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Trentodoc “Bollicine di montagna” Informazioni per la stampa “Quassù non vivo in me, ma divento una parte di ciò che mi attornia. Le alte montagne sono per me un sentimento” Lord Byron La mission dell’Unesco è individuare e tutelare i luoghi la cui conservazione è ritenuta fondamentale per la comunità mondiale e per le generazioni future. Le opere possono essere culturali o naturali. Le Dolomiti sono siti naturali evocativi, riconosciuti come patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. I vigneti da cui proviene Trentodoc si trovano qui, in quella piccola parte d’Italia che si affaccia sul patrimonio dolomitico. E solo qui trovano aria pulita, pura acqua di sorgente e clima irripetibile: l’alternarsi di giornate calde e di notti fresche che impreziosiscono i grappoli destinati a trasformarsi in Trentodoc. Qui ogni fase ripete fedelmente quanto è avvenuto per merito di contadini che difendono la tradizione come elemento fondamentale per la qualità dei vini. Ogni grappolo e la sua storia, è una piccola grande opera d’arte che raggiunge i cittadini di ogni parte del mondo. La natura e la storia sono elementi fondamentali che vengono conservati e preservati con lo stesso impegno da generazioni di trentini. Trentodoc è un sentimento, parte integrante del patrimonio montano trentino. Due fattori distintivi: territorio e storia Il territorio Tradizione e montagna Una storia di passione e di profondo legame con le proprie origini. Nessun altro metodo classico al mondo nasce in montagna e questo fattore è decisivo per la qualità di questo metodo classico. Trentodoc, prima denominazione di origine controllata in Italia riservata al metodo classico, è il frutto del lavoro della gente di montagna, unito a un regalo della natura: il territorio, fattore unico e distintivo. Lavorato in una fascia collinare compresa fra i 200 e gli 800 metri, circondata dalle montagne delle Dolomiti, Trentodoc nasce da vigneti situati su pendici a media altitudine, particolarmente adatti alla coltivazione della vite, in un ambiente montano con climi caratterizzati da forti escursioni termiche giornaliere, in grado di regalare alle uve complessità aromatica e fragranza. I vigneti qui coltivati si avvantaggiano - anche in maniera indiretta - dell’influenza della montagna. I suoli sono prevalentemente costituiti da detriti calcarei generalmente ad elevata pietrosità che determinano buone condizioni di drenaggio ed aerazione. Tali suoli, ricchi di rocce calcaree e sali minerali, sono caratterizzati da un’elevata componente silicea. Nelle parti più basse dei versanti o nelle conche seguono spesso suoli a pietrosità più bassa; in alcune zone pianeggianti si trovano intercalati terreni da accumulo colluviale e terreni su depositi morenici o su ghiaie fluviali. Non mancano inoltre terreni su diversa matrice geologica come nel caso della Valle di Cembra (matrice porfirica), della Vallagarina centrale (fascia basaltica di Isera, Mori, Brentonico) e della Valsugana (matrice scistoso-micacea). Le case spumantistiche Trentodoc sono costantemente impegnate nel coniugare la tradizione della coltivazione vinicola montana con innovazioni tecnologiche e di processo, per ottenere spumanti classici che siano portabandiera di un Made in Italy d’eccellenza. Le bollicine Trentodoc sono le uniche a poter essere definite "bollicine di montagna". La storia Le origini: Giulio Ferrari Trentodoc ha origini lontane. La sua storia dura da un secolo e mezzo, quando i primi pionieri intuirono l’unicità del territorio trentino per la produzione vinicola. Chi percepisce le potenzialità di spumantizzazione dei vini di montagna e dà la spinta a tutti gli altri produttori è Giulio Ferrari che, nel 1902, produce le sue prime 200 bottiglie. Classe 1879, frequenta l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige per poi affrontare una serie di viaggi di studio a Montpellier, a Geisenheim e nella zona di Epernay. Ferrari coglie la somiglianza tra il Trentino e la Champagne. Inizia così a produrre - seguendo le regole apprese oltralpe- , secondo quello che oggi chiamiamo il metodo classico. Nel 1906, alla prima esposizione universale di Milano, riceve una medaglia d’oro. Nel 1952 la produzione arriva a 10mila bottiglie. Giulio Ferrari cederà poi l’attività a Bruno Lunelli, rimanendo a lavorare in cantina, fino alla sua scomparsa. Secondi solo allo champagne A lui ne seguirono molti altri fino ad arrivare al 1993, anno in cui Trentodoc ottiene la prima denominazione di origine controllata in Italia riservata ad uno spumante classico, seconda al mondo dopo lo champagne. È un riconoscimento importante per gli imprenditori aderenti, che testimonia la perseveranza nel voler dare vita a spumanti di qualità eccelsa. I vitigni, il metodo e le cantine Chardonnay e Pinot nero i protagonisti Sono solo quattro i vitigni, in Trentino, che possono essere coltivati per diventare Trentodoc: Chardonnay, Pinot nero, Pinot bianco e Pinot meunier. Chardonnay in primis e Pinot nero sono i veri grandi protagonisti nella produzione delle bollicine di montagna, perché le condizioni climatiche li favoriscono appieno. Lo Chardonnay conferisce al Trentodoc longevità e carica aromatica. Il Pinot nero, un vitigno antico che richiede una coltura molto attenta, conferisce invece eleganza, struttura e corposità. Il Pinot bianco arricchisce il bouquet fruttato del Trentodoc. Il Meunier è apprezzato per la capacità di adattamento alle più disperate condizioni climatiche e bilancia le note acide. Trentodoc può essere Bianco nelle versioni Brut, Millesimato e Riserva, oppure Rosé. La coltivazione La pergola trentina è il metodo di allevamento della vite nato e tuttora molto diffuso in Trentino, in quanto, su terreni in pendenza, favorisce l’esposizione solare, la potatura e legatura dei tralci. È una forma di allevamento nella quale la vegetazione è disposta su un tetto inclinato verso l’alto di circa 25°, anche se ne esistono numerose varianti a seconda delle caratteristiche orografiche della zona in cui è situato il vigneto. In particolare è possibile fare una distinzione tra pergole singole (più usate in collina), e pergole doppie (largamente diffuse in pianura). Inoltre la pergola trentina può essere a struttura chiusa o aperta, a seconda che venga coperto o meno tutto lo spazio dell’interfila. La vendemmia a mano La vendemmia in Trentino si fa ancor oggi a mano. Quando l’uva ha raggiunto il grado di acidità, di contenuto di sali minerali, zuccheri e sostanze aromatiche in linea con i parametri stabiliti, si dà inizio alla vendemmia. Per evitare danni agli acini, i grappoli vengono raccolti con estrema cura, adagiati in cassette di piccole dimensioni e portati in cantina per l’immediata lavorazione. Un processo artigianale al quale partecipano appassionati raccoglitori, che dura da secoli e che fa parte della inimitabile tradizione trentina. Il metodo classico Il Metodo Classico è il processo di produzione dello spumante la cui caratteristica principale è la rifermentazione in bottiglia. Al vino fermo detto vino "base" ottenuto dalle uve Chardonnay, Pinot nero, Pinot bianco e Pinot meunier, si aggiungono zuccheri e selezionate miscele di lieviti. Imbottigliato, il vino riposa per qualche settimana, per essere poi riposto a testa in giù su appositi cavalletti, le pupitres, dove avviene la periodica rotazione e il progressivo cambiamento di inclinazione delle bottiglie. In questo modo i lieviti esausti si depositano sul tappo e la presa di spuma si svolge in maniera armoniosa. Il riposo in cantina – da disciplinare - varia dai 15 mesi del Brut, ai 24 mesi del Millesimato, ai 36 mesi del Riserva, arrivando fino ai 10 anni per annate particolari. La fase successiva è quella della sboccatura, ovvero della rimozione delle fecce, che può avere luogo manualmente al volo (à la volée), o meccanicamente, congelandone il collo (à la glace) e facendo saltare il tappo. Infine, il personalissimo tocco che contraddistingue i tratti di ciascuna etichetta: l’aggiunta del liqueur d’éxpedition, miscela segreta di vini nobili e zuccheri che rende ogni cantina Trentodoc la preziosa sfaccettatura di un grande gioiello. Sebbene il disciplinare fissi nei mesi indicati qui sopra la durata minima della permanenza sui lieviti, praticamente tutte le case spumantistiche allungano di molto questi termini, a tutto vantaggio del prodotto finale. Il marchio collettivo territoriale: una parola unica Trentodoc Dal 2007 si è aggiunto alla denominazione, su iniziativa di istituzioni e produttori, il marchio collettivo Trentodoc del quale possono fregiarsi tutte le bollicine trentine risultate idonee ad apporre in etichetta la denominazione di origine TRENTO. Il marchio nasce dall'esigenza di rafforzare l'identità collettiva del prodotto, di valorizzare il suo legame con il territorio e l'impegno congiunto dei produttori. Regolato da apposito disciplinare d'uso, registrato presso la CCIAA di Trento, il marchio evoca, senza riproporla, la denominazione, sottolineando nelle resa grafica l'atto distintivo della produzione del metodo classico: il remuage, suggerito dal dinamismo delle "o" che richiama il fondo della bottiglia in movimento. Il brand Trentodoc costituisce parola unica ed è da considerarsi un sostantivo di fantasia (non è ammessa la grafia TrentoDoc). Il marchio è apposto su ogni etichetta (sono circa 120 in totale) e il suo utilizzo è regolato da un manuale d’uso. A tavola A tavola, con ogni piatto, in tutte le stagioni Trentodoc non ha stagionalità né preferenze a tavola, è un accompagnamento ideale a tutto pasto. E’ questo un valore aggiunto delle bollicine di montagna, bollicine fini e persistenti, ideali su tavole moderne ed eleganti. Perfetto anche come semplice aperitivo, si presta a brindisi quotidiani e per le occasioni speciali a seconda della etichetta scelta. Le Cantine Le migliori cantine: 41 protagonisti indiscussi Sono 41 le case spumantistiche che hanno deciso di far parte dell'Istituto Trento Doc. Ogni bottiglia di spumante Trentodoc è prodotta nel rispetto delle rigorose norme disposte dal disciplinare. Abate Nero Accademia del Vino Cadelaghet Agraria Riva del Garda Altemasi Balter Bellaveder Borgo dei Posseri Cantina di Aldeno Cantina d'Isera Cantina Mori Colli Zugna Cantina Rotaliana di Mezzolombardo Cantina Sociale di Trento Cantina Toblino Cantine Monfort Cembra Cantina di Montagna Cesarini Sforza Spumanti Concilio Conti Bossi Fedrigotti Conti Wallenburg Endrizzi Ferrari F.lli Lunelli Fondazione Edmund Mach-Istituto Agrario San Michele Gaierhof Letrari Madonna delle Vittorie Maso Martis Metius Moser Opera Vitivinicola in Valdicembra Pedrotti Spumanti Pisoni F.lli Revì Rotari San Michael Simoncelli Armando Tonini Marco Viticoltori in Avio Vivallis Zanotelli Elio & F.lli Zeni Giorgio Zeni Roberto La Fondazione Mach L’università degli enologi Gli enologi che producono Trentodoc sono supportati dalla Fondazione Mach, importante centro a livello internazionale che si occupa di ricerca e formazione. Dal 2008 la Fondazione prosegue l’attività dello storico Istituto Agrario di San Michele all’Adige – quello frequentato da Giulio Ferrari e da altri enologi che oggi prestano il loro servizio nelle cantine più famose di tutta Italia. È una struttura di eccellenza, una cittadella dell’agricoltura che si estende su 14 ettari di serre, laboratori e uffici e su 70 ettari di area verde. La fondazione è un laboratorio formativo e di ricerca a livello internazionale. Mission e Management L’istituto che tutela la qualità L’istituto Trento Doc ha la mission di proteggere e promuovere il metodo classico trentino. Da trent’anni svolge il ruolo di supervisore di qualità origine, metodo e diffusione dello spumante trentino. Presidenza e Consiglio Enrico Zanoni - Presidente Carlo Moser - Vicepresidente Mauro Fezzi, Lucia Letrari, Luciano Lunelli, Matteo Lunelli, Fabio Maccari, Andrea Pisoni - Consiglieri Sabrina Schench - Responsabile Promozione Le bollicine di montagna: numeri In Trentino il 30% della produzione nazionale Con circa il 35% della produzione nazionale, il Trentino è il secondo produttore italiano di spumante metodo classico. Dalle cantine della provincia le bollicine trentine raggiungono tutta Italia (80%) e vanno anche all’estero (ca 10%). In Europa i mercati principali sono Germania, Francia, Belgio e Olanda. Fuori dalla Ue, ecco Svizzera, Usa, Giappone e Russia. I principali canali di vendita sono la grande distribuzione (45%) seguita dai ristoranti, grossisti, enoteche. La denominazione di origine TRENTO è oggi un punto di riferimento nel settore degli spumanti metodo classico di eccellenza. 7 milioni di bottiglie Le commissioni di degustazione ritengono mediamente idonei circa 60 milioni di ettolitri l’anno, per una produzione totale media e stabile di circa 7 milioni di bottiglie, di cui il 90% di bianco (4% riserva, 6% rosè). La dimensione delle aziende è eterogenea, con la presenza e coesistenza del maggior produttore di metodo classico in Italia, di cantine cooperative agricole, di aziende agricole alle vinicole. In generale, in Trentino il territorio vitato è molto frazionato, con una superficie di 1,20 ettari. Il 70% delle aziende private (principalmente conferitori) dispone di una superficie vitata inferiore all’ettaro. La superficie vitata in Trentino è fra le più costose in Italia. L’ambizione di Trentodoc è di mantenere l’eccellenza nella produzione. È una mission che guarda alla qualità e non ai volumi. Il Trentodoc raggiunge vette internazionali nel metodo classico in grado di competere con le grandi etichette del mondo. Trentodoc: qualità, innovazione e ricerca Il disciplinare, garante della qualità La denominazione di origine controllata “Trento” è riservata al vino spumante bianco e rosato ottenuto con il metodo della rifermentazione in bottiglia che risponde alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione. Sottoscritto da tutti i produttori Trento Doc, i principi fondamentali del “disciplinare” sono: serietà della coltivazione e attenta selezione delle uve uva di provenienza esclusivamente trentina vitigni di origine: Chardonnay e/o Pinot bianco e/o Pinot nero e/o Pinot meunier utilizzo del metodo della rifermentazione in bottiglia prolungato contatto con i lieviti e relativa manutenzione Informazioni sulla zona geografica Fattori naturali rilevanti per il legame: La zona delimitata per la produzione del vino D.O.C. “Trento” comprende 74 Comuni viticoli della provincia di Trento ubicati nella V alle dell’ Adige, nella V alle di Cembra, nella Vallagarina, nella Valle del Sarca, nella Valsugana e nelle Valli Giudicarie. (…) la D.O.C. “Trento” occupa in tale contesto un’area vitata di circa 800 ettari. L’area è prevalentemente montuosa o collinare. Secondo la classificazione delle zone altimetriche effettuata dall’ISTAT (Istituto azionale di Statistica) il territorio in questione è considerato interamente montano, in quanto presenta solo limitate superfici pianeggianti nel fondovalle (circa il 10%). Il 70% del territorio trentino si trova al di sopra dei 1.000 di quota. I terreni vitati destinati alla produzione del vino D.O.C. “Trento”, ubicati prevalentemente in declivio, si spingono fino agli 800 m s.l.m. La carta d’identità Trentodoc può fregiarsi di una vera e propria carta d’identità, grazie a uno studio importante e innovativo che ha permesso di attestare in modo inequivocabile il legame tra Trentodoc e territorio di origine, evidenziando il carattere della “montagna”. In sintesi estrema: se un metodo classico contiene spiccati valori riferiti a determinati composti volatili (determinati dalle escursioni termiche tipiche degli ambienti montani), significa che quel vino non può essere altro che un Trentodoc. Non solo, è stato dimostrato che la montagna influenza tutto l’ambiente trentino, non solo le uve coltivate ad elevate altitudini. La ricerca, durata tre anni, è stata realizzata nell’ambito del progetto ” uove metodologie analitiche per la tracciabilità geografica e varietale di prodotti enologici”, con il coordinamento dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, la partnership con la Fondazione Edmund Mach e quella del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Questa ricerca, dà riscontro scientifico al legame fra territorio e bollicine trentine e rappresenta per gli spumantisti trentini una certificazione che rafforza in modo indiscutibile origine e identità di Trentodoc, oggi in modo definitivo, unico metodo classico di montagna Eventi e Riconoscimenti Trentodoc è stato l’unico spumante del simposio qualità nell’ambito di Master of Wine 2014 (maggio 2014 Firenze) Il Merano Wine Festival 2014 ha scelto Trentodoc quale partner ufficiale in tutti gli eventi della manifestazione proponendo una irripetibile e storica degustazione di vecchie annate, dal 1987 in poi. Nel 2014, un Trentodoc è stato premiato come “World Champion Sparkling Wine outside of champagne" ossia miglior metodo classico, Champagne a parte, nella importante competizione internazionale lanciata da Tom Stevenson, autorità mondiale del settore, che ha visto la partecipazione di 650 etichette di sedici paesi. Inoltre, su venti Trentodoc sottoposti alla degustazione, ben dieci sono stati premiati con medaglia. Trentodoc durante Vinitaly 2015 ha annunciato l’ufficializzazione della sua partnership con l’Istituto Master of Wine, la più importante istituzione del mondo del vino. Trentodoc in occasione di Expo 2015 è partner tecnico dei momenti ufficiali del Padiglione “Vino, a taste of Italy”. A primavera 2015 Tom Stevenson, uno dei più autorevoli ed esperti degustatori di metodo classico ha visitato il Trentino definendolo come “una regione spumantistica geograficamente coesa, con un numero importante di produttori che ogni anno dimostrano un potenziale spumantistico di classe mondiale” Per maggiori informazioni: Istituto TRENTO DOC [email protected] tel: +39 02 8733 4224 www.trentodoc.com