MoCa (es)Press(ione) Marzo 2013

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MoCa (es)Press(ione) Marzo 2013
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MoCa
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È tempo di scannare il porcellum
In un voto che si preannunciava cruciale per l’Italia è
stato estratto il peggiore dei
risultati: (quasi) pareggio a
tre e veti incrociati che rendono un rompicapo la formazione del nuovo governo. L’uso del verbo
“estrarre” non è
casuale. Perché,
a guardare con
un po’ di occhio
critico le ultime
due
elezioni
politiche, sembra proprio che
l’esito del voto si
comporti più o
meno come una
lotteria. Indubbiamente tutto
ciò può sembrare offensivo nei
confronti
del
corpo elettorale,
ma, anche se
fosse così, lo
sarebbe comunque meno di quanto non lo
siano le “tarantelle” a cui gli
italiani sono stati sottoposti
in questi anni. Ma andiamo
con ordine. I numeri, innanzitutto. Per quanto a destra
vaneggino di fantomatiche
rimonte infatti, il duo
PDL+Lega, perde dai 7 agli 8
milioni di elettori (con percentuali che vanno dal 14%
al 22% rispetto alle precedenti elezioni).
Va meno
peggio al centrosinistra che,
dato largamente per vincente, perde “solo” 4 milioni di
elettori. Il tutto con 5 milioni
di astenuti in più rispetto
alla media. Il mancante, che
sia per protesta o per convinzione, lo prende Grillo, che
replica, amplificandolo, il
boom siciliano. Monti ininfluente. Lo stallo è servito. Ed
è proprio il tema delle rimonte e delle vittorie già in tasca
che ci porta all’altro punto
cardine: i sondaggi. Per quanto quella dei sondaggisti sia
vista come la specie che più si
avvicina agli astrologi, il punto centrale è il solito: il rispettabilissimo corpo elettorale
mente spudoratamente quando si tratta di rispondere ai
sondaggi (clamoroso è il caso
degli instant poll). Oppure, in
alternativa, cambia continuamente idea dalla sera alla
mattina, dando corpo all’ipotesi del voto a caso. Così la
fiaba del PD al 40% e del PDL
al 15% prende forma, includendo le smacchiature di giaguari praticamente già fatte e
le rimonte fantasmagoriche.
Come se il quadro non fosse
sufficientemente deprimente,
sullo sfondo si staglia nella
sua maestosità il principe
indiscusso da 8 anni: il Porcellum. Il trappolone voluto
dagli stessi che
oggi santificano il
valore
della
“governabilità”,
creato
apposta
per pareggiare le
elezioni quando
le cose si mettono
male, permette di
rendere inutili il
grosso delle regioni e assegnare
i seggi al Senato
praticamente a
caso. Su tutto, la
legge inventata
da Calderoli ci
mette una spruzzatina di listino
bloccato, che tanto
piace
alle
clientele politico-mafiose. E la
volontà popolare? In un paese
strangolato dalla crisi economica e dalla disoccupazione,
raccogliere consensi promettendo sogni non è difficile
guadagnare il consenso, ma la
voglia di cambiamento c’è. In
diverse modalità e gradazioni,
ma c’è. Solo che la legge elettorale trappola non ha permesso che questa si traducesse in una maggioranza in Parlamento: è tempo di scannare
il Porcellum.
La Redazione
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Sommario:
Bene o male purché
2
E’ tutto un attimo
2
Un’eroina per caso
2
L’Irpinia
3
Let it bleed di...
3
Classifica musica
3
Domande a risposte
4
Ariel che sapeva...
4
Classifica libri
4
I Cattivi ragazzi di..
5
Hushpuppy contro...
5
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MoCa (es)Press(ione) Marzo 2013
Bene o male, purché se ne parli!
Questo Sanremo è stato davvero divertente. Ci sarebbero tante cose nuove da mettere in
evidenza, ma preferisco focalizzarmi sull’intervento di Crozza. Ammetto di essere una sua
grande fan: reputo Crozza il miglior autore/attore di satira politica in Italia. Le sue comparizioni televisive sono tempestate di imitazioni di politici: riesce ad interpretare Berlusconi
e Bersani con grande facilità. Ogni qual volta Crozza ha fatto i suoi interventi, il pubblico
ha risposto sempre positivamente. Proprio per questo Fazio avrà deciso di coinvolgerlo nel
suo Sanremo chiedendogli di fare, sul palco dell’Ariston, uno dei suoi numeri. Ero già lì
pronta a grandi risate quando qualcosa ha rovinato tutto: “vai a casa, pirla!”, “niente politica!”, “basta politica stasera!”. Ammetto, mi sono un po’ innervosita: oltre a provare io stessa
imbarazzo per Crozza, visibilmente in panne sul palco, avrei voluto essere lì per chiedere a
quella decina di persone in preda alle urla di protesta: “quanto vi hanno dato per farlo?”.
Sembrava tutto organizzato, tutto preparato per fare in modo che, nel bene e nel male, si
facesse il nome di Silvio. Molti, infatti, non hanno criticato il numero di Crozza, ma l’ordine della sua scaletta: non avrebbe
dovuto cominciare da Berlusconi. E perché? Ma il problema non era il parlare di politica in generale!? E se per queste persone è tanto ingiusto parlare di politica a Sanremo, perché gli anni scorsi ai vari super-ospiti che ne hanno parlato (neppure
in maniera equa come, invece, ha fatto Crozza) non è stato gridato nulla contro? E così mi sono venuti in mente Balotelli, il
cane Vittoria, le battute sconce a donnine sceme. Eh, quel Berlu, quante se ne inventa pur di far parlare di sé! Forse sono la
solita malpensante, ma magari no.
Rita Mola
È tutto un attimo
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La vicenda sudafricana che ha visto come protagonisti la modella Reeva Steenkamp e il
velocista Oscar Pistorius ha scosso tutto il mondo sportivo e non. Leggo su internet la notizia e stento a crederci, l’atleta sin da subito sostiene di aver scambiato la propria fidanzata
per un ladro e senza pensarci le ha sparato quattro colpi di pistola. Qualche ora dopo si
aggiungono altri due elementi importanti: la testimonianza dei vicini, che avevano sentito i
due litigare, e il ritrovamento nell’abitazione di Pistorius di steroidi proibiti. E lentamente
salgono a galla i suoi lati oscuri, si compone dunque il puzzle di una personalità più torbida
e complessa di quella che lo sport ci raccontava. L’ex fidanzata lo definisce “una persona
ben diversa dalla sua immagine pubblica”. Spuntano fuori la sua passione per le armi, i
precedenti poco rassicuranti di denunce: una da parte di una ragazza che l’accusò di averla
aggredita a una festa e poi quella per le minacce rivolte a un tizio che Pistorius sospettava
essere l’amante della sua fidanzata. Ma c’è anche un’attitudine alla vita spericolata, il vizio di bere un po’ troppo, insomma
un’immagine completamente diversa da quella che eravamo abituati a vedere. La verità è che noi idealizziamo i nostri beniamini e crediamo (o forse ci piace farlo!) che il virtuosismo atletico vada di pari passo con la virtù d’animo. Oscar Pistorius
ha rappresentato l’idea che l’ostinazione e la tenacia possono riscattare l’uomo da qualunque ingiustizia, sempre. Invece
scopriamo che l’eroe è peggio di noi. In ultimo per una strana fatalità l’omicidio di Reeva Steenkamp avviene proprio in quel
14 febbraio 2013, quando in tutto il mondo milioni di donne avrebbero ballato in segno di protesta contro tutte le violenze
sulle donne.
Laura Bonavitacola
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Un’eroina per caso
Sono convinto che spesso i cambiamenti importanti di una società avvengono quasi per
caso e in maniera silenziosa. Spesso la classica goccia che fa traboccare il vaso ha il volto
della gente comune da cui non t’aspetti una forza d’animo che possa innescare la scintilla di un cambiamento. Tra i tanti, mi piace ricordare la storia di Rosa Parks. Proprio in
questi giorni il Congresso americano e Barack Obama hanno inaugurato una statua a
Capitol Hill raffigurante Rosa Louise Parks. Questo nome ai più certamente risulterà
sconosciuto eppure, senza retorica, è stata un’eroina del ‘900 che ha cambiato le sorti di
milioni di americani di colore. Era il 1955 e negli stati del degli USA vigevano leggi che
imponevano una violenta segregazione razziale nei confronti della popolazione di
“colore”. Ovunque, nei ristoranti, scuole, treni, autobus, ospedali, negozi apparivano
cartelli con su scritto “white only”. Era l’America degli incappucciati del Ku Klux Kan e
delle loro croci infuocate. Rosa Parks fu l’inceppo del sistema di segregazione con un
semplice gesto: non lasciò il posto a sedere ad un bianco su di un autobus come prescriveva la legge in Alabama. La donna per questo episodio fu arrestata, ma da quel momento incominciò una rivolta popolare
basata sul boicottaggio dei mezzi pubblici e acquisto di prodotti venduti nei negozi dei “bianchi” che portò la Corte Suprema
a dichiarare anticostituzionale ogni forma di discriminazione razziale. Mi piace ricordare le parole di Bill Clinton che consegnandole un’onorificenza affermò: “mettendosi a sedere, lei si alzò per difendere i diritti di tutti”.
Gianluca Capra
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Riceviamo e pubblichiamo
L’Irpinia
L’Irpinia non è un luogo. Non ha confini. Non la puoi recintare. L’Irpinia è
un’immagine a pastelli di gente onesta,
con le mani sporche di terra e l’animo
pulito. L’Irpinia non la puoi descrivere
perché le parole non riescono a racchiuderla. Sulla cartina la rappresentazione
che trovi, non restituisce l’emozione che
dà. Quando per strada vedi la vecchietta che porta con maestà assoluta la
cesta sulla testa, la ammiri. Ma non
potrai mai spiegare tutta l’umiltà, la
forza, l’umanità, l’onestà e la storia che
conserva nelle sue bellissime rughe. È
un’emozione profonda che non ha parole. La bocca dopo aver ospitato un bicchiere di vino irpino, non è più la stessa. Quel sapore non è solo un buon sapore: è la storia dei nostri antenati e
l’amore di chi l’ha fatto. L’Irpinia quando fa il vino, fa l’amore. Sarebbe ridut-
tivo, anzi offensivo, chiamarlo semplice- e ne fa poesia. Nessuno la può ballare
mente bevanda. È la passione che scorre senza sorridere perché sgorga dall’aninelle nostre vene. Appena la fisarmonica ma. Sappiamo bene che l’unico sorriso
vero è quello che ha vinto il dolore e noi
ne siamo esempio. L’Irpinia è un’emozione, una sensazione, un modo di intendere la vita. Sincera, onesta, passionale e semplice. L’Irpinia viene prima
dei dubbi esistenziali, tremendamente
schietta ti regala risposte spaventosamente semplici. L’Irpinia ti insegna che
oltre il dolore c’è l’andare a raccogliere
funghi, castagne, tartufi, fra le nostre
montagne, con chi ci è amico. Poi stanchi, vicino al fuoco, mangiare in compagnia il nostro pane, le nostre soppressate, bere il nostro vino. Il dolore non c’è
più. L’Irpinia è quel profumo di terra
cade nelle note della tarantella, non ne bagnata che segue la pioggia. Profumo
esce più. È un filo di musica sussultoria d’amore.
che convoglia tutti i nostri stati d’animo
Francesco Celli
Inviaci un tuo articolo, lo pubblicheremo!
La recensione di un cd…
Classifica musica
di Silvana Palatucci
Let it bleed di Rolling Stones
Era il lontano 1969, ormai l’era degli hippie
portatori dello slogan “Peace and love” stava
tramontando per fare spazio alla disastrosa
guerra in Vietnam, e i Rolling Stones lanciavano quello che sarebbe diventato uno dei loro
album più conosciuti: “Let it bleed”. Il confronto con la famosissima “Let it be” dei Beatles
viene spontaneo ed è inevitabile notare come
al pacato ottimismo dei bravi ragazzi di Liverpool venga contrapposta una visione pessimista della vita dominata dal sangue e dalla violenza della guerra. Proprio per condannare
questo scempio, l’apertura dell’album è affidata a “Gimme shelter” brano in cui la chitarra di Keith Richards fa da sottofondo a
parole che mettono in guardia i bambini su quel bizzarro mondo dei grandi dominato dalla guerra e dagli stupri. Ma queste non sono le uniche piaghe che gli umani si
trascinano dietro: c’è anche l’omicidio, come nel caso dell’assassino Albert De Salvo
la cui vita è raccontata in “Midnight Rambler” mentre un’armonica fa da base alla
canzone. Dopo aver condannato questi disastri, l’attenzione si volge sulla stessa
band che, in “Monkey Man”, cerca di giustificarsi dalle accuse di satanismo scaturite
da uno dei loro cavalli di battaglia, “Sympathy for the Devil”, pubblicata nel precedente album. Lo stesso Jagger sostiene in modo ironico di essere una scimmia accompagnata da una band che vuole soltanto suonare del buon blues, nulla di più.
Come ciliegina sulla torta, a chiudere l’album c’è la celebre “You can’t always get
what you want” che funge un po’ da morale di tutto l’album. È vero che i tempi cambiano, spesso in peggio, e che le delusioni sono tante, ma, come canta Mick Jagger:
“If you try sometimes, well, you just might find you get what you need”.
[email protected]
1. Gioia (Cd + Dvd)
di Modà € 16.99
2. Sun
di Mario Biondi € 20.99
3. Passione
di Andrea Bocelli € 21.99
4. In a time lapse
di Einaudi Ludovico Maria
Enrico Einaudi € 19.99
5. Un posto nel mondo
di Chiara € 19.99
6. Inno di
Gianna Nannini € 20.99
7. Different pulses
di Avidan Asaf € 19.99
8. La sesion cubana
di Zucchero € 20.99
9. Fantasma
di Baustelle € 20.99
10. Noi
di Eros Ramazzotti € 20.99
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La Narrativa… a cura di Luigi Capone
Domande a risposte di tipo paranoideo-Seconda parte
È quasi sempre inverno. Questo posto
non incarna gli stereotipi del sud. Ma le
bimbeminchia che vanno a studiare al
Nord parlano dell'Irpinia come se fosse
Capri... Chi ha un'idea che sia migliore
di ubriacarsi col whisky per passare una
fredda, schifosa, desolata e insignificante serata di merda su questo monte di
muschio? Andare a Napoli passando per
Avellino. Qualcuno ci sta pensando: Napoli vista come Las Vegas. E mi fa anche
pensare: ecco, l'unica utilità di Avellino:
il pullman che porta a Napoli. Fare
shopping nella cloaca partenopea, al
Vulcano Buono, che in realtà è un vulcano cattivo, costruito su montagne di scorie nucleari interrate. Allora alcuni permangono davanti al bar, scoraggiati
dalla bolgia napolìgna. Ci si crogiola
finanche. Dentro il letame. La specialità
dei cosiddetti intellettuali irpini è impegnarsi in automasturbazioni di elìte
autoreferenziali, narcisistiche e inconsapevolmente goffe e pacchiane. La cosa
che gli procura più piacere è impegnarsi
in cose inutili credendo che siano di fondamentale importanza. È una motiva-
zione in più per vivere. Per non lasciarsi
entrare troppo presto e volontariamente
dentro il loculo mortuario. Io, che non
sono uno scrittore né tantomeno un critico, sono soltanto l'allarme...non una
critica... un dato di fatto, un dato per-
La recensione di un libro…
di Francesca Pennucci
Ariel che sapeva volare
di Victoria Forester
Quante volte abbiamo ascoltato una favola? Quante
volte ci siamo trovati a pensare alle somiglianze con la
nostra realtà? Inoltratevi nella storia di Ariel e vedrete
che sarete subito rapiti dall’esuberanza, la curiosità e la
semplicità di questa bambina “diversa”. La sua storia e
quella dei suoi amici sia di insegnamento per coloro che
ancora oggi pensano di poter distinguere tra “normale”
e “anormale”. La tenacia e la fiducia di questi piccoli
possa far riflettere i grandi, che troppo spesso perdono
di vista il cuore a forza di concentrarsi sul pensiero.
Essere diversa porta non pochi problemi alla nostra
piccola protagonista e la mano amica di Letitia Snark
arriva proprio al momento giusto. Non ci sarà più bisogno di nascondersi, qualcuno si prenderà cura in maniera adeguata di Ariel e lei
vivrà con ragazzi che potranno capirla. Niente di più facile e di più tranquillizzante per i genitori impauriti della bambina. L’Istituto in cui Ariel viene trasportata è
perfetto, pieno di meraviglie e curato fin nei minimi dettagli. Ariel incontra tanti
amici e inizia a studiare. Ma non tutto è come sembra e poco a poco, grazie ai dispetti di Conrad, la nostra piccola protagonista scorge delle ombre negli angoli di
tutta quella luce. Dove è finita Bella? E chi è davvero Letitia Snark? Solo la perseveranza e il coraggio porteranno gli studenti a svelare il mistero dell’Istituto e a
riportare la serenità nelle loro vite. Interroghiamoci mentre leggiamo questo libro:
quanto siamo disposti a cambiare idea e a comprendere che la diversità è una risorsa più che una minaccia? Quando saremo in grado di uscire dalla nostra routine per intraprendere nuove esperienze, apprendere nuove conoscenze e stabilire
nuove relazioni? Il pregiudizio e la discriminazione offuscano ancora oggi la consapevolezza che siamo ricchi proprio perché siamo ognuno diverso dall’altro. Victoria
Forester vuole ricordarci questa importante verità: ogni essere è una parte significativa del nostro mondo e per questo va protetto e promosso. Buona lettura!
verso. Lo scrittore è colui che ha scritto almeno un buon libro. Non basta
scrivere per i propri amici compagni di
partito. L’unica cosa che tollero oramai
è la notte, ma questa terra non è fatta
per vivere le notti, con il buio la gente
ha paura e si rintana. Le lucine nella
notte attraverso i balconi delle tv che
si accaniscono su omicidi a sfondo sessuale dove scopano figlie con padri e
con madri e si ammazzano tra loro,
riscaldano le casalinghe. Il popolo si
appassiona, si ossessiona. Io cerco lo
scontro, cerco lo schianto frontale e
diretto unidirezionale. Quando si ha a
che fare con la pochezza di alcuni individui crolla qualsiasi ideale politico e
pacifico. Ci vuole soltanto una pistola
carica. Le strade del paese sono già
vuote. Stanno già organizzandosi con
Di Maio, l'Air, la Marozzi, ecc. per tornarsene a fanculo. Meglio così in fondo. Ciò che devo fare è soltanto riuscire
a morire tranquillo.
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Classifica libri
1. Fai bei sogni
di Massimo Gramellini € 14.90
2. Vendetta di sangue
di Wilbur Smith € 19.90
3. Gli onori di casa
di Alicia Gimenez-Bartlett € 15.00
4. Cocaina di Massimo Carlotto,
Giancarlo De Cataldo,
Gianrico Carofiglio € 13.00
5. Le signorine di Concarneau
di Georges Simenon € 16.00
6. Ogni angelo è tremendo
di Susanna Tamaro € 16.50
7. Entra nella mia vita
di Clara Sanchez € 18.60
8. Educazione siberiana
di Nicolai Lilin € 12.50
9. Mancarsi di Diego De Silva € 10.00
10. Il tuttomio di Andrea Camilleri €16.00
Fonte: http://www.lafeltrinelli.it/
fcom/it/home/pages/classifiche/
toplibri.html
“La presente pubblicazione non rappresenta
una testata giornalistica in quanto viene
pubblicata senza alcuna periodicità. Non
può pertanto considerarsi un prodotto [email protected] riale ai sensi della legge n°62 del 7-3-2001”
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I cattivi ragazzi di Paul Harbutt
Fino al 3 marzo il Museo Carlo Bilotti, situato nell’aranciera di Villa Borghese
(Roma), ospiterà la mostra Bad Boys dell’artista americano Paul Harbutt. Come
suggerisce il titolo, l’artista ha voluto indagare il mondo della delinquenza giovanile partendo da una panoramica dei ghetti del secolo scorso. Attraverso titoli di
impatto, scritti con fluorescenti insegne al neon dal gusto pop, Harbutt presenta
con cruda ironia una serie di scene di crimine giovanile ambientate nelle periferie
urbane degli U.S.A. Si spazia dalla crudezza di Kidnapping, in cui assistiamo al
rapimento di un neonato, all’incosciente crudeltà di Playing with pussy (giocando
con il gattino) fino a scene di totale brutalità come Assault and battery, terribile
rappresentazione di un ragazzo di strada aggredito da un cane randagio. Nonostante le tematiche cupe, le immagini raccontano gli eventi con un tratto giocoso e
quasi vignettistico, inteso a proiettare lo spettatore nel punto di vista infantile dei
giovanissimi protagonisti delle scene. Degna di nota è anche la tecnica mista, resina e olio, che contrappone al bianco e nero delle figure umane degli sfondi colorati
e sfumati nei quali sono chiaramente visibili gli stralci di un libro di scienze accostati a delle foto segnaletiche originali del
periodo compreso tra l’età Vittoriana e gli anni ’50 che ritraggono bambini tra i dieci e i quattordici anni, costringendoci a
chiederci se si potesse davvero considerarli criminali in erba o più semplicemente il frutto di un prolungato stato di abbandono. Cogliamo in questi dettagli lo spirito didattico della mostra, che ci guida al piano di sopra del museo per mostrarci sia
gli studi che hanno condotto ai quadri sia un altro insieme di opere più astratte ed emotive, la cui conclusione è l’installazione A mirror which flatters not (uno specchio che non fa complimenti) dove un inquietante scheletro di metallo affiora, quale
novella Venere, da un mare di vetri rotti per porci di fronte allo specchio del titolo. Una mostra crudamente educativa, consigliata a tutti coloro che amano approfondire, attraverso l’arte, le tematiche sociali.
Luca Raiti
[email protected]
La recensione di un film…
di Giuseppina Volpe
Hushpuppy contro la furia di Katrina
A differenza del periodo prenatalizio,
febbraio ci ha riservato delle belle
sorprese cinematografiche. Una fra
tutte "Re della terra selvaggia". Nella
traduzione del titolo (“Beasts of the
southern wild”), in realtà e come spesso accade, si perde proprio quella
"bestialità" che connota questo film a
basso budget, intesa sia come primordialità (siamo immersi in una natura
davvero selvaggia), che come istintività (in questo film tutto si fa per
“sopravvivere”). Trovo assolutamente
calzante la definizione, data da Caprara su Il Mattino, di questo film come a metà tra "poesia infantile e pamphlet ecologista". Le protagoniste sono, infatti, la piccola Hushpuppy
(decisamente da Oscar) e la Natura matrigna dell'uragano Katrina. Siamo in
Louisiana, nel profondo sud degli States, devastato ma fiero. L'acqua è la superficie vacillante sulla quale si muovono arrabbiati e feriti gli abitanti della
"grande vasca". Attraverso l’acqua, quasi in un percorso a ritroso rispetto alla
nascita, la piccola protagonista va in cerca della madre ed all’acqua affida il
corpo del padre defunto. Memorabili alcune scene, come quella in cui Hushpuppy affronta le sue paure incarnate da strani ed enormi creature animali.
Il film, del regista newyorkese esordiente Benh Zeithin, ha trionfato a Cannes
e al Sundance Festival e questo ci fa capire che probabilmente non farà presa
su chi preferisce vedere Siani, ma è una vera speranza per chi come me ama
il cinema indipendente ... anche ai tempi del digitale e del 3D! Una curiosità:
il film è girato in 16 mm, non a caso.
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Classifica film
1. Il principe abusivo
Distribuzione: 01 Distribution
2. Anna Karenina
Distribuzione: Universal Pictures
3. Gangster Squad
Distribuzione: Warner Bros.
4. Gambit
Distribuzione: Medusa Film
5. Die Hard - Un buon giorno per
morire
Distribuzione: 20th Century Fox
6. Pinocchio
Distribuzione: Lucky Red
7. Beautiful Creatures
Distribuzione: Eagle Pictures
8. Viva la libertà
Distribuzione: 01 Distribution
9. Noi siamo infinito
Distribuzione: M2 Pictures
10. The Impossible
Distribuzione: Eagle Pictures
Fonte: http://www.comingsoon.it/
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