Direttorio - Arcidiocesi di Udine

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Direttorio - Arcidiocesi di Udine
ARCIDIOCESI DI UDINE
DIRETTORIO DIOCESANO
PER LA PASTORALE DELLA
CONFERMAZIONE
Bozza di studio riveduta e approvata
per la verifica e la progettazione
A CURA DEL
CENTRO ATTIVITÀ PASTORALI
UDINE 1994
INTRODUZIONE
1. Un Direttorio per la pastorale della confermazione
Negli anni scorsi i Vicari foranei avevano chiesto all’Arcivescovo un Direttorio per la pastorale
della confermazione, in cui offrire alle foranie e alle parrocchie orientamenti pastorali e indicazioni pratiche per lo svolgimento dell’itinerario di iniziazione cresimale, allo scopo di dare
maggiore unità all’impegno pastorale delle comunità e di promuovere una maggiore condivisione e collaborazione tra i parroci ed i catechisti-animatori dei cresimandi della stessa forania 1.
A loro volta i Consigli Presbiterale e Pastorale diocesani nella seduta congiunta del 16 giugno
1990 avevano votato quasi all’unanimità, tra le altre, la seguente delibera: «Il Centro di Attività
Pastorali curerà l’elaborazione di un Direttorio per la pastorale della cresima, in cui si daranno
le indicazioni concrete per la corretta attuazione degli orientamenti e norme date al riguardo dal
Sinodo diocesano udinese V (cf. SDU nn. 75-79.88)»2
Il Centro di Attività Pastorali ha potuto elaborare questo Direttorio dopo la pubblicazione dcl
catechismo dei giovani «Io ho scelto voi», da cui attingiamo i contenuti dell’itinerario cresimale, dal momento che nella nostra diocesi questo si svolge nell’adolescenza.
2. L’iniziazione cresimale all’interno della pastorale giovanile
I Consigli diocesani hanno ritenuto necessario un Direttorio per la pastorale della confermazione, perché l’iniziazione cresimale ha assunto una rilevanza particolare nella pastorale della
Chiesa udinese. Infatti con il Sinodo diocesano udinese V la Chiesa che è in Friuli ha deciso di
conferire il sacramento della confermazione dopo la scuola dell’obbligo (cf. SDU 76; 88/1). I
motivi che hanno determinato questa scelta sono:
- il cambiamento culturale avvenuto in Friuli: la tradizione religiosa non basta più a sostenere la vita cristiana; è necessaria una scelta cosciente e responsabile;
- le esigenze del sacramento: nell’attuale contesto culturale è opportuno che la confermazione sia conferita, quando i cresimandi sono capaci di dare una risposta personale e responsabile al progetto cristiano e sono in grado di tradurre la proposta cristiana in un concreto progetto di vita (cf. SDU 76).
In tal modo l’iniziazione cresimale nella Chiesa friulana, oltre ad essere il secondo momento
dell’iniziazione cristiana, è diventata un momento decisivo per la formazione cristiana degli
adolescenti e dei giovani e, quindi, per la stessa pastorale giovanile e vocazionale.
L’iniziazione cresimale che avviene nell’adolescenza, però, comporta per le comunità parrocchiali e, in particolare, per i catechisti-animatori, un impegno educativo di alto livello. Essa richiede di essere svolta in continuità con il cammino di iniziazione cristiana percorso nella fanciullezza e nella pre-adolescenza e con il cammino di formazione cristiana da proseguire dopo
la celebrazione del sacramento. Inoltre essa esige di essere realizzata con modalità adeguate
all’età e alla «condizione» degli adolescenti.
3. Criteri di elaborazione del Direttorio
Nell’elaborazione di questo Direttorio si sono adottati i seguenti criteri:
a) Si è tenuto conto di quanto prescrive il Rito della Confermazione, il Codice di diritto canonico, il Sinodo diocesano udinese V, le delibere dei Consigli Presbiterale e Pastorale diocesani (16 giugno 1990) e dell’esperienza in atto nella nostra diocesi.
1
2
Cf verbale delle sedute del Collegio dei Vicari foranei del 9 novembre 1989 e dell’8 febbraio 1990.
Cf Rivista Diocesana Udinese, nn3-4/1990, p. 208*.
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b) Si è tenuto presente che il cammino crismale fa parte integrante del cammino
dell’iniziazione cristiana, il cui vertice è l’eucaristia. Perciò il cammino crismale deve far riscoprire ai cresimandi il significato dell’eucaristia nella vita cristiana, deve abilitarli a parteciparvi più fedelmente e attivamente e, con il sostegno di questo sacramento, deve aiutarli a
crescere nella vita di comunione e nella disponibilità al servizio
c) Si è tenuto presente che il cammino crismale, collocato all’inizio dell’adolescenza (14-16
anni o 16-18 anni), costituisce un “momento forte” dell’intero cammino di formazione cristiana
dei giovani; esso non può essere pensato come un avvenimento a sé stante, né come un “punto
finale” della formazione dei giovani, bensì come la “tappa decisiva” di un cammino che deve
continuare. Perciò l’iniziazione crismale, per essere efficace, va collocata dentro un serio impegno di pastorale giovanile e nella prospettiva della continuità educativa.
4. Finalità pastorali del Direttorio
Questo Direttorio è consegnato alle comunità parrocchiali e, in modo particolare, ai parroci,
ai consigli pastorali parrocchiali ed ai catechisti-animatori dei cresimandi e dei giovani, con
una duplice finalità: la verifica e la progettazione foraniale dell’iniziazione crismale.
a) L’iniziazione crismale, quando si svolge nell’adolescenza, - come avviene nella nostra diocesi - incontra varie difficoltà, dovute a diversi fattori: l’età dei cresimandi (adolescenti), il
contesto socio-culturale in cui essi vivono, la mancanza di una testimonianza significativa da
parte dei cristiani adulti, ecc. Ma probabilmente, in certa misura, dipende anche da noi catechisti e dalla qualità della vita ecclesiale delle nostre parrocchie. Perciò dobbiamo chiederci che
cosa deve cambiare o migliorare nelle nostre parrocchie, nella nostra azione pastorale e nel
modo di condurre avanti lo stesso cammino di iniziazione crismale. Il Direttorio è un prezioso
strumento per verificare l’azione pastorale che stiamo svolgendo per la formazione cristiana
dei giovani in occasione della confermazione.
b) L’azione educativa delle singole comunità verso i giovani cresimandi sarà tanto più efficace quanto più sarà sostenuta dalla collaborazione pastorale dell’intera forania. La parrocchia
rimane il centro dell’iniziazione cristiana. Essa, tuttavia, il più delle volte non può rispondere
da sola a tutte le esigenze dell’iniziazione crismale e della pastorale giovanile, a causa del depauperamento demografico, della mobilità della popolazione, del processo di secolarizzazione,
della diminuzione dei sacerdoti. Di qui la necessità di coordinare l’azione educativa svolta dalle singole parrocchie nei confronti dei giovani, mediante un progetto foraniale unitario di pastorale giovanile. Per questo è necessario avviare la collaborazione interparrocchiale e vicariale
anche per quanto riguarda la pastorale della confermazione. Questo Direttorio ha lo scopo di
promuovere tra i responsabili dell’iniziazione crismale di ciascuna forania la condivisione di
uno stesso progetto educativo per i cresimandi e di favorire un’effettiva collaborazione pastorale a livello zonale e foraniale.
5. L’adattamento alle situazioni locali
La stesura del presente Direttorio pur essendo già stata arricchita dalle osservazioni e integrazioni dei Vicari foranei è ancora a livello di bozza. Per la stesura definitiva si chiede la partecipazione e la collaborazione di tutti i responsabili dell’iniziazione crismale: parroci, catechisti dei cresimandi, animatori dei gruppi giovanili parrocchiali.
I parroci ed i catechisti-animatori dei cresimandi e dei giovani di ciascuna forania sono invitati
a leggere insieme questo testo e ad apportarvi le osservazioni, le integrazioni e le modifiche che
ritengono più opportune.
Le indicazioni pastorali del Direttorio valgono per tutta la diocesi; tuttavia molte indicazioni
operative (metodo, collaborazione foraniale, ecc.) - fatte salve le prescrizioni canoniche e sinodali - devono essere necessariamente adattate alla situazione delle varie foranie e dei diversi
gruppi di cresimandi.
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Nella revisione della bozza e nel suo adattamento alle diverse situazioni foraniali, i responsabili dell’iniziazione crismale sono invitati a dare una particolare attenzione ai seguenti
aspetti nodali dell’iniziazione crismale:
- come educare i cresimandi ad assecondare l’azione dello Spirito nella vita cristiana;
- come aiutarli a scoprire, celebrare e vivere l’Eucaristia, quale fonte e vertice di tutta la
vita cristiana;
- come aiutare i cresimandi a scoprire, accogliere e realizzare la propria vocazione;
- come coinvolgere responsabilmente ed attivamente tutta la comunità parrocchiale
nell’iniziazione cresimale dei giovani;
- come realizzare in forania un’effettiva collaborazione pastorale, per un’efficace iniziazione cresimale dei giovani.
Nota bene
1. Gli itinerari cresimali proposti da questo Direttorio indicano solo la meta finale, gli obiettivi intermedi o tappe (per un biennio) ed i contenuti da approfondire con i cresimandi. Questi
ultimi sono stati presi dal Catechismo della Chiesa Cattolica e dai catechismi della CEI “Sarete
miei testimoni” e “Io ho scelto voi”.
Gli itinerari saranno accompagnati – da coloro che le richiederanno - da opportune sussidiazioni didattiche.
2. Alla fine di alcuni capitoli sono aggiunti dei “fuori-testo” (incorniciati), che offrono proposte di riflessione per approfondire i contenuti dei capitoli stessi, oppure indicazioni pratiche
di carattere catechistico o liturgico.
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I.
L’INIZIAZIONE CRISTIANA
La vita cristiana è un cammino che inizia e si sviluppa attraverso l’ascolto della parola di
Dio e l’incontro con Cristo nei sacramenti e si esprime nella testimonianza della carità. Parola, sacramento e testimonianza sono i momenti inscindibili che sostengono l’esistenza cristiana.
6. La chiamata alla vita cristiana
L’uomo, creato ad immagine di Dio, porta nel cuore il desiderio di una vita piena e felice.
Egli è assetato di felicità; la cerca nelle cose e nei rapporti con le persone. Ma nonostante il suo
affannarsi, non trova né oggetti né persone in grado di saziare la sete del cuore. Non sono le cose o le persone troppo piccole. E’ il suo cuore che è stato fatto da Dio troppo grande: “Il mio
cuore è fatto per te, Signore, - ci insegna S. Agostino - ed è inquieto finché in te non si riposa”.
Questa sete di felicità non è destinata a rimanere insoddisfatta, perché Dio è vicino all’uomo
per rispondere al suo bisogno di vita pienamente riuscita, anche se l’uomo spesso non se ne accorge o non lo sa riconoscere come suo unico Signore. “Ecco, io sto alla porta e busso - dice il
Signore. - Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò a lui, cenerò con lui ed
egli con me” (Ap 3,20).
Dio ha manifestato la sua vicinanza e il suo amore fedele in molti modi e in tutti i tempi.
“Ha soccorso gli uomini con eventi e con parole ad essi familiari... mostrando la sua “condiscendenza” al massimo grado nel Figlio suo fatto carne” (RdC 15; cf. DV 13). Per mezzo del
Figlio suo, nello Spirito Santo, Dio ha rivelato il suo progetto di amore: portare tutti gli uomini
alla comunione con sè (cf. RdC 4).
Coloro che, attratti dal Padre e mossi dallo Spirito Santo, rispondono liberamente all’amore
rivelato e comunicato nel Figlio, formano la Chiesa, la comunità dei credenti in Cristo, e fin
d’ora pregustano la comunione con Dio.
7. L’iniziazione cristiana
A fondamento della vita cristiana c’è l’accoglienza di una novità unica e assoluta: Gesù di
Nazaret, il figlio di Maria, profeta potente in parole ed opere, inchiodato sulla croce e resuscitato. L’evento del Cristo crocifisso e risorto è il kerigma che la Chiesa, animata e vivificata dallo
Spirito dono del Risorto, fin dalle origini ha sentito il bisogno di annunciare fino agli estremi
confini del mondo. Questo annuncio, destinato ad ogni uomo in ogni tempo, è capace di “trafiggere il cuore” e di fare esclamare: “Che cosa dobbiamo fare, fratelli?” (At 2, 37). E’
l’annuncio che genera la fede ed apre alla esperienza sacramentale.
Chi sotto l’azione dello Spirito si fa attento e docile a questo annuncio, percorre l’itinerario
dell’iniziazione cristiana, che è un itinerario di conversione a Dio, di abbandono alla sua volontà,
di conformazione a Cristo, di solidarietà nella chiesa, di “vita nuova” nel mondo (cf. RdC 17).
Lungo questo itinerario il credente non è solo: egli viene reso partecipe del mistero pasquale
di Cristo, il Signore morto e risorto, attraverso i segni sacramentali del battesimo, della confermazione e dell’eucaristia. Per mezzo di questi sacramenti Dio stesso genera, alimenta e fa
crescere la “vita nuova” in colui che ha accolto con disponibilità piena la sua parola.
8. I sacramenti dell’iniziazione cristiana
I sacramenti dell’iniziazione cristiana sono i segni efficaci della grazia, mediante i quali Cristo edifica la sua Chiesa e conduce progressivamente i credenti in Lui dalla conversione a Dio
verso la maturità della fede.
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I credenti mediante il sacramento del battesimo sono liberati dal peccato, partecipano al mistero della morte e risurrezione di Cristo, sono resi figli di Dio e sono inseriti nella Chiesa, corpo vivo di Cristo. Sepolti con lui nella morte, sono destinati alla risurrezione e alla vita definitiva, piena e felice (cf. Rm 6, 4-5; 1Cor 12, 13; 1Pt 1, 22-25; LG 7 e 11).
Questa “vita nuova”, sbocciata con il battesimo, ha bisogno di crescere e di diventare “attiva”: il battesimo esige la confermazione. Attraverso il sacramento della confermazione o cresima, i credenti battezzati sono uniti più perfettamente alla Chiesa e vengono arricchiti di una
speciale forza dello Spirito Santo, per diffondere e testimoniare con la vita l’evangelo di Cristo.
Incorporati vitalmente in Cristo mediante l’immersione battesimale e l’unzione dello Spirito
Santo, i cristiani sono resi partecipi del suo compito profetico, regale e sacerdotale (cf. LG 31).
Anche la confermazione esige un “compimento”: i cresimati hanno bisogno di essere “configurati a Cristo”, al punto di amare come lui, fino al dono supremo di se stessi; hanno bisogno
di essere “incorporati” nella comunità cristiana, per rendere visibile l’unità del popolo di Dio.
Questo “compimento” si realizza nell’eucaristia, fonte e culmine di tutta la vita cristiana; a
questo sacramento sono orientati tutti i sacramenti e l’intera vita della Chiesa.
Perciò i credenti in Cristo, già segnati dal battesimo e dalla confermazione, sono pienamente
inseriti nel corpo di Cristo per mezzo dell’eucaristia (cf. PO 5).
9. La successione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana
“I sacramenti del battesimo, della confermazione e della santissima eucaristia sono tra loro
talmente congiunti, da essere richiesti insieme per la piena iniziazione cristiana” (CDC can.
842 § 2). Tra di essi c’è una successione, data da una logica interna, che rimane sempre valida,
anche quando, per motivi storico-pastorali, l’ordine dei sacramenti è cambiato.
Con la rinascita dal fonte battesimale la Chiesa genera i figli di Dio. Come il tralcio è unito
vitalmente alla vite e si nutre della stessa linfa, così il cristiano unito a Cristo riceve il dono dello Spirito che è la vita di Dio.
La “vita nuova” del cristiano giunge alla maturità e quindi porta frutto, grazie al dono della
pienezza dello Spirito, ricevuto nella confermazione. Questo dono rende il battezzato “adulto
nella fede” e quindi capace di essere nella comunità e nel mondo come “colui che serve”.
La vita cristiana ha la sua fonte e culmine nell’eucarestia, dove la comunione con Cristo è
totale, perché egli ci salva con la sua morte e resurrezione, ci nutre con il dono di sé e ci invia
nel mondo ad essere testimoni del suo amore. Nella celebrazione dell’eucaristia lo Spirito Santo edifica il Corpo eucaristico ed ecclesiale di Cristo; in essa trova il suo perfezionamento anche la confermazione. 3
Pertanto all’interno del cammino di iniziazione cristiana, il sacramento della confermazione
si trova nella posizione intermedia, tra il battesimo e l’eucaristia. Nonostante questa sua “collocazione” teologica, esso in questi ultimi decenni - per motivi pastorali - viene celebrato normalmente dopo la Messa di prima comunione. 4 Questo fatto non deve far pensare che la confermazione sia slegata dal ritmo proprio dei sacramenti dell’iniziazione cristiana. Piuttosto esso
chiede all’itinerario cresimale di mettere in maggiore evidenza che il sacramento della piena
maturità cristiana resta sempre l’eucaristia e ad esso i cresimandi devono essere iniziati durante
tutto il loro itinerario di formazione cristiana. (cf. SDU 76)
3
4
Cf. CEI, Eucaristia, comunione e comunità, 92; cf. CEI, Direttorio liturgico pastorale, 48.
Nel 1968 l’Assemblea della CEI aveva stabilito di conferire la Cresima, ad experimentum, tra la fine della quinta
elementare e l’inizio della scuola media. Nel 1983 la stessa Assemblea ha posticipato ulteriormente la data della
Confermazione all’età di “dodici anni circa”.
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I SACRAMENTI NELLA VITA DELLA CHIESA E DEL CRISTIANO
E’ Cristo che agisce nella Chiesa
Nei sacramenti Cristo rende attuale per noi il mistero di salvezza che ha segnato le tappe fondamentali
della sua vita (cf. SC 7). In tal modo egli si fa contemporaneo ad ogni uomo e ad ogni generazione; e
associa gli uomini, mediante il ministero della Chiesa, alla sua nascita, alla sua missione, alla sua morte
e risurrezione.
Come il Cristo è stato segno visibile del Padre attraverso tutti i fatti della sua vita, culminanti nella Pasqua, così la Chiesa è costituita da Cristo suo segno visibile, attraverso i sette sacramenti, culminanti
nell’Eucaristia (cf. LG,10). La presenza operante di Cristo e del suo Spirito, continua nell’azione sacramentale della Chiesa.
Quando Pietro e Paolo battezzano è Cristo che battezza; quando il sacerdote celebrante fa del pane e
del vino il corpo e il sangue di Gesù, è Cristo che consacra; Cristo mediante il vescovo conferma nella
fede i cresimati; Cristo nel patto che gli sposi si scambiano nel Matrimonio pone se stesso come sigillo
e garanzia di comunione e di fedeltà; Cristo ordina un uomo al sacerdozio ministeriale quando il vescovo lo consacra; Cristo, mediante il sacerdote della Chiesa, rimette i peccati e riconcilia i peccatori al
Padre; unge il corpo del malato, lo consola e gli dà la forza dello Spirito. In definitiva, è Cristo il celebrante principale dei sacramenti della Chiesa. I ministri, partecipando alla sua grazia e al suo potere, ne
rendono visibile l’azione in suo nome.
La Chiesa riconosce nei sacramenti i gesti privilegiati che la fanno incontrare con Cristo, sua sorgente
di vita. Fin dai primi secoli li ha celebrati con riti solenni, con preghiere e inni di alto valore spirituale e
artistico. Le parole, i gesti e i segni che accompagnano la celebrazione sono carichi di un significato
salvifico che ricorda e riattua, nella fede, i grandi fatti compiuti da Dio nella storia del suo popolo: i
gesti di Cristo e soprattutto la sua morte e risurrezione, mistero di grazia che ogni sacramento rinnova.
A questa ricchezza, non contraddice peraltro la semplicità e la povertà degli elementi materiali: un po’
di pane e un po’ di vino, poca acqua versata, qualche goccia d’olio e balsamo.
Quelle umili cose (“la materia” del sacramento, come si suole dire) unite alla parola (la “forma” del sacramento) manifestano in modo visibile e reale l’azione di Cristo e diventano segni efficaci attraverso i
quali lo Spirito Santo si comunica e salva...
Trasfigurati in Cristo
La Chiesa opera il sacramento unicamente in forza di ciò che le comunicano Cristo e il suo Spirito. Il
mistero sta nell’azione trasformante di Dio che si attua in lei (cf. SC 59). Esso agisce nella fede e per la
fede. Senza fede non c’è sacramento: prima di tutto la fede della Chiesa, quale condizione indispensabile perché il sacramento sia valido; poi, la fede donata e partecipata di coloro che nella comunità lo ricevono, perché il sacramento sia fruttuoso. Il sacramento non porta frutto, finché l’uomo non
risponde alla grazia ricevuta e non se ne appropria in modo consapevole nel “sì” di una fede che deve
purificarsi, maturare e crescere.
Ma non tutti i sacramenti coinvolgono la persona allo stesso modo. Battesimo, Cresima, Ordine in particolare consacrano il cristiano a rivivere Cristo nella totalità dell’esistenza, nella testimonianza al
mondo, nelle specifiche funzioni del ministero “ ordinato “ (diaconale, presbiterale, episcopale) e “non
ordinato”, per l’edificazione della Chiesa.
E’ un’abilitazione particolare e permanente che modifica l’essere e l’agire del battezzato, del confermato e dell’ordinato, e per questo si dice che questi sacramenti imprimono un sigillo indelebile chiamato carattere e non sono ripetibili. Si diventa cristiani (battezzati), testimoni riconosciuti, ministri ordinati, una volta per sempre con poteri e per un impegno che coinvolgono tutta la vita...
Attraverso i sacramenti della Chiesa, il credente è progressivamente condotto a scoprire Cristo e, consacrato a lui, ad appartenergli, a somigliargli, a configurarsi a lui sempre di più, fino a poter dire: “Non
sono io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).
(dal Catechismo degli adulti, “Signore, da chi andremo?”, pp.215-216)
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II.
LA CONFERMAZIONE NELL’INIZIAZIONE CRISTIANA
“I credenti che sono incorporati in Cristo mediante il battesimo..., sono confermati e resi
conformi a Cristo re, profeta e sacerdote mediante il sacramento della cresima o confermazione. In particolare con il dono dello Spirito santo ricevono la forza per manifestare con
l’esempio della vita e la testimonianza della parola l’“uomo nuovo” di cui sono stati rivestiti
nel battesimo (cf. AG 11)”. (SDU 64)
10. Il dono dello Spirito Santo
La natura propria del sacramento della confermazione è stata descritta dal nuovo Rito (1971)
e dalla Costituzione apostolica di Paolo VI Divinae consortium naturae (DCN). L’Introduzione
al Rito della confermazione dice che con questo sacramento i battezzati proseguono il cammino
dell’iniziazione cristiana. In forza di questo sacramento, essi ricevono l’effusione dello Spirito
santo, che nel giorno di pentecoste fu mandato dal Signore risorto sugli apostoli. Questo dono
dello Spirito santo rende i fedeli in modo più perfetto conformi a Cristo e comunica loro la forza di rendere testimonianza per l’edificazione del suo corpo nella fede e nella carità. (RC 1-2)
Pertanto la confermazione si qualifica come “il sacramento che dona lo Spirito Santo, per
radicarci più profondamente nella filiazione divina, incorporarci più saldamente a Cristo, rendere più solido il nostro legame con la Chiesa, associarci maggiormente alla sua missione e aiutarci a testimoniare la fede cristiana con la parola accompagnata dalle opere” (CCC 1316).
11. La confermazione rende il cristiano più conforme a Cristo
Lo Spirito Santo nella confermazione “rende i fedeli in modo più perfetto conformi a Cristo” (RC n.2). Se il battesimo li ha resi simili a Cristo, partecipi della sua missione profetica,
sacerdotale e regale, la confermazione li rende capaci di agire come lui. Con questo sacramento
avviene nei cristiani quello che è avvenuto nei discepoli di Gesù a Pentecoste.
Durante la sua vita pubblica, Gesù ha accompagnato i suoi discepoli lungo un cammino di
“iniziazione”, perché potessero progressivamente conoscere i “misteri del regno”, interiorizzare
i suoi atteggiamenti, far proprie le sue scelte e la sua mentalità. Quando la presenza fisica di
Gesù venne a mancare, un’altra Persona operò dentro di loro, per renderli conformi a Cristo: lo
Spirito santo. Ma ciò che diede ai discepoli la capacità di compiere i gesti di Cristo è stata
l’effusione dello Spirito di pentecoste. Dopo la pentecoste infatti essi annunciarono con coraggio la risurrezione di Cristo, non ebbero paura delle minacce del sinedrio, accompagnarono
l’annuncio del Vangelo con la testimonianza della comunione di vita e la condivisione dei loro
beni.
Anche i cristiani con il battesimo hanno ricevuto la possibilità di vivere secondo lo stile di vita
di Cristo. Ma la capacità di riprodurre effettivamente i gesti di Cristo viene data loro con l’ effusione dello Spirito “cresimale”: questa effusione rende attuale e permanente il dono dello Spirito,
che gli apostoli hanno ricevuto nella prima pentecoste. La sua azione creatrice di “vita nuova”, iniziata con il battesimo, promuove nei cresimati una progressiva conformazione a Cristo: “Noi
tutti veniamo trasformati ad immagine del Signore, secondo l’azione dello Spirito” (2 Cor 3,18).
La confermazione impegna i battezzati a rispondere alla chiamata battesimale, a svolgere il
loro compito profetico, sacerdotale e regale. Rispondere alla chiamata di Cristo significa impegnarsi a scoprire la propria vocazione e realizzare una “personale” imitazione del Maestro. Se
l’incontro con Cristo nel battesimo ha fatto sbocciare nei cristiani la “vita nuova”, il dono dello
Spirito nella confermazione li abilita a vivere questa “vita nuova” nelle concrete situazioni della vita. Se il battesimo ha dato loro... il “cognome” (l’identità cristiana), la cresima li abilita a
precisare... il “nome”, per completare la carta della loro personale identità cristiana.
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12. La confermazione, sacramento della pienezza del dono dello Spirito santo
Il sacramento della confermazione “rende perenne nella Chiesa la grazia della Pentecoste”
(DCN p.16). Lo Spirito Santo che viene comunicato ai cresimandi è lo stesso Spirito che ha vivificato il Cristo, facendolo passare da morte a vita. E’ lo Spirito che ha dato vita alla “nuova
comunità” dei discepoli di Gesù. E’ lo Spirito che a pentecoste, dopo aver generato la comunità
della nuova alleanza, l’ha vivificata con una effusione piena, l’ha riunita in una comunione totale,
l’ha resa capace di compiere gesti di salvezza e di testimoniare la morte e risurrezione di Gesù.
“Lo Spirito Santo fa superare ogni timore, rende forti e coraggiosi nella testimonianza, spinge ad annunciare a tutti, con la parola e le opere, che Gesù è il Signore. Così è stato per gli apostoli il giorno di Pentecoste, per i martiri che hanno dato la vita per Cristo, per i santi, eroici
nella carità e nella fede. Così per i ragazzi che accolgono oggi la novità di Cristo” (Catechismo
dei ragazzi, “Sarete miei testimoni”, p. 109).
Il dono abbondante e continuo dello Spirito Santo, che viene effuso sui battezzati col sacramento della confermazione, realizza in loro la maturazione di tutte le dimensioni della “vita
nuova” sbocciata nel battesimo. Grazie al dono dello Spirito Santo, i cresimati sono resi più
partecipi della vita del Signore Risorto: hanno anche loro la possibilità di vivere da “risorti”,
cioè da uomini liberi, capaci di una “comunione” piena con Dio e con gli altri uomini. La confermazione li radica più profondamente nella filiazione divina; li unisce più saldamente a Cristo, aumenta in loro i doni dello Spirito Santo (cf. CCC 1303).
13. La confermazione incorpora il battezzato più perfettamente nella Chiesa
Grazie al dono dello Spirito Santo i cresimati sono collegati più perfettamente alla Chiesa e
diventano membri attivi della comunità cristiana. Essi, infatti, ricevono dallo Spirito di Pentecoste il dono e il compito di contribuire alla crescita dell’intera comunità ecclesiale, di “edificare il Corpo di Cristo nella fede e nella carità” e di testimoniare nel mondo la morte e risurrezione di Cristo.
Ma la comunità parrocchiale, mentre partecipa ai battezzati il dono dello Spirito, con la confermazione celebra la presenza perenne dello Spirito che la edifica nell’unità. Con questo sacramento essa stabilisce più forti legami tra i suoi membri e si apre ad accogliere la varietà dei
carismi che lo Spirito elargisce ai confermati. Questa crescita della comunione ecclesiale viene
sottolineata anche dalla presenza del vescovo, garante dell’unità della Chiesa e dell’autenticità
della testimonianza.
Perché la comunità parrocchiale possa crescere nell’unità, è necessario che essa non si limiti
a “integrare” in se stessa i battezzati, ma occorre che individui e valorizzi i carismi di ciascuno,
accolga ciò che di buono nasce attorno a lei e dentro di lei, promuova momenti di incontro, di
comunione, di solidarietà e si impegni a mediare le tensioni e ad eliminare ogni emarginazione.
Una Chiesa che incorpora i cresimati deve naturalmente sapere accogliere e valorizzare i cambiamenti le possibilità di crescita che essi possono portare; deve essere una Chiesa viva, che
continuamente si converte, cresce e si sviluppa.
La comunità parrocchiale nella confermazione, mentre vive la sua tensione all’unità, esprime la comunione con la comunità diocesana e si apre alla Chiesa universale e al mondo. Di
questa comunione ecclesiale e di questa apertura missionaria è segno e strumento il Vescovo
che presiede la celebrazione cresimale. Animata dallo Spirito di Pentecoste, la comunità parrocchiale è abilitata a celebrare con i cresimati il sacramento dell’unità e della donazione totale,
l’eucaristia. L’eucaristia è il culmine del cammino dell’iniziazione cristiana, che alimenta continuamente la “vita nuova” sbocciata nei cristiani con il battesimo e cresciuta con la confermazione. Essa aiuta i cresimati e l’intera comunità ecclesiale a esprimere nella vita quotidiana ciò
che il battesimo e la confermazione hanno operato in loro.
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14. La confermazione, sacramento della testimonianza
I cresimati, resi più conformi a Cristo e inseriti più perfettamente alla Chiesa grazie al dono
dello Spirito, sono coinvolti più responsabilmente anche nella sua missione e perciò sono
chiamati come testimoni di Cristo a “diffondere e difendere più attivamente la fede cristiana”,
con la parola e con le opere (cf. CDC 879).
a) Lo Spirito santo è comunicato loro nella confermazione perché possano “edificare il
corpo di Cristo nella fede e nella carità”. Grazie al dono dello Spirito, essi hanno la possibilità
di mettere la loro vita al servizio degli altri. Questa disponibilità al servizio fa sorgere un nuovo
modo di vivere e di incontrarsi. Tutte le attitudini e le qualità personali sono mobilitate
dall’amore di Cristo risorto. Nella comunità cristiana ogni cresimato è chiamato a offrire il suo
servizio e ad assumere le sue responsabilità, perché la comunità diventi segno e strumento del
“progetto di Dio” nel mondo.
b) Lo Spirito santo è comunicato loro nella confermazione perché siano capaci di testimoniare la morte e la risurrezione di Cristo. Testimoniare Cristo risorto significa vivere da
“risorti”, cioè da uomini liberi, maturi, che amano come Cristo, fino al dono della vita, e costruiscono con lui e per mezzo di lui una società più giusta e solidale; significa manifestare
l’adesione a Cristo attraverso le “opere” dell’amore; significa contestare, senza paura di pagare
di persona, tutto ciò che impedisce la crescita del Regno di Dio nel mondo.
c) Lo Spirito santo è comunicato nella confermazione, perché i cresimati possano fare
“eucaristia”, cioè rendere lode al Padre, per Cristo, nello Spirito. Lo Spirito è dato loro perché
“glorifichino” Dio con il loro stile di vita. I cresimati sono chiamati a vivere in costante ascolto
della parola di Dio e a guardare la vita quotidiana con occhi di fede, per scoprirvi la presenza e
le chiamate di Dio e per indicare questa presenza e queste chiamate anche agli altri uomini.
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IL SIGNIFICATO DELLA CRESIMA
nel nuovo Rito e nella Costituzione Apostolica
RITO DELLA CONFERMAZIONE (RC)
Introduzione, nn. 1-2
“DIVINAE CONSORTIUM NATURAE”
Costituzione Apostolica in RC p. 18
1. Con il sacramento della confermazione i 1. I fedeli rinati nel Battesimo sono corrobobattezzati proseguono il cammino dell’ inizia- rati dal Sacramento della confermazione e
zione cristiana.
quindi nutriti … nell’Eucaristia.
2. In forza di questo sacramento, essi ricevono 2. Coloro che sono rinati nel battesimo, ricel’effusione dello Spirito Santo, che nel giorno vono il dono ineffabile, lo Spirito Santo stesdi Pentecoste fu mandato dal Signore risorto so.
sugli apostoli..
3. Questo dono dello Spirito Santo rende i fe- 3. Nell’iniziazione cristiana i fedeli, come
deli in modo più perfetto conformi a Cristo.
membra del Cristo vivente, a Lui sono incorporati e assimilati per il Battesimo, come anche per la confermazione e l’eucaristia.
4. [Ricevono lo Spirito Santo] per l’ edifica- 4. Per il dono dello Spirito Santo i fedeli sono
zione del Corpo di Cristo nella fede e nella collegati più perfettamente alla Chiesa.
carità.
5. [Il dono dello Spirito] comunica loro la 5. Sono arricchiti di una forza speciale... sono
forza di rendere testimonianza.
più strettamente obbligati a diffondere e a difendere, con la parola e con l’opera la loro fede, come autentici testimoni di Cristo.
6. Essi ricevono inoltre il carattere o segno 6. Sono segnati dal carattere del medesimo
indelebile del Signore.
sacramento.
11
III.
I SOGGETTI DELL’INIZIAZIONE CRESIMALE
L’adolescenza e la giovinezza costituiscono quel momento chiave dell’esistenza, in cui
l’uomo si pone di fronte al suo destino, si interroga sul senso da dare alla propria esistenza e
alla storia, rimette in questione se stesso e si apre a ciò che lo supera radicalmente, nella ricerca di una ragione definitiva e totalizzante.
15. La celebrazione della confermazione nell’adolescenza
Per favorire una seria e solida formazione cristiana dei candidati alla confermazione, in vista
di una assunzione cosciente e responsabile degli impegni corrispondenti, la Conferenza episcopale italiana consente di celebrare il sacramento della confermazione dopo la comunione,
nella preadolescenza. 5
“Nella Chiesa udinese le comunità parrocchiali condividono in modo quasi unanime la prassi di conferire la confermazione non prima della conclusione della scuola dell’obbligo.
Tale prassi è convalidata dalla constatazione che nella nostra realtà sociale sono venuti a
mancare i presupposti e i sostegni tradizionali della fede e della pratica cristiana. Pertanto non
si può contare su una religiosità diffusa preesistente, ma è necessario mettersi in stato di missione.” (SDU 76)
In questa prospettiva le comunità parrocchiali, senza ignorare gli effetti propri della grazia
del sacramento, ritengono necessario tenere in debita considerazione anche il significato educativo che l’iniziazione cresimale assume nella vita di coloro che si preparano a ricevere la confermazione.
Questo sacramento esige che i cresimandi siano in grado di dare una risposta consapevole
alla chiamata di Dio, di rinnovare responsabilmente gli impegni battesimali, di tradurli in un
coerente progetto di vita e di rispondere coscientemente alla propria vocazione. Tale capacità di
fatto si sviluppa nell’adolescenza e meglio ancora nella giovinezza. In questa età la scelta cristiana può tradursi effettivamente in un progetto di vita e in una risposta consapevole alla vocazione cristiana.
Questa scelta pastorale richiede alle comunità parrocchiali un rinnovato e più intenso impegno per promuovere itinerari di fede adeguati all’età e alle esigenze educative dei cresimandi.
(cf. SDU 76) Ma domanda soprattutto di inserire il cammino crismale nell’itinerario più ampio
dell’ iniziazione cristiana e nella pastorale giovanile, dando continuità al processo di formazione cristiana che va dalla fanciullezza alla giovinezza.
16. La realtà socio-culturale del Friuli oggi
Le comunità cristiane ed, in particolare, i catechisti-animatori dell’iniziazione crismale, per
svolgere efficacemente il loro servizio educativo verso gli adolescenti ed i giovani, devono tenere conto del contesto socio-culturale in cui questi soggetti vivono oggi; devono essere attenti
ai fermenti positivi, agli aspetti problematici ed alle sfide che coinvolgono, nel bene e nel male,
il mondo giovanile.
Nella coscienza di molti adulti in Friuli sono tuttora vivi e ben radicati i valori che in passato hanno caratterizzato la cultura friulana, quali l’amore alla casa, l’educazione cristiana dei figli, la cura degli anziani, l’impegno nel lavoro, l’amore alla propria terra e alle proprie tradizioni.
Ma in questi ultimi decenni questa cultura ha subìto notevoli trasformazioni, sotto la spinta
di molteplici sfide. Le più preoccupanti sono la crisi della famiglia, una certa disaffezione nei
confronti della vita (il Friuli è una delle regioni italiane con il più basso indice di natalità) e la
5
Cf. CDC can. 891; cf. Delibera del CEI n. 8 del 22.12.1983; Ench. III, 596.
12
frantumazione dei rapporti sociali (cresce l’individualismo e la delega). Questi fenomeni rendono più impegnativa qualsiasi opera educativa e più difficile la trasmissione dei valori.
Ma una sfida ancora più preoccupante si rileva nell’ambito religioso: in questi ultimi anni è
cresciuto il numero e la qualità dei collaboratori pastorali ma contemporaneamente è andato
crescendo l’ateismo pratico e l’indifferenza religiosa; si registra una riduzione preoccupante
della frequenza all’Eucaristia domenicale e alla Confessione. Troppi praticanti vivono la vita
cristiana più per tradizione che per convinzione; manifestano una visione individualistica della
vita cristiana e una concezione “consumistica” dei sacramenti; sembrano aver perduto il senso
della coerenza che lega la fede ai fatti della vita. Le stesse comunità cristiane sembrano spesso
incapaci di proporre l’annuncio evangelico e la testimonianza cristiana in modo significativo
per gli uomini del nostro tempo.
In questo contesto culturale, che presenta vistosi segni di scristianizzazione, è più difficile
promuovere l’educazione cristiana delle giovani generazioni e, in particolare, degli adolescenti.
17. La “condizione” dell’adolescente oggi
Accanto alla realtà socio-culturale odierna, le comunità cristiane ed, in particolare, i catechisti-animatori dell’iniziazione cresimale, devono tenere in seria considerazione la situazione e le
esigenze educative degli adolescenti e dei giovani.
La Chiesa italiana oggi, per interpretare il mondo degli adolescenti e dei giovani, adopera
spesso le categorie del disagio (cf. ETC, 4; 44; 52). Disagio non è indifferenza, ma inquietudine, travaglio interiore. Se si dice che i giovani sono indifferenti, si sottintende che si è
ormai fatto tutto quello che si doveva nei confronti della loro vita e che essi non sentono proprio niente, non osano più niente. Disagio, invece, è sognare una meta e vedersela sempre più
lontana; è rimanere inchiodati all’incrocio senza che qualcuno aiuti a scegliere la strada; è avere molti mezzi e pochi fini. E così non pochi giovani dal disagio del non-senso sono ormai approdati alle sabbie mobili del non-bisogno di senso.
Delicata e problematica, l’adolescenza non cessa di apparire, nella luce della fede, un’età
importante e ricca di promesse: “assomiglia molto alla primavera, con la vivacità della sua fioritura e con il sogno di un raccolto abbondante” (CdG/1, p. 10). E’ l’età in cui scoppia dentro
una nuova voglia di vivere e si fa forte il bisogno di esplorare la propria interiorità caricandola
di intuizioni, di sogni, di piccole ingenuità. Una delle più forti esperienze di questa stagione è
l’amicizia o almeno lo stare assieme: il gruppo è l’ideale, e però tante volte ci si deve accontentare del “branco”.
Ma l’adolescenza è anche quel momento chiave dell’esistenza in cui l’uomo si interroga sul
senso da dare alla propria vita. E’ l’età in cui il necessario e il superfluo non bastano più e, in
forma più o meno cosciente, si ripropone la fame dell’indispensabile: che senso ha nascere,
morire, amare, soffrire? sono frutto di un caso inconsapevole e cieco o sono stato pensato e
amato da Qualcuno?
18. Esigenze pastorali e pedagogiche conseguenti
Agli adolescenti che ricercano una risposta vera e appagante al loro bisogno di interiorità e
di solidarietà, alla loro esigenza di verità e di donazione ad un progetto che meriti la vita, la
comunità ecclesiale è chiamata ad offrire un cammino incentrato sull’incontro con Cristo. Cristo vuole intrecciare un rapporto personale e singolare con loro, per aiutarli a delineare il progetto di vita, per fare di loro degli amici in una comunità di amici e educarli a mettere la propria vita a disposizione del vangelo.
Gli adolescenti vanno aiutati ad incontrare e ad accogliere Gesù Cristo, Signore della vita e
Salvatore, come il “centro” che unifica la loro personalità e come il riferimento stabile, che
permette di vivere la vita quotidiana da cristiani coscienti, attivi e responsabili.
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Per questo hanno bisogno di incontrare persone e istituzioni a cui affidarsi, di cui fidarsi,
con cui fare un’autentica esperienza di fede: un’esperienza che faccia da tessuto connettivo di
tutta la loro vita. Per questo hanno bisogno di essere sorretti nel cammino dalla comunità dei
credenti e di trovare in essa spazi qualificati, in cui cercare e trovare ragioni per vivere, amare e
sperare.
ADOLESCENTI E GIOVANI OGGI
(dal Progetto diocesano di pastorale giovanile)
* Dentro la complessa realtà attuale i giovani coltivano una forte domanda di vita, che si esprime
nella grande voglia di divertirsi, di fare festa, di giocare, di vivere - insieme con gli altri - rapporti fondati sulla gratuità.
* Essi esprimono una domanda di identità che viene realizzata mediante una ricerca molto soggettiva e autonoma, che si muove su percorsi individuali e la cui validità non è definita da modelli esterni ed oggettivi, bensì dal modo di sentirli e di percepirli.
* Da questo processo emerge una essenziale domanda di “coscienza” e la provocazione ad una vicinanza educativa capace di sostenere la ricerca, che spesso appare fragile e che si gioca giorno per giorno.
In questi anni stanno affiorando alcune domande la cui assunzione diventa estremamente importante
per avviare con i giovani un processo educativo:
- l’attenzione alla persona (propria e degli altri), che conduce a sempre nuove e molteplici forme di volontariato;
- la quotidianità come festa e amicizia;
- la qualità della vita come giustizia e salvaguardia del creato;
- la mondialità intesa come impegno per la pace e superamento delle fratture, ma anche come tolleranza e solidarietà;
- la speranza come desiderio di rinascere e di servire.
C’è oggi una domanda religiosa più diffusa rispetto anche ad un recente passato. I giovani, anche
nella nostra regione, mostrano di apprezzare maggiormente proposte che si muovono in questa direzione, sebbene l’accoglienza delle stesse rimanga caratterizzata da una soffusa e diffusa inconsistenza.
L’adesione alla fede, infatti, domanda un percorso esigente, che non sempre i giovani sono disponibili
o pronti ad affrontare. Il “ritorno al sacro” e la “ripresa di religione” sono fenomeni più rilevanti sul
versante qualitativo che su quello quantitativo. Infatti sono relativamente pochi i giovani che esprimono il bisogno di “coerenza evangelica” e che cercano di dare risposte serie alle domande di senso che
emergono dalla vita.
I giovani ai quali la comunità cristiana si rivolge sono quelli che, a titoli diversi, si muovono all’interno del suo territorio e negli spazi vitali di cui essa dispone. Alcuni giovani hanno “familiarità” con l’
ambiente parrocchiale, ma molti risultano “lontani” dall’esperienza esplicitamente cristiana.
La comunità cristiana è chiamata a prendere atto di tali presenze con serenità e fiducia, a non giudicarle e non strumentalizzarle, ma ad accoglierle incondizionatamente. Attenta alle diverse situazioni di
vita e di fede del mondo giovanile, la nostra Chiesa particolare si propone quindi di incontrare tutti i
giovani, diversificando le proposte pastorali, per servire in particolare:
- giovani che vivono “fuori del tempio”, il cui bisogno fondamentale è di trovare il gusto e la speranza
della vita;
- giovani che vivono “sulla soglia del tempio”, la cui domanda, più o meno palese, è quella di dare progressivamente un senso all’esistere e all’agire, fino a giungere agli interrogativi profondi che aprono
alla domanda religiosa;
- giovani che vivono “dentro il tempio”, la cui esigenza fondamentale è di integrare fede e vita in un
itinerario formativo e completo e nel rispetto dei ritmi di crescita e della progressione.
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IV.
LE METE DELL’INIZIAZIONE CRESIMALE
La confermazione è il sacramento dello Spirito santo che rende i giovane partecipe del progetto di Dio; gli consente di ratificare personalmente la sua fede battesimale e di personalizzare la propria vocazione; lo abilita ad assumere il suo posto nella comunità ecclesiale, sulla base dei carismi che la stessa comunità gli riconosce. E tutto in vista dell’edificazione della
Chiesa in popolo di Dio, in tempio santo del Signore, in abitazione di Dio nello Spirito (cf. Ef
2,21).
19. Le finalità dell’iniziazione cresimale
Nell’attuale clima di diffusa indifferenza religiosa e di frammentazione culturale, l’iniziazione e la celebrazione del sacramento della confermazione assumono un ruolo decisivo nella
vita dei ragazzi e dei giovani.
Infatti l’iniziazione cresimale vuole portare gli adolescenti, già inseriti vitalmente mediante
il battesimo e l’eucaristia in Cristo Gesù e nella comunità cristiana, a conoscere il progetto di
Dio e a ratificare personalmente la fede battesimale. Inoltre li spinge a testimoniare con la vita
e la parola la fede cristiana e ad assumere nella Chiesa e nella società gli impegni conseguenti
al loro cammino di maturazione. (cf. SDU 75)
Mediante il cammino di iniziazione cresimale, la comunità cristiana si propone di portare gli
adolescenti ad una conoscenza più familiare del vangelo e della storia della salvezza; li abilita a
discernere i vari progetti di vita presenti nel loro ambiente e a scoprire l’originalità della vita
cristiana. In tal modo essi possono cominciare a delineare il loro progetto di vita e a ricercare il
posto che Dio li chiama ad assumere nella Chiesa e nella società.
Con la partecipazione attiva ai momenti liturgici e caritativi della comunità cristiana ed il
sostegno di una forte esperienza di gruppo, gli adolescenti vengono introdotti progressivamente
alla vita ecclesiale. Guidati dalla parola di Dio, animati dalla forza dello Spirito e sostenuti da
una concreta esperienza di chiesa, essi si preparano a diventare fermento di vita nuova nei vari
ambiti della vita sociale e pubblica (cf. SDU 75; CCC 1309).
Alla luce di queste finalità generali, proposte dal Rito della confermazione e riassunte nelle
costituzioni del nostro Sinodo diocesano udinese V, l’iniziazione cresimale degli adolescenti e
dei giovani deve proporsi le seguenti mete educative.
20. Scoprire la persona di Cristo
La prima preoccupazione che deve guidare i catechisti-animatori del cammino crismale è
quella di portare i cresimandi a scoprire la persona di Cristo come unico Signore e come orientamento definitivo della vita, a vivere una più intima unione con Lui, a “giocare” la loro vita
sulla sua parola: in una parola, a riappropriarsi personalmente della fede battesimale.
In questa prospettiva la catechesi cresimale stabilisce un rapporto strettissimo tra battesimo e
confermazione. Mentre il battesimo esalta la gratuità e la priorità dell’intervento di Dio Padre
verso l’uomo, chiamato alla comunione con lui e con i fratelli, la confermazione sottolinea la
risposta consapevole e impegnativa del battezzato al dono di Dio. Ciò esige che i cresimandi
siano aiutati a prendere coscienza dell’identità cristiana, che siano stimolati ad attuare una loro
“personale” imitazione di Cristo e che siano preparati a rinnovare in modo consapevole gli impegni battesimali.
21. Aprirsi all’azione dello Spirito e alla comunione ecclesiale
L’incontro con Cristo e l’accoglienza-condivisione del suo progetto di vita e dei valori offerti dal vangelo si realizzano all’interno della comunità ecclesiale, grazie all’azione dello Spirito
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santo. La celebrazione della confermazione perciò deve portare i cresimandi “verso una familiarità più viva con lo Spirito Santo, la sua azione, i suoi doni e le sue mozioni, per poter meglio assumere le responsabilità apostoliche della vita cristiana” (CCC 1309); in altre parole, deve educarli a cogliere l’azione dello Spirito dentro la storia e a lasciarsi coinvolgere da essa.
La confermazione esige anche che i cresimandi scoprano la Chiesa, come luogo privilegiato
dell’incontro con Cristo, corpo di Cristo animato dallo Spirito, segno e strumento dell’unione
con Dio e dell’unità di tutto il genere umano. Di conseguenza l’iniziazione cresimale si sforzerà di risvegliare negli adolescenti il senso dell’appartenenza alla Chiesa di Gesù Cristo: alla
Chiesa universale come alla Chiesa particolare e alla comunità parrocchiale (cf. CCC 1309); li
educherà alla vita di comunità, al dialogo intraecclesiale, alla collaborazione.
22. Assumere precisi impegni nella comunità e nella società
Educare alla vita ecclesiale significa aiutare i cresimandi ad assumere nella comunità precise
responsabilità e a svolgere in essa i servizi corrispondenti ai propri carismi o attitudini. I cresimandi perciò devono scoprirvi il loro ruolo non solo come membri, ma come “ministri”, come
animatori di vita comunitaria, come partecipanti attivi alla sua missione.
Questo stile di servizio deve essere vissuto dai cresimandi non solo all’interno della comunità ecclesiale, ma anche nella comunità sociale, nell’ambito del territorio, attraverso tutte quelle
forme che sono richieste dal contesto sociale.
L’itinerario cresimale, perciò, deve aiutare gli adolescenti ed i giovani a scoprire ed assecondare la loro vocazione e a “rendere ragione della propria fede”, non solo con la testimonianza della vita, ma anche con l’evangelizzazione esplicita.
IL PERCORSO DI CONFERMAZIONE
(dal Progetto diocesano di pastorale giovanile)
1. Definire la propria identità personale
Elemento di partenza irrinunciabile è la consapevolezza che in ogni giovane c’è un profondo bisogno di dare senso alla propria vita. In ogni fatto serio della propria vita i giovani si trovano di fronte ad
una alternativa impegnativa: comprendere le cose solo alla luce di quello che riescono a decifrare, rimanendo dentro il proprio mondo della pulsionalità e dei sentimenti; oppure riconoscere che c’è una
verità più profonda che provoca l’apertura al rapporto con la realtà trascendente.
La fede non è un di più, ma il tessuto connettivo della vita, ciò che permette di vivere e agire dentro
un quadro di orientamenti significativi. I giovani che così aprono la propria esperienza, diventano capaci di pronunciare un “sì” alla vita, serio e impegnativo, perché proiettati a costruire e a realizzare un
progetto di vita seriamente fondato. E’ importante allora che l’offerta del vangelo risuoni in ogni ragazzo come risposta, cercata e desiderata, ad una preesistente o risvegliata domanda personale.
Se così non è, il legame fede-vita risulta molto fragile, soprattutto per quei giovani che intraprendono il cammino di confermazione dopo un periodo di abbandono o di tiepidezza nei confronti della domanda religiosa e della vita ecclesiale.
2. Incontrare ed accogliere Gesù Cristo, Signore della vita
Al centro del percorso è collocato l’incontro con Gesù di Nazaret per giungere alla confessione
gioiosa che lui è il “Signore della vita”. La persona di Gesù Cristo è la risposta piena alle domande più
profonde dell’uomo. In lui il giovane riconosce Dio come Padre e così, nello Spirito, apprende a chiamarlo, anche quando le difficoltà comprimono la sua esistenza.
Gesù, volto umano di Dio, distrugge le immagini deturpate di Dio che l’uomo nel tempo costruisce
e rivela il vero volto di Dio e il volto nuovo dell’uomo. In Gesù, Dio si rivela il Padre buono e accogliente, che perdona e restituisce alla gioia piena di figlio anche il ragazzo scappato di casa per ubriacarsi di libertà e di autosufficienza.
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E’ quindi importante il confronto con la ricca umanità di Gesù, mettendo in luce quei tratti della sua
personalità, che meglio lo rivelano ai giovani: la sua profonda attenzione alla sofferenza umana,
l’essenzialità della sua vita, il suo amore per i poveri, gli ammalati, i peccatori, la sua relazione amicale
con i discepoli, la sua capacità di guardare nel profondo dei cuori, la sua lotta contro ogni falsità, la potenza sconvolgente del suo messaggio, la sua ricerca di essere uomo di pace e di farsi servo, la sua obbedienza alla volontà del Padre. L’incontro con Gesù Cristo si realizza nella decisione di abbracciare in
piena libertà il progetto di Dio mediante una vita che si apre a trecento sessanta gradi.
3. Educarsi alla vita ecclesiale
L’incontro con Gesù Cristo è “narrato” nel tempo e nel corso della storia da uomini che, in prima
persona e comunitariamente, hanno deciso di mettersi al seguito del Maestro. E’ la vita della comunità
cristiana che si fa messaggio e il messaggio - a sua volta - provoca l’esperienza. I giovani sono stimolati
a dire la loro fede attraverso gesti e parole. La loro presenza nella comunità non è destinata ad essere
muta o anonima.
E’ una presenza che giorno dopo giorno trova una sua più precisa collocazione. La preghiera, le celebrazioni e la vita liturgico-sacramentale sono elementi ed esperienze che “segnano” la loro vita, rendendola sempre più salda e capace di esprimere la fede. La chiesa viene generalmente esperimentata
dai giovani attraverso il piccolo gruppo, inteso come comunità vicina, concreta e significativa. Esso
opera da “grembo materno” e sollecita i giovani, li sostiene, li porta a maturazione.
L’incontro e la novità di vita che ne scaturisce, vengono vissuti come una proposta di riconciliazione con sé, con gli altri, con Dio, e si propone come esperienza piena e rassicurante di vita. Ma chi ha
incontrato veramente il Signore e ha maturato in una genuina vita ecclesiale, misura la sua fede non
sulla semplice appartenenza, ma sulla passione per il regno, sull’impegno a difendere e ad alimentare la
vita, in qualunque forma essa si manifesti.
4. Aprirsi al servizio e alla missionarietà
L’incontro con Gesù allarga l’esistenza dei giovani credenti in una solidarietà che supera i confini
della Chiesa, e va verso tutti coloro che sono impegnati per la crescita del regno di Dio. Il cristiano spera in Dio e ama la sua terra. Appassionato della vita, la vuole piena e abbondante per tutti. I giovani si
impegnano in prima linea nel compito, a volte scomodo, di dare un senso alle vicende della storia quotidiana per rendere questa società una dimora, accogliente e abitabile, per tutti gli uomini.
La fede infatti non è adesione intellettuale o astratta ad alcune informazioni e la ricostruzione del
senso personale non si realizza in astratto. La “vita nuova” viene assicurata invece dalla decisione di
far propria la causa di Gesù: l’impegno di giocare tutta la propria vita, nel nome di Dio, perché tutti
(soprattutto i più poveri, quelli che sono stati più privati, in riferimento alle concrete situazioni della
loro esistenza storica) possano ritrovare la vita e il suo senso.
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V.
L’ITINERARIO CRESIMALE
«Per l’ammissione al sacramento della confermazione si richiede quel grado di maturazione umana e cristiana che permette al battezzato di rinnovare in modo consapevole e responsabile le promesse battesimali (cf RC 12), di testimoniare con la vita e con la parola la fede
cristiana e di assumerne gli impegni nella chiesa e nella società» (SDU 88; cf anche CDC can.
879).
23. L’itinerario cresimale all’interno dell’iniziazione cristiana
Le costituzioni del Sinodo diocesano udinese V prescrivono che «la celebrazione del sacramento sia preceduta almeno da due anni di formazione cristiana» (SDU 88/1), da promuovere in continuità con l’itinerario di iniziazione cristiana degli anni precedenti. Per aiutare le comunità parrocchiali e, in particolare, i catechisti-animatori a delineare il cammino da percorrere
con gli adolescenti ed i giovani nel biennio che precede la celebrazione della confermazione, si
propogono — a modo di esempio - due itinerari cresimali: uno per gli adolescenti di 14-16 anni
e uno per i giovani di 16-18 anni.
Gli obiettivi dei due itinerari, con le tappe o «passaggi» corrispondenti, sono delineati tenendo conto delle mete dell’itinerario cresimale in genere e della «condizione» degli adolescenti in particolare. I «contenuti» dell’itinerario sono desunti dal catechismo dei giovani, vol. 1,
«Io ho scelto voi» (i numeri tra parentesi indicano le pagine di questo catechismo, salvo diversa
indicazione). Questi contenuti sono integrati con alcune schede tratte dal catechismo per
l’iniziazione cristiana dei ragazzi, vol. 3, «Sarete miei testimoni» (CIC/3), incentrato attorno alla celebrazione del sacramento della confermazione. Gli itinerari saranno accompagnati - per
coloro che le richiederanno — da opportune sussidiazioni pastorali.
1° ITINERARIO CRESIMALE PER GLI ADOLESCENTI
(14-16 anni)
(con il CdG/1, cap. 1-2-3)
24. L’itinerario cresimale a 14-16 anni
LA META
L‘adolescente è contento di appartenere alla propria comunità cristiana, nella quale può maturare un progetto di vita secondo lo stile di condivisione e di solidarietà mostrato da Gesù.
Egli partecipa alla vita liturgico-sacramentale ed offre la sua generosa collaborazione alla vita della comunità.
PASSAGGI FONDAMENTALI
1. L’adolescente che ha chiesto il sacramento della confermazione, passa da una «partecipazione obbligata e passiva» ad una partecipazione personalmente scelta ed attiva all’itinerario
cresimale.
Contenuti dal CdG/l
Il primo capitolo del CdG/l ha lo scopo di aiutare l’adolescente ad assicurarsi uno «zainetto» di
atteggiamenti indispensabili per intraprendere il cammino, quali: una volontà di ricerca in un
clima di stupore e di apertura al di là di risposte scontate e prefabbricate e una fondata fiducia
nella possibilità di approdare a scoperte significative.
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Ma la verità della nostra vita prima ancora di essere una conquista e una scoperta, è un dono e
una rivelazione. Chi si espone al soffio dolce e potente dello Spirito di Cristo, sperimenta una
libertà grande e un grande coraggio per intraprendere il cammino al seguito del Signore risorto.
L’aiuto dello Spirito per l’itinerario di fede si concretizza nell’esperienza ecclesiale dei credenti
e nella sua mediazione educativa qual è il gruppo con cui cammina.
2. L’adolescente interroga la vita e si pone in ascolto delle domande di senso che risuonano
nel suo cuore.
Contenuti dal CdG/l
• Nessun uomo è un’isola (34)— La famiglia e gli amici (35) — Uomo e donna (37) — Il mondo intorno a noi (38).
• Il «saggio» osserva, riflette e giudica (47) - La prima scuola della vita (48) - Gli amici: il tempo del dialogo e del confronto (50) — I grandi perché (52).
- Scheda: Una giornata di Gesù (65).
3. L’adolescente si confronta con lo stile di vita di Gesù e accoglie, ne!l’incontro con Lui,
l’invito a camminare sulla sua strada.
Contenuti dal CdG/l
• I modelli della vita quotidiana (40).
• Gesù e i suoi (56) — Gesù e gli ultimi (59) — Gesù e gli avversari (61)— Gesù e il Padre
(62).
— Scheda: Vi ho dato l’esempio — Io sono la vita (CIC/3, pp. 36-39).
• Il battesimo, dono di una vita nuova (224).
4. L‘adolescente prende in seria considerazione la proposta di maturazione cristiana che si
realizza attraverso la catechesi e la partecipazione alla vita liturgico-sacramentale della comunità parrocchiale.
Contenuti dal CdG/l
• Scheda: Una storia di peccato e di misericordia - Un’amicizia anche dopo l’infedeltà (CIC/3,
pp. 20-24).
• Celebrare e vivere la misericordia del Padre: il sacramento della riconciliazione (92).
• Un’esperienza concreta di comunione nella comunità parrocchiale (75)
5. L’adolescente passa da una presenza «precettata» all’Eucaristia domenicale, ad una partecipazione più personale e cosciente, scoprendo il mistero d’amore nel quale il Signore lo
vuole coinvolgere.
Contenuti dal CdG/l
• Il dono di Gesù ai suoi: il sacramento dell’Eucaristia (150).
• Un progetto d’amore per gli uomini (68) - Segno e strumento di unità (70) - Una comunione
nel servizio reciproco (73).
• Si va a scuola (110)— Qualcuno comincia a lavorare (111) - Luci e ombre del progresso
(112) - Responsabili o schiavi delle cose? (114).
6. L’adolescente riconosce l’azione dello Spirito nella sua vita e impara a fare dono dei carismi ricevuti a tutti i fratelli.
Contenuti dal CdG/l
• Scheda: Battezzati nello Spirito — Lo Spirito Santo riempie l’universo (CIC/3, pp. 49-54).
• Lo Spirito è libertà (211) — Lo stile di una vita nuova nel rapporto uomo-donna (77)— Lo
Spirito sostiene il nostro amore (81) —Il corpo e il dono di sé (83) — In famiglia e nella società (87) — La strada della riconciliazione (90).
• Si è fatto povero (126)— «Beati voi poveri» (128)— Si può servire Dio e il denaro? (131)
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— Scheda: Gesù, pane per tutti (134).
7. L’adolescente partecipa alla vita comunitaria portando il proprio contributo di freschezza
e giovinezza.
Contenuti dal CdG/l
• Imparare a condividere (106)— Spazi di solidarietà (107).
• Lo Spirito agisce ancora (265) — Lo Spirito chiama alla condivisione (138) — Lievito e sale
del mondo (141) — Per fare uguaglianza (145)— Attorno all’unico Pane (148).
• Scheda: Molti doni, un solo Spirito (CIC/3, pp. 6 1-66).
8. Con il sacramento della conferinazione l’adolescente assume la propria disponibilità ad
assecondare la propria vocazione e a realizzare il corrispondente progetto di vita all’interno
della comunità cristiana.
Contenuti dal CdG/I
• Confrontarsi con i testimoni: Benedetti Bianchi Porro (104) - Giuseppe Moscati (105) - Marcello Candia (162)— Giorgio La Pira (163).
• Colei che ha detto «sì» (312) Oggi l’attesa si compie (315) — Il Regno è all’opera (316). Scegliere con lo stile di Gesù (281).
• Scheda: «Io ho scelto voi» (CIC/3, pp. 84-88).
• Lo Spirito per la missione: il sacramento della confermazione (283).
- Scheda: Confermati dal dono dello Spirito (CIC/3, pp. 101-112).
2° ITINERARIO CRESIMALE PER I GIOVANI (16-18 anni)
(con il CdG/1, cap. 1-4-5)
25. L’itinerario cresimale a 16-18 anni
In diverse parrocchie i giovani sono ammessi a ricevere il sacramento della confermazione
all’età di 18 anni.
Per questi giovani si propone — a modo di esempio — il seguente itinerario cresimale. Esso
presuppone che i giovani abbiano partecipato all’itinerario di formazione cristiana anche negli
anni che precedono il cammino cresimale.
LA META
Il giovane condivide il progetto di vita cristiana e partecipa consapevolmente ai diversi momenti di vita della comunità cristiana. Da tale matura appartenenza scaturisce la decisione di
vivere la solidarietà e il servizio nei confronti delle esigenze e delle situazioni di povertà presenti nel proprio ambiente.
PASSAGGI FONDAMENTALI
1. Il giovane prende in mano la propria vita con i suoi interrogativi di fondo e cerca di rispondere alle domande di senso che si fanno strada in lui.
Contenuti del CdG/1
Il primo capitolo del GdG/1 ha lo scopo di aiutare l’adolescente ad assicurarsi uno «zainetto» di
atteggiamenti indispensabili per intraprendere il cammino, quali: una volontà di ricerca in un
clima di stupore e di apertura al di là di risposte scontate e prefabbricate e una fondata fiducia
nella possibilità di approdare a scoperte significative.
Ma la verità della nostra vita prima ancora di essere una conquista e una scoperta, è un dono e
una rivelazione. Chi si espone al soffio dolce e potente dello Spirito di Cristo, sperimenta una
libertà grande e un grande coraggio per intraprendere il cammino al seguito del Signore risorto.
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L’aiuto dello Spirito per l’itinerario di fede si concretizza nell’esperienza ecclesiale dei credenti
e nella sua mediazione educativa qual è il gruppo con cui cammina.
2. Il giovane valuta la propria esistenza alla luce del progetto di vita, attuato e testimoniato
da Gesù di Nazaret.
Contenuti dal CdG/1
• Per decidere da responsabili (170) - Voglia e paura di essere liberi (171) — Una avventura
tutta nostra (173) - Qualcuno vuol manipolare la nostra vita (175) — La libertà esiste davvero o
è un sogno? (176).
• La buona notizia della liberazione (191) — «Ma io vi dico» (192) - I gesti della liberazione
(194) —La forza della sua libertà (196).
• Scheda: Vi ho dato l’esempio — Io sono la vita (CIC/3, pp. 36 - 39).
3. Il giovane ricerca la propria vocazione, confrontandosi con l’esperienza di Gesù e di coloro che si sono fatti discepoli del Maestro.
Contenuti dal CdG/]
• La ricerca della propria vocazione (242) — Una scelta difficile (243) - I segni lungo il cammino (245).
• Solidale con i peccatori (189) — «Non di solo pane» (190) - Morto per i peccatori (198) — Il
compimento della libertà (200).
• Confrontarsi con i testimoni: padre Massimiliano Kolbe (234) — Vittorio Bachelet (235).
4. Il giovane riscopre la presenza e l’azione dello Spirito Santo nella sua vita e nella vita della comunitò ecclesiale e lo accoglie come dono per il proprio cammino di maturazione cristiana.
Contenuti dal CdG/1
• Scheda. Battezzati nello Spirito — Lo Spirito Santo riempie l’universo (CIC/3, pp. 49-54).
• Lo Spirito è libertà (211) — Liberi per servire (213) - Le mappe dell’amore (218)— Segni
credibili di libertà (221)
— Scheda: Il dono di una vita nuova: il sacramento del Battesimo (224).
• La strada della riconciliazione (90)
- Scheda: Celebrare e vivere la misericordia del Padre: il sacramento della Riconciliazione (92).
5. Il giovane partecipa attivamente all’Eucaristia domenicale e manifesta il conseguente atteggiamento di solidarietà, mettendosi al servizio delle situazioni di bisogno che si presentano nel suo ambiente.
Contenuti dal CdG/1
• Attorno all’unico Pane (148)
— Scheda: Il dono di Gesù ai suoi: il sacramento dell’Eucaristia (150).
• Fermenti di vita nelle prime comunità (262).
• Lo Spirito agisce ancora (265) — Testimoni del Regno futuro (270) — Come Gesù Pastore
(273) — Animare il servizio (277) — Testimoni del Vangelo tra i popoli (278). - Per tutti un
invito (280).
• Scegliere con lo stile di Gesù (281).
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6. Il giovane si rende conto di come la propria vita sia strettamente legata a quella di tante
altre persone e come i carismi ricevuti dal Signore devono essere valorizzati «per l’utilità
comune».
Contenuti dal CdG/1
• Scheda: Molti doni, un solo Spirito (CIC/3, pp. 61-66).
• Un testimone scomodo (179) — Seguono ciò che è vano (181) — Calpestano i più deboli
(183) —Nuovamente schiavi (184)— Il dono di un cuore nuovo (186).
• Un cammino di liberazione interiore (236) — L’impegno per la liberazione di tutti (236).
• La garanzia dello Spirito (324) — Il nostro futuro nelle scelte di oggi (326) — Una giornata
per la difesa e l’accoglienza della vita (238).
7. Il giovane, vivendo un’appartenenza ecclesiale più matura, si sente chiamato a collaborare con Dio e con la comunità cristiana nella realizzazione del Regno di Dio.
Contenuti dal CdG/I
• Colei che ha detto «sì» (312) - Oggi l’attesa si compie (315) - Il Regno è all’opera (316) —
«Dov’è o morte la tua vittoria?» (318) — Fondamento della nostra speranza (320) — Il Verbo
della vita (322).
• La ricerca della propria vocazione (298).
— Scheda: «Io ho scelto voi» (CIC/3, pp. 84-88).
• Confrontarsi con i testimoni: Edith Stein (294) — PierGiorgio Frassati (295) — Don Antonio
Seghezzi (296) — Simona Romagnoli (297).
8. Con il sacramento della confermazione il giovane esprime la propria volontà di rispondere seriamente all’invito del Maestro che lo chiama a vivere la propria vita come dono gratuito verso gli altri.
Contenuti dal CdG/1
• Tu sei un Dio pieno d’amore (232) - Tu sei un Dio fedele (292).
• Chiamati da Dio (246) — In dialogo con Dio (247) - Al lavoro con Dio (249) - «Io sarò con
te!» (250).
• Scheda: Confermati dal dono dello Spirito (CIC/3, pp. 101-112).
• Lo Spirito per la missione: il sacramento della confermazione (283).
3° ITINERARIO CRESIMALE PER GIOVANI-ADULTI
26. Necessità dell’itinerario cresimale degli adulti
Diversi giovani chiedono la confermazione quando arriva il momento del matrimonio. Il più
delle volte tale richiesta è fatta in vista del Matrimonio da celebrare e non per un reale desiderio
di approfondire la propria fede. Il Rito di iniziazione cristiana degli adulti ricorda però che
«come per i catecumeni, la preparazione di questi adulti richiede un tempo prolungato, in cui la
fede in essi infusa nel Battesimo deve crescere, arrivare alla maturità e ben radicarsi» (Rito,
296).
Il «Decreto generale sul matrimonio canonico» della CEI (1990), a sua volta, prescrive che «i
pastori d’anime siano solleciti nell’esortare i nubendi che non hanno ancora ricevuto il sacramento della confermazione a riceverlo prima del matrimonio, se ciò è possibile senza grave incomodo (cf. CDC 1065 § 1)... Parimenti siano animati da grande prudenza pastorale nel curare
la preparazione dei nubendi non cresimati che già vivono in situazione coniugale irregolare
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(conviventi o sposati civilmente). In questo caso, di norma, l’amministrazione della confermazione non preceda la celebrazione del matrimonio» (n. 8).
Il Rito della confermazione richiede che alla celebrazione del sacramento venga premessa una
buona catechesi e che questa sia accompagnata dalla testimonianza dell’intera comunità ecclesiale e dei singoli fedeli.
La partecipazione diretta dei cresimandi [adulti] alla vita della comunità sarà di valido aiuto per
educarli alla testimonianza di vita cristiana e all’apostolato e per ravvivare in essi il desiderio di
partecipare all’Eucaristia» (RC, Premesse, n. 12).
27. Indicazioni pratiche per l’iniziazione cresimale degli adulti
Le costituzioni del Sinodo diocesano udinese V prescrivono di organizzare, per i giovani e gli
adulti che chiedono la confermazione in prossimità del matrimonio, ogni anno a livello foraniale un itinerario cresimale
sufficientemente lungo nel tempo, possibilmente della durata di un anno:
«Ai nubendi che non hanno ricevuto il sacramento della confermazione sia proposto un tempo
di rievangelizzazione e di catechesi in modo da prepararli adeguatamente alla celebrazione di
ambedue i sacramenti. Nei casi più difficili si ricorra all’Ordinario» (SDU 88/7; cf. anche SDU
83).
Pertanto, per la preparazione dei giovani-adulti alla confermazione
si prescrive quanto segue:
— si incarichi un sacerdote della forania di organizzare e animare gli itinerari annuali di catechesi per i cresimandi giovani-adulti della forania
stessa;
— per quanto riguarda i contenuti da approfondire con questi cresimandi, si utilizzi — con i
necessari adattamenti l’itinerario cresimale
per i giovani di 16-18 anni;
— i cresimandi giovani-adulti siano accolti in un gruppo, dove possono vivere una vera esperienza ecclesiale, e siano iniziati alla vita ecclesiale della loro parrocchia;
— la celebrazione della confermazione di questi giovani-adulti venga fatta con la necessaria solennità nella forania o zona pastorale in cui si è svolto l’itinerario cresimale.
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VI.
SCELTE PASTORALI PER L’INIZIAZIONE CRESIMALE
I giovani nella scoperta della propria identità e nella maturazione delle proprie scelte affettive e sociali hanno bisogno di confrontarsi con modelli concreti e credibili. Essi devono poter
scoprire e valorizzare, attraverso esperienze vitali nella comunità cristiana e nell’ambiente sociale, le proprie capacità di impegno e di azione. (SDU 78)
28. Annunciare il Vangelo
La preoccupazione fondamentale del catechista-animatore dell’itinerario cresimale è annunciare Cristo, Signore morto e risorto, e il dono dello Spirito “che dà vita”. Nel portare questo annuncio egli si lascia guidare dalla pedagogia di Dio. Dio parla di sé all’uomo, utilizzando
il linguaggio umano. “Le parole di Dio, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al parlare dell’uomo, come già il Verbo dell’Eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell’umana natura, si fece simile all’uomo” (DV 13).
Anche il catechista-animatore deve proporre il messaggio evangelico attraverso un linguaggio che sia significativo per gli adolescenti e i giovani; diversamente tradirebbe il messaggio cristiano (che è sempre parola di Dio per gli uomini) e tradirebbe i giovani (che non riceverebbero un messaggio come “bella notizia” per loro).
Pertanto il catechista-animatore è chiamato:
- a proporre con umiltà e fermezza l’essenziale della fede - la persona vivente di Gesù Cristo e
il suo progetto di vita - attraverso messaggi semplici, concreti, forti (ma non arroganti e autoritari), attraverso l’incontro con testimoni significativi del Vangelo e attraverso esperienze
concrete di vita cristiana;
- a portare il messaggio cristiano come risposta concreta e significativa alla domanda di senso
degli adolescenti e dei giovani di oggi (cf. RdC, 52);
- a riformulare i contenuti della fede tenendo conto dell’esperienza dei giovani e del contesto in
cui vivono;
- a proporre valori forti ed esigenti, tali da affascinare adolescenti.
29. Educare alla vita di fede
Lo scopo dell’annuncio non è quello di trasmettere un insieme di conoscenze, ma quello di
educare gli adolescenti ed i giovani alla vita di fede, a vedere la storia come Cristo, “a giudicare
la vita come lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna lui, a vivere in lui la
comunione con il Padre e lo Spirito Santo” (RdC 38).
Certamente, il vero educatore alla vita di fede è lo Spirito Santo: solo lui può strappare il nostro “cuore di pietra” e darci un “cuore di carne”, capace di amore e di donazione gratuita (cf.
Ez 36,26). Al catechista rimane il compito di aiutare i giovani ad assecondare l’azione dello
Spirito, di creare le condizioni che permettono una risposta cosciente, matura e libera alla
chiamata di Dio, di aiutarli ad assimilare lo stile di vita di Cristo, l’”Uomo nuovo”.
Per aiutare i giovani ad esprimere la fede in una “coerente testimonianza di vita” (RdC 188),
si propone come modello educativo lo stile dell’animazione, visto come “metodologia formativa globale che mira a una crescita ed evoluzione armonica dell’individuo considerato come
unità indivisibile e non somma di parti o di funzioni”. 6
6 Alla base dell’educazione attraverso l’animazione sta un “progetto d’uomo”, che “non è la somma di spirito e
materia, ma un essere che è nello stesso tempo spirito e materia, perciò diverso tanto dall’uno che dall’altra” (cf.
M. POLLO, L ‘animazione culturale: teoria e metodo, Elle di Ci, Leumann-To 1980, pp. 35-50).
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Questo modello educativo non è tanto un insieme di tecniche vivacizzanti, un modo di proporsi accattivante e strumentale, un tentativo di facilitare l’esprimersi degli adolescenti e dei
giovani; esso piuttosto consiste in un rapporto educativo che:
- favorisce la promozione della persona attraverso la valorizzazione delle esperienze di ciascuno (stimola la responsabilizzazione);
- stimola la creatività e la promozione di atteggiamenti, quali la responsabilità, la solidarietà, il
realismo;
- favorisce i rapporti fra le persone, valorizza i ruoli e doni personali, promuove processi di crescita comunitari, mediante la comunicazione, l’approfondimento culturale e il discernimento.
30. Un itinerario unitario e a tappe successive
L’itinerario cresimale costituisce il secondo momento del processo di iniziazione cristiana.
Perciò esso deve svolgersi in continuità con il cammino di iniziazione cristiana dei fanciulli e
dei ragazzi e con il cammino di formazione cristiana da proseguire dopo la celebrazione della
confermazione.
Esso non è riducibile a un fatto episodico, collegato alla sola celebrazione del sacramento
della confermazione, ma deve tendere a sviluppare la vita di fede degli adolescenti in modo
continuativo, graduale e progressivo, verso una vita cristiana “adulta”. Perciò deve essere collocato dentro un serio impegno di pastorale giovanile.
D’altra parte è insito nella pedagogia dell’iniziazione che questo cammino educativo si articoli in tappe successive, corrispondenti ai diversi momenti di crescita degli adolescenti. Perciò
è necessario che i catechisti-animatori strutturino il cammino di iniziazione crismale in più tappe, caratterizzandole con una presentazione differenziata del messaggio cristiano, con segni e
momenti celebrativi diversi, con esperienze di comunione e di servizio, adeguate ai diversi
momenti di crescita dei partecipanti.
31. Un itinerario composito
L’iniziazione crismale, come ogni altro momento dell’iniziazione cristiana, si realizza attraverso un itinerario composito, cioè attraverso una pluralità di esperienze educative strettamente
correlate tra loro:
- l’ascolto della parola di Dio: l’iniziazione cresimale, finalizzata allo sviluppo della fede, ruota
attorno all’ascolto della Parola; tale ascolto si compie in modo preminente, ma non esaustivo, negli incontri di catechesi;
- la celebrazione liturgica e la preghiera: esse integrano l’ascolto della Parola, aiutano a celebrare la fede, sostengono il cammino di crescita spirituale, formano alla preghiera personale, iniziano alla liturgia della comunità;
- la direzione spirituale: per educare i giovani ad una “personale” vita spirituale; essa è compito prima di tutto del sacerdote responsabile dell’iniziazione cresimale; ma in certa misura
può essere svolta, su mandato del parroco, anche dal catechista-animatore;
- l’incontro con i testimoni della fede: l’iniziazione crismale ha bisogno di essere sostenuta
dalla testimonianza della famiglia, dei padrini, dei catechisti, del gruppo dei giovani già cresimati, degli adulti della comunità cristiana, e dalla testimonianza di cristiani significativi di
ieri e di oggi;
- l’esperienza comunitaria: l’iniziazione cresimale deve svolgersi all’interno di un’intensa attività di gruppo (gruppo come mediazione di chiesa) e di significative esperienze comunitarie a carattere liturgico, caritativo, festivo, capaci di iniziare gli adolescenti alla vita della
comunità cristiana;
- l’esercizio della vita cristiana: questa comprende innanzitutto la partecipazione fedele
all’Eucaristia domenicale e la celebrazione periodica del sacramento della Riconciliazione;
ma comprende anche la partecipazione attiva ad esperienze di servizio (nella liturgia, nel vo25
lontariato, con i giovani già cresimati, ecc.), l’apostolato verso gli altri adolescenti e giovani,
l’animazione cristiana del proprio ambiente (soprattutto della scuola, del mondo dello sport
e del tempo libero), l’esercizio delle virtù cristiane.
Queste esperienze sono tutte necessarie per la crescita della personalità cristiana: esse devono integrarsi e sostenersi a vicenda. Più l’itinerario di iniziazione cresimale fa vivere insieme
queste esperienze, più incide nella maturazione cristiana dei giovani.
32. Nella comunità ecclesiale
L’ambito fondamentale per educare gli adolescenti alla fede è la comunità ecclesiale.
“L’incontro pieno con Cristo non viene attuato né da un libro, né da occasioni più o meno eccezionali, ma da quella comunità dei credenti in cui fino ad oggi è continuata l’esperienza di
umanità nuova, iniziata dai discepoli a contatto con il Risorto: la Chiesa” (CdG/1, p. 19).
Di conseguenza è necessario che la Chiesa particolare e, in comunione con essa, la forania e
la parrocchia mettano in atto una pastorale organica e unitaria e, nella loro qualità di soggetto
pastorale, siano “investite”, dell’iniziazione crismale.
La comunità parrocchiale che vuole educare i cresimandi nella vita cristiana, si fa carico dei
figli che ha generato alla fede, li fa concretamente sentire “della famiglia e in famiglia”, in un
clima di “comunione aperta alla missione”. Per aiutare i cresimandi a crescere come “testimoni
della fede”, accentua la sua tensione missionaria; valorizza per loro i momenti di grazia e le risorse educative di cui dispone (cf. RdC 149). Per loro si mobilitano tutti gli operatori pastorali
e gli educatori: il parroco con il consiglio pastorale parrocchiale ed i catechisti, i genitori ed i
padrini, i giovani cresimati e gli adulti.
All’interno di questo impegno educativo corale, i catechisti dovranno:
- insistere sulla dimensione comunitaria della vita cristiana e sulla necessità di una vita spirituale matura, alimentata dalla familiarità con la parola di Dio, dalla preghiera personale, dalla
celebrazione dei sacramenti, dallo spirito di sacrificio e da una rigorosa formazione intellettuale alla luce dei principi dottrinali e morali della fede;
- impegnare gli adolescenti ad uscire dalla loro “isola”, (superare il soggettivismo e la tentazione del narcisismo) attraverso il coinvolgimento in esperienze di servizio e di solidarietà, espressione concreta dell’interiorizzazione del Vangelo della carità; non solo nel gruppo o nella comunità parrocchiale, ma anche nella vita quotidiana, in famiglia, a scuola, nel paese;
- valorizzare l’esigenza degli adolescenti di vivere relazioni interpersonali e stabilire con loro
relazioni positive; tali relazioni predisporranno il terreno per un cammino verso la maturazione della propria identità umana e cristiana e per un’appartenenza ecclesiale più consapevole e matura.
33. La mediazione del gruppo
Uno strumento di crescita importante, in cui condividere esperienze, problemi, desiderio di
essere utili, capacità di scavare nei fatti che accadono, è il gruppo (cf. CdG/1, p. 13), spazio esistenziale di comunicazione educativa per gli adolescenti e dei giovani.
Occorre però verificare se in esso vengono fatti maturare tutti i requisiti che lo contraddistinguono come luogo educativo:
- la gratificazione, ossia il clima di intensi rapporti interpersonali che si creano tra i componenti, i catechisti e gli educatori (oggi pare che spesso ci si fermi qui);
- l’appartenenza, ossia la maturazione comune e condivisa di contenuti e di valori cristiani;
- l’efficacia, ossia le attività che si mettono in atto per far propri quei contenuti, vivere quei valori all’interno del gruppo, in famiglia, a scuola, con gli amici, nel posto di lavoro.
E’ opportuno ricordare che questi tratti ci vogliono tutti: diversamente si rischia o di chiudersi o di essere elitari o di diventare pragmatici.
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VII.
INDICAZIONI PRATICHE E NORME
per lo svolgimento dell’itinerario cresimale
34. Criteri di ammissione alla confermazione
Le Costituzioni sinodali stabiliscono che i cresimandi, per essere ammessi al sacramento
della confermazione, sono tenuti:
- a percorrere un itinerario cresimale di almeno due anni;
- a frequentare regolarmente la catechesi e a partecipare agli altri momenti formativi previsti
dall’itinerario cresimale;
- a manifestare l’impegno di conversione mediante la confessione frequente;
- a partecipare fedelmente e attivamente all’eucaristia domenicale (cf SDU 88/3).
Questi criteri siano presentati ai cresimandi, ai genitori ed ai padrini, prima di iniziare
l’itinerario cresimale e in base ad essi va verificato periodicamente l’impegno dei cresimandi.
L’eventuale non-impegno dei cresimandi deve costituire un interrogativo serio anche per i catechisti, per le famiglie e per la parrocchia, sul loro modo di educare la fede dei giovani e di celebrare i sacramenti.
35. Progettazione dell’itinerario crismale
Prima di invitare gli adolescenti ad iscriversi all’itinerario cresimale, è necessario che le parrocchie della forania o di una zona pastorale progettino insieme il cammino da proporre ai cresimandi (cf. cap. XI). L’itinerario cresimale deve comprendere almeno due anni di catechesi.
E’ opportuno che questo cammino sia scandito da alcune tappe successive, che sono come
dei gradini, per i quali passare prima di essere introdotti alla celebrazione della confermazione.
Esse sono come dei “momenti-sintesi”, che danno un senso al cammino già fatto e che rilanciano i cresimandi verso il cammino che resta da fare.
36. Iscrizione al cammino di confermazione
Una volta preparato l’itinerario, all’inizio dell’anno pastorale il parroco, d’intesa con gli altri
parroci della forania, annuncia l’inizio del cammino cresimale e invita gli adolescenti, che sono
entro l’arco di età prescelta per questo sacramento, ad iscriversi. In questa iscrizione è necessario coinvolgere responsabilmente anche i genitori.
Prima di iniziare il cammino, il parroco presenta ai cresimandi, ai genitori e ai padrini i criteri di ammissione al sacramento della confermazione, sopra richiamati (cf. n. 34).
37. Svolgimento dell’itinerario
E’ bene dare inizio al cammino di iniziazione cresimale con uno o più giorni di ritiro spirituale, con la presenza del parroco e dei catechisti-animatori. In quella occasione i cresimandi
vengono divisi in più gruppi di catechesi, quanti sono necessari per una buona dinamica di
gruppo; inoltre viene fissato di comune accordo il calendario degli incontri settimanali.
Una volta iniziato il cammino, i cresimandi si riuniscano settimanalmente, tutti insieme o
divisi a gruppi, per la catechesi cresimale, per la partecipazione attiva all’Eucaristia domenicale, per la celebrazione periodica della Penitenza, per incontri di preghiera, per impegni di servizio, per momenti di svago e, se occorre, anche per un aiuto reciproco negli impegni scolastici.
All’inizio di ciascuna “tappa” dell’itinerario, i cresimandi trascorrono insieme una giornata
di “ritiro spirituale”, per approfondire la riflessione catechistica, per pregare insieme, per favorire un maggiore affiatamento tra di loro.
Durante il primo anno dell’itinerario, nel corso dell’Eucaristia domenicale, si consegna ai
cresimandi la Bibbia o almeno i testi del Nuovo Testamento: con questo gesto si vuole mettere
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in risalto il valore della parola di Dio nella vita del cristiano. Per questa consegna si valorizzino le indicazioni offerte dal CIC/3, pp. 25-26.
Alla fine della seconda tappa del 1° anno, in prossimità della Settimana Santa, si consegna ai
cresimandi anche il Crocifisso: segno fondamentale dell’amore di Cristo per noi.
38. Celebrazione comunitaria della riconciliazione
Lo svolgimento dell’itinerario cresimale deve prevedere di tanto in tanto la celebrazione
comunitaria della riconciliazione; soprattutto nel tempo di Avvento e di Quaresima. Nel sacramento della riconciliazione Gesù offre ai cresimandi la possibilità di riprendere in mano il progetto di vita ogni volta che si sono allontanati da esso.
La parola di Gesù e la sua vita li aiuta a fare luce sui loro comportamenti, sulle motivazioni
che li sostengono, fino al nucleo più profondo del loro essere, dove si decide se aprirsi
all’amore o chiudersi nell’egoismo. Il sacramento della riconciliazione li aiuta a fare verità in
se stessi e ad aprirsi alla vera libertà.
La celebrazione deve essere preparata per tempo e deve educare i cresimandi a quello stile
penitenziale che si esprime con una frequente revisione di vita – realizzata soprattutto con la
direzione spirituale - l’abitudine alla preghiera, la vita sobria ed i gesti di perdono e di servizio
caritativo.
39. Partecipazione all’eucaristia domenicale
Una delle difficoltà più grandi che molti adolescenti e giovani incontrano nell’itinerario cresimale è la partecipazione all’eucaristia domenicale. Spesso obiettano: “Se a Messa non vanno i
nostri genitori, perchè dobbiamo andarci noi?... Non è sufficiente che frequentiamo gli incontri
di catechesi?”.
Di fronte a queste difficoltà diventa più urgente che mai educare progressivamente adolescenti e giovani a scoprire il significato vitale e centrale dell’eucaristia nella vita della Chiesa
e del cristiano e a favorire la loro partecipazione attiva. L’eucaristia è il sacramento con cui lo
Spirito Santo edifica la Chiesa e alimenta la vita dei battezzati, perchè possano svolgere la loro
missione nel mondo. Per questa catechesi potrà essere di valido aiuto il catechismo dei giovani
(pp. 148-155).
Per aiutare i cresimandi a partecipare all’eucaristia e a coglierla come «fonte e culmine» di
tutta la vita cristiana, li si impegni nell’animazione periodica della celebrazione della Messa
domenicale: servizio all’altare, animazione del canto, introduzione delle letture, preparazione
di “scritte” che riassumono il messaggio biblico della domenica, addobbi floreali, ecc.; li si aiuti a
tradurre in impegni concreti di comunione e di servizio i «misteri» celebrati nell’eucaristia.
40. Presentazione dei cresimandi alla comunità
All’inizio del secondo anno dell’itinerario cresimale, i cresimandi che hanno percorso con impegno e con frutto la prima parte dell’itinerario e che hanno deciso di proseguire il cammino,
vengono presentati alla comunità parrocchiale, durante la celebrazione domenicale
dell’Eucaristia.
Con questo gesto, i cresimandi manifestano la loro intenzione di essere ammessi al sacramento della confermazione, dopo aver preso coscienza del dono e del compito che viene loro affidato con questo sacramento. In questa occasione anche i genitori ed i padrini sono chiamati ad assumere esplicitamente l’impegno di collaborare per la crescita dei cresimandi nella
vita cristiana. Per questa presentazione si valorizzino le indicazioni offerte dal CIC/3, pp.55-56.
41. Consegna del Simbolo e del Padre nostro
Per evidenziare che l’itinerario cresimale costituisce un “momento” del cammino più ampio di
iniziazione cristiana, nel secondo anno di preparazione alla confermazione si compiano i gesti
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liturgici delle “consegne” previste dal Rito di iniziazione cristiana degli adulti: la consegna del
“Simbolo apostolico” e del “Padre nostro”. L’uno e l’altro saranno “riconsegnati” dai cresimandi a tutta la comunità durante la veglia pasquale.
Per questa duplice consegna si valorizzino le indicazioni date dal Rito di iniziazione cristiana
degli adulti, nn. 181-192.
42. Incontro con il Vescovo
Alcuni mesi prima della confermazione il parroco organizza un incontro dei cresimandi, dei
genitori e dei padrini con il Vescovo o con un suo rappresentante. Questo incontro ha lo scopo
di favorire un rapporto personale con colui che è il segno di unità nella diocesi e che presiederà
la celebrazione della confermazione; vuole promuovere nei cresimandi il senso di appartenenza
ecclesiale e aprirli all’impegno missionario.
I cresimandi ed i catechisti presentano al Vescovo il cammino che stanno facendo; fanno
conoscere i loro problemi ed i problemi della parrocchia. Il Vescovo indica loro il modo di affrontare le difficoltà e di proseguire il cammino di fede; allarga la loro attenzione sui problemi
della diocesi e della realtà sociale.
43. Preparazione immediata alla confermazione
Qualche settimana prima della confermazione i cresimandi trascorrono insieme uno o più
giorni di riflessione e preghiera, per una preparazione immediata alla confermazione. Durante
questo “ritiro spirituale” i cresimandi fanno una verifica del cammino percorso (cf. la scheda di
verifica nel capitolo seguente) e vengono aiutati a individuare l’ambito ecclesiale in cui assumeranno un impegno preciso con la celebrazione della confermazione.
«Per ricevere la confermazione si deve essere in stato di grazia. E’ opportuno accostarsi al
sacramento della penitenza per essere purificati in vista del dono dello Spirito Santo. Una preghiera più intensa deve preparare a ricevere con docilità e disponibilità la forza e le grazie dello
Spirito Santo» (CCC 1310). Pertanto in una delle sere che precedono la celebrazione della confermazione i cresimandi, i genitori, i padrini e le madrine e tutta la comunità parrocchiale si
riuniscano assieme per la celebrazione comunitaria del sacramento della riconciliazione.
I cresimandi animano la celebrazione, incentrando la riflessione e la preghiera sull’azione
dello Spirito e sul senso di appartenenza e di corresponsabilità ecclesiale. Per preparare la celebrazione possono valorizzare le indicazioni suggerite dal CIC/3, pp. 75-76.
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VIII.
LA CELEBRAZIONE DELLA CONFERMAZIONE
Il sacramento della confermazione viene conferito per mezzo dell’unzione del crisma sulla
fronte, unzione che si fa con l’imposizione della mano, mentre si pronunciano le parole: “Ricevi
il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono”.
44. Per la celebrazione della confermazione
In queste pagine si propongono alcune brevi “monizioni” che illustrano il significato dei vari
momenti della celebrazione della confermazione, per favorire una migliore partecipazione alla
celebrazione del sacramento. La celebrazione deve “parlare” a tutti e deve far prendere coscienza degli impegni di testimonianza propri di ogni cresimato. Non si può uscire di chiesa,
dopo la celebrazione della confermazione, senza che sia maturata nei partecipanti una decisione
personale di vivere nella vita quotidiana, quanto si è celebrato nel mistero.
45. Rito di accoglienza
La comunità cristiana si raduna con i cresimandi attorno al vescovo. L’assemblea liturgica,
riunita per la celebrazione dei sacramenti, è segno visibile del popolo di Dio. Essa proclama la
sua fede in Cristo e annuncia al mondo il progetto di Dio: fare di tutti gli uomini un popolo solo. In essa il Vescovo è segno di unità e strumento di comunione.
46. Liturgia della Parola
Le letture bibliche proposte dal Rito della confermazione – ventinove testi dell’Antico e del
Nuovo Testamento – descrivono l’azione dello Spirito nella Storia della salvezza e soprattutto
nella persona di Gesù e nelle prime comunità cristiane. Esse annunciano ai cresimandi e a tutta
la comunità ecclesiale quello che Dio vuole operare in loro mediante il sacramento della confermazione e li chiama a verificare se stanno realizzando il progetto di Dio nella loro vita e nel
nostro ambiente. Il vescovo mediante l’omelia li introduce ad una comprensione più profonda
del sacramento che stanno per celebrare.
47. Rinnovazione delle promesse battesimali
La rinnovazione delle promesse battesimali è stata disposta dal Concilio Vaticano II allo
scopo di sottolineare il rapporto tra il battesimo e la confermazione.
Con questo rito i cresimandi danno una risposta personale alla scelta di fede che i genitori
hanno fatto per loro nel battesimo. E’ opportuno che i cresimandi, durante l’itinerario cresimale, imparino a riformulare le “promesse battesimali” mediante espressioni concrete e il più possibile vicine alla loro esperienza e alla loro sensibilità.
48. Imposizione delle mani
Dopo che i cresimandi hanno rinnovato gli impegni del battesimo, il Vescovo invita l’assemblea alla preghiera e, dopo una pausa di silenzio, impone le mani sopra i cresimandi, accompagnando il gesto con l’invocazione dello Spirito Santo.
Nella Bibbia l’imposizione delle mani ha diversi significati. Alle volte significa il conferimento di un potere (Mosè a Giosuè, Nm 27,18), oppure l’invocazione di un beneficio o la volontà di adozione (Giacobbe su Efraim, Gn 48,14); altre volte è segno di benevolenza e di benedizione (Gesù sui fanciulli, Mc 10,13); gli apostoli conferiscono in questo modo la “missione” (Atti 6,6; 13,13). Esso è soprattutto il segno con cui gli apostoli invocano e conferiscono il
dono dello Spirito santo (Atti 8,12-19; 19,1-8).
30
Nella confermazione l’imposizione delle mani esprime il dono dello Spirito e l’incorporazione piena dei cresimandi nella comunità cristiana. Essa è preceduta dall’invito del vescovo
alla preghiera ed è accompagnata dall’invocazione dello Spirito santo e dei suoi doni: gli stessi
doni promessi al Messia (Is 11,1-3).
La Costituzione apostolica “Divinae consortium naturae” avverte che questo rito “non appartiene all’essenza del rito sacramentale, ma serve a favorire una migliore comprensione del
sacramento”. Con il vescovo partecipano all’imposizione delle mani anche i sacerdoti presenti
alla celebrazione, quasi a significare che il dono dello Spirito passa attraverso tutto il “corpo
ecclesiale”.
49. Unzione con il crisma
Dopo l’imposizione delle mani, il vescovo intinge il pollice della mano destra nel crisma (olio consacrato durante la Messa crismale del Giovedì santo) e traccia un segno di croce sulla
fronte del cresimando, dicendo: “Ricevi il sigillo dello Spirito santo che ti è dato in dono”.
L’unzione con il crisma, assieme alla formula, è il rito essenziale della confermazione. Essa
esprime, con gli elementi che la compongono (imposizione della mano sul capo e segno di croce sulla fronte) tutta la realtà della confermazione: investitura e consacrazione regale, sacerdotale, profetica; partecipazione al sacerdozio regale e profetico di Cristo. Il cresimato infatti è
costituito nella chiesa come:
- sacerdote: chiamato a dare lode al Signore con l’offerta della sua vita e la testimonianza della
sua fede;
- re: chiamato a offrire come Cristo il suo servizio agli altri, in un rapporto di amore e di solidarietà.
- profeta: chiamato a portare nel mondo il “lieto annuncio” della salvezza.
Il segno di croce sulla fronte ricorda che lo Spirito santo rende il cresimato “conforme” a
Cristo. «E’ Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l’unzione, ci
ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori» (2 Cor 1,21-22).
La formula che accompagna l’unzione: “Ricevi il sigillo dello Spirito santo, che ti è dato in
dono”, è entrata nel rito romano nel 1971. Il termine “sigillo” esprime l’azione divina che avviene nei cresimati e che opera una realtà nuova e permanente; questo sigillo interiore è il contrassegno del Padre, che rende i cresimati più simili a Cristo.
E’ questo il carattere che distingue i battezzati e, ora in modo più pieno, i cresimati (Ef
1,13; 4,30). Il “carattere” è segno della benevolenza fedele di Dio verso i cresimati e dà loro
una nuova capacità di amare e di testimoniare la fede; è qualcosa di definitivo, di irrevocabile
da parte di Dio.
50. Augurio di pace
Il vescovo, dopo l’unzione con il crisma, saluta il cresimato con l’augurio: “La pace sia con
te”. Questo saluto è il riconoscimento che il confermato è ormai “adulto” nella chiesa, cioè capace di testimoniare la fede e di assumere degli impegni di servizio in favore degli altri. E’ il
saluto pasquale con cui il cresimato è inviato nel mondo, come gli apostoli, ad annunciare il
Vangelo; è l’invito a portare nel mondo i frutti dello Spirito, che sono la pace, la gioia, la carità,
la fedeltà, la bontà, la dolcezza (cf. Gal 5,22).
51. Liturgia eucaristica
Terminata la celebrazione della confermazione, segue la preghiera dei fedeli e la liturgia eucaristica. Il nuovo Rito dispone, salvo casi particolari, che la celebrazione della confermazione
si compia durante la Messa, “in modo che appaia la fondamentale connessione di questo sa31
cramento con tutta l’iniziazione cristiana, la quale raggiunge il suo culmine nella comunione
eucaristica” (Introduzione, n.13).
Nella celebrazione dell’eucaristia i cresimati esprimono la loro piena appartenenza alla comunità cristiana e la loro responsabilità nel collaborare a costruirla. Dopo essere stati “segnati”
dal battesimo e dalla confermazione, “sono inseriti in maniera piena nel Corpo di Cristo mediante la partecipazione all’Eucaristia” (Paolo VI, Divinae Consortium Naturae, 1971).
32
VERIFICA DEL CAMMINO CRESIMALE PERCORSO
ALLA LUCE DEI SEGNI DEL RITO DELLA CONFERMAZIONE
In queste tre pagine si danno alcune indicazioni per verificare in che misura i cresimandi si sono
preparati ad attuare nella vita quello che i vari momenti o “segni” della celebrazione della confermazione significano. A questo riguardo si propongono per ciascun segno liturgico:
- il significato che esso ha in se stesso;
- alcuni stimoli per la riflessione di gruppo;
- alcuni testi biblici proposti dallo stesso Rito della confermazione;
I “segni” che compongono la celebrazione della confermazione sono:
- l’assemblea cristiana riunita attorno al vescovo
- l’ascolto della parola di Dio e la rinnovazione delle promesse battesimali
- l’invocazione dello Spirito santo mediante l’imposizione delle mani
- l’unzione dei cresimandi con il crisma (olio misto a balsamo, consacrato)
- il segno di pace
1. La comunità è riunita in assemblea con il vescovo
Essa è segno visibile del progetto che Dio vuole realizzare nel mondo: fare degli uomini un popolo solo.
Ora ci chiediamo:
- Il nostro gruppo di cresimandi come ha realizzato finora questo progetto di unità?
- Ci interessa incontrarci? Siamo capaci di accoglierci, di accettarci, di stare insieme, di lavorare insieme?
- Ci interessa far parte di una comunità cristiana? Perché?
Annuncio
Dopo aver riflettuto su queste domande, cerchiamo di cogliere la proposta e l’annuncio che Dio ci
fa con alcune pagine bibliche, suggerite dal rito della confermazione:
- Ezechiele 36,24-28: “Vi radunerò da ogni terra... Sarete il mio popolo...”.
- Efesini 4,1-6: “Conservate l’unità dello Spirito mediante il vincolo della pace”.
- Atti 2,42-47: La vita della prima comunità cristiana.
2. I cresimandi, assieme alla comunità parrocchiale, ascoltano la parola di Dio e rispondono rinnovando le promesse battesimali
Con questo “segno” noi dichiariamo di fronte alla comunità parrocchiale di voler orientare la nostra
vita secondo la proposta del vangelo e di condividere lo stile di vita di Cristo. In questo modo confermiamo personalmente ciò che hanno fatto per noi i genitori nel giorno del nostro battesimo.
Ora ci chiediamo:
- Abbiamo preso l’abitudine di riflettere su quello che facciamo e di valutare con una mentalità cristiana le nostre azioni ed i nostri atteggiamenti?
- In quale considerazione abbiamo preso finora il Vangelo?
- Quali sono le scelte che abbiamo fatto finora? Sono “vicine” al modo di pensare di Cristo, oppure sono “distanti”, oppure sono “opposte”?
Annuncio
Dopo aver riflettuto su queste domande, lasciamoci scomodare e “convertire” dalla parola di Dio
proposta nelle seguenti pagine bibliche:
- Isaia 11,1-4: “Su di lui si poserà lo Spirito del Signore”.
- Isaia 42,1-3: “Porterà la verità e la giustizia alle nazioni”.
- Romani 5,1-2.5-8: “Mentre eravamo nel peccato, Cristo morì per noi”.
3. Il vescovo invoca lo Spirito santo, mediante l’imposizione delle mani e la preghiera
Lo Spirito santo che ci viene dato in dono ci comunica la libertà di Cristo, cioè la sua totale disponibilità verso gli altri e la sua stessa capacità di amare.
Ora ci chiediamo:
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- Quale esperienza di amicizia abbiamo vissuto finora? Siamo andati solo a “cercare qualcosa per noi”,
quando ci faceva comodo, o abbiamo imparato a donare qualcosa?
- Quali sono i condizionamenti più grossi da cui dobbiamo liberarci?
- Perché facciamo tanta fatica ad essere sinceri e aperti tra di noi (sia nel piccolo gruppo, che nel gruppo di tutti i cresimandi)?
- Perché manchiamo di fedeltà verso gli amici, così facilmente?
Annuncio
Dopo aver riflettuto su queste domande, meditiamo insieme l’annuncio di liberazione, che ci viene
offerto dalla parola di Dio:
- Ezechiele 37,1-14: Le ossa aride.
- Atti 2,1-6: Il dono dello Spirito, nel giorno di pentecoste.
- Romani 8,14-17: “Non siete più schiavi, ma figli liberi”.
- Matteo 25,14-30: La parabola dei talenti.
4. Il vescovo “segna” i cresimandi in fronte e accompagna l’unzione con le parole: “Ricevi il sigillo dello Spirito santo che ti è dato in dono”.
Mediante il dono dello Spirito santo il cresimato è reso simile a Cristo e, come Cristo, è chiamato a
rendersi disponibile per un impegno concreto in favore delle persone (soprattutto degli “ultimi”); è
chiamato a “testimoniare” la sua scelta cristiana apertamente.
Ora ci chiediamo
- A chi ci siamo resi utili finora? Che cosa abbiamo saputo donare di noi stessi? Che cosa ci siamo preoccupati di portare nel nostro gruppo di cresimandi?
- Quando qualcuno ci domanda un piacere, come rispondiamo? Quali condizioni poniamo? Ci rendiamo disponibili, oppure no? Perché?
- Come reagiamo quando coetanei o adulti ci prendono in giro, perché abbiamo fatto una scelta cristiana o partecipiamo a iniziative di impegno verso gli altri?
Annuncio
Dopo aver riflettuto su questi interrogativi, lasciamoci illuminare della parola di Dio:
- Isaia 61,1-9: “Il Signore mi ha mandato a portare una bella notizia”.
- Atti 10,34-35: Pietro in casa del pagano Cornelio.
- Matteo 5,1-12: Le beatitudini.
5. Il vescovo dà ai cresimati il segno della pace
E’ il segno mediante il quale il vescovo, in nome di Cristo, invia i cresimati a svolgere un servizio
verso gli altri nella comunità ecclesiale e nella società, a seconda delle capacità di ciascuno.
Ora ci chiediamo:
- Quali sono le esigenze, le situazioni, i problemi, che nella parrocchia attendono la nostra disponibilità
e il nostro servizio?
- Quale impegno concreto e duraturo ciascuno di noi è disposto ad assumere?
Annuncio
Per dare una risposta positiva a queste domande, lasciamoci interpellare dalla parola di Dio, che ci
viene proposta dalle seguenti letture:
- Gioele 3,1-2: “I vostri figli e le vostre figlie diventeranno profeti”.
- 1 Corinti 12,4-13: “Vi sono diversità di carismi, di ministeri, di azioni”.
- Giovanni 15,18-21.26-27: “Voi sarete i miei testimoni” .
34
IX.
INDICAZIONI PRATICHE E NORME
per la celebrazione della confermazione
52. Ammissione alla celebrazione
“Spetta al parroco o responsabile della comunità cristiana locale, coadiuvato dal gruppo dei
catechisti, educatori ed animatori, valutare pastoralmente il grado di maturazione richiesto ai
cresimandi per la celebrazione del sacramento della confermazione”. (SDU 88/2)
Se alcuni cresimandi partecipano al cammino cresimale in modo molto saltuario e del tutto
insufficiente, nonostante ripetuti richiami, al punto da non poter essere ammesso al sacramento,
siano invitati per tempo a rimandare ad altra data la celebrazione della confermazione e non
all’ultimo momento!
Un mese prima della celebrazione della confermazione il parroco trasmetta al Vescovo che
presiederà la celebrazione del sacramento, l’elenco nominativo dei cresimandi che saranno
ammessi alla confermazione, con l’indicazione della loro parrocchia di provenienza e della loro
data di nascita, nonchè una breve relazione sull’itinerario di preparazione cresimale che essi
hanno percorso.
Prima della celebrazione della confermazione il parroco prepari per ciascun cresimato
l’attestato – utilizzando il modulo apposito – in cui si dichiara, oltre ai dati richiesti, che il cresimato è battezzato e adeguatamente preparato a ricevere la confermazione. Se il cresimando è
stato battezzato in una parrocchia diversa da quella in cui riceve la confermazione, il parroco
richieda alla parrocchia di origine il certificato di battesimo e, dopo celebrata la confermazione,
comunichi alla stessa l’avvenuta confermazione, perchè sia registrata sul registro di battesimo
(cf. CDC 895).
53. Luogo della celebrazione
Di norma la confermazione deve essere ricevuta nella propria parrocchia o nella propria
“zona interparrocchiale”. Per fare la celebrazione a livello di zona interparrocchiale, occorre
che anche l’itinerario cresimale si svolga a livello interparrocchiale.
Se per necessità un battezzato deve ricevere la confermazione in un’altra parrocchia (perchè
impossibilitato a riceverla nella propria), deve avere il permesso del proprio parroco e, oltre al
certificato di battesimo, deve presentare l’attestato in cui il parroco lo dichiara sufficientemente
preparato a ricevere il sacramento.
54. Celebrazione durante l’Eucaristia
La confermazione sia celebrata di norma durante la celebrazione eucaristica, sia perché appaia più chiaramente l’unità dell’iniziazione cristiana, sia perché venga evidenziato il riferimento della confermazione all’eucaristia, fonte e culmine del cammino di fede (cf. RC, Premesse, n.13; CCC 1321; CDC 881).
Si abbia cura che la celebrazione si svolga in un clima familiare e raccolto; si evitino il
chiasso e lo sfoggio di vestiti lussuosi. I cresimandi non abbiano vesti particolari, nè fascia, nè
medaglia ricordo, ma siano vestiti normalmente con abito sobrio e decoroso.
I cresimandi, con i loro genitori, provvedano ad arredare la chiesa (pulizia, fiori, ecc.) e a
preparare quanto è necessario per la partecipazione attiva dei fedeli alla celebrazione.
55. Partecipazione della comunità parrocchiale
La celebrazione deve coinvolgere il più possibile tutta la comunità parrocchiale: è la comunità che celebra la confermazione e non solo i cresimandi. Perciò bisogna favorire la parte35
cipazione attiva di tutti, non solo nella preparazione immediata, ma anche nella celebrazione,
mediante l’ascolto attento delle letture, le risposte corali, il canto, ecc. Si valorizzino tutti i ministeri e servizi liturgici: lettori, accoliti, ministranti, animatori del canto, cantori.
Anche i cresimandi siano coinvolti nello svolgimento dei vari servizi e ministeri. Si animi il
canto utilizzando il libro diocesano di preghiere e canti “Alleluia” (cf Confermazione, pp. 3547 e veglia di Pentecoste, pp.536-548)
56. Presentazione dei cresimandi
La presentazione dei cresimandi, prevista dal Rito dopo la proclamazione della parola di Dio
(cf. RC 24), venga fatta dal parroco preferibilmente all’inizio della celebrazione dell’eucaristia,
dopo il suo breve saluto di benvenuto al Vescovo.
I cresimandi siano disposti in modo che il Vescovo li abbia davanti a sé, sia durante l’omelia
che l’imposizione delle mani.
57. Liturgia della Parola
Il Rito della confermazione propone per la celebrazione di questo sacramento molti testi biblici ed ecologici. Tuttavia se la celebrazione della confermazione avviene di domenica e nelle
altre feste liturgiche (come accade il più delle volte), per la liturgia della Parola si utilizzino di
norma le letture stabilite dal Lezionario domenicale e festivo.
E’ opportuno che i cresimandi, prima della celebrazione della confermazione, siano aiutati a
meditare le letture bibliche che saranno proclamate durante la celebrazione stessa.
E’ bene che le prime due letture siano proclamate dai cresimandi o dai loro catechisti e che
siano introdotte con una breve “monizione”.
58. Liturgia della confermazione
L’unzione cresimale va fatta con solennità, senza fretta: essa è il rito essenziale della confermazione. Se i cresimandi non sono tanti, è bene far udire chiaramente la formula pronunziata
su ciascuno. Se invece sono molti si può eseguire, di tanto in tanto e molto sottovoce, qualche
breve canto di invocazione dello Spirito.
Nell’avvicinarsi al Vescovo, il cresimando ha alla propria sinistra il padrino, che tiene la
mano destra sulla spalla destra del figlioccio. Il cresimando dica in modo chiaro il proprio nome di battesimo e, dopo la formula del sacramento, risponda "Amen". Ricevendo dal Vescovo il
dono pasquale della pace, ne stringa la mano e risponda: "E con il tuo spirito".
Al termine della crismazione, prima della preghiera dei fedeli, si può cantare un breve canto
di acclamazione e di lode.
59. La celebrazione dell’Eucaristia
Nella presentazione dei doni si raccomanda ai cresimati di portare all’altare, oltre al pane e
al vino, anche altri doni che tengano conto delle necessità diocesane o di qualche paese del
mondo.
Al momento della comunione i cresimati, se il loro numero non è troppo grande, ricevono
l’eucaristia sotto le specie del pane e del vino.
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AVVERTENZE PRATICHE
1. Si predisponga l’accoglienza del Vescovo sulla porta della chiesa. Nei limiti del possibile
si preveda anche il posto per parcheggiare l’auto del Vescovo.
2. All’ingresso della chiesa sia disponibile l’aspersorio, perchè il Vescovo possa benedire
con l’acqua santa l’assemblea liturgica.
3. La vestizione del Vescovo avvenga in sacrestia. Il camice sia sufficientemente lungo; non
manchi la stola.
4. Ci siano due ministranti preparati per portare la mitra e il pastorale.
5. Non si dimentichi l’occorrente per il lavabo dopo la crismazione (limone, manutergio e
acqua sufficiente).
6. Si abbia cura di preavvertire il Vescovo se il Kyrie, Gloria, Sanctus e Agnus Dei saranno
cantati oppure no e, se sì, chi intonerà il Gloria.
7. È opportuno che la presentazione dei cresimandi avvenga all’inizio della celebrazione,
dopo il saluto del Vescovo.
8. I cresimandi siano disposti in modo che il Vescovo li abbia davanti a sè sia durante
l’omelia che per l’imposizione delle mani. Non è bene che i cresimandi durante questa celebrazione abbiano impegni con il coro liturgico.
9. Si curi molto, con qualche prova precedente, la proclamazione delle varie letture, nella
dizione e nell’amplificazione.
10. Il Vangelo venga proclamato da un sacerdote o da un diacono e non dal vescovo.
11. I cresimandi portino con sè la tessera per la confermazione; si predisponga un incaricato
che la raccolga, mentre viene confermato chi gli sta un turno avanti.
12. Si raccomandi in precedenza ai cresimandi di dire ad alta voce il loro nome al Vescovo e
di rispondere sia «AMEN», sia «E CON IL TUO SPIRITO».
13. Durante la crismazione il padrino stia alla sinistra del cresimando e ponga la mano destra sulla spalla destra dello stesso.
14. Non si eseguano canti nel tempo di silenzio durante l’imposizione delle mani.
15. Durante la crismazione, se ci sono molti cresimandi, si può eseguire qualche canto appropriato, ma molto sotto voce e non continuativamente, per non coprire il dialogo del Vescovo
con i cresimandi.
16. Si abbia cura che nella preghiera dei fedeli le espressioni siano corrette. Ad esempio,
non si usi la parola «cresimandi», perchè sono già cresimati; non si dica: «preghiamo per questi
cresimati», se a leggere la preghiera è un cresimato; ecc.
17. Non si raccolgano le offerte durante la preghiera dei fedeli, nè si creino movimenti per
predisporre la processione offertoriale durante la stessa.
18. I concelebranti pronunzino «submissa voce» la preghiera eucaristica (canone), senza coprire la voce del celebrante principale.
19. L’assemblea non si appropri delle parti riservate ai celebranti, come il «PER IPSUM»,
ma esprima, magari con il canto, la sua adesione con l’«AMEN».
20. Non si introduca un canto tra la benedizione finale e il saluto di congedo.
21. Durante la celebrazione della confermazione e dell’eucaristia si affidi a un solo operatore il servizio fotografico e si raccomandi di svolgerlo con la necessaria discrezione.
22. Le porte della chiesa durante la celebrazione della confermazione e dell’eucaristia rimangano chiuse.
37
X.
IL CAMMINO DI FEDE DEI CRESIMATI
La validità del cammino che precede la celebrazione della confermazione si misura anche
dalla sua continuità dopo la celebrazione del sacramento.
60. Il cammino di formazione dei giovani dopo la confermazione
Il cammino di fede percorso dai giovani durante l’iniziazione cresimale ha fatto scoprire ad
essi il messaggio cristiano come un progetto di vita serio ed impegnativo, da realizzare progressivamente nell’arco dell’intera esistenza.
Eppure una percentuale rilevante di giovani, una volta celebrata la confermazione, interrompe il cammino di formazione cristiana e spesso lascia anche la frequenza regolare ai sacramenti
e alle celebrazioni comunitarie.
Le comunità parrocchiali costatano con preoccupazione questa realtà, consapevoli che senza
la continuità del cammino di fede l’impegno profuso per l’educazione cristiana dei cresimati rischia di svanire nel nulla (cf SDU 77). Perchè una percentuale così alta di cresimati interrompe
con la confermazione il cammino di formazione?
- Innanzitutto pesa sui ragazzi la mentalità “consumistica” degli adulti, secondo la quale la
catechesi crismale è finalizzata solo a ricevere il sacramento; ci si prepara alla confermazione,
come ci si prepara a un diploma; il “dopo” non conta.
- I catechisti-animatori della confermazione non si pongono sempre in termini chiari ed operativi il problema del dopo-confermazione; non valutano sufficientemente le condizioni che rendono possibile la prosecuzione dell’itinerario di fede dopo la celebrazione del sacramento.
- A volte l’interruzione dell’itinerario formativo dopo la confermazione è dovuta al fatto
che la catechesi è stata condotta avanti con un tono impositivo, astratto e lontano dalla vita;
non si sono accolti gli interrogativi, i problemi, le attese degli adolescenti e la proposta del
messaggio cristiano è stata fatta in modo inadeguato alla loro età.
- Altre volte il gruppo dei ragazzi si è sciolto, perché in realtà il “gruppo” non c’è mai stato.
L’animatore non ha saputo promuovere tra i ragazzi il gusto di stare insieme, di lavorare, di riflettere, di far festa insieme, di vivere un’esperienza di chiesa. Mancando questa esperienza, non sentono
il bisogno di continuare un cammino poco significativo per loro e per le loro attese.
- Infine la comunità ecclesiale spesso non offre spazi operativi ai cresimati. Chiamati a far
parte attiva della Chiesa, troppe volte i cresimati rischiano di apparire come altrettanti “disoccupati”, a cui nessuno ha un compito da affidare; o al massimo sono costretti ad assumere un
ruolo del tutto subalterno.
61. La catechesi dei cresimati
“Le comunità parrocchiali ritengono indispensabile impegnarsi con tutte le energie per completare l’itinerario di iniziazione dei giovani cresimati mediante una catechesi di approfondimento e di esplicitazione del significato vitale del sacramento ricevuto. Questa catechesi
di maturazione può aiutare i cresimati ad esprimere nella vita i doni ricevuti dallo Spirito.
Gli obiettivi di questo momento conclusivo dell’iniziazione cristiana sono quelli di portare
gli adolescenti a vivere un rapporto sempre più profondo con Dio, incontrato come Padre accogliente; ad approfondire la conoscenza di Cristo, riscoperto come il Signore che dà senso e unità alla vita; a partecipare responsabilmente alla vita della comunità cristiana mediante
l’assunzione di precisi impegni personali; a maturare una capacità critica di fronte alle molteplici proposte culturali dell’ambiente; a cercare la propria vocazione e a rispondervi mediante
scelte coerenti (cf. CEI, Delibera 8, Ench. II. 274).” (SDU 77).
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Gli adolescenti e i giovani vanno invitati a percorrere un cammino “vocazionale”, a cogliere
le chiamate di Dio e a delineare il proprio progetto di vita; perciò è necessario guidarli progressivamente verso queste mete educative:
- ampliare gli orizzonti personali, per scoprire lo “scenario” del mondo in cui essi sono
chiamati a vivere da “protagonisti”, assieme agli altri uomini, e fare una rilettura cristiana della
vita quotidiana;
- motivare il proprio impegno nella comunità cristiana e nella realtà sociale, attingendo le
“ragioni dell’agire” e lo “stile di vita” dall’adesione a Cristo;
- valorizzare le proprie attitudini in tutte le situazioni offerte dalla realtà ecclesiale e sociale;
- maturare la propria socialità, intesa come coinvolgimento nelle vicende e nei problemi
della comunità, attraverso la conoscenza diretta della realtà sociale e l’esperienza del lavorare
con gli altri e per gli altri.
62. Una catechesi centrata sulla vita
“E’ necessario approfondire in modo vitale la parola di Dio e l’esperienza cristiana. Questo
deve avvenire in stretto collegamento con le domande, i problemi e le situazioni personali dei
giovani, passando attraverso le esperienze vissute. In questa stagione della vita la catechesi deve muovere più che mai dal vissuto dei giovani. Essa deve nutrirsi di esperienze che aiutino a
realizzare i valori cristiani e portino i giovani all’impegno fattivo per gli altri” (SDU 78).
I giovani sentono il bisogno di interrogarsi sulla vita, sulla realtà sociale, sui problemi personali e comunitari. La proposta religiosa ha senso per loro se viene a far luce su queste domande. Perciò la catechesi dei cresimati dovrà restare aderente alla vita dei giovani e ai problemi che devono affrontare nella vita quotidiana.
Non si tratta però solo di dare risposte di fede alle domande emergenti, ma di approfondire
la domanda giovanile, di far passare i giovani dagli interrogativi immediati alle domande più
profonde, di stimolare la ricerca, di far aprire i loro occhi non solo sulla loro vita, ma su tutta la
realtà umana che li circonda. I giovani devono essere guidati a vivere in contatto stretto con la
vita, perchè il loro progetto si realizza in rapporto alla vita. Devono essere posti di fronte alle
situazioni del loro ambiente, di bene e di male, fino al punto di domandarsi: “E io, in questa situazione, che cosa devo fare?”. Devono essere aiutati a formulare una risposta coinvolgente e
fattiva.
63. Le esigenze del cammino di formazione dei cresimati
“Per realizzare questo itinerario formativo le comunità parrocchiali riconoscono di dover rispettare alcune esigenze imposte dalla condizione giovanile e dallo statuto fondamentale della
Chiesa. Innanzitutto esse ritengono necessaria la mediazione della vita di gruppo. Questo è
l’ambiente naturale che consente ai ragazzi e giovani di interiorizzare i valori della proposta cristiana. L’esperienza di gruppo, in cui è possibile vivere in modo nuovo la fede e
l’approfondimento permanente dei motivi della fede, può aiutare i ragazzi e i giovani a maturare una scelta cristiana coerente e a viverla in un preciso stato di vita. Nell’ambito del gruppo essi possono essere introdotti alla vita ecclesiale e sociale e possono essere sostenuti nella
realizzazione degli impegni che progressivamente assumono…
I giovani nella scoperta della propria identità e nella maturazione delle proprie scelte affettive e sociali hanno bisogno di confrontarsi con modelli concreti e credibili. Essi devono poter scoprire e valorizzare, attraverso esperienze vitali nella comunità cristiana e nell’ambiente
sociale, le proprie capacità di impegno e di azione” (SDU 78).
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64. Il coinvolgimento attivo dei cresimati nella vita della comunità
Per dare continuità al cammino formativo dei giovani bisogna che la comunità parrocchiale
si presenti come luogo in cui i cresimati possono svolgere un servizio corrispondente alle loro
attitudini. A modo di esempio si indicano possibili impegni di servizio e modalità di partecipazione alla vita parrocchiale da proporre ai cresimati.
a) Nel campo dell’annuncio e della catechesi: collaborazione nella catechesi dei fanciulli e
dei ragazzi; partecipazione al gruppo biblico parrocchiale; preparazione di ciclostilati per
l’informazione sui fatti, sulle situazioni e sui problemi della comunità; diffusione della stampa
parrocchiale e diocesana; inchieste e ricerche sulla situazione pastorale della parrocchia, incontri di riflessione tra gruppi, tra famiglie, ecc.
b) Nel campo liturgico: partecipazione al gruppo che prepara la liturgia domenicale; partecipazione al gruppo dei lettori e degli animatori liturgici; partecipazione al gruppo corale; collaborazione nel preparare la celebrazione dei sacramenti; collaborazione in servizi vari: servizio
all’altare (ministranti), pulizia e arredamento della chiesa, preparazione di cartelloni, distribuzione del libro dei canti, ecc.
c) Nel campo caritativo: assistenza agli ammalati, agli anziani e ai bisognosi; attenzione alle
situazioni di necessità; partecipazione all’attività del gruppo missionario e del terzo mondo; incontri culturali e ricreativi; servizi particolari: preparazione di recitals, mostra del libro…
d) Nel campo sociale: presa di coscienza dei problemi sociali e culturali dell’ambiente; studio della dottrina sociale della Chiesa, ricerca delle possibili soluzioni ai problemi emergenti,
partecipazione ad iniziative sociali e culturali promosse in parrocchia o in paese.
65. Un cammino vocazionale nella comunità ecclesiale
Il cammino di formazione dopo la celebrazione della confermazione si rivela provvidenziale
per inserire responsabilmente i cresimati tra i giovani e gli adulti già impegnati nell’azione pastorale. Gli adulti daranno continuità agli entusiasmi facili dei giovani ed i giovani porteranno
un clima di freschezza e di novità nella routine alle volte stanca degli adulti.
Non basta dare un lavoro da fare ai giovani. Occorre stabilire dei momenti di incontro tra i
cresimati, perché possano scambiarsi esperienze, verificare la validità di ciò che stanno facendo
alla luce della parola di Dio e rilanciare gli impegni assunti al momento della confermazione.
Nel periodo estivo, è importante far vivere ai cresimati alcuni giorni di vita insieme: campeggi, campi-scuola, campi di lavoro, giornate di riflessione e di svago.
L’esperienza del cammino dopo la confermazione, vissuto come momento in cui si assumono delle responsabilità nella comunità cristiana, e l’attenzione costante ai doni dello Spirito Santo, ricevuto in pienezza nella confermazione, sono due fatti determinanti per orientare i
ragazzi alla scoperta della loro vocazione specifica. In questa ricerca i catechisti-animatori hanno il compito di mettere i cresimati di fronte alle diverse chiamate di Dio, perchè essi possano
fare le loro scelte.
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XI.
I RESPONSABILI DELL’INIZIAZIONE CRESIMALE
66. Il Vescovo, ministro della confermazione
Il vescovo è il ministro “originario” della confermazione (cf. RC, Premesse, n.7). E’ lui che
normalmente conferisce il sacramento, perchè risulti più chiaramente il riferimento alla prima
effusione dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste. Il fatto di ricevere lo Spirito Santo attraverso il ministero del vescovo dimostra il più stretto legame che unisce i cresimati alla Chiesa e
il mandato di dare tra gli uomini testimonianza a Cristo (cf. CCC 1313).
Quando c’è una necessità, il Vescovo può concedere la facoltà di amministrare il sacramento
della confermazione a uno o più sacerdoti determinati (cf. CDC 884, 1). Per una causa grave il
Vescovo e similmente il presbitero che ha ricevuto la facoltà di amministrare la confermazione,
possono in singoli casi associarsi dei presbiteri, perchè anche essi amministrino il sacramento
(cf. CDC 884, 2).
E’ dovere del Vescovo curare che il sacramento della confermazione sia conferito a tutti i
fedeli della sua Chiesa particolare e provvedere perchè questi vengano adeguatamente preparati, attraverso una buona catechesi cresimale e una partecipazione attiva alla vita della comunità
cristiana (cf. CDC 885,1; RC, Premesse, n.12).
67. La forania: luogo di programmazione dell’iniziazione cresimale
L’azione educativa delle singole comunità verso i giovani cresimandi sarà tanto più efficace
quanto più troverà uno stimolo e un collegamento nella pastorale promossa nella zona interparrocchiale e nella forania. La parrocchia rimane il centro dell’iniziazione cristiana. Essa, tuttavia, il più delle volte non può rispondere da sola a tutte le esigenze dell’iniziazione cristíana e
della pastorale giovanile, a causa del depauperamento demografico, della mobilità della popolazione, del processo di secolarizzazione, della diminuzione dei sacerdoti. Di qui la necessità di
coordinare le varie iniziative parrocchiali in un progetto foraniale unitario di pastorale giovanile.
(cf SDU 79 e 129)
Questo orientamento pastorale non obbedisce solo a esigenze di carattere educativo; esso si
fonda prima di tutto sulla natura stessa della Chiesa-comunione e sulla sua identità missionaria.
Per questo è necessario avviare la collaborazione foraniale e zonale anche per quanto riguarda
la pastorale della confermazione. A questo scopo si stabilisce quanto segue:
1) Occorre che i parroci di ciascuna forania o almeno di ciascuna zona pastorale ricerchino nelle loro parrocchie i cristiani giovani e adulti disposti a partecipare attivamente nell’ animazione della pastorale della confermazione e, avvalendosi dell’aiuto dei Centri pastorali diocesani, diano loro la necessaria formazione teologica e pastorale e li aiutino a maturare una
solida spiritualità ecclesiale.
2) I parroci ed i catechisti della forania o zona pastorale, riuniti insieme con il Vescovo o uno
dei suoi collaboratori, delineeranno l’itinerario cresimale da percorrere in ciascuna parrocchia. Per questo itinerario prevederanno anche alcuni momenti formativi comuni a livello
foraniale o zonale.
3) I parroci ed i catechisti della forania o della zona pastorale si riuniranno periodicamente per
la formazione personale e per preparare gli incontri formativi dei cresimandi. Studieranno il
modo di coinvolgere nel cammino di fede dei cresimandi i cristiani giovani e adulti delle
singole parrocchie e, in particolare, i membri dei Consigli pastorali parrocchiali.
4) La data della celebrazione della confermazione, nelle parrocchie di ciascuna zona pastorale,
sarà fissata dal Vescovo, d’intesa con i rispettivi parroci ed il Consiglio Pastorale foraniale,
in modo tale che in quelle parrocchie la confermazione si celebri nello stesso periodo. I par-
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roci avranno cura di dare alla celebrazione della confermazione un respiro ecclesiale ed un
clima di festa, in cui coinvolgere attivamente tutte le parrocchie della zona.
68. La parrocchia: luogo di crescita dei cresimandi nella vita di fede
La responsabilità immediata della preparazione dei cresimandi grava sulla parrocchia (cf.
CCC 1309). Non è possibile un cammino di crescita nella fede, senza la partecipazione attiva
della comunità parrocchiale (cf. RICA 18, 19, 20, ecc.). “Spetta al popolo di Dio ed è suo
grande impegno preparare i battezzati a ricevere il sacramento della confermazione” (RC, Introd. n.3). Perciò è necessario far crescere la parrocchia come luogo di evangelizzazione e di
educazione alla vita cristiana dei ragazzi e dei giovani.
La comunità parrocchiale, per aiutare i giovani a prepararsi alla confermazione, è chiamata
ad offrire loro la testimonianza della fede e della carità; a integrare l’itinerario cresimale dei
giovani nell’itinerario di fede dell’intera comunità; a renderli partecipi della vita parrocchiale,
inserendoli nelle diverse attività pastorali; a valorizzare la testimonianza del gruppo dei giovani
già cresimati, facendoli partecipare ai momenti formativi previsti per questi ultimi (incontri, celebrazioni, campi estivi, ecc.); a promuovere la loro formazione attraverso l’opera dei catechisti-animatori.
Nella parrocchia il primo responsabile dell’itinerario cresimale è il parroco. “Il ministro ordinato, unitamente alla comunità cristiana locale, con la collaborazione dei catechisti, ha il dovere di promuovere la partecipazione attiva delle famiglie e dei padrini al cammino di fede dei
cresimandi”. (SDU 88,4) Egli adempirà il suo compito educativo con l’aiuto di catechisti-animatori. Si metterà al fianco degli adolescenti e dei giovani con un atteggiamento di
accoglienza, di stima e di simpatia, avendo una predilezione particolare per quelli che vivono in
situazione di maggiore difficoltà. Sosterrà personalmente i singoli giovani nel cammino cresimale soprattutto con la direzione spirituale.
69. I catechisti-animatori
Ai catechisti-animatori dei cresimandi, chiamati dal parroco ad accompagnare gli adolescenti ed i giovani nell’itinerario cresimale, è affidato il compito di prendersi a cuore la crescita
dei giovani nella vita di fede e di promuovere, con lo stile di Dio, primo educatore del suo popolo, un processo educativo graduale e progressivo. Il loro modello è Gesù Maestro, che si è
fatto compagno di viaggio di ogni essere umano, per condividerne l’esistenza. Allo stesso modo i catechisti-animatori si offrono come compagni di viaggio dei giovani nella loro vita quotidiana, inserendosi tra loro con limpidezza ed equilibrio, vivendo con coerenza la loro vita cristiana.
Ai catechisti-animatori è richiesta la capacità di incontrare i agiovani in quanto giovani e di
accoglierli con i loro diversi atteggiamenti religiosi, nutrendo verso di loro un atteggiamento di
stima e di simpatia. Soprattutto è necessario che offrano loro la testimonianza di una fede
gioiosa e di una vita coerente con il Vangelo che annunciano.
La loro catechesi deve calarsi “dentro” la vita dei giovani per illuminarla, facendo risuonare
in essa l’annuncio di salvezza realizzata in Gesù Cristo. Per questo occorre stabilire una forte
correlazione tra il messaggio cristiano e la vita dei giovani. E’ necessario che i catechisti promuovano nei cresimandi il senso di appartenenza ecclesiale e l’amore alla loro parrocchia; a
questo scopo valorizzino l’esperienza di gruppo come momento educativo alla vita ecclesiale.
I catechisti devono maturare anche una grande libertà nei confronti dell’esito del proprio intervento, sapendo che è il Signore colui che fa crescere. Ciò non li deresponsabilizza da una
presenza attenta e discreta nei tempi e nei luoghi ordinari della vita dei giovani e dalla capacità di
elaborare proposte “fresche” e vere, in relazione alle sfide nuove e complesse del nostro tempo.
I catechisti-animatori sono chiamati a curare sempre di più il rapporto anche con le famiglie
degli adolescenti, per evitare che l’esperienza vissuta da loro nel gruppo parrocchiale sia “altra
cosa” rispetto alla vita ordinaria trascorsa in famiglia.
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E’ indispensabile che i catechisti-animatori siano in grado di comunicare valori ed esperienze che hanno già, almeno parzialmente, sperimentato ed interiorizzato. Per questo è necessario che i catechisti-animatori si preparino a svolgere il loro compito educativo con un adeguato itinerario di formazione umana, spirituale, teologica e metodologica. (cf. l’animatore nel
“Progetto diocesano di pastorale giovanile”, Udine 1993 pp.25-27)
70. La famiglia
Per educare i cresimandi è necessario valorizzare tutti i luoghi educativi, in cui è possibile
vivere una esperienza cristiana globale in forma convincente e partecipata. Il primo luogo educativo, anche per gli adolescenti, è la famiglia, “in cui si apprende l’alfabeto della comunicazione con gli altri e si impara ad amare” (CdG/l, p. 35).
«In via ordinaria spetta ai genitori preoccuparsi dell’iniziazione cristiana dei figli» (RC, Introd., n.3). La famiglia infatti “rimane la protagonista dell’educazione dei figli alla vita di fede.” (SDU 82)
Per questo occorre aiutare la famiglia cristiana ad assumere nuovamente questo ruolo: è un
suo specifico e inalienabile diritto e dovere. Più concretamente, occorre aiutarla prima di tutto a
non sminuire o contrastare quanto viene “offerto” ai figli che frequentano la catechesi cresimale; a recuperare credibilità nel ruolo educativo e in particolare nell’educazione alla vita di fede;
a comunicare la fede tra i suoi componenti.
A questo scopo il Sinodo diocesano udinese V raccomanda di:
- tenere con i genitori degli incontri periodici, durante i quali si presentano gli itinerari di fede
percorsi dai figli;
- aiutarli ad approfondire i nuclei fondamentali del messaggio cristiano, a maturare una visione
corretta dei sacramenti e a scoprire il significato vitale della confermazione;
- organizzare momenti di incontro e di festa per i cresimandi ed i loro genitori, allo scopo di
promuovere un clima di fiducia e di gioiosa collaborazione e di far vivere loro un’esperienza
comune di crescita nella fede;
- promuovere alcuni servizi di carità da svolgere insieme, genitori e figli. (cf. SDU 82)
I cresimandi hanno bisogno di vedere degli adulti che vivono con coerenza e testimoniano
con serenità, nella vita di ogni giorno, il messaggio cristiano. Per questo ogni parrocchia promuova un gruppo di famiglie che siano “Vangelo vivo” e che diventino un punto di riferimento
credibile e significativo per i giovani.
71. I padrini
L’iniziazione cristiana è un compito che riguarda tutti i membri della comunità ecclesiale ed
esige la partecipazione attiva e responsabile di diversi ministeri e servizi. Accanto al servizio
educativo dei genitori, il cammino cresimale prevede la partecipazione attiva dei padrini. “Per
la confermazione, come per il Battesimo, è conveniente che i candidati cerchino l’aiuto spirituale di un padrino o di una madrina. E’ opportuno che sia la stessa persona scelta per il Battesimo, per sottolineare meglio l’unità dei due sacramenti” (CCC 1311).
“Il padrino deve accompagnare il figlioccio a ricevere il sacramento, presentarlo al ministro
della confermazione per la sacra unzione e aiutarlo poi ad osservare fedelmente le promesse del
Battesimo, corrispondendo all’azione dello Spirito Santo ricevuto in dono nel sacramento”
(RC, Premesse, n.5; cf. anche CDC 892).
Secondo il Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, il padrino riceve dalla comunità ecclesiale il compito di accompagnare il figlioccio nel cammino di iniziazione; egli adempie questo
compito dando al figlioccio la testimonianza della vita cristiana con la parola e con l’esempio.
Egli incomincia a svolgere questo servizio ecclesiale dal giorno in cui il figlioccio viene ammesso alla preparazione immediata ai sacramenti.
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Può svolgere l’incarico di padrino il cristiano battezzato che abbia compiuto i sedici anni;
sia cattolico e abbia già ricevuto la confermazione e l’eucaristia; conduca una vita conforme alla fede e all’incarico che assume; non sia irretito da alcuna pena canonica; non sia il padre o la
madre del cresimando (cf. CDC 893 e 874).
I genitori ed i cresimandi sceglieranno i padrini fin dall’inizio del cammino crismale, dopo
che sarà stato chiarito il loro compito, e li inviteranno a partecipare agli incontri di formazione,
di preghiera e di festa previsti dal cammino stesso.
I padrini, prima di assumere questo incarico sono tenuti a sottoscrivere una dichiarazione con apposito modulo - in cui dichiarano di appartenere alla Chiesa Cattolica, di aver ricevuto i
sacramenti dell’iniziazione cristiana, di non avere impedimenti giuridici (non divorziato, non
convivente, non aderente ad una setta, ecc.) e di svolgere con libertà e responsabilità il compito
di padrino.
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INDICE
INTRODUZIONE
pag.
2
1. L’INIZIAZIONE CRISTIANA
5
2. LA CONFERMAZIONE NELL’INIZIAZIONE CRISTIANA
8
3. I SOGGETTI DELL’INIZIAZIONE CREISMALE
12
4. LE METE DELL’INIZIAZIONE CRISMALE
15
5. L’ITINERARIO CRESIMALE
1) Itinerario cresimale per gli adolescenti (14-16 anni)
2) Itinerario cresimale per i giovani (16-18 anni)
3) Itinerario cresimale per giovani-adulti
18
18
20
22
6. SCELTE PASTORALI PER L’INIZIAZIONE CRESIMALE
24
7. INDICAZIONI PRATICHE E NORME
per lo svolgimento dell’itinerario cresimale
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8. LA CELEBRAZIONE DELLA CONFERMAZIONE
Verifica del cammino cresimale percorso alla luce del Rito
30
33
9. INDICAZIONI PRATICHE E NORME
per la celebrazione della confermazione
Avvertenze pratiche
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37
10. IL CAMMINO DI FEDE DEI CRESIMATI
38
11. I RESPONSABILI DELL’INIZIAZIONE CRESIMALE
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