Appendice II – La villa del Casale di Piazza Armerina AA 2008/2009

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Appendice II – La villa del Casale di Piazza Armerina AA 2008/2009
Appendice II – La villa del Casale di Piazza Armerina
A.A. 2008/2009
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1. INTRODUZIONE STORICA
In età tardo antica l’Africa settentrionale diventa il granaio d’Occidente e la Sicilia si pone come un
naturale “ponte” commerciale fra queste due realtà, oltre che a collaborare a questo ruolo produttivo. Di
pari passo si pone quindi la sua affermazione non solo economica, ma anche il suo prestigio
amministrativo ed il ruolo militare.
Dopo un periodo di crisi in cui lo sfruttamento del terreno era affidato alla piccola nobiltà provinciale e
ad una struttura latifondistica di tipo schiavistico, assistiamo in questo periodo ad un crescente interesse
dei carissimi, cioè delle ricche famiglie dell’èlite senatoria romana per quest’isola; le illustri famiglie
dei Valerii, degli Aurelii, i Nicomachi e i Symmachi frequentano l’isola e pian piano acquistano vaste
proprietà terriere che verranno sfruttate, in maniera più efficiente e sistematica, da coloni e non più da
schiavi. Questi ricchissimi signori risiedono per periodi più o meno lunghi nei loro fondi e non si
limitano ad amministrarli da lontano. D’altronde i principali centri urbani, Syracusam et Catanam,
acquistano progressivamente lustro e potere, come testimoniano le splendide opere pubbliche in esse
avviate, ed inoltre il governo dell’isola non è più affidato ad un semplice corrector, ma
significativamente ad un consularis, divenendo così una sede richiesta ed ambita.
Il governatorato della Sicilia, fra quelli dell’Italia suburbicaria, era il secondo per prestigio dopo quello
della Campania ed era fra le cariche più prestigiose che conducevano al governo della stessa Roma.
Posto quest’ultimo di enorme potere se si pensa che, a partire soprattutto dalla fondazione di
Costantinopoli, gli imperatori si recheranno solo occasionalmente in visita alla capitale, affidando
all’aristocrazia senatoria il suo governo e quindi un enorme potere economico e politico, di portata
quasi imperiale.
Si pensa che questi grandi latifondi (massae), costituti da una pars dominica, a diretto sfruttamento del
padrone e dove era ubicata anche la sua villa, e dalla parte affidata ai coloni (conductores),
raggiungessero anche i 5000 ettari.
Nella zona della Sicilia sud orientale, dov’è stata rinvenuta la splendida villa romana, l’Itinerarium
Antonini indica l’esistenza della mansio filosofiana, probabilmente da individuare nella villa del Casale
stessa, residenza a lungo ritenuta di origine imperiale, ma più probabilmente appartenente ad un
membro dell’aristocrazia senatoria.
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2. IPOTESI DI IDENTIFICAZIONE DEL PROPRIETARIO E DATAZIONE DELLA VILLA
Di fronte alla straordinarietà di questo complesso e ad alcune particolarità iconografiche, ad esempio la
possibile scena di advenctus imperiale rinvenuta nel pavimento del vestibolo (11), negli anni
Cinquanta, a partire proprio dal Gentili che si occupò dello sterro, l’ipotesi preponderante era
individuata nel contesto imperiale, facendo i nomi a volte di Massimiano Erculeo, Augusto della prima
tetrarchia insieme a Diocleziano e che qui si sarebbe ritirato dopo l’abdicazione1, a volte di Massenzio.
In realtà la prima ipotesi è resa inverosimile dalla reale cronologia della villa, accettata ormai agli anni
320-325,2 ed alla dimostrazione storica, data dal Mazzarino, che Massimiano non si era ritirato in
Sicilia ma in Campania. In realtà nulla ci obbliga ad interpretare la villa come residenza imperiale, in
quanto gli studi più recenti hanno dimostrato come dimore anche più sontuose appartenessero alla
nobiltà latifondista e senatoria.
Sulla falsariga di queste nuove acquisizioni, la Cracco Ruggini e Carandini fanno il nome di L. Aradius
Valerius Proculus Populonius governatore della Sicilia fra il 327 e il 331 e console nel 340.3 Prima del
320 questo personaggio era stato pretore a Roma e i giochi da lui organizzati nell’anfiteatro erano stati
così fastosi che la loro fama era perdurata a lungo nel tempo.4 Tale ipotesi è in armonia con le scelte
iconografiche del ricco programma decorativo musivo e con le influenze “romane” in esso chiaramente
identificabili. Altri ancora propongono illustri personaggi vissuti fra la fine del IV e gli inizi del V
secolo, come Claudius Mamertinus o Nichomacus Flavianus Iunior, ma l’ormai assodata cronologia ed
unitarietà di realizzazione dei mosaici rende impossibili tali ipotesi.
I lavori della villa iniziati nel 315, anno della sua pretura,5 celebrerebbero appunto i suoi ludi praetori,
sarebbero finiti dopo il 324, anno della sconfitta di Licinio in Tracia (cui forse allude il mito dei giganti
anguiformi del triclinio) e comunque dopo e comunque con il 327, fine del suo incarico in Tracia.
Certamente nel 330, anno del suo incarico in Sicilia, i lavori dovevano essere finiti e la villa ospitare il
suo illustre padrone con la sua famiglia.
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In questo caso la datazione della villa scenderebbe appunto di qualche decennio, in piena età tetrarchica anziché
costantiniana come gli elementi stratigrafici e la ceramica portano a pensare, in seguito alle indagini operate da Andrea
Carandini alla fine degli anni Settanta.
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La villa di epoca costantiniana sorge su un precedente edificio, più modesto, risalente ai primi anni del IV secolo e
distrutto da un terremoto verificatosi tra il 306 ed il 310.
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Conosciamo il cursus honorum di questo personaggio, forse il marito della cristiana Adelfia il cui splendido sarcofago è
conservato nella catacomba di Siracusa. Nel 322-324 è praeses Byzacenae, nei tre anni successivi Consularis Europae et
Thraciae (ricordiamo i numerosi riferimenti a miti traci nel mosaico del triclinio triabsidato), dal 327 al 331 primo
consularis siciliae, nominato comes dell’imperatore nel 330 (cioè consigliere privato), dal 331 al 333 proconsole d’Africa e
praefectus urbis nel 337 e nel 351, dopo essere stato nel 340 console ordinario.
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In particolare si ricordano quelli tenuti nel 315 in occasione dell’advenctus a Roma di Costantino.
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La pretura era una carica costosa ma molto prestigiosa, trampolino di lancio per i giovani più promettenti della nobiltà
senatoria che intraprendevano la carriera politica. Ad essi, per intervento di Costantino, dal 315 era affidata l’organizzazione
delle varie manifestazioni ludiche che si tenevano nei ben 175 giorni festivi dell’impero.
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26 - Sala mosaico ad ottagoni
01 - Ingresso
02 - Cortile poligonale
03 - Latrina ad Esedra
04/05 - Edicola di Venere
06 - Praefurnia
07 - Laconico
07 a/b - Calidario
08 - Tepidario
09 - Sala delle frizioni-unctiorium
10 - Frigidario
11 - Vestibolo dell'adventus
12 - Tempietto dei Lari
13 - Peristilio
14 - Latrina privata
15 - Salone del circo
16 - Spogliatoio privato
17 - Sala con fornace
18 - Sala interna
19 - Cucina
20 - Sala del ratto delle sabine
21 - Sala con figure a stella
22 - Sala del mosaico perduto
23 - Sala delle quattro stagioni
24 - Sala eroti pescatori
25 - Piccola caccia
27 - Sala mosaico a quadrati
28 - Corridoio grande caccia
29 - Sala mosaico a riquadri
30 - Sala ragazze in bikini
31 - Diaeta di Orfeo
32-34 - Cortili di passaggio
33 - Peristilio ovoidale
33 - Amorini vendemmianti
33 – Oecus con amorini pescatori
35 - La cucina
36 - Triclinio
37 - Diaeta di Arione
39 - Cubicolo musici ed attori
40 - Cubicolo piccolo circo
41 - Vestibolo di Eros e Pan
42 - Fanciulli cacciatori
43 - La grande basilica
44 - Vestibolo di Polifemo
45 - Cubicolo della frutta
46 - Scena erotica
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Questi elementi cronologici trovano convergono con i dati antiquari e di scavo: le acconciature delle
Nereidi riportano agli anni fra il 320/325 e il 340, mentre la ceramica rinvenuta sotto il mosaico del
triclinio e quello del peristilio è inquadrabile fra il 320 e il 360.
3. CARATTERISTICHE ARCHITETTONICHE
La villa è costituita da nuclei indipendenti o semi indipendenti, ognuno dei quali ha un proprio
orientamento autonomo. Ciò è dato in parte dalla conformazione irregolare del terreno (siamo sul fondo
di una valle lungo cui scorre un torrente), ma in parte è il risultato attento e meditato di diverse
fruibilità e destinazioni d’uso. Se ogni nucleo infatti ha un proprio orientamento autonomo, tutti gli assi
però, come ha dimostrato Salvatore Settis, al centro della vasca del peristilio quadrangolare, in una
disarmonica armonia. La villa è quindi frutto di un progetto unitario che introdusse elementi di novità e
di originalità all’interno di componenti tradizionali dell’architettura domestica romana.
Figura 1. assonometria della villa
Se il peristilio quadrangolare era da secoli l’elemento centrale della casa romana tradizionale, qui, pur
non perdendo il suo ruolo di centralità, si aggiungono nuovi spazi aperti, quale l’atrium poligonale (2),
l’oecus (33) precedente il triclinio, che danno varietà ed originalità alle forme architettoniche.
Un altro elemento tipico delle grandi residenze signorili tardo antiche è la presenza della basilica,
grande sala di rappresentanza dove i domini ricevevano i clientes, curavano i propri affari, a volte
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svolgevano alcune delle proprie mansioni ufficiali. Qui però viene introdotto un elemento innovativo
originale che è il corridoio bi absidato che si connota quasi come una sorta di ambulacro, di corridoio
dove si poteva passeggiare in attesa di essere ricevuti. Scenograficamente e simbolicamente la basilica
è il punto più alto della villa, sia per necessità costruttiva, sia per intenzionale caratterizzazione quasi
“teofanica” del comparire del dominus agli occhi dell’ospite, dopo l’ascesa di alcuni gradini.
Tale elemento è mutuato dalle simili caratteristiche del palazzo imperiale, segno del diffondersi presso
le famiglie principesche di atteggiamenti “liturgici”, ispirati al cerimoniale di corte.
Figura 2. Veduta aerea della villa
Come in tutte le più importanti residenze, vanno individuati quei nuclei destinati ad ospitare e ricevere
il pubblico e le parti destinate invece alla fruizione strettamente familiare. Avevano funzione pubblica,
oltre al grande atrio poligonale d’ingresso (2), al vestibolo (11) che conduce nel peristilio, anche il
complesso termale (6-15), al quale la famiglia aveva un accesso riservato (16), la grande aula absidata
(43) con il corridoio della Grande Caccia (28), il peristilio ovoidale (33) con il triclinio a tricora (36),
destinato ai banchetti più sontuosi e rappresentativo.
A destinazione esclusivamente privata erano invece adibite le stanze lungo il lato nord del complesso e
i due appartamenti padronali A e B che si aprono rispettivamente a nord e a sud dell’aula absidata
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Il mosaico scandisce la destinazione servile dei vani rimanenti: soggetti figurati ricoprono l’interezza
delle superfici frequentate dal dominus e dai suoi ospiti, mentre motivi geometrici o semplici
pavimentazioni in coccio pesto caratterizzano i vani frequentati esclusivamente dalla servitù.
Figura 3. Ipotesi di utilizzo funzionale dei vani
4. CARATTERISTICHE STILISTICHE DEI MOSAICI
La realizzazione del vasto programma decorativo è oramai unanimemente accettata come frutto di
maestranze nord africane che dovettero lavorare più o meno contemporaneamente.
Stilisticamente si può parlare di lingua africana in bocca romana in quanto il programma nel suo
complesso è una celebrazione tutta “romana” della grandezza del dominus, mentre il linguaggio
figurativo è strattamente connesso all’area nord africana dove gli stilemi tardo antichi sono declinati in
modi per così dire “classicistici”, preludio di quello che sarà lo “stile bello costantiniano”.
5. ANALISI DEGLI AMBIENTI
01 - INGRESSO
L'ingresso dà la dimensione del rango del proprietario che doveva certamente avere relazioni con la
corte imperiale. L'entrata originaria della Villa presentava infatti una monumentale porta ad arco,
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attraverso la quale si accede ad un vasto cortile, al centro del quale è posta una fontanella quadrata,
circondato da un portico poligonale lastricato in pietra calcarea.
Figura 4. Ingresso a tre fornici e fontane
La porta era formata da tre archi, le parti superiori dei quali sono cadute sul posto, aggraziata da due
fontane mosaicate, rettangolari a sud e semicircolari a nord. Sono presenti larghe tracce di decorazioni
parietali, sia a semplici figure geometriche che figurate. Fra tutte spicca un medaglione con un busto
imperiale immerso in una trama di gialli, verdi, nero e viola, con lo sguardo rivolto verso l'ingresso. Le
diramazioni dell'ingresso chiariscono la duplice funzione pubblica e privata della Villa. Da un lato si
accede da un ingresso di servizio ad una sala biabsidata, probabilmente lo sphaeristerium della zona
termale (15), dall'altro, attraverso un vestibolo di ca. 70 mq (11) al grande portico quadrangolare
attorno al quale si sviluppa la vita più privata della Villa. La porta era custodita dai guardiani (custodes)
I visitatori attendevano l'apertura della porta seduti sui sedili ubicati alla base delle fontane.
02 - CORTILE POLIGONALE – ATRIUM
Oltre l'ingresso un grande cortile ionico aperto, di forma poligonale, con fontana al centro e circondato
da 11 colonne, accoglieva il visitatore. Il pavimento dell'atrio, lastricato in pietra calcarea, conserva al
centro l'alveo di una fontana quadrata che, oltre ad abbellire il cortile, raccoglieva l'acqua piovana
indirizzandola nella cloaca sotterranea comunicante con la grande latrina.
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Figura 5. Interno del cortile poligonale
04/05 - EDICOLA DI VENERE E VESTIBOLO DELLE TERME - VESTIBULUM
Ambiente quadrangolare, con parete di fondo absidata a pavimento a mosaico, costituiva l'ingresso di
servizio al complesso termale .Destinata al personale non ammesso alla domus, prende il nome dal
ritrovamento di frammenti marmorei della statua di Venere che doveva essere collocata in fondo
all'abside. La composizione musiva del pavimento, è una teoria di quadrati e losanghe, di fiori a quattro
petali e gigli.
06 - IL COMPLESSO TERMALE
All'esterno, accanto ai calidaria, si trova un forno centrale, su cui era posta una vasca contenente
dell'acqua che, riscaldata, veniva immessa tramite dei tubi in piombo, nelle vasche che si trovano nei
calidaria. Sulle pareti dei forni si notano dei tubi di materiale refrattario la cui funzione era quella di
non far disperdere calore ed evitare eventuali rotture causate dalle alte temperature raggiunte per
riscaldare acqua e aria. L'aria riscaldata veniva immessa nell' HYPOCAUSTUM, il sotterraneo
destinato al raccoglimento del calore proveniente dai forni.
Figura 6. I praefurnia
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Figura 7. Le suspensurae e i tubuli fittili
07a - CALIDARIO – CALIDARIUM
In successione ai PRAEFURNIA si trovano tre ambienti. Nelle stanze laterali si trovano le vasche per i
bagni caldi e di vapore, di forma rettangolare quella a sinistra ad esedra quella di destra. La temperatura
interna veniva regolata da VALVOLE poste sui tetti che scaricavano vapore all'esterno. Le stanze
presentano sulle pareti i resti di TUBULI comunicanti con l' HYPOCAUSTUM, dal quale usciva aria
calda che, circolando nelle pareti, tramite i tubuli, creava 1'ambiente per i bagni di sudore.
08 - TEPIDARIO – TEPIDARIUM
Ambiente di passaggio a temperatura media, il TEPIDARIUM serviva a non fare disperdere il calore
dei calidaria e ad adattare la temperatura corporea per la sauna da fare nel laconicum. Anche in questo
ambiente, così come nei calidaria, le pareti erano fornite di tubuli che permettevano all'aria calda,
aspirata dai camini, di passare dalla parte sottostante alla parte sovrastante del pavimento. I resti del
pavimento su suspensurare presentano mosaici che ricordano i Ludi Cursori: atleti con fiaccola nella
destra impegnati nella gara chiamata Lampadedromia, corsa delle fiaccole.
09 - SALA DELLE FRIZIONI – UNCTIORIUM
Dopo i bagni caldi o di sudore e dopo la sosta nel tepidario si passava in questa sala per l'unzione e
massaggio del corpo con oli e unguenti che provocavano al beneficiario piaceri pari a quelli della
mensa e dell'amore. Nel pavimento mosaicato si nota, al centro, un uomo nudo che sta per essere unto e
massaggiato da uno schiavo, mentre un'altro servo, tiene in mano lo STRIGILE e l'AMPOLLA
dell'olio. In basso si notano altri schiavi, TITO e CASSIO, i cui nomi sono scritti su una fascia posta
attorno ai loro fianchi. Interessante il copricapo conico di origine orientale indossato da uno dei
personaggi.
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Figura 8. Unctiorium con gli atleti
10 - FRIGIDARIO – FRIGIDARIUM
Ambiente di forma ottagonale per i bagni freddi. Su ogni lato si apre una nicchia ad esedra: due
avevano la funzione di spogliatoi. Nei rimanenti lati si trovano due vasche, la prima molto grande per
esercitazioni natatorie comunicante con l'acquedotto che alimentava sia la vasca che il reparto termale;
la seconda molto più piccola serviva per i bagni tiepidi ed era alimentata da tubature in piombo.
L'acqua della vasca grande era riscaldata dall'aria calda circolante sotto il pavimento, proveniente dai
tepidarium, attraverso una feritoia sotterranea. Nei pavimenti delle nicchie sono raffigurati i
componenti della famiglia del dominus, mentre il campo centrale è a soggetto marino, con amorini
pescatori ed un thiasos con tritoni e nereidi.
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Figura 10. Scena di vestizione
Figura 9. Veduta generale
Figura 11. Thiasos marino con tritoni e nereidi
15 - SPHAERISTERIUM - PALAESTRA
Sia per chi proveniva dall’esterno, sia per i membri della famiglia che accedevano dal vestibolo privato
numero 16, l’interno complesso termale era “anticipato da una sala-corridoio che doveva servire per
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esercizio ginnici o per il gioco della palla. Il mosaico del pavimento rappresenta la competizione che si
svolgeva nel Circo Massimo di Roma in onore di Cerere, dea delle messi, il cui culto era molto radicato
nella città di Enna. Era tradizione, l'ultimo giorno di festa, fare gare con quadrighe.
Figura 12. Distribuzione gratuita di bellaria
Figura 13. Premiazione del vincitore
Nell'abside di destra sono raffigurati tre templi, identificati come quelli dedicati a Giove, Roma ed
Eercole e, sotto di questi, la vestizione dell'auriga il quale riceve, da due servi, un elmo ed una frusta.
Più in basso le dodici porte dei carceres, sormontate da statue raffiguranti divinità e il tribunal dal
quale, affacciato alla finestra, l'editor ludi, sventolando una stoffa, dà il via alla gara. Al centro della
palestra c'è la spina centrale con le mete alle due estremità, formate da colonne coniche di bronzo
dorato, simboleggianti l'ORIENTE e l'OCCIDENTE dell'impero romano. Al centro della composizione
in alto è rappresentata la scena della premiazione del vincitore, mentre in basso è “raccontato” assai
vivacemente lo svolgimento della gara, con il rovinoso rovesciamento di alcune quadrighe, mentre
all’estrema destra la distribuzione di bellaria, forme di pane gratuitamente donate al popolo. Il punto di
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vista da cui si osserva il circo è, insolitamente, quello del Palatino, cioè del palco imperiale, come
dimostra la statua della Magna Mater raffigurata di spalle, il che ha fatto pensare ancora una volta che
il committente fosse l’imperatore.
E’ pur vero che anche l’aristocrazia senatoria poteva essere ammessa al palco imperiale, come
certamente Proculo Populonio in più occasioni.
Qui, come nel mosaico della “Grande Caccia” è celebrato il dominus quale generoso organizzatore di
ludi, la cui grandiosità è celebrata dalle fonti coeve.6
16 - SPOGLIATOIO PRIVATO - VESTIBULUM
Questo piccolo ambiente di forma trapezoidale collegava il peristilio al complesso termale. Era
l’ingresso privato per la famiglia e per gli ospiti al complesso termale dall'interno della villa. Le pareti,
alla base, presentano una panchina dove sedeva chi aspettava il proprio turno per entrare nella palestra
e nelle Terme. Il pavimento presenta la cosiddetta scena della domina della villa che,
nell’identificazione “imperiale”, sarebbe EUTROPIA, moglie di Massimiano, accompagna i propri
figli, MASSENZIO a destra e FAUSTA a sinistra, ai lavacri, accompagnati da due schiave con i vestiti
puliti ed una cassetta forse con gli olii profumati.
Figura 14. La domina con i figli
11 - VESTIBOLO DELL'ADVENTUS
Riprendendo il percorso ufficiale di accesso che dal cortile poligonale, attraverso il peristilio e il
corridoio della grande caccia conduceva alla sala absidata, troviamo il vestibolo (una sorta di sala
6
Le magistrature minori erano per i giovani patrizi un sicuro trampolino di lancio per una brillante carriera.
L’organizzazione dei ludi (nei ben 175 giorni di festa del calendario romano) erano certamente un’ottima occasione per
mettersi in mostra presso il popolo e presso l’imperatore. Essi erano pagati con il patrimonio personale dell’ editor il quale
poteva anche spendere somme enormi. Sappiamo che Probo spese 1200 libbre d’oro, Simmaco 2000, Petronio Massimo
addirittura 4000, quando sappiamo, per farci un’idea delle proporzioni, che il patrimonio della ricchissima santa Melania si
aggirava intorno alle 120000 libbre d’oro nel 406 d.C..
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d’attesa), a pianta quadrata, al cui centro vi è un interessante èmblema che ha suscitato molte
discussioni e che per un certo periodo è stato uno dei motivi di attribuzione imperiale della villa stessa.
La scena, purtroppo assai lacunosa, è suddivisa su dei registri nei quali sono raffigurati tre giovani
recanti un dittico, altri due con rami di alloro ed un caerularius con un cero acceso in mano. Sono tutti
coronati di alloro. Secondo alcuni si tratta di una scena di advenctus dell’imperatore, come farebbero
pensare gli elementi “liturgici” sopra menzionati.7
Tuttavia tali cerimonie solenni erano destinate nella tardo antichità anche alle più alte cariche dello
stato, così come anche la presenza delle corone di alloro sono proprie dei festeggiamenti dei nuovi
magistrati urbani. Si può quindi ipotizzare che questa scena celebri l’ingresso inaugurale solenne del
dominus nella sua nuova dimora e contemporaneamente l’assunzione della carica di governatore
dell’isola.
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Significato dell'advenctus
Le vaste dimensioni dell'Impero romano fecero sì che, anche nel periodo in cui gli imperatori si muovevano più
frequentemente per i propri domini, la presenza dell'imperatore in una città o zona che non fosse la capitale era un evento
molto raro. Considerando il fatto che questa presenza dell'imperatore all'interno delle mura cittadine era ritenuto un evento
fausto, sia per i benefici economici e sociali sia per la sicurezza che implicava, si comprende come tutta la cittadinanza fosse
coinvolta nell'organizzazione (e nel sostenere l'onere) dell'adventus imperiale, la cui memoria rimaneva poi per lungo
tempo, registrata anche nelle cronache, le quali forniscono numerose descrizioni di tali eventi. Una volta decisa la visita
imperiale, questa era comunicata alla città interessata con largo anticipo, anche un anno. Iniziava subito la preparazione
della cerimonia, dai costi elevati; in cambio di questo impegno finanziario la collettività aspirarva ai benefici legati alla
presenza dell'imperatore, come elargizioni, organizzazione di giochi, esenzioni dalle tasse e condono delle tasse pregresse.
Cerimonia
All'inizio della cerimonia aveva luogo l'occursus: una processione di senatori recanti le divinità cittadine e seguiti da alcuni
rappresentanti delle altre classi sociali si incamminava incontro all'imperatore, che incontrava fuori dalla città; qui i senatori
invitavano l'imperatore ad entrare in città, e questi teneva un breve discorso di ringraziamento. Questa fase della cerimonia
doveva convogliare il desiderio della città di accogliere l'imperatore, e quindi era ritenuto opportuno che la delegazione
cittadina incontrasse l'ospite il più lontano possibile dalla città, a dimostrare il proprio ardente desiderio.[2]
Successivamente aveva luogo l'introitus, l'ingresso vero e proprio dell'imperatore in città. Preceduto dal corteo dei dignitari
che gli erano andati incontro, l'imperatore entrava da una delle porte della città (fino all'epoca della dinastia severiana a
piedi e da solo, in seguito su di un carro e scortato da reparti militari), e trovava ad attenderlo rappresentanti di tutti i ceti
sociali: in prima fila vi erano i magistrati e l'aristocrazia cittadina, vestiti di bianco e coronati d'alloro; vicini a questi, in
ordine gerarchico, si trovavano i senatori e i cavalieri romani che risiedevano in città, i sacerdoti e i membri dei collegia, i
rappresentanti delle fazioni del circo e del clero (durante la tarda antichità), poi i maschi liberi e infine le donne e i bambini;
i giovani componevano dei cori che cantavano le lodi dell'augusto ospite. Il popolo dimostrava il proprio giubilo agitando
rami di ulivo, palma e alloro, offrendo corone di fiori, i cui petali poi erano sparsi intorno, bruciando incenso e recando
fiaccole e ceri, mentre alcuni tenevano gli animali che avevano intenzione di sacrificare in onore dell'imperatore; il tutto era
racchiuso da grida di giubilo, inni, e preghiere.[3] Successivamente l'imperatore si recava nel tempio più importante della
città, dove effettuava un sacrificio di ringraziamento; questa pratica fu abolita da Costantino I, che si rifiutò di sacrificare
alla Triade Capitolina In genere l'imperatore e i suoi ospiti giungevano poi in un luogo pubblico, come il foro o il teatro,
dove l'imperatore faceva un discorso di ringraziamento alla città, la quale replicava con la declamazione di un panegirico, la
cui composizione e declamazione era stata commissionata ad un retore, in quanto si trattava di un momento importante e
prestigioso per la città. Talvolta l'imperatore si recava nella curia a rendere omaggio al Senato locale con una orazione
(oratio senatus); alternativamente effettuava una largizione (largitio) nel foro.
Bibliografia
Porena, Pierfrancesco, "Forme di partecipazione politica cittadina e contatti con il potere imperiale", in Amarelli, Francesco,
Politica e partecipazione nelle città dell'impero romano, L'Erma di Bretschneider, ISBN 8882652696, pp. 20-93.
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Figura 15. Particolare del caerularius
13 - PERISTILIO – PERISTILIUM
Figura 16. La fontana centrale
Questo elemento appartiene alla tradizione architettonica dell’edilizia privata romana. Attorno ad un
quadriportico rettangolare con otto colonne corinzie sui lati corti, dieci sui lati lunghi, contando due
volte le angolari si aprono vani di uso pubblico e privato ed anche vani di servizio.. La grande fontana,
al centro del giardino, presenta una statuetta raffigurante un amorino. Il pavimento mosaicato del
portico è a temi geometrici con tondi di alloro ed edera con al centro teste di animali selvatici e
domestici.
Figura 17. Particolare del mosaico del peristilio
(CONTINUA)
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