Il Museo di Arte Contemporanea di Casoria

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Il Museo di Arte Contemporanea di Casoria
Facebook:
un mondo
perverso
Tra gli adolescenti dilaga
una moda che può essere
molto pericolosa: vivere
da emo. Ne parliamo con
Adriana Chiacchiarini, 18
anni, studentessa del Liceo Artistico di Cardito,
che ha fatto questa scelta.
Chi sono gli emo?
“Gli emo sono tutti coloro
che sono cresciuti troppo in fretta e che si sentono diversi. Non sono,
come, invece, dicono i
media, ragazzi depressi
che si tagliano le vene.
Come si diventa emo?
“Non c’è una ricetta precisa, c’è chi ci nasce o chi,
semplicemente, decide di
esserlo per moda.
Come si riconosce un
emo?
“Esteriormente gli emo si
vestono come i punk, hanno dei tagli di capelli particolari, in genere hanno
un ciuffo pronunciato che
copre quasi metà faccia, il
colore dei capelli è nero
con riflessi viola o rossi,
usano molto la matita nera
sopra e sotto le palpebre e
le cinture con le borchie.
Interiormente sono molto sensibili ed hanno un
approccio difficile con la
vita”.
Come hai scoperto di essere emo?
“Crescendo in un ambiente di persone adulte, ho
sempre avuto una mentalità più evoluta rispetto ai
miei coetanei. Sono vissuta, infatti, nel negozio di
elettrodomestici dei miei
genitori e sono sempre
stata circondata da adulti. Mi sono subito sentita
diversa. Inoltre, all’età di
13/14 anni, non mi piaceva l’ambiente che mi
circondava ed ho manifestato il mio disappunto
abbracciando la filosofia
degli emo. Esteticamente
sembro più piccola della mia età, ma interiormente sono sempre stata
più grande e matura”.
I tuoi genitori cosa ne
pensano?
“A mia madre piace il
mio stile, invece mio
padre ha una mentali-
E’ da circa un anno che
spopola, tra il popolo della rete, Facebook, il social
network che permette di
stare in contatto con tutti
in tempo reale. Non tutti sanno che Fb è stato
fondato il 4 Febbraio del
2004 da uno studente statunitense, il ventiseienne
Mark Zuckerberg, dirigente d’azienda, imprenditore
INTERVISTA
La mia
vita da emo
Marzia Luciano e Giuliana Vinci
tà più chiusa, all’antica, non riesce a capire
le nuove generazioni”.
E i tuoi professori?
“Niente. Semplicemente non se ne importano”.
I tuoi compagni di classe?
“Ritengono che non sia
normale, mi giudicano in modo negativo,
ma non mi interessa”.
Che rapporto hai con i
tuoi genitori?
“Pessimo. Mia madre è
troppo vivace, esuberante ed estroversa, siamo
come cane e gatto. Mio
padre è come me: tranquillo e silenzioso. Non
parliamo mai. Trascorrono l’intera giornata in
negozio, di sera preparo
io la cena, ma, una volta a tavola, preferiscono
guardare la TV piuttosto che parlare con me”.
Come ti descriveresti?
“Sono una ragazza molto fragile ed affettuosa,
posso assumere tre differenti personalità se mi
trovo a casa, a scuola o
con i miei amici. Ultimamente, a scuola faccio
la brava studentessa. A
casa, sono silenziosa e
taciturna. Quando sono
con i miei amici, invece, sono me stessa e fac-
cio quel che mi pare!”
Ti sei mai autolesionata?
“Sì. Due volte”.
Perché?
“Per amore: non ce l’ho
fatta più, la mia fragilità
mi ha spinto a compiere
un gesto simile. Ero innamorata di un ragazzo. Un
giorno siamo usciti, mi ha
sorriso tutto il tempo, mi
ha preso la mano, mi ha
accarezzata. Mi sembrava di toccare il cielo con
un dito. Il giorno dopo mi
ha confessato di avermi
solo preso in giro. Attualmente, questo ragazzo
frequenta la mia scuola ed è fidanzato con la
mia ex migliore amica”.
Ti sei autolesionata in
altre occasioni?
“Sì. Due estati fa. Mi piaceva un ragazzo, ma questi mi aveva solamente illusa, proprio come l’altro
ragazzo. In un momento
di debolezza, ho smontato
un temperamatite e ho inciso il suo nome sulla mia
gamba. Ricordo che mia
mamma, spaventata dalla
vista del sangue, mi ha
portata all’ospedale”
Cosa hai provato autolesionandoti?
“Una bella sensazione di
benessere e di tranquillità,
come se in quel momento
tutto fosse buio e silenzioso”.
Hai fratelli o sorelle?
“No. Mio fratello gemello è morto alla nascita a
causa di un aneurisma celebrale”.
I tuoi genitori come hanno reagito?
“Mia madre è stata male,
mio padre ha pianto. E’
stata l’unica volta in cui
delle lacrime hanno rigato il suo viso: in vita
mia, non l’ho mai visto
piangere, nemmeno al funerale dei miei nonni. Ancora oggi, mia madre mi
rinfaccia la morte di mio
fratello. Dice che avrebbe
preferito che fosse vissuto lui, al posto mio”.
Hai mai avuto problemi
d’integrazione?
“Sì, perché sono diversa.
Chi mi conosce, però, sa
apprezzarmi nonostante la
mia diversità”.
Cosa sogni per il tuo futuro?
“Vorrei diventare una
cantante di successo: ho
studiato canto per dieci
anni e basso elettrico per
un anno. Già mi immagino di cantare con il mio
gruppo preferito, i Finley!
Quanti castelli in aria! Il
mio punto di riferimento
è la musica e vorrei intraprendere quella strada”.
Hai progetti per il tuo
futuro?
“Sicuramente, dopo aver
terminato il liceo artistico, andrò a Milano,
per continuare gli studi
e per trovare lavoro”.
Credi di sposarti, un
giorno?
“Non penso!”
Credi in Dio?
“Assolutamente no!
Sono cresciuta con le suore .. non ne posso proprio
più!”
Come ti vedi tra dieci
anni?
“Non so come sarò tra
dieci anni. Sicuramente
sarò diversa, sia esteticamente che mentalmente.
Purtroppo si cresce e si
cambia, ma resterò sempre un’emo al 100%!”
e informatico. Oggi ne è
l’amministratore delegato ed è annoverato come
il più giovane miliardario
del mondo. Il vero boom in
Italia è esploso nell’agosto del 2008. Facebook
offre la possibilità di pubblicare foto, visualizzare
profili, inviare messaggi ..
e non solo! Sono molteplici, infatti, le applicazioni
che sono state sviluppate e
che garantiscono validi e,
soprattutto, divertenti passatempi, inclusi quelli di
logica. Tra i più gettonati e
diffusi vi sono Farmville,
Mafia Wars, Pet Society e
Brain Buddies. Farmville,
in particolare, è un gioco
(ovviamente gratuito) che
simula la vita di un contadino che si occupa di
piantare fiori, raccogliere frutti, allevare animali
e organizzare al meglio
la sua fattoria; diffuso
tra milioni di utenti, è in
cima alle classifiche delle
applicazioni più cliccate.
Mafia Wars è, invece, un
avvincente gioco che ruota intorno alla gestione di
attività criminali, ambientato a New York e Little
Italy. Per quanto riguarda
Pet Society, questo è un
browser-game che consiste nel creare e prendersi cura di un animaletto
(dall’inglese = pet), vestendolo e facendolo divertire con i propri amici
virtuali. Brain Buddies,
infine, è un gioco incentrato sulla logica che mette alla prova l’intelligenza
dei vari utenti attraverso
quattro sfide: una di memoria, una di logica, una
di calcolo ed una di vista.
E’ indubbiamente divertente scoprire il proprio
punteggio, allenarsi e migliorarlo, confrontandolo
con i propri amici! Note
ed amate da milioni di
utenti, queste applicazioni possono, però, rivelarsi
talvolta ingannevoli: bisogna stare attenti, perciò,
ad evitare eventuali micro
pagamenti e quant’altro,
anche perché si tratta di
giochi
esclusivamente
gratuiti! Ad ogni modo, il
tanto amato, e sempre più
cliccato, Facebook presenta inganni o svantaggi;
infatti sempre più denunce, rivolte al noto social
network, rivelano un fenomeno che si sta tristemente diffondendo in rete: la
violazione della privacy.
Una volta iscritti a Facebook si perde ogni briciolo di riservatezza e quelli
che sono dati personali o
informazioni riservate diventano di dominio pubblico! E’ opportuno, pertanto, condividere meno
informazioni
possibili,
onde evitare spiacevoli
inconvenienti. I pericoli
di Facebook, tuttavia, non
si fermano qui. Purtroppo.
Si stanno diffondendo numerosi gruppi, creati forse
per gioco, amministrati da
utenti che incitano e inneggiano, con parole colorite e toni esortativi, alla
camorra e ai camorristi;
altri gruppi, invece, hanno come tema l’odio ed
il disprezzo per i pentiti,
manifestati attraverso minacce e parole poco consone. Come se non bastasse, sono comparse anche
ingiurie, insulti e minacce
contro il Presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi, ed altri personaggi
legati al mondo della po-
Luci ed ombre nella città dei cardellini
La storia di santi e beati, la realtà di criminalità e violenza
Casoria, città di santi e
beati. Unico posto d’Italia ad avere ben quattro
religiosi in odore di santità. Proclamata beata da
Giovanni Paolo II, suor
Giulia Salzano sarà resa
santa il prossimo 17 ottobre da Papa Benedetto
XVI. “Donna Giulietta”,
come la chiamavano in
riferimento alla sua statura, si è trasferita a 15 anni
a Casoria e, dopo avervi
insegnato, intraprese il
suo cammino spirituale
fondando la Congregazione delle Suore catechiste
del Sacratissimo Cuore di
Gesù. Nel 1993, per sua
intercessione presso Dio,
una bambina di 9 anni,
Stefania Milo, fu miraco-
lata. Madre Giulia, oltre
all’insegnamento e all’assistenza, ha sempre aiutato i poveri, gli orfani e gli
ammalati. La stessa sorte
era toccata a Maria Luigia Velotti del Santissimo
Sacramento,
fondatrice
dell’Istituto delle Adoratrici della Croce. Non sono,
queste, le uniche figure religiose che hanno vissuto
nella nostra città. Ricordiamo anche Beata Suor
Maria Cristina Brando,
originaria di Napoli, che,
dopo aver fondato l’odierna Congregazione delle
Suore Vittime Espiatrici di
Gesù Sacramentato, prese
domicilio a Casoria, dove
conobbe un importante
uomo di chiesa, Padre Ludovico Da Casoria, che ha
dedicato la sua vita al riscatto dei bambini africani
tenuti in schiavitù, ragion
per cui è stato proclamato
beato. Ma, al contrario di
quanto si possa pensare, la
città non è proprio “santa”, soffocata, com’è, da
molti problemi legati alla
criminalità e alla violenza. Esempio eclatante è
la morte di Stefano Ciaramella, avvenuta il 2 set-
tembre 2001. Il diciassettenne si era appartato con
la sua fidanzata, Daiana, in
via Padova, quando fu aggredito da quattro giovani
a bordo di due motocicli
che gli intimarono di cedergli il motorino; alla reazione del giovane gli aggressori presero la borsetta
della ragazza strappandole la camicetta. Stefano,
mentre si difendeva, fu accoltellato e morì sul colpo.
Ma episodi di violenza, di
furti, di stupri e di estorsioni sono all’ordine del
giorno. Casoria ha anche
un altro primato nazionale
che di certo non le fa onore: il “cavallo di ritorno”,
che prevede il pagamento
di un riscatto da parte di
chi ha subito un furto per
riottenere la refurtiva. E
cosa dire della droga? Un
vero flagello, qui, la droga,
anche se “leggera”, circola
molto facilmente tra i giovani dai 13 anni in su. La
cosa che più stupisce è che
questi stupefacenti (spinelli e exctasy) spesso vengono venduti a poco prezzo
nei bagni delle scuole, che
diventano veri e propri
ritrovi di pusher. Per non
parlare della microcriminalità e della filosofia
dell’illegalità. A nulla è
servito l’operato del capitano Carlo Alberto Della
Chiesa, che ha comandato
la stazione dei Carabinieri
di Casoria dal ’44 al ’49!
Questi delinquenti potrebbero utilizzare il loro tempo nello sport e diventare
dei campioni, come le nostre glorie nazionali, i due
campioni olimpici, il pugile Vincenzo Picardi e Mauro Sarmiento, campione di
arti marziali nella disciplina del Taekwondo, oppure
potrebbero dedicarsi alla
musica e al teatro ed emulare i loro cittadini illustri
come Nino D’Angelo, la
piccola Sara Musella, rivelazione del programma
“Io Canto”, in onda su
Canale 5, il cantattore ed
imitatore Francesco Cic-
chella e Antonio Fiorillo,
il gigante della comicità.
Un altro bruttissimo primato riguarda il maltrattamento dei cardellini,
animali protetti, ma che, a
dispetto delle leggi vigenti, subiscono atroci torture.
Questi bellissimi uccellini
vengono catturati, illegalmente, e rinchiusi in massa
in gabbie talmente piccole
da non permettere neppure
il battito d’ali, in scantinati
senza luce né finestre, per
poi essere accecati con
spilli ed aghi. Ma perché
tanta brutalità? I cardellini vengono resi ciechi per
impedire la funzione visiva e anticipare il processo
di muta favorendo lo sviluppo delle qualità canore:
più il canto è melodioso,
più importanti saranno i
guadagni sul mercato, gli
acquirenti sono “appassionati” senza scrupoli. Non
mancano neppure problemi legati alla prostituzione, che sempre più spesso
vede come sue vittime giovani ragazze che per necessità o perché obbligate,
si vendono a chiunque sia
disposto a pagare. E’ il
caso di dire nomen omen,
non a caso il sostantivo
greco “κασαυρον”, che
significa bordello, è una
delle tante ipotesi riguardo
l’origine del nome della
città, da sempre frequentata da prostitute. Casoria,
città di santi o di diavoli?
Gianluca Pelella
Emilia Lago
Giovanna Eremitaggio
Il Museo di Arte Contemporanea di Casoria
Un polo culturale all’avanguardia dell’hinterland napoletano è il “Contemporary Art Museum di Casoria” (CAM),
una costruzione di nuova generazione, ben collegata e facile da raggiungere in bus, auto, treno ed aereo. Il museo
è aperto tutti i giorni della settimana ed è visitabile al solo
prezzo di € 3. E’ proprio dai disagi che gli artisti traggono ispirazione, come ci ha spiegato il professor Antonello
Tudisco: l’arte contemporanea non vuole esprimere solo
ciò che rappresenta, ma dietro l’apparente semplicità delle opere, nasconde un significato più profondo ed esprime le problematiche attuali del nostro paese; è, quindi,
un’arte che parla del nostro mondo attraverso una composizione di segni talvolta molto originale. E’ un’arte concettuale, perché impone una lettura interpretativa in chi la
osserva. La struttura dispone di diverse sale, ognuna delle
quali è dedicata ad una determinata categoria di artisti:
napoletani, stranieri, fotografi, ed esperti di installazioni.
L’arte contemporanea ha tanti vantaggi, tra cui il fatto che
gli artisti sono ancora vivi e, quindi, sono disponibili a
dare dei consigli sull’allestimento delle mostre ed even-
tualmente sui loro restauri. La prima opera in cui ci si
imbatte è una scultura rappresentante un enorme occhio
sul quale sono dipinti vari volti, i cui sguardi sembrano
incrociarsi con quelli degli spettatori. È proprio questa
una caratteristica dell’arte contemporanea: la continua ricerca di un contatto tra l’artista e l’osservatore. Nella sala
dedicata agli artisti napoletani, c’è un’ opera realizzata da
Mario Persico: su un fondo rosso un uomo è intrappolato
da catene realizzate con fili di lana. In questo caso, i fili
di lana, che non potrebbero mai tenere imprigionate delle
persone, simboleggiano l’impossibilità da parte dell’uomo di liberarsi dagli ostacoli imposti dai propri pensieri.
Potremmo dire, quindi, che Persico presenta un uomo intrappolato da se stesso. Sempre in questa sala ci sono due
opere di Gerardo Di Fiore fatte di spugna, materiale che
col passare del tempo diventa sempre più scuro: “Apollo
e Dafne” e “Zeus ed Era”. Un’altra caratteristica dell’arte
contemporanea, infatti, consiste nell’utilizzare materiali
deteriorabili. Alla fine della stanza dedicata ai partenopei
è situata una scultura di una donna che con le radici è
legata al suolo e per questo sembra un albero da frutto:
questa è una scultura dedicata alla donna più famosa del
Rinascimento napoletano, Eleonora Pimentel Fonseca.
Nella stanza degli artisti stranieri è presente il quadro di
un artista cinese, che rappresenta una modella dagli occhi
a mandorla con un abito tipico dell’Occidente che poggia
il piede sul Colosseo ed accanto a lei c’è un uomo americano con un abito tipico dei guerrieri asiatici che, invece,
si trova davanti alla Muraglia Cinese. L’artista ha voluto
accostare ed unire simbolicamente Occidente e Oriente.
Infatti, i due soggetti del quadro sono uniti da un serpente,
che non deve essere inteso come simbolo del male, ma, al
contrario, come simbolo di unione. Ed ancora, il bosniaco
Glamocanin Boris che, nel 2005, ha realizzato due opere
nel giro di poche ore: una, in cui è raffigurato in serie il
personaggio dei cartoni animati Buggs Bunny, un’altra,
la cui protagonista è una fatina con un vestito vaporoso.
In entrambi i lavori c’è una caratteristica comune: i personaggi sono morti. Da ciò si può dedurre che il ragazzo
ha vissuto un’infanzia terribile, costretto a vivere sotto i
Carmine Ferrara:
un campione in erba
L. Girasole
N. Di Vincenzo Indicatore
Si chiama Carmine Ferrara la nuova promessa
del karate napoletano.
Ha 17 anni, frequenta il
secondo anno dell’Istituto Tecnico Commerciale
“Torrente” di Casoria, ha
un ottimo rapporto con i
docenti ed ama particolarmente la matematica.
Nel tempo libero, sin da
piccolo, ascolta la musica, in particolare quella
napoletana, è un fan di
Gigi D’Alessio e di Sal
Da Vinci, segue appassionatamente il calcio e
le partite della sua squadra del cuore, il Napoli,
ed ama molto guardare
i cartoni animati e le serie televisive d’azione.
Ed è proprio questa sua
passione per “Drangon
Ball” e “Walker Texas
Ranger” ad avvicinarlo,
a 7 anni, al magico mondo del karate. In questa
realtà Carmine è riuscito
a trovare amici, successi,
soddisfazioni, superando,
al contempo, ostacoli e
difficoltà e vincendo la
timidezza, che sino ad
allora lo spingeva a stare
da solo e isolato dal resto
dei suoi coetanei. Con gli
amici della palestra ha
un ottimo rapporto ed è
in loro che, nei momenti
difficili, trova particolare
conforto e solidarietà. Il
giovane sportivo, d’altra
parte, ha una particolare
complicità con il suo maestro che, seguendolo sin
dagli inizi, lo ha sempre
spronato a dare il meglio
riuscendo ad ottenere da
lui grandissimi risultati.
Carmine, infatti, oggi,
allenandosi intensamente
tre volte alla settimana,
bombardamenti, durante la guerra in Bosnia. Molto bella
è “Il rischio di non perdersi” di Fabio Gianpietro, un’operra all’apparenza inquietante, ma toccante, grazie anche
all’utilizzo dei colori blu e bianco in tutte le loro sfumature: il quadro raffigura un essere, metà donna e metà zebra, con un bambino, il quale pare scrutare attentamente i
movimenti di chi si ferma a guardarlo. Sullo sfondo appaiono altri bambini sospesi su delle altalene, costituite da
pesanti catene appese al cielo: il dipinto affascina per la
tecnica monocromatica, utilizzata per rendere il paesaggio
più tetro possibile, e per la creatività dell’autore. Un’altra
sala è quella fotografica: la fotografia, ormai, è considerata
un’espressione artistica, in cui l’immagine diventa ricostruzione della realtà o metafora di essa, svelandone tutte
le sfumature. Infine, la sala delle installazioni, dove sono
presenti strutture tridimensionali di qualsiasi misura, da
congegni elettronici a materiali poveri e semplici. L’opera
più interessante in questa sala è quella di Nurbert Francis
Attard, il cui soggetto è costituito da altalene, realizzate
con delle pistole. Quest’opera presenta almeno due chiavi di lettura: 1) Usiamo le pistole per creare altalene, non
per fare la guerra, ovvero facciamo giocare i bambini, non
facciamo la guerra. 2) Il destino del mondo è in mano ai
bambini. Meditate, gente, meditate!
Vincenzo Amato
è riuscito
a diventare cintura
marrone, il
massimo a
cui possa
aspirare un
ragazzo minorenne. Per
raggiungere questo risultato ha dovuto affrontare
prove molto impegnative,
come campionati a livello regionale e nazionale.
Recentemente,
inoltre,
dopo aver conseguito la
vittoria in un importante
torneo, è stato premiato
insieme ai due campioni olimpici di Casoria,
Vincenzo Picardi e Mauro Sarmiento. In tutte le
competizioni è stato ed è
ancora supportato dai genitori, in particolare dalla
madre, che lo aiuta a concentrarsi e a rilassarsi prima di ogni incontro. Da
sempre presente, non solo
nella vita quotidiana di
Carmine, ma anche nello
sport, è l’amatissima nonna, con cui il ragazzo trascorre gran parte del tempo, confidandole paure e
preoccupazioni. Difficile,
litica e dello spettacolo.
Denunce e controdenunce penali sono, dunque,
scattate contro i fondatori
di questi gruppi ed i loro
iscritti. E’ bene, perciò, ricordare che Facebook può
essere un divertimento,
ma attenti a non sottovalutare i rischi ed i pericoli
che sono ad esso legati!
Marzia Luciano
come è per natura, risulta
il rapporto con la sorella
Debora che, litigi a parte,
lo aiuta in ogni circostanza con molta discrezione
e con tanto affetto. Da
grande Carmine vorrebbe, oltre che continuare
a praticare questo sport
e a conseguire la cintura
nera, frequentare la facoltà di Giurisprudenza
e intraprendere un giorno
la carriera di commissario di Polizia. Questa
è, in breve, la storia di
Carmine che, con le sue
esperienze, la sua tenacia
e la sua forza di volontà,
ci ha dimostrato come la
Sindrome di Down non
comprometta la vita di un
adolescente né lo sport né
i rapporti all’interno della
società. La sua condizione, infatti, non gli pone limiti, come molti possono
pensare, e la sua vita non
è quella di un emarginato
ma quella di un campione, che affronta tutte le
sue giornate con ottimismo e con tanta voglia
di vincere, e non solo a
livello agonistico!