Mi è cresciuto l`orto in centro città
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Mi è cresciuto l`orto in centro città
IL CAFFÈ 26 ottobre 2014 IN EUROPA Maggiori città 12 Milioni di abitanti 8 Programmi municipali di agricoltura urbana Centri urbani Regioni metropolitane Programmi nazionali di agricoltura urbana Il fenomeno. Con zappe e semi la lunga marcia dei contadini metropolitani 3 1 Zurigo Città che partecipano al progetto Supurbfood** Centri di ricerca sull’agricoltura urbana Helsinki Stoccolma Riga Ginevra LE ASSOCIAZIONI Manchester Amburgo Birmingham Amsterdam Dublino Berlino Varsavia Liverpool Bristol Londra Parigi Lille L’Aia Rotterdam Gand Colonia Bruxselles Bonn Monaco Friburgo Katowice Praga Bratislava Budapest Bucarest Milano Vigo Sofia Marsiglia Madrid Associazioni europee di orticoltori urbani Office international du coin de terre et des jardins familiaux Federazioni nazionali della European federation of city farms Federazioni nazionali associate alla European federation of city farms Fonte: jardins-familiaux.org; cityfarms.org Barcelona Roma Napoli Lisbona Atene Fonte: Eurostat regional yearbook, 2013; Banca dati Eurostat (epp.eurostat.europa.eu); Cost-action urban agriculture Europe (www.urbanagricultureeurope.la.rwth-aachen.de); Supurbfood.eu; www.guerrillagardening.org Mi è cresciuto l’orto in centro città Il movimento dell’agricoltura urbana ormai dilaga in tutta la Svizzera I n una “fattoria”, su un tetto del Dreispitz di Basilea, vengono coltivate cinque tonnellate di verdure. Pomodori e insalata sono i più diffusi tra gli ortaggi cittadini, ma a Wädenswil, canton Zurigo, si fanno anche esperimenti di coltivazione con frutti esotici ed erba cedrina. Sono solo due esempi di come il fenomeno delle “city farms”, l’agricoltura e orticultura urbana, sia ormai dilagante. Per tacere dei guerriglieri dal pollice verde, che nelle città più grandi e cementifi- Verdure coltivate sui tetti a Basilea. A Wädenswil si sperimentano e raccolgono anche frutti esotici cate del Paese mettono a segno i loro “attentati” seminando e piantumando fazzoletti di terra abbandonati al degrado. L’esplosione più evidente del fenomeno è dato dagli orti cittadini che, va ricordato, in Svizzera vantano già una lunga tradizione, incoraggiata anche da molte amministrazioni comunali che mettono a disposizione piccoli appezzamenti di terreno. Se la produzione orticola tra i condomini in tempi remoti contraddistingueva periodi di crisi economica e sociale, oggi la tendenza di zappare il proprio orticello è contrassegnata da nuove eco-motivazioni a partire dalla ricerca di modelli alternativi al consumismo dominante fino all’impegno diretto per la sostenibilità ambientale. E non è meno rilevante come forma di espressione politica nata dal basso, che rivendica un ruolo attivo nella definizione e gestione degli spazi pubblici, in contrapposizione alla speculazione edilizia, alla cementificazione e al degrado delle aree urbane. Un fenomeno internazionale che ha coinvolto anche la Confederazione, al punto che lo stesso Ufficio federale dell’ambiente (Ufam) l’ha registrato come un “movimento” che avanza nelle città all’insegna dell’“urban gardening” e attribuendogli molteplici motivazioni: conoscere meglio la natura e i propri vicini, valorizzare gli spazi verdi e la biodiversità, come pure il desiderio di esplorare nuovi modelli di produzione alimentare. E giusto per rispettare il primato elvetico nell’innovazione, l’agricoltura urbana rossocrociata ha inserito anche delle varianti high tech. La Scuola universitaria di scienze applicate di Wädenswil, ad esempio, ha messo a punto con la sua società spin-off UrbanFarmers, un circuito chiuso acqua-nutrienti grazie al quale è possibile coltivare verdure e contemporaneamente allevare pesci. Zurigo, che è stata la prima città nazionale a cadere nelle mani della “guerrilla gardening”, è anche l’unica del Paese ad avere aderito al progetto europeo “Supurbfood” in collaborazione con altre sei città-regioni: Rotterdam, Roma, Gand, Vigo, Bristol e Riga. Scopo del progetto continentale valutare le modalità sostenibili di cibo urbano e peri-urbano, e la creazione di corte filiere di distribuzione come mezzo per ridurre l’impatto ambientale del sistema agro-alimentare. Più tradizionale, invece, l’approccio in Ticino con gli Alla periferia di Ginevra microculture collettive dei “potagers urbains” sono ormai patrimonio cittadino orti offerti dai Comuni o nella Svizzera romanda, dove le piccole colture urbane, “plantages” sono ormai patrimonio cittadino su terreni dismessi, a volte ai margini dei grandi parchi. Nel Grand-Saconnex, alla periferia di Ginevra, ad esempio, gli abitanti del quartiere, “potagers urbains”, coltivano un orto collettivo. Un trend così diffuso che gli orticoltori urbani hanno già più associazioni continentali dall’Office international du coin de terre all’European federation of city farms. e.r.b. ORTI URBANI Nella periferia di Zurigo c’è un caleidoscopio di orti. Alcuni di pochissimi metri quadrati Keystone L’intervista Il pioniere della “guerriglia” verde in Svizzera “Metà degli alberi clandestini di Zurigo li ho seminati io” I l suo primo giardinetto urbano clandestino l’ha messo in cantiere trent’anni fa, quando il termine “guerrilla gardening” era sconosciuto. Da allora il guerrigliero del verde Maurice Maggi, 59enne chef di professione, non solo ha piantumato tutti gli angoli di terra abbandonati di Zurigo, ma ha trovato non pochi proseliti. “È vero, ora a Zurigo ho molti imitatori, ed è diventato quasi di moda in tutte le città, da Basilea a Ginevra, a Lucerna, ma quando ho piantato letteralmente il ‘seme’ non l’aveva mai fatto nessuno”. Come l’è venuto in mente di creare degli angoli verdi clandestini? “Semplicemente mi dava fastidio vedere angoli di degrado urbano, o anche solo l’incuria delle aree verdi. Allora ho fatto tesoro dei miei studi da adolescente di giardiniere paesaggista”. In pratica cosa ha fatto? “Esattamente trent’anni fa, nel 1984, ho rimodellato ed abbellito, con piante e fiori, un angolino dimesso e Keystone dimenticato della città. Naturalmente a spese mie e senza chiedere permesso a nessuno. E da allora non ho più smesso”. Di nascosto, quindi, ma alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti? “Certo, anche se spesso i miei ‘attacchi verdi’ li compio di notte. La gente passa, osserva compiaciuta, apprezza. Probabilmente pensano che sia un intervento pubblico, ma non è così. Ma non m’importa visto che, a quanto pare, sono tutti contenti”. In tutti questi anni quanti angolini di verde ha risistemato? “Tantissimi, onestamente tra fiori e aiuole ho perso il conto generale, ma se stimiamo in circa ventimila gli alberelli di strada nella città, beh, penso che metà di questi li ho piantati io”. E non ha mai ottenuto un premio, un riconoscimento cittadino? “Un premio? Ma quello che faccio è completamente illegale; anche il premio quindi sarebbe illegale”. In cosa consiste, esattamente, l’attacco di “guerrilla gardening”? “È semplice, per prima cosa si individua un fazzoletto di terra dimenticato in mezzo al cemento e al grigio, poi armato di fiori, badile, palette, rastrelli, sacchi di terriccio e soprattutto semi entro in azione. Tra l’altro molti dei semi li recupero proprio dalle altre piante e aiuole cittadine. Aiuole spesso con piante e arbusti che potrebbero essere benissimo coltivati, ma che invece si preferisce rifare ex novo senza alcun riguardo”. E poi chi cura i suoi giardinetti clandestini? “All’inizio mi preoccupavo io di rastrellare, potare e a volte anche di innaffiarli, poi sono diventati troppi. Adesso mi limito a preparare il terreno, seminare ben bene dopo aver scelto le piante più adatte alla sopravvivenza, quindi le lascio libere al loro destino di crescere come vogliono. Il bello è che si non distinguono più quelle ‘legali’ dalle illegali, e i giardinieri le curano come le altre”. IL “VERDE” Maurice Maggi, 59enne, ha piantumato tutti gli angoli di terra abbandonati di Zurigo