FAI S. Alo scheda storica

Transcript

FAI S. Alo scheda storica
XXIIII Giornate FAI di Primavera – marzo 2016
Delegazione FAI di Terni
La Chiesa di Sant’Alò in Terni
La romanica chiesa di Sant’Alò sorge lungo la via omonima, anticamente abitata da
orafi, fabbri e maniscalchi, di cui la città era ricca. Situata nell’antico quartiere Rigoni,
tra via Cavour e via Garibaldi, sorge a poca distanza dalla basilica francescana. Il
nome Rigoni rimanda alla presenza di un corso d’acqua (rivolus) facente parte del
sistema di canali, oggi interrato, usato per le officine e le attività commerciali.
Concessa dal vescovo agli Eremitani di Sant’Agostino, che costruirono anche
l’attiguo convento, la chiesa era un tempo identificabile come San Pietro de Rigone,
poi rinominata Sant’Alò nel sec. XV. L’architettura rimanda ad altri edifici religiosi
coevi, caratterizzati da sobrietà e rigore, con facciata a capanna e divisione interna a
tre navate. Sono visibili vari interventi che ne hanno modificato l’originaria struttura:
fu eretta una domus gerosolimitana in aderenza, occultando la facciata ed aperti due
nuovi accessi, sulla navata laterale destra, ove ora si entra tramite una scala
affiancata da leoni di epoca romana ed un altro in corrispondenza della torre
campanaria, poi ribassata all’altezza della casa medioevale. L’abside è forata da tre
monofore ed ornata da cornici ad archetti e lesene, mentre il paramento murario
esterno è arricchito da elementi di spoglio romani e longobardi; una formella
quattrocentesca in terracotta, raffigurante una Madonna della Misericordia, sovrasta
l’ingresso. Dedicata al santo Eligio da Limoges, protettore degli orafi, risente
dell’influenza angioina e dunque guelfa. Probabilmente risalente alla seconda metà
del sec. XIII, subì rimaneggiamenti nei secoli successivi, come testimoniano le visite
pastorali: assegnata alle monache francescane nel sec. XV, passò all’Ordine dei
Cavalieri di Malta nel sec. XVIII. Adibita a legnaia, carbonaia e cantina, fu restaurata
dall’architetto Bazzani nel 1923, poi dal Martelli nel dopoguerra. Affidata alla Diocesi,
fu data in uso alle Clarisse, fino all’attuale concessione alla comunità ortodossa.
Internamente si presenta divisa in tre navi con rara copertura a botte, scandite dal
sistema colonne–pilastri di matrice romanica e diffuso impiego di materiali di spoglio.
La decorazione parietale presenta due cicli di affreschi, ascrivibili al XIII e XV
secolo:desta rilievo la croce patente, campita di rosso, tra due monofore nel catino
absidale, chiaro riferimento al vessillo crociato, così come la croce perlata nella
navata centrale. Affreschi riconducibili al sec. XIII rappresentano figure di santi in
scene singole e in sequenza, mentre una bella cornice cosmatesca orna l’antico
ingresso. La fase quattrocentesca è rappresentata da diversi brani pittorici, alcuni di
carattere devozionale, altri di livello più elevato, come il San Bernardino da Siena,
datato 1484.
Francesca Porrazzini
Bibliografia:
A.A.V.V., L’Umbria. Manuali per il territorio, Edindustria, Roma, 1980
A.A.V.V., Atti del Convegno di Studi.Sant’Alò nella storia e nella leggenda, Terni,
2009.