Annibale.
12 settembre 1990 ◆ Promulgazione del Decreto
relativo al miracolo attribuito alla intercessione di Padre Annibale.
7 ottobre 1990 ◆ A Roma, sul sagrato della Basilica di San Pietro, il Papa Giovanni Paolo II lo
proclamava «Beato».
23 agosto 2000 ◆ A Iloilo (Filippine) si apre l’Inchiesta Diocesana sulla presunta guarigione
miracolosa della bambina Charisse Nicole
Diaz, attribuita alla intercessione del Beato
Padre Annibale.
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INDICE
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3
Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
7
L’opera di Padre Annibale a Messina . . .
9
Principi per l’educazione al lavoro
in Padre Annibale . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
14
Le iniziative di lavoro . . . . . . . . . . . . . . . .
21
Standard significativo
di imprenditoria annibaliana . . . . . . . . .
26
Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
30
Documento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
34
Cronologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
41