scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
Transcript
scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE Rassegna Stampa del 21 novembre 2013 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE SCENARIO SANITA' NAZIONALE 21/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale I malati di Sla senza respiratore davanti al ministero 4 21/11/2013 La Repubblica - Roma Sant'Eugenio riapre Psichiatria Cto-Inail, intesa sul Centro protesi 5 21/11/2013 La Repubblica - Napoli MANOVRE SANITARIE 6 21/11/2013 La Stampa - Nazionale La Sanità difende il suo piano Lorenzin: "Reinvestiamo 30 miliardi" 7 21/11/2013 Il Messaggero - Roma L'Inail trasloca al Cto e l'ospedale «rinasce» 8 21/11/2013 Il Giornale - Nazionale Il gioco d'azzardo è come un'epidemia 9 21/11/2013 Avvenire - Nazionale «Studi e risultati seri, le staminali funzionano» 10 21/11/2013 Libero - Nazionale Blitz dei Nas, chiuse diciotto strutture sanitarie 11 21/11/2013 Libero - Nazionale Sì a Stamina per una malata di sclerosi multipla 12 21/11/2013 Il Salvagente Le PILLOLE di nuova generazione? Pericolose in Francia, gratis in Italia 13 21/11/2013 Il Salvagente Le risposte dell'Aifa a chi chiedeva interventi 15 21/11/2013 Panorama Anni 80 Oggi Aids, i nuovi farmaci salvavita 16 21/11/2013 Panorama le case chiuse riaprono su internet 17 21/11/2013 Panorama ecco le spese Pazze degli ospedali d'italia 19 20/11/2013 Capital Le cure che rendono di più 22 SCENARIO SANITA' NAZIONALE 15 articoli 21/11/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 25 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La protesta Il gesto estremo perché nessuno li riceveva. Poi l'incontro con il sottosegretario all'Economia Baretta: «Aumenteremo le risorse» I malati di Sla senza respiratore davanti al ministero I malori Diverse le persone colte da malore. Ad ottobre uno di loro era morto dopo un lungo presidio Margherita De Bac NOTIZIE CORRELATE ROMA - È la decima volta che si accampano sotto il ministero per l'Economia, sdraiati sulle carrozzine, circondati dai familiari, protetti dalle coperte se fa freddo. Quando l'attesa va oltre e nessuno gli dà retta, staccano il respiratore, a turno. Non gesti dimostrativi. Sono determinati ad andare fino in fondo come ieri avrebbe fatto Tore Usala, malato di Sla, segretario del Comitato 16 novembre, l'associazione nata perché siano riconosciuti ai grandi disabili il diritto alla libertà di scegliere dove essere curati e fondi più dignitosi per la non autosufficienza grave. Per il 2014 il budget è di duecentocinquanta milioni e non riguarda solo la Sla, comprende tutti i casi più disperati. A un certo punto visto che non succedeva nulla, che nessuno si preoccupava di loro, Usala ha svitato il tubicino che collega il ventilatore alle batterie. Avrebbe avuto quattro ore di autonomia. Solo allora dal ministero qualcuno è sceso per annunciare che sarebbero stati ricevuti dal sottosegretario Pier Paolo Baretta, per la seconda volta in un mese. E Tore si è fermato, pronto a ricominciare se necessario. «Lui sarebbe andato fino in fondo, ne sia certa», afferma una signora venuta dall'Abruzzo, per accompagnare a Roma il marito Pino. Ci sono stati malori tra i malati, si è temuto il peggio. Ambulanza e momenti di tensione in via XX Settembre, chiusa al traffico. Non si poteva rischiare una seconda vittima dopo Raffaele Pennacchio, sfinito non dalla Sla ma da tre giorni di presidio notturno, il 24 ottobre. Tornato in albergo il suo cuore non ha retto: «Sono qui per lui, per continuare la sua battaglia», dice la vedova, stremata, la fotografia del marito riprodotta in grande sugli striscioni. «Lottiamo per ricevere assistenza a casa 24 ore su 24 senza essere obbligati a farci ricoverare nelle Rsa, le residenze sanitarie che oltretutto hanno un costo doppio rispetto alle cure in famiglia», riassume Mariangela La Manna, vicepresidente nazionale del Comitato. La legge così prescrive. Oggi chi sceglie di restare fra i suoi cari per non subire l'ulteriore dolore di un ambiente estraneo, non ha diritto al rimborso di una persona che lo accudisca, privilegio che invece è riconosciuto in Sardegna grazie al progetto «Restare a casa». Lo chiede, raccontando la sua vita, Pino, dopo essersi ripreso dal malore, protetto da una coperta offerta dai soccorritori. Prima di scoprire la Sla era titolare di un bar a Lanciano, in provincia di Chieti. Ha 47 anni e due anni fa ha dovuto vendere l'attività. Per la malattia riceve un assegno mensile di 700 euro, le spese per sé e la moglie superano i duemila. Per il momento però è rimandato il discorso sui contributi a favore dell'assistenza domiciliare che secondo le associazioni sarebbe un vantaggio sul piano del risparmio. Al termine di una lunga trattativa dai toni piuttosto accesi si è aperto invece uno spiraglio per il fondo. Il sottosegretario Baretta ha ricevuto una delegazione alle 4 e mezza, hanno finito alle 8. Si è impegnato tra l'altro a «aumentare le risorse già previste nella legge di Stabilità 2014 per la autosufficienza». Sono state inoltre promesse una serie di iniziative per facilitare e rendere più omogeneo nelle Regioni la distribuzione dei comunicatori, gli apparecchi che diventano da un certo grado della malattia in poi l'unico modo per farsi sentire. Oggi alle 10.30 la commissione bilancio del Senato parlerà anche di questo. Il Comitato annuncia che non getterà la spugna. Senza garanzie occuperanno il Senato, Usala in testa. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: In piazza Salvatore Usala si fa staccare il respiratore (Ansa) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 4 21/11/2013 La Repubblica - Roma Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sanità Sant'Eugenio riapre Psichiatria Cto-Inail, intesa sul Centro protesi CARLO PICOZZA DOPO due mesi di lavori, al Sant'Eugenio riapre il Servizio psichiatrico. E, nella nuova ala dell'ospedale, presto saranno avviati il Centro per le interruzioni di gravidanza e la Radiologia interventistica. È stata realizzata l'aula magna e riqualificato l'androne del vecchio corpo di fabbrica dell'ospedale che, con una "passeggiata coperta", sarà collegato con il nuovo dove, in dieci piani, sono ospitate le sale operatorie, il Pronto soccorso e i reparti di degenza, tutto ancora fresco di calce. Al taglio del nastro, la ministra della Salute Beatrice Lorenzin: «Non è vero», ha detto «che più si spende e più servizi si hanno, anzi molta pessima sanità la fanno proprio gli sprechi». «Al Sant'Eugenio si è data prova di efficienza e risparmi», ha continuato, additando i risultati del bilancio della Asl RmC cui l'ospedale fa capo: «Il pareggio conseguito, di fronte al disavanzo di 123 milioni, è un risultato tanto più importante perché si è continuato a investire per innovare». Erano presenti in centinaia i camici bianchi e gli impiegati. «Insieme», ha detto il direttore Antonio Paone, «abbiamo raggiunto gli obiettivi comuni». E ha illustrato le prospettive per il Cto: «Sono finiti i lavori di ristrutturazione chiesti dall'Inail che prenderà in affitto una parte dell'ospedale». In una convenzione, firmata il 31 ottobre, sono fissate le modalità di collaborazione che regoleranno i rapporti tra Asl e Inail che al Cto aprirà una succursale del suo centro nazionale per le protesi. Così, l'ospedale avrà una carta in più per riappropriarsi della sua originaria vocazione orto-traumatologica e riabilitativa. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 5 21/11/2013 La Repubblica - Napoli Pag. 6 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MANOVRE SANITARIE LUIGI FINELLI CI RISIAMO, spunta di nuovo l'idea di costruire un nuovo Policlinico nella zona rossa di Napoli a Scampia, un'idea innovatrice e geniale che apre le porte al recupero di un territorio degradato e offre la possibilità a giovani e quanti altri vogliono mettere la testa a posto di nuova occupazione e largo sviluppo. Ma davvero si può immaginare di costruire un nuovo Policlinico e per di più a Scampia senza porsi alcune semplici domande: stiamo già costruendo un Policlinico a Caserta, un Ospedale del Mare, e abbiamo appena aperto il Policlinico di Salerno, allora a che servono tutti questi Policlinici, senza alcuna specificità e privi di qualsiasi eccellenza? E poi come una facoltà di Medicina, con annesso ospedale a numero chiuso, può portare a Scampia sviluppo economico, risanamento ambientale e sviluppo culturale? E ancora cosa ne facciamo dei 44 ettari di terreno su cui nel 1972 nacque il cosiddetto Nuovo Policlinico? Non siamo stati in grado di mantenere le strutture edilizie, di formulare un piano di sviluppo della facoltà di Medicina, di crescita in termini di scientificità e professionalità in questi 40 anni, non si è riuscito a sviluppare un settore che potesse divenire eccellenza, finendo così di essere il peggior ospedale italiano e che cosa ci inventiamo? Costruiamone un altro, in grado di attrarre anche imprenditori per realizzare una sorta di cittadella universitaria con annessi servizi alberghieri. Ve l'immaginate imprenditori napoletani e no che hanno tanta voglia di investirea Scampia dove arriveranno frotte di turisti a visitare la meraviglia del rinnovamento? Diceva Totò "e io pago". Ci spieghino piuttosto i nostri politici e accademici, invece di fantasticare su cose assolutamente inutili, a che cosa servono sette università in Campania, in competizione tra loro e con corsi di laurea sovrapponibili e molti inutili; ci spieghino come affrontare il problema della decadenza dell'assistenza sanitaria e il perché non si sono chiusi ospedali fatiscenti, improduttivi e pericolosi; ci spieghino perché è ancora fermo l'Ospedale del Mare e perché hanno immaginato - invece di accorpare i due Policlinici universitari vecchi, sporchi, improduttivi - di costruirne uno nuovoa Caserta; ci spieghino perché continuanoa dare i soldi alle Aziende universitarie assistenziali senza controllare il funzionamento delle strutture e soprattutto l'occupazione reale dei posti letto. E ora in un epoca di saldi e di cancellazione delle spese inutili e delle clientele politiche a fini elettorali, spunta ancora una volta la mala politica e con essa quelle idee apparentemente rivoluzionarie ma che nascondono una sola e sempre la stessa verità: i voti. La sanità gioca la partita sulla salute e il benessere dei cittadini e non può e non deve essere mai mercificata, quello che è accaduto in questi tristi anni non deve ripetersi mai più. Dobbiamo tutti vigilare affinché non si continui a scavalcare l'interesse della collettività. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 6 21/11/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La Sanità difende il suo piano Lorenzin: "Reinvestiamo 30 miliardi" Il ministro vede il commissario: con le Regioni progetto condiviso PAOLO RUSSO ROMA «Grazie, ma la spending sanitaria la stiamo facendo noi con le Regioni e porterà 30 miliardi di risparmi in cinque anni». Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha esordito così ieri sera nel faccia a faccia con il commissario per la spending review, Carlo Cottarelli. Che per Asl e ospedali è pronto a rimettere le forbici nel cassetto e a collaborare con la Salute, purché si intervenga sui farmaci e su beni e servizi con le centrali di acquisto, sulle prestazioni inappropriate con protocolli terapeutici più stringenti e sui livelli essenziali di assistenza eliminando il superfluo. Cose in parte già previste dal «Piano Lorenzin», che in realtà è il Patto per la salute in fase ultima di messa a punto con le Regioni. Un Patto che promette di ridisegnare la sanità dei prossimi cinque anni, reinvestendo i 30 miliardi di risparmi soprattutto in innovazione tecnologica e restyling degli ospedali fatiscenti, potenziamento dei servizi sul territorio, incentivi per attrarre ricercatori. Obiettivi da realizzare prima di tutto chiudendo i reparti sottoutilizzati e le chirurgie dove si fanno così pochi interventi l'anno da non essere nemmeno sicure per chi ci capita a tiro. E questo significherebbe circa 14mila posti letto in meno. Ai quali aggiungere la riconversione di circa 160 piccoli ospedali in strutture per l'assistenza territoriale. Ma la rivoluzione investirà anche i medici di famiglia, che non dovranno più lavorare da soli ma aggregarsi, anche con specialisti e infermieri per garantire continuità assistenziale nell'arco della giornata. Un po' come avviene nelle neo -nate «Case della salute» in Toscana ed Emilia. Per ottenere risparmi le aggregazioni dei medici di base verrebbero dotate di un budget. Ma l'onda lunga delle prestazioni inutili verrebbe arginata anche in altro modo. Vietando le decine di ricoveri inappropriati, come quelli per diabete, ipertensione, bronchiti. Cose che al massimo richiedono il day hospital. Ma anche intervenendo sui Lea, i livelli essenziali di assistenza, che sono poi il librone delle prestazioni mutuabili. La lista di quelle considerate «ad alto rischio di inappropriatezza» c'è già. Qualche esempio: la risonanza al ginocchio o alla spalla per gli ultrasessantacinquenni. Non serve perché a quell'età i tessuti non vengono "letti" dalla macchina ma costa cara e se ne fanno una valanga. L'idea è fare come si fece a suo tempo con i farmaci, inserendo delle note nei Lea che autorizzano le prestazioni solo quando necessarie. La mammografia solo per controllare, senza rientrare in uno screening o senza diagnosi sospette si paga. A meno che il medico non specifichi perché la prescrive. A garantire un altro po' di risparmi ci sarebbero poi gli acquisti centralizzati per beni e servizi mentre per i farmaci un anticipo del Patto potrebbe andare già nella legge di stabilità con le aste di acquisto per categorie terapeuticamente omogenee: non compro il prodotto dal prezzo più basso tra quelli che hanno lo stesso principio attivo ma allargo il cerchio a tutti quelli che curano ad esempio l'ipertensione. E sono 300 milioni da reinvestire per l'assistenza domiciliare ai cronici gravi. Un menù che è tutto l'opposto dei tagli lineari. Resta da vedere se le Regioni alla fine chiuderanno il cerchio. «Altrimenti - ha detto Lorenzin a Cottarelli - farà bene ad intervenire lei». Foto: Agguerrita Foto: Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 7 21/11/2013 Il Messaggero - Roma Pag. 45 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'Inail trasloca al Cto e l'ospedale «rinasce» RIABILITAZIONE E PROTESI PER LAVORATORI INFORTUNATI E PER TUTTI I CITTADINI Marco Giovannelli I lavori di adeguamento sono finiti, il contratto stipulato e il Cto entro poche settimane tornerà polo di eccellenza. Ma questa volta anche per la riabilitazione e la rieducazione dopo gli infortuni sul lavoro. Con 1,8 milioni di euro (anticipati dalla Asl RmC e restituiti entro tre mesi dall'Inail), l'ospedale della Garbatella diventerà il primo esempio italiano di integrazione tra l'attività specifica dell'Istituto sugli infortuni dei lavoratori e il territorio. «A Roma verrà sviluppata l'attività protesica di Budrio in un area di quasi duemila metri quadrati - ha spiegato Giuseppe Mazzetti, direttore centrale dell'Inail - saranno assunti altri terapisti e come prevede l'accordo con la Regione Lazio (firmato a maggio da Nicola Zingaretti e dal presidente dell'ente Massimo De Felice, ndr) non assisteremo per la riabilitazione solo i lavoratori infortunati ma anche tutti i cittadini che hanno bisogno delle nostre cure». Il trasloco dall'attuale sede della Camilluccia dovrebbe avvenire nei prossimi giorni e in poche settimane si prevede l'inizio dell'attività «in sinergia con il nostro personale», ha aggiunto Antonio Paone, manager dell'azienda sanitaria, ieri mattina al Sant'Eugenio. SANITÀ SUB COMMISSARIO «Abbiamo esaminato molti curricula, sono stati sei mesi di intenso lavoro. Ora abbiamo una rosa di dieci nomi tra i quali scegliere entro un paio di settimane il sub commissario alla sanità per la Regione Lazio». Il ministro Beatrice Lorenzin ha liquidato così la nomina. Ieri mattina Zingaretti ha declinato l'invito al Sant'Eugenio per «improrogabili impegni istituzionali». Qualcuno ha pensato a un'assenza studiata per evitare l'incontro con il ministro con la quale il confronto sulla scelta è diventato aspro. L'ADDIO «Entro pochi giorni credo che lascerò l'incarico. Sono soddisfatto di quello che è stato fatto». Antonio Paone si sente quasi l'ex direttore generale della Asl C, dalla quale dipendono il Sant'Eugenio e il Cto. Paone ha illustrato il bilancio (da un rosso di 123,5 milioni a -2,6), la ristrutturazione di una decina di reparti (ieri è stato inaugurato il servizio psichiatrico) e gli ultimi progetti come il collegamento tra vecchio e nuovo Sant'Eugenio, l'elisuperficie, il reparto di pediatria e il blocco-parto. Prima di questa carrellata di interventi, il ministro Lorenzin ha visitato il Dea, diretto dal professor Lucio Alessandro: «Questo è il mio ospedale perché abito qui vicino. Il pronto soccorso è il luogo dove tutti i cittadini si devono sentire protetti nel momento dell'emergenza. Questo servizio mi sembra proprio a misura di cittadino». SAN FILIPPO NERI Rielaborati i dati dell'Agenas (l'Agenzia nazionale per la sanità) e il San Filippo Neri da maglia nera riemerge tra le eccellenze italiane per la cardiologia, la neurologia, il trattamento del femore e molte specialità chirurgiche. «I dati erano parziali e male utilizzati difende l'ospedale il manager Lorenzo Sommella -. Ora è stata ristabilita la verità con punte di eccellenza nettamente sopra la media nazionale». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: CTO Una delle sale interne dell'ospedale della Garbatella SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 8 21/11/2013 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SEIMILA IN CURA Il gioco d'azzardo è come un'epidemia Stefano Zurlo Slot e videopoker sono contagiosi come un virus. Sono più di 6mila i «malati di azzardo» in cura per le ludopatie. a pagina 16 Èuna malattia vera e propria. Anzi, ha le forme di un'epidemia strisciante anche se non fa copertina nei tg della sera. In Italia ci sono migliaia e migliaia di malati, tutti con la stessa diagnosi: gioco patologico. Seimila circa sono in cura presso le strutture pubbliche. Altri, che nessuno in questo momento è in grado di censire, possono permettersi sedute a pagamento con psicoterapeuti e psichiatri. Il fenomeno è imponente e in crescita: si alimenta con i venti della crisi e pesca nel disastro di una società sempre più frammentata, di più spappolata. Così chi ha smarrito affetti e certezze, si attacca ad una slot machine. C'è chi pensa che quella sia la scorciatoia verso la ricchezza, com'era il vecchio, sano miraggio cechoviano del 13 al totocalcio, ma per molti il concentrarsi su leve e numeri è semplicemente uno sfogo a frustrazioni rugginose, un antidoto alla fatica sconsolata di un vivere sempre più intossicato e senza orizzonte. C'è chi porta alle labbra una bottiglia, chi si rifugia nelle droghe o nel sesso, e c'è anche chi tappa il buco che lo scava a colpi di giocate. L'Italia è indietro nell'affrontare un fenomeno che fa cassa lo Stato tace, si frega le mani e incamera la bellezza di 8 miliardi l'anno - ma non fa notizia e dunque è importante che se ne cominci a parlare, come è successo ieri nel corso del convegno promosso a Milano, nella cornice prestigiosa del Piccolo Teatro, da Confindustria Sistema Gioco Italia. La radiografia di questo Paese che si affida a slot e a videolottery la traccia Claudio Barbaranelli, ordinario di psicometria alla Sapienza: «In Italia esiste una platea vastissima, stimabile intorno alle 800 mila persone, che possiamo definire giocatori problematici, esposti al rischio di sviluppare una patologia. E poi ci sono i malati veri e propri, seimila solo quelli assistiti dalle strutture pubbliche». Attenzione, già il giocatore problematico è un essere vulnerabile debole, in difficoltà: «Spende più di quanto guadagna, non riesce a risparmiare nulla, ha contratto debiti con finanziarie o privati. Inoltre è onnivoro, gioca cioè contemporaneamente a più giochi, e sopravvaluta le propria capacità di vincere e di gestire il gioco». Insomma, è in balia delle macchinette sparpagliate ovunque fra bar, tabaccherie, sale dedicate, perfino lavanderie e sempre più incapace di fronteggiare la propria debolezza. Sorpresa. Ogni due uomini c'è anche una donna in questa situazione. La massima concentrazione del disagio si addensa nel ricco e inquieto Nordest e più generale nei centri con più di 250 mila abitanti. Sorpresa nella sorpresa: il vizio, come lo si chiamava una volta, è legato ai geni: è più facile che si butti nel vortice chi ha entrambi i genitori o altri membri della famiglia già intrappolati dentro questa euforia fuori controllo. Per fortuna solo una parte modesta degli uomini e delle donne che vivono dentro questo grande imbuto scivola nel girone dei patologici. Qui, spiega sempre Barbaranelli, si supera la soglia fatale: «L'individuo non riesce più a controllare gli impulsi e la regola diventa un disordine che consiste in frequenti episodi di compromissione dei valori e degli impegni sociali, materiali e familiari». L'esistenza corre sulle montagne russe dell'azzardo. E si sviluppa una dipendenza che ricorda, naturalmente con le dovute differenze, quella dei tossicodipendenti. I piagnistei, però, servono a poco. «Una volta spiega Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione sussidiarietà - il gioco era festa, era partecipazione, era sogno. Oggi è ripiego, è disagio, è solitudine. Ed è il sintomo di una malattia che va oltre le cifre del nostro declino e tocca le corde di un'umanità slabbrata che dev'esser rieducata». Un compito immane. Un percorso lunghissimo. Il primo passo però lo detta Massimo Passamonti di Confindustria: «Riduciamo i luoghi in cui si può giocare e il numero delle macchinette». Oggi una tentazione senza filtri e barriere che promette a tutti ma fa felice solo il fisco. IDENTIKIT DEL LUDOPATICO Uomo Vive nel Nordest Abita in città Ha almeno un parente che gioca Spende più di quanto guadagna Scommette su più sistemi di gioco contemporaneamente SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 9 21/11/2013 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 19 (diffusione:105812, tiratura:151233) «Studi e risultati seri, le staminali funzionano» Parla il neurologo Giacomo Comi che guida l'équipe milanese al lavoro sulla terapia anti-Sma: «Sempre più vicini alla meta, guai ora a disperdere le energie» Ilaria Nava Tra il controverso caso Stamina e le ultimissime sperimentazioni c'è di mezzo la Sma (Atrofia muscolare spinale) malattia neurodegenerativa purtroppo diffusa, su cui però la ricerca sta dando sempre più speranze. Massimo esperto per illustrare le ultime novità è Giacomo Comi, responsabile del laboratorio biochimica e genetica del Centro di ricerca sulle malattie neuromuscolari e neurodegenerative "Dino Ferrari" dell'Università degli Studi di Milano, neurologo di fama internazionale. Professore, a che punto è la ricerca di terapie efficaci sull'atrofia muscolare spinale? «La Sma è purtroppo una malattia molto comune, che colpisce diverse età della vita, incluso il periodo neonatale, causando sofferenze difficilmente immaginabili. Circa una persona ogni 40 è portatrice sana del gene mutato della Sma: il gene Smn1. La comprensione dei meccanismi molecolari a livello genetico ha portato allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche. Tra queste, la terapia genica, in cui viene trasferita una copia del gene sano mediante vettori virali di nuova generazione, o la terapia con oligonucleotidi antisenso, che modificano l'Rna di un gene simile a quello mutato, incrementando la produzione della proteina corretta. Queste strategie hanno dimostrato risultati veramente promettenti in modelli in vivo della malattia, con un marcato miglioramento del fenotipo Sma. Sulla base di questi dati, sono stati iniziati alcuni studi clinici pilota nei pazienti. Alla luce dei risultati pre-clinici e di questi studi clinici, attualmente in fase iniziale, possiamo ritenere che il paradigma di gestione terapeutica della Sma possa a breve avere una svolta positiva». Come vengono utilizzate in questo campo le staminali pluripotenti indotte umane (le «Ipscs»)? «Nel nostro laboratorio del Centro Dino Ferrari, Università degli Studi di Milano, Irccs Fondazione Ca'Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, abbiamo generato Ipscs da pazienti affetti da Sma e le abbiamo corrette geneticamente. I motoneuroni derivati dalle cellule corrette trapiantati in un modello transgenico di Sma ne hanno migliorato significativamente il fenotipo. Questi risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Science Translational Medicine e dimostrano la possibilità di generare cellule staminali "paziente specifiche" prive di malattia, aprendo nuove possibilità terapeutiche». Quando saranno applicabili sull'uomo, e quali risultati si prevedono? «Rispetto ad altre strategie molecolari l'applicazione delle cellule staminali come strategia terapeutica nell'uomo ha verosimilmente tempi più lunghi. Riteniamo che l'approccio terapeutico ideale per la Sma consista nel risolvere il difetto genetico causativo - ad esempio, come detto prima, con la terapia genica o con gli oligonucleotidi - e migliorare i segni e sintomi di malattia già presenti con altre strategie, tra cui il trapianto di cellule staminali. Tuttavia questi approcci devono essere validati accuratamente nella loro sicurezza ed efficacia prima di una applicazione ai pazienti». In attesa di terapie innovative, che cure sono già disponibili oggi? «Negli anni sono stati valutati diversi farmaci per stimolare la produzione di Smn. Uno di essi, il salbutamolo, viene correntemente utilizzato nella forme di tipo II e III. Inoltre, sia la riabilitazione fisica che una buona assistenza respiratoria e nutrizionale sono parte della cura della malattia e hanno un impatto rilevante sulla sopravvivenza e le capacità funzionali dei pazienti. Qual è il suo parere sul «metodo Stamina»? «Prima di qualsiasi sperimentazione clinica sull'uomo sono necessarie prove scientifiche di efficacia e di sicurezza di queste strategie che devono rispettare criteri riconosciuti e acquisiti come standard dalla comunità scientifica. Dato che questa è una fase storica molto promettente nello sviluppo di strategie terapeutiche per la Sma, sarebbe più opportuno concentrare l'attenzione e gli sforzi su ciò che ha basi scientifiche evidenti, risultati pre-clinici eccellenti e un avanzato stato di sviluppo verso la clinica, sempre mantenendo la mente aperta a nuovi sviluppi e a una analisi critica dei risultati e della loro interpretazione. Secondo il più rigoroso spirito scientifico». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato èVITA l'intervista 21/11/2013 Libero - Ed. nazionale Pag. 23 (diffusione:125215, tiratura:224026) Blitz dei Nas, chiuse diciotto strutture sanitarie ROMA Dal profondo Nord passando per l'Umbria e fino al Sud: non c'è stata regione che non sia toccata dal fenomeno delle residenze per anziani e disabili abusive, come ha scoperto la task force messa in campo dai Nas dei Carabinieri e dal ministero della Salute. Nell'ultimo blitz realizzato sono state chiuse 18 strutture per disabili e anziani. Ad essere controllate le autorizzazioni e il rispetto dei requisiti igienico-sanitari in cui sono stati trovati persino farmaci e cibi scaduti. Oltre mille le strutture ispezionate dai 38 comandi dei Nas in questi ultimi mesi. Tra quelle chiuse in quest'ultima operazione c'è una casa di riposo di Roma in cui 3 anziani in sovrannumero erano alloggiati in un seminterrato fatiscente, privo di abitabilità e in pessime condizioni di manutenzione, ma anche una residenza abusiva a Mantova per cui un 80enne è finito ai domiciliari. Nel primo caso sono anche stati trovati alimenti congelati senza indicazione della scadenza e insudiciati. «In Italia non consentiremo ad alcuno di mettere a rischio la salute dei cittadini» ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ha istituito la task force, «e di ledere i principi fondamentali di diritto alla salute e di rispetto della dignità dell'essere umano». Nel corso delle varie operazioni sono state segnalate 102 persone all'autorità giudiziaria e 174 a quella sanitaria, e i Nas hanno accertato 174 violazioni penali e 251 amministrative. Numeri che per Giuseppe Paolisso, presidente della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg) potrebbero essere solo la punta dell'iceberg, specie in un momento in cui la crisi rende impossibile pagare le rette, tra 1500 e 6mila euro al mese, delle strutture ufficiali. «È difficile fare una stima del fenomeno» aggiunge Paolisso, «manca un database unico delle strutture, che servirebbe da un lato a razionalizzare i servizi e dall'altro a facilitare i controlli». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Farmaci scaduti e anziani maltrattati 21/11/2013 Libero - Ed. nazionale Pag. 23 (diffusione:125215, tiratura:224026) Sì a Stamina per una malata di sclerosi multipla ROMA Non si può infrangere il «diritto alla speranza»: per questo il giudice del lavoro del Tribunale di Roma ha detto sì alle cure con metodo Stamina per una donna di 46 anni affetta da sclerosi multipla. Per lei ora si sono aperte le porte degli Spedali Civili di Brescia, affinché venga sottoposta alla controversa terapia con cellule staminali messa a punto dalla Fondazione guidata da Davide Vannoni. Un pronunciamento destinato certamente a scatenare polemiche, soprattutto perché in controtendenza rispetto alle indicazioni del ministero e di alcune autorevoli riviste scientifiche. «La paziente» ha spiegato l'avvocato Emanuele Ruggieri, che ha seguito il caso con Riccardo Bolognesi, «soffre di sclerosi dal 1982, non parla più e per questo motivo è stato nominato un amministratore di sostegno nella persona del fratello, che ha promosso l'iniziativa di fronte al giudice del lavoro». Con questa ordinanza, che ricopre un ruolo molto importante in quanto emessa da un tribunale autorevole come quello di Roma, il giudice dispone che siano erogate le cure a Brescia, previa acquisizione in via d'urgenza del parere del comitato etico degli Spedali Civili, disattendendo così il decreto Balduzzi. Esso disponeva che l'accesso alle cure a Brescia fosse limitato ai pazienti che avevano già ottenuto il via libera da un tribunale. Per tutti gli altri bisognava attendere l'esito della sperimentazione che, però, è stata bloccata dal ministero della Salute. Foto: Davide Vannoni [web] SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il giudice: «Diritto alla speranza» 21/11/2013 Il Salvagente - N.46 - 21 novembre 2013 Pag. 41 (diffusione:49000, tiratura:70000) Le PILLOLE di nuova generazione? Pericolose in Francia, gratis in Italia Il caso, sollevato Oltralpe, è finito all'Agenzia europea del farmaco. Ma il nostro paese fa finta di niente Barbara Liverzani L'ultima parola sulle pillole anticoncezionali di terza e quarta generazione e il rischio di tromboembolia venosa l'ha detta ai primi di ottobre l'Agenzia europea del farmaco (Ema), l'organo preposto ad autorizzare, sospendere o ritirare tutti i farmaci venduti nei paesi dell'Unione. La "parola" in questione è abbastanza chiara e netta al punto che, per esempio in Francia , l'autorità regolatoria e il ministro della salute hanno già preso provvedimenti e iniziative che hanno smosso non poco le acque del mercato, sconsigliando le prescrizioni di questi anticoncezionali. In Italia, come di consueto, tutto tace e nulla si muove. Eppure, nel parere del 10 ottobre , il Comitato per la valutazione dei rischi in materia di farmacovigilanza (Prac) dell'Ema, chiamata a rivalutare il profilo di sicurezza di questi farmaci, pur confermando il rapporto positivo benefici/rischi che è il prerequisito per tenere in commercio un farmaco, aveva concluso che il rischio di tromboembolia venosa (generalmente più elevato nelle donne che usano le pillole anticoncezionali rispetto a quelle che non ne fanno uso), è decisamente più alto, quasi doppio , se si prendono le pillole di terza e quarta generazione (a base di gestodene, desogestrel, drospirenone) rispetto a quelle di seconda, a base di levonorgestrel. E non a caso il Prac concludeva con questa raccoche, rimasta invalida al 65% a seguito di un ictus (associato all'uso della pillola "Meliane"), aveva fatto causa alla Bayer . In Italia tutto tace Situazione decisamente diversa in Italia, dove non solo del caso dei contraccettivi orali si sa poco o niente, ma beffa delle beffe le sole pillole che le donne possono ottenere gratuitamente sono quelle meno sicure . In effetti mandazione: "È importante che le donne siano rese consapevoli del rischio di tromboembolia e dei suoi segni e sintomi e che i medici prendano in considerazione i singoli fattori di rischio di ciascuna donna prima di prescrivere un contraccettivo". Francesi inflessibili Di fronte a questi pericoli i nostri "vicini" francesi hanno tenuto un atteggiamento meno "distaccato". L'agenzia regolatoria d'Oltralpe ha deciso a febbraio di rivolgersi all'Ema e di raccomandare ai medici di prescrivere in prima battuta le pillole, più antiquate ma più sicure , di seconda generazione. Non contenta, ha anche avviato un osservatorio per monitorare l'evoluzione delle prescrizioni (ad agosto quelle delle pillole di ultima generazione sono scese del 52,4% rispetto all'anno precedente). Un atteggiamento reso ancora più drastico dalla decisione del ministero della Salute francese che nel marzo scorso ha deciso di non rimborsare più le pillole contraccettive di terza e quarta generazione. Un accanimento che non deve stupire, visto che a sollevare il caso era stata proprio l'Agenzia nazionale per la sicurezza dei medicinali francese, a seguito di alcuni casi di trombosi e ictus in donne che assumevano questi contraccettivi. A far scalpore, soprattutto, la vicenda di Marion Larat a essere inseriti dall'Aifa nella "fascia A" (quella dei farmaci rimborsati interamente dal Servizio sanitario nazionale) sono proprio i contraccettivi a base di gestodene e desogestrel , ossia le penultime comparse sul mercato in ordine di tempo. Così Eleonora Cirant , giornalista che ha curato diverse inchieste su questi temi: "La rimborsabilità delle pillole più sicure era la prima delle cinque proposte che l'assemblea 'Libere di scegliere' (che un anno fa ha riunito a Roma operatrici, operatori, associazioni e singole donne, ndr) ha presentato all'Aifa per rendere più accessibile, sicura e libera la contraccezione in Italia". Purtroppo le cose in Italia non sono così semplici: "Evidentemente in molti pensano che il piacere sessuale senza riproduzione debba essere a pagamento e che le donne italiane possano permettersi di spendere 15 euro al mese per la contraccezione". Nasce la pillola con gestodene + 30 mcg di etinilestradiolo Nasce la pillola con desogestrel + 30 mcg di etinilestradiolo Nasce la pillola con desogestrel + 20 mcg di etinilestradiolo Nasce la pillola solo progestinica con desogestrel Nasce la pillola con drospirenone Nasce la pillola con dienogest Nasce la pillola con nomegestrolo+ estradiolo "GENERAZIONI" A CONFRONTO SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Diritti Contraccettivi I RISCHI DI TROMBOEMBOLIA VENOSA DI QUESTI ANTICONCEZIONALI 21/11/2013 Il Salvagente - N.46 - 21 novembre 2013 Pag. 41 (diffusione:49000, tiratura:70000) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato PILLOLE ANTICONCEZIONALI COMBINATE Sono contraccettivi orali composti dall'associazione di due ormoni femminili: un estrogeno e un progestinico. Il componente estrogenico più comunemente utilizzato è l'etinilestradiolo. Mentre il diverso progestìnico usato determina la "generazione" della pillola, con riferimento esclusivamente al periodo di immissione in commercio. PILLOLE DI SECONDA GENERAZIONE Commercializzate a partire dal 197 3 sono sono quelle che contengono come progestinico il levonorgestrel o il norgestrel. Dopo un'opportuna riduzione dei dosaggi restano il miglior contraccettivo orale, più sicuro rispetto al rischio di trombosi. PILLOLE DI TERZA E QUARTA GENERAZIONE Le prime contengono come progestinico il desogestrel o il gestodene e sono entrate in commercio a partire dal 19 84 . Quelle cosiddette di quarta generazione sono le pillole comparse più recentemente (2001) e in associazione alla componente estrogenica contengono il drospirenone, il dienogest e il chlormadinone. Entrambi questi anticoncezionali sono stati oggetto recentemente di una rivalutazione da parte dell'Ema. IL RISCHIO DI TROMBOEMBOLIA VENOSA A ottobre la Commissione per la valutazione dei rischi in materia di farmacovigilanza dell'Ema ha confermato che il rapporto beneficio/rischio delle pillole anticoncezionali combinate è positivo. Nello stesso tempo ha sottolineato che il rischio tromboelitico, benché flebile, è superiore nelle donne che usano le pillole combinate rispetto a quelle che non le prendono. Infine il Prac ha concluso che il rischio stimato di tromboembolia venosa è più alto con le pillole che usano come progestinico il gestodene, il desogestrel e il drospirenone rispetto a quelle che usano il levonorgestrel (di seconda generazione). 21/11/2013 Il Salvagente - N.46 - 21 novembre 2013 Pag. 42 (diffusione:49000, tiratura:70000) Le risposte dell'Aifa a chi chiedeva interventi Sulla revisione della rimborsabilità dei diversi contraccettivi orali si è battuto negli ultimi mesi Pietro Puzzi, ginecologo presso diversi consultori, che ha presentato all'Aifa una serie di proposte per rendere non solo più efficace ma anche più "logico" l'accesso alla contraccezione nel nostro paese. Dottor Puzzi, quali erano le sue proposte? In primo luogo il passaggio in fascia A delle pillole di seconda generazione sia con 20 che con 30 microgrammi di etinilestradiolo, ossia quelle alla prova dei fatti e dell'ultima revisione dell'Ema rivelatesi più sicure. E poi il pieno rimborso della pillola solo progestinica, indicata per la donna che allatta, e la spirale al progesterone, Mirena, nei casi di menorragia. Infine chiedevo di passare in classe Otc (farmaci da banco) la contraccezione di emergenza. Tornando alle pillole, quelle più recenti hanno dei benefici maggiori rispetto alle più antiquate? Per quanto riguarda la contraccezione l'efficacia è identica. È vero che le nuove pillole sono state propagandate come migliori dal punto di vista degli effetti secondari, soprattutto estetici, quali ritenzione idrica, aumento di peso e problemi alla pelle. Non mi sembra però che esistano prove scientifiche che possano testimoniarlo. Senza dubbio le pillole di ultima generazione sono comparse con un dosaggio più basso della componente estrogenica (si è passati da 30 a 20 mcg di etinilestradiolo), ma ormai anche quelle a base di levonorgestrel sono a bassissimo dosaggio ormonale. E allora cosa ha giustificato e giustifica la preferenza delle ultime rispetto alle prime e il fatto che solo quelle più nuove siano rimborsabili? Ragioni puramente commerciali. Le pillole di seconda generazione sono state considerate vecchie e superate nel momento in cui scadeva il brevetto. A quel punto le aziende farmaceutiche tramite i loro mezzi di propaganda, gli informatori, la spon sorizzazione di convegni, hanno oscurato il rischio lieve, ma maggiore, delle pillole di terza e quarta generazione spingendole sul mercato. Cosa le ha risposto l'Aifa? Che le mie proposte erano interessanti ma che solo le aziende possono chiedere di inserire un farmaco in fascia A e nessuna l'ha chiesto per le pillole a base di levonorgestrel benché i medici più informati e coscienziosi le preferiscano da tempo. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Diritti Contraccettivi La battaglia di Pietro Puzzi, ginecologo 21/11/2013 Panorama - N.49 - 27 novembre 2013 Pag. 52 (diffusione:446553, tiratura:561533) Anni 80 Oggi Aids, i nuovi farmaci salvavita Se nei paesi più poveri si muore ancora, in quelli occidentali è diventata una malattia cronica. Con altre terapie in arrivo. Era la peste del secolo, 30 anni fa, oggi l'aids, almeno nei paesi industrializzati, si è trasformata in una condizione cronica capace di accompagnare una persona sieropositiva per tutta la vita, senza diventare malattia conclamata. Merito della terapia combinata, ossia l'uso contemporaneo di più principi attivi antiretrovirali, che oggi compie 10 anni dalla sua approvazione (lo si ricorderà in occasione del 1° dicembre, giornata mondiale dell'aids). Quella cura cambiò la vita dei pazienti perché molto meno complicata e meno tossica delle tante compresse quotidiane di un tempo. «Oggi la terapia è concentrata in un'unica pillola al giorno, contro la replicazione del virus hiv» dice Norbert Bischofberger, capo mondiale della ricerca della Gilead, azienda biofarmaceutica californiana, tra le primea metterea punto la terapia combinata. «A breve sarà disponibile una versione potenziata, già approvata in Europae che credo arriverà presto anche in Italia. Una pillola con una potente attività repressiva del virus, capace di restare più a lungo in circolo e con effetti collaterali più lievi. In futuro avremo nuove generazioni di farmaci, perché è vero, l'aids non è più una condanna a morte, ma c'è ancora molto da fare per sconfiggere davvero la malattia». Categoria più colpita: omosessuali. Un sieropositivo si ammalava nel giro di pochi mesi. Aspettativa di vita media: 5 anni. Assumeva una pillola di Azt 4-5 volte al giorno, compresa la notte. Categoria più colpita: eterosessuali. Aspettativa di vita: normale. Un sieropositivo può non sviluppare mai l'aids. Terapia: 1-2 pastiglie al giorno. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Scenari frontiere 21/11/2013 Panorama - N.49 - 27 novembre 2013 Pag. 58 (diffusione:446553, tiratura:561533) le case chiuse riaprono su internet Antonella Piperno mettiamola così, senza falsi pudori: se siete maschi e siete a vostro agio con sigle come Bj e Vu, fate probabilmente parte di quei 9 milioni di italiani, il 70 per cento dei quali sposati, che stando alle ricerche frequentano prostitute. La dimestichezza con il gergo (Bj sta per blow job, il rapporto orale, Vu per velocità urbana, cioè la tariffa, con gli euro espressi in chilometri) indica che prediligete le lucciole 2.0, quelle cioè che offrono prestazionia casa loro (le girl)o in trasferta (le escort) pubblicizzandosi nei circa 100 siti dedicati, da Italiacalda.com a Piccoletrasgressioni.it. Un esercito virtual-reale che sta erodendo il mondo della prostituzione su strada, con apprezzamento degli uomini i quali, è stato calcolato, cliccano sui computer d'Italia 50 mila volte al giorno, alla ricerca di merce che li stuzzichi. Pronti anche a recensire i prodotti, come se fossero auto o telefonini, su forum specializzati come Itescort.it, o Gnocca forum, dove il cliente «Flauto magico» siè inventato «Google gnocca, primo test sulle ragazze pay dei siti». Ha trionfato una studentessa molto ambita: «Per prendere l'appuntamento ho penato manco fosse il primario di Villa...». L'offerta è sicuramente vasta: nella ricerca «A.A.A. Tuttiacasa.it», Mirta Da Pra, responsabile del progetto prostituzione e tratta del gruppo Abele, segnala che oggi tra il 30 e il 70 per cento delle prostitute (la percentuale varia da comune a comune) si è trasferito dalle strade agli appartamenti. Le stime parlano di decine di migliaia, nessuno finora le ha sistematicamente contate, tranne Onelio Francioso che per il suo Meretrix prostituzione e case chiuse nell'era di internet (Aliberti editore, 173 pagine 14 euro) ne ha censite 80 mila. Un numero quasi certamente sottostimato dal momento che Panorama (vedere l'articolo a pagina 63) ne ha contate circa 10 mila nelle sole 20 piccole città oggetto dell'inchiesta. Tutte felicie contente per lo status online che, oltre a svincolarle dai protettori, arriva a garantire anche 20 mila euro al mese. Tutte? Non esattamente: «Nel web c'è un 20 per cento di straniere vittime della tratta che dallo sfruttamento in strada è passato a quello al chiuso» spiega Da Pra, con analoghe privazioni della libertà e sottomissione alle sorveglianti tenutarie di case, come le cosiddette «cafetinas» che vigilano sulle brasiliane. Le minorenni straniere sfruttate, secondo Ecpat Italia (End child prostitution pornography and trafficking), sono tra 7 mila e 11 mila, le «bamboline» alle quali si stanno sventatamente accodando anche centinaia di italiane, in cerca di facili guadagni. Come le due minorenni romane della triste vicenda dei Parioli: finite in una rete di sfruttatori, dopo essersi messe disinvoltamente su Bakekaincontrii.com. «L'abbiamo deciso da sole, scialla» (che in gergo giovanilista sta per tranquillo) ha spiegato ai magistrati una delle due, come se avesse venduto libri usati al mercatino. Una ipersessualizzazione precoce davanti alla quale gli inglesi pensano semplicemente di adeguarsi: John Ashton, direttore del dipartimento di salute pubblica del ministero della Salute britannico (vedere anche l'articoloa pagina 66), ha appena invocato un dibattito nazionale per abbassarea 15 anni l'età del sesso legale. Paradossalmente in sintonia con Mirko Ieni, uno degli adulti accusati di sfruttare le baby escort dei Parioli, che con i magistrati si è difeso così: «L'Italia è un Paese bigotto e non accetta questi giochini». Bigottio no, gli esperti di temi adolescenziali sono preoccupati. Secondo la terapeuta Maria Rita Parsi, le teenager si vendono con leggerezza perché, latenze affettive a parte, internet le sta spingendo a considerare il corpo come virtuale, altra cosa rispetto a loro: «Usarlo per soldi non le coinvolge emotivamente». Scialla... Il fenomeno è diffuso se perfino su un sito asettico come Alfemminile.com in un forum Attanasia, 20 anni, chiede alle utenti come giudichino che per racimolare qualche soldo per le vacanze abbia risposto all'annuncio di «un manager distintoe serio». Operazione «poco sgradevole», tanto che oggi «per soddisfare qualche sfizio» la ripete saltuariamente. Plauso generale («Ragazze, abbiamo la patata, sfruttiamola»)e coming out di una diciassettenne: «L'ho fatto anch'io, tre volte. Ho smesso perché l'ultimo era un vecchio grassone che mi ha fatto skifo». Le ragazzine si vendono per «gli sfizi». Ma mettere i corpi online sta diventando per le adulte anche un mezzo per fronteggiare la crisi: accantoa sudamericane, ragazze dell'Este SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato copertina L'industria del sesso e della prostituzione passa sempre più spesso dal computer. In un intreccio virtuale-reale che coinvolge 9 milioni di persone. Di ogni genere. 21/11/2013 Panorama - N.49 - 27 novembre 2013 Pag. 58 (diffusione:446553, tiratura:561533) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato asiatiche, segnala Pia Covre, rappresentante del comitato per i diritti civili delle prostitute, che si batte perché il «sex work» venga riconosciuto come lavoro con partita Iva, stanno aumentando le italiane: ieri il 10 per cento, oggi il 30. «Chi ha perso il lavoro in fabbrica, chi deve pagare le cartelle dell'Equitalia, neolaureate disoccupate. Molte pensano di tirare su qualche euro e poi smettere, senza valutare le insidie di internet, la cui memoria non cancella nulla». La grande offerta intanto ha fatto scendere le tariffe: il minimo di 100 euro a rapporto (il massimo è 500 con punte di 1.000 e più per le top) ora si è ridotto, segnala Covre, a 70. Sempre meglio del sesso da strada, dove la crisi ha fatto precipitare a 10 euro una prestazione orale. I nuovi ingressi di italiane part time sono confermati anche da Roberto Pellati, titolare di Pablitoescort.com, che accogliei nuovi clienti con il glossario gergale Troiapedia, un Wikipedia in versione sex worker. Racconta che, se ieri su 50 annunci uno era di una neofita, ora la proporzione è di 5 su 50, anche ultraquarantenni. Nonostante la crisi i titolari dei siti (forti di una sentenza della Cassazione che legittima l'attività diretta a pubblicizzare inserzioni di persone) se la passano molto bene, visto che spesso i domini sono registrati in paesi esteria bassa tassazione. Un annuncio semplice costa 100 euro al mese, ma Francioso, che per il suo Meretrix ne ha censiti un'ottantina, sostiene che quelli al top come Arcaton.com ne chiedono anche 400. Che lievitano se si sceglie pure il banner con l'immagine in movimento. Arcatonè considerato la vetrina migliore dalle escort top, quelle in vendita con lingerie di lussoe annunci discreti, che mai si sognerebbero di indossare guêpière da mercatinoo di compilare inserzioni crude come le colleghe dei siti gratuiti, pieni di «menù» dettagliati, a cominciare dal «massaggio prostatico». Lo scrittore ha intervistato 500 prostitute e sostiene che «la maggioranza lo fa non per necessità, ma per migliorare il proprio stile di vita» e racconta di un'italiana che ha intrapreso la carriera sulle orme di un'amica che in un mese si era comprata l'auto. Autoimprenditrici del sesso via web difficilmente recuperabili, soprattutto per la difficoltà di intercettarle. Caritas, gruppo Abele, Cnca e Associazione on the road nel 2012 sono riusciti infatti a contattare 23.878 persone sfruttate in strada, però solo 2.936 di quelle che si vendevano indoor. I risultati del progetto Fuoriluogo sono ancora più inquietanti: su 3.078 prostitute del weba cui sono stati offerti servizi sanitari e protezione sociale, solo quattro alla fine sono tornate sulla retta via. Fin qui le prostitute. E le peculiarità dei clienti del web? Di tutte le età e propensi, come quelli on the road, a non usare il profilattico (sette su 10 sono disposti a pagare di più) segnala il gruppo Abele, che a gennaio organizzerà il convegno «Il cliente questo conosciuto». Tendenti «a considerare i servizi sessuali come merce da ecommerce» analizza Francesco Carchedi, sociologo della Sapienza impegnato in una ricerca sui forum che analizzerà la trasformazione del rapporto tra cliente e prostituta del web. Mentre Giorgia Serughetti, ricercatrice sociale dell'Università Bicocca, che per il suo Uomini che pagano le donne. Dalla strada al web, i clienti nel mercato del sesso contemporaneo (Ediesse edizioni) ha studiato 14 mila recensioni di escort, spiega: «In strada è tutto più diretto. Il web, con i nomi finti, i personaggi della geisha o della dominatrice, ha trasformato il rapporto tra prostitutae cliente in un'apprezzata performance teatrale. Con codici che rafforzano la finzione del piacere reciproco». Tutto finto, ma i clienti ci credono. Tanto che sui forum si vantano un po' tutti: «Si vedeva che godeva». 21/11/2013 Panorama - N.49 - 27 novembre 2013 Pag. 88 (diffusione:446553, tiratura:561533) ecco le spese Pazze degli ospedali d'italia il commissario alla spending review cottarelli non avrà vita facile : negli acquisti della sanità i prezzi oscillano in modo pauroso e mancano le informazioni . come testimonia la seconda parte dell'inchiesta di « panorama ». stefano cavigliae Maria Pirro Auguri al commissario per la spending review, carlo cottarelli, che lunedì 18 novembre ha promesso 6-7 miliardi di minori spese nella sanità nei prossimi tre anni. dopo le bacchettate della commissione europea, che giudica troppo timido il governo italiano sui tagli, palazzo chigi rimette al centro dell'azione la riduzione delle spese (un tema su cui Panorama batte da mesi), con un'attenzione particolare alla sanità. ma se davvero cottarelli vorrà avvicinarsi a un obiettivo così ambizioso dovrà combattere contro una quantità di cattive abitudini che a parole sono state debellate mille voltee tuttavia non cessano di aggravare inutilmentei bilanci delle asle degli ospedali italiani. la prima, da cui molte altre discendono,è la difficoltà con cui circolano le informazioni nel sistema sanitario nazionale. nella precedente puntata di questa inchiesta Panorama ha rivelato che il medesimo stent coronarico (lo Xience prime) viene comprato a prezzi ben diversi nelle varie regioni del paese: 448,95 euro in toscana, 478,83 in emilia-romagna, 850 in piemonte, per citarne solo tre. Come devono sentirsi i vertici di un ospedale, scoprendo che ad appena 300-400 chilometri di distanza i loro colleghi pagano lo stesso strumento poco più della metà? Giuseppe De Filippis, direttore sanitario dell'Ospedale Mauriziano di Torino (quello dello stenta 850 euro, appunto), tiene a precisare che quel prezzo era valido fino a qualche tempo fa ed è stato rinegoziato. Ora costa 770 euro. Meno di prima, d'accordo, ma sempre molto più degli altri. «La differenza» afferma «può dipendere in parte dai quantitativi: noi abbiamo ordinato solo 300 pezzi. Immagino che la centrale di acquisto della Toscana tratti quantità di gran lunga superiori». Anche questo incide, ed è un solido argomento per collocare la centralizzazione degli acquisti in cima all'agenda di Cottarelli. Tuttavia, c'è un altro punto cruciale, che viene segnalato dal direttore amministrativo dell'Ospedale Mauriziano, Chiara Serpieri: la mancanza di informazioni. «Il prezzo ottenuto dai colleghi in Toscana» dice «è riportato sul sito dell'Autorità di vigilanza peri contratti pubblici solo in modo generico, senza la marca del prodotto. In sede di negoziazione l'azienda fornitrice, la Abbott, ci ha detto che non si sarebbe attenuta al prezzo di riferimento dell'Autorità, in quanto non era relativo al modello in questione.E noi non abbiamo avuto argomenti per replicare. Se la dicitura con cui il prodottoè indicato nel sito dell'Avcp fosse stata più completa, avremmo avuto un'arma in più per negoziare». È solo un esempio, ma se si pensa che una semplice correzione testuale sul sito dell'Autorità di vigilanza avrebbe potuto fruttare all'Ospedale Mauriziano di Torino parecchie migliaia di euro di risparmi, è giusto chiedersi quanti soldi si sprecano ogni giorno in tutta Italia per problemi della stessa natura. I primi nemici da debellare nella lotta contro la voragine finanziaria della sanità sono dunque gli enormi scostamenti esistenti fra una regione e l'altra in tutti i parametri più importanti: non soloi costi di benie servizi, ma anche la qualità delle prestazioni, le quantità dei singoli prodotti acquistati, il livello della spesa farmaceutica pro capite. Per finire ai bilanci sanitari delle singole regioni, che in genere rappresentano la sintesi migliore di tutto il resto. I disavanzi regionali del 2012, con i 660,8 milioni di passivo del Lazio e i 156 della Campania, contrapposti agli attivi di regioni virtuose come le Marche, l'Umbria, la Lombardia, il Veneto, sono eloquenti. Per questo è fondamentale la partita dei costi standard, con l'individuazione delle tre regioni migliori che dovranno essere prese a riferimento da tutte le altre. Il governo vorrebbe procedere già dagli ultimi mesi del 2013, ma l'importante è che si metta finalmente in funzione un meccanismo efficiente di perequazione almeno dall'inizio del 2014. È eloquente al riguardo la tabella sulle differenze dei prezzi pubblicata nella pagina accanto. Vi si rileva non tanto che la mediana dei prezziè sensibilmente più alta dei prezzi di riferimento fissati dall'Autorità peri contratti pubblici. Quel datoè del 2012, ossia del momento in cui il prezzo «giusto» è stato fissato dall'Autorità, insieme con l'obbligo di non superarlo di più del 20 per cento. Più significativo è il SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato sprecopoli 108 miliardi di euro la spesa sanitaria italiana 21/11/2013 Panorama - N.49 - 27 novembre 2013 Pag. 88 (diffusione:446553, tiratura:561533) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato comportamento delle regioni meno virtuose (di cui però non vengono indicati i nomi), esaminato per tutti questi mesi dalla Regione Veneto, in quanto coordinatrice del tavolo sui costi standard nella conferenza Stato-regioni. Se le differenze sono così ampie, vuol dire che ci sono aree d'Italia in cui i prezzi di riferimento vengono sforati, regolarmente, alla grande. Vista la confusione che regna nella spesa sanitaria, qualcuno obietterà probabilmente che il Tar del Lazio ha smontato da tempo il prezzo di riferimento come limite obbligatorio, accogliendo il ricorso di diversi fornitori. Ma attenzione: questo è vero solo per i dispositivi medici e per una piccola quantità di farmaci. Per tutto il resto invece il prezzo di riferimento dovrebbe essere considerato un limite invalicabile, come evidentemente non è. Scostamenti importanti si verificano perfino all'interno di una stessa regione. Nelle tabellea pagina 89 relative ai prezzi di tre regioni (Lombardia, Toscanae Puglia) si vede come gli stessi beni siano acquistatia prezzi notevolmente diversi anche a poche decine di chilometri di distanza.I dati, forniti dal ministero della Sanità, sono relativi al 2012e in qualche caso sono stati migliorati grazie agli sforzi fatti per unificare le centrali di acquisto, ma rappresentano comunque una testimonianza del caos della sanità. Per mettere un po' d'ordine non c'è che un sistema: allestire centrali di acquisto per aree di dimensione regionale, cosa che consente anche di spuntare prezzi migliori facendo leva sulla quantità. Sembrano aver capito la lezione in Toscana, regione che pure non è entrata nel gruppetto delle prime cinque più virtuose, dove otto anni fa è iniziato il processo di centralizzazione degli acquisti con la costituzione di tre enti per i servizi tecnico-amministrativi di area vasta (Estav) per la quasi totalità degli acquisti nelle diverse aree regionali. Pochi giorni fa la giunta ha approvato un passo ulteriore, che porta le centrali di acquisto da tre a una sola. «Il segreto di questo tipo di organizzazione» spiegaa Panorama l'assessore al Diritto alla salute della Toscana, Luigi Marroni, «è che produce una standardizzazione dei consumi. Dal momento che tutti devono comprare insieme, si evita che ci siano centinaia di siringheo di guanti diversi. Basta averne 20». Proprio sulle siringhe per iniettore usate nelle tac si è potuta toccare con mano recentemente la prova lampante dell'efficacia di questo ragionamento. Fino al 2012 (come si vede nella tabella a pagina 89) il prezzo di acquisto oscillava fra i 12 euro di Massa e Carrara e i 19 di Firenze. È bastato acquistarle in modo unificato da parte delle tre centrali (passando da 28 a tre tipi diversi) per produrre un crollo del prezzo per tutti finoa 5,9 euro per siringa. Un altro esempio dei benefici della centralizzazione viene dalla Puglia (che pure si sta muovendo in modo non troppo spedito su questa strada): la distribuzione diretta delle bombole di ossigeno liquido ha comportato un dimezzamento della spesa da 32 a 16 milioni. La raccomandazione costante di tutti coloro che si muovono per mestiere nel labirinto della sanità italiana è di non fermarsi alle apparenze. Il divario dei prezzi è la prima cosa che salta agli occhi, ma ce ne sono parecchie altre importanti. L'eccessiva varietà dei modelli (come abbiamo visto) è una delle barriere al cui riparo prospera l'impennata di alcuni prezzi, però bisogna tenere d'occhio anche le quantità dei beni acquistati e delle prestazioni fornite. Che possono dilatarsi anche senza particolari interessi, per semplice mancanza di organizzazione. «Un fattore di lievitazione della spesa» spiegaa Panorama Maria Teresa Brassiolo, presidente della sezione italiana di Transparency international, associazione non governativae non-profit che si propone di combattere la corruzione, «è la mancanza di distinzione fra strutture di eccellenza attrezzate per gli eventi più critici e il resto dell'assistenza ospedaliera. Nelle strutture di eccellenza, dove un paziente costa in media 2.200 euro al giorno, la degenza potrebbe essere di 3-4 giorni, per poi accompagnare i pazienti in strutture più adatte alle loro condizioni, con un costo di almeno 1.000 euro inferiore. In Italia succede invece che si resti sempre nello stesso ospedale, in media per 10-12 giorni». Moltiplicando la differenza del costo quotidiano peri milioni di pazienti ricoverati ogni anno viene fuori un ordine di grandezza piuttosto alto. Come pure il racconto della Brassiolo su un episodio verificatosi poco meno di 10 anni fa, quando la consulenza di Transparency era stata richiesta da una asl della capitale che rischiava di dover portarei libri in tribunale. «Il responsabile ci ricevette dopo ore di attesa, scusandosi perché costretto ad assentarsi di continuo per discutere con contabilie avvocati. Parlammo con lui un'oretta, con l'accordo di incontrarci di nuovo. Non siè fatto più sentire». Nel frattempo era intervenuto il governo, mettendo sul tavolo qualche miliardo per quella asle altre due che si trovavano in condizioni analoghe. Mettersia 21/11/2013 Panorama - N.49 - 27 novembre 2013 Pag. 88 (diffusione:446553, tiratura:561533) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato studiare come ridurre gli sprechi non era più necessario. ( 2-continua) fonte dati: ministero della salute - flusso consumi dispositivi medici, anno 2012 differenze in regione (in euro) Le tabelle mostrano come possono variare i prezzi anche in una stessa regione, se l'acquisto non è centralizzato. Gli esempi sono relativi a dispositivi medici a maggiore spesa e diffusione acquistati da asl e ospedali. Si tratta di dati forniti dal ministero della Salute che provvede al monitoraggio dei consumi. Da una verifica effettuata da «Panorama» questi costi risultano abbattuti in Toscana che, ad aprile 2013, ha centralizzato la fornitura delle siringhe per iniettore. Le tabelle, riferite a singoli prodotti, non hanno la pretesa di fornire un quadro generale degli acquisti di una regione, ma danno l'idea di quello che accade. 2 9,6 miliardi di eur o la spesa sanitaria per beni e servizi 67miliardidieuro l'obiettivo di risparmio in tre anni sull a spesa sanitaria del commissario all a spending review, carlo cottarelli Lo strano caso della Asl di Catania in tutti i tentativi di riduzione della spesa è considerata cruciale l'attività della Consip, l'azienda incaricata di effettuare bandi e mettere a disposizione piattaforme telematiche per gli acquisti della pubblica amministrazione. in teoria tutti i soggetti pubblici, comprese le asl, dovrebbero passare per le sue procedure. Ma in pratica non tutti lo fanno. in particolare non lo ha fatto molto, ultimamente, l'azienda provinciale di Catania, che tra la fine del 2012 e l'inizio del 2013 ha effettuato bandi per poco meno di 2 miliardi a trattativa privata per farmaci esclusivi per l'intera regione. in modo legittimo? non secondo la Consip che, sollecitata da Panorama, ha sostenuto l'esistenza di un obbligo a utilizzare la sua piattaforma telematica in quanto garanzia di efficienza e trasparenza. Ma non è questa l'opinione della asl di Catania né della regione siciliana, dove i bandi effettuati fuori dal sistema Consip sono spiegati da un lato invocando l'autonomia dello statuto speciale, dall'altro con la particolarità dell'acquisto di farmaci con brevetto dove c'è un solo possibile candidato (cosa che renderebbe impossibile una gara al ribasso). difficile dire chi abbia ragione. Quel che è certo è che anche in sicilia si comincia a riconoscere l'importanza dell'unificazione delle procedure di acquisto. È del 15 novembre scorso l'annuncio dell'assessore alla sanità Lucia Borsellino di importanti risparmi conseguiti proprio con la partecipazione alla gara Consip per i farmaci generici. Bandi per quasi 2 miliardi al di fuori del sistema Consip: «Ma il fornitore era uno solo» Foto: Avcp* Autorità di vigilanza sui contratti pubblici 20/11/2013 Capital - N.405 - novembre 2013 Pag. 37 (diffusione:85554, tiratura:133841) Le cure che rendono di più Tre anni fa, la corsa alle società biotecnologiche sembrava una bolla. Oggi è chiaro che, nei prossimi 20 anni , il loro valore è destinato ad aumentare continuamente | annunciata girotti Entro il 2030, le biotecnologie avranno un peso rilevante nella realizzazione dell'80% dei prodotti farmaceutici, del 35% dei prodotti chimici e industriali e del 50% dei prodotti agricoli. Sono queste le ultime stime dell'Ocse, che prevedono per il settore un valore diretto del 2,7% del pil globale. Non c'è quindi da stupirsi se le biotecnologie continuano ad attirare gli investitori, anche perché sono meno inuenzate dai saliscendi della borsa. Inoltre, buona parte dei movimenti del settore deriva dall'elevata componente di fusioni e acquisizioni che da sempre caratterizza questo comparto. Spesso, infatti, le grosse case farmaceutiche ( Roche , Pfizer , GSK , Eli Lilly ...) rilevano società biotecnologiche meno capitalizzate ma che hanno già raggiunto importanti traguardi in termini di prodotti, grazie all'intensa attività di ricerca e sviluppo in settori di nicchia, ma ad altissima potenzialità. Il mercato statunitense è il più importante, ma anche in Europa qualcosa si muove: meno in Italia, dove nel 2012 il fatturato delle aziende biotech è stato di 7.152 milioni di euro. Quest'anno l'Inghilterra sta facendo la parte del leone per quanto riguarda gli investimenti in tale business, seguita da Olanda, Belgio, Germania, Francia; l'Italia è in fondo alla classifica. Gli indici azionari delle aziende biotech hanno già corso parecchio dall'inizio di quest'anno (+45% il Nasdaq Biotech e +15% l' Amex Pharma ), ma molti gestori rimangono convinti che non ci si trovi di fronte a una bolla che sta per esplodere. «Il rally iniziato nel 2010 è partito da valutazioni molto basse, con le principali società (Amgen, Biogen...) che quotavano a un rapporto prezzoutile a sconto rispetto all'S&P500. Ora il settore scambia a premio, ma questo premio rimane all'interno dei dati storici e non appare eccessivo, anche considerando altri indicatori fondamentali come l'utile per azione», sottolinea Rudi Van den Eynde , gestore Dexia Equities Biotechnology . L'eccezionale performance registrata dal comparto da inizio anno è stata sostenuta dai dati demografici, dai mercati emergenti e da un nuovo ciclo di prodotti alimentato dall'innovazione. «Le valutazioni attuali non riettono ancora la forza di questi driver di crescita sostenibile nel lungo termine», precisa Nathalie Flury , gestore del fondo JB Biotech di Swiss&Global AM . In eetti, il fattore demografico inuisce in modo determinante. «Le persone meno giovani tendono a consumare un numero maggiore di servizi e prodotti sanitari e, ovviamente, di farmaci, mentre gli anziani assumono, in media, una quantità pari al doppio di medicinali rispetto a chi ha 20 o 30 anni», spiega Evan McCulloch , gestore del fondo Franklin Biotechnology Discovery . Comunque, le ragioni alla base dell'ascesa di questo settore sono principalmente due. Gli investitori erano alla ricerca di titoli difensivi con un'inclinazione di crescita e l'hanno trovata nelle società biotech a grande capitalizzazione. Ognuna commercializza diversi prodotti in aree ben definite come la dialisi, il cancro o l'Hiv e le malattie virali. Si tratta di malattie croniche o di lunga durata per cui i pazienti assumono il farmaco in modo permanente. La seconda ragione è da ricercare nelle valutazioni. Due anni fa, quando è iniziata la moda del biotech, le valutazioni erano molto attraenti con un tasso di crescita annuale del 15-20%. «Non credo comunque che stia esplodendo una bolla, la situazione oggi è molto diversa che in passato. Le 20 più grandi aziende biotech sono redditizie, il settore è più maturo, i prodotti sono più avanti negli studi clinici», osserva Flury, consigliando a un investitore di puntare su quelle aziende che commercializzano un prodotto per malattie in cui negli ultimi 10-20 anni non ci sono stati sviluppi. Un esempio è Alexion con il suo prodotto Soliris: è la prima e unica terapia approvata per il trattamento di Pnh, una malattia progressiva e pericolosa caratterizzata dalla distruzione eccessiva di globuli rossi. I principali driver del settore sono conti robusti (nella seconda metà del 2013 la maggior parte delle grandi società biotech ha battuto le previsioni di fatturato e ha incrementato le stime sugli utili); pipeline di successo e ambiente favorevole dal punto di vista della regolamentazione; aumento delle attività di M&A; aumento delle Ipo che mostrano una forte innovazione. «Noi preferiamo le società che hanno già uno o più prodotti sul mercato. Per le posizioni più SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato investimenti 20/11/2013 Capital - N.405 - novembre 2013 Pag. 37 (diffusione:85554, tiratura:133841) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato piccole del portafoglio, prendiamo in considerazione le aziende che sono in fase molto avanzata di sviluppo, nella fase III della sperimentazione, con solidi risultati della fase II», indica Flury. Il team del fondo Franklin Biotechnology Discovery segue oltre 200 società biotecnologiche su scala mondiale ed è sempre alla ricerca di nuove aziende le cui valorizzazioni siano scontate rispetto al valore intrinseco. La posizione più ampia è quella in Gilead Sciences , che ha presentato i dati della II e III fase di sperimentazione sui nuovi composti contro il virus dell'epatite C. Anche Biogen Idec ha lanciato di recente un nuovo medicinale per la sclerosi multipla, più efficiente e meglio tollerato rispetto all'attuale opzione terapeutica. A queste azioni, Nathalie Lötscher , portfolio manager del fondo UBS Equity Biotech , aggiunge Onyx Pharmaceuticals , che ha sviluppato Nexavar, commercializzato insieme a Bayer per curare epatocarcinoma e cancro renale. Infine, Van den Eynde ritiene ancora interessanti Biogen , poiché il lancio di Tefcidera (sclerosi multipla) ha portato buoni risultati e la società ha una forte pipeline di prodotti, la statunitense Stemline per lo sviluppo della cura della leucemia. «L'Europa ha fatto molta strada e stiamo aumentando la nostra esposizione in quest'area. Roche , per esempio. Ci piace anche la società francese Ipsen , che sta dando buoni risultati nei tumori neuroendocrini, così come la tedesca Biotest », conclude Van den Eynde.Fondo Volat. Perf. 1 anno FontE: MorningStAr, DAti AggiornAti AL 14 ottoBrE 2013 Nove fuoriclasse da tenere d'occhio Perf. 3 anni annualizz. ESPA Stock Biotec 15,9% 32,6% 32,5% 23,8% Franklin Biotechnology Discovery 15,3% 34,1% 31,1% 23,7% Julius Baer Biotech Fund 16,7% 31,8% 30,8% 20,9% Credit Suisse Equity Biotechnology 16,6% 31,7% 29,9% 21,5% Dexia Equities L Biotechnology 15,8% 40,1% 29,6% 30,8% UBS Biotech 17,9% 28,2% 26,0% 23,2% Pictet- Biotech 16,3% 27,2% 22,9% 13,8% Multi Stars Sicav WM Biotech - 36,7% - Selectra J. Lamarck Biotech - 30,7% - - Perf. 5 anni annualizz. Foto: «Il rally iniziato nel 2010 è partito da valutazioni basse, le principali società quotavano a un rapporto prezzo-utile a sconto rispetto all'S&P 500. Ora il settore scambia a premio, ma senza eccessi» Foto: Da sinistra, Nathalie Lötscher , portfolio manager di Ubs Equity Biotech , e Rudi Van den Eynde , gestore di Dexia Equity Biotechnologies . Foto: «Preferiamo le società che hanno già uno o più prodotti sul mercato. Per le posizioni più piccole del portafoglio, prendiamo in considerazione le aziende che sono in fase molto avanzata di sviluppo» Da sinistra, Nathalie Flury , gestore del fondo JB Biotech di Swiss&Global Am, ed Evan McCulloch , gestore di Franklin Biotechnology Discovery .