2. metodologie esecutive per gli interventi

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2. metodologie esecutive per gli interventi
2. METODOLOGIE ESECUTIVE PER GLI INTERVENTI
PREMESSA
INDAGINI PRELIMINARI
In riferimento alle metodiche d’intervento indicate nella schedatura di progetto, si
riportano in forma analitica le procedure ed i materiali da impiegare nella esecuzione di
ogni singola operazione sui manufatti.
Stratigrafia: la metodologia analitica da impiegare si avvale in primo luogo di sondaggi
stratigrafici modulari (con utilizzo di strumenti manuali) attraverso la selezione delle
patine sovrapposte, in secondo luogo tramite la comprensione delle effettive componenti
dei singoli materiali, il riconoscimento e la differenziazione degli stessi. Le tassellature da
condurre sugli strati pittorici vengono effettuate, riquadrando le prove di descialbo con
dei campioni di dimensioni modulari, consecutivi (dallo strato superiore visibile pellicola
pittorica, allo strato inferiore), questo metodo di caratterizzazione consente di delineare
con una certa precisione l’uniformità dei supporti preparatori, e delle stesure pittoriche
superficiali.
L’ordine di approfondimento si dettaglia durante l’esecuzione e contemporaneamente
alla lettura dei risultati, secondo una metodologia che selezionando ed eliminando le
patine non di pregio, interviene nella scopertura diretta dei veri caratteri decorativi.
Tali indicazioni, il cui scopo è quello di approfondire le indicazioni tecnico-esecutive degli
interventi di conservazione, verranno sottoposte al vaglio dell’Ispettore di zona della
competente Soprintendenza, al fine di coordinare gli interventi in sede di esecuzione dei
lavori.
La scelta delle metodologie operative e dei materiali utilizzati, sarà indicata dalla D.L e
Soprintendenza, a seguito dell'esecuzione di appositi campioni che saranno predisposti
preliminarmente a tutte le attività di conservazione, da un Restauratore qualificato,
secondo normativa vigente, e dalla valutazione delle schede tecniche e di sicurezza dei
prodotti.
Videoendoscopia: l’indagine videoendoscopica consiste nell’inserimento di
microtelecamera all’interno di fessure o fori già predisposti per analisi visiva diretta di
realtà altrimenti non verificabili. La microcamera, con diametro massimo di 4 mm, è
collegata ad un cavo in fibra ottica di lunghezza variabile con registrazione dati su
supporto digitale.
É utile per documentare le caratteristiche morfologiche e compositive di strutture non
direttamente osservabili come murature, opere artistiche, solai, travi, fondazioni, fori di
sondaggio e similari.
Analisi di un materiale dipinto o coperto da pellicole secondo le tecniche della norma
UNI 10945:2001: microscopia in luce riflessa (RLOM) e in luce ultravioletta (UVOM) su
preparato in sezione lucida NorMaL 14/83 con analisi diretta su tutti gli strati con: 1)
microscopio elettronico ESEM- 2) microsonda elettronica (EDS) e 3)
microspettrofotometro all’infrarosso (FTIRM). Le analisi documentano in dettaglio:
pigmenti e leganti dei vari strati pittorici, compresi successione stratigrafica, spessore,
ridipinture, preparazioni, interventi di restauro e fenomeni d’alterazione ed
invecchiamento.
Studio petrografico quantitativo di una malta al microscopio polarizzatore (MPOM) su
preparato in sezione sottile secondo UNI11176:2006. L’analisi permette la classificazione
dell’impasto, la caratterizzazione degli aggregati e del legante, la determinazione delle
caratteristiche micromorfologiche, granulometriche, porosimetriche, eventualmente
l’individuazione della zona di provenienza degli aggregati e la valutazione dello stato di
conservazione
Dosaggio di solfati, nitrati e cloruri mediante cromatografia ionica.
COMPONENTI: MATERIALI LAPIDEI NATURALI ED ARTIFICIALI (pietra, marmo,
granito, travertino, porfido, cemento, intonaco di calce etc.)
Le puliture a secco e meccanico manuali, sono operazioni effettuabili per rimuovere
strati di deposito di natura crostosa, es. vecchie stuccature debordanti, residui delle malte
di allettamento, incrostazioni biologiche, ridipinture non originali, rimozioni di elementi
metallici, lignei, incongrui; vengono eseguite con l’ausilio di un’ampia strumentazione
manuale e/o meccanica in relazione alla tipologia del supporto, (spessore, composizione,
granulometria) e all’area d’interesse (materiali lapidei intonaci di rinzaffo, arriccio,
finitura, etc.); gli strumenti comunemente utilizzati sono scalpelli manuali, spatole,
bisturi, raschietti a lama fissa e/o intercambiabile, scalpelli pneumatici, vibro incisori,
microsabbiatura, strumentazioni elettriche, microfrese etc.. ..
I trattamenti di disinfezione da organismi biodeteriogeni autotrofi e/o eterotrofi sono
operazioni effettuabili allo scopo di eliminare attacchi in atto presenti sulle superfici o nei
livelli immediatamente più profondi e prevenirne il successivo sviluppo. L'intervento, che
verrà realizzato in diverse fasi secondo una programmazione temporale stabilita a seguito
dei test preliminari e secondo le indicazioni della D.L. e Soprintendenza, prevede una fase
preliminare di applicazione a spruzzo di soluzione biocida che dovrà permanere "in loco"
per la durata di una settimana, al termine della quale si dovrà eventualmente ripetere il
trattamento con il prodotto medesimo o il prodotto ritenuto più idoneo a seguito della
campionatura preliminare, ma con diverse modalità di applicazione che prevedano anche
l’uso di impacchi con una permanenza sui materiali diversa rispetto al trattamento
eseguito a spruzzo, o a pennello.
Tale attività dovrà comunque essere preceduta dalla riduzione dello spessore dei depositi
crostosi con mezzi meccanico manuali. Il completamento della disinfezione, comprende
anche ripetuti lavaggi acquosi a bassa pressione coadiuvati dalla pulitura meccanico
manuale esercitata dall’impiego di spazzolini in setola artificiale e/o naturale, e successivo
abbondante risciacquo delle superfici precedentemente trattate con biocida.
Le puliture chimiche, il trattamento di disinfestazione, l’estrazione dei sali solubili
Le puliture chimiche ed i trattamenti di disinfestazione vengono utilizzati per la rimozione
di patine coerenti, dovute essenzialmente ad attacchi biologici, deposizioni particellari di
inquinanti, sovrapposizioni di pitture con leganti inorganici, organici, strati di scialbo di
calce, ossalati, croste nere.
Le soluzioni che vengono preparate in loco, sono di natura complessate, acide neutre o
basiche (PH 5> 9) in relazione alla morfologia del materiale da rimuovere.
PULITURE AD IMPACCO PER L’ASPORTAZIONE DI DEPOSITO PULVEROLENTO (depositi
carboniosi)
La formulazione dell’impacco potrà prevedere l’uso di sola acqua distillata e/o new des,
e/o carbonato o bicarbonato di ammonio, per tempi di contatto brevi e con sostanza
attiva in opportuna diluizione(5-10% fino a saturazione); la caratteristica di questi
impacchi è l’impiego di un supportante che abbia un basso spessore (pochi millimetri) che
veicoli perciò poche quantità sul supporto. Si utilizzerà quindi della silice con
granulometria pari a 800-1000 mash o della polpa di cellulosa a macinazione finissima
(00-200) addizionata sepiolite. Ad avvenuta solubilizzazione dei depositi sarà rimosso
l’impacco e pulito il materiale con l’ausilio di spugne e spazzolini morbidi.
L’uso di Agar art per la rimozione di leggeri strati di deposito pulverulento nei materiali
porosi e/o con trattamenti superficiali, rappresenta una valida alternativa alle consolidate
puliture di particellato incoerente soprattutto in situazioni in cui i manufatti siano posti
verticalmente e/o siano tridimensionali.
Questo gel rigido costituito da Agar-agar (prodotto naturale) un polisaccaride complesso
ad alto peso molecolare (100.000 – 150.000) estratto da alghe rosse della famiglia delle
Rodoficee (specie gelidum e gracilaria) oltre ad essere molto selettivo nel rilascio del
liquido solvente sulle superfici, ha la caratteristica di trattenere al suo interno il materiale
solubilizzato. La polvere di agar art viene aggiunta alla soluzione acquosa in percentuale
variabile tra lo 0,5 ed il 5% e poi si porta ad ebollizione per 6 minuti, tenendo tutto sotto
agitazione. Quindi si lascia raffreddare e si ottiene il gel che può esser liquefatto per
riscaldamento. Esso può essere appoggiato sulle superfici con l’effetto di umidificare
limitando però il rilascio d’acqua; oppure distribuito con un pennello ancora caldo. In
questo modo il gel che si forma segue perfettamente le scabrosità della superficie, e
assorbendo lo sporco idrosolubile, risulta particolarmente utile per la pulitura di oggetti
tridimensionali. La soluzione può contenere chelanti come citrato e EDTA, oppure
tensioattivi.
PULITURE AD IMPACCO PER LA RIMOZIONE DI FISSATIVI, VERNICI O SOSTANZE
ORGANICHE (prodotti proteici, resine, cere etc.)
La preparazione della miscela pulente avviene con l’impiego di ispessente (pasta di
cellulosa a macinazione media Arbocel 200 e Sepiolite in rapporto 1 a 1) e carbonato di
ammonio al 25% (soluzione satura e acqua deionizzata in rapporto 1 a 2) e deve produrre
un impacco malleabile e morbido in modo da permettere l’applicazione sulle superfici
interessate senza cadute e percolazioni di liquido. La permanenza sulle superfici può
oscillare dai 30 minuti ai 60 minuti e può essere reiterata. La rifinitura con solventi
organici quali acetone, metilchetone, white spirit, e/o ligroina deve avvenire o
completamento del primo ciclo di applicazione dell’impacco, o tra i vari impacchi.
PULITURE AD IMPACCO PER LA RIMOZIONE DI INCROSTAZIONI INORGANICHE (ossalati,
concrezioni di carbonato di calcio)
Questi impacchi possono essere eseguiti con l’impiego di AB 57 (formulazione ICR) con
una diluizione al 5-10% in acqua deionizzata per tempi di contatto medio lunghi (oltre i 15
minuti) ed in base alle condizioni di temperatura ed umidità, dopo l’applicazione
dell’impacco si provvede a sigillarlo con fogli di polietilene. Anche questi impacchi, dopo l’
avvenuta solubilizzazione dei depositi verranno rimossi, e pulito il materiale con l’ausilio
di spugne e spazzolini morbidi.
PULITURE AD IMPACCO PER DISINFESTAZIONE (infestazioni di natura biologica, fenomeni
algali, ciano batteri, funghi muffe)
L’uso di impacchi acquosi con sostanza attiva a base di sali di ammonio quaternario,
composti dello stagno (nuove formulazioni secondo N.CEE), fluorurati, etc.(BIOTIN T,
PREVENTOL R 80, BENZALCONIO CLORURO, NEW DES 50) realizzati con pasta cellulosica a
macinazione medio/grossa (Arbocell 200 – 1000) con tempi di contatto lunghi (1-3 giorni),
e basse concentrazioni di soluto (1>3%) risulta funzionale alla riduzione dei fenomeni
biotici; infatti la bassa concentrazione del sale nella soluzione associata ad un prolungato
periodo di permanenza sul supporto, consente una selezione più accurata delle
colonizzazioni presenti oltre a favorire la possibilità di reiterare l’intervento senza
apportare grosse quantità di sostanza attiva all’interno delle superfici. La successiva
rimozione dell’ impacco, potrà essere condotta dapprima rimuovendo manualmente il
supportante e poi per mezzo di idro lavaggi acquosi a bassa pressione.
I parametri ambientali più favorevoli per questi tipi di intervento sono di una T di 10°- 20 °
C e di un’umidità relativa tendente alla percentuale del 50%.
PULITURE AD IMPACCO PER L’ESTRAZIONE DEI SALI SOLUBILI
L’estrazione dei sali solubili (nitrati, cloruri, solfati etc…) con l’utilizzo di impacchi
adsorbenti di acqua distillata in adatto ispessente o supportante, potrà essere eseguita
con tempi di contatto stabiliti a seguito di campionature preliminari e verrà ripetuta più
volte avendo cura di non veicolare la trasmigrazione dei sali all’interno dei materiali; a tal
fine la scelta del supportante (polpa di cellulosa, sepiolite etc…) sarà determinata dal
grado di assorbimento della superficie e dalle specifiche condizioni ambientali. La
granulometria dell’impacco potrà variare in funzione del supportante prescelto ed avere
caratteristiche di medio alta bagnabilità del supporto. La rimozione dell’impacco dalla
superficie dovrà avvenire solo a seguito dell’asciugatura dello stesso. I parametri
ambientali più favorevoli per questi tipi di intervento sono di una T di 15 °- 20° C e di
un’umidità relativa tendente alla percentuale del 50%.
I consolidamenti della matrice cementante sono delle operazioni indispensabili per
ricreare un’adesione tra i minerali che compongono il materiale; questa operazione oltre
a consolidare i supporti potrà prevenire eventuali fenomeni di idrolisi. Il consolidamento,
potrà essere realizzato con soluzioni di silicato di etile, steso a pennello fino a saturazione
del supporto.
La procedura applicativa si attua per mezzo di ripetuti passaggi di soluzione ed altri di solo
solvente in cui è stato disciolto il silicato di etile.(es. ESTEL 1000 SILICATO DI ETILE PHASE
etc…).Si potranno eseguire soluzioni con concentrazioni crescenti del soluto consentendo
una maggiore penetrazione sui supporti, la quale dovrà comunque essere eseguita
nell’arco delle 6/10 ore dall’inizio delle attività e lasciata agire per almeno 20 giorni, senza
che i materiali trattati possano essere bagnati dalle acque meteoriche.
I parametri ambientali più favorevoli per questo tipo di intervento consolidante sono di
una T di 20°- 25 ° C e di un’umidità relativa tendente alla percentuale del 50%.
I consolidamenti intra strato hanno la funzione di ricreare all’interno dell’elemento
incoerente, distaccato, fessurato e/o pericolante la coesione con il supporto preparatorio
esso sia l’intonachino, l’arriccio, il rinzaffo. I consolidamenti devono inoltre avere la
caratteristica di essere applicati in modo da far penetrare profondamente il materiale
iniettabile, per evitare di formare una crosta consolidata sul materiale incoerente. La
metodica operativa per ottenere un intervento efficace può essere così condotta:
si eseguono dei fori del diametro di 2-5 mm, distanziati nelle aree dove l’adesione è
maggiore, ravvicinati in quelle maggiormente distaccate; si aspira la polvere prodotta
dalla percussione prodotta durante l’operazione di foratura, e si prosegue iniettando una
soluzione acquosa (acqua + alcool etilico in rapporto 1:1) in grado di creare dei canali
nella parte retrostante, oltre a verificare tramite la percolazione eventuali fuoriuscite
attraverso fessurazioni crepe craqueler dell’intonaco.
Preliminarmente è opportuno sigillare le discontinuità, in tal modo la miscela iniettabile
percolerà esclusivamente all’interno degli interstizi e delle sacche di distacco. Per
eseguire l’operazione di stuccatura si preparerà un impasto di calce aerea e aggregati
dello stesso tipo di quelli che costituiscono l’ultimo strato dell’intonaco superficiale. La
miscela iniettabile in questo caso sarà composta da una maltina da iniezione di tipo
idraulico per intonaci, composta da calce idraulica polvere di marmo, pomice , pozzolana
fluidificanti e tensioattivi.
La stuccatura, delle fessurazioni e delle crepe superficiali e profonde, e delle mancanze
degli elementi lapidei naturali ed artificiali è un’operazione necessaria a proteggere la
struttura dall’aggressione derivante degli agenti atmosferici, oltre a garantire la stesura di
un protettivo superficiale senza dislivelli di materiale che ne pregiudicherebbero l’effetto
e la durata.
Inoltre l’operazione di stuccatura deve essere eseguita con sostanze il più possibile simili
a quelle esistenti, per composizione, rapporti, numero di strati, spessori, questo per
consentire di ristabilire oltre ai caratteri materici della superficie, anche la compressione
dei fenomeni climatici in cui è inserito il manufatto. Pertanto la procedura di ricostruzione
a partire dallo strato di sottofondo per arrivare allo strato di finitura potrà essere
condotta seguendo le metodiche qui elencate.
La preparazione del sottofondo (rinzaffo-arriccio), previa l’operazione di eliminazione dei
residui incoerenti e la bagnatura del supporto, verrà eseguita con un impasto di calce
aerea e/o idraulica e sabbia di fiume vagliata e lavata in rapporto 1:3.
Il rapporto legante inerte è da stabilirsi comunque in relazione al grado di coesione
strutturale che è necessario ottenere nelle aree lacunose e alla tipologia dei materiali da
trattare (es. elementi lapidei naturali: legante idraulico - elementi lapidei artificiali :
legante aereo o aereo e idraulico)
La preparazione degli strati di finitura previa l’operazione di bagnatura del sottofondo,
verrà eseguita con un impasti di calce aerea e/o idraulica e sabbia di fiume vagliata e/o
polvere di marmo in rapporto 1:2.
La tipologia dei materiali impiegati per la realizzazione delle malte (spessore, tipo di inerti
granulometria dell’impasto, tipologia del legante, eventuali additivi acrilici, trattamento
superficiale etc.. variano in funzione delle zone di applicazione, mentre il gradiente
termico da rispettare nell’esecuzione delle ricostruzioni è compreso tra + 5° C - +25°C.
NOTA: Per la realizzazione dell’intonaco macroporoso la metodologia assunta riprodurrà
la sequenza sopra elencata, con la variante rappresentata dall’impiego di coccio pesto,
come carica deumidificante, e sabbia vagliata per gli strati profondi addizionati a calce
aerea; mentre per gli strati superficiali si potrà utilizzare un impasto di sabbia vagliata e/o
polvere di marmo e calce aerea.
L’intonaco di sacrifico sarà realizzato in un unico strato costituito da sabbia di fiume
vagliata e calce aerea.
Consolidamento fratturazioni e distacchi di elementi lapidei
Si tratta di una operazione eseguibile sui manufatti lapidei che presentano distacco di
frammenti o parti pericolanti di dimensioni limitate la cui mancanza di adesione provochi
rischio di crollo o difficoltà di ricollocamento nella posizione corretta, viene eseguita con
la pulitura e preparazione delle interfacce che per mezzo di una resina epossidica
bicomponente, vengono ricollocate e fatte aderire all’elemento originario; negli elementi
il cui peso e dimensione richiedano l’uso di imperniature, le operazioni di inserimento
degli elementi in vetro resina, acciaio, o titanio verranno condotti seguendo sia le
operazioni elencate nelle fasi di consolidamento che quelle relative alla preparazione
delle sedi in cui verranno adattati i perni.
I materiali da impiegare dovranno essere resine epossidiche bicomponenti sia dense che
fluide ed eventualmente caricate con materiali inerti tipo silice micronizzata etc.
Il gradiente termico da rispettare nell’esecuzione degli incollaggi è tra + 5° C +28°.
“Scuci-cuci" della muratura
L'intervento è volto al ripristino della continuità muraria originaria. È dunque prevista la
rimozione degli elementi lapidei e/o in pietrame sconnessi e delle vecchie malte in
corrispondenza delle porzioni murarie che presentino fenomeni di degrado, in particolare
fessurazioni e fessure. Fanno seguito un'accurata pulitura delle superfici di contatto e la
posa in opera degli elementi puliti con malte di allettamento a base di calce idraulica ed
inerti selezionati. Eventuali elementi lapidei o in pietrame la cui funzionalità è
compromessa, saranno sostituiti con elementi nuovi analoghi.
La velatura cromatica degli apparati architettonici ai silicati e/o silossanici, permette al
supporto su cui viene applicata, di traspirare naturalmente. Queste tipologie di pitture
hanno la proprietà di ancorare perfettamente su supporti d’intonaco a base di calce e
sabbia, calce cemento e sabbia o cemento e sabbia. E’ importante sottolineare altresì la
differenza tra la pittura ai silicati e quella ai silossani, questo ai fini della stesura su
supporti di grande scala. La prima, il silicato, percettivamente è molto simile ad una
pittura a calce ma operativamente non consente che si ottengano effetti di trasparenza
inoltre se non correttamente collegata in fase operativa nell’arco di una giornata,
potrebbe manifestare in modo visibile le giunzione tipiche di «giornata e/o pontata». La
seconda ampiamente utilizzata in contesti fortemente aggressivi dal punto di vista
climatico, rappresenta una valida alternativa per i nostri ambiti geografici, perché è più
durevole di un silicato, inoltre consente di ottenere diversificati effetti di trattamento
superficiale. Questo grazie alla possibilità data dalla sperimentazione delle nano
tecnologie, di lavorare con stesure coprenti e stesure trasparenti.
Per entrambi i materiali i parametri ambientali più favorevoli sono 15° C 25° C e come per
i protettivi finali, devono essere messi in opera su superfici esenti da sali solubili,
infestazioni biologiche etc. , asciutte e non assolate.
La protezione finale potrà essere eseguita nelle superficie esterne per conferire
durabilità, idrorepellenza e buona resistenza all’invecchiamento (contenuta alterazione
cromatica causata dall’esposizione agli U.V) alle superfici trattate, oltre a consolidare la
matrice carbonatica e/o silicea dei materiali lapidei naturali e/o artificiali.
Questa operazione funzionale alle superfici soggette agli agenti atmosferici, deve essere
condotta secondo i gradienti termici di riferimento 15° C 25° C , su superfici non assolate
ed asciutte, con l’utilizzo di strumentazioni a pennello o spruzzo per due o tre trattamenti
sino a rifiuto; se l’operazione viene condotta con l’ausilio dello spruzzo il diametro
dell’ugello e la pressione dello spruzzo devono essere scelti in relazione all’effetto di
impregnamento superficiale, evitando fenomeni di nebulizzazione dell’agente sulla
superficie.
La pressione di messa in opera deve essere bassa e aggirarsi intorno a 0,5 – 0,7 bar. Il
prodotto utilizzabile deve avere composizione silossanica.
Cucitura delle fessure di elementi verticali in pietra artificiale
In presenza di fessure di elementi verticali in pietra artificiale, è necessario intervenire
con una cucitura dell'elemento lapideo. La cucitura avviene con pernetti in acciaio inox
inseriti all'interno di fori di piccolo diametro eseguiti ortogonalmente alla fessura.
L'intervento consente di contenere le dilatazioni trasversali e impedire così un ulteriore
aggravio del comportamento statico dell’elemento.
ESTEL 1100, BSR 80/7, SIGMA, SILO 111,HYDROPHASE PLUS
Nota: Per quanto attiene alla possibilità di ottenere una buona azione curativa e
preventiva nel controllo della microflora, è possibile ipotizzare l’impiego di una soluzione
specifica. ALGOPHASE.
COMPONENTI: ELEMENTI METALLICI
Reintegrazione / ritocco pittorico delle lettere mancanti nelle lapidi
Laddove le iscrizioni presentino l’assenza parziale o totale della componente cromatica, la
ricostruzione potrà essere condotta con velature sottotono e a diretto contatto con la
materia litica, da eseguirsi con l’impiego di pigmenti inorganici e resine acriliche sciolte in
opportuno solvente, previo campionamento per stabilire il tipo di prodotto, le percentuali
di diluizione, la tg e gli indici di riflessione alla luce e all’invecchiamento.
I metalli una volta esposti agli agenti ambientali, sono soggetti a fenomeni degenerativi
che consistono nella tendenza a ripristinare la forma ossidata, che è quella nella quale
sono naturalmente stabili, attraverso la formazione di patine. Queste possono essere
protettive o, al contrario, porose e solubili nel qual caso il degrado delle superfici
progredisce con sempre maggiore intensità, sino ad arrivare, talvolta alla dissoluzione
dello stesso. E’ tuttavia necessario distinguere tra i vari tipi di metallo, in quanto ad
ognuno di essi corrisponde una casistica degenerativa diversa, che in qualche caso si
riduce esclusivamente ad alterazioni di tipo cromatico o alla formazione di patine stabili.
Alcuni metalli, infatti, pur essendo soggetti alla corrosione, reagiscono all’ambiente con
fenomeni di auto protezione (rame, stagno, zinco, alluminio, piombo) per cui si forma uno
strato superficiale che isola il sub strato metallico e ne impedisce l’ulteriore
deterioramento. Invece, tutte le opere in materiale ferroso dolce che producono la
cosiddetta “ruggine”, devono essere assolutamente protette, per difendere il metallo,
oltre che dall’azione dell’umidità, anche dalle sostanze che mostrano un’aggressività
specifica nei confronti di questo materiale. Anche il bronzo è vulnerabile agli agenti
atmosferici inquinanti e alle piogge acide, e necessita pertanto di una manutenzione
periodica per il trattamento delle tipiche patine “zebrate” le cui striature corrispondono
alle vie preferenziali dell’acqua. Tuttavia, anche in questo caso è possibile che si sia
formata una patina mineralizzata compatta, che dopo l’iniziale crescita ha stabilizzato la
superficie inibendo i nuovi cambiamenti.
La pulitura e la protezione dei metalli, manufatti in rame e sue leghe, può essere operata
con diverse strumentazioni manuali, o agenti chimici il cui scopo risulta quello di
eliminare lo sporco e i prodotti di corrosione concrezionati sulla superficie. Per
l’eliminazione delle macchie, delle colature e delle incrostazioni di spessore contenuto,
principalmente dovute ai sali di rame e ai carbonati giacenti sulle patine, si potranno
utilizzare previo campionamento da sottoporre a D.L. e Soprintendenza, soluzioni o
sospensioni di sali di Rochelle, agenti chelanti EDTA tetrasodico, e resine a scambio
ionico.
Nei casi in cui vi siano incrostazioni spesse che impediscano ai solventi di agire a fondo si
possono impiegare strumenti meccanici, sia manuali che a percussione pneumatica, che
consentono di staccare e /o assottigliare le croste senza intaccare le sottostanti patine
meno porose, aderenti al metallo, che restano quindi conservate.
La pulitura e la protezione dei metalli, manufatti in ferro dolce, ghisa, acciaio, può essere
condotta a a seconda dei casi, con mezzi manuali o meccanici e/o sabbiatura di
precisione, o agenti tixotropici. Il ciclo di protezione, generalmente comprende un
trattamento anticorrosivo e la stesura di un film protettivo finale, anche se esistono in
commercio prodotti in grado, in una sola mano, di assolvere ad entrambe le funzioni.
In particolare per i serramenti in acciaio la metodica d’intervento risulta la seguente:
Smontaggio
Puliture a secco e meccanico manuali
Trattamento passivante e convertitore
Revisione di maniglie, serrature e ferramenta compresa l'integrazione e la sostituzione
delle esistenti non più efficienti
Verifica delle vetrate
Protezioni
INCRAL 44, BENZOTRIAZZOLO, CERA MICROCRISTALLINA CV80, CERA RESWAX WH, ACIDO
TANNICO, RESINE ACRILICHE.
COMPONENTI: ELEMENTI LIGNEI
Talvolta è necessario rimuovere dalla superficie dei manufatti lignei, le finiture protettive
superficiali, costituite da pellicole continue, opache o trasparenti, ottenute mediante la
stesura di resine, oli, naturali o di sintesi, pigmenti e cariche allo scopo di rinnovarle,
soprattutto quando il loro degrado è tale da non consentire di realizzare solo una ripresa.
Grazie all'applicazione sistematica dei metodi innovativi della chimica organica degli
ultimi anni, le operazioni di pulitura hanno assunto un approccio scientifico. Attraverso il
Test di Solubilità è possibile scegliere il livello di pulitura ottimale, i solventi più specifici al
caso sia per tossicità sia per polarità ma anche valutare il mantenimento o la rimozione
della vernice e/o della strutture protettive. In un panorama di interventi ciclici, questa
prospettiva non può che essere considerata come l’atteggiamento metodologicamente
più efficiente per la conoscenza e conservazione del manufatto. Solo a seguito degli esiti
derivanti dai test di Feller, Wolbers, Cremonesi saranno progettate ed avviate le
operazioni di pulitura ed i conseguenti interventi protettivi.
In particolare per i serramenti in legno la metodica d’intervento risulta la seguente:
Smontaggio
Rimozione di elementi successivi (ad es. pellicole adesive)
Pulitura meccanica con carta abrasiva
Trattamenti antitarlo e fungicida a pennello
Esecuzione di incalmi lignei ove necessario
Revisione di maniglie, serrature e ferramenta compresa l'integrazione e la sostituzione
delle esistenti non più efficienti
Verifica delle vetrate
Ritocchi e stuccature
Protezione con olio di lino o cera
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