numero 9 - Scuola di Ingegneria

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numero 9 - Scuola di Ingegneria
Notiziario dell’Associazione ex allievi della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa
sommario
Supplemento de “Il rintocco del Campano”, rassegna periodica dell’Associazione Laureati Ateneo Pisano
numero 9
settembre 2008
pagina
2
An Italian-American
partnership to promote
economic growth
pagina
5
pagina
7
Le vicissitudini
della Torre di Pisa
Studenti stranieri
nella nostra facoltà
pagina
11
I grandi Maestri:
Lorenzo Poggi
Editoriale
Al via dal prossimo
A.A. la nuova offerta
didattica della Facoltà
Emilio Vitale
A 9 anni dall’attivazione della riforma “3+2” varata col DM509 del
1999, la Facoltà di Ingegneria di
Pisa è ancora una volta fra le prime a varare, a partire dall’A.A.
2008-2009, i nuovi Corsi di Studio riformati ai sensi del DM 270
del 2004.
Si tratta di una revisione non superficiale dell’impostazione del 1999,
dalla quale si attende un notevole miglioramento della qualità degli
studi e, soprattutto, dell’adeguatezza dei percorsi formativi alle richieste del mercato del lavoro.
Vediamo di comprenderne gli aspetti più significativi.
Innanzitutto va sottolineato che il
lavoro di revisione è stato lungo e
meticoloso: la Facoltà ha iniziato il
lavoro di revisione dei piani di studio dei propri corsi di laurea triennali e specialistici già nel 2005, a
breve distanza, quindi, dall’approvazione del DM 270 del novembre
2004. Questo lavoro è stato intrapreso attraverso un nuovo modello
di coordinamento fra i Corsi di Studio, che ha portato a condividere, per
la formulazione della nuova offerta,
importanti obiettivi di fondo, messi
a punto anche sulla base della discussione, avvenuta a livello nazionale,
sui risultati della riforma introdotta
col DM509 1999, in particolare nel
campo degli studi di ingegneria.
Per attuare la riforma, si è partiti dalla messa a fuoco dei “punti di forza”, direi tradizionali, della Facoltà:
segue a pagina 2…
Un ricordo del Prof. Lucio Lazzarino nel
decimo anniversario della scomparsa
I nostri studenti
e le lingue
Santo Francesco Bordone, [email protected]
Il Prof. Lucio Lazzarino si spense
a Pisa il 1 giugno 1998.
Chi era Lucio Lazzarino? I
meno giovani tra noi ricordano
il Professore di Costruzioni di
Macchine, il Preside che per 23
anni consecutivi gestì, trasformò
e sviluppò la facoltà di ingegneria di Pisa, ed il grande manager.
Sì, perché il Prof. Lazzarino fu
oltre che l’accademico e l’ingegnere uno di quei manager che il
mondo industriale ci invidiava. I
più giovani ne conoscono “la leggenda”. Nel decimo anniversario
della sua scomparsa, ingegneria
a pisa desidera rendere omaggio
Il Prof. Manna, il M.co Rettore Prof. Guerrini ed il Prof. Lazzarino.
alla sua memoria pubblicando un
intervento che il Prof. Lazzarino, ingegneri, non gli unici, che nel ma industriale italiano che il Prof.
già professore emerito, tenne nel- mondo accademico e nell’indu- Lazzarino aveva già in quegli anni
l’aula magna della nostra facoltà il stria, hanno fatto la storia del- quando molti di noi, anche in po23 settembre 1993.
l’ingegneria italiana ma anche sizioni di responsabilità, non ce ne
Chi scrive ha riletto con com- perché condivide l’amarezza delle rendevamo ancora completamenmozione la testimonianza, non previsioni e dei commenti finali. te conto.
soltanto perché ha ripercorso una Desidera sottolineare la visione La testimonianza del Prof. Lazzaparte della storia della nostra fa- purtroppo negativa e certamente rino è riportata nella pagina 3 del
coltà ed ha rivisto i nomi di tanti profetica dello sviluppo del siste- giornale.
Mi capita di leggere sui principali
quotidiani le frequenti inserzioni
di un importante ente internazionale, l’ EPO (European Patent Office) che ricerca giovani
ingegneri e scientist appartenenti
alla Comunità Europea, disposti
a lavorare nelle sedi Europee del
EPO, Monaco, L’Aia, Berlino,
Vienna, con condizioni eccezionalmente buone e con prospettive
di lavoro interessanti. Ma tra i requisiti richiesti c’è la conoscenza
(buona? di lavoro?) di due delle
tre lingue di lavoro della Organizzazione e l’impegno ad imparare la terza entro il primo anno
dalla assunzione. Le lingue di lavoro sono l’inglese, il francese ed
il tedesco.
La lettura di queste inserzioni mi
porta a riflettere sulle difficoltà
che incontrano i nostri giovani, e spesso anche i non giovani
ingegneri, che a fronte di una
preparazione tecnica che li pone
ai primi posti nell’arena competitiva europea, si trovano spesso in
condizioni di notevole svantaggio
linguistico rispetto ai colleghi europei. Non c’è dubbio che per un
giovane tedesco, o inglese o francese, la condizione di accettabilità
e l’esame di ammissione si riducono alla conoscenza di una lingua
oltre alla lingua madre.
Mi risulta, ma non ho dati e informazioni recenti, che questa
situazione di non competitività
valida non soltanto per accedere
a questo o ad altri enti internazionali, ma che ormai interessa tutta
la gestione degli affari che vanno
al di fuori dei confini nazionali,
preoccupa le nostre autorità a tutti i livelli, ma ovviamente non è
facile acquisire privilegi che sono
già di altri (insistere che lingua di
lavoro sia anche l’italiano?) e che
creerebbero una reazione a catena
di altre lingue aspiranti al privilegio (perché non lo spagnolo?).
D’altra parte anche l’utilizzo di
una accettata lingua di lavoro
universale, quale è ormai l’inglese, mette anche i nostri migliori
manager che la conoscono bene
(molto bene si può dire soltanto
per la lingua madre) in condizioni di, seppur modesto, svantaggio
competitivo nei confronti dei loro
colleghi o della loro controparte
anglosassoni che… giocano in
casa.
segue a pagina 6…
.
Un francese in Toscana ruba il calore alla terra
Sergio Romano, [email protected]
LO SAPEVATE ? IO NO ! Ed è
per questo che ho letto con interesse
il breve articolo dell’ Ambasciatore
Sergio Romano, ed ho ritenuto riproponendolo di fare cosa gradita a
quei (pochi?) lettori del giornale che
non conoscono le origini di Larderello. Il Prof. Romano da me interpellato ha concesso l’autorizzazione
alla riproduzione del pezzo che era
comparso nella sua rubrica del Corriere delle Sera del 23.03.08.Per
quanto sia superfluo, ricordo che il
Prof. Romano è stato Ambasciatore
della Repubblica Italiana a Mosca,
ed è un noto storico, scrittore e giornalista. SFB
In Italia la geotermia è legata al
nome di un geniale
ingegnere francese,
François Jacques de Larderel, che
giunse a Livorno verso la fine del
Settecento e seppe sfruttare il vapore che si sprigiona dai lagoni o
soffioni boraciferi della Toscana.
Per estrarre l’acido borico dai
fanghi naturali di una zona della
provincia di Pisa, nel comune di
Pomarance, riuscì a imbrigliare
il calore naturale e a servirsene
per l’alimentazione delle caldaie.
Fu un imprenditore, ancor prima
che un inventore, e accumulò una
considerevole fortuna. Italianizzò
il suo nome (Francesco Giacomo),
aggiunse al cognome la particella
nobiliare «de» e divenne infine,
grazie al Granduca Leopoldo II,
conte di Montecerboli, dal nome
del comune dove aveva fatto i suoi
primi esperimenti. Non basta. In
omaggio all’ingegnere francese
divenuto toscano, il granduca volle che la zona in cui era sorto il
primo stabilimento si chiamasse
Larderello. Ammirato e nobilitato, Larderelle finì per imparentarsi,
sia pure alla lontana, con i Savoia
quando una nipote sposò un figlio
naturale di Vittorio Emanuele II.
Nel suo libro sulle diverse fonti di
energia Leonardo Maugeri ricorda che a Larderello ebbe luogo nel
1904, per iniziativa di Piero Ginori Conti, il primo esperimento
per la produzione di energia elettrica da fonte geotermica e che
qui fu costruita nel 1913 la prima
centrale geotermoelettrica «propriamente detta, attrezzata con
una turbina da 250 kw». Qualche
tempo fa mi capitò di sorvolare la
zona in elicottero e di constatare
che i grandi comignoli sormontati
da un pennacchio di fumo bianco
s’inseriscono perfettamente nel
paesaggio toscano e danno alla
zona un carattere fiabesco.
I soffioni di Larderello sono soltanto una delle molte fonti di calore che emergono dalla superficie
terrestre e di cui l’uomo si serve
sin dall’antichità, anche per fini
terapeutici. Per farne uso su larga
scala,tuttavia, occorre scendere a
maggiore profondità e individuare
giacimenti importanti.
Maugeri ricorda che la temperatura del sottosuolo aumenta
mediamente di 25-30 °C ogni
chilometro. I problemi, a questo
punto, sono sostanzialmente due:
na buona conoscenza geologica del
sottosuolo e tecnologie ancora più
avanzate di quelle che sono state
realizzate per la ricerca degli idrocarburi. La geologia ha fatto grandi progressi e la tecnologia ne farà
certamente altrettanti. Ma credo
che tutto dipenda in ultima analisi dal prezzo e dalla disponibilità
delle fonti di energia di cui ci serviamo attualmente. Sfrutteremo il
sottosuolo, in altre parole, soltanto
quando le altre fonti di energia
diventeranno scarse e ancora più
costose di quanto già non siano.
.
Santo Francesco Bordone
[email protected]
An Italian-American Partnership to promote economic growth
Ronald P. Spogli, U.S. Ambassador to Italy
Ingegneria a Pisa è lieta ed orgogliosa di annoverare tra i suoi articolisti
l’Ambasciatore degli Stati Uniti di
America a Roma, Ronald P. Spogli,
che ci ha inviato il seguente articolo in
occasione della istituzione delle borse
di studio Fulbright-BEST, sponsorizzate con la Regione Toscana. ingegneria a pisa ringrazia Mr. Spogli e si
augura di avere, in futuro, altre occasioni per la sua collaborazione. SFB
Nearly two years ago, I launched the
Partnership for Growth, an effort by
the U.S. Mission in Italy to stimulate economic dynamism in Italy.
You may wonder why the U.S. Ambassador should be concerned about
economic growth in Italy. Well,
simply put, it is in our enlightened
self interest to see Italy grow. In the
post-war era, the United States has
had no better ally than Italy. Unfortunately, in the new millennium,
Italy’s average annual GDP growth
rate has been less than one percent.
We risk a future in which Italy has
the experience, but not the resources
to join us to address the issues of the
day.
The objective of the Partnership for
Growth is to nurture the creation
of a new venture ecosystem in Italy.
We seek to turbo charge the process
of moving from idea to a scalable
product or company. In the United
…segue dalla prima pagina
Al via del prossimo A.A…
•La serietà, e quindi la difficoltà, degli studi di Ingegneria a Pisa, pur
allungando leggermente la durata
degli studi rispetto alle medie nazionali, costituisce un elemento di
Il personale universitario, gli studenti
e gli ex-allievi possono inviare alla
redazione contributi su:
argomenti scientifici e didattici di
interesse della Facoltà, testimonianze
conferenze e convegni, notizie varie.
e.mail: [email protected]
Notiziario dell’Associazione ex allievi della
Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa
Supplemento de “Il rintocco del Campano”,
rassegna periodica dell’Associazione Laureati
Ateneo Pisano
Direttore responsabile: Guido Gelli
Redazione: [email protected]
Progetto grafico: studio van Boxel
Autorizzazione del Tribunale di Pisa n.4 del
12/04/1972 e n.13 del 24/05/1991
States, hot spots of new product
and new company creation center
around research universities: Stanford and Berkeley anchor Silicon
Valley; Duke, North Carolina State,
and University of North Carolina at
Chapel Hill make up the Research
Triangle; and MIT and Harvard
fuel the Route 128 tech corridor. A
recent study by the Milken Institute,
a California think-tank, found that
fast-growth technology sectors are
“determining which metropolitan
areas are succeeding or failing.” The
report indicates that high-tech activity could explain 65 percent of
the difference in economic growth
among various metropolitan regions in the United States during
the 1990’s. And, it found, ‘’research
centers and institutions are undisputedly the most important factor
in incubating high-tech industries.’’
Obviously, simply having great research is not enough. The easy, informal relationship between U.S.
universities and neighboring innovation centers is strengthened
by many other factors in the new
venture ecosystem. I would like to
focus on two key points: 1) teaching entrepreneurship to science and
engineering students; and 2) allowing the best and brightest Italian
science and engineering students to
experience U.S. innovation centers
first-hand.
While teaching entrepreneurship
to scientists and engineers is an
emerging idea in Italy, it is a well
established and very successful practice in U.S. universities in innovation centers. But besides weaving
entrepreneurship into the science
and engineering curriculum, we believe it is important for young Italian innovators to become immersed
in centers of innovation. There is
simply no substitute for first hand
experience. Through the Fulbright-
BEST, we have sought to add another facet to the person-to-person
bilateral relationship. FulbrightBEST is a six-month Silicon Valley
immersion course. Some of Italy’s
best young scientists and engineers
compete for a chance to receive an
academically rigorous crash course
on entrepreneurship in Silicon Valley, followed by an internship in a
high-growth company in his or her
area of expertise. We began last year
with five students and this year will
expand to fifteen. Five of those fifteen are sponsored by the Tuscan
region.
Fulbright-BEST also includes an
important mentoring component
for returning participants (and yes,
they all return to Italy, we require
their return as part of the program).
We want to make sure they return
to a supportive network, the very
network we are growing through
the Partnership for Growth.
Now let me provide the broader
context of key Partnership for
Growth objectives and our activities to achieve them:
Our first focus is to move research
to market. Italy has world renowned,
cutting-edge research. However, this
research is too rarely translated into
commercial success. To help this
situation, we have brought leading
experts to Italy from top U.S. universities, Government institutions
and industry to share their experience moving research and innovation out of the laboratory and into
the marketplace.
Our second focus is to grow risk
capital markets: Italy has one of the
highest savings rates in the western
world, but little of that savings is
invested in new, high-growth enterprises in Italy. To address this
imbalance, we led a group of Italian
angel investors to the United States
and held several other initiatives.
Since we launched the Partnership
for Growth, early stage investment
in Italy has increased by one hundred forty percent!
Our third focus is to spur innovation by strengthening the intellectual property rights regime. As my
good friend Mario Moretti Polegato
likes to say, “an idea is worth more
than a factory.” We have undertaken
numerous activities with local and
national government, law enforcement, and judicial authorities to
underscore the protection of intellectual property rights.
Our final goal is to create and promote Italian entrepreneurial role
models. Many young Italians know
that Steve Jobs founded Apple, Larry Page and Sergei Brinn founded
Google, and that Howard Schultz
created Starbucks coffee houses,
but they do not know that Pierluigi
Zappacosta and Giacomo Marini
founded Logitech; Andrea Viterbi
founded Qualcomm or that A.P.
Giannini founded Bank of America
and was an “angel investor” financing Walt Disney’s first featurelength cartoon, Snow White.
After many meetings with young
Italians, I found that unlike their
American counterparts, young
Italians lacked optimism. This was
born out by a 2004 Pew Research
Center survey that asked Italians
and Americans the same question,
“Does success depend on factors
outside of your control?” Two out of
three Americans responded, “no!”
For us, success or failure is within
our control; we are the masters of
our fate. But two out of three Italians answered, “yes.” If you feel you
are not in control of your own future,
that you do not determine your own
success, you will not be optimistic.
So, we sought young, first generation
Italian entrepreneurs, who could
serve as role models and as a source
of optimism and hope for other
young Italians. It was not very difficult to find them. We then launched
a video webchat series – something
we call “Face2Face: Capturing Creativity.” In these programs, Italian
entrepreneurs describe the entrepreneurial process – how to overcome
obstacles, bureaucratic and otherwise, where to find financing, etc.
They also take questions over the
internet from students in universities around Italy, including Pisa.
When a senior manager from
Google headquarters called us last
summer and suggested we do a business plan competition to complement Start Cup (a Bologna University initiative), we enthusiastically
agreed. We launched the “Mind the
Bridge” business plan competition
in November with categories for
high growth potential companies
less than three years old as well as
“proto-start-up.” In just four weeks,
we obtained over 50 applications.
The winners worked with mentors
to polish their PowerPoint presentation and business plan before going to Silicon Valley the first week
of April for meetings with venture
capital investors and potential strategic partners. Finally, on April 15
we held a full day training session
in Rome with all 50+ applicants.
The day included meetings with
the majority of Italy’s early stage
investors.
Earlier generations of Italian entrepreneurs build companies that carried their names and were meant to
stay in the family forever. Italy now
needs a generation of entrepreneurs,
who build companies to sell on the
stock market or a global player. This
process will allow today’s entrepreneurs to build not one, but many
companies, which will help contribute to the dynamism and strength of
the Italian economy.
valore aggiunto per i laureati della Facoltà, che godono di una indiscussa considerazione sul mercato
del lavoro.
•La Facoltà e i suoi corsi di studio
costituiscono un polo di attrazione per studenti extra-regionali (il
34% degli immatricolati nel 2007);
inoltre il punteggio medio conseguito al test di ingresso dagli studenti
della Facoltà è sempre ai primi posti della classifica nazionale elaborata dal CISIA.
•L’articolazione dell’offerta didattica
in tredici Corsi di Studio Triennali, diciassette Corsi Specialistici e un
Corso Specialistico a Ciclo unico risulta, sulla base di oggettive valutazioni, proporzionata alle risorse di
strutture e di docenza e ben centrata sulle richieste ormai consolidate,
o nettamente emergenti, del mercato del lavoro.
•Il numero di immatricolati ai Corsi di Studio Triennali ha un andamento ormai consolidato, che indica
per tutti un’elevata attrattività.
Pur in tale quadro sostanzialmente
positivo, la Facoltà ha ritento di co-
gliere con tempestività le opportunità di miglioramento consentite dalla
nuova disciplina, fissando per la riforma gli obiettivi di fondo di seguito sintetizzati:
•il rafforzamento del sistema di
orientamento in ingresso mediante,
da un lato l’introduzione dell’obbligo del recupero degli OFA (Obblighi Formativi Aggiuntivi) prima
dell’effettivo inserimento nei corsi, e dall’altro l’istituzione di attività didattiche propedeutiche e di
recupero;
•il rafforzamento della preparazione
nelle discipline di base ed in quelle ingegneristiche di base, soprattutto nei curricula “metodologici”
delle Lauree Triennali, cioè quelli
progettati ai fini del proseguimento
degli studi nelle Lauree Magistrali (che nella nuova normativa sostituiscono le vecchie “Specialistiche”);
•la predisposizione di curricula professionalizzanti (progettati per
l’inserimento diretto nel mondo del
lavoro) solo sulla base di precise valutazioni di opportunità, riferite o
all’andamento del mercato del lavo-
ro nel settore specifico o alla presenza di convenzioni con aziende e/o
associazioni di aziende interessate
a determinate figure professionali;
•la razionalizzazione dell’organizzazione dei corsi, anche attraverso
una maggiore uniformità dei contenuti nei corsi di base e la limitazione dei corsi di indirizzo.
Sono inoltre stati condivisi i seguenti punti:
Per tutti i Corsi di Studio:
•l’adozione di moduli didattici di
peso omogeneo per tutti i corsi di
studio, basati su multipli del fattore 3 (6, 9 e 12 Crediti Formativi
Universitari - CFU) al fine di ottenere massima flessibilità e la possibilità di migliorare l’impegno delle strutture didattiche;
•la rinuncia ad ogni eccessivo frazionamento delle attività didattiche (corsi curriculari con un minimo
di 6 CFU e limitazione del numero di corsi integrati, in ogni caso limitati a due moduli didattici);
Per le Lauree Triennali
•adozione di 60 crediti comuni per
Classe, senza ricorso alla definizio-
ne di gruppi affini;
•adozione di corsi di base nelle discipline matematiche e fisiche con
contenuti e denominazioni uniformi, in modo da assicurare massima flessibilità e ampie possibilità
di ottimizzazione dell’organizzazione didattica di questi corsi;
•modalità di svolgimento e criteri
generali di valutazione delle prove
finali, sia nei curricula metodologici che in quelli professionalizzanti.
Per le Lauree Magistrali:
•adozione di una base metodologica
comune per la verifica dei requisiti
di ingresso, basati sull’accertamento del possesso dei necessari requisiti curriculari (come avveniva anche nel passato) ma anche del livello
della preparazione personale.
In conclusione, è al varo, dal prossimo A.A., una nuova organizzazione dei Corsi di Studio, più razionale,
più fessibile, migliorata nei contenuti, che offrirà vantaggi tangibili sia
ai circa 1500 studenti che annualmente si iscrivono alla Facoltà che ai
circa 500 laureati che ogni anno avviamo verso il mondo del lavoro.
.
Testimonianza
Lucio Lazzarino
Il 5 novembre 1930, munito del
prescritto patentino rilasciatomi
dalla Facoltà di Scienze, entrai
come studente nella Regia Scuola
di Applicazione per gli Ingegneri
di Pisa; il 31.10.1988 lasciai questa Facoltà di Ingegneria perché
collocato a riposo per limiti d’età.
Salvo un breve periodo, trascorso in Piemonte ed in Lombardia
durante la seconda guerra mondiale, sono stato sempre presente
in questa Facoltà come studente,
come assistente, come professore
e, negli ultimi 23 anni, come preside. Posso quindi testimoniare
dello sforzo, purtroppo inadeguato, che la Facoltà ha fatto in questi
58 anni per rispondere ai bisogni
del paese, che in questo periodo ha
completato la sua trasformazione
da paese ad economia prevalentemente agricola a paese ad economia prevalentemente industriale
aperta alla competizione sui mercati internazionali.
Nel 1930 la Scuola di Applicazione, organizzata su nove istituti, dava ai suoi allievi, dopo non
meno di tre anni di faticosissimi
studi, solo la Laurea in Ingegneria
Civile; la preparazione di questi
laureati si proponeva di fornire loro una cultura di base che li
rendesse capaci di affrontare tutti
i problemi dell’ingegneria di quel
tempo. Infatti, venivano svolti corsi notevolmente pesanti di materie
di ingegneria meccanica ed elettrotecnica, e l’ing. Vecchiacchi teneva un breve corso sulla nascente
ingegneria elettronica. L’obiettivo
sembrava essere “l’ingegnere flessibile”, buono per tutti i rami della professione di ingegnere, come
desiderato dal prof. Valletta (della
FIAT). Il risultato invece era un
laureato depresso da studi eccessivamente pesanti, con gravi carenze culturali in tutti i rami della
professione, compresa l’Ingegneria Civile; queste lacune avrebbero dovuto essere colmate, con una
faticosa e rischiosa attività autodidattica, durante l’impegnativo
lavoro professionale.
Ci si rese conto che l’ottenimento dell’ingegnere flessibile era un
obiettivo che diventava sempre
più di difficile conseguimento.
civili che collegassero l’Italia con
l’America meridionale, impiegando nuovi idrovolanti esamotori
a scafo centrale, da progettare e
costruire a Marina di Pisa, come
originale sviluppo degli idrovolanti quadrimotori americani Boeing
314 Clipper, che già collegavano gli Stati Uniti con l’Australia
ed il continente asiatico. Questo
programma era dovuto a Giovanni Agnelli (sr.), che aveva già fatto costruire a Marina di Pisa un
hangar attrezzato per la realizzazione di questi idrovolanti ed una
gru per il loro trasferimento in
Arno. La effettuazione di questo
programma fu affidato agli ingegneri Savoia e Stiavelli, con i quali
ebbi l’onore di collaborare. La seconda guerra mondiale purtroppo
impedì la realizzazione di questo
entusiasmante programma.
Comunque dalle officine (della
FIAT CMASA) di Marina di Pisa
uscirono notevoli prototipi (tra cui
lo RS14). Dallo stabilimento (della Piaggio) di Pontedera uscirono
prototipi di aerei ed elicotteri, eliche a calettamento variabile. Furono complessivamente costruite
molte centinaia di velivoli, motori,
eliche, anche su licenza. Lo stabilimento di Marina di Pisa impie-
corsi di laurea pervenendo all’attuale situazione della Facoltà.
Aumentò, dal centinaio del 1930,
all’attuale consistenza, il numero
degli studenti; conseguentemente
aumentarono quelli dei laureati
prodotti, dei docenti e del personale non docente; dalla sede in via
del Collegio Ricci, dove oggi risiede la Facoltà di Lettere, la Scuola
di Applicazione, divenuta Facoltà
universitaria, si trasferì nella nuova sede, che fu ampliata in successive fasi, durante le quali furono
costruite nuove aule e laboratori.
Fu fondato, per iniziativa del prof.
Pistolesi, il Collegio “Pacinotti”
con una sezione di Ingegneria,
poi confluito nell’attuale Istituto
“S. Anna”, con il risultato importantissimo di produrre un purtroppo piccolo numero di laureati
in Ingegneria ad altissimo livello,
che ebbe un notevole effetto trainante su tutti i numerosissimi altri
laureati.
Fu soprattutto fortemente potenziata l’attività di ricerca applicata
e fu stipulato un crescente numero di contratti di ricerca con vari
enti, nazionali ed anche esteri,
giungendo fino alla costituzione
di consorzi con questi enti. Un
nostro illustre collega osservò, pe-
La sede centrale storica della facoltà.
La facoltà comprende oggi molti edifici su tutto il territorio pisano.
I professori Enrico Pistolesi e
Michele Paris decisero quindi di
chiedere l’istituzione di un secondo Corso di Laurea, in Ingegneria
Industriale, con le sottosezioni
Meccanica ed Aeronautica (1937)
ed Elettrotecnica (1938). Queste
nuove lauree erano giustificate dal
promettente sviluppo in Toscana,
dove quella di Pisa era allora l’unica Facoltà di Ingegneria, di numerose nuove industrie.
La sottosezione Aeronautica in
particolare era richiesta da attività industriali in questo campo a
Marina di Pisa e a Pontedera, ma
soprattutto da un grandioso programma di sviluppo di linee aeree
gò fino a 4800 persone; quello di
Pontedera è ancora oggi il più importante stabilimento industriale
della provincia, dopo essere stato
convertito alla costruzione di originali veicoli di grande successo.
Per gli insegnamenti necessari alle
nuove lauree la Facoltà si avvalse
di notevoli ingegneri professionisti, tra cui ricordo con affetto e
gratitudine in particolare D’Ascanio, Melinossi e Stiavelli; di quest’ultimo fui allievo, collaboratore
ed assistente.
Negli anni seguenti, secondo le
successive modifiche degli ordinamenti degli studi di Ingegneria
in Italia, furono introdotti altri
1 Nel 1993 erano attivi nove corsi di Laurea, rispettivamente in Ingegneria aeronautica, chimica, civile, elettrica, elettronica, meccanica, nucleare, delle
telecomunicazioni, informatica. Il numero degli studenti immatricolati raggiunse un massimo di 1270 durante la presidenza di Lucio Lazzarino (n.d.c.)
raltro giustamente, che questa notevole attività di ricerca produceva
scarsi effetti benefici sull’economia
del paese
La sopra lamentata scarsa incidenza dei risultati della ricerca
applicata sull’economia nazionale
è molto probabilmente imputabile alla mancanza di connessione tra i programmi di ricerca ed
i programmi di vendita futura
di prodotti, che includano i risultati delle ricerche, sui mercati
internazionali.
Un illustre collega di altra Facoltà qualche anno fa rimproverò le
Facoltà di Ingegneria italiane di
deprimere la creatività nei propri
laureati. Contrariamente al parere
di alcuni colleghi di altre Facoltà di Ingegneria italiane, ritengo
la critica innanzi accennata sostanzialmente giusta e relativa ad
un argomento di molto grande
importanza.
È innegabile infatti non solo che i
brevetti italiani per abitante siano
meno di quelli di molte altre nazioni industriali, ma anche che le
modifiche per migliorare la qualità
dei prodotti e delle organizzazioni
produttive sono proposte in Italia con minore vivacità che nelle
aziende estere concorrenti.
Probabilmente la naturale creatività nei laureati in Ingegneria
italiani è depressa da un eccesso
di nozioni difficili ed utili solo ad
una piccola percentuale dei suddetti e non è abbastanza stimolata
da sufficienti esercizi tendenti a
migliorare soluzioni note, esercizi
che utilizzerebbero meglio le risorse mentali ed il molto tempo
trascorso dagli studenti nelle Facoltà di Ingegneria.
Nelle industrie italiane si rileva
una partecipazione degli ingegneri
all’alta direzione minore che nelle
industrie estere concorrenti. Inoltre, in Italia troppe aziende industriali hanno gravissime difficoltà
economiche, e questo produce
una preoccupante disoccupazione. Dobbiamo domandarci se su
tutto questo abbia influenza la
non ottimizzata preparazione dei
nostri laureati in Ingegneria. Alla
ottimizzazione coordinata dei
programmi di insegnamento non
viene data, secondo il mio modesto parere, la cura indispensabile.
In un periodo in cui la concorrenza sui mercati internazionali tende a diventare sempre più aperta
ed intensa e di decisiva influenza
sull’economia nazionale, il miglioramento della preparazione dei
tecnici a tutti i livelli, ottenuto ottimizzando l’impiego delle risorse
umane e finanziarie disponibili, è
un problema di importanza crescente, la cui soluzione influirà
in modo sempre più decisivo sull’economia della nazione.
Questo mio breve, denso e piuttosto amarognolo discorsetto, si
fonda su una probabilmente inconsistente speranza di portare un
piccolo contributo alla sempre più
necessaria ed urgente soluzione
del problema di vitale importanza
ora indicato, soluzione alla quale
sono state dedicate finora azioni
insufficienti, non proporzionate
alla decisiva importanza ed urgenza del problema.
.
Lucio Lazzarino, relazione tenuta
nella Aula Magna della facoltà di
ingegneria il 21 settembre 1993, in
occasione dei festeggiamenti per l’80°
anniversario della facoltà
Io, ex allieva, assistente ricercatrice
all’Università di Karlstad in Svezia
Federica De Magistris, [email protected]
sulle caratteristiche meccaniche
del legno, dottorato svolto presso
l’istituto di ricerca sulla carta e gli
imballaggi, STFI-Packforsk AB,
in collaborazione con il dipartimento di Meccanica del Politecnico di Stoccolma, KTH. Non era
previsto finire nella ricerca e tanto meno nell’università. Da studentessa volevo allontanarmi dal
mondo accademico e andare nelOgni tanto per chi lavora all’este- l’industria ma con il lavoro di tesi
ro viene usata l’espressione “fuga di mi sono ricreduta e le mie 9 docervelli”. Non mi ci ritrovo proprio. mande di lavoro le ho spedite tutte
Nel mio caso si è trattato più del a vari istituti di ricerca o università
fatto che la vita va come va e non e sempre per ricerce su materiali
come la si era prevista! Anche se vari, evitai solo il cemento.
ci vuole una certa predisposizione Alla fine del dottorato si è preper espatriare altrimenti manca la sentata la scelta fra rientrare nel
curiosità di andare a fare una tesi mondo aeronautico o continuare
all’estero.
fra legno e carta. La carta sem“Fuga di cervelli” poi ha un’acce- brava essere più promettente che
zione negativa, io preferisco veder- più interessante e così ho risposto
la come una libertà di movimento all’annuncio del dipartimento di
e di scambio sempre maggiore ingegneria chimica dell’Universispecialmente nella UE. Una pos- tà di Karlstad che cercava un assisibilità in più sia per chi parte che stente ricercatore.
per chi rimane di un accrescimen- Gli assistenti ricercatori qui hanto di esperienze e punti di vista.
no un contratto quadriennale con
La tesi io avrei dovuto farla in priorità data alla ricerca e non alPortogallo ma poi non funzionò l’insegnamento. Io ho solo fatto le
il contatto con l’università di là esercitazioni di un corso di Sciense non ricordo male (era il 1998!) za delle costruzioni l’anno scorso
mentre il Prof. Lazzeri era in per un totale di 20 ore di lezione.
contatto con l’istituto di ricerca L’insegnamento è lasciato ai catteaeronautico svedese dove già ave- dratici e ai dottorandi. Il mio lavovano fatto la tesi due studenti del ro consiste nello studiare come la
dipartimento. Visto che l’ultimo compressione della carta influenzi
studente italiano che era lì a fare la tutti i processi per la fabbricazione
tesi (dal Politecnico di Milano) ci della carta stessa. Io sono assunta
stava mettendo un anno in quanto in parti uguali dai quattro gruppi
più interessato alle svedesi che ai che compongono il dipartimento
rivetti il professore cercò di assi- di Ingegneria Chimica della facolcurarsi sulle mie intenzioni, al che tà di Tecnica e Scienze Naturali e
io non ebbi problemi a rassicurarlo quindi il mio progetto spazia dalche andavo solo a fare la tesi. Io la selezione dei chip di legno alla
non avevo previsto di emigrare e cottura degli stessi, all’analisi delle
tanto meno in Svezia! Che poi lì fibre ottenute, alla fabbricazione
incontrassi Gunnar, mio marito da della carta e poi alla calandratura
ormai sei anni, non era previsto.
e stampa della stessa. Sia i dottoNon era nemmeno previsto lascia- randi che gli assistenti ricercatori
re il campo dell’ingegneria aero- hanno grossa libertà di gestirsi i
nautica per discutere un dottorato propri progetti di ricerca. Il dot-
torato dura quattro anni (cinque
se è previsto un 20% di tempo
dedicato all’insegnamento) e si
conclude con una tesi, che deve
includere fra i quattro e i cinque
articoli pubblicati su riviste riconosciute del settore, discussa con
un controrelatore possibilmente
straniero o comunque del tutto
slegato al progetto in questione.
In modo simile la posizione di assistente ricercatore dovrebbe portare alla pubblicazione di quattro
articoli e alla presentazione per
diventare docente. Mondo accademico e industria sono piuttosto
vicini e tutti e tre i professori del
mio dipartimento hanno lavorato
nell’industria prima di diventare
professori universitari.
Sono ormai passati otto anni dalla
mia laurea e quindi ha un senso
relativo confrontare la realtà di
allora, vissuta da studentessa, con
l’università in cui lavoro adesso.
La prima che salta all’occhio è la
penuria di studenti qui. Al primo
anno di ingegneria aeronautica
a Pisa eravamo 150 e suppongo
che una quarantina almeno si sia
laureata. Qui abbiamo corsi con
cinque o sei studenti e un totale di
circa dieci lauree all’anno. Gli studenti del terzo anno li conosciamo
uno ad uno e sono molto seguiti.
Ogni abbandono è una perdita, se
non altro finanziaria visto che lo
stato versa contributi sia ad ogni
esame passato che per ogni tesi
discussa.
Una delle cause della mancanza di
studenti è il generale scarso interesse per gli studi tecnici. C’è però
da considerare che la Svezia ha un
totale di 9 milioni di abitanti ed
ha, credo, circa 23 atenei.
Le strutture sono diverse: l’Ateneo
di Pisa ha i suoi quasi 700 anni e
ingegneria, se non sbaglio, ben più
di cinquanta mentre Karsltad ha
un’università da circa 10 anni, anche se ha una “antica tradizione”
di scuole magistrali che risale alla
fine dell’ottocento. L’edificio è moderno e comprende tutte e quattro
le facoltà.
Le scuole in generale hanno una
gran parte di pratica, dalle “elementari” in su con l’obbligo di un
periodo di tirocinio pagato durante
gli studi universitari. A Pisa ingegneria aeronautica, almeno ai miei
tempi, era pressoché solo teorica.
Qui non è pensabile di passare un
esame di chimica senza una buona
parte delle ore di lezione trascorse in laboratorio. A tale proposito
a nessuno qui è venuto in mente
che io avessi potuto prendere una
laurea in ingegneria senza aver mai
messo piede in un laboratorio di
chimica. Solo dopo che avevo già
cominciato a lavorare e a mischiare
reagenti vari se ne sono accorti e
mi hanno istruito sulle regole per
la sicurezza come fanno con gli
studenti del primo anno.
Concludo con un piccolo commento da emigrante. Certo che
qui ci sono tradizioni e un clima
diverso ma il tutto conta relativamente. Anche se devo ammettere
che festeggiare il Natale senza panettone e tortellini ma a base di
aringhe marinate, fredde, mentre
fuori all’ora di pranzo comincia
a imbrunire non è proprio il momento migliore dell’anno (ma so
che l’anno dopo festeggerò in Italia!). Lati positivi e negativi se ne
trovano ovunque ma quello che
nessuno mi aveva detto e a cui pochissimi fanno riferimento è la lingua! La possibilità di comunicare
le proprie idee esattamente come
si vuole, il giocare con le parole,
l’ironia sono cose che si perdono
in gran parte passando ad un’altra lingua. Senza contare che non
è mai del tutto rilassante leggere
una rivista o guardare la tv in una
lingua che non è la propria. Parlare
tre lingue ogni giorno è un buon
esercizio mentale ma bisogna accettare l’handicap di non parlarne
nessuna perfettamente.
.
Federica de Magistris, assistant
professor.
Karlstad University, Faculty of Technology and Science, Department
of Chemical Engineering, Sweden.
Nella figura a sinistra c’è il
centro ricerche di Stora Enso,
i due grattaceli sono appartamenti per studenti e il palazzo
accanto è al casa dello studente.
Sullo sfondo l’università con la
biblioteca e l’aula magna (la
cupola) in fronte e ingegneria chimica nell’ultimo edificio
confinante con gli alberi.
Il Dipartimento
di Ingegneria
Meccanica,
Nucleare e della
Produzione
Luca Sanpaolesi, [email protected]
Franco Failli, [email protected]
Il Dipartimento di Ingegneria
Meccanica, Nucleare e della Produzione (DIMNP) è, per personale ad esso afferente, uno dei più
consistenti dell’Ateneo Pisano
(46 docenti e 30 tecnici-amministrativi). Le strutture dipartimentali sono situate sia presso
la Facoltà di Ingegneria, in Via
Diotisalvi, sia in sedi distaccate,
come la Sezione Produzione, in
Via Bonanno Pisano ed il Laboratorio Scalbatraio, a Tirrenia. Il
Dipartimento dispone di officine
meccaniche classiche, in grado di
produrre le attrezzature necessarie
alla ricerca, ma anche di numerosi laboratori dotati di attrezzature
specialistiche, come macchine per
la rilevazione delle caratteristiche
meccaniche dei materiali, macchine di misura a controllo numerico, apparecchiature mobili e fisse
per la misurazione di radiazioni
in ambiente e da campioni di
materiali, sistemi per l’analisi tribologica, robot industriali. Sono
inoltre presenti laboratori per lo
studio di ingranaggi innovativi
ma anche, sviluppando ricerca di
frontiera, per la manipolazione di
microcomponenti e per la caratterizzazione meccanica di tessuti
biologici da utilizzare per protesi ossee e tissutali in genere. Di
grande attualità anche la ricerca
sulla “Filiera Idrogeno”, speranza
per la mobilità del futuro, e l’attività nel settore nucleare, da sempre all’avanguardia e ora di nuovo
alla ribalta.
Non è possibile ovviamente in
questa sede elencare tutte le ricerche che vengono portate avanti al DIMNP. Vale la pena però
ricordare alcuni recenti brevetti
che ne testimoniano l’eclettismo:
un nuovo tipo di motore ibrido;
una attrezzatura portatile per test
su materiali metallici, eseguibili
ora direttamente in cantiere su
materiali in opera, un microposizionatore piezoelettrico ed una
macchina per la manipolazione
automatica delle pelli in conceria.
.
Franco Failli è docente nel Dipartimento di Ingegneria Meccanica
Nucleare e della Produzione.
Le vicissitudini della Torre di Pisa
La Torre di Pisa, in realtà il Campanile rotondo del Duomo, iniziò
ad inclinarsi già durante i lavori
di costruzione, che presero avvio
nell’anno 1173 e che, con lunghe
interruzioni, si conclusero intorno
all’anno 1360.
Infatti è possibile osservare anche a occhio nudo che a partire
dalla quarta cornice l’asse non è
più rettilineo, per effetto di correzioni apportate nel corso della
costruzione per contrapporsi all’inclinazione che si andava via via
manifestando.
Nei secoli la pendenza si accentuò sino a raggiungere nel 1990
circa cinque gradi e mezzo, con
uno strapiombo dell’ordine di m
4,31. Mentre l’incremento dello
strapiombo, di circa 1,5-2,0 mm
l’anno, mostrava la prosecuzione
del fenomeno.
Ma furono soprattutto altri eventi, quali il crollo del Campanile di
San Marco a Venezia avvenuto ai
primi del novecento e l’improvviso
crollo della Torre Civica di Pavia
del 1989, a portare attenzione sulla
Torre di Pisa, il primo a determinare un inizio delle misure e degli
studi, e il secondo a provocare nel
1990 un Decreto Ministeriale per
la chiusura della Torre per motivi
di sicurezza, in conformità ad un
ampio e documentato parere del
Consiglio Superiore dei Lavori
Pubblici.
Da qui, anche sulla base della
preoccupazione del mondo scientifico internazionale, il Governo italiano costituì il “Comitato
Internazionale di Esperti per la
Salvaguardia della Torre di Pisa”,
configurandolo come una “Authority” cioè autorizzandolo ad operare in deroga alle normative esistenti (sottraendolo così ai lacci e
lacciuoli della burocrazia), ed assegnandogli il compito di concepire,
progettare ed attuare gli interventi
di stabilizzazione geotecnica, di
rinforzo strutturale e restauro del
monumento. La facoltà di operare
“in deroga” è stata poi quella che
ha consentito di concludere i lavori in tempi ragionevoli.
Venne così costituito un Co-
mitato di 14 Esperti, italiani e
stranieri, presieduto da Michele
Jamiolkowski, a carattere multidisciplinare, con Esperti di strutture,
di geotecnica e di storia dell’arte.
Il Comitato ha così sviluppato i
suoi lavori, con forti discussioni al
suo interno sui criteri attuativi, ma
concorde sulle linee generali che
erano di conservazione della integrità del monumento, riducendo
al minimo gli interventi sull’opera,
possibilmente sempre reversibili.
Negli undici anni di
vita del Comitato
– dal 1990 al 2001
– sono stati effettuati moltissimi studi e
ricerche, da un lato
per ampliare le conoscenze, dall’altro per
studiare e sperimentare le possibili modalità di intervento.
Degli undici anni
di vita, circa i primi
otto furono utilizzati per gli studi e
le ricerche, e le operazioni preliminari,
e solo gli ultimi tre
per la realizzazione
degli interventi di
stabilizzazione che
hanno condotto alla
situazione attuale.
Che dire qui dei moltissimi studi condotti
negli otto anni?
Un suggerimento
è la consultazione
dell’opera molto ben
documentata, pubblicata sul Bollettino
d’arte anno 2005 “La
Torre restituita” in 4
volumi, nei quali il
Comitato presenta
“Gli Studi e gli Interventi che hanno
consentito la Stabilizzazione della Torre di Pisa”.
Ritengo qui si possa
solo richiamare brevemente alcuni
studi più importanti, e alcune conclusioni conseguenti.
Anzitutto apparve evidente l’esistenza di due rischi distinti; il
primo dipendente dallo stato tensionale esistente in alcune zone
della struttura in elevazione, che
avrebbe potuto condurre ad un
improvviso collasso per rottura
delle murature, e il secondo connesso al rischio di ribaltamento
della Torre per rottura del terreno
monumento.
Un cenno ancora, trattando delle
operazioni preliminari, vorrei ridi fondazione.
servarlo alla prova a grande scala
Ma accertata e valutata l’esistenza in sito effettuata su un “modello”
di questi rischi è stato ritenuto op- di Torre, con fondazione di 7 m di
portuno procedere, mentre conti- diametro, realizzata nella zona tra
nuavano gli studi e le ricerche, alla il Camposanto Monumentale e le
rapida adozione di interventi tem- Mura Urbane, sottoposto a sotporanei e reversibili per migliorare toescavazione per avere conforto
la sicurezza, guadagnando così il sperimentale degli studi teorici. E,
tempo necessario al completa- a seguito di questi risultati, negli
mento degli studi e delle analisi.
anni 1998-99 fu poi eseguita una
Sinteticamente l’intervento strut- limitata sottoescavazione prelimiturale preliminare è consistito in nare sotto la Torre vera, per una
una cerchiatura provvisoria con ulteriore finale verifica e messa a
punto della procedura
di intervento.
Si vede quindi come
fu travagliata, discussa e studiata la tecnica di intervento della
sottoescavazione che
oggi a operazioni
eseguite può sembrare banale.
E si passa così agli
interventi definitivi
condotti appunto negli anni 1999-2001.
Sotto l’aspetto strutturale gli interventi
furono essenzialmente di due tipi. Sostituzione della cerchiatura
preliminare con quella definitiva, ancora
oggi visibile sul monumento, con messa
a punto del materiale
(acciaio inossidabile
ad altissima resistenza) dell’entità della
pretensione, e della
tecnologia operativa.
E poi limitato numero di iniezioni in calcestruzzo speciale con
barre inox pretese, in
alcuni punti critici del
corpo della Torre.
Sotto l’aspetto geotecnico la opzione
decisa e unanime del
Comitato verso la
sottoescavazione ha
La Torre da un rilievo di Cresy and Taylor del 1817.
condotto alla messa
cavi pretesi della zona in sommi- in opera per il lavoro di 41 tubi
tà al primo ordine, riconosciuta di perforazione ed estrazione del
come zona critica, per un elevato terreno, obliqui, nella zona in
stato tensionale e un degrado non sovrapendenza.
trascurabile.
Nei tubi venivano inserite eliche
L’intervento provvisorio di sta- che asportavano il terreno con una
bilizzazione geotecnica venne posizione e sequenza preventivaattuato con l’apposizione di pesi mente studiata.
di piombo sulla fondazione nella Complessivamente vennero
zona in sovrapendenza, allo scopo asportati circa 38 m3 di terreno, e
essenziale di ridurre il momento ne è risultato un raddrizzamento
ribaltante e migliorare le condi- di circa 1.900 arcosecondi – cirzioni di stabilità geotecnica del ca 0,53° - ed una riduzione dello
Strapiombo misurato a livello della 7ª cornice.
nel 1360
nel 1817
nel 1993
nel 2001
oggi
1.40 metri
3.80 metri
4.31 metri
3.91 metri
3.87 metri
strapiombo di circa 40 cm.
La situazione della pendenza
corrisponde oggi approssimativamente a quella che si aveva all’inizio dell’anno 1800.
Infine previa rimozione di tutte
le opere provvisionali – stralli di
sicurezza, tubi di estrazione e altre attrezzature – la Torre venne
riconsegnata alle Autorità il 17
giugno 2001.
Il Comitato ha quindi chiuso la sua
attività nel 2001 con il completo
raggiungimento dei suoi obiettivi,
mentre la responsabilità scientifica
di seguire tutta la strumentazione
tutt’ora in funzione sulla Torre e
operare come Organo di consulenza per le Autorità e in primis
per l’Opera della Primaziale cui
sono affidati i monumenti della
Piazza dei Miracoli, fu affidata ad
un piccolo Comitato – S. Settis,
L. Sanpaolesi, C. Viggiani – incaricato appunto di monitorare la
Torre e seguirne l’evoluzione.
Ora, per concludere questa breve
illustrazione, occorre ancora precisare quale appare oggi essere il
futuro della Torre.
Anzitutto va precisato che dal
2001 al 2008 la Torre, dopo una
breve e limitata prosecuzione per
circa 2 anni dei fenomeni di rientro dell’inclinazione provocati
dalla sottoescavazione, è praticamente ferma, con lievi oscillazioni stagionali, ben conosciute
dal XXo secolo, in cui la Torre fu
monitorata.
Orbene gli studi condotti portano
a ipotizzare due possibili futuri
scenari.
Il primo, il più pessimistico, vede la
Torre immobile per alcuni decenni, e poi la graduale ripresa di una
rotazione verso Sud con velocità
via via crescente, ma comunque
tale da ricondurla alla situazione
dell’anno 2000 in circa tre secoli.
Il secondo, più ottimistico, conduce a ritenere che la Torre, in conseguenza alla riduzione di pendenza
dovuta alla sottoescavazione insieme agli interventi di collegamento del catino con le fondazioni e
alla attuata regolazione della falda
idrica, possa rimanere in posizione
inalterata per un tempo indeterminato, ma comunque più lungo
di quello sopra ipotizzato.
Il tempo, al di là delle nostre possibilità di controllo, dirà quale di
questi scenari debba realizzarsi,
ma nell’uno e nell’altro caso può
ritenersi raggiunto lo scopo che ci
si prefiggeva e cioè di fermare la
Torre e assicurarle un lungo periodo sicuro di vita.
.
Prof. Luca Sanpaolesi, già Professore
Ordinario di Tecnica delle Costruzioni nella nostra Facoltà e Membro
del Comitato Internazionale per la
Salvaguardia della Torre di Pisa.
A friendly partnership
in difficult historical times
Anton Schreiber, professore emerito nella Technische Universität Ilmenau, Germania
Apart from co-operative work on
research, we also had active exchange programmes with many
Eastern countries. Foreign students studied and graduated in
our university and scientists and
researchers had the opportunity to
study and work in other universities of the Eastern block.
We would have liked to extend
these opportunities to scientific
institutions in the West, but it was
almost impossible. Bans, surveilIn 1985, I was a full profes- lance and supervisions, with only
sor and director of the Sektion few exceptions, were typical of
Gerätetechnik (Department of that time.
Precision Mechanical Engineer- In 1985, an agreement between
ing) at the Technical Institute of the Foreign Office of the DDR
Ilmenau (since 1992, the Techni- and the Italian Ministry for Forcal University of Ilmenau; TU) in eign Affairs gave me the possibilthe German Democratic Republic ity to visit the University of Pisa
(DDR).
in order to explore the feasibility
The Cold War and the Iron Curtain, which happened as a result
of the war, made difficult any
scientific co-operation between
the Eastern block and Western
Europe. On top of the political
obstacles there was a language
difficulty, which we experienced
at any scientific and even social
event: we were using Russian as
international language, while our
colleagues were using English.
At the TU Ilmenau, we had extensive partnerships with scientific institutions in the USSR, Vietnam,
Bulgaria, Hungary, Poland, and
other Eastern countries. However, only a few contacts existed
between individual scientists on
either side of the Iron Curtain.
of a scientific co-operation and, if
possible, to start it.
Fortunately the first day of my arrival in Pisa I met at the train station Professor Santo Bordone, who
with his knowledge of the German
language and mentality and of the
country (the other Germany!) was
of great help. I also encountered
strong interest in any relationship
for co-operation with my country
from the Dean of the Engineering
Faculty, at that time Prof. Enrico
Maria Latrofa, as well as from the
Heads of various departments. The
support received from the Rector
of the TU Ilmenau, Prof. Werner
Kemnizt, has greatly contributed
to the success of the project.
Back in the DDR, there were
still special rules, regulations and
unfortunately complications for
the partnership. Besides a high
scientific knowledge and strong
technical ability, political reliability was an important criterion for
our professors involved. The Italian professors were received in the
DDR as friends of our country. I
was responsible for this aspect of
the project.
In the following years, a successful
co-operation developed and very
soon an official MOU on co-operation was signed in Pisa by the
Rector of the University of Pisa,
Prof. Bruno Guerrini, and by the
Rector of the TU Ilmenau Prof.
Werner Kemnitz. The ceremony
of the signing of the MOU was
then repeated in Ilmenau, with the
presence of academic and political
observers.
Until the end of the DDR in
1989/90, five to six scientists
from the TH Ilmenau and from
the University of Pisa have been
successfully working for short periods in the technical or management departments of the partner
.
Studenti e Professori della facoltà di ingegneria, durante la visita di studio nella Repubblica Democratica Tedesca (Germania Orientale) nell’agosto 1989.
…segue dalla prima pagina
I nostri studente e le lingue
E allora? Non c’è dubbio che i
nostri giovani siano ormai consci
della necessità di studiare almeno l’inglese, di perfezionarlo con
corsi in Inghilterra e con stage
all’estero. E’ tutto utile ma non
sempre sufficiente.
Cominciamo dalle lezioni di inglese impartite nei primi anni
di scuola. Non posso dire molto,
per non averne una conoscenza
diretta, ma posso dire invece, per
conoscenza quasi diretta, che di
ben poca utilità sono le vacanze
studio in Inghilterra o in altri
paesi di lingua inglese, dove i ragazzi frequentano sì qualche ora
di lezione, ma hanno degli scarsi contatti con la realtà locale, si
trovano immersi in gruppi di altri
giovani che provengono dalla loro
nazione e con i quali si intrat-
tengono parlando nella propria
lingua. Tranne qualche fortunata
eccezione i ragazzi arrivano alla
Università con scarse conoscenze
dell’inglese e, malgrado l’attività
di ottimi centri linguistici (a Pisa
il CLI), il loro tempo e la loro
attenzione sono polarizzati dai
programmi di studi ai quali viene data dal sistema universitario
maggiore importanza.
Qualcuno frequenta stage all’estero, specie negli ultimi anni, con
l’ausilio dei programmi Socrates,
ma anche questi, pur validissimi
per contribuire alla internazionalizzazione dei giovani, sono numericamente pochi ed insufficienti a
risolvere i problemi linguistici.
Di recente alcune facoltà hanno
informato i loro dottorandi che
al termine del percorso di studi
dovranno compilare e discutere
la tesi in inglese, e per agevolarli
hanno istituito corsi interni alla
university.
A high point of this friendly relationship occurred in the last weeks
of August 1989, when a group of
lecturers and students from the
University of Pisa, being guests of
the TU Ilmenau, visited the major
Engineering universities of the
DDR. The Dean, Professor Latrofa, was in charge of this study
trip to which took part about 30
students and 4 professors.
As part of the bilateral agreement
for the guests of the DDR I had
various meeting in the Ministry for Foreign Affairs in Rome.
While there I had the opportunity
to visit many historic sites of the
ancient Rome, which were of great
interest, giving me a better understanding of the Italian culture and
history.
The friendly co-operation has
continued, even if at a lower level,
until today. Both the TUI and Pisa
University are part of the Socrates
programme, and as far as I know,
there are some exchanges of students and contacts between technical departments.
All this was possible in spite of the
Cold War and the Iron Curtain
facoltà affidati a lettori di madre
lingua.
C’è una nuova idea, tenere nelle
università lezioni e corsi di laurea in inglese. Questa possibilità
è da tempo oggetto di studio e
di incoraggiamento da parte del
Ministero dell’Università e dalla
CRUI. Avrebbe anche il vantaggio di attirare studenti dall’estero,
in particolare da aree che interessano la nostra economia, quali i
paesi arabi. Già un certo numero
di università italiane (un elenco
fornito dalla CRUI si trova sul
CdS del 25 Nov. 07) tiene corsi in
inglese e fra esse spiccano i Politecnici di Torino e Milano. Ma
c’è il rovescio in ogni medaglia. E’
mia convinzione che, con l’eccezione di qualche (pochi) docente
per cui l’inglese è quasi lingua madre, la qualità dell’insegnamento
ne risente: il pidgin English usato
da docenti e da studenti non per-
mette la freschezza, la spontaneità
e la profondità delle lezioni alle
quali siamo abituati. Di recente
sono stato ospite/osservatore in
uno dei corsi in lingua inglese tenuti, da un paio di anni, dalla facoltà di economia di Pisa. Ottima
iniziativa, con docenti di ottima
espressione inglese, ma, a mio parere, più adatta a corsi di eccellenza riservati a pochi studenti che
abbiano già imparato e maturato
nei corsi tradizionali.
Nella nostra facoltà ho seguito
alcune ottime lezioni tenute in
ottimo inglese dal Prof. Mariano
Andrenucci.
E allora? I metodi elencati, che
non sono necessariamente gli
unici, hanno inevitabili debolezze, dovute al fatto che una lingua
si impara come lingua madre soltanto in una età che non supera
pochi anni (cinque, sei, …). Ci
sarebbe a mio parere un metodo
Il Prof. Anton Schreiber era,nel periodo della guerra fredda, un importante accademico della allora Repubblica Democratica Tedesca. Al suo
entusiasmo ed alla sua ostinazione,
tutta tedesca, si deve l’apertura di
una breccia nel muro che separava
i due blocchi, che permise ad alcuni
giovani della DDR (oggi tutti professori in università tedesche) di conoscere la nostra facoltà ed il sistema
politico e sociale dell’Occidente.
Una esperienza eccezionale se si considera che il Prof. Schreiber era uno
dei pochissimi accademici della DDR
ideale. Affidare i nostri bambini ad amici e colleghi inglesi, o
tedeschi o francesi, che abbiano
bambini della stessa età, disposti
a ospitarli per sei mesi. I bambini
tornerebbero arricchiti di un capitale che sarà loro prezioso quando
affronteranno gli studi e la professione in una Europa che sarà
(si spera) più unita. In particolare
i colleghi universitari potrebbero
valersi di un’ampia rete di contatti. Ma anche questo suggerimento ha le sue weakness: le Mamme
italiane, per le quali il bambino è
troppo piccolo per andare senza la
Mamma… forse più in là quando
sarà più grande. Ho polarizzato
queste riflessioni sull’inglese.
Ma oggi per un giovane ingegnere conoscere bene una sola lingua
non è più sufficiente. Meglio aggiungere il tedesco, il francese, lo
spagnolo e forse il russo ed il cinese. Come fare?
SFB
.
Studenti stranieri nella nostra facoltà
Indagine relativa al programma Socrates
Marco Raugi, [email protected]
di studenti ricevuti nella Facoltà,
ad esempio come proposto nelle
tabelle.
Il programma Socrates prevede lo
scambio di studenti tra Università
della Comunità Europea che abbiano sottoscritto apposito accordo bilaterale. Ogni anno quindi
la nostra Facoltà riceve studenti
provenienti dall’estero che scelgono, tra la nostra offerta formativa,
corsi di loro interesse da sostituire
a corrispondenti attività previste
nel loro curriculum studiorum al
paese d’origine.
Osservando gli ultimi quattro
anni accademici, dal 2004/05 al
2007/08 inclusi è possibile classificare in diversi modi il flusso
Tabella 1
Il limitato numero di studenti
ricevuti (il numero annuo medio
dei nostri studenti che usufruiscono del Socrates è 40-50) è in
gran parte probabilmente addebitabile al fatto che è necessaria la
conoscenza della lingua italiana
per fruire dei corsi erogati nella
nostra Facoltà. Purtroppo, la lingua italiana è poco studiata negli
altri paesi europei. Per aumentare
l’attrattività verso gli studenti stranieri sarebbe certamente auspicabile l’erogazione di corsi in lingua
inglese, pratica effettuata in molti
paesi del Nord-Europa (ad esempio Olanda, Danimarca, Finlandia) che per questo motivo sono
molto richieste dai nostri studenti
che studiano all’estero con Socrates), ma ormai molto diffusa anche
in Turchia e dall’anno prossimo
fornita anche da alcuni Politecnici in Italia.
L’improvviso aumento rilevabile
nell’ultimo anno (da verificare se
1
A.A. 2004/05
Numero di studenti 13
2
ES
Numero di studenti 33
totali nei 4 anni
3
Area dell’Informazione Area Industriale Area Civile-Edile
Numero di studenti 30
14
16
totali nei 4 anni
2005/06
11
PT
14
2006/07
12
D
2
BE
2
2007/08
24
RO
1
NL
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caso isolato o tendenza consolidata negli anni prossimi) può essere
in parte legato all’approntamento,
alla fine dell’anno scorso, di una
sezione del sito web SocratesErasmus di Facoltà http://www.
web.ing.unipi.it/didattica/es/ in
cui sono stati raccolti i programmi
(in lingua italiana) di tutti i corsi
erogati nei nostri corsi di studio.
Avere accorpato questi documenti,
altrimenti reperibili separatamente e spesso in sezioni abbastanza
nascoste dei siti dei diversi corsi di
studio, ha probabilmente reso più
semplice la visibilità della nostra
offerta formativa da parte degli
studenti stranieri.
Un altro aspetto certamente rilevante sulla numerosità degli arrivi
è la cronica carenza (e costo) di alloggi per studenti che ovviamente
ha un effetto ancora maggiore su
chi proviene dall’estero.
certato un effetto di “passa-parola”
tra coloro che ritornano e coloro
che vogliono andare, per cui in
quelle sedi gli studenti considerano (sulla base delle testimonianze
dei loro colleghi) molto valido il
soggiorno Socrates ad Ingegneria di Pisa. A conferma di quanto
precedentemente osservato gran
parte di questi Atenei esteri “fidelizzati” alla nostra Facoltà sono
legati a corsi di studio dell’area
dell’informazione, in particolare
delle Telecomunicazioni.
Concludendo, molto si può fare
per migliorare l’attrattività della
nostra Facoltà verso gli studenti
stranieri. Certamente l’aspetto
più importante è quello di erogare
corsi in lingua inglese, o come primo passo, almeno pubblicizzare la
nostra offerta formativa anche in
lingua inglese.
.
Marco Raugi, Prof. Ordinario di
Elettrotecnica è Responsabile ADE
per il programma Socrates-Erasmus
per la Facoltà di Ingegneria.
Tabella 2
La suddivisione per paese di provenienza conferma in un certo
senso l’osservazione precedente, in
quanto le lingue spagnola e portoghese sono certamente quelle più
vicine alla nostra in Europa, e questo agevola ovviamente la partecipazione degli studenti provenienti
CH
1
GR
2
FI
1
FR
3
Gli ex allievi in Europa
Santo Francesco Bordone, [email protected]
Le attività degli ex allievi ed il pe- tà di ingegneria a pisa. Come? Si
riodico ingegneria a pisa coinvol- capirà meglio dalle decisioni pregono sempre più gli ex allievi, che se. Prima è stata l’elezione di un
lavorano all’estero. Recentemente Console per la Gran Bretagna e
il Prof. Bordone ha incontrato a l’Irlanda. Perché è stato chiamato
Londra alcuni ex allievi che vi ri- console e non più semplicemente
siedono e lavorano stabilmente. rappresentante o delegato o se(Visita e pranzo pastorale?)
gretario? Semplicemente perché
I colleghi che risiedono all’este- il titolo di console, oltre ad essere
ro hanno espresso il gradimento stato suggerito in allegria al terper l’iniziativa tesa a riunire gli ex mine del pranzo, fa più colore ed
allievi della facoltà che lavorano è più adatto ad attirare interesse e
nel mondo. Il loro entusiasmo per curiosità di chi è al di fuori della
il messaggio portato da Pisa, in rete. Al console sono stati assenome del preside e della facoltà, gnati alcuni compiti:
per le notizie di colleghi, di do- ·prendere contatto con gli ex alcenti, di dipartimenti, dei cambialievi che risiedono nel paese utimenti negli studi e di tante piccole
lizzando internet, contattando
novità, può essere ben compreso
le rappresentanze consolari, le
da chi ha vissuto alcuni anni almaggiori aziende, ed attraverso
l’estero e, anche se non lo ha mai
la rete di ex allievi.
confessato, un po’ di nostalgia per ·suggerire e coordinare eventuali
la sua patria la ha sempre avuta.
eventi europei, quali visite a imI colleghi presenti hanno esprespianti, università, aziende e reaso la volontà di collaborare nelle
lizzazioni ingegneristiche. Potrà
sedi estere per sviluppare l’attividiscuterne con gli istituti di cul-
da quel paese.
Tabella 3
Il numero di studenti per settore
culturale è determinato anche dalla tipologia di accordo bilaterale,
nel senso che in molti accordi si
possono scambiare soltanto studenti appartenenti ad una certa
area di studi. Tuttavia essendo
spesso questi accordi legati a contatti o collaborazioni mantenute da nostri docenti, si potrebbe
osservare che i docenti dell’area
dell’informazione hanno una
maggiore propensione ai rapporti
internazionali.
Inoltre da una ulteriore osservazione dei dati si evidenzia una
forte polarizzazione delle sedi
universitarie che inviano studenti
a Pisa. Ovvero, ci sono un certo
numero di Atenei spagnoli (come
ad esempio Alcala di Enares,
Oviedo e Granada) che ogni anno
chiedono di inviare un numero di
studenti anche maggiore di quelli
previsti nell’accordo. Parlando con
gli studenti spagnoli stessi ho ac-
Notizie degli ex Allievi e della Facoltà…
tura, e con l’addetto scientifico
presso l’ambasciata.
·sollecitare agli ex allievi articoli,
lettere, notizie di interesse di ingegneria a pisa.
·segnalare eventuali situazioni di
disagio di colleghi all’estero per i
quali è utile richiedere il supporto della rete degli ex allievi.
Per il primo anno è stato eletto
console l’ing. Danilo Bacigalupi,
che lavora a Londra alla First Data
International. L’ing. Bacigalupi ha
accettato la nomina. Non sappiamo se manterrà la sua disponibilità
quando avrà meglio letto i compiti
che gli vengono affidati e che, è
doveroso confessare, non gli erano
stati espressi con tanta chiarezza
al momento della elezione.
Se questo esperimento riuscirà,
decisioni analoghe verranno prese
per le rappresentanze (ma chiamiamoli pure consolati) in Germania, Francia/Spagna, Benelux e
Paesi scandinavi.
.
Continua l’attività di job placement
per i nostri laureati
Federica Marazzato, [email protected]
Francesca Sciutto, [email protected]
Prosegue il job placement in
Facoltà con incontri tra aziende
e laureandi e laureati grazie ai
career meeting giunti ormai alla
terza edizione, nei quali in due
giornate dedicate all’evento, rappresentanti di aziende interessate
incontrano gli studenti, e successivamente nello stesso giorno
in Facoltà intrattengono con gli
studenti, selezionati sulla base
del curriculum, i primi colloqui
conoscitivi.
Ecco le aziende intervenute nell’ultima edizione: TRW, Arcelormittal, Ion Trading, Edison,
Georgia Pacific Italia, Sysdat,
Enel e L’Oréal.
Sono pervenute 138 candidature da quasi tutti i corsi di laurea,
dalle quali sono stati selezionati
77 curricula, ed organizzati un
totale di 130 colloqui individuali
tenuti direttamente in Facoltà.
È da segnalare al di fuori dei career meeting una presentazione
di McKinsey Italia. Dei circa 60
studenti presenti ne sono stati selezionati sulla base dei curricula,
12 che sono stati invitati ad una
sessione di test ed interviste da
tenere a Roma.
.
Notizie degli ex Allievi e della Facoltà…
Il Cherubino al Prof. Aldo Frediani
Auguri con sorpresa
al Prof. Enrico Manfredi
Santo Francesco Bordone, [email protected]
Gli amici del DIMNP hanno organizzato un birthday meeting con
sorpresa per il Prof. Manfredi in
occasione del suo settantesimo
compleanno. Il Prof. Manfredi,
convocato per una urgente ed importante riunione della quale non
conosceva l’oggetto, ha trovato la
sala affollatissima di colleghi ed
amici, che lo hanno accolto con
un festoso applauso ed augurio di
buon compleanno.
Il Prof. Manfredi, ordinario di
Progettazione meccanica e costruzione di macchine ed allievo
di Lucio Lazzarino, ha svolto la
maggior parte della sua carriera
Notizie degli ex Allievi e della Facoltà…
universitaria nella nostra Facoltà..
I suoi meriti didattici e scientifici sono stati premiati anche con
il conferimento dell’Ordine del
Cherubino.
Il Prof. Manfredi è un lettore attento e critico del nostro giornale
verso il quale è prodigo di commenti e suggerimenti. I redattori
di ingegneria a pisa si uniscono
ai colleghi del Dipartimento nell’esprimere al Prof. Manfredi i più
vivi auguri con la richiesta che
continui ad essere una preziosa
fonte di commenti e suggerimenti
per il giornale.
.
Santo Francesco Bordone, [email protected]
Il Senato Accademico ha conferito la onorificenza dell’Ordine del
Cherubino al Prof. Aldo Frediani.
La cerimonia del conferimento si è
svolta il giorno 15 febbraio 2008, in
occasione del ricordo della nascita
di Galileo Galilei. Aldo Frediani è
nato a Minucciano (Lucca) il 27
Giugno 1947, laureato in Ingegneria Aeronautica alla Università di
Pisa nel 1972, è diventato professore Ordinario nel 1985 presso la
Scuola di Ingegneria Aerospaziale
della Università “La Sapienza” di
Roma, succedendo al prof. Luigi
Broglio nella Cattedra di Strutture
Aeromissilistiche.
nali, oggetto oggi di interesse da
Dal 1990 è Professore di Aeroela- parte di industrie aeronautiche
sticità Applicata presso la Facoltà europee, configurazioni di velivoli
di Ingegneria di Pisa. L’attività di a propulsione elettrica fornita da
ricerca del Prof. Frediani riguarda celle fotovoltaiche per il volo ad
temi diversi, quali: fenomeni di fa- alta quota per telecomunicazioni e
tica di strutture aerospaziali, Mec- osservazioni del territorio. Il Prof
canica della Frattura, Aerodinami- Frediani collabora con la scuola di
ca, fenomeni aeroelastici, strutture Matematica di Pisa; nell’ultimo
ferroviarie (sulle quali ha acquisito decennio è stato organizzatore di
numerosi brevetti nazionali e in- quattro workshop presso la Scuola
ternazionali), nuove configurazioni di Matematica “G. Stampacchia”
di velivoli da trasporto, sulle quali del Centro Majorana di Erice.
ha acquisito brevetti internazio- Inoltre ha ideato, costruito e bre-
Il corso di Laurea Specialistica in Ingegneria dei Veicoli Terrestri,
nello stabilimento FIAT di Termini Imerese
vettato una macchina detta “Generatore di equazioni”, tratta da
un’idea di D’Alambert pubblicata
nel 1752. Ha collaborato con il
Dipartimento di Fisica e con l’INFN di Pisa al progetto del CMS
(Compact Muon Solenoid) in corso di realizzazione presso il CERN
di Ginevra. Il Prof. Frediani ha
anche partecipato alle attività amministrative ed organizzative dell’Ateneo in qualità di Pro-Rettore
per l’Edilizia e l’Impiantistica nel
periodo 1994-2002.
Ingegneria dei Veicoli mette al volante gli studenti
Massimo Guiggiani, [email protected]
Guidare bene un’automobile non esperienza diretta, per averlo perè così facile come sembra, soprat- cepito chiaramente dopo un
tutto in condizioni di emergenza. corso di guida fatto a BaQuanti sanno, ad esempio, che in locco nel 2005.
una macchina con ABS durante Da allora, come douna brusca frenata si deve anche cente di Dinamica
schiacciare la frizione? In realtà dei veicoli, ho semben pochi sanno anche solo se- pre avuto l’idea che i
dersi al volante assumendo una nostri studenti di Inposizione corretta, alla giusta di- gegneria dei Veicoli
stanza e con le mani alle “nove e Terrestri dovessero
un quarto”. Un corso di guida si- essere formati anche
cura ha lo scopo di colmare queste su questi aspetti. Non
lacune. Ti fa prendere coscienza di si può interagire con
quanto scorretta sia la tua guida, un collaudatore profesanche dopo vent’anni di patente, sionista se non si sono spee di quanto ci sia da imparare per rimentate certe manovre, se non
condurre un’automobile in modo si è mai fatto, in sicurezza, un “test
più sicuro e piacevole. Parlo per dell’alce”.
Sovrasterzo con la skid car
Quest’anno, grazie a un finanziamento regionale, abbiamo potuto
organizzare un corso per 30 studenti in collaborazione con Formula Guida Sicura di Grosseto.
Per tutta una giornata gli studenti
si sono potuti esercitare su alcune
tipiche manovre, ognuna pensata per mettere in evidenza certi
aspetti della dinamica dei veicoli.
Slalom lento per la corretta posizione di guida e “gestione” del volante, slalom veloce per il corretto
inserimento in curva, test dell’alce
fatto con e senza ESP per apprezzarne l’effetto, frenata sul bagnato
con evitamento ostacolo con e
senza ABS. Inoltre, controllo del sovrasterzo, indotto a bassa velocità con
la skid car.
Gli studenti hanno
apprezzato molto
l’iniziativa. Certo,
è piacevole per un
appassionato avere la possibilità di
sperimentare condizioni limite di guida. Ma in realtà la vera
soddisfazione nasce dall’aver imparato tante cose
nuove, dall’aver messo a fuoco
concetti altrimenti solo teorici.
Gli istruttori hanno trovato un
.
gruppo attento e ricettivo, concentrato, determinato a seguire al
meglio ogni consiglio. Un gruppo
certamente ben diverso dai guidatori senza formazione tecnica.
Contiamo di ripetere l’evento il
prossimo anno, magari facendolo
diventare un appuntamento fisso.
Gli istruttori si sono dimostrati
molto competenti e disponibili, oltre che umanamente molto
simpatici. L’intesa è stata immediata, tant’è che la sera nessuno
voleva chiudere. Una collaborazione che speriamo di rinsaldare
in futuro.
.
Il Prof. Massimo Guiggiani è Presidente della L. S. in Ing. dei Veicoli.
Briefing prima della pratica
Monica Amoroso, Alessandro Falaschi, [email protected]
Nei giorni 5 e 6 marzo 2008, il ciatura delle autovetture Lancia Y.
corso di Laurea Specialistica in In particolare ha illustrato in detIngegneria dei Veicoli Terrestri ha taglio l’organizzazione dello stabivisitato la fabbrica FIAT di Termi- limento e la logistica dei rapporti
ni Imerese (PA). Alle cinque del con i fornitori.
mattino, il Prof. Emilio Vitale, il Dopo il pranzo offerto presso la
Prof. Santo Francesco Bordone e mensa aziendale, gli ospiti hanno
quindici studenti si trovavano già visitato i reparti di assemblaggio e
in fila al check-in per il volo low cost di verniciatura dello stabilimento.
Pisa - Trapani.
Il processo di assemblaggio è affiGiunti in tarda mattina alla fabbri- dato per gran parte a manodopera
ca siciliana, sono stati ricevuti dal altamente specializzata, mentre la
direttore dello stabilimento, ing. verniciatura è realizzata per mezzo
Mauro Pino, ex allievo della facol- di robot di ultima tecnologia. Nella
tà di Ingegneria di Pisa. L’ing. Pino visita allo stabilimento, gli studenha tenuto ai visitatori una confe- ti hanno avuto un quadro complerenza durante la quale ha illustrato to del processo di produzione di
le attività della fabbrica di Termini un’autovettura, dall’ingresso dei
Imerese, dove si svolgono le ope- componenti, alla messa su strada
razioni di assemblaggio e verni- del veicolo.
A conclusione della visita,
l’Ing. Pino ha ulteriormente
chiarito dubbi e curiosità degli specializzandi. Particolare
attenzione è stata rivolta ai
percorsi di carriera dei giovani laureati e alle possibilità
di inserimento offerte dalla
FIAT.
I visitatori sono rimasti entusiasti dell’eccezionale opportunità concessa loro dalla
facoltà e dalla FIAT di Termini Imerese.
L’unico rimpianto per docenti e studenti è stato il non
potere visitare per le cattive
condizioni atmosferiche la città di
Palermo dove hanno pernottato.
Alle otto di mattina del giorno
Sulla linea di produzione della Y FIAT
successivo, i visitatori lasciavano
l’albergo diretti all’aeroporto di
Trapani.
Amoroso e Falaschi sono studenti
che hanno partecipato alla visita di
istruzione.
.
Dall’America riconoscimento al Centro “Enrico Piaggio” Il Prof. Bruno Neri ci comunica
Alessandra Parravicini, [email protected]
Nel corso dell’International Con- Piaggio” dell’Università di Pisa
ference of Robotics and Auto- ha vinto il “KUKA Service Romation (ICRA), svoltasi a Pasa- botics Paper Award” grazie alla
dena, USA, dal 18 al 23 maggio pubblicazione dell’articolo dal tiscorsi, uno dei gruppi di ricerca tolo “VSA-II: A Novel Prototype
del Centro di Automatica, Ro- of Variable Stiffness Actuator for
botica e Bioingegneria “Enrico Safe and Performing Robots Interacting with Humans” che presentava parte dei risultati del progetto
europeo denominato PHRIENDS (Physical Human-Robot
Interaction: depENDability and Safety), di cui il
centro “Piaggio” è coordinatore e che punta
alla costruzione e alla messa sul
mercato di un robot in grado di
lavorare fianco a fianco con l’essere
umano senza metterlo in pericolo.
Il premio viene assegnato infatti
ad un contributo significativo per
l’avanzamento della ricerca in robotica e delle sue applicazioni di
servizio alle persone.
La giuria ha ritenuto che il lavoro
del gruppo composto da Riccardo
Schiavi, Giorgio Grioli, Soumen
Sen e Antonio Bicchi, direttore
del Centro, meritasse questo riconoscimento, che conferma il ruolo di Pisa nel novero dei centri di
ricerca in robotica più avanzati a
livello internazionale.
Bruno Neri, [email protected]
L’ing. Maria Sabrina Greco, Ricercatrice presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione: Elettronica, Informatica,
Telecomunicazioni, si è aggiudicata il “2007 Fred Nathanson
Young Engineer of the Year
Award”. Si tratta di un prestigioso
riconoscimento internazionale che
viene assegnato dalla IEEE (l’associazione internazionale degli ingegneri elettrici ed elettronici) a
ricercatori che non hanno superato i 40 anni per il loro contributo
nel campo della radaristica.
.
Il braccio robotico “Gioste”
su cui è installato l’attuatore
descritto nell’articolo che ha vinto il premio
Sito web ICRA:
http://icra2008.usc.edu/
Sito web progetto PHRIENDS:
http://www.phriends.eu/
Il premio, la cui assegnazione
è stata comunicata alcuni giorni fa, verrà consegnato all’Ing.
Greco con la seguente motivazione “for contributions to signal
processing, estimation, and detection theory” in occasione della
“2008 IEEE Radar Conference”,
che quest’anno si tiene a Roma
dal 26 al 30 maggio. Una singolare coincidenza, che probabilmente è anche il segno dei tempi,
ha fatto sì che la gradita notizia
di un riconoscimento di prestigio
ad una nostra Collega giungesse
proprio in concomitanza con la ricorrenza dell’8 Marzo, in un ambiente come quello di Ingegneria
tradizionalmente caratterizzato
da una preponderante presenza
maschile.
.
Maria Sabrina Greco
Il Prof. Bruno Neri è il direttore del
Dipartimenti IET.
È mancato il Prof. Manacorda
È mancato il Prof. Tellini
Tristano Manacorda, Professore
Emerito di Meccanica Razionale,
Accademico dei Lincei, insignito
dell’ordine del Cherubino, è mancato il 20 maggio. Le esequie sono
state celebrate nella chiesa di San
Frediano, gremitissima di amici, ex
colleghi ed ex allievi convenuti per
porgere un ultimo saluto all’Amico ed al Maestro scomparso. Chi
scrive lo ebbe docente di meccanica razionale nell’anno accademico
1950/51, e ha in seguito conservato per lui la deferente amicizia dell’ex allievo per il Maestro,
Andrea Tellini, Ordinario di
Elettrotecnica, già Presidente
del Consiglio di Corso di Studi
in Ingegneria Elettrica è venuto
improvvisamente ed
inaspettatamente a
mancare il 27 maggio.
Appena una settimana
prima aveva svolto la
sua ultima lezione in
aula essendo previsto
il suo pensionamento a
Novembre di quest’anno. Chi scrive è stato suo
allievo e collaboratore
ricambiato dall’amicizia
del Maestro per l’allievo
che lui riteneva bravo.
Un ricordo del Prof. Manacorda sarà pubblicato
in un prossimo numero di
questo giornale nella rubrica “I Grandi Maestri”.
Ingegneria a pisa interpretando i sentimenti degli ex allievi
di ingegneria, porge alla Signora
Franca ed ai figli Guido e Giuseppe, ex allievi, e Paola le più sentite
condoglianze.
Santo Francesco Bordone
.
di ricerca per circa vent’anni nei
quali si era formato un profondo
apprezzamento per la sua umanità
ed acutezza. Le esequie sono state celebrate nella Chiesetta di S.
Giulia a Caprona, colma di amici,
ex colleghi ed ex allievi riuniti per
porgere un ultimo saluto all’amico
ed al collega scomparso.
Ingegneria a pisa interpretando i
sentimenti degli ex allievi di ingegneria, porge alla Signora Elia
ed al figlio Bernardo le più sentite
condoglianze.
Marco Raugi
.
I Grandi Maestri
Notizie degli ex Allievi e della Facoltà…
Tavola rotonda a Pisa sul tema “l’analisi del valore Il Presidente dell’AIAV Prof. Pier
delle entità complesse e l’ingegneria del valore Luigi Maffei è instancabile !
Dopo avere organizzato e gestito Processo delle Costruzioni Civili”
delle costruzioni”
una riuscitissima ed affollata gior- svolto in due moduli. Il modulo
L’AIAV, Associazione italiana per
la Gestione e l’Analisi del Valore, unitamente al CeSAV, Centro
Studi di Analisi del Valore del Dipartimento di Ingegneria Civile
dell’Università di Pisa ha organizzato la Tavola Rotonda su “Analisi
del Valore delle Entità complesse
e l’Ingegneria del Valore delle Costruzioni Civili. La Tavola
Rotonda ha avuto luogo presso la
Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa il giorno 24 aprile 2008
con apertura dei lavori da parte del
Preside, Professor Emilio Vitale.
Nello stesso giorno, presso l’Aula “A. Pacinotti” della Facoltà si è
svolta la Tavola rotonda dal titolo:
“l’Analisi del Valore delle entità
complesse e l’Ingegneria del Valore delle costruzioni”, organizzata
dall’AIAV.
La manifestazione ha avuto inizio con il saluto del Preside Prof.
Emilio Vitale che ha ricordato
la sensibilità che fin dagli anni
sessanta il Prof. Lucio Lazzarino
dimostrava per il tema del Valore
fino a coinvolgere, da Preside, gli
Studenti operanti in vari settori al
tema dell’economia in rapporto all’utilità delle proposte progettuali.
Ha fatto seguito la relazione introduttiva del Prof. Pier Luigi
Maffei, Presidente Nazionale
AIAV e Responsabile Scientifico
del CeSAV.
Sulla base del consenso che stanno
trovando le iniziative che hanno
alla base la creazione e la crescita
del Valore nell’accezione di Miles, concetto legato all’utilità delle
entità considerate e alle risorse
necessarie per ottenere il servizio
ipotizzato, Maffei ha anticipato
altre iniziative ed in particolare
quelle relative alle occasioni di
conoscenza dell’Analisi del Valore
e alle applicazioni a settori importanti come quello energetico e
della sicurezza nei cantieri, sottolineando la volontà di organizzare
nel prossimo anno accademico un
Corso di Perfezionamento che abbia a riferimento il valore delle entità complesse, che vanno affrontate con rigore scientifico e con un
approccio interdisciplinare. SFB
10
base si è svolto il 12 e 13 giugno,
il successivo modulo avanzato, destinato ad esperti, si è svolto il 26
e 27 giugno.
La redazione di ingegneria a pisa
rivolge al Prof. Maffei i più vivi
complimenti per le numerose iniziative tutte mirate a problemi di
attualità. SFB
.
.
European Master of Science in Nuclear Engineering:
il significato di un riconoscimento
Walter Ambrosini, [email protected]
Nella riunione tenutasi a Praga nuti potessero essere esaminati in
durante la prima settimana di dettaglio.
Marzo, il Board della European Questo riconoscimento rappreNuclear Education Network senta il raggiungimento di un tra(ENEN), un’associazione che guardo significativo, perché attesta
conta molte decine di Università che l’Università italiana che si oce centri di ricerca in tutta Euro- cupa di nucleare, nonostante venti
pa, ha assegnato a tre laureati in anni di moratoria, è ancora vitale e
Ingegneria Nucleare e della Sicu- in grado di competere con gli istirezza Industriale dell’Università di tuti europei di alta formazione in
Pisa la certificazione di European
Master of Science in Nuclear Engineering (EMSNE). Si tratta di
un titolo proposto come “quality
label” dell’Ingegneria Nucleare in
Europa, per ottenere il quale è ne- materia di applicazioni pacifiche
cessario dimostrare di aver com- dell’energia nucleare.
piuto studi in Ingegneria Nucleare Per quanto riguarda Pisa in partiad un livello competitivo con gli colare, nonostante non ci fossero
standard europei.
dubbi circa la consistenza forI tre laureati sono Barbara Calga- mativa dei nostri corsi di studio,
ro, Enrico Deri e Barbara Vezzoni, che sono sempre andati ben al di
che fanno parte della prima gene- là dei requisiti posti da ENEN, il
razione del dopo-riforma e sono conseguimento di questa certifianche i primi italiani a conseguire cazione rappresentava un obietla certificazione: un piccolo vanto tivo irrinunciabile, attentamente
per l’Università di Pisa. Per con- perseguito dai nostri Consigli di
seguire il titolo di EMSNE, che CdS triennale e specialistico, sotto
verrà conferito loro in una solenne la guida dei Proff. Marino Mazzicerimonia che si terrà il 5 maggio ni e Giuseppe Forasassi. Anche il
p.v. a Budapest, i tre hanno dovuto respiro europeo ed internazionale
dimostrare che il loro curriculum dei nostri corsi era un fatto assosoddisfacesse ai requisiti imposti dato ormai da decenni, ma non si
dall’Associazione. Ciò ha com- poteva perdere l’occasione di inseportato la raccolta e la presenta- rirsi saldamente in ENEN. In un
zione ad ENEN dei programmi di momento in cui l’espansione deltutti i corsi seguiti a Pisa, sia nella l’energia nucleare riparte ovunque
laurea triennale e che in quella nel mondo, il nostro corso doveva
specialistica, perché i loro conte- essere parte attiva nel processo di
nata informativa sulla “ Sicurezza
nei Cantieri Edili”, argomento che
per la sua attualità gli ha fruttato
il saluto personale e gli auguri per
lo svolgimento dei lavori da parte
del Presidente della Repubblica,
il Prof. Maffei ha organizzato un
corso di perfezionamento in “Gestione ed Analisi del Valore nel
mutuo riconoscimento stimolato
ripetutamente dalla Commissione Europea.
I nostri corsi post-riforma in Ingegneria Nucleare e Sicurezza Industriale erano quindi stati progettati appositamente per soddisfare
ai requisiti imposti per EMSNE,
avendo però in mente l’obiettivo
ben più ambizioso di mantenere
la tradizione del vecchio corso di
laurea quinquennale nei più ridotti spazi consentiti dalla riforma.
Questo lavoro, purtroppo rischia
oggi di essere vanificato dalle recenti prese di posizione dell’Ateneo in relazione alla nostra laurea
triennale, legate al ritardo con cui
da noi si manifesta quell’incremento delle immatricolazioni ai
corsi in ingegneria nucleare che
si sta riscontrando nel resto del
mondo e che attendiamo per il
prossimo futuro.
Festeggiamo dunque i nostri tre
laureati, che fanno da apripista a molti loro futuri colleghi,
sperando che il risultato appena
conseguito dimostri che i corsi in
Ingegneria Nucleare e della Sicurezza meritano un supplemento
di fiducia, indipendentemente dai
numeri dell’attuale popolazione
studentesca: squadra che vince
non si cambia.
.
Walter Ambrosini è Professore Associato di Impianti Nucleari nella
facoltà di Ingegneria.
Il Prof. Maffei, secondo da sinistra, mentre presiede uno dei suoi seminari
Un sito web per l’orientamento ai corsi
di laurea in Ingegneria Nucleare e della
Sicurezza Industriale
Walter Ambrosini, [email protected]
Allo scopo di fornire supporto all’orientamento in ingresso ai Corsi
in Ingegneria Nucleare e della Sicurezza Industriale è stato recentemente messo in opera il sito http://
younuclear.ing.unipi.it, presso il
quale si possono trovare anche informazioni circa l’energia nucleare
in generale e link a siti di interesse.
Il sito è già attivo in una sua prima forma relativamente efficiente,
ma un’equipe appositamente creata
nell’ambito dei Corsi di Laurea lo
sta prendendo in carico per dargli
una veste più professionale e adeguata ai suoi scopi. Gli obiettivi del
sito sono fornire informazioni sugli
studi pisani in Ingegneria Nucleare
e della Sicurezza e contribuire ad
informare correttamente in materia di nucleare. Una pagina del
sito in continua crescita è quella
dei “Testimonial”, i nostri laureati
che hanno accettato di mandarci
un CV ed una foto per raccontare
come si sono collocati nel mondo
del lavoro.
In uno scenario mondiale di nuove
emergenze ambientali ed energetiche, il sito cerca di proporre l’ingegneria nucleare e della sicurezza
come un’ottima occasione di formazione scientifica e culturale per
giovani motivati a spendere la propria vita professionale nella ricerca e nell’applicazione per l’energia
nucleare e per la sostenibilità dello
sviluppo industriale.
.
Walter Ambrosini è Professore Associato di Impianti Nucleari nella facoltà di Ingegneria.
Lorenzo Poggi, 9.08.1905-27.05.1978
Lorenzo Poggi
Dei docenti che hanno insegnato nella Facoltà di ingegneria
dell’Università di Pisa, Lorenzo
Poggi assume certamente la dimensione di un geniale maestro
inconsueto.
Egli nacque a Lanciano di Chieti
il 9 Agosto 1905, ultimo di otto
figli, da Carlo Ambrogio, un magistrato fiorentino dal carattere
fiero e di grande rigore morale.
Lorenzo rimase orfano di padre
in giovane età e frequentò scuole
ad indirizzo tecnico-commerciale a Savona. Nel 1928 si laureò a
Pisa in Ingegneria Civile e vinse
poi due borse di studio con cui
poté frequentare prima la Scuola
di Ingegneria Aeronautica del Politecnico di Torino con Modesto
Panetti e poi recarsi ad Aquisgrana dove seguì i corsi di Teodoro
von Kàrmàn, con cui iniziò una
promettente attività scientifica,
proseguita sempre nella stessa direzione, sotto la guida di Enrico
Pistolesi, nella Università di Pisa,
dove rimase stabilmente e svolse la
sua intera attività accademica.
Assistente nel 1929 alla cattedra
di Fisica Tecnica, che era stata
di Pacinotti e successivamente
di Cassuto e Polvani, divenne libero docente di Aerodinamica
nel 1932, Direttore incaricato
dell’Istituto di Fisica Tecnica dal
1935 e infine nel 1947 Professore
Ordinario presso la Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Pisa.
Poggi non era il classico professore,
come si intende ora e cioè lo spe-
cialista esasperato di una singola
disciplina, che opera in un ambito
ben delimitato. Egli tenne, oltre
alla Fisica Tecnica per tutti i corsi
di laurea, successivamente nei vari
anni, gli incarichi di “Motori per
aeromobili”, di “Complementi di
Macchine Termiche e Idrauliche”,
di “Teoria dei Servomeccanismi”,
di Regolazione dei Reattori Nucleari” e di “Gasdinamica”.
I testi e le dispense, che riguardano le differenti discipline, si
distinguono ancora per uno stile
asciutto e sintetico e per l’analisi critica dei fondamenti teorici
che sono alla base dell’argomento
trattato.
Una parte considerevole della sua
attività fu quella che dedicò allo
svolgimento di tesi di laurea, che
sono state conservate nella loro
quasi totalità (circa 370) nel Fondo Poggi presso il Dipartimento
di Energetica e sono testimonianza di un impegno e di una dedizione alla formazione veramente
sorprendenti, su argomenti che
Lettere e commenti a
Lettera ad
ingegneria a Pisa
Dalla stampa, dalle riviste tecniche, dai discorsi e promesse dei politici
e dal nostro giornale, noto in questi
ultimi periodi un crescente interesse
per il ritorno al nucleare per la produzione di energia. Sono anch’io favorevole perchè ritengo che non sia
saggio continuare ad affidarsi per
coprire la maggior parte del nostro
fabbisogno energetico a fonti di energia importate a costi quasi quotidianamente crescenti ed in gran parte
da paesi non completamente
affidabili.
Ma d’altra parte, ammesso che una
decisione politica venga presa rapidamente, mi chiedo come si farà a
realizzare una o più centrali nucleari in un paese che è caratterizzato
dal NO a tutto e dal NIMBY. Un
paese dove non si riesce a realizzare
infrastrutture ben più semplici, mi
riferisco a discariche e termovalorizzatori, dove soltanto per progettare
una strada sono necessari sei anni.
(CdS del 31 marzo 2008).
In Spagna il 29 settembre 2006 è
entrato in vigore il “Còdigo Técnico
de la Edificación” per la realizzazione delle Centrali Solari Termodinamiche (progetto del Prof. Rubbia)
e ad oggi sono state ordinate centrali che entreranno in servizio nel
2010. In Italia, nonostante siano
stati già firmati gli accordi, quanto tempo ci vorrà per veder le prime
realizzazioni?
Ritornando al Nucleare, ho molte
perplessità anche per la gestione delle
scorie. Gli ultimi eventi di cronaca,
hanno messo in mostra la nostra incapacità nella gestione dei rifiuti urbani. Come potremo essere sicuri che
la gestione dei materiali radioattivi
avvenga nel modo più opportuno?
Gradirei una risposta da uno dei
miei ex Professori. Ed ancora molti
mi dicono che la costruzione di nuove centrali, almeno in Europa è stata
abbandonata. Mi dicono molti altri
che esistono piani di sviluppo e realizzazione del nucleare in Francia,
GB, Svezia ed altri. A chi credere ?
Carmine Faralli,
[email protected]
Gestire l’energia nucleare significa governare un sistema complesso ed il nostro Paese sta perdendo la capacità di gestire i
sistemi complessi. Esempio di cattiva gestione di un sistema a bassa
complessità ed a altissima accettabilità è la situazione dei rifiuti solidi urbani in Campania od i ritardi storici nella realizzazione di
infrastrutture indispensabili per lo
sviluppo del Paese (TAV, termovalorizzatori, autostrada Sa-Rc).
Il sistema nucleare, con una accettabilità discutibile,richiede
alte competenze scientifichetecnologiche e buone capacità
industriali. Queste capacità, un
po’ sparpagliate, esistono ancora
provenivano quasi sempre da sue
idee originali.
Come si è detto, la prima attività di Poggi è rivolta a problemi
di Aerodinamica teorica a cui si
riferiscono sette lavori pubblicati
fra il 1930 e il 1932. Uno di questi
lavori ebbe grande risalto perché
spiegò con grande acutezza gli
effetti deleteri che potevano esser
provocati dai fortissimi momenti
flettenti agenti sulla struttura di
un dirigibile che incontrasse un
vortice avente asse normale alla
sua velocità.
Una rassegna molto diffusa dell’attività di ricerca, che vide 75 lavori
scientifici, fu efficacemente svolta
da Lucio Lazzarino in un commovente ricordo che egli volle tenere
subito dopo la sua scomparsa avvenuta il 27 maggio 1978. In essa
si dà conto dell’attività svolta nel
campo della sua materia specifica,
riguardo alla Termodinamica Applicata e agli Impianti Termotecnici, alle Macchine elettriche, alla
regolazione e ai servomeccanismi
scoperti in età più avanzata, al
Controllo Numerico delle macchine utensili, alla Gasdinamica.
La prerogativa di Poggi di affrontare campi dell’ingegneria disparati in maniera originale era dovuta alla capacità di comprendere le
idee fondamentali di ciascuna metodologia e i relativi meccanismi
matematici, valutando con efficacia le necessarie approssimazioni
per rendere la teoria applicabile.
Poggi era un uomo profondamente religioso, umile nei rapporti con
gli altri, di gusti semplici, arguto,
naturalmente simpatico, dallo
sguardo penetrante, severo e buono allo stesso tempo.
L’assistente di allora vuole ringraziarlo a nome delle generazioni
di allievi che lo ebbero maestro e
che ne trovano ora conservata la
memoria nella denominazione del
“Dipartimento di Energetica Lorenzo Poggi.”
.
Scheda preparata dal Prof. Enrico
Maria Latrofa.
[email protected]
nel nostro Paese e sono di alta
qualità e ci permetterebbero di
ripartire subito. Invece le competenze pubbliche richiedono un
forte potenziamento e riorganizzazione, che richiede più tempo,
ovviamente anni e non decenni.
Esse devono essere trasparenti ed
affidabili, perché devono garantire
il cittadino e proteggere l’ambiente. La ricostruzione delle competenze pubbliche richiede tempi
più lunghi e sono più difficili da
ricostruire rispetto alle altre, le cui
lacune possono essere colmate con
un apporto dall’estero di società
non italiane. Mi riferisco alla situazione dell’APAT, con personale ridotto drasticamente quasi di
un fattore 10 rispetto alla DISP
(Ente di Controllo, che successivamente è confluita nell’APAT) di
prima del referendum, che ha la
necessità di essere ristrutturata e
di essere potenziata. Se vogliamo
invertire il decadimento industriale del Paese dobbiamo cambiare
mentalità, altrimenti non ci sarà
futuro per i nostri figli e l’energia
nucleare è un’occasione. I tempi di
realizzazione di un progetto sono
fondamentali in una economia
globalizzata.
In Europa sono già iniziati i lavori
per realizzare una centrale da 1500
MW elettrici ad Olkiluoto in Finlandia e a Flamanville in Francia.
In USA sono già avviati oltre 32
processi autorizzativi di impianti
nucleari. Nel 2007 erano in costruzione 35 impianti nucleari nel
mondo. La Cina ha già ordinato
4 reattori AP-1000 agli USA e
2 EPR alla Francia ed altrettanti
alla Russia. Non a torto si parla di
rinascita nucleare, perché persino
l’Arabia Saudita, il principale produttore mondiale di petrolio, è in
trattativa con la Francia per realizzare il primo impianto nucleare.
Prof. Francesco Oriolo
La carta blu
europea
Alcuni giornali hanno riportato
nell’ottobre 2007, la proposta fatta in sede di CE di istituire una
“carta blu europea” (l’equivalente
della green card americana), per
permettere a tecnici altamente
qualificati (ingegneri, chirurghi,
genetisti…) extraeuropei di lavorare nella comunità economica
europea. La notizia è stata commentata in termini diversi da alcuni nostri ex allievi. Cercherò di
riassumerne alcuni aspetti, con il
SFB
copia e incolla.
Alberto Moltraiso, vicepresidente
protempore della Confindustria con
delega per l’Europa, commentava sul
CdS del 23 ottobre 2007 che le imprese italiane sono pronte ad assumere chimici russi, informatici indiani,
ingegneri vietnamiti.
Paolo Bendinelli, che ha appena
concluso una lunga carriera al GE
O&G (NP) ritiene che, se l’offerta
dei laureati italiani nel campo tecnico scientifico è inferiore alla domanda, nel breve periodo c’è poco da fare,
vanno presi dove sono.
Tra l’altro egli pensa che l’introduzione di un certo numero di laureati
internazionali nelle nostre aziende
è salutare perché il mix culturale è
stimolante e innovativo e perché le
aziende si debbono integrare nella
nostra società nella quale questo mix
è già presente e in aumento. Attenzione però a non esagerare, aggiunge, perché queste persone sono spesso
dei mercenari e con la facilità con
cui arrivano ripartono se trovano
un’offerta appena più conveniente, e
così l’azienda corre il rischio di non
formarsi più quelle colonne su cui
poggia la sua solidità.
Nel lungo periodo, aggiunge, è comunque necessario mettere mano al
nostro sistema (scuola e aziende) per
aumentare drasticamente la quantità
e la qualità di queste risorse prodotte
in Italia facendo bene attenzione a
non derogare alla qualità a favore della quantità. Meglio pochi ma
buoni, vale anche e, soprattutto, in
questo caso.
Per questo, le università si tolgano di
dosso un po’ di burocrazia, si mettano
al passo e si integrino con le aziende
e queste ultime non tentino di prendere delle scorciatoie per procurarsi
il personale (a volte a buon prezzo)
11
Lettere e commenti a [email protected]
e investano nella formazione dei
loro vivai da cui selezionare poi i
migliori.
Un ex allievo commenta: “ma è proprio vero che l’offerta è inferiore alla
domanda ?. Se così fosse non avremmo quella posizione delle aziende che
offrono, con il nome di stage dei lavori saltuari, non appaganti, non professionalizzanti e scarsamente pagati
a dei giovani laureati che accettano
perchè non trovano di meglio. E poi
tocca a me anziano ex darmi da fare
per sistemargli. Lei ne sa qualcosa,
ed io sono sempre grato agli amici
che mi aiutano e mi hanno aiutato
in passato.
È anche vero che forse c’è uno squilibrio geografico, uno squilibrio delle
specializzazioni disponibili, ed anche forse, non neghiamolo, una qualità dei nostri laureati che non è più
quella di quando ci siamo laureati
noi. La formula dell’ingegneria 15
anni fa era un ingegnere e quattro
o cinque periti, l’ingegnere pensa e
calcola e i periti sviluppano e realizzano; ora la formula è tutti ingegneri e con gli ingegneri provenienti
dai paesi poveri, soprattutto India,
ma anche dai paesi ricchi quali Stati
Uniti.
Esistono dei quasi insormontabili
problemi burocratici, di adattamento, anche psicologici, che tranne rarissime eccezioni, a mio parere, non
permetteranno un tale flusso di immigrazione. Non credo che si ripete-
rebbe il flusso degli idraulici polacchi
in Inghilterra, o dei muratori extracomunitari in Italia (flussi utili) o
l’arrivo in Italia dei top manager in
posizione di vertice di multinazionali (flussi non sempre utili e non
sempre graditi) ma la Scuola e l’Industria hanno il dovere di riflettere
e forse di agire”.
Un altro ex allievo che lavora in
una società di consulenza a Londra,
mi ha espresso l’opinione che, in un
tempo ragionevolmente breve, gli ingegneri tecnici saranno in prevalenza indiani o orientali. Resteranno
europei gli ingegneri gestori?
Santo Francesco Bordone
Lettera di
Alessandra Catufa
L’ing. Alessandra Catufa, ex allieva e dipendente di GE O&G,
che conosce l’interesse con il quale
ingegneria a pisa segue gli ex allievi, in occasione di una missione in
Qatar, ci ha inviato la lettera che
riportiamo con piacere ripromettendoci di pubblicare un più lungo
articolo al rientro di Alessandra in
SFB
Italia. Caro professore,
se alcuni anni fa qualcuno mi avesse
detto che avrei passato qualche mese
della mia vita nel Medio-Oriente
non ci avrei mai creduto.
Ebbene sì. Sono ormai da un mese
e mezzo a Doha (in Qatar). Strano per una ragazza trovarsi in un
mondo così particolare… Prima di
partire mi dicevano: “fai attenzione… dovrai girare coperta… è un
posto desolato… non c’è nulla da
fare…”
Sono quindi partita senza avere una
chiarissima idea di dove sarei stata e
di cosa realmente mi aspettasse, ma
molto curiosa di scoprire un ambiente
probabilmente così diverso dal mio.
Cosa ho trovato? Una città tranquillissima (zero criminalità: il sultano non permette ai disoccupati di
vivere in Qatar), con uno sky-line
simile a New York (stanno costruendo tantissimi grattacieli perchè Doha
dovrà diventare il centro finanziario principale del Medio-Oriente) e
piena di gente proveniente da ogni
parte del mondo.
È bellissimo ritrovarsi a cena con
algerini, pakistani, filippini, arabi,
bengalesi e confrontare le proprie
idee, le proprie abitudini e scoprire
che sono a volte molto diverse. È stato
per esempio stranissimo per alcuni di
loro scoprire che i bar in Italia sono
aperti tutto il giorno e c’è gente che
li frequenta anche di mattina (non
lavorano hanno chiesto?) così come
per me è risultato abbastanza strano e curioso trovare un centro commerciale con canali, gondole e cielo
azzurro pieno di nuvole o notare
che le auto dei qatarini presentano
ancora il celofan sui sedili interni
e la fattura di acquisto attaccata al
vetro…(in questo modo la macchina
dovrebbe sembrare nuova! Pensate ci
sono negozi che si occupano di questo
strano restyling).
Ma arriviamo alla mia vita lavorativa…di cosa mi occupo? Sono
a Doha per training di personale
localizzato. Purtroppo per quanto
riguarda il lavoro non ci sono grosse novità…le aziende ormai sono
“aziende globali” e quindi ovunque
vai trovi la stessa routine lavorativa ed anche lo stesso stress… Certo, è
difficoltoso dover lavorare di domenica (per me la domenica è da sempre
rossa sul calendario!), ma nello stesso
tempo è bellissimo finire la settimana
di giovedì (in Qatar il venerdi ed il
sabato sono week-end)…
Sono inoltre più complessi i rapporti interpersonali: ci sono tantissime
persone di nazionalità diverse che
lavorano insieme e che a causa di
retaggi culturali non riescono ad
interfacciarsi: purtroppo gli indiani
e i pakistani vengono considerati la
manovalanza del Qatar, così come
gli egiziani in Arabia Saudita ed è
quindi difficile per loro sentirsi alla
pari. Purtroppo in medioriente c’è
ancora una nettissima divisione in
caste: gente ricchissima che sfoggia le
sue eleganti tonache bianche immacolate con tanto di penna Mont-blanc
nel taschino e poveretti che stanno
seduti agli angoli delle strade o che
dormono all’ombra di una palma in
attesa del pullman che li porterà a
lavorare in cantiere (naturalmente
non dotato di aria condizionata).
Cosa mi manca terribilmente dell’Italia? Nei giorni di tempesta di
sabbia la cosa che desideravo di più
era vedere un prato verde; ora che il
vento si è calmato, ho una tremenda
voglia di prosciutto…
Alessandra Catufa
[email protected]
Negozio di falchi in Qatar, paradiso dei falconieri
recensioni: I nostri docenti hanno scritto
Universities and strategic knowledge creation. Specialization and performance in
Europe, Edward Elgar, 2007 Andrea Bonaccorsi e Cinzia Daraio
Il volume è il risultato di un lavoro di ricerca pluriennale, che ha
costruito la prima fonte statistica
su scala europea sul sistema delle università basata su microdati,
cioè su informazioni individuali
per ogni unità di osservazione, nel
periodo 1994-2005. Esso colma
una lacuna fortemente sentita da
chi si occupa di economia della
12
ricerca scientifica e tecnologica e dai policy makers,
nel senso che fino ad ora gli
unici indicatori disponibili
erano prodotti su base nazionale e aggregata, seguendo le procedure dei manuali
OCSE.
Gli autori hanno coordinato
un team internazionale, che
ha raggiunto ormai dodici
paesi, finanziato da Network
of Excellence PRIME. In
aggiunta al lavoro statistico e metodologico il volume presenta studi di casi di
singoli paesi europei e analisi trasversali sulla crescita
delle iscrizioni, la efficienza delle
università, l’effetto di diverse forme di finanziamento (incluse le
fonti private), i costi per studente, l’impatto della cosiddetta terza
missione (brevetti, spinoff, ricerca
industriale) sulla ricerca. In particolare i curatori, in collaborazione
con Leopold Simar, la principale
autorità mondiale in statistica
nonparametrica, applicano ai dati
tecniche molto recenti di analisi
di efficienza tecnica.
Nel capitolo sull’Italia i curatori
discutono, alla luce dei microdati, l’effetto della autonomia
finanziaria sui bilanci delle università e della autonomia nei
concorsi sulla composizione del
corpo docente, e di questo sulla produttività della ricerca. Ne
emerge un quadro preoccupante
di declino della produttività media degli accademici, a partire da
livelli del tutto competitivi a livello internazionale fino al 2000,
ed un rapido aumento del costo
per pubblicazione.
Il volume costituisce un contributo ad un dibattito più informato e basato su modelli quantitativi.
.
Andrea Bonaccorsi è Ordinario di
Economia e gestione delle imprese e
Cinzia Daraio è borsista presso il
Dipartimento di Sistemi Elettrici e
Automazione.
La distribuzione di questo periodico e le attività degli ex allievi
della facoltà sono rese possibili dalla sponsorizzazione di :
Presidenza Facoltà di Ingegneria, Dipartimento Ingegneria
Meccanica Nucleare e della Produzione, ex allievi della facoltà
di Ingegneria, Fondazione Pignone, Magna Closures, SKF.
ingegneria a pisa
ex allievi della facoltà
La riunione ex allievi della facoltà è confermata per il giorno 27
settembre, sabato. Al momento di andare in stampa non è definito
il programma, che verrà comunicato per email.
In ottobre è prevista una visita di ex allievi al Deutsches Museum di
Monaco di Baviera. Il programma e le adesioni saranno comunicate
per mail e discusse durante la riunione ex allievi.
La redazione ringrazia il Prof. Michele Lanzetta per avere letto
scrupolosamente tutte le bozze e per la sua veramente efficace caccia
all’ultimo refuso.
Il totale degli iscritti nell’a.a. 2007 – 2008 è stato di 10.290 del quale 1.474 matricole l.t.