MARZO 2010 Sfogliamento

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MARZO 2010 Sfogliamento
MARZO 2010
LA RIVISTA DI AMBIENTE
DELL’ASSOCIAZIONE
ZYGENA
Sfogliamento
Anno
gelato
“febbraio se ne è andato brutto”, hanno commentato gli
anziani.
Nel senso che la neve ha resistito, il freddo non ha lasciato il
passo all’aria di primavera, malgrado su alcuni prati già si
vedano le pratoline.
Il 21 marzo ci sarà il passaggio verso una stagione migliore....
sempre che qualcuno la avverta, “hai visto mai” decidesse di
non venire.
Sfogliamento
numero di marzo 2010
IN QUESTO NUMERO
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Cappotto o costume?
Storia di Neve
Basta veleni nel Mare Nostrum
Ne vuoi un po’?
Graffiti digitali
E’ in arrivo l’8 marzo
Etnozoologia in India
Abbazia a picco sul mare
Coltivatori a sei zampe
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21
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24
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Televisione da cani...
Fastelavn boller
Occhio allo squalo
Inquinamento letterario
Cervantes approverebbe
Il tatzelwurm
Dolci delfini
Ghiacci on the rocks
C’era una volta un territorio pulito
EDITORIALE
SFOGLIAMENTO
LA RIVISTA DI AMBIENTE
DELL’ASSOCIAZIONE
ZYGENA ONLUS
DIRETTORE
FABRIZIO MANZIONE
RESPONSABILE
COORDINAZIONE DI
GISELLA PACCOI
REDAZIONE
REDAZIONE
NICOLETTA BETTINI
SIMONA CAPOGROSSO
FRANCESCO DONATI
ALESSIA VESPA
WEBMASTER
MASSIMO SCUDO
INDIRIZZO
VIA DEL CASSERO 5,
05100 TERNI
URL
Mentre stavamo creando questo numero, è arrivata la notizia del
petrolio nel Lambro.
Dopo i primi momenti di sgomento e, soprattutto, di rabbia, la
domanda è stata: cosa fare? “Fermare le presse” e ribaltare lo
schema del numero, per dedicare un giusto spazio a questo disastro - del quale, a nostro avviso, tutti stanno parlando in termini un po’ troppo blandi - oppure aspettare?
Abbiamo scelto di aspettare.
Non vogliamo unirci al coro delle voci di sdegno, non pensiamo
che ce ne sia bisogno.
Vogliamo, invece, descrivere questo dramma quando la situazione si sarà chiarita. E non ci interessa sapere chi sia stato - non è
il nostro compito, anche se non possiamo non augurarci che i
colpevoli vengano scoperti e puniti in fretta..... con una punizione esemplare - quanto, piuttosto, contare le vittime.
Alberi, macro e micro fauna. Di oggi e di domani.
Perchè, perdonateci, ma una volta passata l’emergenza legata
all’acqua potabile, noi non ce la facciamo a “tirare un sospiro di
sollievo” per il fatto che le coltivazioni non saranno intaccate.
E’ stata una strage.
Lo leggerete nel prossimo numero.
Per ora.... vi aspettano articoli piuttosto leggeri, come la primavera che sta arrivando.
Buona primavera, dunque, e buona lettura.
LA REDAZIONE
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MARZO
WWW.SFOGLIAMENTO.IT
“Sfogliamento” è il periodico mensile dell’associazione
di ricerca, consulenza e comunicazione ambientale
“Zygena onlus”.
registrazione Tribunale di Terni n.04/07 del 26/3/07
LE SEZIONI:
ARTE
BIZZARRIE
NATURA
SFOGLIAMENTO
NATURA
Cappotto
o costume?
il 2009 è stato
il quinto anno più caldo
GISELLA PACCOI
Mentre l’Europa è ancora sotto una spessa coltre di
neve (quest’anno sarà ricordato anche per la nevicata a Roma, evento talmente raro da essere inserito
negli annali) e di freddo, il NOAA, “National Oceanic
and Atmospheric Administration”, organismo governativo americano, ha diffuso le conclusioni tratte dai
dati raccolti nel 2009 e confrontati con tutti quelli a
disposizione a partire dal 1880.
A dicembre, ad esempio, la temperatura superficiale
globale dell’oceano è stata la seconda più calda, in
assoluto; se si uniscono la temperatura globale della
terra e quella della superficie dell’oceano il record
“scende” all’ottavo posto.
Valutando tutto l’anno, la temperatura globale (terrestre e superficiale oceanica) è la quinta più calda,
insieme a quella registrata nel 2006, mentre se si
considera solo la temperautra oceanica il primato sale al quarto posto, insieme agli anni 2002 e 2004.
Nella decade tra il 2000 ed il 2009, la temperatura media globale (oceani più superficie terrestre) è stata di 14,24°C,
ed ha “battuto” quella media della decade 1990 - 1999, che è stata di 14,13°C.
L’emisfero Nord ha registrato una copertura nevosa record, seconda solo a quella del 1985 (anno in cui, tanto per
ricordare.... ha nevicato l’ultima volta a Roma).
Non è un paradosso.
Potremmo chiamarlo, tanto per giocare, l’effetto “pentola
per la pasta”.
Quando si mette a bollire l’acqua per cucinare la pasta, via
via che la temperatura sale il vapore aumenta, e sale
verso l’alto... finchè non incontra un ostacolo, ad esempio
la cappa, e si condensa, fino a ricadere sotto forma di
grossi goccioloni.
Nel nostro pianeta, l’ostacolo è rappresentato dagli strati
più alti dell’atmosfera, dove la temperatura è così bassa
da creare addensamenti di acqua e di ghiaccio.
Perchè non piove - o nevica - dove “è acceso il fuoco”,
ossia dove fa più caldo? Semplice: perchè il pianeta si
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MARZO
SFOGLIAMENTO
NATURA
muove, le masse d’aria si spostano di
conseguenza e, in più, sono soggette ai
moti ventosi periodici.
Tutto questo rimescolamento porta ad
avere, com’è logico, le masse d’aria più
fredda verso i poli.
Per cui nevica, nevica, nevica, dalle
nostre parti, ma allo stesso tempo fa
sempre più caldo tra i tropici e l’equatore.
Lo dimostrano anche i dati rilevati a
gennaio: la temperatura media di terre
emerse e superfici oceaniche è stata di
0,6°C superiore a quella del ventesimo
secolo, attestata intorno ai 12°C.
Il mese che abbiamo da poco lasciato
alle spalle è stato il quarto più caldo in
assoluto.
Allo stesso tempo, la temperatura media del suolo è stata di 0,83°C superiore a quella media per il ventesimo secolo, di 2,8°C (se vi sembra bassa.... tenete presente che sono incluse nel calcolo anche tutte le aree ghiacciate!!!).
Le terre nell’emisfero Sud sono state le più calde (dati record per il mese di gennaio), mentre nell’emisfero nord la
temperatura è al diciottesimo posto.
Un dato molto preoccupante è quello legato alla temperatura della superficie oceanica, che è stata di 0,52°C superiore a quella media per il ventesimo secolo, che era di 15,8°C: la seconda più calda per questo mese, subito dopo
quella registrata a gennaio 1998.
Si legge sul sito NOAA: “questo
dato può essere in parte attribuito alla persistenza di “El Niño”
intorno all’area equatoriale
dell’Oceano Pacifico. Secondo il
centro di previsione climatica, ci
si aspetta che El Niño raggiunga
l’emisfero Nord nella primavera
del 2010”.
Il tempo continua ad impazzire.
E non basta suggerire di aprire
gli ombrelli.
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SFOGLIAMENTO
ARTE
Storia
di Neve
una delicata storia
dall’uomo che ama la natura
GISELLA PACCOI
“Neve Corona Menin, l’unica bambina nata nel gelido
inverno del 1919, è una creatura speciale. Tutti lo capiscono quando, con il semplice tocco della sua mano, alcuni
compaesani in punto di morte guariscono miracolosamente. In effetti Neve altro non è che la parte buona della
strega Melissa – guardiana di un raccapricciante inferno
di ghiaccio -, tornata sulla Terra per riparare i torti commessi in vita.
A far da sfondo a questa vicenda, punteggiata di eventi
sovrannaturali eppure saldamente ancorata alla quotidianità, Mauro Corona dipinge, con la sua scrittura potente e
ricca di inflessioni del parlato, quadri della vita di paese
seguendo l’immutabile succedersi delle stagioni, scandite
da collettivi eventi annuali. Come il falò di San Simone e
quello di San Floriano, quando l’intero paese si raccoglie
attorno a un immenso fuoco, mentre le donne celebrano
rituali per propiziare la fecondità e i giovani si misurano in
prove di coraggio.
Calibrando con sapienza il realismo più robusto e la più
accesa fantasia, Mauro Corona dà forma all’epopea di Erto
in un romanzo di forte ed esplosiva vitalità, a volte terribile come solo certe favole nere dei fratelli Grimm sanno
essere”.
Stavolta, la presentazione non inganna. Al massimo si
potrebbe dire che è troppo enfatica, e che mal si intona
alla figura di Mauro Corona, che quando scrive non si
perde in bizantinismi e sofismi, ma crea immagini e personaggi così come i montanari, con sapienti colpi di coltello, sanno intagliare ruvide e angolose figure nel legno.
Lo confesso: ho sempre paura di leggere gli scritti di Mauro Corona, perchè non sono levigati, non sono soft, ma sono
crudi, duri, a volte spietati. Così come può esserlo l’animo umano. E, vedere le brutture degli uomini, specialmente
nei confronti della natura, nero su bianco, descritte così bene, fa male. Come ricevere una scheggia di legno sottopelle.
Ma non posso farne a meno, perchè in un mondo di carta patinata, di sentimenti annacquati e banali da “baci
Perugina”, fa bene ritornare al reale. A personaggi forti, reali.
“Storia di Neve” è davvero un libro stupendo, se possibile da leggere alla luce del fuoco nel camino, con la calma ed
il tempo che merita.
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MARZO
SFOGLIAMENTO BIZZARRIE
Basta veleni
nel Mare Nostrum
è nato un osservatorio
per il Mediterraneo libero da veleni
NICOLETTA BETTINI DA “ANSAMBIENTE”
Un ''cartello'' creato da 10 associazioni, per sollecitare governo, magistratura e parlamento sulla ''rete di trafficanti delle navi dei veleni''. E' l'
'Osservatorio per un Mediterraneo
libero da veleni', presentato il 16 febbraio scorso e costituito da AgciAgrital, Cittadinanza Attiva, Comitato
Civico Natale De Grazia Amantea,
Greenpeace, Lega Pesca, Slow Food
italia, Societa' chimica italiana, Wwf e
Adesso ammazzateci tutti-movimento
antimafie.
''Si tratta di disinnescare la bomba ad
orologeria per i danni dell'ambiente e
alla salute dei cittadini - ha detto
Stefano Lenzi del Wwf - rappresentata
dalle 'navi a perdere'''.
L'Osservatorio seguira' otto filoni di
attività.
Primo, la creazione di un rapporto
organico tra i tre organismi parlamentari interessati con potere di indagine (Commissione bicamerale di inchiesta
sulle attivita' illecite connesse al ciclo dei rifiuti, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica e
Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie); secondo, la creazione di un coordinamento tra
le Procure coinvolte nelle indagini.
E ancora, la convocazione da parte del ministero dell'Interno di un tavolo con le forze dell'ordine che indagano sulle
'navi dei veleni; l'istituzione di una struttura ad hoc al ministero
dell'Ambiente per una mappatura del fenomeno; l' attivazione del
ministero della Salute per la raccolta delle segnalazioni dalle Asl.
Gli ultimi due filoni sono rappresentati dalla predisposizione di
azioni di bonifica dei relitti e dallo stanziamento di fondi per le
indagini e l'accertamento delle responsabilita' penali, non solo
per i comandanti ma anche per gli armatori e i proprietari delle
navi.
''Il nuovo cartello - hanno spiegato gli organizzatori - rappresenta una convergenza tra ragioni ambientali, socio-sanitarie e economiche, coinvolte nel pericolo rappresentato dal possibile inquinamento di catene alimentari''.
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SFOGLIAMENTO
NATURA
Ne vuoi
un po’?
il comportamento curiosamente socievole
dei bonobo
GISELLA PACCOI
Vi sembra di riconoscere una vecchia parente,
nella foto qui accanto? Non siete andati troppo lontano dal vero.
“Zia Mietta” (in questo caso diminutivo di
Scimmietta, of course) è un bonobo, un primate con una sequenza genetica che si discosta davvero piuttosto poco da quella umana.
Forse, i più conoscono i bonobo per quella
curiosa abitudine che hanno..... di dedicarsi al
sesso non solo per fini riproduttivi ma anche
ludici (le attività sessuali osservate in gruppi
sia in cattività, sia nel loro ambiente naturale
sono molto varie e includono sesso orale, rapporti omosessuali e sesso eterosessuale al di
fuori del periodo fertile delle femmine).
Si è dimostrato che l'attività sessuale è utilizzata da questi animali per "allentare la tensione", per l'individuo o per il sociale, come nella
circostanza di una disputa per un albero fruttifero da parte di due gruppi diversi.
Secondo alcuni scienziati, la loro società pacifica si deve proprio a questa pratica... e, in
questo, differiscono molto da noi.
Ora, c’è un’altra caratteristica che sembrerebbe accomunarli ad alcuni rappresentanti della
specie homo: l’atto di offrire del cibo agli altri,
dividendolo coi propri simili.
Ne parla uno studio pubblicato su “Current
Biology” il 9 febbraio scorso.
“Al contrario di altre scimmie, come ad esempio gli scimpanzè, i quali, divenuti adulti,
mostrano un crescente fastidio, se sono costretti a condividere il cibo, i bonobo continuano volentieri anche da adulti, mantenendo gli stessi livelli giovanili”, spiega Brian Hare.
Questa “sindrome di Peter Pan”, ossia il fatto di mantenere livelli giovanili per alcune attività, sembra non essere
limitata solo al cibo, ma anche al sesso e al gioco.
Nello studio, i bonobo potevano scegliere se mangiare da soli il cibo che veniva loro dato, o spartirlo, aprendo con
una chiave o una stanza adiacente vuota, o un'altra con all'interno un altro bonobo.
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SFOGLIAMENTO
NATURA
''Abbiamo scoperto che i soggetti sottoposti a test aprivano volentieri la porta che
dava accesso al cibo per i propri simili,
permettendo loro di mangiare parte di
cio' che avrebbero potuto tranquillamente
mangiare da soli'', spiega Hare.
Gli autori pensano che questa inclinazione a dividere il cibo sia finalizzata a ottenere, in futuro, analoghi favori in cambio,
ma ancora questo non e' stato provato.
Certo è che, per contro, sono moltissimi i
casi di bonobo che mostrano comportamenti altruisti.
Due esempi su tutti sono quelli di Kuni, la
bonobo dello zoo di Twycross, in Gran
Bretagna che, raccolto un uccellino caduto nella sua gabbia, si è ripetutamente arrampicata su un albero per aiutarlo a volare, e quello dei bonobo dello statunitense Milwaukee County Zoo, che aiutano regolarmente Kidogo, un
bonobo handicappato e sofferente di cuore, cui non sono imparentati.
I bonobo si sono anche guadagnati
l'appellativo di 'scimmie parlanti' per
la loro notevolissima capacita' di
espressione e di interazione, fino a
esprimere suoni che ricordano parole
precise.
Molto c’è ancora da studiare, su questa società così insolita.
“Comprendere i processi evolutivi che
hanno determinato i cambiamenti nei
bonobo potrebbe aiutare a capire
anche qual’è stata la nostra, di evoluzione”, afferma Brian Hare.
“Secondo Herrmann, l’adattamento
cruciale degli esseri umani, rispetto
alle altre scimmie, è stato lo sviluppo
accelerato delle abilità sociali nei piccoli.
Anche se ancora non sono stati individuate le mutazioni genetiche che
hanno prodotto un tale cambiamento,
se possiamo determinare i processi
con i quali si sono evoluti i bonobo
forse riusciremo anche ad esprimere
delle ipotesi su un’analoga evoluzione
nella nostra specie”.
http://www.cell.com/currentbiology/fulltext/S09609822(09)02141-1#Summary
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SFOGLIAMENTO
ARTE
Graffiti
digitali
alle olimpiadi invernali
di Vancouver
GISELLA PACCOI
“Chairman Ting: an experimental illustration, photography
+ design workshop”.
Ecco il logo delle “Chairman Ting industries”. Come non trovare simpatici questi due ragazzi che si presentano dicendo
che....
“amiamo il nostro nome sciocco e pomposo, ma non abbiamo enormi fabbriche sparse per il mondo che producano
prodotti per il consumo di massa. Siamo, infatti, un piccolo
laboratorio di illustrazioni che ha sede a Vancouver, fondato
da Carson Ting e Denise Cheung.
Denise è la responsabile per tutti i noiosi (ma incredibilmente importanti) aspetti burocratici della cosa. Per cui, per
favore, contattate lei: lei ha il senso degli affari ed è logica e
pratica. Carson no.”
Però.... evidentemente il connubio funziona bene, dato che
quest’anno sono stati chiamati per una originalissima performance al Salt Building di Vancouver, in
occasione delle Olimpiadi e delle Paraolimpiadi.
“La performance dell’artista dimostra come sia
possibile creare originali graffiti usando la tecnologia della Tangible Interaction”, si legge in un sito.
Dato che, ad essere sincera, non so fare altro che
rimanere a bocca aperta davanti alle esibizioni di
questo artista, e non ho la più pallida idea di cosa
sia la Tangible Interaction, evito qualunque figuraccia, non facendo commenti. Mi voglio limitare a
segnalarvi i due link dei filmati (il primo... riguarda la sua prima opera, sul muro di casa sua) e ad
augurarvi buona visione!
http://vodpod.com/watch/2351434-chairman-ting-bicycle-wall-art-on-vimeo
http://www.vimeo.com/9486959
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SFOGLIAMENTO BIZZARRIE
E’ in arrivo
l’8 marzo
una ricorrenza....
comunque da festeggiare
GISELLA PACCOI
Lo confesso: non ho mai sentito troppo la festa della donna. Forse perchè ero troppo piccola quando “bruciavano i
reggiseni in piazza”, forse perchè ho trovato la “pappa pronta”, i diritti già stabiliti e le battaglie già - apparentemente - vinte.
Ho sempre percepito questa ricorrenza come un altro momento commerciale, una scusa per uscire con le amiche e
concedersi qualche attimo di “trasgressione” (ma cosa ci sarà mai di trasgressivo in una pizza.... o nel guardare dei
maschioni che si agitano come se avessero uno scorpioncino nella maglietta....).
Quest’anno, invece, per tutta una serie di motivi (non ultimo... il fatto che qui in Danimarca ho potuto osservare la
“città delle donne”, al contrario di alcuni luoghi in Italia che sono ancora il “mondo degli uomini”. Qui le donne di
tutte le età lavorano in tutti i ruoli, sono intense, forti, determinate...), sento che è bene dedicare una giornata a riflettere sul ruolo della donna in questo mondo.
Perchè solo una giornata? Perchè è vero che bisognerebbe pensarci sempre, ma in una ricorrenza non ci sono scuse:
ci si deve pensare e basta.
Buon otto marzo a tutte. Perchè.... perdonatemelo, ma... essere donna è diverso.
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SFOGLIAMENTO NATURA
Etnozoologia
in India
non solo specie vegetali
usate in modo tradizionale per curare
GISELLA PACCOI
In alcune zone del mondo, gli esseri umani
usano ancora parti di determinati animali per
curare alcune malattie.
L’India è uno di quelli, ed è una delle aree dove
la biodiversità animale è maggiore; molte
comunità “tradizionali” sono ancora sparse per
il paese, e queste persone dipendono ancora
moltissimo dalla medicina tradizionale locale.
Per questo è stato condotto, per alcuni mesi,
uno studio etno-zoologico nell’area di monte
Abu, santuario della biodiversità, allo scopo di
rilevare le tradizioni della gente Garasiya, il
principale gruppo tribale di quest’area.
Ne è venuto fuori che intorno al monte Abu 24
specie animali sono usate in 35 applicazioni
medicinali, per curare malattie come asma,
debolezza, tubercolosi, tosse, paralisi, e per
altri scopi religiosi.
L’elenco degli animali impiegati dai Garasiya
include 14 specie di mammiferi, 5 specie di
uccelli, tre di rettili, una di artropodi ed una di
anfibi.
Tra questi, alcune specie sono protette perchè a
rischio di estinzione, come ad esempio l’Elephas maximus e la
scimmia Semnopithecus priam.
Particolare attenzione viene, purtroppo, riservata al Cervus unicolor e al pipistrello Cynopterus sphinx, la cui carne viene usata
per alleviare febbri e tosse.
Un paio di curiosità su questo pipistrello? Non usa l’ecolocazione, perchè, nutrendosi di frutti, si basa essenzialmente sull’odore.... ed ha un comportamento sessuale alquanto insolito, perchè è l’unico mammifero, ad eccezione dei primati, a praticare
la fellatio.
Per scoprirne di più, si può leggere l’articolo scaricabile online o
guardare questo filmato:
http://www.youtube.com/watch?v=1ERJ_O1Ze40
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SFOGLIAMENTO
ARTE
Abbazia
a picco sul mare
i giardini dell’abbazia benedettina
della Cervara
REDAZIONE DA: “GRANDIGIARDINI.IT”
L’abbazia della Cervara, costruzione praticamente a picco sul mare tra Santa Margherita
Ligure e Portofino, risale al 1361, per opera
di un gruppo di monaci benedettini.
Pare sia stata visitata da nomi illustri, come
Francesco Petrarca, Santa Caterina da Siena,
i papi Gregorio XI (1376), Urbano VI e Pio
VII; e, ancora, da don Giovanni d’Austria, il
famoso condottiero che sconfisse i Turchi a
Lepanto (1574), dal letterato Alessandro
Piccolomini e da Guglielmo Marconi.
Le tracce più consistenti, comunque, sono
quelle lasciate dalla prigionia di Francesco I
re di Francia che, sconfitto a Pavia nel 1525
da Carlo V di Spagna, fu qui imprigionato in
una torre-prigione a strapiombo sul mare, da cui - ben magra consolazione - si gode una splendida vista del Golfo
del Tigullio.
Di particolare rilevanza è il giardino monumentale all’italiana, unico conservato in Liguria, che si estende su due
livelli, raccordati con grazia da pergole e gradini.
Nella parte inferiore le siepi di bosso (Buxus sempervirens L.) sono una raffinata realizzazione di
arte topiaria a coni e coni gradonati e circondano
la fontana in marmo del XVII secolo raffigurante
un putto.
Le piante addossate ai muri o disposte lungo le
bordure sono parte integrante del giardino insieme alle vigne degli antichi pergolati.
Si segnalano inoltre coloratissime strelitzie, esemplari di agrumi, oleandri, pini di Aleppo, un secolare albero del pepe e capperi rosa. Sul lato est del
giardino inferiore il pergolato è coperto da un glicine viola ultrasecolare (Wisteria sinensis L.) di
dimensioni monumentali.
La parte superiore del giardino è caratterizzata da
pilastri ottagonali ricoperti di Trachelospermum
jasminoides L. che, in fioritura, diffonde un delizioso profumo di gelsomino.
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SFOGLIAMENTO
NATURA
Coltivatori
a sei zampe
alcune formiche
coltivano “giardini” di funghi
GISELLA PACCOI
Se avete circa quindici anni (e vi sentite un po’ vecchietti), avete al vostro
servizio tra i due e i 5 milioni di lavoratori che coltivano il cibo che vi serve
e vivete in una casa di circa 2000
stanze o più.... allora siete la regina
delle formiche tagliafoglie.
Le formiche tagliafoglie (Atta) sono
un genere di insetti della famiglia
Formicidae, comprendente specie diffuse nelle zone a clima tropicale del
continente Americano, in particolare
nel Texas, nel Messico e nella parte
settentrionale dell’America del sud.
Il genere Atta mostra dei comportamenti assolutamente particolari, specialmente per la forma avanzata di
oricultura (ossia “allevamento” dei
funghi) per produrre le risorse alimentari.
Le formiche tagliafoglie, infatti, sono
veramente abili nel coltivare ampi
“giardini” di funghi, da cui poi prelevano il proprio nutrimento.
Le operaie “minimae” trattano le ife del micelio per evitare che il fungo sviluppi corpi fruttiferi, le concimano con le
feci, e le bagnano con la saliva per mantenerle umide. I funghi vengono inoltre fatti crescere su particolari lettiere di
materiale vegetale, che vengono assemblate dalle operaie “minor” con pezzi di foglie, i quali vengono tagliati e trasportati al nido da parte delle operaie bottinatrici, major e supermajor.
Le larve di queste specie basano la loro intera dieta sulle ife dei funghi coltivati.
Quando i funghi sono attaccati dai patogeni, poi, le formiche “contrattaccano” per mezzo di batteri che riescono ad
avere quasi sempre la meglio sul patogeno.
Questi giardini, insieme con le formiche che li coltivano, formano delle comunità molto complesse. Le interazioni
sono innumerevoli, e vanno dalle simbiotiche alla parassite. Solo ora gli scienziati iniziano a svelare e a catalogare le
molte, complesse connessioni che esistono in ogni giardino fungino di questo tipo.
Alla luce dei recenti studi pare, ad esempio, che le modalità con cui le formiche oricoltrici coltivano i funghi si svi15
MARZO
SFOGLIAMENTO
NATURA
luppino di pari passo con l'evoluzione dei funghi stessi ad esse associati; i funghi, a loro
volta, sembrano co-evolversi con le formiche
che li coltivano.
Il principale esempio di associazione funghiformiche si ha fra la maggior parte delle specie
della tribù Attini ed i funghi dell'ordine
Leucocoprineae; presso alcune specie del
genere Chyphomyrmex, poi, questo tipo di
funghi basidiomiceti è stato sostituito con i
fermenti.
Il fenomeno dell'oricoltura sembra essersi sviluppato come una forma di simbiosi mutualistica: le formiche si pappano parte dei funghi e
ne impediscono una normale riproduzione, ma
allo stesso tempo li fanno crescere e li riproducono, parallelamente alla moltiplicazione delle loro colonie.
L’untima scoperta, effettuata da Adrian Pinto-Tomas e dai suoi colleghi, rivela che i giardini fungini sono un serbatoio per uno dei principali processi vitali, ossia la fissazione dell’azoto.
La fissazione dell’azoto è una reazione chimica essenziale, per la vita. I microorganismi catturano azoto dall’atmosfera e lo convertono in una forma che animali e piante possono usare: senza questo passaggio fondamentale, gli
organismi non potrebbero produrre i “mattoni” della vita, come i nucleotidi e gli aminoacidi, senza i quali non ci
sarebbero DNA e proteine.
Il team guidato da Pinto-Tomas ha scoperto che c’era molto più azoto fissato, nei giardini fungini delle formiche, di
quanto si attendessero: sembrava addirittura che questi giardini fossero stati arricchiti, concimati artificialmente!
Per scoprire da dove provenisse questo surplus di azoto, gli scienziati hanno condotto una serie di esperimenti.
Hanno collocato formicai di formiche tagliafoglie in camere speciali, che potevano riempire con una miscela speciale di aria, che conteneva azoto tracciato. Dopo alcune settimane, hanno potuto verificare che l’azoto marcato, fissato, si stava accumulando nel giardino.
Quindi, si sono messi in cerca di quale microorganismo potesse essere responsabile di questo processo chimico di
fissazione, ed hanno trovato una colonia di batteri, noti come Klebsiella, in grado di fissare l’azoto.
L'oricoltura pare essere comparsa circa 50 milioni di anni fa (nel periodo Eocene) presso gli antenati neotropicali
delle moderne Attine; una svolta intermedia si ebbe con l'evoluzione, nei funghi, di strutture particolari, finalizzate
al fornimento diretto del cibo
alle formiche.
Ora, alla luce di questa nuova
scoperta, sembra plausibile
poter affermare che l’evoluzione è proseguita fino a stadi
decisamente molto più avanzati, che comprendono sia
modifiche fungine che abilità
coltivatrici delle formiche.
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SFOGLIAMENTO
BIZZARRIE
Televisione
da cani....
.... o “per” cani
e altri animali?
ALESSIA VESPA DA “ANSAMBIENTE”
Pensavate di averle viste tutte, quando sono usciti i
cappottini per chiwawa?
Non so come dirvelo, ma... probabilmente, il “peggio”
(almeno in quanto a bizzarrie e cose strane) deve
ancora venire.
Infatti, è stata aperta da pochissimo “YouPet TV”, la
televisione online che, per ora, è rivolta a chi vive con
un animale domestico.
Nelle intenzioni degli autori, però, pare che ci sia
anche la voglia di sperimentare una tv che faccia compagnia ai nostri “animali da compagnia”... che lasciamo così spesso soli.
Ecco cosa si legge nella presentazione del sito:
“YouPet per indirizzare il nostro pensiero e connetterlo subito al mondo degli animali alla visione che hanno del
mondo, del rapporto con gli umani ed a quella che noi abbiamo di loro, anche di quelli che sono accanto a noi, che
vivono nelle nostre case. Entrambe sono punti di vista certamente soggettivi ma ricchi di elementi interessanti. Ciò
che conosciamo e che ci è consueto ci apparirà in una luce diversa.
YouPet utilizza le più attuali forme di comunicazione ed offre a tutti la possibilità di raccontare/vivere la realtà
che ci sembra di conoscere bene con la potenza delle immagini e non solo delle parole per scoprire aspetti nuovi ed
una realtà diversa da come l’abbiamo sempre vissuta, con un viaggio che tocchi tutti gli aspetti da quelli piacevoli e conosciuti a quelli meno esplorati e “scomodi” .”
Fatevene un’idea, andate a dare un’occhiata. Il link è questo:
http://www.youpet.it/
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SFOGLIAMENTO
ARTE
Fastelavn
boller
parliamo ancora di carnevale...
per una ricetta danese
GISELLA PACCOI
Non chiamatele “pastarelle”.
Sembrano, ma non sono.
Viste così... sembrano proprio le
nostre prove di pasticceria della
domenica, con la glassa alla cioccolata sopra e la panna montata dentro
(e, a dirla tutta, anche il sapore è
molto, ma molto simile, se non si
tiene conto di quella sfumatura di
cannella che pervade qualunque prodotto dolciario, da queste parti).
Trovandosele davanti, però, il dubbio
non sussiste: sono enormi!!!
Praticamente, una fastelavnbolle (letteralmente.... uno “gnocco
di carnevale”) potrebbe tranquillamente essere composta da due
o addirittura tre delle nostre pastarelle.
Come mai così grandi? Semplice: perchè un “panino” di questa
portata è sempre stato il pegno perchè i piccoli smettessero di
manovrare i rametti verdi, appositamente legati insieme, usati
per tradizione per svegliare i genitori il giorno di carnevale
(qui.... niente giovedi e martedi grasso, solo la domenica è vera
festa).
Nel passato si giocava anche a “slå katten af tønden”, ossia “colpisci il gatto nel barile”.
Neanche a dirlo, la povera bestiola era un gatto nero, e doveva
farsi idealmente carico di tutte le sventure e le jatture del paese.
Per fortuna, ai giorni nostri questa pratica è rimasta solo come
simbolo, e nella botte ci sono dolci, caramelle e un disegno (o al
massimo un pupazzo) che simboleggia il gatto.
Meno male....
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MARZO
SFOGLIAMENTO
NATURA
Occhio
allo squalo
a causa di monitoraggi sbagliati
è a rischio estinzione
SIMONA CAPOGROSSO DA “ANSAMBIENTE”
Dopo essere diventato il
simbolo cinematografico
del terrore in mare per la
sua abilita' nell'uccidere,
grazie ai film di Steven
Spielberg, ora per il grande
squalo
bianco
(Charcarodon charcarias)
e' il momento di lottare
contro un nemico ben piu'
temibile: l'estinzione.
Secondo uno studio dell'universita' di Stanford ne
sono infatti rimasti meno
di 3500 esemplari, un
numero inferiore anche a
quello delle tigri.
I biologi marini, gli stessi
che hanno scoperto che
questo animale puo' percorrere distanze fino a 18
mila chilometri, hanno
presentato i risultati del loro studio nel corso di una conferenza a San Diego.
Seguendo alcuni esemplari con dei trasmettitori radio, e' stato possibile determinare le rotte preferite da questa specie, che è in grado di percorrere migliaia di chilometri dal sud al nord del Pacifico o di impiegare “soli” nove mesi
per un viaggio di andata e ritorno tra il Sud Africa e l’Australia.
Questa caratteristica, ossia il fatto di compiere enormi spostamenti, aveva falsato i dati delle indagini compiute fino
a questo momento e relative alla dimensione delle popolazioni di squalo bianco.
Uno stesso esemplare, infatti, veniva “inconsapevolmente” contato due volte, magari a grandi distanze l’una dall’altra.
''Spesso i ricercatori vedevano uno squalo nel sud della California, e un altro qualche mese dopo a migliaia di chilometri di distanza - spiega Ronald O'Dor, uno degli autori - ora sappiamo che in realta' era lo stesso esemplare. Questa
specie e' molto piu' rara di quanto si pensasse''.
Il più grande nemico dello squalo bianco e' la pesca, ma non va sottovalutata anche l’informazione negativa legata
ad esso e agli attacchi (perlopiù involontari) che compie verso l’uomo.
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MARZO
SFOGLIAMENTO
ARTE
Inquinamento
letterario
prendere un classico
e stravolgerlo
GISELLA PACCOI
Per me, la Divina Commedia è, prima di
tutto, un racconto ad immagini che si
creava, pagina dopo pagina, mentre
sfogliavo un librone enorme e pesantissimo con le illustrazioni di Gustave
Dorè.
Un racconto intrigante (soprattutto
l’Inferno, chiaro..... il Purgatorio è “così
così” ed il Paradiso è...come dire, troppo “paradisiaco” per i miei gusti), con
mostri inquietanti, amanti uniti per
sempre, traghettatori avidi...
Solo dopo ho capito tutte le implicazioni storiche e filosofiche di questo testo; in particolare,
quando mi è stato chiaro che si è trattato anche di un
modo, per Dante, di “togliersi un po’ di sassi dalla scarpa”
mi è piaciuto ancora di più. Anzi, quasi quasi l’ho invidiato.
Ora, “Dante’s Inferno” è un videogioco ed un film. Bella
iniziativa, direte voi.
Brutta cosa, vi dico io.
Perchè la storia è totalmente stravolta, per esigenze
videogamistiche (brutte quasi quanto questo neologismo).
Innanzitutto, si confonde il racconto di Dante col mito di
Orfeo ed Euridice.
Dante non attraversa tutti i gironi per ritrovare Beatrice
rapita da Lucifero: diciamocelo chiaro, è fastidioso sentire questa vocetta un po’ stridula, un po’ incazzosa da
signorina in piena sindrome premestruale, che chiama
Dante con lo stesso tono col quale potrebbe “invocarlo”
tra gli scaffali di un ipermercato di sabato pomeriggio.
In più, Dante non è un guerriero, tantomeno di ritorno
dalle crociate, e non ha nessun bisogno di uccidere
Caronte e tutta una serie di dannati pipistrelliformi.
Non c’era bisogno di inquinare così la Divina Commedia.
Meglio ignorarla, allora.
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MARZO
SFOGLIAMENTO
NATURA
Cervantes
approverebbe
“Donkijoteen”: un asino,
un artista e un fotografo
REDAZIONE DA “TAFTER.IT”
Si chiama Minuto e apparentemente
è solo uno stravagante asino, in giro
per le Asturie, con una buffa attrezzatura sulla schiena.
In realtà è molto di più.
Un esempio di media art, una performance, un modello di ecologia e
di vita sostenibile.
E
ancora
un
sito
web
(http://www.donkijote.org/) strutturato come un blog in continuo
aggiornamento.
Insieme all’asino ci sono l’artista
Cristian Bettini e il fotografo Martin
Ruano.
Ripercorrendo la memoria letteraria di Cervantes lo strano terzetto
ha attraversato, nell’arco di circa tre mesi, fino alla metà dello scorso dicembre, le Asturie vivendo in stretto contatto con la gente, le
tradizioni locali e “geoetichettando” il mondo asturiano.
Lo scopo finale, infatti, era soprattutto la realizzazione di una Green
Map per un progetto internazionale che si propone di creare una
carta del mondo basandosi su un’etica di sostenibilità ambientale.
La mappa verde deve evidenziare la presenza di eco-sistemi a
rischio, denuncerà l’eventuale contaminazione e l’uso insostenibile
della terra.
Durante i loro viaggi i tre hanno raccontato, in tempo reale, le loro
avventure mediante il sito. Ogni giorno sono stati messi on line
nuovi video e foto, che sono ancora visibili anche su youtube, all’indirizzo http://www.youtube.com/user/DonkijoteenAsturias.
Nel sito web si trovano “mapas” dove è possibile seguire il viaggio in
modo interattivo. C’è un mapa de cuentos, un mapa de fotos e un
mapa de videos. Per gli artisti non ci sono stati alberghi e comodità
perché la regola era “dormire dove dorme l’asino”, cercando ospitalità presso persone che li hanno accolti nei loro giardini.
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MARZO
SFOGLIAMENTO
NATURA
Minuto era equipaggiato con placche solari,
videocamere e gps.
Perché
asino?
proprio
un
“Perché l’asino è un
mezzo appartenente a
un mondo vicino ma
che la tecnologia ha
reso rapidamente obsoleto”, spiegano.
“Il progetto, per essere
fedele alle sue premesse, non poteva funzionare se gli artisti avessero viaggiato con
mezzi pubblici. La
sostenibilità e il riciclaggio sono il tema
portante di donkijote e
l’aggiornamento del
sito è avvenuto grazie
all’alimentazione delle placche solari che caricavano il computer, le videocamere, il gps e i cellulari per le connessioni internet”.
Il vagare di Minuto è stato testimoniato attraverso tutti gli strumenti contemporanei: blog con archivi, diffusione di
foto e video con Flickr e YouTube, mappe interattive per foto, video e racconti e le green map costruite sulle interfacce open source di Google Maps.
Grazie a Skype, inoltre, il pubblico ha potuto contattare direttamente gli artisti nel loro cammino.
“Scopo della nostra iniziativa”, concludono gli artisti, “è stato incoraggiare il pubblico a porsi delle domande su dove
stiamo andando, su che relazione esiste ancora tra l’ambiente rurale e la città, su quanto la tecnologia ci sta spingendo verso un mondo virtuale e anche su cosa stiamo perdendo di vista del nostro passato”.
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MARZO
SFOGLIAMENTO
BIZZARRIE
Il
tatzelwurm
un animale misterioso...
forse frutto della fantasia
REDAZIONE
“che specie ‘e bestie stanno ‘n miezz’ a questo bosco?”, si
chiederebbe Titina de Filippo nel celebre film “Totò,
Peppino e i fuorilegge” (a proposito... se volete rivedere la
scena basta collegarsi al link...
http://www.youtube.com/watch?v=j2vf5kj4azQ&feature=related ) sentendo parlare del tatzelwurm.
Il Tatzelwurm è una creatura leggendaria dell'arco alpino,
descritta come un lucertolone con quattro o due sole
zampe corte e la coda tozza.
Al tatzelwurm è talora attribuita la capacità di recare
danni e persino di uccidere con lo sguardo, il fiato e l'odore.
Nel 1934 un tale Balkin presentò la foto di un tatzelwurm,
ma l'immagine appare un falso piuttosto grossolano.
Alcuni resti di presunti tatzelwurm si rivelarono appartenenti ad animali diversi e conosciuti.
Jakob Nicolussi suggerì che il tatzelwurm potesse essere
un animale reale, imparentato con gli elodermi americani
e propose il nome di Heloderma europaeus. Anton Koegel
pensò invece ad un anfibio. Secondo Bernard Heuvelmans
poteva trattarsi di un sauro con zampe corte o assenti
come lo scinco o l'orbettino.
Gli scettici fanno però notare la mancanza di prove materiali per suffragare l'esistenza reale della bestia.
Un'ipotesi per spiegare gli avvistamenti del tatzelwurm,
quando non siano semplicemente invenzioni, è che siano
da attribuirsi a serpenti o mustelidi non riconosciuti dall'osservatore.
Nell'area di lingua tedesca animali descritti in questo
modo sono conosciuti anche con altri nomi, come bergstutz, stollwurm (o stollenwurm), spingwurm.
In Sardegna una descrizione simile fu raccolta dal naturalista Francesco Cetti per un essere chiamato scultone.
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MARZO
SFOGLIAMENTO
NATURA
Dolci
delfini
scoperta una connessione
per la cura del diabete
REDAZIONE
Non bastavano gli inquinamenti di tutti i tipi, e le modalità devastanti di pesca a mettere a rischio la sopravvivenza
dei delfini.
Ora arriva anche uno studio della “American association for the advancement”, secondo il quale questo mammifero
sarebbe il miglior modello per lo studio del diabete nell’essere umano.
La chimica del sangue di questi mammiferi marini sarebbe, infatti, “incredibilmente simile” a quella associata al diabete negli esseri umani.
Nessun primate e topo quindi, ma per la prima volta, viene considerato il delfino come miglior modello per studiare il diabete di tipo 2, una patologia molto comune che interferisce con la capacita' dell'organismo di usare in maniera propria lo zucchero e l'insulina.
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MARZO
SFOGLIAMENTO
NATURA
I ricercatori, secondo un articolo pubblicato su Science, hanno scoperto che
la chimica sanguigna dei delfini dopo il
digiuno somiglia molto a quella delle
persone affette dalla malattia: in particolare alti livelli di glucosio e di altre
molecole, comprese gli enzimi gamma
glutamyl transpeptidase.
Le analisi svolte hanno evidenziato
inoltre che alcuni delfini hanno riscontrato problemi associati al diabete di
tipo 2, come eccesso di ferro, alti livelli
di trigliceridi, resistenza all'insulina e
bassi livelli di citrato nelle urine.
Pertanto i ricercatori affermano che
questi mammiferi, ''comportandosi''
come gli esseri umani, sono i ''modelli
piu' realistici per studiare il diabete'', la
loro condizione risulta infatti piu' simile a quella degli umani rispetto ad altri
animali utilizzati normalmente per le ricerche, come ratti, gatti, maiali o primati.
Tale scoperta inoltre apre le porte ad un nuovo approccio di ricerca: scoprendo il modo in cui i delfini ''attivano e
disattivano'' il loro stato di diabete (a digiuno o meno) si potrebbe, affermano i ricercatori, rivelare indizi utili alla
prevenzione della patologia negli uomini.
Ancora una volta, malgrado in questo caso si tratti di uno “scopo nobile”, i nostri coinquilini vengono messi a rischio
per gli interessi umani. Che dire: speriamo che la ricerca sia breve e fruttuosa... e lasci poche vittime sul campo.
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MARZO
SFOGLIAMENTO
BIZZARRIE
Ghiacci
on the rocks
Violenta collisione
in Antartide
REDAZIONE
Un gigantesco iceberg e' alla
deriva
al
largo
dell'Antartide.
Si e' staccato alla fine di febbraio dal ghiacciaio Mertz,
nel territorio antartico di
competenza australiana.
Lo rende noto il centro di
ricerca australiano Antarctic
Climate and Ecosystems,
precisando che l'iceberg e'
stato scoperto da una ricerca congiunta condotta da
Francia e Australia.
L'iceberg e' lungo 78 chilometri ed ha una superficie di
2.550 chilometri quadrati e
si e' distaccato dal ghiacciaio
Mertz dopo essere stato
urtato da un altro iceberg
gigantesco, il B9B, lungo
ben 97 chilometri.
Secondo gli esperti, l’enorme lingua di ghiaccio, lunga
78 km e con una superficie
di 2.550 km quadrati,
rischierebbe ora di alterare
non solo la quantità di ossigeno negli oceani, uccidendo la fauna selvatica, ma
anche le correnti oceaniche,
arrivando a incidere in
maniera importante sul
clima dell’intero globo terrestre.
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MARZO
SFOGLIAMENTO
BIZZARRIE
C’era una volta
un territorio pulito
L’Australia è alle prese
con i rifiuti nucleari
REDAZIONE DA “ANSA AMBIENTE”
Il governo australiano ha confermato alla
fine di febbraio di aver designato il Territorio
del Nord e, in particolare, probabilmente la
comunita' di Muckaty, come sede della prima
discarica nucleare del paese.
E' quanto ha dichiarato il ministro per
l'Energia, Martin Ferguson, ai microfoni
della radio Abc.
''Procederemo per prima cosa con l'unico sito
che si e' proposto volontariamente per ricevere la discarica, la terra Ngapa vicino a
Muckaty station'', ha detto il ministro, che ha
aggiunto che le scorie nucleari che vi saranno
immagazzinate non provengono dai residui
dell'uranio venduto ad altri paesi, ma dagli
isotopi utilizzati nei trattamenti ospedalieri.
Immediate le reazioni.
Dianne Stokes, che rappresenta i proprietari
tradizionali Miyilwawy, ha detto oggi che
qualsiasi accordo sia stato preso in passato
non e' valido, perche' il governo ha parlato
con persone che non erano i veri rappresentanti della comunita'.
Il senatore dei Verdi Scott Ludlum ha confermato quanto detto dalla Stokes, sottolineando che ''la proposta di Muckay come sito
nucleare e' stata contestata fin dall'inizio,
contrariamente a quanto sostiene il ministro
Ferguson''.
L'Australia e' il secondo paese al mondo nella
produzione di uranio (primo e' il Canada)
che viene venduto tra gli altri a Cina, Stati
Uniti ed Europa.
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MARZO
Periodico on-line della
Associazione Zygena Onlus
Direttore Responsabile:
Fabrizio Manzione
Coordinatore di redazione:
Gisella Paccoi
Impaginato il 28/02/2010
[email protected]