scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 21 novembre 2013
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
21/11/2013 Corriere della Sera - Nazionale
I malati di Sla senza respiratore davanti al ministero
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21/11/2013 La Repubblica - Roma
Sant'Eugenio riapre Psichiatria Cto-Inail, intesa sul Centro protesi
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21/11/2013 La Repubblica - Napoli
MANOVRE SANITARIE
6
21/11/2013 La Stampa - Nazionale
La Sanità difende il suo piano Lorenzin: "Reinvestiamo 30 miliardi"
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21/11/2013 Il Messaggero - Roma
L'Inail trasloca al Cto e l'ospedale «rinasce»
8
21/11/2013 Il Giornale - Nazionale
Il gioco d'azzardo è come un'epidemia
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21/11/2013 Avvenire - Nazionale
«Studi e risultati seri, le staminali funzionano»
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21/11/2013 Libero - Nazionale
Blitz dei Nas, chiuse diciotto strutture sanitarie
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21/11/2013 Libero - Nazionale
Sì a Stamina per una malata di sclerosi multipla
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21/11/2013 Il Salvagente
Le PILLOLE di nuova generazione? Pericolose in Francia, gratis in Italia
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21/11/2013 Il Salvagente
Le risposte dell'Aifa a chi chiedeva interventi
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21/11/2013 Panorama
Anni 80 Oggi Aids, i nuovi farmaci salvavita
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21/11/2013 Panorama
le case chiuse riaprono su internet
17
21/11/2013 Panorama
ecco le spese Pazze degli ospedali d'italia
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20/11/2013 Capital
Le cure che rendono di più
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
15 articoli
21/11/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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La protesta Il gesto estremo perché nessuno li riceveva. Poi l'incontro con il sottosegretario all'Economia
Baretta: «Aumenteremo le risorse»
I malati di Sla senza respiratore davanti al ministero
I malori Diverse le persone colte da malore. Ad ottobre uno di loro era morto dopo un lungo presidio
Margherita De Bac
NOTIZIE CORRELATE
ROMA - È la decima volta che si accampano sotto il ministero per l'Economia, sdraiati sulle carrozzine,
circondati dai familiari, protetti dalle coperte se fa freddo. Quando l'attesa va oltre e nessuno gli dà retta,
staccano il respiratore, a turno.
Non gesti dimostrativi. Sono determinati ad andare fino in fondo come ieri avrebbe fatto Tore Usala, malato di
Sla, segretario del Comitato 16 novembre, l'associazione nata perché siano riconosciuti ai grandi disabili il
diritto alla libertà di scegliere dove essere curati e fondi più dignitosi per la non autosufficienza grave. Per il
2014 il budget è di duecentocinquanta milioni e non riguarda solo la Sla, comprende tutti i casi più disperati.
A un certo punto visto che non succedeva nulla, che nessuno si preoccupava di loro, Usala ha svitato il
tubicino che collega il ventilatore alle batterie. Avrebbe avuto quattro ore di autonomia. Solo allora dal
ministero qualcuno è sceso per annunciare che sarebbero stati ricevuti dal sottosegretario Pier Paolo Baretta,
per la seconda volta in un mese. E Tore si è fermato, pronto a ricominciare se necessario.
«Lui sarebbe andato fino in fondo, ne sia certa», afferma una signora venuta dall'Abruzzo, per accompagnare
a Roma il marito Pino. Ci sono stati malori tra i malati, si è temuto il peggio. Ambulanza e momenti di
tensione in via XX Settembre, chiusa al traffico.
Non si poteva rischiare una seconda vittima dopo Raffaele Pennacchio, sfinito non dalla Sla ma da tre giorni
di presidio notturno, il 24 ottobre. Tornato in albergo il suo cuore non ha retto: «Sono qui per lui, per
continuare la sua battaglia», dice la vedova, stremata, la fotografia del marito riprodotta in grande sugli
striscioni.
«Lottiamo per ricevere assistenza a casa 24 ore su 24 senza essere obbligati a farci ricoverare nelle Rsa, le
residenze sanitarie che oltretutto hanno un costo doppio rispetto alle cure in famiglia», riassume Mariangela
La Manna, vicepresidente nazionale del Comitato. La legge così prescrive. Oggi chi sceglie di restare fra i
suoi cari per non subire l'ulteriore dolore di un ambiente estraneo, non ha diritto al rimborso di una persona
che lo accudisca, privilegio che invece è riconosciuto in Sardegna grazie al progetto «Restare a casa». Lo
chiede, raccontando la sua vita, Pino, dopo essersi ripreso dal malore, protetto da una coperta offerta dai
soccorritori. Prima di scoprire la Sla era titolare di un bar a Lanciano, in provincia di Chieti. Ha 47 anni e due
anni fa ha dovuto vendere l'attività. Per la malattia riceve un assegno mensile di 700 euro, le spese per sé e
la moglie superano i duemila.
Per il momento però è rimandato il discorso sui contributi a favore dell'assistenza domiciliare che secondo le
associazioni sarebbe un vantaggio sul piano del risparmio. Al termine di una lunga trattativa dai toni piuttosto
accesi si è aperto invece uno spiraglio per il fondo. Il sottosegretario Baretta ha ricevuto una delegazione alle
4 e mezza, hanno finito alle 8. Si è impegnato tra l'altro a «aumentare le risorse già previste nella legge di
Stabilità 2014 per la autosufficienza».
Sono state inoltre promesse una serie di iniziative per facilitare e rendere più omogeneo nelle Regioni la
distribuzione dei comunicatori, gli apparecchi che diventano da un certo grado della malattia in poi l'unico
modo per farsi sentire. Oggi alle 10.30 la commissione bilancio del Senato parlerà anche di questo. Il
Comitato annuncia che non getterà la spugna. Senza garanzie occuperanno il Senato, Usala in testa.
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Foto: In piazza Salvatore Usala si fa staccare il respiratore (Ansa)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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21/11/2013
La Repubblica - Roma
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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Sanità
Sant'Eugenio riapre Psichiatria Cto-Inail, intesa sul Centro protesi
CARLO PICOZZA
DOPO due mesi di lavori, al Sant'Eugenio riapre il Servizio psichiatrico. E, nella nuova ala dell'ospedale,
presto saranno avviati il Centro per le interruzioni di gravidanza e la Radiologia interventistica. È stata
realizzata l'aula magna e riqualificato l'androne del vecchio corpo di fabbrica dell'ospedale che, con una
"passeggiata coperta", sarà collegato con il nuovo dove, in dieci piani, sono ospitate le sale operatorie, il
Pronto soccorso e i reparti di degenza, tutto ancora fresco di calce.
Al taglio del nastro, la ministra della Salute Beatrice Lorenzin: «Non è vero», ha detto «che più si spende e
più servizi si hanno, anzi molta pessima sanità la fanno proprio gli sprechi». «Al Sant'Eugenio si è data prova
di efficienza e risparmi», ha continuato, additando i risultati del bilancio della Asl RmC cui l'ospedale fa capo:
«Il pareggio conseguito, di fronte al disavanzo di 123 milioni, è un risultato tanto più importante perché si è
continuato a investire per innovare». Erano presenti in centinaia i camici bianchi e gli impiegati.
«Insieme», ha detto il direttore Antonio Paone, «abbiamo raggiunto gli obiettivi comuni». E ha illustrato le
prospettive per il Cto: «Sono finiti i lavori di ristrutturazione chiesti dall'Inail che prenderà in affitto una parte
dell'ospedale». In una convenzione, firmata il 31 ottobre, sono fissate le modalità di collaborazione che
regoleranno i rapporti tra Asl e Inail che al Cto aprirà una succursale del suo centro nazionale per le protesi.
Così, l'ospedale avrà una carta in più per riappropriarsi della sua originaria vocazione orto-traumatologica e
riabilitativa.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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21/11/2013
La Repubblica - Napoli
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(diffusione:556325, tiratura:710716)
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MANOVRE SANITARIE
LUIGI FINELLI
CI RISIAMO, spunta di nuovo l'idea di costruire un nuovo Policlinico nella zona rossa di Napoli a Scampia,
un'idea innovatrice e geniale che apre le porte al recupero di un territorio degradato e offre la possibilità a
giovani e quanti altri vogliono mettere la testa a posto di nuova occupazione e largo sviluppo. Ma davvero si
può immaginare di costruire un nuovo Policlinico e per di più a Scampia senza porsi alcune semplici
domande: stiamo già costruendo un Policlinico a Caserta, un Ospedale del Mare, e abbiamo appena aperto il
Policlinico di Salerno, allora a che servono tutti questi Policlinici, senza alcuna specificità e privi di qualsiasi
eccellenza? E poi come una facoltà di Medicina, con annesso ospedale a numero chiuso, può portare a
Scampia sviluppo economico, risanamento ambientale e sviluppo culturale? E ancora cosa ne facciamo dei
44 ettari di terreno su cui nel 1972 nacque il cosiddetto Nuovo Policlinico? Non siamo stati in grado di
mantenere le strutture edilizie, di formulare un piano di sviluppo della facoltà di Medicina, di crescita in termini
di scientificità e professionalità in questi 40 anni, non si è riuscito a sviluppare un settore che potesse divenire
eccellenza, finendo così di essere il peggior ospedale italiano e che cosa ci inventiamo? Costruiamone un
altro, in grado di attrarre anche imprenditori per realizzare una sorta di cittadella universitaria con annessi
servizi alberghieri.
Ve l'immaginate imprenditori napoletani e no che hanno tanta voglia di investirea Scampia dove arriveranno
frotte di turisti a visitare la meraviglia del rinnovamento? Diceva Totò "e io pago".
Ci spieghino piuttosto i nostri politici e accademici, invece di fantasticare su cose assolutamente inutili, a che
cosa servono sette università in Campania, in competizione tra loro e con corsi di laurea sovrapponibili e
molti inutili; ci spieghino come affrontare il problema della decadenza dell'assistenza sanitaria e il perché non
si sono chiusi ospedali fatiscenti, improduttivi e pericolosi; ci spieghino perché è ancora fermo l'Ospedale del
Mare e perché hanno immaginato - invece di accorpare i due Policlinici universitari vecchi, sporchi,
improduttivi - di costruirne uno nuovoa Caserta; ci spieghino perché continuanoa dare i soldi alle Aziende
universitarie assistenziali senza controllare il funzionamento delle strutture e soprattutto l'occupazione reale
dei posti letto.
E ora in un epoca di saldi e di cancellazione delle spese inutili e delle clientele politiche a fini elettorali,
spunta ancora una volta la mala politica e con essa quelle idee apparentemente rivoluzionarie ma che
nascondono una sola e sempre la stessa verità: i voti.
La sanità gioca la partita sulla salute e il benessere dei cittadini e non può e non deve essere mai
mercificata, quello che è accaduto in questi tristi anni non deve ripetersi mai più.
Dobbiamo tutti vigilare affinché non si continui a scavalcare l'interesse della collettività.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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21/11/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:309253, tiratura:418328)
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La Sanità difende il suo piano Lorenzin: "Reinvestiamo 30 miliardi"
Il ministro vede il commissario: con le Regioni progetto condiviso
PAOLO RUSSO ROMA
«Grazie, ma la spending sanitaria la stiamo facendo noi con le Regioni e porterà 30 miliardi di risparmi in
cinque anni». Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha esordito così ieri sera nel faccia a faccia con il
commissario per la spending review, Carlo Cottarelli. Che per Asl e ospedali è pronto a rimettere le forbici nel
cassetto e a collaborare con la Salute, purché si intervenga sui farmaci e su beni e servizi con le centrali di
acquisto, sulle prestazioni inappropriate con protocolli terapeutici più stringenti e sui livelli essenziali di
assistenza eliminando il superfluo. Cose in parte già previste dal «Piano Lorenzin», che in realtà è il Patto per
la salute in fase ultima di messa a punto con le Regioni. Un Patto che promette di ridisegnare la sanità dei
prossimi cinque anni, reinvestendo i 30 miliardi di risparmi soprattutto in innovazione tecnologica e restyling
degli ospedali fatiscenti, potenziamento dei servizi sul territorio, incentivi per attrarre ricercatori. Obiettivi da
realizzare prima di tutto chiudendo i reparti sottoutilizzati e le chirurgie dove si fanno così pochi interventi
l'anno da non essere nemmeno sicure per chi ci capita a tiro. E questo significherebbe circa 14mila posti letto
in meno. Ai quali aggiungere la riconversione di circa 160 piccoli ospedali in strutture per l'assistenza
territoriale. Ma la rivoluzione investirà anche i medici di famiglia, che non dovranno più lavorare da soli ma
aggregarsi, anche con specialisti e infermieri per garantire continuità assistenziale nell'arco della giornata. Un
po' come avviene nelle neo -nate «Case della salute» in Toscana ed Emilia. Per ottenere risparmi le
aggregazioni dei medici di base verrebbero dotate di un budget. Ma l'onda lunga delle prestazioni inutili
verrebbe arginata anche in altro modo. Vietando le decine di ricoveri inappropriati, come quelli per diabete,
ipertensione, bronchiti. Cose che al massimo richiedono il day hospital. Ma anche intervenendo sui Lea, i
livelli essenziali di assistenza, che sono poi il librone delle prestazioni mutuabili. La lista di quelle considerate
«ad alto rischio di inappropriatezza» c'è già. Qualche esempio: la risonanza al ginocchio o alla spalla per gli
ultrasessantacinquenni. Non serve perché a quell'età i tessuti non vengono "letti" dalla macchina ma costa
cara e se ne fanno una valanga. L'idea è fare come si fece a suo tempo con i farmaci, inserendo delle note
nei Lea che autorizzano le prestazioni solo quando necessarie. La mammografia solo per controllare, senza
rientrare in uno screening o senza diagnosi sospette si paga. A meno che il medico non specifichi perché la
prescrive. A garantire un altro po' di risparmi ci sarebbero poi gli acquisti centralizzati per beni e servizi
mentre per i farmaci un anticipo del Patto potrebbe andare già nella legge di stabilità con le aste di acquisto
per categorie terapeuticamente omogenee: non compro il prodotto dal prezzo più basso tra quelli che hanno
lo stesso principio attivo ma allargo il cerchio a tutti quelli che curano ad esempio l'ipertensione. E sono 300
milioni da reinvestire per l'assistenza domiciliare ai cronici gravi. Un menù che è tutto l'opposto dei tagli
lineari. Resta da vedere se le Regioni alla fine chiuderanno il cerchio. «Altrimenti - ha detto Lorenzin a
Cottarelli - farà bene ad intervenire lei».
Foto: Agguerrita
Foto: Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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21/11/2013
Il Messaggero - Roma
Pag. 45
(diffusione:210842, tiratura:295190)
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L'Inail trasloca al Cto e l'ospedale «rinasce»
RIABILITAZIONE E PROTESI PER LAVORATORI INFORTUNATI E PER TUTTI I CITTADINI
Marco Giovannelli
I lavori di adeguamento sono finiti, il contratto stipulato e il Cto entro poche settimane tornerà polo di
eccellenza. Ma questa volta anche per la riabilitazione e la rieducazione dopo gli infortuni sul lavoro. Con 1,8
milioni di euro (anticipati dalla Asl RmC e restituiti entro tre mesi dall'Inail), l'ospedale della Garbatella
diventerà il primo esempio italiano di integrazione tra l'attività specifica dell'Istituto sugli infortuni dei lavoratori
e il territorio. «A Roma verrà sviluppata l'attività protesica di Budrio in un area di quasi duemila metri quadrati
- ha spiegato Giuseppe Mazzetti, direttore centrale dell'Inail - saranno assunti altri terapisti e come prevede
l'accordo con la Regione Lazio (firmato a maggio da Nicola Zingaretti e dal presidente dell'ente Massimo De
Felice, ndr) non assisteremo per la riabilitazione solo i lavoratori infortunati ma anche tutti i cittadini che
hanno bisogno delle nostre cure». Il trasloco dall'attuale sede della Camilluccia dovrebbe avvenire nei
prossimi giorni e in poche settimane si prevede l'inizio dell'attività «in sinergia con il nostro personale», ha
aggiunto Antonio Paone, manager dell'azienda sanitaria, ieri mattina al Sant'Eugenio. SANITÀ SUB
COMMISSARIO «Abbiamo esaminato molti curricula, sono stati sei mesi di intenso lavoro. Ora abbiamo una
rosa di dieci nomi tra i quali scegliere entro un paio di settimane il sub commissario alla sanità per la Regione
Lazio». Il ministro Beatrice Lorenzin ha liquidato così la nomina. Ieri mattina Zingaretti ha declinato l'invito al
Sant'Eugenio per «improrogabili impegni istituzionali». Qualcuno ha pensato a un'assenza studiata per
evitare l'incontro con il ministro con la quale il confronto sulla scelta è diventato aspro. L'ADDIO «Entro pochi
giorni credo che lascerò l'incarico. Sono soddisfatto di quello che è stato fatto». Antonio Paone si sente quasi
l'ex direttore generale della Asl C, dalla quale dipendono il Sant'Eugenio e il Cto. Paone ha illustrato il bilancio
(da un rosso di 123,5 milioni a -2,6), la ristrutturazione di una decina di reparti (ieri è stato inaugurato il
servizio psichiatrico) e gli ultimi progetti come il collegamento tra vecchio e nuovo Sant'Eugenio,
l'elisuperficie, il reparto di pediatria e il blocco-parto. Prima di questa carrellata di interventi, il ministro
Lorenzin ha visitato il Dea, diretto dal professor Lucio Alessandro: «Questo è il mio ospedale perché abito qui
vicino. Il pronto soccorso è il luogo dove tutti i cittadini si devono sentire protetti nel momento dell'emergenza.
Questo servizio mi sembra proprio a misura di cittadino». SAN FILIPPO NERI Rielaborati i dati dell'Agenas
(l'Agenzia nazionale per la sanità) e il San Filippo Neri da maglia nera riemerge tra le eccellenze italiane per
la cardiologia, la neurologia, il trattamento del femore e molte specialità chirurgiche. «I dati erano parziali e
male utilizzati difende l'ospedale il manager Lorenzo Sommella -. Ora è stata ristabilita la verità con punte di
eccellenza nettamente sopra la media nazionale». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: CTO Una delle sale interne dell'ospedale della Garbatella
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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21/11/2013
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:192677, tiratura:292798)
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SEIMILA IN CURA
Il gioco d'azzardo è come un'epidemia
Stefano Zurlo
Slot e videopoker sono contagiosi come un virus. Sono più di 6mila i «malati di azzardo» in cura per le
ludopatie. a pagina 16 Èuna malattia vera e propria. Anzi, ha le forme di un'epidemia strisciante anche se non
fa copertina nei tg della sera. In Italia ci sono migliaia e migliaia di malati, tutti con la stessa diagnosi: gioco
patologico. Seimila circa sono in cura presso le strutture pubbliche. Altri, che nessuno in questo momento è in
grado di censire, possono permettersi sedute a pagamento con psicoterapeuti e psichiatri. Il fenomeno è
imponente e in crescita: si alimenta con i venti della crisi e pesca nel disastro di una società sempre più
frammentata, di più spappolata. Così chi ha smarrito affetti e certezze, si attacca ad una slot machine. C'è chi
pensa che quella sia la scorciatoia verso la ricchezza, com'era il vecchio, sano miraggio cechoviano del 13 al
totocalcio, ma per molti il concentrarsi su leve e numeri è semplicemente uno sfogo a frustrazioni rugginose,
un antidoto alla fatica sconsolata di un vivere sempre più intossicato e senza orizzonte. C'è chi porta alle
labbra una bottiglia, chi si rifugia nelle droghe o nel sesso, e c'è anche chi tappa il buco che lo scava a colpi
di giocate. L'Italia è indietro nell'affrontare un fenomeno che fa cassa lo Stato tace, si frega le mani e
incamera la bellezza di 8 miliardi l'anno - ma non fa notizia e dunque è importante che se ne cominci a
parlare, come è successo ieri nel corso del convegno promosso a Milano, nella cornice prestigiosa del
Piccolo Teatro, da Confindustria Sistema Gioco Italia. La radiografia di questo Paese che si affida a slot e a
videolottery la traccia Claudio Barbaranelli, ordinario di psicometria alla Sapienza: «In Italia esiste una platea
vastissima, stimabile intorno alle 800 mila persone, che possiamo definire giocatori problematici, esposti al
rischio di sviluppare una patologia. E poi ci sono i malati veri e propri, seimila solo quelli assistiti dalle
strutture pubbliche». Attenzione, già il giocatore problematico è un essere vulnerabile debole, in difficoltà:
«Spende più di quanto guadagna, non riesce a risparmiare nulla, ha contratto debiti con finanziarie o privati.
Inoltre è onnivoro, gioca cioè contemporaneamente a più giochi, e sopravvaluta le propria capacità di vincere
e di gestire il gioco». Insomma, è in balia delle macchinette sparpagliate ovunque fra bar, tabaccherie, sale
dedicate, perfino lavanderie e sempre più incapace di fronteggiare la propria debolezza. Sorpresa. Ogni due
uomini c'è anche una donna in questa situazione. La massima concentrazione del disagio si addensa nel
ricco e inquieto Nordest e più generale nei centri con più di 250 mila abitanti. Sorpresa nella sorpresa: il vizio,
come lo si chiamava una volta, è legato ai geni: è più facile che si butti nel vortice chi ha entrambi i genitori o
altri membri della famiglia già intrappolati dentro questa euforia fuori controllo. Per fortuna solo una parte
modesta degli uomini e delle donne che vivono dentro questo grande imbuto scivola nel girone dei patologici.
Qui, spiega sempre Barbaranelli, si supera la soglia fatale: «L'individuo non riesce più a controllare gli impulsi
e la regola diventa un disordine che consiste in frequenti episodi di compromissione dei valori e degli impegni
sociali, materiali e familiari». L'esistenza corre sulle montagne russe dell'azzardo. E si sviluppa una
dipendenza che ricorda, naturalmente con le dovute differenze, quella dei tossicodipendenti. I piagnistei,
però, servono a poco. «Una volta spiega Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione sussidiarietà - il gioco
era festa, era partecipazione, era sogno. Oggi è ripiego, è disagio, è solitudine. Ed è il sintomo di una malattia
che va oltre le cifre del nostro declino e tocca le corde di un'umanità slabbrata che dev'esser rieducata». Un
compito immane. Un percorso lunghissimo. Il primo passo però lo detta Massimo Passamonti di
Confindustria: «Riduciamo i luoghi in cui si può giocare e il numero delle macchinette». Oggi una tentazione
senza filtri e barriere che promette a tutti ma fa felice solo il fisco.
IDENTIKIT DEL LUDOPATICO Uomo Vive nel Nordest Abita in città Ha almeno un parente che gioca
Spende più di quanto guadagna Scommette su più sistemi di gioco contemporaneamente
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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21/11/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 19
(diffusione:105812, tiratura:151233)
«Studi e risultati seri, le staminali funzionano»
Parla il neurologo Giacomo Comi che guida l'équipe milanese al lavoro sulla terapia anti-Sma: «Sempre più
vicini alla meta, guai ora a disperdere le energie»
Ilaria Nava
Tra il controverso caso Stamina e le ultimissime sperimentazioni c'è di mezzo la Sma (Atrofia muscolare
spinale) malattia neurodegenerativa purtroppo diffusa, su cui però la ricerca sta dando sempre più speranze.
Massimo esperto per illustrare le ultime novità è Giacomo Comi, responsabile del laboratorio biochimica e
genetica del Centro di ricerca sulle malattie neuromuscolari e neurodegenerative "Dino Ferrari" dell'Università
degli Studi di Milano, neurologo di fama internazionale. Professore, a che punto è la ricerca di terapie efficaci
sull'atrofia muscolare spinale? «La Sma è purtroppo una malattia molto comune, che colpisce diverse età
della vita, incluso il periodo neonatale, causando sofferenze difficilmente immaginabili. Circa una persona
ogni 40 è portatrice sana del gene mutato della Sma: il gene Smn1. La comprensione dei meccanismi
molecolari a livello genetico ha portato allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche. Tra queste, la terapia
genica, in cui viene trasferita una copia del gene sano mediante vettori virali di nuova generazione, o la
terapia con oligonucleotidi antisenso, che modificano l'Rna di un gene simile a quello mutato, incrementando
la produzione della proteina corretta. Queste strategie hanno dimostrato risultati veramente promettenti in
modelli in vivo della malattia, con un marcato miglioramento del fenotipo Sma. Sulla base di questi dati, sono
stati iniziati alcuni studi clinici pilota nei pazienti. Alla luce dei risultati pre-clinici e di questi studi clinici,
attualmente in fase iniziale, possiamo ritenere che il paradigma di gestione terapeutica della Sma possa a
breve avere una svolta positiva». Come vengono utilizzate in questo campo le staminali pluripotenti indotte
umane (le «Ipscs»)? «Nel nostro laboratorio del Centro Dino Ferrari, Università degli Studi di Milano, Irccs
Fondazione Ca'Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, abbiamo generato Ipscs da pazienti affetti da Sma e
le abbiamo corrette geneticamente. I motoneuroni derivati dalle cellule corrette trapiantati in un modello
transgenico di Sma ne hanno migliorato significativamente il fenotipo. Questi risultati sono stati recentemente
pubblicati sulla rivista Science Translational Medicine e dimostrano la possibilità di generare cellule staminali
"paziente specifiche" prive di malattia, aprendo nuove possibilità terapeutiche». Quando saranno applicabili
sull'uomo, e quali risultati si prevedono? «Rispetto ad altre strategie molecolari l'applicazione delle cellule
staminali come strategia terapeutica nell'uomo ha verosimilmente tempi più lunghi. Riteniamo che l'approccio
terapeutico ideale per la Sma consista nel risolvere il difetto genetico causativo - ad esempio, come detto
prima, con la terapia genica o con gli oligonucleotidi - e migliorare i segni e sintomi di malattia già presenti
con altre strategie, tra cui il trapianto di cellule staminali. Tuttavia questi approcci devono essere validati
accuratamente nella loro sicurezza ed efficacia prima di una applicazione ai pazienti». In attesa di terapie
innovative, che cure sono già disponibili oggi? «Negli anni sono stati valutati diversi farmaci per stimolare la
produzione di Smn. Uno di essi, il salbutamolo, viene correntemente utilizzato nella forme di tipo II e III.
Inoltre, sia la riabilitazione fisica che una buona assistenza respiratoria e nutrizionale sono parte della cura
della malattia e hanno un impatto rilevante sulla sopravvivenza e le capacità funzionali dei pazienti. Qual è il
suo parere sul «metodo Stamina»? «Prima di qualsiasi sperimentazione clinica sull'uomo sono necessarie
prove scientifiche di efficacia e di sicurezza di queste strategie che devono rispettare criteri riconosciuti e
acquisiti come standard dalla comunità scientifica. Dato che questa è una fase storica molto promettente
nello sviluppo di strategie terapeutiche per la Sma, sarebbe più opportuno concentrare l'attenzione e gli sforzi
su ciò che ha basi scientifiche evidenti, risultati pre-clinici eccellenti e un avanzato stato di sviluppo verso la
clinica, sempre mantenendo la mente aperta a nuovi sviluppi e a una analisi critica dei risultati e della loro
interpretazione. Secondo il più rigoroso spirito scientifico».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
èVITA l'intervista
21/11/2013
Libero - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Blitz dei Nas, chiuse diciotto strutture sanitarie
ROMA Dal profondo Nord passando per l'Umbria e fino al Sud: non c'è stata regione che non sia toccata dal
fenomeno delle residenze per anziani e disabili abusive, come ha scoperto la task force messa in campo dai
Nas dei Carabinieri e dal ministero della Salute. Nell'ultimo blitz realizzato sono state chiuse 18 strutture per
disabili e anziani. Ad essere controllate le autorizzazioni e il rispetto dei requisiti igienico-sanitari in cui sono
stati trovati persino farmaci e cibi scaduti. Oltre mille le strutture ispezionate dai 38 comandi dei Nas in questi
ultimi mesi. Tra quelle chiuse in quest'ultima operazione c'è una casa di riposo di Roma in cui 3 anziani in
sovrannumero erano alloggiati in un seminterrato fatiscente, privo di abitabilità e in pessime condizioni di
manutenzione, ma anche una residenza abusiva a Mantova per cui un 80enne è finito ai domiciliari. Nel
primo caso sono anche stati trovati alimenti congelati senza indicazione della scadenza e insudiciati. «In Italia
non consentiremo ad alcuno di mettere a rischio la salute dei cittadini» ha detto il ministro della Salute
Beatrice Lorenzin che ha istituito la task force, «e di ledere i principi fondamentali di diritto alla salute e di
rispetto della dignità dell'essere umano». Nel corso delle varie operazioni sono state segnalate 102 persone
all'autorità giudiziaria e 174 a quella sanitaria, e i Nas hanno accertato 174 violazioni penali e 251
amministrative. Numeri che per Giuseppe Paolisso, presidente della Società Italiana di Geriatria e
Gerontologia (Sigg) potrebbero essere solo la punta dell'iceberg, specie in un momento in cui la crisi rende
impossibile pagare le rette, tra 1500 e 6mila euro al mese, delle strutture ufficiali. «È difficile fare una stima
del fenomeno» aggiunge Paolisso, «manca un database unico delle strutture, che servirebbe da un lato a
razionalizzare i servizi e dall'altro a facilitare i controlli».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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Farmaci scaduti e anziani maltrattati
21/11/2013
Libero - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Sì a Stamina per una malata di sclerosi multipla
ROMA Non si può infrangere il «diritto alla speranza»: per questo il giudice del lavoro del Tribunale di Roma
ha detto sì alle cure con metodo Stamina per una donna di 46 anni affetta da sclerosi multipla. Per lei ora si
sono aperte le porte degli Spedali Civili di Brescia, affinché venga sottoposta alla controversa terapia con
cellule staminali messa a punto dalla Fondazione guidata da Davide Vannoni. Un pronunciamento destinato
certamente a scatenare polemiche, soprattutto perché in controtendenza rispetto alle indicazioni del ministero
e di alcune autorevoli riviste scientifiche. «La paziente» ha spiegato l'avvocato Emanuele Ruggieri, che ha
seguito il caso con Riccardo Bolognesi, «soffre di sclerosi dal 1982, non parla più e per questo motivo è stato
nominato un amministratore di sostegno nella persona del fratello, che ha promosso l'iniziativa di fronte al
giudice del lavoro». Con questa ordinanza, che ricopre un ruolo molto importante in quanto emessa da un
tribunale autorevole come quello di Roma, il giudice dispone che siano erogate le cure a Brescia, previa
acquisizione in via d'urgenza del parere del comitato etico degli Spedali Civili, disattendendo così il decreto
Balduzzi. Esso disponeva che l'accesso alle cure a Brescia fosse limitato ai pazienti che avevano già ottenuto
il via libera da un tribunale. Per tutti gli altri bisognava attendere l'esito della sperimentazione che, però, è
stata bloccata dal ministero della Salute.
Foto: Davide Vannoni [web]
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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Il giudice: «Diritto alla speranza»
21/11/2013
Il Salvagente - N.46 - 21 novembre 2013
Pag. 41
(diffusione:49000, tiratura:70000)
Le PILLOLE di nuova generazione? Pericolose in Francia, gratis in Italia
Il caso, sollevato Oltralpe, è finito all'Agenzia europea del farmaco. Ma il nostro paese fa finta di niente
Barbara Liverzani
L'ultima parola sulle pillole anticoncezionali di terza e quarta generazione e il rischio di tromboembolia venosa
l'ha detta ai primi di ottobre l'Agenzia europea del farmaco (Ema), l'organo preposto ad autorizzare,
sospendere o ritirare tutti i farmaci venduti nei paesi dell'Unione. La "parola" in questione è abbastanza chiara
e netta al punto che, per esempio in Francia , l'autorità regolatoria e il ministro della salute hanno già preso
provvedimenti e iniziative che hanno smosso non poco le acque del mercato, sconsigliando le prescrizioni di
questi anticoncezionali. In Italia, come di consueto, tutto tace e nulla si muove. Eppure, nel parere del 10
ottobre , il Comitato per la valutazione dei rischi in materia di farmacovigilanza (Prac) dell'Ema, chiamata a
rivalutare il profilo di sicurezza di questi farmaci, pur confermando il rapporto positivo benefici/rischi che è il
prerequisito per tenere in commercio un farmaco, aveva concluso che il rischio di tromboembolia venosa
(generalmente più elevato nelle donne che usano le pillole anticoncezionali rispetto a quelle che non ne fanno
uso), è decisamente più alto, quasi doppio , se si prendono le pillole di terza e quarta generazione (a base di
gestodene, desogestrel, drospirenone) rispetto a quelle di seconda, a base di levonorgestrel. E non a caso il
Prac concludeva con questa raccoche, rimasta invalida al 65% a seguito di un ictus (associato all'uso della
pillola "Meliane"), aveva fatto causa alla Bayer . In Italia tutto tace Situazione decisamente diversa in Italia,
dove non solo del caso dei contraccettivi orali si sa poco o niente, ma beffa delle beffe le sole pillole che le
donne possono ottenere gratuitamente sono quelle meno sicure . In effetti mandazione: "È importante che le
donne siano rese consapevoli del rischio di tromboembolia e dei suoi segni e sintomi e che i medici prendano
in considerazione i singoli fattori di rischio di ciascuna donna prima di prescrivere un contraccettivo". Francesi
inflessibili Di fronte a questi pericoli i nostri "vicini" francesi hanno tenuto un atteggiamento meno "distaccato".
L'agenzia regolatoria d'Oltralpe ha deciso a febbraio di rivolgersi all'Ema e di raccomandare ai medici di
prescrivere in prima battuta le pillole, più antiquate ma più sicure , di seconda generazione. Non contenta, ha
anche avviato un osservatorio per monitorare l'evoluzione delle prescrizioni (ad agosto quelle delle pillole di
ultima generazione sono scese del 52,4% rispetto all'anno precedente). Un atteggiamento reso ancora più
drastico dalla decisione del ministero della Salute francese che nel marzo scorso ha deciso di non rimborsare
più le pillole contraccettive di terza e quarta generazione. Un accanimento che non deve stupire, visto che a
sollevare il caso era stata proprio l'Agenzia nazionale per la sicurezza dei medicinali francese, a seguito di
alcuni casi di trombosi e ictus in donne che assumevano questi contraccettivi. A far scalpore, soprattutto, la
vicenda di Marion Larat a essere inseriti dall'Aifa nella "fascia A" (quella dei farmaci rimborsati interamente
dal Servizio sanitario nazionale) sono proprio i contraccettivi a base di gestodene e desogestrel , ossia le
penultime comparse sul mercato in ordine di tempo. Così Eleonora Cirant , giornalista che ha curato diverse
inchieste su questi temi: "La rimborsabilità delle pillole più sicure era la prima delle cinque proposte che
l'assemblea 'Libere di scegliere' (che un anno fa ha riunito a Roma operatrici, operatori, associazioni e
singole donne, ndr) ha presentato all'Aifa per rendere più accessibile, sicura e libera la contraccezione in
Italia". Purtroppo le cose in Italia non sono così semplici: "Evidentemente in molti pensano che il piacere
sessuale senza riproduzione debba essere a pagamento e che le donne italiane possano permettersi di
spendere 15 euro al mese per la contraccezione".
Nasce la pillola con gestodene + 30 mcg di etinilestradiolo Nasce la pillola con desogestrel + 30 mcg di
etinilestradiolo Nasce la pillola con desogestrel + 20 mcg di etinilestradiolo Nasce la pillola solo progestinica
con desogestrel Nasce la pillola con drospirenone Nasce la pillola con dienogest Nasce la pillola con
nomegestrolo+ estradiolo
"GENERAZIONI" A CONFRONTO
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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Diritti Contraccettivi I RISCHI DI TROMBOEMBOLIA VENOSA DI QUESTI ANTICONCEZIONALI
21/11/2013
Il Salvagente - N.46 - 21 novembre 2013
Pag. 41
(diffusione:49000, tiratura:70000)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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PILLOLE ANTICONCEZIONALI COMBINATE Sono contraccettivi orali composti dall'associazione di due
ormoni femminili: un estrogeno e un progestinico. Il componente estrogenico più comunemente utilizzato è
l'etinilestradiolo. Mentre il diverso progestìnico usato determina la "generazione" della pillola, con riferimento
esclusivamente al periodo di immissione in commercio. PILLOLE DI SECONDA GENERAZIONE
Commercializzate a partire dal 197 3 sono sono quelle che contengono come progestinico il levonorgestrel o
il norgestrel. Dopo un'opportuna riduzione dei dosaggi restano il miglior contraccettivo orale, più sicuro
rispetto al rischio di trombosi. PILLOLE DI TERZA E QUARTA GENERAZIONE Le prime contengono come
progestinico il desogestrel o il gestodene e sono entrate in commercio a partire dal 19 84 . Quelle cosiddette
di quarta generazione sono le pillole comparse più recentemente (2001) e in associazione alla componente
estrogenica contengono il drospirenone, il dienogest e il chlormadinone. Entrambi questi anticoncezionali
sono stati oggetto recentemente di una rivalutazione da parte dell'Ema. IL RISCHIO DI TROMBOEMBOLIA
VENOSA A ottobre la Commissione per la valutazione dei rischi in materia di farmacovigilanza dell'Ema ha
confermato che il rapporto beneficio/rischio delle pillole anticoncezionali combinate è positivo. Nello stesso
tempo ha sottolineato che il rischio tromboelitico, benché flebile, è superiore nelle donne che usano le pillole
combinate rispetto a quelle che non le prendono. Infine il Prac ha concluso che il rischio stimato di
tromboembolia venosa è più alto con le pillole che usano come progestinico il gestodene, il desogestrel e il
drospirenone rispetto a quelle che usano il levonorgestrel (di seconda generazione).
21/11/2013
Il Salvagente - N.46 - 21 novembre 2013
Pag. 42
(diffusione:49000, tiratura:70000)
Le risposte dell'Aifa a chi chiedeva interventi
Sulla revisione della rimborsabilità dei diversi contraccettivi orali si è battuto negli ultimi mesi Pietro Puzzi,
ginecologo presso diversi consultori, che ha presentato all'Aifa una serie di proposte per rendere non solo più
efficace ma anche più "logico" l'accesso alla contraccezione nel nostro paese. Dottor Puzzi, quali erano le
sue proposte? In primo luogo il passaggio in fascia A delle pillole di seconda generazione sia con 20 che con
30 microgrammi di etinilestradiolo, ossia quelle alla prova dei fatti e dell'ultima revisione dell'Ema rivelatesi
più sicure. E poi il pieno rimborso della pillola solo progestinica, indicata per la donna che allatta, e la spirale
al progesterone, Mirena, nei casi di menorragia. Infine chiedevo di passare in classe Otc (farmaci da banco)
la contraccezione di emergenza. Tornando alle pillole, quelle più recenti hanno dei benefici maggiori rispetto
alle più antiquate? Per quanto riguarda la contraccezione l'efficacia è identica. È vero che le nuove pillole
sono state propagandate come migliori dal punto di vista degli effetti secondari, soprattutto estetici, quali
ritenzione idrica, aumento di peso e problemi alla pelle. Non mi sembra però che esistano prove scientifiche
che possano testimoniarlo. Senza dubbio le pillole di ultima generazione sono comparse con un dosaggio più
basso della componente estrogenica (si è passati da 30 a 20 mcg di etinilestradiolo), ma ormai anche quelle
a base di levonorgestrel sono a bassissimo dosaggio ormonale. E allora cosa ha giustificato e giustifica la
preferenza delle ultime rispetto alle prime e il fatto che solo quelle più nuove siano rimborsabili? Ragioni
puramente commerciali. Le pillole di seconda generazione sono state considerate vecchie e superate nel
momento in cui scadeva il brevetto. A quel punto le aziende farmaceutiche tramite i loro mezzi di
propaganda, gli informatori, la spon sorizzazione di convegni, hanno oscurato il rischio lieve, ma maggiore,
delle pillole di terza e quarta generazione spingendole sul mercato. Cosa le ha risposto l'Aifa? Che le mie
proposte erano interessanti ma che solo le aziende possono chiedere di inserire un farmaco in fascia A e
nessuna l'ha chiesto per le pillole a base di levonorgestrel benché i medici più informati e coscienziosi le
preferiscano da tempo.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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Diritti Contraccettivi La battaglia di Pietro Puzzi, ginecologo
21/11/2013
Panorama - N.49 - 27 novembre 2013
Pag. 52
(diffusione:446553, tiratura:561533)
Anni 80 Oggi Aids, i nuovi farmaci salvavita
Se nei paesi più poveri si muore ancora, in quelli occidentali è diventata una malattia cronica. Con altre
terapie in arrivo.
Era la peste del secolo, 30 anni fa, oggi l'aids, almeno nei paesi industrializzati, si è trasformata in una
condizione cronica capace di accompagnare una persona sieropositiva per tutta la vita, senza diventare
malattia conclamata. Merito della terapia combinata, ossia l'uso contemporaneo di più principi attivi
antiretrovirali, che oggi compie 10 anni dalla sua approvazione (lo si ricorderà in occasione del 1° dicembre,
giornata mondiale dell'aids). Quella cura cambiò la vita dei pazienti perché molto meno complicata e meno
tossica delle tante compresse quotidiane di un tempo. «Oggi la terapia è concentrata in un'unica pillola al
giorno, contro la replicazione del virus hiv» dice Norbert Bischofberger, capo mondiale della ricerca della
Gilead, azienda biofarmaceutica californiana, tra le primea metterea punto la terapia combinata. «A breve
sarà disponibile una versione potenziata, già approvata in Europae che credo arriverà presto anche in Italia.
Una pillola con una potente attività repressiva del virus, capace di restare più a lungo in circolo e con effetti
collaterali più lievi. In futuro avremo nuove generazioni di farmaci, perché è vero, l'aids non è più una
condanna a morte, ma c'è ancora molto da fare per sconfiggere davvero la malattia». Categoria più colpita:
omosessuali. Un sieropositivo si ammalava nel giro di pochi mesi. Aspettativa di vita media: 5 anni.
Assumeva una pillola di Azt 4-5 volte al giorno, compresa la notte. Categoria più colpita: eterosessuali.
Aspettativa di vita: normale. Un sieropositivo può non sviluppare mai l'aids. Terapia: 1-2 pastiglie al giorno.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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Scenari frontiere
21/11/2013
Panorama - N.49 - 27 novembre 2013
Pag. 58
(diffusione:446553, tiratura:561533)
le case chiuse riaprono su internet
Antonella Piperno
mettiamola così, senza falsi pudori: se siete maschi e siete a vostro agio con sigle come Bj e Vu, fate
probabilmente parte di quei 9 milioni di italiani, il 70 per cento dei quali sposati, che stando alle ricerche
frequentano prostitute. La dimestichezza con il gergo (Bj sta per blow job, il rapporto orale, Vu per velocità
urbana, cioè la tariffa, con gli euro espressi in chilometri) indica che prediligete le lucciole 2.0, quelle cioè che
offrono prestazionia casa loro (le girl)o in trasferta (le escort) pubblicizzandosi nei circa 100 siti dedicati, da
Italiacalda.com a Piccoletrasgressioni.it. Un esercito virtual-reale che sta erodendo il mondo della
prostituzione su strada, con apprezzamento degli uomini i quali, è stato calcolato, cliccano sui computer
d'Italia 50 mila volte al giorno, alla ricerca di merce che li stuzzichi. Pronti anche a recensire i prodotti, come
se fossero auto o telefonini, su forum specializzati come Itescort.it, o Gnocca forum, dove il cliente «Flauto
magico» siè inventato «Google gnocca, primo test sulle ragazze pay dei siti». Ha trionfato una studentessa
molto ambita: «Per prendere l'appuntamento ho penato manco fosse il primario di Villa...». L'offerta è
sicuramente vasta: nella ricerca «A.A.A. Tuttiacasa.it», Mirta Da Pra, responsabile del progetto prostituzione
e tratta del gruppo Abele, segnala che oggi tra il 30 e il 70 per cento delle prostitute (la percentuale varia da
comune a comune) si è trasferito dalle strade agli appartamenti. Le stime parlano di decine di migliaia,
nessuno finora le ha sistematicamente contate, tranne Onelio Francioso che per il suo Meretrix prostituzione
e case chiuse nell'era di internet (Aliberti editore, 173 pagine 14 euro) ne ha censite 80 mila. Un numero
quasi certamente sottostimato dal momento che Panorama (vedere l'articolo a pagina 63) ne ha contate circa
10 mila nelle sole 20 piccole città oggetto dell'inchiesta. Tutte felicie contente per lo status online che, oltre a
svincolarle dai protettori, arriva a garantire anche 20 mila euro al mese. Tutte? Non esattamente: «Nel web
c'è un 20 per cento di straniere vittime della tratta che dallo sfruttamento in strada è passato a quello al
chiuso» spiega Da Pra, con analoghe privazioni della libertà e sottomissione alle sorveglianti tenutarie di
case, come le cosiddette «cafetinas» che vigilano sulle brasiliane. Le minorenni straniere sfruttate, secondo
Ecpat Italia (End child prostitution pornography and trafficking), sono tra 7 mila e 11 mila, le «bamboline» alle
quali si stanno sventatamente accodando anche centinaia di italiane, in cerca di facili guadagni. Come le due
minorenni romane della triste vicenda dei Parioli: finite in una rete di sfruttatori, dopo essersi messe
disinvoltamente su Bakekaincontrii.com. «L'abbiamo deciso da sole, scialla» (che in gergo giovanilista sta per
tranquillo) ha spiegato ai magistrati una delle due, come se avesse venduto libri usati al mercatino. Una
ipersessualizzazione precoce davanti alla quale gli inglesi pensano semplicemente di adeguarsi: John
Ashton, direttore del dipartimento di salute pubblica del ministero della Salute britannico (vedere anche
l'articoloa pagina 66), ha appena invocato un dibattito nazionale per abbassarea 15 anni l'età del sesso
legale. Paradossalmente in sintonia con Mirko Ieni, uno degli adulti accusati di sfruttare le baby escort dei
Parioli, che con i magistrati si è difeso così: «L'Italia è un Paese bigotto e non accetta questi giochini».
Bigottio no, gli esperti di temi adolescenziali sono preoccupati. Secondo la terapeuta Maria Rita Parsi, le
teenager si vendono con leggerezza perché, latenze affettive a parte, internet le sta spingendo a considerare
il corpo come virtuale, altra cosa rispetto a loro: «Usarlo per soldi non le coinvolge emotivamente». Scialla... Il
fenomeno è diffuso se perfino su un sito asettico come Alfemminile.com in un forum Attanasia, 20 anni,
chiede alle utenti come giudichino che per racimolare qualche soldo per le vacanze abbia risposto
all'annuncio di «un manager distintoe serio». Operazione «poco sgradevole», tanto che oggi «per soddisfare
qualche sfizio» la ripete saltuariamente. Plauso generale («Ragazze, abbiamo la patata, sfruttiamola»)e
coming out di una diciassettenne: «L'ho fatto anch'io, tre volte. Ho smesso perché l'ultimo era un vecchio
grassone che mi ha fatto skifo». Le ragazzine si vendono per «gli sfizi». Ma mettere i corpi online sta
diventando per le adulte anche un mezzo per fronteggiare la crisi: accantoa sudamericane, ragazze dell'Este
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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copertina L'industria del sesso e della prostituzione passa sempre più spesso dal computer. In un intreccio
virtuale-reale che coinvolge 9 milioni di persone. Di ogni genere.
21/11/2013
Panorama - N.49 - 27 novembre 2013
Pag. 58
(diffusione:446553, tiratura:561533)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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asiatiche, segnala Pia Covre, rappresentante del comitato per i diritti civili delle prostitute, che si batte perché
il «sex work» venga riconosciuto come lavoro con partita Iva, stanno aumentando le italiane: ieri il 10 per
cento, oggi il 30. «Chi ha perso il lavoro in fabbrica, chi deve pagare le cartelle dell'Equitalia, neolaureate
disoccupate. Molte pensano di tirare su qualche euro e poi smettere, senza valutare le insidie di internet, la
cui memoria non cancella nulla». La grande offerta intanto ha fatto scendere le tariffe: il minimo di 100 euro a
rapporto (il massimo è 500 con punte di 1.000 e più per le top) ora si è ridotto, segnala Covre, a 70. Sempre
meglio del sesso da strada, dove la crisi ha fatto precipitare a 10 euro una prestazione orale. I nuovi ingressi
di italiane part time sono confermati anche da Roberto Pellati, titolare di Pablitoescort.com, che accogliei
nuovi clienti con il glossario gergale Troiapedia, un Wikipedia in versione sex worker. Racconta che, se ieri su
50 annunci uno era di una neofita, ora la proporzione è di 5 su 50, anche ultraquarantenni. Nonostante la crisi
i titolari dei siti (forti di una sentenza della Cassazione che legittima l'attività diretta a pubblicizzare inserzioni
di persone) se la passano molto bene, visto che spesso i domini sono registrati in paesi esteria bassa
tassazione. Un annuncio semplice costa 100 euro al mese, ma Francioso, che per il suo Meretrix ne ha
censiti un'ottantina, sostiene che quelli al top come Arcaton.com ne chiedono anche 400. Che lievitano se si
sceglie pure il banner con l'immagine in movimento. Arcatonè considerato la vetrina migliore dalle escort top,
quelle in vendita con lingerie di lussoe annunci discreti, che mai si sognerebbero di indossare guêpière da
mercatinoo di compilare inserzioni crude come le colleghe dei siti gratuiti, pieni di «menù» dettagliati, a
cominciare dal «massaggio prostatico». Lo scrittore ha intervistato 500 prostitute e sostiene che «la
maggioranza lo fa non per necessità, ma per migliorare il proprio stile di vita» e racconta di un'italiana che ha
intrapreso la carriera sulle orme di un'amica che in un mese si era comprata l'auto. Autoimprenditrici del
sesso via web difficilmente recuperabili, soprattutto per la difficoltà di intercettarle. Caritas, gruppo Abele,
Cnca e Associazione on the road nel 2012 sono riusciti infatti a contattare 23.878 persone sfruttate in strada,
però solo 2.936 di quelle che si vendevano indoor. I risultati del progetto Fuoriluogo sono ancora più
inquietanti: su 3.078 prostitute del weba cui sono stati offerti servizi sanitari e protezione sociale, solo quattro
alla fine sono tornate sulla retta via. Fin qui le prostitute. E le peculiarità dei clienti del web? Di tutte le età e
propensi, come quelli on the road, a non usare il profilattico (sette su 10 sono disposti a pagare di più)
segnala il gruppo Abele, che a gennaio organizzerà il convegno «Il cliente questo conosciuto». Tendenti «a
considerare i servizi sessuali come merce da ecommerce» analizza Francesco Carchedi, sociologo della
Sapienza impegnato in una ricerca sui forum che analizzerà la trasformazione del rapporto tra cliente e
prostituta del web. Mentre Giorgia Serughetti, ricercatrice sociale dell'Università Bicocca, che per il suo
Uomini che pagano le donne. Dalla strada al web, i clienti nel mercato del sesso contemporaneo (Ediesse
edizioni) ha studiato 14 mila recensioni di escort, spiega: «In strada è tutto più diretto. Il web, con i nomi finti, i
personaggi della geisha o della dominatrice, ha trasformato il rapporto tra prostitutae cliente in un'apprezzata
performance teatrale. Con codici che rafforzano la finzione del piacere reciproco». Tutto finto, ma i clienti ci
credono. Tanto che sui forum si vantano un po' tutti: «Si vedeva che godeva».
21/11/2013
Panorama - N.49 - 27 novembre 2013
Pag. 88
(diffusione:446553, tiratura:561533)
ecco le spese Pazze degli ospedali d'italia
il commissario alla spending review cottarelli non avrà vita facile : negli acquisti della sanità i prezzi oscillano
in modo pauroso e mancano le informazioni . come testimonia la seconda parte dell'inchiesta di « panorama
».
stefano cavigliae Maria Pirro
Auguri al commissario per la spending review, carlo cottarelli, che lunedì 18 novembre ha promesso 6-7
miliardi di minori spese nella sanità nei prossimi tre anni. dopo le bacchettate della commissione europea,
che giudica troppo timido il governo italiano sui tagli, palazzo chigi rimette al centro dell'azione la riduzione
delle spese (un tema su cui Panorama batte da mesi), con un'attenzione particolare alla sanità. ma se
davvero cottarelli vorrà avvicinarsi a un obiettivo così ambizioso dovrà combattere contro una quantità di
cattive abitudini che a parole sono state debellate mille voltee tuttavia non cessano di aggravare inutilmentei
bilanci delle asle degli ospedali italiani. la prima, da cui molte altre discendono,è la difficoltà con cui circolano
le informazioni nel sistema sanitario nazionale. nella precedente puntata di questa inchiesta Panorama ha
rivelato che il medesimo stent coronarico (lo Xience prime) viene comprato a prezzi ben diversi nelle varie
regioni del paese: 448,95 euro in toscana, 478,83 in emilia-romagna, 850 in piemonte, per citarne solo tre.
Come devono sentirsi i vertici di un ospedale, scoprendo che ad appena 300-400 chilometri di distanza i loro
colleghi pagano lo stesso strumento poco più della metà? Giuseppe De Filippis, direttore sanitario
dell'Ospedale Mauriziano di Torino (quello dello stenta 850 euro, appunto), tiene a precisare che quel prezzo
era valido fino a qualche tempo fa ed è stato rinegoziato. Ora costa 770 euro. Meno di prima, d'accordo, ma
sempre molto più degli altri. «La differenza» afferma «può dipendere in parte dai quantitativi: noi abbiamo
ordinato solo 300 pezzi. Immagino che la centrale di acquisto della Toscana tratti quantità di gran lunga
superiori». Anche questo incide, ed è un solido argomento per collocare la centralizzazione degli acquisti in
cima all'agenda di Cottarelli. Tuttavia, c'è un altro punto cruciale, che viene segnalato dal direttore
amministrativo dell'Ospedale Mauriziano, Chiara Serpieri: la mancanza di informazioni. «Il prezzo ottenuto dai
colleghi in Toscana» dice «è riportato sul sito dell'Autorità di vigilanza peri contratti pubblici solo in modo
generico, senza la marca del prodotto. In sede di negoziazione l'azienda fornitrice, la Abbott, ci ha detto che
non si sarebbe attenuta al prezzo di riferimento dell'Autorità, in quanto non era relativo al modello in
questione.E noi non abbiamo avuto argomenti per replicare. Se la dicitura con cui il prodottoè indicato nel sito
dell'Avcp fosse stata più completa, avremmo avuto un'arma in più per negoziare». È solo un esempio, ma se
si pensa che una semplice correzione testuale sul sito dell'Autorità di vigilanza avrebbe potuto fruttare
all'Ospedale Mauriziano di Torino parecchie migliaia di euro di risparmi, è giusto chiedersi quanti soldi si
sprecano ogni giorno in tutta Italia per problemi della stessa natura. I primi nemici da debellare nella lotta
contro la voragine finanziaria della sanità sono dunque gli enormi scostamenti esistenti fra una regione e
l'altra in tutti i parametri più importanti: non soloi costi di benie servizi, ma anche la qualità delle prestazioni, le
quantità dei singoli prodotti acquistati, il livello della spesa farmaceutica pro capite. Per finire ai bilanci sanitari
delle singole regioni, che in genere rappresentano la sintesi migliore di tutto il resto. I disavanzi regionali del
2012, con i 660,8 milioni di passivo del Lazio e i 156 della Campania, contrapposti agli attivi di regioni
virtuose come le Marche, l'Umbria, la Lombardia, il Veneto, sono eloquenti. Per questo è fondamentale la
partita dei costi standard, con l'individuazione delle tre regioni migliori che dovranno essere prese a
riferimento da tutte le altre. Il governo vorrebbe procedere già dagli ultimi mesi del 2013, ma l'importante è
che si metta finalmente in funzione un meccanismo efficiente di perequazione almeno dall'inizio del 2014. È
eloquente al riguardo la tabella sulle differenze dei prezzi pubblicata nella pagina accanto. Vi si rileva non
tanto che la mediana dei prezziè sensibilmente più alta dei prezzi di riferimento fissati dall'Autorità peri
contratti pubblici. Quel datoè del 2012, ossia del momento in cui il prezzo «giusto» è stato fissato
dall'Autorità, insieme con l'obbligo di non superarlo di più del 20 per cento. Più significativo è il
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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sprecopoli 108 miliardi di euro la spesa sanitaria italiana
21/11/2013
Panorama - N.49 - 27 novembre 2013
Pag. 88
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
comportamento delle regioni meno virtuose (di cui però non vengono indicati i nomi), esaminato per tutti
questi mesi dalla Regione Veneto, in quanto coordinatrice del tavolo sui costi standard nella conferenza
Stato-regioni. Se le differenze sono così ampie, vuol dire che ci sono aree d'Italia in cui i prezzi di riferimento
vengono sforati, regolarmente, alla grande. Vista la confusione che regna nella spesa sanitaria, qualcuno
obietterà probabilmente che il Tar del Lazio ha smontato da tempo il prezzo di riferimento come limite
obbligatorio, accogliendo il ricorso di diversi fornitori. Ma attenzione: questo è vero solo per i dispositivi medici
e per una piccola quantità di farmaci. Per tutto il resto invece il prezzo di riferimento dovrebbe essere
considerato un limite invalicabile, come evidentemente non è. Scostamenti importanti si verificano perfino
all'interno di una stessa regione. Nelle tabellea pagina 89 relative ai prezzi di tre regioni (Lombardia,
Toscanae Puglia) si vede come gli stessi beni siano acquistatia prezzi notevolmente diversi anche a poche
decine di chilometri di distanza.I dati, forniti dal ministero della Sanità, sono relativi al 2012e in qualche caso
sono stati migliorati grazie agli sforzi fatti per unificare le centrali di acquisto, ma rappresentano comunque
una testimonianza del caos della sanità. Per mettere un po' d'ordine non c'è che un sistema: allestire centrali
di acquisto per aree di dimensione regionale, cosa che consente anche di spuntare prezzi migliori facendo
leva sulla quantità. Sembrano aver capito la lezione in Toscana, regione che pure non è entrata nel gruppetto
delle prime cinque più virtuose, dove otto anni fa è iniziato il processo di centralizzazione degli acquisti con la
costituzione di tre enti per i servizi tecnico-amministrativi di area vasta (Estav) per la quasi totalità degli
acquisti nelle diverse aree regionali. Pochi giorni fa la giunta ha approvato un passo ulteriore, che porta le
centrali di acquisto da tre a una sola. «Il segreto di questo tipo di organizzazione» spiegaa Panorama
l'assessore al Diritto alla salute della Toscana, Luigi Marroni, «è che produce una standardizzazione dei
consumi. Dal momento che tutti devono comprare insieme, si evita che ci siano centinaia di siringheo di
guanti diversi. Basta averne 20». Proprio sulle siringhe per iniettore usate nelle tac si è potuta toccare con
mano recentemente la prova lampante dell'efficacia di questo ragionamento. Fino al 2012 (come si vede nella
tabella a pagina 89) il prezzo di acquisto oscillava fra i 12 euro di Massa e Carrara e i 19 di Firenze. È bastato
acquistarle in modo unificato da parte delle tre centrali (passando da 28 a tre tipi diversi) per produrre un
crollo del prezzo per tutti finoa 5,9 euro per siringa. Un altro esempio dei benefici della centralizzazione viene
dalla Puglia (che pure si sta muovendo in modo non troppo spedito su questa strada): la distribuzione diretta
delle bombole di ossigeno liquido ha comportato un dimezzamento della spesa da 32 a 16 milioni. La
raccomandazione costante di tutti coloro che si muovono per mestiere nel labirinto della sanità italiana è di
non fermarsi alle apparenze. Il divario dei prezzi è la prima cosa che salta agli occhi, ma ce ne sono
parecchie altre importanti. L'eccessiva varietà dei modelli (come abbiamo visto) è una delle barriere al cui
riparo prospera l'impennata di alcuni prezzi, però bisogna tenere d'occhio anche le quantità dei beni
acquistati e delle prestazioni fornite. Che possono dilatarsi anche senza particolari interessi, per semplice
mancanza di organizzazione. «Un fattore di lievitazione della spesa» spiegaa Panorama Maria Teresa
Brassiolo, presidente della sezione italiana di Transparency international, associazione non governativae
non-profit che si propone di combattere la corruzione, «è la mancanza di distinzione fra strutture di eccellenza
attrezzate per gli eventi più critici e il resto dell'assistenza ospedaliera. Nelle strutture di eccellenza, dove un
paziente costa in media 2.200 euro al giorno, la degenza potrebbe essere di 3-4 giorni, per poi
accompagnare i pazienti in strutture più adatte alle loro condizioni, con un costo di almeno 1.000 euro
inferiore. In Italia succede invece che si resti sempre nello stesso ospedale, in media per 10-12 giorni».
Moltiplicando la differenza del costo quotidiano peri milioni di pazienti ricoverati ogni anno viene fuori un
ordine di grandezza piuttosto alto. Come pure il racconto della Brassiolo su un episodio verificatosi poco
meno di 10 anni fa, quando la consulenza di Transparency era stata richiesta da una asl della capitale che
rischiava di dover portarei libri in tribunale. «Il responsabile ci ricevette dopo ore di attesa, scusandosi perché
costretto ad assentarsi di continuo per discutere con contabilie avvocati. Parlammo con lui un'oretta, con
l'accordo di incontrarci di nuovo. Non siè fatto più sentire». Nel frattempo era intervenuto il governo, mettendo
sul tavolo qualche miliardo per quella asle altre due che si trovavano in condizioni analoghe. Mettersia
21/11/2013
Panorama - N.49 - 27 novembre 2013
Pag. 88
(diffusione:446553, tiratura:561533)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
21
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
studiare come ridurre gli sprechi non era più necessario. ( 2-continua)
fonte dati: ministero della salute - flusso consumi dispositivi medici, anno 2012
differenze in regione
(in euro)
Le tabelle mostrano come possono variare i prezzi anche in una stessa regione, se l'acquisto non è
centralizzato. Gli esempi sono relativi a dispositivi medici a maggiore spesa e diffusione acquistati da asl e
ospedali. Si tratta di dati forniti dal ministero della Salute che provvede al monitoraggio dei consumi. Da una
verifica effettuata da «Panorama» questi costi risultano abbattuti in Toscana che, ad aprile 2013, ha
centralizzato la fornitura delle siringhe per iniettore. Le tabelle, riferite a singoli prodotti, non hanno la pretesa
di fornire un quadro generale degli acquisti di una regione, ma danno l'idea di quello che accade.
2 9,6 miliardi
di eur o
la spesa sanitaria
per beni e servizi
67miliardidieuro
l'obiettivo di risparmio in tre anni
sull a spesa sanitaria del commissario all a spending
review, carlo cottarelli
Lo strano caso della Asl di Catania
in tutti i tentativi di riduzione della spesa è considerata cruciale l'attività della Consip, l'azienda incaricata di
effettuare bandi e mettere a disposizione piattaforme telematiche per gli acquisti della pubblica
amministrazione. in teoria tutti i soggetti pubblici, comprese le asl, dovrebbero passare per le sue procedure.
Ma in pratica non tutti lo fanno. in particolare non lo ha fatto molto, ultimamente, l'azienda provinciale di
Catania, che tra la fine del 2012 e l'inizio del 2013 ha effettuato bandi per poco meno di 2 miliardi a trattativa
privata per farmaci esclusivi per l'intera regione. in modo legittimo? non secondo la Consip che, sollecitata da
Panorama, ha sostenuto l'esistenza di un obbligo a utilizzare la sua piattaforma telematica in quanto garanzia
di efficienza e trasparenza. Ma non è questa l'opinione della asl di Catania né della regione siciliana, dove i
bandi effettuati fuori dal sistema Consip sono spiegati da un lato invocando l'autonomia dello statuto speciale,
dall'altro con la particolarità dell'acquisto di farmaci con brevetto dove c'è un solo possibile candidato (cosa
che renderebbe impossibile una gara al ribasso). difficile dire chi abbia ragione. Quel che è certo è che anche
in sicilia si comincia a riconoscere l'importanza dell'unificazione delle procedure di acquisto. È del 15
novembre scorso l'annuncio dell'assessore alla sanità Lucia Borsellino di importanti risparmi conseguiti
proprio con la partecipazione alla gara Consip per i farmaci generici. Bandi per quasi 2 miliardi al di fuori del
sistema Consip: «Ma il fornitore era uno solo»
Foto: Avcp* Autorità di vigilanza sui contratti pubblici
20/11/2013
Capital - N.405 - novembre 2013
Pag. 37
(diffusione:85554, tiratura:133841)
Le cure che rendono di più
Tre anni fa, la corsa alle società biotecnologiche sembrava una bolla. Oggi è chiaro che, nei prossimi 20 anni
, il loro valore è destinato ad aumentare continuamente |
annunciata girotti
Entro il 2030, le biotecnologie avranno un peso rilevante nella realizzazione dell'80% dei prodotti
farmaceutici, del 35% dei prodotti chimici e industriali e del 50% dei prodotti agricoli. Sono queste le ultime
stime dell'Ocse, che prevedono per il settore un valore diretto del 2,7% del pil globale. Non c'è quindi da
stupirsi se le biotecnologie continuano ad attirare gli investitori, anche perché sono meno inuenzate dai
saliscendi della borsa. Inoltre, buona parte dei movimenti del settore deriva dall'elevata componente di fusioni
e acquisizioni che da sempre caratterizza questo comparto. Spesso, infatti, le grosse case farmaceutiche (
Roche , Pfizer , GSK , Eli Lilly ...) rilevano società biotecnologiche meno capitalizzate ma che hanno già
raggiunto importanti traguardi in termini di prodotti, grazie all'intensa attività di ricerca e sviluppo in settori di
nicchia, ma ad altissima potenzialità. Il mercato statunitense è il più importante, ma anche in Europa qualcosa
si muove: meno in Italia, dove nel 2012 il fatturato delle aziende biotech è stato di 7.152 milioni di euro.
Quest'anno l'Inghilterra sta facendo la parte del leone per quanto riguarda gli investimenti in tale business,
seguita da Olanda, Belgio, Germania, Francia; l'Italia è in fondo alla classifica. Gli indici azionari delle aziende
biotech hanno già corso parecchio dall'inizio di quest'anno (+45% il Nasdaq Biotech e +15% l' Amex Pharma
), ma molti gestori rimangono convinti che non ci si trovi di fronte a una bolla che sta per esplodere. «Il rally
iniziato nel 2010 è partito da valutazioni molto basse, con le principali società (Amgen, Biogen...) che
quotavano a un rapporto prezzoutile a sconto rispetto all'S&P500. Ora il settore scambia a premio, ma questo
premio rimane all'interno dei dati storici e non appare eccessivo, anche considerando altri indicatori
fondamentali come l'utile per azione», sottolinea Rudi Van den Eynde , gestore Dexia Equities Biotechnology
. L'eccezionale performance registrata dal comparto da inizio anno è stata sostenuta dai dati demografici, dai
mercati emergenti e da un nuovo ciclo di prodotti alimentato dall'innovazione. «Le valutazioni attuali non
riettono ancora la forza di questi driver di crescita sostenibile nel lungo termine», precisa Nathalie Flury ,
gestore del fondo JB Biotech di Swiss&Global AM . In eetti, il fattore demografico inuisce in modo
determinante. «Le persone meno giovani tendono a consumare un numero maggiore di servizi e prodotti
sanitari e, ovviamente, di farmaci, mentre gli anziani assumono, in media, una quantità pari al doppio di
medicinali rispetto a chi ha 20 o 30 anni», spiega Evan McCulloch , gestore del fondo Franklin Biotechnology
Discovery . Comunque, le ragioni alla base dell'ascesa di questo settore sono principalmente due. Gli
investitori erano alla ricerca di titoli difensivi con un'inclinazione di crescita e l'hanno trovata nelle società
biotech a grande capitalizzazione. Ognuna commercializza diversi prodotti in aree ben definite come la dialisi,
il cancro o l'Hiv e le malattie virali. Si tratta di malattie croniche o di lunga durata per cui i pazienti assumono il
farmaco in modo permanente. La seconda ragione è da ricercare nelle valutazioni. Due anni fa, quando è
iniziata la moda del biotech, le valutazioni erano molto attraenti con un tasso di crescita annuale del 15-20%.
«Non credo comunque che stia esplodendo una bolla, la situazione oggi è molto diversa che in passato. Le
20 più grandi aziende biotech sono redditizie, il settore è più maturo, i prodotti sono più avanti negli studi
clinici», osserva Flury, consigliando a un investitore di puntare su quelle aziende che commercializzano un
prodotto per malattie in cui negli ultimi 10-20 anni non ci sono stati sviluppi. Un esempio è Alexion con il suo
prodotto Soliris: è la prima e unica terapia approvata per il trattamento di Pnh, una malattia progressiva e
pericolosa caratterizzata dalla distruzione eccessiva di globuli rossi. I principali driver del settore sono conti
robusti (nella seconda metà del 2013 la maggior parte delle grandi società biotech ha battuto le previsioni di
fatturato e ha incrementato le stime sugli utili); pipeline di successo e ambiente favorevole dal punto di vista
della regolamentazione; aumento delle attività di M&A; aumento delle Ipo che mostrano una forte
innovazione. «Noi preferiamo le società che hanno già uno o più prodotti sul mercato. Per le posizioni più
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
investimenti
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Capital - N.405 - novembre 2013
Pag. 37
(diffusione:85554, tiratura:133841)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/11/2013
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
piccole del portafoglio, prendiamo in considerazione le aziende che sono in fase molto avanzata di sviluppo,
nella fase III della sperimentazione, con solidi risultati della fase II», indica Flury. Il team del fondo Franklin
Biotechnology Discovery segue oltre 200 società biotecnologiche su scala mondiale ed è sempre alla ricerca
di nuove aziende le cui valorizzazioni siano scontate rispetto al valore intrinseco. La posizione più ampia è
quella in Gilead Sciences , che ha presentato i dati della II e III fase di sperimentazione sui nuovi composti
contro il virus dell'epatite C. Anche Biogen Idec ha lanciato di recente un nuovo medicinale per la sclerosi
multipla, più efficiente e meglio tollerato rispetto all'attuale opzione terapeutica. A queste azioni, Nathalie
Lötscher , portfolio manager del fondo UBS Equity Biotech , aggiunge Onyx Pharmaceuticals , che ha
sviluppato Nexavar, commercializzato insieme a Bayer per curare epatocarcinoma e cancro renale. Infine,
Van den Eynde ritiene ancora interessanti Biogen , poiché il lancio di Tefcidera (sclerosi multipla) ha portato
buoni risultati e la società ha una forte pipeline di prodotti, la statunitense Stemline per lo sviluppo della cura
della leucemia. «L'Europa ha fatto molta strada e stiamo aumentando la nostra esposizione in quest'area.
Roche , per esempio. Ci piace anche la società francese Ipsen , che sta dando buoni risultati nei tumori
neuroendocrini, così come la tedesca Biotest », conclude Van den Eynde.Fondo Volat. Perf. 1 anno FontE:
MorningStAr, DAti AggiornAti AL 14 ottoBrE 2013
Nove fuoriclasse da tenere d'occhio Perf. 3 anni annualizz. ESPA Stock Biotec 15,9% 32,6% 32,5% 23,8%
Franklin Biotechnology Discovery 15,3% 34,1% 31,1% 23,7% Julius Baer Biotech Fund 16,7% 31,8% 30,8%
20,9% Credit Suisse Equity Biotechnology 16,6% 31,7% 29,9% 21,5% Dexia Equities L Biotechnology 15,8%
40,1% 29,6% 30,8% UBS Biotech 17,9% 28,2% 26,0% 23,2% Pictet- Biotech 16,3% 27,2% 22,9% 13,8%
Multi Stars Sicav WM Biotech - 36,7% - Selectra J. Lamarck Biotech - 30,7% - - Perf. 5 anni annualizz.
Foto: «Il rally iniziato nel 2010 è partito da valutazioni basse, le principali società quotavano a un rapporto
prezzo-utile a sconto rispetto all'S&P 500. Ora il settore scambia a premio, ma senza eccessi»
Foto: Da sinistra, Nathalie Lötscher , portfolio manager di Ubs Equity Biotech , e Rudi Van den Eynde ,
gestore di Dexia Equity Biotechnologies .
Foto: «Preferiamo le società che hanno già uno o più prodotti sul mercato. Per le posizioni più piccole del
portafoglio, prendiamo in considerazione le aziende che sono in fase molto avanzata di sviluppo» Da sinistra,
Nathalie Flury , gestore del fondo JB Biotech di Swiss&Global Am, ed Evan McCulloch , gestore di Franklin
Biotechnology Discovery .