numero 9 - Scuola di Ingegneria
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numero 9 - Scuola di Ingegneria
Notiziario dell’Associazione ex allievi della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa sommario Supplemento de “Il rintocco del Campano”, rassegna periodica dell’Associazione Laureati Ateneo Pisano numero 9 settembre 2008 pagina 2 An Italian-American partnership to promote economic growth pagina 5 pagina 7 Le vicissitudini della Torre di Pisa Studenti stranieri nella nostra facoltà pagina 11 I grandi Maestri: Lorenzo Poggi Editoriale Al via dal prossimo A.A. la nuova offerta didattica della Facoltà Emilio Vitale A 9 anni dall’attivazione della riforma “3+2” varata col DM509 del 1999, la Facoltà di Ingegneria di Pisa è ancora una volta fra le prime a varare, a partire dall’A.A. 2008-2009, i nuovi Corsi di Studio riformati ai sensi del DM 270 del 2004. Si tratta di una revisione non superficiale dell’impostazione del 1999, dalla quale si attende un notevole miglioramento della qualità degli studi e, soprattutto, dell’adeguatezza dei percorsi formativi alle richieste del mercato del lavoro. Vediamo di comprenderne gli aspetti più significativi. Innanzitutto va sottolineato che il lavoro di revisione è stato lungo e meticoloso: la Facoltà ha iniziato il lavoro di revisione dei piani di studio dei propri corsi di laurea triennali e specialistici già nel 2005, a breve distanza, quindi, dall’approvazione del DM 270 del novembre 2004. Questo lavoro è stato intrapreso attraverso un nuovo modello di coordinamento fra i Corsi di Studio, che ha portato a condividere, per la formulazione della nuova offerta, importanti obiettivi di fondo, messi a punto anche sulla base della discussione, avvenuta a livello nazionale, sui risultati della riforma introdotta col DM509 1999, in particolare nel campo degli studi di ingegneria. Per attuare la riforma, si è partiti dalla messa a fuoco dei “punti di forza”, direi tradizionali, della Facoltà: segue a pagina 2… Un ricordo del Prof. Lucio Lazzarino nel decimo anniversario della scomparsa I nostri studenti e le lingue Santo Francesco Bordone, [email protected] Il Prof. Lucio Lazzarino si spense a Pisa il 1 giugno 1998. Chi era Lucio Lazzarino? I meno giovani tra noi ricordano il Professore di Costruzioni di Macchine, il Preside che per 23 anni consecutivi gestì, trasformò e sviluppò la facoltà di ingegneria di Pisa, ed il grande manager. Sì, perché il Prof. Lazzarino fu oltre che l’accademico e l’ingegnere uno di quei manager che il mondo industriale ci invidiava. I più giovani ne conoscono “la leggenda”. Nel decimo anniversario della sua scomparsa, ingegneria a pisa desidera rendere omaggio Il Prof. Manna, il M.co Rettore Prof. Guerrini ed il Prof. Lazzarino. alla sua memoria pubblicando un intervento che il Prof. Lazzarino, ingegneri, non gli unici, che nel ma industriale italiano che il Prof. già professore emerito, tenne nel- mondo accademico e nell’indu- Lazzarino aveva già in quegli anni l’aula magna della nostra facoltà il stria, hanno fatto la storia del- quando molti di noi, anche in po23 settembre 1993. l’ingegneria italiana ma anche sizioni di responsabilità, non ce ne Chi scrive ha riletto con com- perché condivide l’amarezza delle rendevamo ancora completamenmozione la testimonianza, non previsioni e dei commenti finali. te conto. soltanto perché ha ripercorso una Desidera sottolineare la visione La testimonianza del Prof. Lazzaparte della storia della nostra fa- purtroppo negativa e certamente rino è riportata nella pagina 3 del coltà ed ha rivisto i nomi di tanti profetica dello sviluppo del siste- giornale. Mi capita di leggere sui principali quotidiani le frequenti inserzioni di un importante ente internazionale, l’ EPO (European Patent Office) che ricerca giovani ingegneri e scientist appartenenti alla Comunità Europea, disposti a lavorare nelle sedi Europee del EPO, Monaco, L’Aia, Berlino, Vienna, con condizioni eccezionalmente buone e con prospettive di lavoro interessanti. Ma tra i requisiti richiesti c’è la conoscenza (buona? di lavoro?) di due delle tre lingue di lavoro della Organizzazione e l’impegno ad imparare la terza entro il primo anno dalla assunzione. Le lingue di lavoro sono l’inglese, il francese ed il tedesco. La lettura di queste inserzioni mi porta a riflettere sulle difficoltà che incontrano i nostri giovani, e spesso anche i non giovani ingegneri, che a fronte di una preparazione tecnica che li pone ai primi posti nell’arena competitiva europea, si trovano spesso in condizioni di notevole svantaggio linguistico rispetto ai colleghi europei. Non c’è dubbio che per un giovane tedesco, o inglese o francese, la condizione di accettabilità e l’esame di ammissione si riducono alla conoscenza di una lingua oltre alla lingua madre. Mi risulta, ma non ho dati e informazioni recenti, che questa situazione di non competitività valida non soltanto per accedere a questo o ad altri enti internazionali, ma che ormai interessa tutta la gestione degli affari che vanno al di fuori dei confini nazionali, preoccupa le nostre autorità a tutti i livelli, ma ovviamente non è facile acquisire privilegi che sono già di altri (insistere che lingua di lavoro sia anche l’italiano?) e che creerebbero una reazione a catena di altre lingue aspiranti al privilegio (perché non lo spagnolo?). D’altra parte anche l’utilizzo di una accettata lingua di lavoro universale, quale è ormai l’inglese, mette anche i nostri migliori manager che la conoscono bene (molto bene si può dire soltanto per la lingua madre) in condizioni di, seppur modesto, svantaggio competitivo nei confronti dei loro colleghi o della loro controparte anglosassoni che… giocano in casa. segue a pagina 6… . Un francese in Toscana ruba il calore alla terra Sergio Romano, [email protected] LO SAPEVATE ? IO NO ! Ed è per questo che ho letto con interesse il breve articolo dell’ Ambasciatore Sergio Romano, ed ho ritenuto riproponendolo di fare cosa gradita a quei (pochi?) lettori del giornale che non conoscono le origini di Larderello. Il Prof. Romano da me interpellato ha concesso l’autorizzazione alla riproduzione del pezzo che era comparso nella sua rubrica del Corriere delle Sera del 23.03.08.Per quanto sia superfluo, ricordo che il Prof. Romano è stato Ambasciatore della Repubblica Italiana a Mosca, ed è un noto storico, scrittore e giornalista. SFB In Italia la geotermia è legata al nome di un geniale ingegnere francese, François Jacques de Larderel, che giunse a Livorno verso la fine del Settecento e seppe sfruttare il vapore che si sprigiona dai lagoni o soffioni boraciferi della Toscana. Per estrarre l’acido borico dai fanghi naturali di una zona della provincia di Pisa, nel comune di Pomarance, riuscì a imbrigliare il calore naturale e a servirsene per l’alimentazione delle caldaie. Fu un imprenditore, ancor prima che un inventore, e accumulò una considerevole fortuna. Italianizzò il suo nome (Francesco Giacomo), aggiunse al cognome la particella nobiliare «de» e divenne infine, grazie al Granduca Leopoldo II, conte di Montecerboli, dal nome del comune dove aveva fatto i suoi primi esperimenti. Non basta. In omaggio all’ingegnere francese divenuto toscano, il granduca volle che la zona in cui era sorto il primo stabilimento si chiamasse Larderello. Ammirato e nobilitato, Larderelle finì per imparentarsi, sia pure alla lontana, con i Savoia quando una nipote sposò un figlio naturale di Vittorio Emanuele II. Nel suo libro sulle diverse fonti di energia Leonardo Maugeri ricorda che a Larderello ebbe luogo nel 1904, per iniziativa di Piero Ginori Conti, il primo esperimento per la produzione di energia elettrica da fonte geotermica e che qui fu costruita nel 1913 la prima centrale geotermoelettrica «propriamente detta, attrezzata con una turbina da 250 kw». Qualche tempo fa mi capitò di sorvolare la zona in elicottero e di constatare che i grandi comignoli sormontati da un pennacchio di fumo bianco s’inseriscono perfettamente nel paesaggio toscano e danno alla zona un carattere fiabesco. I soffioni di Larderello sono soltanto una delle molte fonti di calore che emergono dalla superficie terrestre e di cui l’uomo si serve sin dall’antichità, anche per fini terapeutici. Per farne uso su larga scala,tuttavia, occorre scendere a maggiore profondità e individuare giacimenti importanti. Maugeri ricorda che la temperatura del sottosuolo aumenta mediamente di 25-30 °C ogni chilometro. I problemi, a questo punto, sono sostanzialmente due: na buona conoscenza geologica del sottosuolo e tecnologie ancora più avanzate di quelle che sono state realizzate per la ricerca degli idrocarburi. La geologia ha fatto grandi progressi e la tecnologia ne farà certamente altrettanti. Ma credo che tutto dipenda in ultima analisi dal prezzo e dalla disponibilità delle fonti di energia di cui ci serviamo attualmente. Sfrutteremo il sottosuolo, in altre parole, soltanto quando le altre fonti di energia diventeranno scarse e ancora più costose di quanto già non siano. . Santo Francesco Bordone [email protected] An Italian-American Partnership to promote economic growth Ronald P. Spogli, U.S. Ambassador to Italy Ingegneria a Pisa è lieta ed orgogliosa di annoverare tra i suoi articolisti l’Ambasciatore degli Stati Uniti di America a Roma, Ronald P. Spogli, che ci ha inviato il seguente articolo in occasione della istituzione delle borse di studio Fulbright-BEST, sponsorizzate con la Regione Toscana. ingegneria a pisa ringrazia Mr. Spogli e si augura di avere, in futuro, altre occasioni per la sua collaborazione. SFB Nearly two years ago, I launched the Partnership for Growth, an effort by the U.S. Mission in Italy to stimulate economic dynamism in Italy. You may wonder why the U.S. Ambassador should be concerned about economic growth in Italy. Well, simply put, it is in our enlightened self interest to see Italy grow. In the post-war era, the United States has had no better ally than Italy. Unfortunately, in the new millennium, Italy’s average annual GDP growth rate has been less than one percent. We risk a future in which Italy has the experience, but not the resources to join us to address the issues of the day. The objective of the Partnership for Growth is to nurture the creation of a new venture ecosystem in Italy. We seek to turbo charge the process of moving from idea to a scalable product or company. In the United …segue dalla prima pagina Al via del prossimo A.A… •La serietà, e quindi la difficoltà, degli studi di Ingegneria a Pisa, pur allungando leggermente la durata degli studi rispetto alle medie nazionali, costituisce un elemento di Il personale universitario, gli studenti e gli ex-allievi possono inviare alla redazione contributi su: argomenti scientifici e didattici di interesse della Facoltà, testimonianze conferenze e convegni, notizie varie. e.mail: [email protected] Notiziario dell’Associazione ex allievi della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa Supplemento de “Il rintocco del Campano”, rassegna periodica dell’Associazione Laureati Ateneo Pisano Direttore responsabile: Guido Gelli Redazione: [email protected] Progetto grafico: studio van Boxel Autorizzazione del Tribunale di Pisa n.4 del 12/04/1972 e n.13 del 24/05/1991 States, hot spots of new product and new company creation center around research universities: Stanford and Berkeley anchor Silicon Valley; Duke, North Carolina State, and University of North Carolina at Chapel Hill make up the Research Triangle; and MIT and Harvard fuel the Route 128 tech corridor. A recent study by the Milken Institute, a California think-tank, found that fast-growth technology sectors are “determining which metropolitan areas are succeeding or failing.” The report indicates that high-tech activity could explain 65 percent of the difference in economic growth among various metropolitan regions in the United States during the 1990’s. And, it found, ‘’research centers and institutions are undisputedly the most important factor in incubating high-tech industries.’’ Obviously, simply having great research is not enough. The easy, informal relationship between U.S. universities and neighboring innovation centers is strengthened by many other factors in the new venture ecosystem. I would like to focus on two key points: 1) teaching entrepreneurship to science and engineering students; and 2) allowing the best and brightest Italian science and engineering students to experience U.S. innovation centers first-hand. While teaching entrepreneurship to scientists and engineers is an emerging idea in Italy, it is a well established and very successful practice in U.S. universities in innovation centers. But besides weaving entrepreneurship into the science and engineering curriculum, we believe it is important for young Italian innovators to become immersed in centers of innovation. There is simply no substitute for first hand experience. Through the Fulbright- BEST, we have sought to add another facet to the person-to-person bilateral relationship. FulbrightBEST is a six-month Silicon Valley immersion course. Some of Italy’s best young scientists and engineers compete for a chance to receive an academically rigorous crash course on entrepreneurship in Silicon Valley, followed by an internship in a high-growth company in his or her area of expertise. We began last year with five students and this year will expand to fifteen. Five of those fifteen are sponsored by the Tuscan region. Fulbright-BEST also includes an important mentoring component for returning participants (and yes, they all return to Italy, we require their return as part of the program). We want to make sure they return to a supportive network, the very network we are growing through the Partnership for Growth. Now let me provide the broader context of key Partnership for Growth objectives and our activities to achieve them: Our first focus is to move research to market. Italy has world renowned, cutting-edge research. However, this research is too rarely translated into commercial success. To help this situation, we have brought leading experts to Italy from top U.S. universities, Government institutions and industry to share their experience moving research and innovation out of the laboratory and into the marketplace. Our second focus is to grow risk capital markets: Italy has one of the highest savings rates in the western world, but little of that savings is invested in new, high-growth enterprises in Italy. To address this imbalance, we led a group of Italian angel investors to the United States and held several other initiatives. Since we launched the Partnership for Growth, early stage investment in Italy has increased by one hundred forty percent! Our third focus is to spur innovation by strengthening the intellectual property rights regime. As my good friend Mario Moretti Polegato likes to say, “an idea is worth more than a factory.” We have undertaken numerous activities with local and national government, law enforcement, and judicial authorities to underscore the protection of intellectual property rights. Our final goal is to create and promote Italian entrepreneurial role models. Many young Italians know that Steve Jobs founded Apple, Larry Page and Sergei Brinn founded Google, and that Howard Schultz created Starbucks coffee houses, but they do not know that Pierluigi Zappacosta and Giacomo Marini founded Logitech; Andrea Viterbi founded Qualcomm or that A.P. Giannini founded Bank of America and was an “angel investor” financing Walt Disney’s first featurelength cartoon, Snow White. After many meetings with young Italians, I found that unlike their American counterparts, young Italians lacked optimism. This was born out by a 2004 Pew Research Center survey that asked Italians and Americans the same question, “Does success depend on factors outside of your control?” Two out of three Americans responded, “no!” For us, success or failure is within our control; we are the masters of our fate. But two out of three Italians answered, “yes.” If you feel you are not in control of your own future, that you do not determine your own success, you will not be optimistic. So, we sought young, first generation Italian entrepreneurs, who could serve as role models and as a source of optimism and hope for other young Italians. It was not very difficult to find them. We then launched a video webchat series – something we call “Face2Face: Capturing Creativity.” In these programs, Italian entrepreneurs describe the entrepreneurial process – how to overcome obstacles, bureaucratic and otherwise, where to find financing, etc. They also take questions over the internet from students in universities around Italy, including Pisa. When a senior manager from Google headquarters called us last summer and suggested we do a business plan competition to complement Start Cup (a Bologna University initiative), we enthusiastically agreed. We launched the “Mind the Bridge” business plan competition in November with categories for high growth potential companies less than three years old as well as “proto-start-up.” In just four weeks, we obtained over 50 applications. The winners worked with mentors to polish their PowerPoint presentation and business plan before going to Silicon Valley the first week of April for meetings with venture capital investors and potential strategic partners. Finally, on April 15 we held a full day training session in Rome with all 50+ applicants. The day included meetings with the majority of Italy’s early stage investors. Earlier generations of Italian entrepreneurs build companies that carried their names and were meant to stay in the family forever. Italy now needs a generation of entrepreneurs, who build companies to sell on the stock market or a global player. This process will allow today’s entrepreneurs to build not one, but many companies, which will help contribute to the dynamism and strength of the Italian economy. valore aggiunto per i laureati della Facoltà, che godono di una indiscussa considerazione sul mercato del lavoro. •La Facoltà e i suoi corsi di studio costituiscono un polo di attrazione per studenti extra-regionali (il 34% degli immatricolati nel 2007); inoltre il punteggio medio conseguito al test di ingresso dagli studenti della Facoltà è sempre ai primi posti della classifica nazionale elaborata dal CISIA. •L’articolazione dell’offerta didattica in tredici Corsi di Studio Triennali, diciassette Corsi Specialistici e un Corso Specialistico a Ciclo unico risulta, sulla base di oggettive valutazioni, proporzionata alle risorse di strutture e di docenza e ben centrata sulle richieste ormai consolidate, o nettamente emergenti, del mercato del lavoro. •Il numero di immatricolati ai Corsi di Studio Triennali ha un andamento ormai consolidato, che indica per tutti un’elevata attrattività. Pur in tale quadro sostanzialmente positivo, la Facoltà ha ritento di co- gliere con tempestività le opportunità di miglioramento consentite dalla nuova disciplina, fissando per la riforma gli obiettivi di fondo di seguito sintetizzati: •il rafforzamento del sistema di orientamento in ingresso mediante, da un lato l’introduzione dell’obbligo del recupero degli OFA (Obblighi Formativi Aggiuntivi) prima dell’effettivo inserimento nei corsi, e dall’altro l’istituzione di attività didattiche propedeutiche e di recupero; •il rafforzamento della preparazione nelle discipline di base ed in quelle ingegneristiche di base, soprattutto nei curricula “metodologici” delle Lauree Triennali, cioè quelli progettati ai fini del proseguimento degli studi nelle Lauree Magistrali (che nella nuova normativa sostituiscono le vecchie “Specialistiche”); •la predisposizione di curricula professionalizzanti (progettati per l’inserimento diretto nel mondo del lavoro) solo sulla base di precise valutazioni di opportunità, riferite o all’andamento del mercato del lavo- ro nel settore specifico o alla presenza di convenzioni con aziende e/o associazioni di aziende interessate a determinate figure professionali; •la razionalizzazione dell’organizzazione dei corsi, anche attraverso una maggiore uniformità dei contenuti nei corsi di base e la limitazione dei corsi di indirizzo. Sono inoltre stati condivisi i seguenti punti: Per tutti i Corsi di Studio: •l’adozione di moduli didattici di peso omogeneo per tutti i corsi di studio, basati su multipli del fattore 3 (6, 9 e 12 Crediti Formativi Universitari - CFU) al fine di ottenere massima flessibilità e la possibilità di migliorare l’impegno delle strutture didattiche; •la rinuncia ad ogni eccessivo frazionamento delle attività didattiche (corsi curriculari con un minimo di 6 CFU e limitazione del numero di corsi integrati, in ogni caso limitati a due moduli didattici); Per le Lauree Triennali •adozione di 60 crediti comuni per Classe, senza ricorso alla definizio- ne di gruppi affini; •adozione di corsi di base nelle discipline matematiche e fisiche con contenuti e denominazioni uniformi, in modo da assicurare massima flessibilità e ampie possibilità di ottimizzazione dell’organizzazione didattica di questi corsi; •modalità di svolgimento e criteri generali di valutazione delle prove finali, sia nei curricula metodologici che in quelli professionalizzanti. Per le Lauree Magistrali: •adozione di una base metodologica comune per la verifica dei requisiti di ingresso, basati sull’accertamento del possesso dei necessari requisiti curriculari (come avveniva anche nel passato) ma anche del livello della preparazione personale. In conclusione, è al varo, dal prossimo A.A., una nuova organizzazione dei Corsi di Studio, più razionale, più fessibile, migliorata nei contenuti, che offrirà vantaggi tangibili sia ai circa 1500 studenti che annualmente si iscrivono alla Facoltà che ai circa 500 laureati che ogni anno avviamo verso il mondo del lavoro. . Testimonianza Lucio Lazzarino Il 5 novembre 1930, munito del prescritto patentino rilasciatomi dalla Facoltà di Scienze, entrai come studente nella Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri di Pisa; il 31.10.1988 lasciai questa Facoltà di Ingegneria perché collocato a riposo per limiti d’età. Salvo un breve periodo, trascorso in Piemonte ed in Lombardia durante la seconda guerra mondiale, sono stato sempre presente in questa Facoltà come studente, come assistente, come professore e, negli ultimi 23 anni, come preside. Posso quindi testimoniare dello sforzo, purtroppo inadeguato, che la Facoltà ha fatto in questi 58 anni per rispondere ai bisogni del paese, che in questo periodo ha completato la sua trasformazione da paese ad economia prevalentemente agricola a paese ad economia prevalentemente industriale aperta alla competizione sui mercati internazionali. Nel 1930 la Scuola di Applicazione, organizzata su nove istituti, dava ai suoi allievi, dopo non meno di tre anni di faticosissimi studi, solo la Laurea in Ingegneria Civile; la preparazione di questi laureati si proponeva di fornire loro una cultura di base che li rendesse capaci di affrontare tutti i problemi dell’ingegneria di quel tempo. Infatti, venivano svolti corsi notevolmente pesanti di materie di ingegneria meccanica ed elettrotecnica, e l’ing. Vecchiacchi teneva un breve corso sulla nascente ingegneria elettronica. L’obiettivo sembrava essere “l’ingegnere flessibile”, buono per tutti i rami della professione di ingegnere, come desiderato dal prof. Valletta (della FIAT). Il risultato invece era un laureato depresso da studi eccessivamente pesanti, con gravi carenze culturali in tutti i rami della professione, compresa l’Ingegneria Civile; queste lacune avrebbero dovuto essere colmate, con una faticosa e rischiosa attività autodidattica, durante l’impegnativo lavoro professionale. Ci si rese conto che l’ottenimento dell’ingegnere flessibile era un obiettivo che diventava sempre più di difficile conseguimento. civili che collegassero l’Italia con l’America meridionale, impiegando nuovi idrovolanti esamotori a scafo centrale, da progettare e costruire a Marina di Pisa, come originale sviluppo degli idrovolanti quadrimotori americani Boeing 314 Clipper, che già collegavano gli Stati Uniti con l’Australia ed il continente asiatico. Questo programma era dovuto a Giovanni Agnelli (sr.), che aveva già fatto costruire a Marina di Pisa un hangar attrezzato per la realizzazione di questi idrovolanti ed una gru per il loro trasferimento in Arno. La effettuazione di questo programma fu affidato agli ingegneri Savoia e Stiavelli, con i quali ebbi l’onore di collaborare. La seconda guerra mondiale purtroppo impedì la realizzazione di questo entusiasmante programma. Comunque dalle officine (della FIAT CMASA) di Marina di Pisa uscirono notevoli prototipi (tra cui lo RS14). Dallo stabilimento (della Piaggio) di Pontedera uscirono prototipi di aerei ed elicotteri, eliche a calettamento variabile. Furono complessivamente costruite molte centinaia di velivoli, motori, eliche, anche su licenza. Lo stabilimento di Marina di Pisa impie- corsi di laurea pervenendo all’attuale situazione della Facoltà. Aumentò, dal centinaio del 1930, all’attuale consistenza, il numero degli studenti; conseguentemente aumentarono quelli dei laureati prodotti, dei docenti e del personale non docente; dalla sede in via del Collegio Ricci, dove oggi risiede la Facoltà di Lettere, la Scuola di Applicazione, divenuta Facoltà universitaria, si trasferì nella nuova sede, che fu ampliata in successive fasi, durante le quali furono costruite nuove aule e laboratori. Fu fondato, per iniziativa del prof. Pistolesi, il Collegio “Pacinotti” con una sezione di Ingegneria, poi confluito nell’attuale Istituto “S. Anna”, con il risultato importantissimo di produrre un purtroppo piccolo numero di laureati in Ingegneria ad altissimo livello, che ebbe un notevole effetto trainante su tutti i numerosissimi altri laureati. Fu soprattutto fortemente potenziata l’attività di ricerca applicata e fu stipulato un crescente numero di contratti di ricerca con vari enti, nazionali ed anche esteri, giungendo fino alla costituzione di consorzi con questi enti. Un nostro illustre collega osservò, pe- La sede centrale storica della facoltà. La facoltà comprende oggi molti edifici su tutto il territorio pisano. I professori Enrico Pistolesi e Michele Paris decisero quindi di chiedere l’istituzione di un secondo Corso di Laurea, in Ingegneria Industriale, con le sottosezioni Meccanica ed Aeronautica (1937) ed Elettrotecnica (1938). Queste nuove lauree erano giustificate dal promettente sviluppo in Toscana, dove quella di Pisa era allora l’unica Facoltà di Ingegneria, di numerose nuove industrie. La sottosezione Aeronautica in particolare era richiesta da attività industriali in questo campo a Marina di Pisa e a Pontedera, ma soprattutto da un grandioso programma di sviluppo di linee aeree gò fino a 4800 persone; quello di Pontedera è ancora oggi il più importante stabilimento industriale della provincia, dopo essere stato convertito alla costruzione di originali veicoli di grande successo. Per gli insegnamenti necessari alle nuove lauree la Facoltà si avvalse di notevoli ingegneri professionisti, tra cui ricordo con affetto e gratitudine in particolare D’Ascanio, Melinossi e Stiavelli; di quest’ultimo fui allievo, collaboratore ed assistente. Negli anni seguenti, secondo le successive modifiche degli ordinamenti degli studi di Ingegneria in Italia, furono introdotti altri 1 Nel 1993 erano attivi nove corsi di Laurea, rispettivamente in Ingegneria aeronautica, chimica, civile, elettrica, elettronica, meccanica, nucleare, delle telecomunicazioni, informatica. Il numero degli studenti immatricolati raggiunse un massimo di 1270 durante la presidenza di Lucio Lazzarino (n.d.c.) raltro giustamente, che questa notevole attività di ricerca produceva scarsi effetti benefici sull’economia del paese La sopra lamentata scarsa incidenza dei risultati della ricerca applicata sull’economia nazionale è molto probabilmente imputabile alla mancanza di connessione tra i programmi di ricerca ed i programmi di vendita futura di prodotti, che includano i risultati delle ricerche, sui mercati internazionali. Un illustre collega di altra Facoltà qualche anno fa rimproverò le Facoltà di Ingegneria italiane di deprimere la creatività nei propri laureati. Contrariamente al parere di alcuni colleghi di altre Facoltà di Ingegneria italiane, ritengo la critica innanzi accennata sostanzialmente giusta e relativa ad un argomento di molto grande importanza. È innegabile infatti non solo che i brevetti italiani per abitante siano meno di quelli di molte altre nazioni industriali, ma anche che le modifiche per migliorare la qualità dei prodotti e delle organizzazioni produttive sono proposte in Italia con minore vivacità che nelle aziende estere concorrenti. Probabilmente la naturale creatività nei laureati in Ingegneria italiani è depressa da un eccesso di nozioni difficili ed utili solo ad una piccola percentuale dei suddetti e non è abbastanza stimolata da sufficienti esercizi tendenti a migliorare soluzioni note, esercizi che utilizzerebbero meglio le risorse mentali ed il molto tempo trascorso dagli studenti nelle Facoltà di Ingegneria. Nelle industrie italiane si rileva una partecipazione degli ingegneri all’alta direzione minore che nelle industrie estere concorrenti. Inoltre, in Italia troppe aziende industriali hanno gravissime difficoltà economiche, e questo produce una preoccupante disoccupazione. Dobbiamo domandarci se su tutto questo abbia influenza la non ottimizzata preparazione dei nostri laureati in Ingegneria. Alla ottimizzazione coordinata dei programmi di insegnamento non viene data, secondo il mio modesto parere, la cura indispensabile. In un periodo in cui la concorrenza sui mercati internazionali tende a diventare sempre più aperta ed intensa e di decisiva influenza sull’economia nazionale, il miglioramento della preparazione dei tecnici a tutti i livelli, ottenuto ottimizzando l’impiego delle risorse umane e finanziarie disponibili, è un problema di importanza crescente, la cui soluzione influirà in modo sempre più decisivo sull’economia della nazione. Questo mio breve, denso e piuttosto amarognolo discorsetto, si fonda su una probabilmente inconsistente speranza di portare un piccolo contributo alla sempre più necessaria ed urgente soluzione del problema di vitale importanza ora indicato, soluzione alla quale sono state dedicate finora azioni insufficienti, non proporzionate alla decisiva importanza ed urgenza del problema. . Lucio Lazzarino, relazione tenuta nella Aula Magna della facoltà di ingegneria il 21 settembre 1993, in occasione dei festeggiamenti per l’80° anniversario della facoltà Io, ex allieva, assistente ricercatrice all’Università di Karlstad in Svezia Federica De Magistris, [email protected] sulle caratteristiche meccaniche del legno, dottorato svolto presso l’istituto di ricerca sulla carta e gli imballaggi, STFI-Packforsk AB, in collaborazione con il dipartimento di Meccanica del Politecnico di Stoccolma, KTH. Non era previsto finire nella ricerca e tanto meno nell’università. Da studentessa volevo allontanarmi dal mondo accademico e andare nelOgni tanto per chi lavora all’este- l’industria ma con il lavoro di tesi ro viene usata l’espressione “fuga di mi sono ricreduta e le mie 9 docervelli”. Non mi ci ritrovo proprio. mande di lavoro le ho spedite tutte Nel mio caso si è trattato più del a vari istituti di ricerca o università fatto che la vita va come va e non e sempre per ricerce su materiali come la si era prevista! Anche se vari, evitai solo il cemento. ci vuole una certa predisposizione Alla fine del dottorato si è preper espatriare altrimenti manca la sentata la scelta fra rientrare nel curiosità di andare a fare una tesi mondo aeronautico o continuare all’estero. fra legno e carta. La carta sem“Fuga di cervelli” poi ha un’acce- brava essere più promettente che zione negativa, io preferisco veder- più interessante e così ho risposto la come una libertà di movimento all’annuncio del dipartimento di e di scambio sempre maggiore ingegneria chimica dell’Universispecialmente nella UE. Una pos- tà di Karlstad che cercava un assisibilità in più sia per chi parte che stente ricercatore. per chi rimane di un accrescimen- Gli assistenti ricercatori qui hanto di esperienze e punti di vista. no un contratto quadriennale con La tesi io avrei dovuto farla in priorità data alla ricerca e non alPortogallo ma poi non funzionò l’insegnamento. Io ho solo fatto le il contatto con l’università di là esercitazioni di un corso di Sciense non ricordo male (era il 1998!) za delle costruzioni l’anno scorso mentre il Prof. Lazzeri era in per un totale di 20 ore di lezione. contatto con l’istituto di ricerca L’insegnamento è lasciato ai catteaeronautico svedese dove già ave- dratici e ai dottorandi. Il mio lavovano fatto la tesi due studenti del ro consiste nello studiare come la dipartimento. Visto che l’ultimo compressione della carta influenzi studente italiano che era lì a fare la tutti i processi per la fabbricazione tesi (dal Politecnico di Milano) ci della carta stessa. Io sono assunta stava mettendo un anno in quanto in parti uguali dai quattro gruppi più interessato alle svedesi che ai che compongono il dipartimento rivetti il professore cercò di assi- di Ingegneria Chimica della facolcurarsi sulle mie intenzioni, al che tà di Tecnica e Scienze Naturali e io non ebbi problemi a rassicurarlo quindi il mio progetto spazia dalche andavo solo a fare la tesi. Io la selezione dei chip di legno alla non avevo previsto di emigrare e cottura degli stessi, all’analisi delle tanto meno in Svezia! Che poi lì fibre ottenute, alla fabbricazione incontrassi Gunnar, mio marito da della carta e poi alla calandratura ormai sei anni, non era previsto. e stampa della stessa. Sia i dottoNon era nemmeno previsto lascia- randi che gli assistenti ricercatori re il campo dell’ingegneria aero- hanno grossa libertà di gestirsi i nautica per discutere un dottorato propri progetti di ricerca. Il dot- torato dura quattro anni (cinque se è previsto un 20% di tempo dedicato all’insegnamento) e si conclude con una tesi, che deve includere fra i quattro e i cinque articoli pubblicati su riviste riconosciute del settore, discussa con un controrelatore possibilmente straniero o comunque del tutto slegato al progetto in questione. In modo simile la posizione di assistente ricercatore dovrebbe portare alla pubblicazione di quattro articoli e alla presentazione per diventare docente. Mondo accademico e industria sono piuttosto vicini e tutti e tre i professori del mio dipartimento hanno lavorato nell’industria prima di diventare professori universitari. Sono ormai passati otto anni dalla mia laurea e quindi ha un senso relativo confrontare la realtà di allora, vissuta da studentessa, con l’università in cui lavoro adesso. La prima che salta all’occhio è la penuria di studenti qui. Al primo anno di ingegneria aeronautica a Pisa eravamo 150 e suppongo che una quarantina almeno si sia laureata. Qui abbiamo corsi con cinque o sei studenti e un totale di circa dieci lauree all’anno. Gli studenti del terzo anno li conosciamo uno ad uno e sono molto seguiti. Ogni abbandono è una perdita, se non altro finanziaria visto che lo stato versa contributi sia ad ogni esame passato che per ogni tesi discussa. Una delle cause della mancanza di studenti è il generale scarso interesse per gli studi tecnici. C’è però da considerare che la Svezia ha un totale di 9 milioni di abitanti ed ha, credo, circa 23 atenei. Le strutture sono diverse: l’Ateneo di Pisa ha i suoi quasi 700 anni e ingegneria, se non sbaglio, ben più di cinquanta mentre Karsltad ha un’università da circa 10 anni, anche se ha una “antica tradizione” di scuole magistrali che risale alla fine dell’ottocento. L’edificio è moderno e comprende tutte e quattro le facoltà. Le scuole in generale hanno una gran parte di pratica, dalle “elementari” in su con l’obbligo di un periodo di tirocinio pagato durante gli studi universitari. A Pisa ingegneria aeronautica, almeno ai miei tempi, era pressoché solo teorica. Qui non è pensabile di passare un esame di chimica senza una buona parte delle ore di lezione trascorse in laboratorio. A tale proposito a nessuno qui è venuto in mente che io avessi potuto prendere una laurea in ingegneria senza aver mai messo piede in un laboratorio di chimica. Solo dopo che avevo già cominciato a lavorare e a mischiare reagenti vari se ne sono accorti e mi hanno istruito sulle regole per la sicurezza come fanno con gli studenti del primo anno. Concludo con un piccolo commento da emigrante. Certo che qui ci sono tradizioni e un clima diverso ma il tutto conta relativamente. Anche se devo ammettere che festeggiare il Natale senza panettone e tortellini ma a base di aringhe marinate, fredde, mentre fuori all’ora di pranzo comincia a imbrunire non è proprio il momento migliore dell’anno (ma so che l’anno dopo festeggerò in Italia!). Lati positivi e negativi se ne trovano ovunque ma quello che nessuno mi aveva detto e a cui pochissimi fanno riferimento è la lingua! La possibilità di comunicare le proprie idee esattamente come si vuole, il giocare con le parole, l’ironia sono cose che si perdono in gran parte passando ad un’altra lingua. Senza contare che non è mai del tutto rilassante leggere una rivista o guardare la tv in una lingua che non è la propria. Parlare tre lingue ogni giorno è un buon esercizio mentale ma bisogna accettare l’handicap di non parlarne nessuna perfettamente. . Federica de Magistris, assistant professor. Karlstad University, Faculty of Technology and Science, Department of Chemical Engineering, Sweden. Nella figura a sinistra c’è il centro ricerche di Stora Enso, i due grattaceli sono appartamenti per studenti e il palazzo accanto è al casa dello studente. Sullo sfondo l’università con la biblioteca e l’aula magna (la cupola) in fronte e ingegneria chimica nell’ultimo edificio confinante con gli alberi. Il Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Nucleare e della Produzione Luca Sanpaolesi, [email protected] Franco Failli, [email protected] Il Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Nucleare e della Produzione (DIMNP) è, per personale ad esso afferente, uno dei più consistenti dell’Ateneo Pisano (46 docenti e 30 tecnici-amministrativi). Le strutture dipartimentali sono situate sia presso la Facoltà di Ingegneria, in Via Diotisalvi, sia in sedi distaccate, come la Sezione Produzione, in Via Bonanno Pisano ed il Laboratorio Scalbatraio, a Tirrenia. Il Dipartimento dispone di officine meccaniche classiche, in grado di produrre le attrezzature necessarie alla ricerca, ma anche di numerosi laboratori dotati di attrezzature specialistiche, come macchine per la rilevazione delle caratteristiche meccaniche dei materiali, macchine di misura a controllo numerico, apparecchiature mobili e fisse per la misurazione di radiazioni in ambiente e da campioni di materiali, sistemi per l’analisi tribologica, robot industriali. Sono inoltre presenti laboratori per lo studio di ingranaggi innovativi ma anche, sviluppando ricerca di frontiera, per la manipolazione di microcomponenti e per la caratterizzazione meccanica di tessuti biologici da utilizzare per protesi ossee e tissutali in genere. Di grande attualità anche la ricerca sulla “Filiera Idrogeno”, speranza per la mobilità del futuro, e l’attività nel settore nucleare, da sempre all’avanguardia e ora di nuovo alla ribalta. Non è possibile ovviamente in questa sede elencare tutte le ricerche che vengono portate avanti al DIMNP. Vale la pena però ricordare alcuni recenti brevetti che ne testimoniano l’eclettismo: un nuovo tipo di motore ibrido; una attrezzatura portatile per test su materiali metallici, eseguibili ora direttamente in cantiere su materiali in opera, un microposizionatore piezoelettrico ed una macchina per la manipolazione automatica delle pelli in conceria. . Franco Failli è docente nel Dipartimento di Ingegneria Meccanica Nucleare e della Produzione. Le vicissitudini della Torre di Pisa La Torre di Pisa, in realtà il Campanile rotondo del Duomo, iniziò ad inclinarsi già durante i lavori di costruzione, che presero avvio nell’anno 1173 e che, con lunghe interruzioni, si conclusero intorno all’anno 1360. Infatti è possibile osservare anche a occhio nudo che a partire dalla quarta cornice l’asse non è più rettilineo, per effetto di correzioni apportate nel corso della costruzione per contrapporsi all’inclinazione che si andava via via manifestando. Nei secoli la pendenza si accentuò sino a raggiungere nel 1990 circa cinque gradi e mezzo, con uno strapiombo dell’ordine di m 4,31. Mentre l’incremento dello strapiombo, di circa 1,5-2,0 mm l’anno, mostrava la prosecuzione del fenomeno. Ma furono soprattutto altri eventi, quali il crollo del Campanile di San Marco a Venezia avvenuto ai primi del novecento e l’improvviso crollo della Torre Civica di Pavia del 1989, a portare attenzione sulla Torre di Pisa, il primo a determinare un inizio delle misure e degli studi, e il secondo a provocare nel 1990 un Decreto Ministeriale per la chiusura della Torre per motivi di sicurezza, in conformità ad un ampio e documentato parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Da qui, anche sulla base della preoccupazione del mondo scientifico internazionale, il Governo italiano costituì il “Comitato Internazionale di Esperti per la Salvaguardia della Torre di Pisa”, configurandolo come una “Authority” cioè autorizzandolo ad operare in deroga alle normative esistenti (sottraendolo così ai lacci e lacciuoli della burocrazia), ed assegnandogli il compito di concepire, progettare ed attuare gli interventi di stabilizzazione geotecnica, di rinforzo strutturale e restauro del monumento. La facoltà di operare “in deroga” è stata poi quella che ha consentito di concludere i lavori in tempi ragionevoli. Venne così costituito un Co- mitato di 14 Esperti, italiani e stranieri, presieduto da Michele Jamiolkowski, a carattere multidisciplinare, con Esperti di strutture, di geotecnica e di storia dell’arte. Il Comitato ha così sviluppato i suoi lavori, con forti discussioni al suo interno sui criteri attuativi, ma concorde sulle linee generali che erano di conservazione della integrità del monumento, riducendo al minimo gli interventi sull’opera, possibilmente sempre reversibili. Negli undici anni di vita del Comitato – dal 1990 al 2001 – sono stati effettuati moltissimi studi e ricerche, da un lato per ampliare le conoscenze, dall’altro per studiare e sperimentare le possibili modalità di intervento. Degli undici anni di vita, circa i primi otto furono utilizzati per gli studi e le ricerche, e le operazioni preliminari, e solo gli ultimi tre per la realizzazione degli interventi di stabilizzazione che hanno condotto alla situazione attuale. Che dire qui dei moltissimi studi condotti negli otto anni? Un suggerimento è la consultazione dell’opera molto ben documentata, pubblicata sul Bollettino d’arte anno 2005 “La Torre restituita” in 4 volumi, nei quali il Comitato presenta “Gli Studi e gli Interventi che hanno consentito la Stabilizzazione della Torre di Pisa”. Ritengo qui si possa solo richiamare brevemente alcuni studi più importanti, e alcune conclusioni conseguenti. Anzitutto apparve evidente l’esistenza di due rischi distinti; il primo dipendente dallo stato tensionale esistente in alcune zone della struttura in elevazione, che avrebbe potuto condurre ad un improvviso collasso per rottura delle murature, e il secondo connesso al rischio di ribaltamento della Torre per rottura del terreno monumento. Un cenno ancora, trattando delle operazioni preliminari, vorrei ridi fondazione. servarlo alla prova a grande scala Ma accertata e valutata l’esistenza in sito effettuata su un “modello” di questi rischi è stato ritenuto op- di Torre, con fondazione di 7 m di portuno procedere, mentre conti- diametro, realizzata nella zona tra nuavano gli studi e le ricerche, alla il Camposanto Monumentale e le rapida adozione di interventi tem- Mura Urbane, sottoposto a sotporanei e reversibili per migliorare toescavazione per avere conforto la sicurezza, guadagnando così il sperimentale degli studi teorici. E, tempo necessario al completa- a seguito di questi risultati, negli mento degli studi e delle analisi. anni 1998-99 fu poi eseguita una Sinteticamente l’intervento strut- limitata sottoescavazione prelimiturale preliminare è consistito in nare sotto la Torre vera, per una una cerchiatura provvisoria con ulteriore finale verifica e messa a punto della procedura di intervento. Si vede quindi come fu travagliata, discussa e studiata la tecnica di intervento della sottoescavazione che oggi a operazioni eseguite può sembrare banale. E si passa così agli interventi definitivi condotti appunto negli anni 1999-2001. Sotto l’aspetto strutturale gli interventi furono essenzialmente di due tipi. Sostituzione della cerchiatura preliminare con quella definitiva, ancora oggi visibile sul monumento, con messa a punto del materiale (acciaio inossidabile ad altissima resistenza) dell’entità della pretensione, e della tecnologia operativa. E poi limitato numero di iniezioni in calcestruzzo speciale con barre inox pretese, in alcuni punti critici del corpo della Torre. Sotto l’aspetto geotecnico la opzione decisa e unanime del Comitato verso la sottoescavazione ha La Torre da un rilievo di Cresy and Taylor del 1817. condotto alla messa cavi pretesi della zona in sommi- in opera per il lavoro di 41 tubi tà al primo ordine, riconosciuta di perforazione ed estrazione del come zona critica, per un elevato terreno, obliqui, nella zona in stato tensionale e un degrado non sovrapendenza. trascurabile. Nei tubi venivano inserite eliche L’intervento provvisorio di sta- che asportavano il terreno con una bilizzazione geotecnica venne posizione e sequenza preventivaattuato con l’apposizione di pesi mente studiata. di piombo sulla fondazione nella Complessivamente vennero zona in sovrapendenza, allo scopo asportati circa 38 m3 di terreno, e essenziale di ridurre il momento ne è risultato un raddrizzamento ribaltante e migliorare le condi- di circa 1.900 arcosecondi – cirzioni di stabilità geotecnica del ca 0,53° - ed una riduzione dello Strapiombo misurato a livello della 7ª cornice. nel 1360 nel 1817 nel 1993 nel 2001 oggi 1.40 metri 3.80 metri 4.31 metri 3.91 metri 3.87 metri strapiombo di circa 40 cm. La situazione della pendenza corrisponde oggi approssimativamente a quella che si aveva all’inizio dell’anno 1800. Infine previa rimozione di tutte le opere provvisionali – stralli di sicurezza, tubi di estrazione e altre attrezzature – la Torre venne riconsegnata alle Autorità il 17 giugno 2001. Il Comitato ha quindi chiuso la sua attività nel 2001 con il completo raggiungimento dei suoi obiettivi, mentre la responsabilità scientifica di seguire tutta la strumentazione tutt’ora in funzione sulla Torre e operare come Organo di consulenza per le Autorità e in primis per l’Opera della Primaziale cui sono affidati i monumenti della Piazza dei Miracoli, fu affidata ad un piccolo Comitato – S. Settis, L. Sanpaolesi, C. Viggiani – incaricato appunto di monitorare la Torre e seguirne l’evoluzione. Ora, per concludere questa breve illustrazione, occorre ancora precisare quale appare oggi essere il futuro della Torre. Anzitutto va precisato che dal 2001 al 2008 la Torre, dopo una breve e limitata prosecuzione per circa 2 anni dei fenomeni di rientro dell’inclinazione provocati dalla sottoescavazione, è praticamente ferma, con lievi oscillazioni stagionali, ben conosciute dal XXo secolo, in cui la Torre fu monitorata. Orbene gli studi condotti portano a ipotizzare due possibili futuri scenari. Il primo, il più pessimistico, vede la Torre immobile per alcuni decenni, e poi la graduale ripresa di una rotazione verso Sud con velocità via via crescente, ma comunque tale da ricondurla alla situazione dell’anno 2000 in circa tre secoli. Il secondo, più ottimistico, conduce a ritenere che la Torre, in conseguenza alla riduzione di pendenza dovuta alla sottoescavazione insieme agli interventi di collegamento del catino con le fondazioni e alla attuata regolazione della falda idrica, possa rimanere in posizione inalterata per un tempo indeterminato, ma comunque più lungo di quello sopra ipotizzato. Il tempo, al di là delle nostre possibilità di controllo, dirà quale di questi scenari debba realizzarsi, ma nell’uno e nell’altro caso può ritenersi raggiunto lo scopo che ci si prefiggeva e cioè di fermare la Torre e assicurarle un lungo periodo sicuro di vita. . Prof. Luca Sanpaolesi, già Professore Ordinario di Tecnica delle Costruzioni nella nostra Facoltà e Membro del Comitato Internazionale per la Salvaguardia della Torre di Pisa. A friendly partnership in difficult historical times Anton Schreiber, professore emerito nella Technische Universität Ilmenau, Germania Apart from co-operative work on research, we also had active exchange programmes with many Eastern countries. Foreign students studied and graduated in our university and scientists and researchers had the opportunity to study and work in other universities of the Eastern block. We would have liked to extend these opportunities to scientific institutions in the West, but it was almost impossible. Bans, surveilIn 1985, I was a full profes- lance and supervisions, with only sor and director of the Sektion few exceptions, were typical of Gerätetechnik (Department of that time. Precision Mechanical Engineer- In 1985, an agreement between ing) at the Technical Institute of the Foreign Office of the DDR Ilmenau (since 1992, the Techni- and the Italian Ministry for Forcal University of Ilmenau; TU) in eign Affairs gave me the possibilthe German Democratic Republic ity to visit the University of Pisa (DDR). in order to explore the feasibility The Cold War and the Iron Curtain, which happened as a result of the war, made difficult any scientific co-operation between the Eastern block and Western Europe. On top of the political obstacles there was a language difficulty, which we experienced at any scientific and even social event: we were using Russian as international language, while our colleagues were using English. At the TU Ilmenau, we had extensive partnerships with scientific institutions in the USSR, Vietnam, Bulgaria, Hungary, Poland, and other Eastern countries. However, only a few contacts existed between individual scientists on either side of the Iron Curtain. of a scientific co-operation and, if possible, to start it. Fortunately the first day of my arrival in Pisa I met at the train station Professor Santo Bordone, who with his knowledge of the German language and mentality and of the country (the other Germany!) was of great help. I also encountered strong interest in any relationship for co-operation with my country from the Dean of the Engineering Faculty, at that time Prof. Enrico Maria Latrofa, as well as from the Heads of various departments. The support received from the Rector of the TU Ilmenau, Prof. Werner Kemnizt, has greatly contributed to the success of the project. Back in the DDR, there were still special rules, regulations and unfortunately complications for the partnership. Besides a high scientific knowledge and strong technical ability, political reliability was an important criterion for our professors involved. The Italian professors were received in the DDR as friends of our country. I was responsible for this aspect of the project. In the following years, a successful co-operation developed and very soon an official MOU on co-operation was signed in Pisa by the Rector of the University of Pisa, Prof. Bruno Guerrini, and by the Rector of the TU Ilmenau Prof. Werner Kemnitz. The ceremony of the signing of the MOU was then repeated in Ilmenau, with the presence of academic and political observers. Until the end of the DDR in 1989/90, five to six scientists from the TH Ilmenau and from the University of Pisa have been successfully working for short periods in the technical or management departments of the partner . Studenti e Professori della facoltà di ingegneria, durante la visita di studio nella Repubblica Democratica Tedesca (Germania Orientale) nell’agosto 1989. …segue dalla prima pagina I nostri studente e le lingue E allora? Non c’è dubbio che i nostri giovani siano ormai consci della necessità di studiare almeno l’inglese, di perfezionarlo con corsi in Inghilterra e con stage all’estero. E’ tutto utile ma non sempre sufficiente. Cominciamo dalle lezioni di inglese impartite nei primi anni di scuola. Non posso dire molto, per non averne una conoscenza diretta, ma posso dire invece, per conoscenza quasi diretta, che di ben poca utilità sono le vacanze studio in Inghilterra o in altri paesi di lingua inglese, dove i ragazzi frequentano sì qualche ora di lezione, ma hanno degli scarsi contatti con la realtà locale, si trovano immersi in gruppi di altri giovani che provengono dalla loro nazione e con i quali si intrat- tengono parlando nella propria lingua. Tranne qualche fortunata eccezione i ragazzi arrivano alla Università con scarse conoscenze dell’inglese e, malgrado l’attività di ottimi centri linguistici (a Pisa il CLI), il loro tempo e la loro attenzione sono polarizzati dai programmi di studi ai quali viene data dal sistema universitario maggiore importanza. Qualcuno frequenta stage all’estero, specie negli ultimi anni, con l’ausilio dei programmi Socrates, ma anche questi, pur validissimi per contribuire alla internazionalizzazione dei giovani, sono numericamente pochi ed insufficienti a risolvere i problemi linguistici. Di recente alcune facoltà hanno informato i loro dottorandi che al termine del percorso di studi dovranno compilare e discutere la tesi in inglese, e per agevolarli hanno istituito corsi interni alla university. A high point of this friendly relationship occurred in the last weeks of August 1989, when a group of lecturers and students from the University of Pisa, being guests of the TU Ilmenau, visited the major Engineering universities of the DDR. The Dean, Professor Latrofa, was in charge of this study trip to which took part about 30 students and 4 professors. As part of the bilateral agreement for the guests of the DDR I had various meeting in the Ministry for Foreign Affairs in Rome. While there I had the opportunity to visit many historic sites of the ancient Rome, which were of great interest, giving me a better understanding of the Italian culture and history. The friendly co-operation has continued, even if at a lower level, until today. Both the TUI and Pisa University are part of the Socrates programme, and as far as I know, there are some exchanges of students and contacts between technical departments. All this was possible in spite of the Cold War and the Iron Curtain facoltà affidati a lettori di madre lingua. C’è una nuova idea, tenere nelle università lezioni e corsi di laurea in inglese. Questa possibilità è da tempo oggetto di studio e di incoraggiamento da parte del Ministero dell’Università e dalla CRUI. Avrebbe anche il vantaggio di attirare studenti dall’estero, in particolare da aree che interessano la nostra economia, quali i paesi arabi. Già un certo numero di università italiane (un elenco fornito dalla CRUI si trova sul CdS del 25 Nov. 07) tiene corsi in inglese e fra esse spiccano i Politecnici di Torino e Milano. Ma c’è il rovescio in ogni medaglia. E’ mia convinzione che, con l’eccezione di qualche (pochi) docente per cui l’inglese è quasi lingua madre, la qualità dell’insegnamento ne risente: il pidgin English usato da docenti e da studenti non per- mette la freschezza, la spontaneità e la profondità delle lezioni alle quali siamo abituati. Di recente sono stato ospite/osservatore in uno dei corsi in lingua inglese tenuti, da un paio di anni, dalla facoltà di economia di Pisa. Ottima iniziativa, con docenti di ottima espressione inglese, ma, a mio parere, più adatta a corsi di eccellenza riservati a pochi studenti che abbiano già imparato e maturato nei corsi tradizionali. Nella nostra facoltà ho seguito alcune ottime lezioni tenute in ottimo inglese dal Prof. Mariano Andrenucci. E allora? I metodi elencati, che non sono necessariamente gli unici, hanno inevitabili debolezze, dovute al fatto che una lingua si impara come lingua madre soltanto in una età che non supera pochi anni (cinque, sei, …). Ci sarebbe a mio parere un metodo Il Prof. Anton Schreiber era,nel periodo della guerra fredda, un importante accademico della allora Repubblica Democratica Tedesca. Al suo entusiasmo ed alla sua ostinazione, tutta tedesca, si deve l’apertura di una breccia nel muro che separava i due blocchi, che permise ad alcuni giovani della DDR (oggi tutti professori in università tedesche) di conoscere la nostra facoltà ed il sistema politico e sociale dell’Occidente. Una esperienza eccezionale se si considera che il Prof. Schreiber era uno dei pochissimi accademici della DDR ideale. Affidare i nostri bambini ad amici e colleghi inglesi, o tedeschi o francesi, che abbiano bambini della stessa età, disposti a ospitarli per sei mesi. I bambini tornerebbero arricchiti di un capitale che sarà loro prezioso quando affronteranno gli studi e la professione in una Europa che sarà (si spera) più unita. In particolare i colleghi universitari potrebbero valersi di un’ampia rete di contatti. Ma anche questo suggerimento ha le sue weakness: le Mamme italiane, per le quali il bambino è troppo piccolo per andare senza la Mamma… forse più in là quando sarà più grande. Ho polarizzato queste riflessioni sull’inglese. Ma oggi per un giovane ingegnere conoscere bene una sola lingua non è più sufficiente. Meglio aggiungere il tedesco, il francese, lo spagnolo e forse il russo ed il cinese. Come fare? SFB . Studenti stranieri nella nostra facoltà Indagine relativa al programma Socrates Marco Raugi, [email protected] di studenti ricevuti nella Facoltà, ad esempio come proposto nelle tabelle. Il programma Socrates prevede lo scambio di studenti tra Università della Comunità Europea che abbiano sottoscritto apposito accordo bilaterale. Ogni anno quindi la nostra Facoltà riceve studenti provenienti dall’estero che scelgono, tra la nostra offerta formativa, corsi di loro interesse da sostituire a corrispondenti attività previste nel loro curriculum studiorum al paese d’origine. Osservando gli ultimi quattro anni accademici, dal 2004/05 al 2007/08 inclusi è possibile classificare in diversi modi il flusso Tabella 1 Il limitato numero di studenti ricevuti (il numero annuo medio dei nostri studenti che usufruiscono del Socrates è 40-50) è in gran parte probabilmente addebitabile al fatto che è necessaria la conoscenza della lingua italiana per fruire dei corsi erogati nella nostra Facoltà. Purtroppo, la lingua italiana è poco studiata negli altri paesi europei. Per aumentare l’attrattività verso gli studenti stranieri sarebbe certamente auspicabile l’erogazione di corsi in lingua inglese, pratica effettuata in molti paesi del Nord-Europa (ad esempio Olanda, Danimarca, Finlandia) che per questo motivo sono molto richieste dai nostri studenti che studiano all’estero con Socrates), ma ormai molto diffusa anche in Turchia e dall’anno prossimo fornita anche da alcuni Politecnici in Italia. L’improvviso aumento rilevabile nell’ultimo anno (da verificare se 1 A.A. 2004/05 Numero di studenti 13 2 ES Numero di studenti 33 totali nei 4 anni 3 Area dell’Informazione Area Industriale Area Civile-Edile Numero di studenti 30 14 16 totali nei 4 anni 2005/06 11 PT 14 2006/07 12 D 2 BE 2 2007/08 24 RO 1 NL 1 caso isolato o tendenza consolidata negli anni prossimi) può essere in parte legato all’approntamento, alla fine dell’anno scorso, di una sezione del sito web SocratesErasmus di Facoltà http://www. web.ing.unipi.it/didattica/es/ in cui sono stati raccolti i programmi (in lingua italiana) di tutti i corsi erogati nei nostri corsi di studio. Avere accorpato questi documenti, altrimenti reperibili separatamente e spesso in sezioni abbastanza nascoste dei siti dei diversi corsi di studio, ha probabilmente reso più semplice la visibilità della nostra offerta formativa da parte degli studenti stranieri. Un altro aspetto certamente rilevante sulla numerosità degli arrivi è la cronica carenza (e costo) di alloggi per studenti che ovviamente ha un effetto ancora maggiore su chi proviene dall’estero. certato un effetto di “passa-parola” tra coloro che ritornano e coloro che vogliono andare, per cui in quelle sedi gli studenti considerano (sulla base delle testimonianze dei loro colleghi) molto valido il soggiorno Socrates ad Ingegneria di Pisa. A conferma di quanto precedentemente osservato gran parte di questi Atenei esteri “fidelizzati” alla nostra Facoltà sono legati a corsi di studio dell’area dell’informazione, in particolare delle Telecomunicazioni. Concludendo, molto si può fare per migliorare l’attrattività della nostra Facoltà verso gli studenti stranieri. Certamente l’aspetto più importante è quello di erogare corsi in lingua inglese, o come primo passo, almeno pubblicizzare la nostra offerta formativa anche in lingua inglese. . Marco Raugi, Prof. Ordinario di Elettrotecnica è Responsabile ADE per il programma Socrates-Erasmus per la Facoltà di Ingegneria. Tabella 2 La suddivisione per paese di provenienza conferma in un certo senso l’osservazione precedente, in quanto le lingue spagnola e portoghese sono certamente quelle più vicine alla nostra in Europa, e questo agevola ovviamente la partecipazione degli studenti provenienti CH 1 GR 2 FI 1 FR 3 Gli ex allievi in Europa Santo Francesco Bordone, [email protected] Le attività degli ex allievi ed il pe- tà di ingegneria a pisa. Come? Si riodico ingegneria a pisa coinvol- capirà meglio dalle decisioni pregono sempre più gli ex allievi, che se. Prima è stata l’elezione di un lavorano all’estero. Recentemente Console per la Gran Bretagna e il Prof. Bordone ha incontrato a l’Irlanda. Perché è stato chiamato Londra alcuni ex allievi che vi ri- console e non più semplicemente siedono e lavorano stabilmente. rappresentante o delegato o se(Visita e pranzo pastorale?) gretario? Semplicemente perché I colleghi che risiedono all’este- il titolo di console, oltre ad essere ro hanno espresso il gradimento stato suggerito in allegria al terper l’iniziativa tesa a riunire gli ex mine del pranzo, fa più colore ed allievi della facoltà che lavorano è più adatto ad attirare interesse e nel mondo. Il loro entusiasmo per curiosità di chi è al di fuori della il messaggio portato da Pisa, in rete. Al console sono stati assenome del preside e della facoltà, gnati alcuni compiti: per le notizie di colleghi, di do- ·prendere contatto con gli ex alcenti, di dipartimenti, dei cambialievi che risiedono nel paese utimenti negli studi e di tante piccole lizzando internet, contattando novità, può essere ben compreso le rappresentanze consolari, le da chi ha vissuto alcuni anni almaggiori aziende, ed attraverso l’estero e, anche se non lo ha mai la rete di ex allievi. confessato, un po’ di nostalgia per ·suggerire e coordinare eventuali la sua patria la ha sempre avuta. eventi europei, quali visite a imI colleghi presenti hanno esprespianti, università, aziende e reaso la volontà di collaborare nelle lizzazioni ingegneristiche. Potrà sedi estere per sviluppare l’attividiscuterne con gli istituti di cul- da quel paese. Tabella 3 Il numero di studenti per settore culturale è determinato anche dalla tipologia di accordo bilaterale, nel senso che in molti accordi si possono scambiare soltanto studenti appartenenti ad una certa area di studi. Tuttavia essendo spesso questi accordi legati a contatti o collaborazioni mantenute da nostri docenti, si potrebbe osservare che i docenti dell’area dell’informazione hanno una maggiore propensione ai rapporti internazionali. Inoltre da una ulteriore osservazione dei dati si evidenzia una forte polarizzazione delle sedi universitarie che inviano studenti a Pisa. Ovvero, ci sono un certo numero di Atenei spagnoli (come ad esempio Alcala di Enares, Oviedo e Granada) che ogni anno chiedono di inviare un numero di studenti anche maggiore di quelli previsti nell’accordo. Parlando con gli studenti spagnoli stessi ho ac- Notizie degli ex Allievi e della Facoltà… tura, e con l’addetto scientifico presso l’ambasciata. ·sollecitare agli ex allievi articoli, lettere, notizie di interesse di ingegneria a pisa. ·segnalare eventuali situazioni di disagio di colleghi all’estero per i quali è utile richiedere il supporto della rete degli ex allievi. Per il primo anno è stato eletto console l’ing. Danilo Bacigalupi, che lavora a Londra alla First Data International. L’ing. Bacigalupi ha accettato la nomina. Non sappiamo se manterrà la sua disponibilità quando avrà meglio letto i compiti che gli vengono affidati e che, è doveroso confessare, non gli erano stati espressi con tanta chiarezza al momento della elezione. Se questo esperimento riuscirà, decisioni analoghe verranno prese per le rappresentanze (ma chiamiamoli pure consolati) in Germania, Francia/Spagna, Benelux e Paesi scandinavi. . Continua l’attività di job placement per i nostri laureati Federica Marazzato, [email protected] Francesca Sciutto, [email protected] Prosegue il job placement in Facoltà con incontri tra aziende e laureandi e laureati grazie ai career meeting giunti ormai alla terza edizione, nei quali in due giornate dedicate all’evento, rappresentanti di aziende interessate incontrano gli studenti, e successivamente nello stesso giorno in Facoltà intrattengono con gli studenti, selezionati sulla base del curriculum, i primi colloqui conoscitivi. Ecco le aziende intervenute nell’ultima edizione: TRW, Arcelormittal, Ion Trading, Edison, Georgia Pacific Italia, Sysdat, Enel e L’Oréal. Sono pervenute 138 candidature da quasi tutti i corsi di laurea, dalle quali sono stati selezionati 77 curricula, ed organizzati un totale di 130 colloqui individuali tenuti direttamente in Facoltà. È da segnalare al di fuori dei career meeting una presentazione di McKinsey Italia. Dei circa 60 studenti presenti ne sono stati selezionati sulla base dei curricula, 12 che sono stati invitati ad una sessione di test ed interviste da tenere a Roma. . Notizie degli ex Allievi e della Facoltà… Il Cherubino al Prof. Aldo Frediani Auguri con sorpresa al Prof. Enrico Manfredi Santo Francesco Bordone, [email protected] Gli amici del DIMNP hanno organizzato un birthday meeting con sorpresa per il Prof. Manfredi in occasione del suo settantesimo compleanno. Il Prof. Manfredi, convocato per una urgente ed importante riunione della quale non conosceva l’oggetto, ha trovato la sala affollatissima di colleghi ed amici, che lo hanno accolto con un festoso applauso ed augurio di buon compleanno. Il Prof. Manfredi, ordinario di Progettazione meccanica e costruzione di macchine ed allievo di Lucio Lazzarino, ha svolto la maggior parte della sua carriera Notizie degli ex Allievi e della Facoltà… universitaria nella nostra Facoltà.. I suoi meriti didattici e scientifici sono stati premiati anche con il conferimento dell’Ordine del Cherubino. Il Prof. Manfredi è un lettore attento e critico del nostro giornale verso il quale è prodigo di commenti e suggerimenti. I redattori di ingegneria a pisa si uniscono ai colleghi del Dipartimento nell’esprimere al Prof. Manfredi i più vivi auguri con la richiesta che continui ad essere una preziosa fonte di commenti e suggerimenti per il giornale. . Santo Francesco Bordone, [email protected] Il Senato Accademico ha conferito la onorificenza dell’Ordine del Cherubino al Prof. Aldo Frediani. La cerimonia del conferimento si è svolta il giorno 15 febbraio 2008, in occasione del ricordo della nascita di Galileo Galilei. Aldo Frediani è nato a Minucciano (Lucca) il 27 Giugno 1947, laureato in Ingegneria Aeronautica alla Università di Pisa nel 1972, è diventato professore Ordinario nel 1985 presso la Scuola di Ingegneria Aerospaziale della Università “La Sapienza” di Roma, succedendo al prof. Luigi Broglio nella Cattedra di Strutture Aeromissilistiche. nali, oggetto oggi di interesse da Dal 1990 è Professore di Aeroela- parte di industrie aeronautiche sticità Applicata presso la Facoltà europee, configurazioni di velivoli di Ingegneria di Pisa. L’attività di a propulsione elettrica fornita da ricerca del Prof. Frediani riguarda celle fotovoltaiche per il volo ad temi diversi, quali: fenomeni di fa- alta quota per telecomunicazioni e tica di strutture aerospaziali, Mec- osservazioni del territorio. Il Prof canica della Frattura, Aerodinami- Frediani collabora con la scuola di ca, fenomeni aeroelastici, strutture Matematica di Pisa; nell’ultimo ferroviarie (sulle quali ha acquisito decennio è stato organizzatore di numerosi brevetti nazionali e in- quattro workshop presso la Scuola ternazionali), nuove configurazioni di Matematica “G. Stampacchia” di velivoli da trasporto, sulle quali del Centro Majorana di Erice. ha acquisito brevetti internazio- Inoltre ha ideato, costruito e bre- Il corso di Laurea Specialistica in Ingegneria dei Veicoli Terrestri, nello stabilimento FIAT di Termini Imerese vettato una macchina detta “Generatore di equazioni”, tratta da un’idea di D’Alambert pubblicata nel 1752. Ha collaborato con il Dipartimento di Fisica e con l’INFN di Pisa al progetto del CMS (Compact Muon Solenoid) in corso di realizzazione presso il CERN di Ginevra. Il Prof. Frediani ha anche partecipato alle attività amministrative ed organizzative dell’Ateneo in qualità di Pro-Rettore per l’Edilizia e l’Impiantistica nel periodo 1994-2002. Ingegneria dei Veicoli mette al volante gli studenti Massimo Guiggiani, [email protected] Guidare bene un’automobile non esperienza diretta, per averlo perè così facile come sembra, soprat- cepito chiaramente dopo un tutto in condizioni di emergenza. corso di guida fatto a BaQuanti sanno, ad esempio, che in locco nel 2005. una macchina con ABS durante Da allora, come douna brusca frenata si deve anche cente di Dinamica schiacciare la frizione? In realtà dei veicoli, ho semben pochi sanno anche solo se- pre avuto l’idea che i dersi al volante assumendo una nostri studenti di Inposizione corretta, alla giusta di- gegneria dei Veicoli stanza e con le mani alle “nove e Terrestri dovessero un quarto”. Un corso di guida si- essere formati anche cura ha lo scopo di colmare queste su questi aspetti. Non lacune. Ti fa prendere coscienza di si può interagire con quanto scorretta sia la tua guida, un collaudatore profesanche dopo vent’anni di patente, sionista se non si sono spee di quanto ci sia da imparare per rimentate certe manovre, se non condurre un’automobile in modo si è mai fatto, in sicurezza, un “test più sicuro e piacevole. Parlo per dell’alce”. Sovrasterzo con la skid car Quest’anno, grazie a un finanziamento regionale, abbiamo potuto organizzare un corso per 30 studenti in collaborazione con Formula Guida Sicura di Grosseto. Per tutta una giornata gli studenti si sono potuti esercitare su alcune tipiche manovre, ognuna pensata per mettere in evidenza certi aspetti della dinamica dei veicoli. Slalom lento per la corretta posizione di guida e “gestione” del volante, slalom veloce per il corretto inserimento in curva, test dell’alce fatto con e senza ESP per apprezzarne l’effetto, frenata sul bagnato con evitamento ostacolo con e senza ABS. Inoltre, controllo del sovrasterzo, indotto a bassa velocità con la skid car. Gli studenti hanno apprezzato molto l’iniziativa. Certo, è piacevole per un appassionato avere la possibilità di sperimentare condizioni limite di guida. Ma in realtà la vera soddisfazione nasce dall’aver imparato tante cose nuove, dall’aver messo a fuoco concetti altrimenti solo teorici. Gli istruttori hanno trovato un . gruppo attento e ricettivo, concentrato, determinato a seguire al meglio ogni consiglio. Un gruppo certamente ben diverso dai guidatori senza formazione tecnica. Contiamo di ripetere l’evento il prossimo anno, magari facendolo diventare un appuntamento fisso. Gli istruttori si sono dimostrati molto competenti e disponibili, oltre che umanamente molto simpatici. L’intesa è stata immediata, tant’è che la sera nessuno voleva chiudere. Una collaborazione che speriamo di rinsaldare in futuro. . Il Prof. Massimo Guiggiani è Presidente della L. S. in Ing. dei Veicoli. Briefing prima della pratica Monica Amoroso, Alessandro Falaschi, [email protected] Nei giorni 5 e 6 marzo 2008, il ciatura delle autovetture Lancia Y. corso di Laurea Specialistica in In particolare ha illustrato in detIngegneria dei Veicoli Terrestri ha taglio l’organizzazione dello stabivisitato la fabbrica FIAT di Termi- limento e la logistica dei rapporti ni Imerese (PA). Alle cinque del con i fornitori. mattino, il Prof. Emilio Vitale, il Dopo il pranzo offerto presso la Prof. Santo Francesco Bordone e mensa aziendale, gli ospiti hanno quindici studenti si trovavano già visitato i reparti di assemblaggio e in fila al check-in per il volo low cost di verniciatura dello stabilimento. Pisa - Trapani. Il processo di assemblaggio è affiGiunti in tarda mattina alla fabbri- dato per gran parte a manodopera ca siciliana, sono stati ricevuti dal altamente specializzata, mentre la direttore dello stabilimento, ing. verniciatura è realizzata per mezzo Mauro Pino, ex allievo della facol- di robot di ultima tecnologia. Nella tà di Ingegneria di Pisa. L’ing. Pino visita allo stabilimento, gli studenha tenuto ai visitatori una confe- ti hanno avuto un quadro complerenza durante la quale ha illustrato to del processo di produzione di le attività della fabbrica di Termini un’autovettura, dall’ingresso dei Imerese, dove si svolgono le ope- componenti, alla messa su strada razioni di assemblaggio e verni- del veicolo. A conclusione della visita, l’Ing. Pino ha ulteriormente chiarito dubbi e curiosità degli specializzandi. Particolare attenzione è stata rivolta ai percorsi di carriera dei giovani laureati e alle possibilità di inserimento offerte dalla FIAT. I visitatori sono rimasti entusiasti dell’eccezionale opportunità concessa loro dalla facoltà e dalla FIAT di Termini Imerese. L’unico rimpianto per docenti e studenti è stato il non potere visitare per le cattive condizioni atmosferiche la città di Palermo dove hanno pernottato. Alle otto di mattina del giorno Sulla linea di produzione della Y FIAT successivo, i visitatori lasciavano l’albergo diretti all’aeroporto di Trapani. Amoroso e Falaschi sono studenti che hanno partecipato alla visita di istruzione. . Dall’America riconoscimento al Centro “Enrico Piaggio” Il Prof. Bruno Neri ci comunica Alessandra Parravicini, [email protected] Nel corso dell’International Con- Piaggio” dell’Università di Pisa ference of Robotics and Auto- ha vinto il “KUKA Service Romation (ICRA), svoltasi a Pasa- botics Paper Award” grazie alla dena, USA, dal 18 al 23 maggio pubblicazione dell’articolo dal tiscorsi, uno dei gruppi di ricerca tolo “VSA-II: A Novel Prototype del Centro di Automatica, Ro- of Variable Stiffness Actuator for botica e Bioingegneria “Enrico Safe and Performing Robots Interacting with Humans” che presentava parte dei risultati del progetto europeo denominato PHRIENDS (Physical Human-Robot Interaction: depENDability and Safety), di cui il centro “Piaggio” è coordinatore e che punta alla costruzione e alla messa sul mercato di un robot in grado di lavorare fianco a fianco con l’essere umano senza metterlo in pericolo. Il premio viene assegnato infatti ad un contributo significativo per l’avanzamento della ricerca in robotica e delle sue applicazioni di servizio alle persone. La giuria ha ritenuto che il lavoro del gruppo composto da Riccardo Schiavi, Giorgio Grioli, Soumen Sen e Antonio Bicchi, direttore del Centro, meritasse questo riconoscimento, che conferma il ruolo di Pisa nel novero dei centri di ricerca in robotica più avanzati a livello internazionale. Bruno Neri, [email protected] L’ing. Maria Sabrina Greco, Ricercatrice presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione: Elettronica, Informatica, Telecomunicazioni, si è aggiudicata il “2007 Fred Nathanson Young Engineer of the Year Award”. Si tratta di un prestigioso riconoscimento internazionale che viene assegnato dalla IEEE (l’associazione internazionale degli ingegneri elettrici ed elettronici) a ricercatori che non hanno superato i 40 anni per il loro contributo nel campo della radaristica. . Il braccio robotico “Gioste” su cui è installato l’attuatore descritto nell’articolo che ha vinto il premio Sito web ICRA: http://icra2008.usc.edu/ Sito web progetto PHRIENDS: http://www.phriends.eu/ Il premio, la cui assegnazione è stata comunicata alcuni giorni fa, verrà consegnato all’Ing. Greco con la seguente motivazione “for contributions to signal processing, estimation, and detection theory” in occasione della “2008 IEEE Radar Conference”, che quest’anno si tiene a Roma dal 26 al 30 maggio. Una singolare coincidenza, che probabilmente è anche il segno dei tempi, ha fatto sì che la gradita notizia di un riconoscimento di prestigio ad una nostra Collega giungesse proprio in concomitanza con la ricorrenza dell’8 Marzo, in un ambiente come quello di Ingegneria tradizionalmente caratterizzato da una preponderante presenza maschile. . Maria Sabrina Greco Il Prof. Bruno Neri è il direttore del Dipartimenti IET. È mancato il Prof. Manacorda È mancato il Prof. Tellini Tristano Manacorda, Professore Emerito di Meccanica Razionale, Accademico dei Lincei, insignito dell’ordine del Cherubino, è mancato il 20 maggio. Le esequie sono state celebrate nella chiesa di San Frediano, gremitissima di amici, ex colleghi ed ex allievi convenuti per porgere un ultimo saluto all’Amico ed al Maestro scomparso. Chi scrive lo ebbe docente di meccanica razionale nell’anno accademico 1950/51, e ha in seguito conservato per lui la deferente amicizia dell’ex allievo per il Maestro, Andrea Tellini, Ordinario di Elettrotecnica, già Presidente del Consiglio di Corso di Studi in Ingegneria Elettrica è venuto improvvisamente ed inaspettatamente a mancare il 27 maggio. Appena una settimana prima aveva svolto la sua ultima lezione in aula essendo previsto il suo pensionamento a Novembre di quest’anno. Chi scrive è stato suo allievo e collaboratore ricambiato dall’amicizia del Maestro per l’allievo che lui riteneva bravo. Un ricordo del Prof. Manacorda sarà pubblicato in un prossimo numero di questo giornale nella rubrica “I Grandi Maestri”. Ingegneria a pisa interpretando i sentimenti degli ex allievi di ingegneria, porge alla Signora Franca ed ai figli Guido e Giuseppe, ex allievi, e Paola le più sentite condoglianze. Santo Francesco Bordone . di ricerca per circa vent’anni nei quali si era formato un profondo apprezzamento per la sua umanità ed acutezza. Le esequie sono state celebrate nella Chiesetta di S. Giulia a Caprona, colma di amici, ex colleghi ed ex allievi riuniti per porgere un ultimo saluto all’amico ed al collega scomparso. Ingegneria a pisa interpretando i sentimenti degli ex allievi di ingegneria, porge alla Signora Elia ed al figlio Bernardo le più sentite condoglianze. Marco Raugi . I Grandi Maestri Notizie degli ex Allievi e della Facoltà… Tavola rotonda a Pisa sul tema “l’analisi del valore Il Presidente dell’AIAV Prof. Pier delle entità complesse e l’ingegneria del valore Luigi Maffei è instancabile ! Dopo avere organizzato e gestito Processo delle Costruzioni Civili” delle costruzioni” una riuscitissima ed affollata gior- svolto in due moduli. Il modulo L’AIAV, Associazione italiana per la Gestione e l’Analisi del Valore, unitamente al CeSAV, Centro Studi di Analisi del Valore del Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Pisa ha organizzato la Tavola Rotonda su “Analisi del Valore delle Entità complesse e l’Ingegneria del Valore delle Costruzioni Civili. La Tavola Rotonda ha avuto luogo presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa il giorno 24 aprile 2008 con apertura dei lavori da parte del Preside, Professor Emilio Vitale. Nello stesso giorno, presso l’Aula “A. Pacinotti” della Facoltà si è svolta la Tavola rotonda dal titolo: “l’Analisi del Valore delle entità complesse e l’Ingegneria del Valore delle costruzioni”, organizzata dall’AIAV. La manifestazione ha avuto inizio con il saluto del Preside Prof. Emilio Vitale che ha ricordato la sensibilità che fin dagli anni sessanta il Prof. Lucio Lazzarino dimostrava per il tema del Valore fino a coinvolgere, da Preside, gli Studenti operanti in vari settori al tema dell’economia in rapporto all’utilità delle proposte progettuali. Ha fatto seguito la relazione introduttiva del Prof. Pier Luigi Maffei, Presidente Nazionale AIAV e Responsabile Scientifico del CeSAV. Sulla base del consenso che stanno trovando le iniziative che hanno alla base la creazione e la crescita del Valore nell’accezione di Miles, concetto legato all’utilità delle entità considerate e alle risorse necessarie per ottenere il servizio ipotizzato, Maffei ha anticipato altre iniziative ed in particolare quelle relative alle occasioni di conoscenza dell’Analisi del Valore e alle applicazioni a settori importanti come quello energetico e della sicurezza nei cantieri, sottolineando la volontà di organizzare nel prossimo anno accademico un Corso di Perfezionamento che abbia a riferimento il valore delle entità complesse, che vanno affrontate con rigore scientifico e con un approccio interdisciplinare. SFB 10 base si è svolto il 12 e 13 giugno, il successivo modulo avanzato, destinato ad esperti, si è svolto il 26 e 27 giugno. La redazione di ingegneria a pisa rivolge al Prof. Maffei i più vivi complimenti per le numerose iniziative tutte mirate a problemi di attualità. SFB . . European Master of Science in Nuclear Engineering: il significato di un riconoscimento Walter Ambrosini, [email protected] Nella riunione tenutasi a Praga nuti potessero essere esaminati in durante la prima settimana di dettaglio. Marzo, il Board della European Questo riconoscimento rappreNuclear Education Network senta il raggiungimento di un tra(ENEN), un’associazione che guardo significativo, perché attesta conta molte decine di Università che l’Università italiana che si oce centri di ricerca in tutta Euro- cupa di nucleare, nonostante venti pa, ha assegnato a tre laureati in anni di moratoria, è ancora vitale e Ingegneria Nucleare e della Sicu- in grado di competere con gli istirezza Industriale dell’Università di tuti europei di alta formazione in Pisa la certificazione di European Master of Science in Nuclear Engineering (EMSNE). Si tratta di un titolo proposto come “quality label” dell’Ingegneria Nucleare in Europa, per ottenere il quale è ne- materia di applicazioni pacifiche cessario dimostrare di aver com- dell’energia nucleare. piuto studi in Ingegneria Nucleare Per quanto riguarda Pisa in partiad un livello competitivo con gli colare, nonostante non ci fossero standard europei. dubbi circa la consistenza forI tre laureati sono Barbara Calga- mativa dei nostri corsi di studio, ro, Enrico Deri e Barbara Vezzoni, che sono sempre andati ben al di che fanno parte della prima gene- là dei requisiti posti da ENEN, il razione del dopo-riforma e sono conseguimento di questa certifianche i primi italiani a conseguire cazione rappresentava un obietla certificazione: un piccolo vanto tivo irrinunciabile, attentamente per l’Università di Pisa. Per con- perseguito dai nostri Consigli di seguire il titolo di EMSNE, che CdS triennale e specialistico, sotto verrà conferito loro in una solenne la guida dei Proff. Marino Mazzicerimonia che si terrà il 5 maggio ni e Giuseppe Forasassi. Anche il p.v. a Budapest, i tre hanno dovuto respiro europeo ed internazionale dimostrare che il loro curriculum dei nostri corsi era un fatto assosoddisfacesse ai requisiti imposti dato ormai da decenni, ma non si dall’Associazione. Ciò ha com- poteva perdere l’occasione di inseportato la raccolta e la presenta- rirsi saldamente in ENEN. In un zione ad ENEN dei programmi di momento in cui l’espansione deltutti i corsi seguiti a Pisa, sia nella l’energia nucleare riparte ovunque laurea triennale e che in quella nel mondo, il nostro corso doveva specialistica, perché i loro conte- essere parte attiva nel processo di nata informativa sulla “ Sicurezza nei Cantieri Edili”, argomento che per la sua attualità gli ha fruttato il saluto personale e gli auguri per lo svolgimento dei lavori da parte del Presidente della Repubblica, il Prof. Maffei ha organizzato un corso di perfezionamento in “Gestione ed Analisi del Valore nel mutuo riconoscimento stimolato ripetutamente dalla Commissione Europea. I nostri corsi post-riforma in Ingegneria Nucleare e Sicurezza Industriale erano quindi stati progettati appositamente per soddisfare ai requisiti imposti per EMSNE, avendo però in mente l’obiettivo ben più ambizioso di mantenere la tradizione del vecchio corso di laurea quinquennale nei più ridotti spazi consentiti dalla riforma. Questo lavoro, purtroppo rischia oggi di essere vanificato dalle recenti prese di posizione dell’Ateneo in relazione alla nostra laurea triennale, legate al ritardo con cui da noi si manifesta quell’incremento delle immatricolazioni ai corsi in ingegneria nucleare che si sta riscontrando nel resto del mondo e che attendiamo per il prossimo futuro. Festeggiamo dunque i nostri tre laureati, che fanno da apripista a molti loro futuri colleghi, sperando che il risultato appena conseguito dimostri che i corsi in Ingegneria Nucleare e della Sicurezza meritano un supplemento di fiducia, indipendentemente dai numeri dell’attuale popolazione studentesca: squadra che vince non si cambia. . Walter Ambrosini è Professore Associato di Impianti Nucleari nella facoltà di Ingegneria. Il Prof. Maffei, secondo da sinistra, mentre presiede uno dei suoi seminari Un sito web per l’orientamento ai corsi di laurea in Ingegneria Nucleare e della Sicurezza Industriale Walter Ambrosini, [email protected] Allo scopo di fornire supporto all’orientamento in ingresso ai Corsi in Ingegneria Nucleare e della Sicurezza Industriale è stato recentemente messo in opera il sito http:// younuclear.ing.unipi.it, presso il quale si possono trovare anche informazioni circa l’energia nucleare in generale e link a siti di interesse. Il sito è già attivo in una sua prima forma relativamente efficiente, ma un’equipe appositamente creata nell’ambito dei Corsi di Laurea lo sta prendendo in carico per dargli una veste più professionale e adeguata ai suoi scopi. Gli obiettivi del sito sono fornire informazioni sugli studi pisani in Ingegneria Nucleare e della Sicurezza e contribuire ad informare correttamente in materia di nucleare. Una pagina del sito in continua crescita è quella dei “Testimonial”, i nostri laureati che hanno accettato di mandarci un CV ed una foto per raccontare come si sono collocati nel mondo del lavoro. In uno scenario mondiale di nuove emergenze ambientali ed energetiche, il sito cerca di proporre l’ingegneria nucleare e della sicurezza come un’ottima occasione di formazione scientifica e culturale per giovani motivati a spendere la propria vita professionale nella ricerca e nell’applicazione per l’energia nucleare e per la sostenibilità dello sviluppo industriale. . Walter Ambrosini è Professore Associato di Impianti Nucleari nella facoltà di Ingegneria. Lorenzo Poggi, 9.08.1905-27.05.1978 Lorenzo Poggi Dei docenti che hanno insegnato nella Facoltà di ingegneria dell’Università di Pisa, Lorenzo Poggi assume certamente la dimensione di un geniale maestro inconsueto. Egli nacque a Lanciano di Chieti il 9 Agosto 1905, ultimo di otto figli, da Carlo Ambrogio, un magistrato fiorentino dal carattere fiero e di grande rigore morale. Lorenzo rimase orfano di padre in giovane età e frequentò scuole ad indirizzo tecnico-commerciale a Savona. Nel 1928 si laureò a Pisa in Ingegneria Civile e vinse poi due borse di studio con cui poté frequentare prima la Scuola di Ingegneria Aeronautica del Politecnico di Torino con Modesto Panetti e poi recarsi ad Aquisgrana dove seguì i corsi di Teodoro von Kàrmàn, con cui iniziò una promettente attività scientifica, proseguita sempre nella stessa direzione, sotto la guida di Enrico Pistolesi, nella Università di Pisa, dove rimase stabilmente e svolse la sua intera attività accademica. Assistente nel 1929 alla cattedra di Fisica Tecnica, che era stata di Pacinotti e successivamente di Cassuto e Polvani, divenne libero docente di Aerodinamica nel 1932, Direttore incaricato dell’Istituto di Fisica Tecnica dal 1935 e infine nel 1947 Professore Ordinario presso la Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Pisa. Poggi non era il classico professore, come si intende ora e cioè lo spe- cialista esasperato di una singola disciplina, che opera in un ambito ben delimitato. Egli tenne, oltre alla Fisica Tecnica per tutti i corsi di laurea, successivamente nei vari anni, gli incarichi di “Motori per aeromobili”, di “Complementi di Macchine Termiche e Idrauliche”, di “Teoria dei Servomeccanismi”, di Regolazione dei Reattori Nucleari” e di “Gasdinamica”. I testi e le dispense, che riguardano le differenti discipline, si distinguono ancora per uno stile asciutto e sintetico e per l’analisi critica dei fondamenti teorici che sono alla base dell’argomento trattato. Una parte considerevole della sua attività fu quella che dedicò allo svolgimento di tesi di laurea, che sono state conservate nella loro quasi totalità (circa 370) nel Fondo Poggi presso il Dipartimento di Energetica e sono testimonianza di un impegno e di una dedizione alla formazione veramente sorprendenti, su argomenti che Lettere e commenti a Lettera ad ingegneria a Pisa Dalla stampa, dalle riviste tecniche, dai discorsi e promesse dei politici e dal nostro giornale, noto in questi ultimi periodi un crescente interesse per il ritorno al nucleare per la produzione di energia. Sono anch’io favorevole perchè ritengo che non sia saggio continuare ad affidarsi per coprire la maggior parte del nostro fabbisogno energetico a fonti di energia importate a costi quasi quotidianamente crescenti ed in gran parte da paesi non completamente affidabili. Ma d’altra parte, ammesso che una decisione politica venga presa rapidamente, mi chiedo come si farà a realizzare una o più centrali nucleari in un paese che è caratterizzato dal NO a tutto e dal NIMBY. Un paese dove non si riesce a realizzare infrastrutture ben più semplici, mi riferisco a discariche e termovalorizzatori, dove soltanto per progettare una strada sono necessari sei anni. (CdS del 31 marzo 2008). In Spagna il 29 settembre 2006 è entrato in vigore il “Còdigo Técnico de la Edificación” per la realizzazione delle Centrali Solari Termodinamiche (progetto del Prof. Rubbia) e ad oggi sono state ordinate centrali che entreranno in servizio nel 2010. In Italia, nonostante siano stati già firmati gli accordi, quanto tempo ci vorrà per veder le prime realizzazioni? Ritornando al Nucleare, ho molte perplessità anche per la gestione delle scorie. Gli ultimi eventi di cronaca, hanno messo in mostra la nostra incapacità nella gestione dei rifiuti urbani. Come potremo essere sicuri che la gestione dei materiali radioattivi avvenga nel modo più opportuno? Gradirei una risposta da uno dei miei ex Professori. Ed ancora molti mi dicono che la costruzione di nuove centrali, almeno in Europa è stata abbandonata. Mi dicono molti altri che esistono piani di sviluppo e realizzazione del nucleare in Francia, GB, Svezia ed altri. A chi credere ? Carmine Faralli, [email protected] Gestire l’energia nucleare significa governare un sistema complesso ed il nostro Paese sta perdendo la capacità di gestire i sistemi complessi. Esempio di cattiva gestione di un sistema a bassa complessità ed a altissima accettabilità è la situazione dei rifiuti solidi urbani in Campania od i ritardi storici nella realizzazione di infrastrutture indispensabili per lo sviluppo del Paese (TAV, termovalorizzatori, autostrada Sa-Rc). Il sistema nucleare, con una accettabilità discutibile,richiede alte competenze scientifichetecnologiche e buone capacità industriali. Queste capacità, un po’ sparpagliate, esistono ancora provenivano quasi sempre da sue idee originali. Come si è detto, la prima attività di Poggi è rivolta a problemi di Aerodinamica teorica a cui si riferiscono sette lavori pubblicati fra il 1930 e il 1932. Uno di questi lavori ebbe grande risalto perché spiegò con grande acutezza gli effetti deleteri che potevano esser provocati dai fortissimi momenti flettenti agenti sulla struttura di un dirigibile che incontrasse un vortice avente asse normale alla sua velocità. Una rassegna molto diffusa dell’attività di ricerca, che vide 75 lavori scientifici, fu efficacemente svolta da Lucio Lazzarino in un commovente ricordo che egli volle tenere subito dopo la sua scomparsa avvenuta il 27 maggio 1978. In essa si dà conto dell’attività svolta nel campo della sua materia specifica, riguardo alla Termodinamica Applicata e agli Impianti Termotecnici, alle Macchine elettriche, alla regolazione e ai servomeccanismi scoperti in età più avanzata, al Controllo Numerico delle macchine utensili, alla Gasdinamica. La prerogativa di Poggi di affrontare campi dell’ingegneria disparati in maniera originale era dovuta alla capacità di comprendere le idee fondamentali di ciascuna metodologia e i relativi meccanismi matematici, valutando con efficacia le necessarie approssimazioni per rendere la teoria applicabile. Poggi era un uomo profondamente religioso, umile nei rapporti con gli altri, di gusti semplici, arguto, naturalmente simpatico, dallo sguardo penetrante, severo e buono allo stesso tempo. L’assistente di allora vuole ringraziarlo a nome delle generazioni di allievi che lo ebbero maestro e che ne trovano ora conservata la memoria nella denominazione del “Dipartimento di Energetica Lorenzo Poggi.” . Scheda preparata dal Prof. Enrico Maria Latrofa. [email protected] nel nostro Paese e sono di alta qualità e ci permetterebbero di ripartire subito. Invece le competenze pubbliche richiedono un forte potenziamento e riorganizzazione, che richiede più tempo, ovviamente anni e non decenni. Esse devono essere trasparenti ed affidabili, perché devono garantire il cittadino e proteggere l’ambiente. La ricostruzione delle competenze pubbliche richiede tempi più lunghi e sono più difficili da ricostruire rispetto alle altre, le cui lacune possono essere colmate con un apporto dall’estero di società non italiane. Mi riferisco alla situazione dell’APAT, con personale ridotto drasticamente quasi di un fattore 10 rispetto alla DISP (Ente di Controllo, che successivamente è confluita nell’APAT) di prima del referendum, che ha la necessità di essere ristrutturata e di essere potenziata. Se vogliamo invertire il decadimento industriale del Paese dobbiamo cambiare mentalità, altrimenti non ci sarà futuro per i nostri figli e l’energia nucleare è un’occasione. I tempi di realizzazione di un progetto sono fondamentali in una economia globalizzata. In Europa sono già iniziati i lavori per realizzare una centrale da 1500 MW elettrici ad Olkiluoto in Finlandia e a Flamanville in Francia. In USA sono già avviati oltre 32 processi autorizzativi di impianti nucleari. Nel 2007 erano in costruzione 35 impianti nucleari nel mondo. La Cina ha già ordinato 4 reattori AP-1000 agli USA e 2 EPR alla Francia ed altrettanti alla Russia. Non a torto si parla di rinascita nucleare, perché persino l’Arabia Saudita, il principale produttore mondiale di petrolio, è in trattativa con la Francia per realizzare il primo impianto nucleare. Prof. Francesco Oriolo La carta blu europea Alcuni giornali hanno riportato nell’ottobre 2007, la proposta fatta in sede di CE di istituire una “carta blu europea” (l’equivalente della green card americana), per permettere a tecnici altamente qualificati (ingegneri, chirurghi, genetisti…) extraeuropei di lavorare nella comunità economica europea. La notizia è stata commentata in termini diversi da alcuni nostri ex allievi. Cercherò di riassumerne alcuni aspetti, con il SFB copia e incolla. Alberto Moltraiso, vicepresidente protempore della Confindustria con delega per l’Europa, commentava sul CdS del 23 ottobre 2007 che le imprese italiane sono pronte ad assumere chimici russi, informatici indiani, ingegneri vietnamiti. Paolo Bendinelli, che ha appena concluso una lunga carriera al GE O&G (NP) ritiene che, se l’offerta dei laureati italiani nel campo tecnico scientifico è inferiore alla domanda, nel breve periodo c’è poco da fare, vanno presi dove sono. Tra l’altro egli pensa che l’introduzione di un certo numero di laureati internazionali nelle nostre aziende è salutare perché il mix culturale è stimolante e innovativo e perché le aziende si debbono integrare nella nostra società nella quale questo mix è già presente e in aumento. Attenzione però a non esagerare, aggiunge, perché queste persone sono spesso dei mercenari e con la facilità con cui arrivano ripartono se trovano un’offerta appena più conveniente, e così l’azienda corre il rischio di non formarsi più quelle colonne su cui poggia la sua solidità. Nel lungo periodo, aggiunge, è comunque necessario mettere mano al nostro sistema (scuola e aziende) per aumentare drasticamente la quantità e la qualità di queste risorse prodotte in Italia facendo bene attenzione a non derogare alla qualità a favore della quantità. Meglio pochi ma buoni, vale anche e, soprattutto, in questo caso. Per questo, le università si tolgano di dosso un po’ di burocrazia, si mettano al passo e si integrino con le aziende e queste ultime non tentino di prendere delle scorciatoie per procurarsi il personale (a volte a buon prezzo) 11 Lettere e commenti a [email protected] e investano nella formazione dei loro vivai da cui selezionare poi i migliori. Un ex allievo commenta: “ma è proprio vero che l’offerta è inferiore alla domanda ?. Se così fosse non avremmo quella posizione delle aziende che offrono, con il nome di stage dei lavori saltuari, non appaganti, non professionalizzanti e scarsamente pagati a dei giovani laureati che accettano perchè non trovano di meglio. E poi tocca a me anziano ex darmi da fare per sistemargli. Lei ne sa qualcosa, ed io sono sempre grato agli amici che mi aiutano e mi hanno aiutato in passato. È anche vero che forse c’è uno squilibrio geografico, uno squilibrio delle specializzazioni disponibili, ed anche forse, non neghiamolo, una qualità dei nostri laureati che non è più quella di quando ci siamo laureati noi. La formula dell’ingegneria 15 anni fa era un ingegnere e quattro o cinque periti, l’ingegnere pensa e calcola e i periti sviluppano e realizzano; ora la formula è tutti ingegneri e con gli ingegneri provenienti dai paesi poveri, soprattutto India, ma anche dai paesi ricchi quali Stati Uniti. Esistono dei quasi insormontabili problemi burocratici, di adattamento, anche psicologici, che tranne rarissime eccezioni, a mio parere, non permetteranno un tale flusso di immigrazione. Non credo che si ripete- rebbe il flusso degli idraulici polacchi in Inghilterra, o dei muratori extracomunitari in Italia (flussi utili) o l’arrivo in Italia dei top manager in posizione di vertice di multinazionali (flussi non sempre utili e non sempre graditi) ma la Scuola e l’Industria hanno il dovere di riflettere e forse di agire”. Un altro ex allievo che lavora in una società di consulenza a Londra, mi ha espresso l’opinione che, in un tempo ragionevolmente breve, gli ingegneri tecnici saranno in prevalenza indiani o orientali. Resteranno europei gli ingegneri gestori? Santo Francesco Bordone Lettera di Alessandra Catufa L’ing. Alessandra Catufa, ex allieva e dipendente di GE O&G, che conosce l’interesse con il quale ingegneria a pisa segue gli ex allievi, in occasione di una missione in Qatar, ci ha inviato la lettera che riportiamo con piacere ripromettendoci di pubblicare un più lungo articolo al rientro di Alessandra in SFB Italia. Caro professore, se alcuni anni fa qualcuno mi avesse detto che avrei passato qualche mese della mia vita nel Medio-Oriente non ci avrei mai creduto. Ebbene sì. Sono ormai da un mese e mezzo a Doha (in Qatar). Strano per una ragazza trovarsi in un mondo così particolare… Prima di partire mi dicevano: “fai attenzione… dovrai girare coperta… è un posto desolato… non c’è nulla da fare…” Sono quindi partita senza avere una chiarissima idea di dove sarei stata e di cosa realmente mi aspettasse, ma molto curiosa di scoprire un ambiente probabilmente così diverso dal mio. Cosa ho trovato? Una città tranquillissima (zero criminalità: il sultano non permette ai disoccupati di vivere in Qatar), con uno sky-line simile a New York (stanno costruendo tantissimi grattacieli perchè Doha dovrà diventare il centro finanziario principale del Medio-Oriente) e piena di gente proveniente da ogni parte del mondo. È bellissimo ritrovarsi a cena con algerini, pakistani, filippini, arabi, bengalesi e confrontare le proprie idee, le proprie abitudini e scoprire che sono a volte molto diverse. È stato per esempio stranissimo per alcuni di loro scoprire che i bar in Italia sono aperti tutto il giorno e c’è gente che li frequenta anche di mattina (non lavorano hanno chiesto?) così come per me è risultato abbastanza strano e curioso trovare un centro commerciale con canali, gondole e cielo azzurro pieno di nuvole o notare che le auto dei qatarini presentano ancora il celofan sui sedili interni e la fattura di acquisto attaccata al vetro…(in questo modo la macchina dovrebbe sembrare nuova! Pensate ci sono negozi che si occupano di questo strano restyling). Ma arriviamo alla mia vita lavorativa…di cosa mi occupo? Sono a Doha per training di personale localizzato. Purtroppo per quanto riguarda il lavoro non ci sono grosse novità…le aziende ormai sono “aziende globali” e quindi ovunque vai trovi la stessa routine lavorativa ed anche lo stesso stress… Certo, è difficoltoso dover lavorare di domenica (per me la domenica è da sempre rossa sul calendario!), ma nello stesso tempo è bellissimo finire la settimana di giovedì (in Qatar il venerdi ed il sabato sono week-end)… Sono inoltre più complessi i rapporti interpersonali: ci sono tantissime persone di nazionalità diverse che lavorano insieme e che a causa di retaggi culturali non riescono ad interfacciarsi: purtroppo gli indiani e i pakistani vengono considerati la manovalanza del Qatar, così come gli egiziani in Arabia Saudita ed è quindi difficile per loro sentirsi alla pari. Purtroppo in medioriente c’è ancora una nettissima divisione in caste: gente ricchissima che sfoggia le sue eleganti tonache bianche immacolate con tanto di penna Mont-blanc nel taschino e poveretti che stanno seduti agli angoli delle strade o che dormono all’ombra di una palma in attesa del pullman che li porterà a lavorare in cantiere (naturalmente non dotato di aria condizionata). Cosa mi manca terribilmente dell’Italia? Nei giorni di tempesta di sabbia la cosa che desideravo di più era vedere un prato verde; ora che il vento si è calmato, ho una tremenda voglia di prosciutto… Alessandra Catufa [email protected] Negozio di falchi in Qatar, paradiso dei falconieri recensioni: I nostri docenti hanno scritto Universities and strategic knowledge creation. Specialization and performance in Europe, Edward Elgar, 2007 Andrea Bonaccorsi e Cinzia Daraio Il volume è il risultato di un lavoro di ricerca pluriennale, che ha costruito la prima fonte statistica su scala europea sul sistema delle università basata su microdati, cioè su informazioni individuali per ogni unità di osservazione, nel periodo 1994-2005. Esso colma una lacuna fortemente sentita da chi si occupa di economia della 12 ricerca scientifica e tecnologica e dai policy makers, nel senso che fino ad ora gli unici indicatori disponibili erano prodotti su base nazionale e aggregata, seguendo le procedure dei manuali OCSE. Gli autori hanno coordinato un team internazionale, che ha raggiunto ormai dodici paesi, finanziato da Network of Excellence PRIME. In aggiunta al lavoro statistico e metodologico il volume presenta studi di casi di singoli paesi europei e analisi trasversali sulla crescita delle iscrizioni, la efficienza delle università, l’effetto di diverse forme di finanziamento (incluse le fonti private), i costi per studente, l’impatto della cosiddetta terza missione (brevetti, spinoff, ricerca industriale) sulla ricerca. In particolare i curatori, in collaborazione con Leopold Simar, la principale autorità mondiale in statistica nonparametrica, applicano ai dati tecniche molto recenti di analisi di efficienza tecnica. Nel capitolo sull’Italia i curatori discutono, alla luce dei microdati, l’effetto della autonomia finanziaria sui bilanci delle università e della autonomia nei concorsi sulla composizione del corpo docente, e di questo sulla produttività della ricerca. Ne emerge un quadro preoccupante di declino della produttività media degli accademici, a partire da livelli del tutto competitivi a livello internazionale fino al 2000, ed un rapido aumento del costo per pubblicazione. Il volume costituisce un contributo ad un dibattito più informato e basato su modelli quantitativi. . Andrea Bonaccorsi è Ordinario di Economia e gestione delle imprese e Cinzia Daraio è borsista presso il Dipartimento di Sistemi Elettrici e Automazione. La distribuzione di questo periodico e le attività degli ex allievi della facoltà sono rese possibili dalla sponsorizzazione di : Presidenza Facoltà di Ingegneria, Dipartimento Ingegneria Meccanica Nucleare e della Produzione, ex allievi della facoltà di Ingegneria, Fondazione Pignone, Magna Closures, SKF. ingegneria a pisa ex allievi della facoltà La riunione ex allievi della facoltà è confermata per il giorno 27 settembre, sabato. Al momento di andare in stampa non è definito il programma, che verrà comunicato per email. In ottobre è prevista una visita di ex allievi al Deutsches Museum di Monaco di Baviera. Il programma e le adesioni saranno comunicate per mail e discusse durante la riunione ex allievi. La redazione ringrazia il Prof. Michele Lanzetta per avere letto scrupolosamente tutte le bozze e per la sua veramente efficace caccia all’ultimo refuso. Il totale degli iscritti nell’a.a. 2007 – 2008 è stato di 10.290 del quale 1.474 matricole l.t.