Il secolo scomodo delle linee aeree

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Il secolo scomodo delle linee aeree
Il secolo scomodo delle linee aeree
Scritto da Letizia
Martedì 28 Gennaio 2014 00:12 -
Dal primo traballante volo commerciale del 1914 a oggi.
Siamo più veloci, ma l’era del jet-set è finita.
di Vittorio Sabadin*
Cento anni fa, nel gennaio del 1914, più di tremila persone si radunarono a St. Petersburg, in
Florida, per assistere alla messa all’asta di un biglietto di viaggio.
Se lo aggiudicò per 400 dollari Abram C. Pheil, l’ex sindaco della città, che divenne il primo
passeggero della prima linea aerea regolare della storia, che collegava St. Petersburg a
Tampa, dall’altra parte della baia.
A differenza dei passeggeri che oggi si ammassano nei carri bestiame dei voli low cost, Pheil
ebbe il privilegio di viaggiare da solo.
Si accomodò su una piccola panca di legno di fianco al pilota Tony Jannus, nella cabina
dell’idrovolante biplano costruito con abete rosso e tela di lino da un certo Thomas Benoist di
St. Louis.
C’erano 34 chilometri da percorrere tra una riva e l’altra della baia: Pheil si tenne forte, Jannus
spinse al massimo il motore e l’idrovolante si sollevò di qualche metro tra gli applausi e
l’entusiasmo della folla.
Tutti capirono subito i vantaggi di quella prima, traballante linea area.
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Scritto da Letizia
Martedì 28 Gennaio 2014 00:12 -
Per andare da St. Petersburg a Tampa, nel 1914, ci volevano 2 ore in battello, tra 4 e 12 ore in
ferrovia e circa 20 in automobile. Jannus ti poteva invece portare da una parte all’altra della
baia in 23 minuti, se avevi abbastanza fegato da volare a 90 all’ora 15 metri sopra l’acqua.
E i temerari non mancavano.
La compagnia trasportò in quattro mesi 1205 passeggeri da una parte all’altra, con due regolari
voli al giorno, sei giorni alla settimana.
Bisognava prenotare il biglietto. che costava 5 dollari, con largo anticipo e non ci furono mai
incidenti di rilievo.
Jannus lasciò la Florida in aprile, chiamato in Russia ad addestrare i piloti dello Zar.
Scomparve nel 1916, a 27 anni, mentre volava sul Mar Nero e il suo corpo non venne mai
ritrovato.
Nel ricordare i 100 anni del primo volo di linea passeggeri, il giornale di Londra «The Guardian»
ha messo online un grafico con gli aerei passeggeri che in ogni momento sono oggi in volo nel
mondo: un’impressionante ragnatela che quasi ricopre la terra e il mare.
Ora che l’aereo è diventato un mezzo di trasporto sempre più comune e sempre più scomodo,
rivangarne gli anni d’oro mette un po’ di nostalgia, perché è sicuro che non torneranno.
È vero che si vola più sicuri e più in fretta, ma nessun aereo ha mai avuto il fascino dei grandi,
comodi idrovolanti transoceanici, come il Martin M-130 (il China Clipper), o il Boeing 314 (il
Pacific Clipper), quelli che usava Indiana Jones per spostarsi e che solo a vederli fanno
pensare all’avventura del viaggio e danno un brivido di emozione.
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Scritto da Letizia
Martedì 28 Gennaio 2014 00:12 -
Il 1957 è stato l’anno in cui per la prima volta i passeggeri degli aerei hanno superato quelli dei
transatlantici e sono stati gli Anni 50 e 60 i due decenni irripetibili che Ian Fleming battezzò
quelli del jet-set.
I giornali tenevano un fotografo fisso negli aeroporti perché da ogni aereo scendeva qualche
personaggio: un giorno Richard Burton con Liz Taylor, un altro la Callas, un altro ancora Grace
Kelly e il marito Ranieri di Monaco.
Volavano con decine di valigie al seguito, fumavano a bordo mentre bevevano champagne o
cocktail in comodi salottini dove sfogliavano riviste patinate, assistiti da impeccabili hostess.
C’è un bel film del 1954, «Prigionieri del cielo» di William Wellman, che mostra quanto fosse
piacevole essere passeggeri di un aereo in quell’epoca: al check-in si veniva accolti da persone
cordiali e sorridenti, che ti chiamavano per nome quando era il momento di imbarcarsi.
Anche le hostess conoscevano il nome di ogni passeggero e a bordo del DC6 Douglas nel
quale è girato il film c’erano attenzioni e comodi spazi per tutti.
Volare oggi, tra ritardi continui, sovrapprezzi nascosti, bagaglio sacrificato, hostess stressate,
pasti di qualità scadente, perdita totale di identità tra centinaia di altre persone, fa persino
invidiare un po’ Abram Pheil, seduto trepidante da solo a fianco del pilota sulla panca di legno,
a guardare l’altra riva che velocemente si avvicinava.
*www.lastampa.it
3/3