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QUANDO SARANNO I COMPUTER A DICHIARARE LA GUERRA
Ricordate lo storico sorpasso dell'intelligenza umana da parte di quella artificiale? Era il 1997, esattamente 20
anni fa. Fu allora che per la prima volta il campione del mondo di scacchi, Garry Kasparov, dovette arrendersi di
fronte alla forza bruta di Deep Blue, una mostruosa macchina da calcolo progettata dalla IBM...
Ricordate lo storico sorpasso dell'intelligenza umana da parte di quella artificiale? Era il 1997, esattamente
20 anni fa. Fu allora che per la prima volta il campione del mondo di scacchi, Garry Kasparov, dovette
arrendersi di fronte alla forza bruta di Deep Blue, una mostruosa macchina da calcolo progettata dalla
IBM, capace di elaborare oltre 200 milioni di mosse al secondo (v. "Man vs.Machine"). A nulla era valsa
l'intelligenza dell'essere umano, poiché la sua capacità di elaborare variabili imprevedibili (3 mosse al
secondo) era stata semplicemente schiacciata dalla potenza di calcolo di questo nuovo mostro cibernetico.
Quello degli scacchi, si diceva però, era un gioco interamente prevedibile, in quanto tutte le variabili sono
note ad ambedue i giocatori. In altre parole, i pezzi sulla scacchiera sono noti ad ambedue i giocatori, e
per quanto alto sia il numero delle variabili in gioco, il loro esito finale può essere comunque computabile.
Onore alla macchina, quindi, ma sempre forza bruta rimaneva.
Ora invece è accaduto, per la prima volta nella storia, che un computer sia riuscito a battere ripetutamente
quattro fra i più famosi giocatori di poker al mondo.
Qui si tratta di una vittoria molto diversa da quella degli scacchi, perché nel poker entra in gioco una
variabile che negli scacchi non è presente, ovvero il bluff.
Come abbiamo detto, negli scacchi la posizione dei pezzi è nota ad ambedue i giocatori, e si tratta solo di
utilizzare la forza bruta del calcolatore per riuscire a battere l'avversario umano. Nel poker invece non tutte
le carte sono note ad ambedue i giocatori, e quindi per ciascuno subentra la capacità di "interpretare" le
mosse dell'avversario tenendo conto del fatto che possa bluffare. A quanto pare, i progettisti della
macchina che ha battuto gli umani a poker, che si chiama Libratus, sono riusciti a creare un algoritmo che
tiene presente anche un'eventuale bluff da parte dell'avversario.
Per fare questo Libratus procede secondo un ragionamento molto simile al noto "dilemma del prigioniero",
un meccanismo che porta il soggetto a fare una scelta statisticamente meno pericolosa, anche se non
necessariamente la migliore per lui. A quanto pare, questo equilibrio statistico (chiamato "equilibrio di
Nash") risulta comunque favorevole alla macchina, che è riuscita a vincere per la stragrande maggioranza
delle 120.000 mani di poker giocate contro gli umani.
Il problema è appunto lì, nella parola "statistica": sui grandi numeri, infatti, la macchina si può garantire di
risultare vincitrice nella maggioranza dei casi, ma non potrà mai garantirti di poter vincere una determinata,
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singola partita.
E purtroppo, come dice uno dei creatori del programma, Tuomas Sandholm, "il nostro vero scopo non è
quello di battere gli umani a poker. Noi vogliamo sviluppare un tipo di intelligenza artificiale che aiuti gli
uomini a negoziare o a prendere decisioni nelle situazioni in cui non tutti i fatti siano noti".
Che cosa succederà allora, nel giorno in cui gli uomini del Pentagono decideranno di affidare ad una
macchina, ad esempio, la "partita di poker" contro un giocatore come Kim-Jong-Un, il dittatore
nordcoreano che minaccia quotidianamente di lanciare una testata nucleare contro la Corea del Sud o
contro il Giappone?
Perché è proprio questa la classica situazione in cui "non tutti gli elementi sono noti", e la variabile del bluff
rientra decisamente fra le regole del gioco.
Ci "accontenteremo" di una probabilità statistica a lungo termine, o riusciremo comunque a rimettere in
campo il famoso fattore umano, che almeno in un caso come questo dovrebbe ancora risultare
determinante?
Fonte: Luogocomune
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