Dedicazione del nuovo Museo Botanico del Comune di Milano ad
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Dedicazione del nuovo Museo Botanico del Comune di Milano ad
Dedicazione del nuovo Museo Botanico del Comune di Milano ad Aurelia Josz Il Comitato di Quartiere Niguarda e la Comunità Ebraica di Milano, insieme al Comitato Premio Aurelia Josz Città di Milano, propongono di ricordare la figura di Aurelia Josz dedicandole il nuovo Museo Botanico del Comune di Milano, adiacente a Villa Lonati. Con questa proposta si vuole ricordare e valorizzare una donna del Novecento italiano, che seppe essere figura di spicco della cultura milanese operosa e dedita al prossimo. Nell’anno di EXPO 2015 avanziamo la proposta di dedicare un momento di riflessione al ricordo della “sempreverde professoressa”, per sottolineare il suo forte legame con la città, la sua opera pionieristica nel campo della scolarizzazione rivolta al mondo femminile e svantaggiato, e le medaglie vinte per la didattica e la bachicoltura nell’Esposizione Internazionale del 1906. Come riportato più avanti nella breve biografia, proprio a Villa Lonati Aurelia sviluppò la più importante scuola agraria, tra quelle da lei fondate. L'intestazione del Museo Botanico rappresenta sia un momento di ricordo di una figura della Milano operosa sia una sorta di risarcimento per l’espropriazione del suo progetto avvenuta nel 1931 e infertale dal Partito Nazionale Fascista, poiché da animo libero e dedito al prossimo in modo disinteressato non volle mai aderire al regime. La vita di Aurelia seguì le sorti della comunità ebraica italiana con la promulgazione delle leggi razziste del 1938: passando dalla cancellazione di ogni suo diritto e iniziativa filantropica alla deportazione nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau nel 1944, dove morì. Aurelia Josz è una figura importante per Milano e per l’Italia intera. Ella ha sempre dimostrato un tenace impegno per il prossimo attraverso l’insegnamento e la divulgazione rivolti a studenti di ogni provenienza sociale, mediante didattiche sempre più all’avanguardia. Ha lottato con tenacia perché fosse riconosciuto come fondamentale il ruolo della conoscenza e dell’istruzione nella formazione professionale perché i giovani e le giovani diventassero cittadini liberi. Con la propria vita Aurelia seppe mostrare la reale unità tra sapere, saper fare e saper essere, che oggi rappresenta la meta di ogni percorso formativo. Per queste ragioni si ritiene che il Comune di Milano, il Consiglio di Zona 9 e tutti coloro che riconoscono il valore dell’impegno profuso da parte di Aurelia Josz nell’evoluzione della società, della cultura, del progresso umano, intervengano per ricordarla in modo appropriato, nel luogo che ha contribuito a realizzare e in cui ha svolto il suo ruolo di formatrice e operatrice della filantropia milanese. La figura di Aurelia Josz Aurelia Josz, primogenita di quattro figli fu per la sorella più piccola, Valeria, una figura materna, dopo la prematura scomparsa della madre. Con l’insegnamento fu promotrice di valori umanistici e sociali, concreti e allo stesso tempo visionari per quegli anni. Aurelia ricercava, con l’apprendimento e il lavoro manuale, di emancipare innanzi tutto le donne del popolo, soggette a ruoli predefiniti, dall’arretratezza culturale, sociale e dalla miseria, insegnando loro metodi innovativi di coltivazione e offrendo loro consapevolezza e dignità di ruolo: non più semplici lavoratrici, ma esperte professioniste, capaci, perché alfabetizzate, di proseguire dopo la scuola un percorso di autoformazione. Nel 1902 fondò la prima Scuola Pratica Femminile di Agricoltura e cominciò l’attività nell’Orfanotrofio della Stella a Milano, con le Stelline, poi trasferì il corso di studi e di pratica a Niguarda, prima presso Villa Clerici e successivamente, bisognosa di spazi più ampi, nell’area intorno a Villa Lonati, attuale sede del Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde del Comune di Milano di via Zubiani. Ottenne, con l’aiuto della Società Umanitaria e degli ambienti intellettuali e borghesi di Milano, la donazione delle piante da parte della famiglia Ingegnoli e il supporto della Comunità Ebraica, molto attiva nel mecenatismo. Nel 1906 Aurelia Josz ricevette all’Esposizione Internazionale di Milano una medaglia d’argento per la sua opera nel campo della didattica. Il suo progetto didattico di bachicoltura ottenne una medaglia d’oro. Sulla scorta dell’esperienza di Niguarda e in seguito agli studi proseguiti nel tempo, con i viaggi nelle migliori scuole europee per apprenderne i metodi all’avanguardia, Aurelia diede vita ad altre scuole, tra cui quella al Parco Lambro, quella di Sant’Alessio in provincia di Roma e, insieme alla baronessa Alice Hallgarten Franchetti, le scuole professionali umbre a Città di Castello. Portò avanti i suoi progetti di didattica agricola a titolo gratuito, continuando a lavorare come insegnante presso gli istituti Agnesi e Tenca, dove insegnò storia e geografia fino al 1934, anno del pensionamento, pur continuando a mantenere la sua collaborazione sino a quando le fu possibile. In seguito alla fondazione della scuola nell’Agro Pontino e al suo rifiuto di iscrizione al Partito Nazionale Fascista, le venne tolta la direzione della scuola di Niguarda. La struttura era situata in territorio agricolo, caratterizzato dall’allevamento del baco da seta e da appezzamenti su cui si affannavano i braccianti, ma soprattutto le donne dell’allora Niguarda; proprio queste si facevano carico dei lavori più umili e faticosi, per sfamare famiglie povere e numerose. Niguarda, che verrà inglobato nella città solo nel 1923, si caratterizzava in quegli anni per una forte impronta solidaristica e democratica; subirà le dure repressioni del regime fascista e moltiplicherà l’impegno nella lotta clandestina, che porterà alla Liberazione dal nazifascismo il 24 aprile 1945, con un giorno di anticipo rispetto a Milano, Liberazione in cui le donne ebbero ancora una volta un ruolo fondamentale. Anche negli anni successivi, fino alla metà degli anni ‘70, Villa Lonati venne utilizzata come scuola di formazione secondaria per periti agrari, segno che quelle origini lontane ancora producevano, e tuttora producono, i loro germogli a oltre un secolo di distanza. Niguarda manterrà, almeno in piccola parte, la tradizione contadina fino alla seconda metà degli anni ‘80, con i “casoni” in mezzo ai campi e l’allevamento di animali da cortile e altro, in cascine oggi scomparse, assorbite dal tessuto urbano e in alcune parti dell’attuale Parco Nord. Privata della direzione della sua creatura ed emarginata in quanto non fascista e donna ebrea, Aurelia visse anni segnati dalla depressione, ma non smise mai di lavorare per e con i giovani; dopo il pensionamento prestò la sua professionalità all’Istituto Carlo Tenca fino a quando glielo permisero. Dopo il 1938, fu costretta dagli eventi politici a ritirarsi a vita privata. Nel 1944 seguì la sorella Valeria ad Alassio, con l’intento di raggiungere poi la Svizzera. Purtroppo la frattura di un braccio la costrinse a trattenersi in Liguria più a lungo del previsto e così fu catturata, imprigionata a Marassi ed infine deportata ad Auschwitz, dove per età e stato di salute non superò le prime selezioni. Dopo la guerra la figura di Aurelia Josz per molti anni venne ritenuta scomoda: ricordava agli italiani un periodo oscuro e doloroso, e l’eccellenza e la rilevanza della sua vita di donna ed ebrea non facevano che sottolinearne lo squallore. Si preferì dimenticare. Adesso è giunta l’ora di ricordare e rendere vivo il ricordo con la dedicazione di un orto botanico e con un concorso che dia dignità all’istruzione professionale. Riteniamo che siano mezzi giusti. Tardivi ma giusti. Aurelia Josz ed EXPO EXPO 2015 ospita a Milano tutto il mondo per discutere come “nutrire il pianeta”. Ci si augura che questo evento possa far luce su una donna speciale per i suoi tempi e dagli ideali validi ancor oggi. Attraverso il suo ruolo di insegnante, Aurelia Josz seppe dare dignità agli uomini e alle donne dei campi, conferendo una notevole autonomia professionale. Come nel 1906 Aurelia venne premiata all’Esposizione Internazionale del Sempione, così nel 2015, all’interno del progetto “Women for Expo”, si desidera rendere omaggio a una donna che a Milano si è battuta per i valori fondanti di una società giusta, per la cultura, per l’emancipazione delle donne, e che infine ha dovuto subire la repressione fascista e le leggi razziste divenendo vittima dell’Olocausto ad Auschwitz-Birkenau. Chiunque, a Milano, entri nella sala di colloquio coi docenti dell’Istituto Carlo Tenca a Porta Volta viene colpito dall’ambito severo e carico di storia delle suppellettili d’epoca. Tra le varie targhe e lapidi, spicca quella dedicata ad Aurelia Josz. Non si può lasciare che il ricordo e l’energia di Aurelia si esauriscano in una targa. Come le sue idee e la scuola che ha creato e diretto sino a quando le è stato permesso sono stati organismi vivi all’interno della società milanese, così anche il Museo Botanico è un organismo vivente che con le stagioni cambia e si rinnova per ricordare a tutte le generazioni future che Milano aiuta chi ha desiderio di riscatto. La lapide all'Istituto Tenca Dietro alle parole incise sulla lapide si rinviene una profonda riconoscenza e un grande affetto verso la persona. Una persona che è riuscita a trasmettere una notevole ricchezza di contenuti, teorici e pratici, volti anche all’emancipazione dal bisogno.